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Autore: ChrisAndreini    18/04/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Testa bassa, fingi amnesia, prega che non usino la culla di Giuda a palazzo!

 

Daryan non riusciva a capire cosa ci trovasse nel tizio che dormiva della grossa sul divano del suo ufficio con i capelli scompigliati, la bava che gli colava sulla guancia, e i vestiti completamente spiegazzati.

Tizio che, ricordiamolo, lo aveva baciato, gli aveva vomitato sulle scarpe, e poi era svenuto a corpo morto addosso a lui borbottando segreti di cucina.

A rigor di logica, al momento Daryan sarebbe dovuto essere quantomeno irritato dalla sua presenza, offeso dall’essere stato lasciato in bianco, se non addirittura disgustato pensando al vomito sulle sue scarpe.

Eppure non riusciva a smettere di fissarlo, e il lavoro che doveva fare era praticamente dimenticato.

…anche perché, visto il russare del cuoco, concentrarsi era davvero difficile.

Era la persona più peculiare che Daryan avesse mai conosciuto. Pieno di segreti, ma estremamente aperto sui propri sentimenti. Aveva un sorriso contagioso, entusiasmo da vendere, ed era chiaramente una brava persona che ci sapeva molto fare con gli altri. Forse un po’ troppo informale, ma non appariva irrispettoso, solo amichevole.

La sua cucina era ottima, ma non era la parte migliore di lui, anche se era quella che più spiccava.

No, a Daryan, di Leo, piaceva il suo carattere, la sua personalità, il suo entusiasmo e quanto sembrasse tenere agli altri, anche a chi aveva appena conosciuto.

Era una persona davvero buona, e autentica, di quelle che raramente si trovano in giro, soprattutto nell’ambiente nobile.

Daryan aveva cercato in tutti i modi di trattenere i propri sentimenti, negandoli anche a sé stesso, per evitare di trascinare una persona tanto speciale nel marasma della vita di corte. Non voleva renderlo soggetto di gossip, né tra i nobili, né tra la servitù. Pensava che gli sarebbe bastato averlo come cuoco per sempre, e farsi imboccare di pizza ogni tanto in modo molto platonico… circa. 

Ma ora che aveva avuto un assaggio… non poteva proprio più mentire, né a se stesso, né a Leo.

Quindi aspettava che si svegliasse per parlargli, a cuore aperto, circa quello che era accaduto il giorno prima.

Sempre che Leo se lo ricordasse.

…se lo ricordava, vero?

Beh, anche se non ricordava, Daryan aveva intenzione di parlargli.

Pensate, sarebbe stato così semplice.

Daryan parlava a Leo, chiarivano un sacco di punti, tutti vissero felici e contenti.

Purtroppo, prima che Leo potesse svegliarsi, Chevel bussò alla porta dell’ufficio del principe, che uscì per parlare con lui, lasciando un addormentato Leo sul divano, e con lui tutte le nostre speranze che i problemi si risolvessero in questo capitolo.

Ehhh, volevi!

 

L’alcol funzionava con Leo in maniera piuttosto peculiare.

Si sbronzava con una facilità disarmante, diventando completamente senza filtri.

Vomitava, sveniva, e aveva effetti piuttosto devastanti mentre era ubriaco, e al risveglio.

Ma una volta sveglio, lo smaltiva con una facilità inaspettata. E ricordava sempre tutto quello che gli succedeva, anche se ci metteva un attimo a mettere ordine nella sua testa.

Quella mattina, la luce che filtrava dalla finestra lo svegliò con suo sommo fastidio, e iniziò a mugugnare infastidito e agitare la mano davanti al viso per combattere fisicamente il sole.

Che Laasya avesse già deciso di puntarlo e ucciderlo?

Perché Laasya avrebbe voluto ucciderlo?

Leo iniziò a ricapitolare gli eventi della sera precedente, cercando di capire dove fosse, cosa stesse succedendo, e cosa fosse successo.

-Alla buon ora, cuoco. Il tuo russare stava iniziando a diventare piuttosto fastidioso- una voce inaspettata fece spalancare gli occhi di Leo, che si alzò di scatto per fissare l’inconfondibile figura del principe Daryan, che impassibile stava revisionando alcuni documenti.

Si pentì immediatamente di essersi alzato così in fretta, e tornò sdraiato lamentandosi e prendendosi la testa tra le mani.

Ma che ci faceva il principe Daryan in camera sua?!

…quella non era camera sua!

Si alzò nuovamente di scatto, ignorando il mal di testa.

-Principe Daryan, buongiorno!- lo salutò, provando a fare un inchino e rischiando di cadere di faccia.

Per rimettersi in equilibrio cadde di fondoschiena. Per fortuna sul divano.

-Alla prossima festa eviteremo di mettere troppi alcolici alla tua portata. Dovrò parlarne con Opal- borbottò Daryan, in tono freddo, molto freddo.

Più freddo del solito.

Leo pensava si fossero aperti un po’ la scorsa…

In un lampo, gli tornò alla mente il suo ultimo ricordo.

Oh no!

OHHHHH! NOOOOOOOOOOO!

Aveva fatto il più grande casino della storia dei casini!

-Eh… uhm… come sono finito qui?- chiese in un sussurro, cercando di andare oltre nella sua memoria.

Ma dopo il bacio e il vomito, aveva il nero totale.

Si guardò il corpo. Indossava ancora i vestiti, quindi forse non aveva rimosso un momento troppo importante.

…stupido, Leo, ti pare che il principe Daryan di un mondo omofobo potrebbe mai condividere un “momento importante” con te?!

Forse era solo svenuto dopo aver vomitato, ogni tanto gli era capitato.

Ma ciò non spiegava perché fosse nell’ufficio del principe Daryan.

Il principe in questione sollevò lo sguardo dai documenti, e lo guardò con espressione che a Leo ricordò i primi tempi di quando aveva iniziato a lavorare lì.

Che Payas l’avesse portato indietro nel tempo a quel periodo.

No perché sembrava davvero aver resettato tutti i progressi.

-Quali sono i tuoi ricordi di ieri sera?- chiese Daryan, fissandolo con uno sguardo che sembrava stare passando ai raggi x la sua anima.

…okay, non era tornato indietro nel tempo, e l’altra sera era successa.

Probabilmente baciare un principe resetta comunque tutti i progressi con suddetto principe.

Ma cosa gli era venuto in mente?!

Non si baciano i principi etero che hanno il futuro letteralmente scritto e l’anima gemella a poche stanze di distanza che cucina!

Leo era anche amico di Dotty!

Si sentiva davvero uno sfasciafamiglie.

-Ehhhh… beh… ricordo… la prima parte della serata. Poi ho parlato con…- si interruppe, ricordando la conversazione avuta con Anna. Oh dei, aveva anche detto di essere sposato! E poche ore dopo baciava un altro tizio!

Doveva bluffare, non c’era altro modo.

-Hai parlato con…?- lo pressò Daryan, squadrandolo attentamente.

-…la principessa. Abbiamo ballato, le ho fatto un regalo di compleanno, che credo le sia piaciuto abbastanza, spero… e poi… credo di aver conosciuto… offerto un biscotto… alla semidea Clarisa… ma ho i ricordi confusi. Non ricordo altro- mentì, fingendo di non ricordare niente a causa dell’alcol. 

-Non… ricordi… altro?- il principe era indecifrabile.

Leo guardò ovunque tranne che lui. Aveva la nausea, ma non poteva vomitare di nuovo su qualcosa del principe. Non lo avrebbe ucciso, ma chissà che torture avrebbe inflitto su di lui. 

Leo già si vedeva, accusato di sodomia e oltraggio alla famiglia reale. Sperò vivamente che la culla di Giuda non fosse stata inventata in quel mondo, ma chissà quali altri metodi di tortura utilizzavano contro traditori e pervertiti.

-Se… se ho fatto qualcosa di sconveniente, chiedo umilmente scusa. Non sono me stesso quando bevo. Tutto quello che ho fatto… non ero io, almeno non proprio. Non l’avrei mai fatto da sobrio!- Leo cercò di salvarsi con tutte le sue forze, spaventato da quello sguardo freddo e duro.

Il suo cuore era pesante nel petto, e le sue mani tremavano.

Iniziava ad avere paura.

…no, non era paura.

Era tristezza, delusione… cuore spezzato.

Quello che era successo la scorsa sera, era stato un sogno.

E ora Leo si era svegliato, e reso conto che non sarebbe stato altro che quello.

Agli occhi di Daryan, però, Leo era solo spaventato.

Distolse lo sguardo, e lo portò nuovamente sui propri documenti.

-Eri stato invitato, avevo tutto il diritto di bere, e non ci saranno conseguenze per quello che hai detto o fatto quando eri in quello stato- lo rassicurò, sempre con tono privo di emozioni identificabili. Poi guardò l’orologio -…mancano un paio d’ore al pranzo, ma sei scusato per la mattina, se vuoi. Dall’ora del tè però pretendo che tu torni a lavoro con i soliti orari. Oh, e stasera le cuoche temporanee saranno congedate, quindi se vuoi salutarle ti consiglio di farlo oggi- gli fece il punto della situazione.

-Le cuoche… anche Dotty?- chiese Leo, sorpreso.

Si rese conto solo in quel momento che il ballo era ufficialmente finito.

E tutti i problemi che aveva rimandato alla fine del ballo si presentarono nella sua mente, uno dietro l’altro.

Doveva dare le dimissioni, trovare un modo per far restare Dotty a palazzo, parlare con Giada, salutare Opal e sperare che non lo odiasse, tante cose doveva fare…

E nel frattempo si era creato anche nuovi problemi: aveva baciato il principe, detto di essere sposato, interloquito con praticamente tutti i semidei dei sette regni, tra cui un tizio che veniva dal futuro, eppure non aveva scoperto niente di tale futuro. Avrebbe tanto voluto avere risposte.

-È lei?- chiese Daryan, in un sussurro.

Leo era troppo concentrato sui suoi problemi per afferrare le sue parole.

-Uh? Cosa?- chiese, confuso, cercando di capire cosa intendesse.

-Niente! Sì, certo che verrà congedata anche lei. È una cuoca temporanea come le altre e non ci sono posti vacanti- Daryan rispose alla domanda di prima, tornando professionale e principesco.

Leo si sentì davvero uno sfasciafamiglie. Aveva baciato il suo futuro marito, le aveva fregato il lavoro, e stava anche per andarsene. Alla faccia dell’amicizia. Che razza di amico faceva una cosa del genere?!

Forse se se ne andava subito, quel giorno, sarebbero spariti tutti i suoi problemi, e avrebbe risolto i guai alla storia che aveva causato.

Avrebbero assunto Dotty al posto suo, e tutti l’avrebbero odiato, ma tanto sarebbe presto tornato per sempre a casa, cosa importava l’opinione che i suoi amici di Jediah avevano di lui?

-Principe Daryan, io…- iniziò, deciso a dimettersi.

La logica imponeva di farlo presto, staccare di netto il cerotto, e ricevere le conseguenze delle azioni sconsiderate che aveva fatto fino a quel momento.

Daryan lo guardò, leggermente allarmato dal suo tono serio.

E quando i loro occhi si incrociarono, il cuore di Leo ebbe la meglio.

Abbassò lo sguardo.

-Io… mi scuso ancora per il mio comportamento sconveniente… intendo il bere… e qualsiasi altra cosa io abbia fatto, e la ringrazio per avermi portato qui… mi dirigo immediatamente in cucina per aiutare, e per salutare le mie amiche- fece un profondo inchino, più profondo e lungo dei soliti, al punto che quando si rimise in equilibrio, gli girava un po’ la testa.

O forse il giramento di testa era dovuto ai postumi della sbornia, alla tensione del momento, e alla consapevolezza di essere un codardo sfasciafamiglie a rischio tortura.

-Non preoccuparti. Hai fatto passare a Opal una serata indimenticabile. E io…- Daryan esitò appena -…io e i miei genitori ti siamo grati per l’aiuto. Il tuo lavoro in questo castello è insostituibile- lo congedò Daryan, con un cenno della mano, e un sorriso appena accennato che però non gli raggiunse gli occhi ancora di ghiaccio.

Leo gli diede in fretta le spalle, anche se sapeva fosse poco consono, per non fargli vedere di avere le lacrime agli occhi.

-La ringrazio, principe Daryan- fece un ultimo profondo inchino, prima di uscire da quell’ufficio dall’aria pesante.

Tirò un profondo respiro una volta fuori, e si ritrovò faccia a faccia con Chevel, che se possibile lo guardava con espressione più ostile del principe Daryan.

Okay, va bene, baciare un principe era una cosa brutta! Ma c’era bisogno di essere così ostili?! Era ubriaco, perdinci!

Non che Chevel fosse arrabbiato per la questione del bacio, in realtà. Nessuno sapeva del bacio, perché il principe Daryan non l’aveva detto a nessuno, ma Leo era convinto del contrario, e non poteva immaginare che la voce del suo matrimonio fosse già giunta anche alle guardie, e che Chevel fosse arrabbiato per quello.

-Buongiorno, sir Podbart- lo salutò Leo, con un inchino medio.

-Hmpf- grugnì Chevel, degnandolo appena di un cenno, e distogliendo immediatamente lo sguardo.

-Buona giornata anche a lei- Leo lo salutò, sospirando rassegnato.

Forse andarsene da palazzo sarebbe stato meno difficile del previsto, se lo trattavano tutti in quel modo.

Iniziava davvero a temere l’arrivo in cucina.

Perché in cucina c’era Anna, che pensava che lui fosse sposato.

E Leo non dubitava che ora lo sapessero anche tutte le cuoche del castello, visto quanto in fretta giravano le notizie in cucina.

 

La situazione in cucina era andata molto, molto meglio di quanto si sarebbe aspettato.

Certo, tutte le cuoche, anche quelle temporanee, sembravano sapere che lui fosse sposato, ma a parte qualche domanda curiosa, nessuno aveva indagato più di tanto.

Probabilmente perché dopo le prime domande curiose di ragazze che avevano praticamente aggredito Leo appena era entrato in cucina, Mildred aveva richiamato tutti all’ordine con tono categorico che non ammetteva repliche, e quindi Leo era stato lasciato in pace.

Anche se qualche domanda curiosa continuava a riceverla tra una preparazione e l’altra.

-Ma quindi come hai fatto a ricevere l’approvazione da Laasya? So che è praticamente impossibile sposarsi di questi tempi!- gli sussurrò Jane ad un certo punto, sporgendosi verso di lui.

-C’è qualcosa sul fuoco che sta bruciando?- Leo provò a cambiare argomento dirigendosi verso il forno, che era rigorosamente spento perché stavano facendo tutte le preparazioni preliminari per il pranzo e non avevano ancora cotto niente.

-Leo, come si chiama tua moglie? Che tipo è? Sono sicura che sia adorabile se è la tua anima gemella- Anna placcò Leo con ulteriori domande e un imbarazzato sorriso rassicurante.

Appena Leo era arrivata in cucina gli si era fiondata addosso e aveva iniziato a scusarsi per la reazione, per la domanda e per tutto e aveva chiesto di restare grandi amici come prima.

Questo comportamento era molto più di quanto Leo potesse sperare, quindi aveva accolto la richiesta con un certo ottimismo, sperando che significasse che non sarebbe in fondo cambiato niente, almeno in cucina.

Ma le domande iniziavano a farsi invadenti.

-Eh… sì, ovvio. Ci sono abbastanza scorte in dispensa?- Leo provò a scappare fisicamente dalla cucina, e si ritrovò faccia a faccia con Mildred, nella dispensa.

-Che ci fai qui? Non dovresti preparare la pasta?- gli chiese, squadrandolo severa dall’alto in basso.

-Sì, beh… mi chiedevo se erano avanzati degli ingredienti dal banchetto di ieri- Leo inventò una scusa al volo per la sua presenza lì.

Mildred piegò la testa e lo squadrò sospettosa.

-Non è tua competenza controllare le scorte… stai provando a rubarmi il posto?- lo accusò, con sguardo assassino.

Leo si affrettò ad alzare le mani.

-Assolutamente no! Non potrei mai…- iniziò a difendersi, ma Mildred lo interruppe con una risata e una pacca sulla spalla.

-Se vuoi un po’ più di responsabilità devi solo chiedere. Potrei allenarti come mio successore. Il banchetto di ieri è stato un grande successo, dopotutto- gli disse le parole più incoraggianti che gli avesse mai rivolto da quando era lì.

E se possibile fu peggio delle domande sulla sua presunta sposa.

-No, no, Mildy, Mildred, capo, non posso…- iniziò a borbottare scuse per liberarsi, ma la capocuoca non aveva finito.

-Tua moglie è brava in cucina? Potremmo assumerla qui. Non abbiamo posti vacanti ma posso tirare qualche filo. O possiamo sempre licenziare Sara- Mildred abbassò la voce lanciando un’occhiata colma di giudizio verso la cuoca, che si stava specchiando su un cucchiaio.

-No, non c’è bisogno, lei non…- Leo si interruppe prima di parlare della sua presunta moglie. Era meglio non attirare attenzioni indesiderate -Meglio che torni alla pasta!- scelse invece la via della fuga, come aveva fatto fino a quel momento.

Era poco utile in realtà, ma aiutava un sacco con il cardio. Stava facendo parecchio sport.

Per fortuna non aveva i postumi della sbornia, altrimenti gli sarebbe risultato molto più difficile.

Tornò alla sua postazione e iniziò ad impastare con foga, sperando di metterci il meno possibile per poi scappare nuovamente via.

-Per il resto come è andato il banchetto da ospite? Ho sentito che ti sei incontrato con alcuni semidei!- Mary lo intercettò immediatamente, incuriosita circa il banchetto.

Leo fu felice che non gli avesse chiesto informazioni sulla sua presunta moglie.

Ma non sapeva neanche da dove cominciare con i semidei.

Non poteva certo dire di essere il migliore amico della figlia di Jahlee, che il figlio di Veer lo odiava proprio per questo motivo, e che al contrario il figlio di Kalea lo considerava il suo migliore amico perché era tornato da un futuro dove erano tali. Forse avrebbe potuto parlare della figlia di Omish, però.

-La semidea Clarisa mi ha chiesto un biscotto, e gliel’ho dato- rispose, felice di poter dire qualcosa a qualcuno.

-Ohhh, sì, la piccola figlia del dio Omish. Ho sentito che è andata in giro tutta la notte a dire che aveva toccato qualcuno e aveva visto un’aura bellissima. Ne hai sentito parlare?- Mary continuò ad indagare, entusiasta.

Leo si trattenne a stento dal mettercisi lui, nel forno. La benedizione di Jahlee gli permetteva di uccidersi da solo, ed era meglio finire al cotto a puntino che continuare quell’interrogatorio disperato.

Perché mai nella vita avrebbe rivelato a Mary o a chiunque altro che la famosa aura bellissima tanto decantata dalla piccola Clarisa fosse la sua.

Era troppo imbarazzante!

Non fraintendete, Leo era onorato.

Ma anche tanto tanto imbarazzato.

-Puoi finire di stendere tu la pasta? Volevo un attimo andare a controllare le cuoche temporanee. Mi sono appena reso conto che non le ho ancora salutate- Leo trovò una scusa (veritiera) al volo, e abbandonò la propria pasta a Mary, conscio che l’avrebbe fatta alla perfezione.

Ora che ci pensava, non aveva ancora visto Dotty.

Alcune cuoche temporanee stavano ancora dando una mano prima di andarsene da palazzo, ma Dotty non si era fatta vedere. O quantomeno non aveva accolto Leo come tutte le altre.

Si guardò intorno per controllare che non fosse in cucina e semplicemente era lui che non l’aveva vista.

Ed infatti era proprio così, la beccò subito in mezzo alla folla di cuoche.

Il fascino da protagonista spiccava sempre.

Anche se in quel momento Dotty sembrava distratta, e puliva il pesce meccanicamente.

Leo era abituato a vederla molto più energica quando cucinava. Ogni singola preparazione era per lei entusiasmante.

Al momento sembrava priva di vita.

Forse perché stava per andare via?

Leo si sentì ancora più in colpa di quanto già non fosse.

-Ciao Dotty. Tutto bene? Come sta uscendo la spigola?- chiese, cominciando una conversazione.

La ragazza sobbalzò appena, come uscita da una trance.

-Oh, maestro! Buongiorno! La spigola sta vendendo sfilettata alla perfezione! Non ci sarà alcuna spina residua!- si mise sull’attenti, come un militare. Forse passava troppo tempo con Alex, ultimamente.

Leo ridacchiò, e controllò il pesce, anche se non dubitava che fosse perfetto.

Era partita un po’ incerta in quella cucina, ma aveva fatto enormi progressi.

Era davvero una cuoca di prim’ordine che meritava di restare lì. Molto più di Leo.

Si intristì appena al pensiero, ma cercò di non darlo a vedere.

-Ottimo lavoro. Sei davvero in gamba- si complimentò con lei, constatando che effettivamente stava sfilettando il pesce alla perfezione.

-Grazie maestro- Dotty sorrise radiosa per un secondo scarso, soddisfatta, per poi abbandonare il sorriso e tornare al pesce, sgonfiandosi come un palloncino.

-Tutto bene?- chiese Leo, preoccupato che fosse successo qualcosa.

Sapeva che cose erano successe e stavano per succedere (pronto, stava per essere congedata!) ma una parte di lui gli suggeriva che fosse peggio di quanto pensasse.

-Io mi fido ti te, maestro! Niente potrà mai ledere la mia lealtà nei tuoi confronti!- esclamò Dotty con ardore, per tutta risposta.

Leo rimase di sasso.

Era onoratissimo, sia chiaro, ma… che c’entrava?

-Okay… grazie- sorrise, confuso, dandole una pacca affettuosa sulla spalla.

Dotty non aveva finito.

-Però…- cominciò, guardandosi intorno, molto incerta, e abbassando poi la voce per non farsi troppo sentire dalle altre cuoche, che però potevano ascoltare tutto comunque e avrebbero origliato con assoluta certezza -…non so proprio cosa pensare del tuo matrimonio. Mi sembra… strano- ammise i suoi pensieri.

-Strano? Perché strano? Non c’è niente di strano- Leo provò a chiudere l’argomento, guardandosi intorno in cerca di nuove vie di fuga.

-Penso solo… insomma, un matrimonio, a Estovani… che nessuno sapeva. Non capisco cosa… non capisco perché non lo hai detto a nessuno prima. È una cosa importante per un cittadino di Lumai- la voce di Dotty era un sussurro quasi impercettibile (che tutte le cuoche della cucina avevano recepito) e Leo intuì che il sottotoesto di quella frase fosse che Dotty non si fidasse del tutto di lui. Dotty era sveglia, e a differenza di Leo lei veniva davvero da Lumai, e probabilmente aveva già intuito da parecchio che Leo non fosse davvero di Estovani come fingeva di essere. Si erano coperti a vicenda, dopotutto.

Ma al momento Leo non poteva permettersi di far venire fuori la sua bugia.

Avrebbe attirato maggiormente l’attenzione.

Forse era il caso di ampliare il suo bluff aggiungendo nuovi dettagli.

-Sono solo molto timido, e nessuno mi ha mai chiesto nulla circa il mio status sentimentale- si mise sulla difensiva, assumendo un tono serio.

-S_sì, capisco…- Dotty lasciò subito perdere, anche se non sembrava convinta, e Leo si preparò a fare un bel monologo e rispondere a tutte le domande che gli avevano fatto, una volta per tutte per togliersele dai piedi.

-La mia anima gemella si chiama Lauren, è piuttosto bassina, come me, l’ho conosciuta tre anni fa e l’ho adorata da subito. Ha i capelli lunghi e lisci, castani, e occhi scuri. È una bravissima ballerina, cantante e attrice, ed è anche discretamente brava a cucinare, soprattutto le torte. I miei fratelli l’adorano, soprattutto Joey. Anche se Isabella preferisce Mariah, ma hey, i gusti sono gusti!- si dilettò in un’accurata e dettagliata descrizione di Lauren Lopez, un’attrice di musical del suo gruppo preferito Starkid. Aveva già preso in prestito i nomi per i suoi finti fratelli, era più facile da ricordare.

E poi adorava Lauren Lopez! Era il suo membro preferito del team, dopo Joe Walker. Ma Joe Walker era la sua cotta da celebrità, non valeva.

Sua sorella preferiva Mariah Rose Faith, ma appunto i gusti sono gusti.

La sua spiegazione però aveva soddisfatto la curiosità delle cuoche, che ascoltarono tutto con attenzione, e iniziarono a sparlare tra loro mentre cucinavano.

-Capisco… non volevo in alcun modo essere invadente o darti contro- Dotty fece un passo indietro sulle sue velate accuse, ma rimase a testa bassa, poco convinta della spiegazione.

Era davvero difficile continuare in quel modo.

-Il pesce sta uscendo bene, stai attenta alla cottura- le suggerì Leo, decidendo di eclissarsi e sperando di non aver attirato l’attenzione di Laasya.

Non aveva usato il termine moglie, e neanche aveva esplicitamente ammesso che l’amava. Era stato del tutto sincero. Lauren Lopez era la sua anima gemella… perché aveva fatto un test su quale membro del team Starkid fosse il suo gemello ed era uscita lei.

Quindi per una volta non aveva proprio mentito.

Non del tutto almeno.

-Starò attentissima, maestro. Voglio che il mio ultimo piatto qui esca in maniera perfetta- Dotty accennò un sorriso poco sentito, e tornò a lavoro.

Leo deglutì il groppo che gli era risalito alla gola.

Forse era davvero il caso di licenziarsi prima che Dotty venisse cacciata. Avrebbe rimesso la storia sul giusto binario e non avrebbe protratto inutilmente la tortura di quel senso di colpa e consapevolezza che sarebbe presto andato via da tutto e tutti.

Almeno le domande si erano acquietate, e Leo preparò il pranzo senza ulteriori problemi.

 

L’ora del tè riservò una situazione decisamente inaspettata.

Leo si era aspettato di essere guardato storto dalle cuoche, perché era sposato, e dal principe, perché l’aveva baciato.

Ma non si aspettava che Opal sarebbe stata così silenziosa.

E soprattutto… perché Persian sembrava sul punto di scoppiare a piangere ogni volta che Leo incrociava il suo sguardo?!

-Va tutto bene, principessa?- provò a chiedere alla ragazza, che stava facendo il muso e non sembrava volergli rivolgere la parola.

-No! Mi hai affondato la nave!- borbottò lei, facendo il muso. Leo non capì minimamente a cosa si stesse riferendo, e fu convinto di aver capito male.

Pertanto lasciò perdere, e rimase in silenzio a servirla.

-Scusa, Leo, non ce l’ho con te. È solo che sono davvero delusa perché pensavo di aver finalmente accoppiato mio fratello con una persona davvero perfetta per lui!- Opal sospirò, tristemente, spiegando meglio cosa intendesse. E Leo cadde ancora di più dalle nuvole.

Da quando la principessa stava cercando di accoppiare Daryan con qualcuno?! Chi era questo qualcuno?! Perché lo stava dicendo a Leo provocandogli un enorme tonfo al cuore?! E perché l’obiettivo era fallito?!

Un momento… massì, era ovvio! 

Come aveva fatto a non pensarci?!

Era ovvio che la principessa stesse parlando di Dotty!

Era triste perché Dotty stava andando via dalla cucina in quanto cuoca temporanea.

Perché ovviamente Dotty e Daryan erano fatti per stare insieme!

Avevano anche entrambi il nome che iniziava per D.

Ed era tutta colpa di Leo se la coppia era affondata, perché era stato assunto al posto di Dotty!

…Sì, Leo era un idiota patentato che non capiva l’ovvio.

Ma ormai non dovremmo più stupirci, no?

-Mi dispiace molto principessa, in effetti è un vero peccato- le diede ragione, sospirando.

Opal lo guardò storto.

Ma prima che potesse replicare, probabilmente insultando Leo perché non solo era sposato, ma sembrava anche infedele, Persian, che aveva ascoltato la conversazione con estrema confusione, la anticipò.

-Mi scusi, principessa Opal, ma a chi si riferisce?- chiese, cadendo dalle nuvole tanto quanto Leo.

Opal scosse la testa, prendendo un sorso di tè.

-Niente, Percy, lascia stare. Non è più disponibile. Non lo era dall’inizio- borbottò, irritata.

-Oh…- Persian sembrò capire, e lanciò un’occhiata ferita verso Leo -…sì, capisco- sospirò, e sembrò di nuovo sul punto di scoppiare a piangere.

Se erano così devastati dall’allontanamento di Dotty, perché non la facevano restare e basta?

Leo avrebbe voluto chiedere chiarimenti, ma decise di non immischiarsi. Anche se iniziava a convincersi sempre di più che era il caso di licenziarsi entro quella sera.

La conversazione venne interrotta dall’arrivo di Chevel nella stanza.

-Sir Lavoie, il principe Daryan ti ha convocato nel suo ufficio per una faccenda urgente- disse in fretta, professionale, con volto ancora seccato, come era sempre quando parlava con Persian, pertanto Leo non ci fece troppo caso.

-Certo, arrivo immediatamente!- Persian non perse tempo e si alzò in fretta, fuggendo dalla stanza.

Chevel provò a seguirlo, ma venne fermato dalla principessa.

-Cosa è successo?- chiese Opal, leggermente preoccupata.

-La spedizione mandata a Lumai è appena ritornata a palazzo- spiegò Chevel, con un inchino profondo rivolto alla principessa.

Leo si mise sull’attenti.

La spedizione era stata mandata a Lumai per indagare sulla sua benedizione. A Lumai c’era Laasya, e Leo non voleva attirare la sua attenzione.

-Riguarda la mia benedizione? Dovrei andare anche io?- provò a chiedere, incerto.

Chevel gli lanciò un’occhiataccia.

-No! Il principe Daryan non ha richiesto la tua presenza. Pare che ogni via verso Lumai sia stata bloccata mentre è in corso una ricerca per trovare la duchessa Dorothera Eronielle, scomparsa circa un mese fa- 

-Oh, ho sentito parlare di lei, è la quarta in linea di successione per il trono, giusto? Ma non partecipa mai ad eventi reali- osservò la principessa, pensierosa.

Leo strinse i denti, cercando di restare impassibile.

Era palese che si stessero riferendo a Dotty.

Cavolo, addirittura una caccia all’uomo?!

Era una persona più importante di quanto Leo sospettasse.

E le stava fregando il lavoro.

E il ragazzo.

Ugh, Leo doveva proprio licenziarsi.

-Ma se non ci sono novità da Lumai, perché Persian è stato chiamato con tale urgenza?- chiese la principessa, confusa.

-Pare che il principe Victor Vasilev abbia mandato una lettera per richiedere un pranzo tra qualche giorno, di ritorno da un viaggio a Fring- spiegò Chevel, un po’ titubante, come se temesse a far trapelare l’informazione. Ma non poteva tenere la principessa all’oscuro.

Opal sgranò gli occhi, sorpresa.

-Il principe Victor?!- ripeté, convinta di aver capito male.

-Non sono ancora stati finalizzati i dettagli, ma il principe Daryan spera di riuscire a rafforzare il rapporto tra i due regni- spiegò Chevel, ben poco convinto di quel che diceva.

La principessa assunse un’espressione molto preoccupata.

-Capisco…- non aggiunse altro.

Leo avrebbe voluto chiedere chi fosse il principe Victor Vasilev, ma temeva che fosse un’informazione che tutti conoscevano e non voleva fare la figura dell’ignorante, per mantenere la propria storia in piedi.

Però conosceva il cognome Vasilev, appartenente alla famiglia reale di Valkrest, quindi suppose fosse un principe di quel regno.

Leo era molto sveglio, come sapete.

…non proprio.

Ma abbastanza da pensare che potesse essere rischioso far entrare a palazzo un principe del regno rivale. Poteva impiantare spie, o spiare lui stesso, o poteva provare ad avvelenar… 

Oh dei! C’era ancora un avvelenamento che Leo non sapeva quando sarebbe accaduto ma che sarebbe dovuto accadere, prima o poi.

Era una delle poche cose che ricordava che Giada gli avesse detto: ci sarebbe stato un tentativo di avvelenamento ai danni del principe, e Dotty sarebbe stata accusata.

Dotty ora era a palazzo, circa, quindi poteva essere presto.

Avrebbe dovuto chiedere a Giada, quando l’avesse vista.

…e doveva assolutamente licenziarsi presto, in generale.

-Sir Podbart, per caso sa quando il principe sarà libero?- chiese Leo, attirando l’attenzione del cavaliere, che gli lanciò un’occhiataccia se possibile più minacciosa di prima.

-Cosa mai avresti da dirgli?- chiese, in tono accusatorio.

Calmo, Chevel, Leo non aveva mica intenzione di baciarlo di nuovo!

Aveva imparato la lezione!

-Volevo parlare della mia…- Leo esitò, lanciando un’occhiata dispiaciuta alla principessa, che si girò a guardarlo incuriosita e ancora un po’ preoccupata. Non ce la faceva a dirlo a voce alta.

-…di una cosa del mio lavoro. È una faccenda molto urgente- si mantenne sul vago, torturandosi le mani nervosamente.

-Se troverà il tempo, ti manderà a chiamare. Ma non aspettarti niente di veloce. Il suo mondo non ruota intorno a te!- la rispose di Chevel fu fredda e tagliente come una lama. Leo pensò quasi che si sarebbe attivata la sua benedizione perché sembrava che le sue parole potessero ferirlo fisicamente.

-Auch, mi pare esagerato, Chevel- lo riprese Opal, guardandolo storto.

-Chiedo scusa di averla turbata, principessa. Ora mi perdoni, ma devo dirigermi dal principe Daryan- Chevel le fece un altro inchino profondo, lanciò un’ultima penetrante occhiataccia verso Leo, e se ne andò dal balcone della biblioteca, lasciando Opal e Leo da soli.

-Di cosa devi parlargli?- chiese Opal a Leo, abbandonando ogni formalità.

-Eh… le piacciono le pepite di cioccolata? Dotty mi ha dato una mano a prepararle- Leo cambiò immediatamente argomento, indicando un dolce tra i tanti.

-Sì… ma…- Opal provò ad insistere, ma, forse notando lo sguardo terrorizzato di Leo, decise di non farlo -…sì, sono buone- disse solo, abbassando lo sguardo e continuando a mangiare in silenzio.

Silenzio che non venne rotto prima della fine dell’ora del tè.

 

Nel tempo libero, Leo aveva l’abitudine di sperimentare.

Non poteva farlo troppo, perché gli ingredienti erano quelli che erano e servivano per cucinare i piatti veri, ma di solito prendeva avanzi e sperimentava nuove possibili ricette.

Era un ottimo modo per smaltire lo stress.

Anche se al momento non era granché ispirato, mentre lavorava sui resti di pesce del pranzo.

Non era avanzato molto del banchetto, quindi gli ingredienti rimasti non erano tanti.

E quindi sperimentava varie salse e abbinamenti mentre provava mentalmente il discorso che avrebbe fatto al principe per licenziarsi e far assumere Dotty.

Non aveva neanche un’idea, e sperava vivamente che Daryan non l’avrebbe chiamato nel suo ufficio per almeno una settimana.

Tanto l’avrebbe comunque visto durante i pasti, quando faceva da assaggiatore, quindi poteva guardarlo sognante da lontano fingendo che non fosse successo niente di strano tra di loro.

Ugh, perché l’aveva baciato?!

Aveva rovinato tutto!

I suoi pensieri depressi, così come la sua sperimentazione fallimentare, vennero interrotti dall’arrivo di una cuoca, venuta a chiamarlo.

-Leonardo, sei richiesto…- iniziò a dire, professionale.

-Nell’ufficio del principe, di già?!- la interruppe Leo, iniziando a farsi prendere dal panico.

-No, un’inviata del tempio vuole parlare con te. Ti attende in giardino. Sembra voglia parlare della tua benedizione- spiegò lei, guardando Leo dall’alto in basso ma cercando di non dare a vedere quello che pensava di lui.

Di tutte le cuoche, Sara era quella con la quale Leo aveva legato di meno. Era molto sulle sue, riservata e poco lavoratrice. Faceva il suo senza metterci niente di più.

Non che Leo la giudicasse, per questo. Anche lui non aveva voglia di fare le cose, di solito. La cucina era un caso a parte.

-Oh, grazie, Sara- le sorrise, sollevato che non fosse ancora giunta l’ora X, e intuendo chi potesse essere l’inviata del tempio.

Sperava proprio di poter parlare un po’ con Giada.

Magari poteva chiederle qualche consiglio su come approcciare il principe.

Ovviamente senza dirle quello che aveva fatto nel dettaglio.

Non era abituato ad avere segreti, con lei, ma da quando era lì si sentiva in dovere di non rivelare tutto quello che faceva. Era troppo agitata e pronta al giudizio per i suoi gusti.

E non voleva agitarla ulteriormente ammettendo di aver baciato il principe di Jediah.

Si avviò in giardino felice di poter parlare con lei, e la beccò intenta ad osservare il grande cespuglio a forma di drago, con la parrucca dell’altra volta e il cappuccio ben premuto sulla testa.

-Perché il travestimento?- chiese, a mo’ di saluto, sentendosi al sicuro al solo vederla.

-Non vuoi far sapere troppo in giro che sei il migliore amico della semidea di Jediah- rispose lei, girandosi verso di lui e sorridendogli.

-Pensavo fosse Remington il tuo migliore amico. Anzi, no, lui è qualcosa di più, o sbaglio?- Leo le diede qualche gomitata maliziosa.

Giada ricambiò con una gomitata vera.

-Piantala, Leo!- si irritò.

-Ma non c’è nessun vaso nei dintorni- rispose lui, allontanandosi di un passo per non rischiare un’altra gomitata.

Giada lo fissò qualche istante, poi gli diede le spalle e decise di andarsene.

-Aspetta, scherzavo! Non andare- Leo la seguì, ridacchiando per la stupidità della sua battuta.

-Vedo che sei allegro. Un po’ troppo allegro per i miei gusti- Giada scosse la testa, ma stava ridendo anche lei.

-Vederti mi mette sempre allegria- Leo le fece un occhiolino, a non se la stava lisciando per ottenere qualcosa, era del tutto sincero.

Giada era l’unico stralcio della sua vecchia vita che aveva in quel mondo, quando c’era lei al suo fianco si sentiva bene, normale, come se i problemi non ci fossero o quantomeno non fossero insormontabili.

-Idem. Mi aspettavo di vederti alla festa, cos’hai fatto quando sei stato congedato da lavoro?- chiese Giada, facendogli tornare in mente tutti i problemi che aveva.

Leo fu in procinto di rivelarglieli tutti: il finto matrimonio, l’ubriacatura, il bacio e l’ansia per il licenziamento.

Ma non poteva farlo.

Per una volta non avrebbe fatto risolvere tutto a Giada per conto suo. Avrebbe pensato da solo alle conseguenze dei suoi scivoloni.

-Il tuo ragazzo mi ha minacciato chiedendomi di lasciarvi in pace per la serata- Leo alzò le spalle.

Giada si irritò nuovamente, arrossendo appena.

-Non è il mio ragazzo! Sul serio, Leo, smettila!- insistette.

-Perché no? Ti piace, e a lui tu piaci, palese! Ti direi di provarci- le consigliò Leo, incoraggiante. Lui non poteva stare con l’uomo che amava, ma sarebbe stato felice se al contrario la sua migliore amica potesse starci.

Non aveva mai legato molto con le altre persone, Leo escluso, e i pochi ragazzi e ragazze che aveva avuto non erano durati più di un paio di appuntamenti.

…Leo iniziava finalmente a capirne il motivo.

Era un po’ difficile creare legami duraturi con tutti i segreti che aveva… e con la voce del ragazzo che amava che ogni tanto le arrivava in testa.

-Leo… non è possibile- Giada sospirò, più triste che arrabbiata.

Leo abbandonò il tono scherzoso.

-Perché no? Solo perché è di un altro mondo? Il modo di tenervi in contatto lo avete, e magari…- iniziò ad offrire soluzioni.

Giada scosse la testa, interrompendolo.

-Non possiamo e basta. Ci sono troppe cose che ci tengono rigorosamente a distanza. Intanto i nostri due regni sono rivali…- cominciò ad elencare.

-Romeo e Giulietta…- Leo sospirò, sognante.

-…poi abbiamo degli ideali di vita molto diversi…- continuò Giada.

-Si possono raggiungere compromessi o non parlare di politica a tavola la sera- suggerì Leo, pragmatico.

-…tu non gli piaci e lui non piace a te, quindi non ha superato il test del migliore amico…- Giada sembrava già a corto di ragioni.

-Lo accetto per il tuo bene! È tsundere, ma il giusto tipo- Leo si immolò per l’amore.

Giada restò in silenzio qualche secondo.

Poi sospirò.

-Leo… Remington non lascerà mai Valkrest, e io non posso restare nei sette regni- alla fine disse il vero motivo che rendeva la loro relazione impossibile.

-Perché? Potresti sempre venire in visita, ogni tanto, e magari…- iniziò a suggerire un possibile piano d’azione.

Giada scosse la testa violentemente.

-Leo, io non posso stare nei sette regni, punto! So tutta la Storia!- spiegò, come se questa ammissione chiudesse del tutto la questione.

Leo non ne capì il motivo.

-E quindi? Sei come una classica eroina isekaizzata che sa la storia e la cambia per il meglio- gli sembrava una figata.

Giada sgranò gli occhi e si guardò intorno come se temesse che potesse essere incenerita da un momento all’altro.

-Leo, nessuno cambia la Storia! Punto! E chi ne conosce più del dovuto deve stare lontano dai sette regni. È una regola fondamentale. Posso venire in visita al tempio, ogni tanto, ma mai troppo a lungo, e mai nel resto dei sette regni- spiegò, con più chiarezza.

-Mi sembra una regola limitante- osservò Leo, poco convinto da tale spiegazione. 

-Non metterti a fare l’eroe o il rivoluzionario, capito?! Sono felice di averlo visto dal vivo dopo tutto questo tempo e ammetto che… beh… si è fatto parecchio attraente, ma finisce qui!- Giada però era categorica, sebbene risultasse un po’ triste alla prospettiva di non poter provare a stare con il ragazzo che chiaramente le piaceva.

-Avete fatto almeno, sai…- Leo iniziò a supporre, malizioso. Se lui avesse avuto la possibilità di stare con Daryan almeno una notte, prima di tornare per sempre a casa, l’avrebbe colta al volo.

Ahh, se solo quel mondo fosse stato meno eteronormativo.

-LEO!- si lamentò Giada, arrossendo vistosamente.

Considerando che non avevano mai avuto problemi a parlare delle proprie conquiste reciproche, Leo suppose che fosse un argomento sensibile, e decise di non insistere.

-Scusa, scusa, okay, cambio argomento! A proposito di Storia, ti volevo chiedere una cosa- passò alle domande che aveva intenzione di farle.

Giada si mise in ascolto, rilassandosi appena.

-Cosa?-

-Era questa la storia dove il principe subiva un tentativo di avvelenamento e accusavano la cuoca appena arrivata?- chiese Leo, a bassa voce, per stare sicuro.

-Sì, perché?- rispose lei, tranquillamente, senza neanche moderare il tono.

A Leo saltò un battito, e iniziò a venire una certa ansia.

-Sono ancora l’assaggiatore ufficiale, e non vorrei rischiare di essere avvelenato per sbaglio- le spiegò, teso, grattandosi nervosamente il collo.

-Oh, no, tranquillo, manca ancora un mese e mezzo al tentativo di avvelenamento ai danni del principe, saremo già andati via da parecchio quando accadrà- lo rassicurò la sua migliore amica, pratica -Gli eventi più degni di nota di questo mese sono il ratto dei semidei e la scomparsa della duchessa Dorothera- aggiunse poi, pensierosa.

-Il ratto dei semidei?- chiese Leo, confuso.

-Sì, i ribelli antimonarchici stanno cercando di ribaltare la Storia, come sempre, e questa volta hanno deciso di rapire più semidei possibili. L’attacco al palazzo dei Lindberg che ti ha quasi ucciso era finalizzato a quello. Hanno cercato di rapire la principessa perché alcuni di loro erano convinti che fosse me travestita. Ma hanno capito che non era così e hanno rinunciato. Quindi puoi stare tranquillo- spiegò la ragazza, con più dettagli -Non ci sarà nessun evento degno di nota qui a Jediah, almeno fino, appunto, al tentativo di avvelenamento ai danni del principe, ma sarà tra parecchio- 

-Oh, okay…- Leo fu parecchio sorpreso dal tono distaccato di Giada. Stavano parlando di rapimenti, scomparse e di un tentativo di avvelenamento ai danni della persona per la quale Leo era profondamente cotto, e lei ne parlava come l’evento di un libro -…staranno tutti bene? Non sarà una cosa grave, giusto?- chiese, per essere sicuro ed eventualmente evitare che tale avvelenamento avvenisse in generale. Giada non voleva che cambiasse la Storia, ma non poteva permettere che a Daryan accadesse qualcosa di male.

-Beh… ti posso assicurare che il principe non si farà nulla. È immune a molti tipi di veleni, e ha sempre antidoti con sé. Sai, dopo quello che gli è successo da piccolo- Giada gli assicurò, un po’ incerta, ma cercando di apparire convinta.

Leo era troppo sorpreso dalle sue parole per badare troppo al tono.

-Cosa? Cosa gli è successo da piccolo?!- chiese, sconvolto e preoccupato.

-Beh, è stato…- cominciò a spiegare Giada, sempre con tono distaccato e casuale, come se stesse elencando la lista della spesa.

-No, aspetta, non me lo dire! Non voglio farmi i fatti suoi!- Leo la interruppe di scatto.

A dire il vero voleva eccome farsi i fatti del principe Daryan, ma non voleva che gli venissero elencati così. Non voleva leggerli in un libro, voleva che fosse il principe Daryan ad aprirsi a lui e a rivelargli il suo passato tormentato.

…cosa che non sarebbe mai successa, ma Leo aveva ancora il diritto di sognare un momento romantico del genere con il ragazzo che gli piaceva, uscito direttamente da un anime, un film o un libro. 

-…okay. Hai altre domande per me?- Giada passò oltre, senza capire il suo ragionamento ma non facendo domande.

-Sì, come diamine faccio a licenziarmi senza farmi odiare?- Leo passò alla sua seconda domanda, quella che gli premeva maggiormente.

Non voleva che Giada gli rivelasse le conoscenze acquisite leggendo la Storia, ma aveva tutta l’intenzione di approfittarsene per quell’impresa in particolare.

Dimettersi sembrava il problema più insormontabile del mondo, al momento.

-Licenziati e fatti odiare, tanto poi torniamo a casa per sempre- rispose Giada, alzando le spalle.

-Non sei d’aiuto!- si lamentò Leo, seppellendo il volto tra le mani.

-Dì che ti è arrivata notizia che i tuoi fratelli stanno male e preferisci tornare a casa- Giada provò a trovargli una scusa decente. Era sempre stava brava ad inventarsi quel tipo di storie. Facevano a gara a chi fregava meglio i professori con le loro scuse, al liceo.

Ma in quel momento quella scusa non avrebbe retto.

-Hanno chiuso i confini di Lumai in questo periodo, non potrei teoricamente tornare a casa- le spiegò Leo, ricordando la conversazione avuta con Chevel all’ora del tè.

-Oh… beh, licenziati comunque e falla finita. Non abbiamo molto tempo da perdere- Giada alzò gli occhi al cielo, senza offrirgli ulteriore sostegno.

-Sei davvero poco d’aiuto- Leo sbuffò, e si appoggiò al cespuglio, rischiando di finirci dentro.

Si riprese appena in tempo.

-L’importante è che tu lo faccia presto. Tra una settimana verrà a pranzo il principe Victor, e non credo che sia il caso che tu stia ancora qui quando arriverà- insistette Giada, che aveva davvero fretta.

Leo ripensò all’altra parte della conversazione con Chevel, e al fastidio della principessa Opal a sentir nominare quel tale Victor.

-Perché? Che farà il principe Victor?- chiese, in tono casuale, ma sinceramente curioso.

-Niente di ché in realtà, ma è una persona tremenda! Non posso parlarne troppo male perché è come un cugino per Remington, ma ugh, è davvero insopportabile. E fa di tutto per ottenere quello che vuole, a scapito degli altri- Giada si scaldò, e strinse i denti infastidita parlando del principe.

-Come un… cosa?!- Leo rimase piuttosto sorpreso dalla presunta parentela tra lui e Remington. A quanto ne sapeva, era l’unico semidio di Valkrest in circolazione. E poi… cugino? 

Forse dal lato materno, di Remington. In effetti i semidei avevano un lato mortale, che probabilmente aveva una famiglia.

Ma se era un effettivo cugino di Remington, questo non spiegava l’uso della parola “come”.

-La famiglia Vasilev è discendente di un figlio di Veer, quindi sono parenti alla lontana. Teoricamente Remington sarebbe il bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-aggiungiunaltrocentinaiodibis-prozio di Victor… ma questo lo fa sentire vecchio- spiegò Giada, agitando la mano davanti al viso come a surclassare la questione, e confondendo ulteriormente Leo.

-Strano- commentò dopo qualche secondo di riflessione, decidendo di non impazzirsi troppo con quelle cose.

-Non parlargliene mai quando vi vedete o non riuscirò a proteggerti neanche io- si fece assicurare Giada, leggermente divertita alla prospettiva.

-Non ne ho intenzione- promise Leo, che meno ci pensava, più sarebbe stato felice. 

Aveva già abbastanza problemi a cui pensare senza metterci anche un semidio arrabbiato con lui (più di quanto già non fosse) e strane parentele divine.

-In ogni caso… cerca di licenziarti in fretta- Giada tornò all’argomento cardine. Leo annuì.

-Prometto che lo farò appena il principe Daryan mi chiamerà nel suo studio- giurò, mettendo una mano sul cuore, conscio che tanto il principe Daryan non l’avrebbe sicuramente chiamato nel suo ufficio prima di qualche giorno, se si teneva in conto ciò che aveva detto Chevel. 

 

Il principe Daryan chiamò Leo nel suo ufficio quella sera, dopo cena.

Leo era fregato!

Non aveva la minima idea di come introdurre l’argomento.

Giada non era stata d’aiuto.

E rivedere il principe dopo quello che era successo meno di ventiquattro ore prima era più strano di quanto Leo si aspettasse.

Quella mattina l’agitazione e il dopo sbornia non gli avevano permesso di concentrarsi troppo sui suoi sentimenti.

Durante i pasti, si era concentrato sul resto della famiglia reale, e sul suo lavoro, quindi non aveva prestato troppa attenzione al principe, e il principe non l’aveva prestata a lui.

In quel momento, soli nella stanza, con il principe che lo fissava con una certa curiosità da dietro la scrivania, illuminato dalle candele e con sguardo leggermente meno arcigno… Leo aveva un enorme blocco sullo stomaco, la gola secca, e gli veniva da piangere.

La cotta che aveva per il principe era molto più forte di quanto pensasse.

-Allora… Chevel mi ha detto che volevi parlarmi di una faccenda riguardante il tuo lavoro. Cosa volevi dirmi?- Daryan ruppe il silenzio, incoraggiando Leo a parlare.

-Eh… io…- ma le parole non sembravano voler uscire dalla bocca di Leo, che stava utilizzando tutte le sue energie per non apparire completamente devastato.

-Senti, cuoco, non ho tutto il giorno. Se hai un qualche tipo di problema in cucina ti suggerisco di parlarne con la signora Mildred- lo pressò Daryan, esasperato, e freddo.

Leo non era più abituato a sentirlo così distante.

Aveva rovinato tutto.

Quel bacio aveva distrutto completamente il loro rapporto.

Leo doveva andarsene da quel castello. Restare gli avrebbe distrutto il cuore.

Almeno era riuscito a trovare un motivo personale per andarsene.

-Sono qui per presentare le mie dimissioni!- esclamò, in un fiato, forse in tono un po’ acuto, ma che sortì comunque un certo effetto.

Daryan rimase in silenzio per qualche secondo, sconvolto.

Ecco, l’aveva detto.

Era riuscito a dirlo.

Una piccola vittoria.

Il peggio era passato!

…giusto?

-C_cosa?!- arrivò il sussurro strozzato del principe, quando finalmente riuscì a parlare dopo il momento di shock.

…ovviamente il momento peggiore sarebbe stato vivere le conseguenze della sua decisione.

Stupido Leo ad aver sperato per un momento che tutto si sarebbe risolto immediatamente.

-S_so che ho un contratto a tempo indeterminato, e non posso andarmene, ma devo andarmene. E… e non me ne andrò senza lasciare un rimpiazzo, Dotty è un’ottima cuoca e suggerisco di assumerla a tempo indeterminato, perché è in gamba e…- Leo iniziò a parlare a caso, dicendo tutto quello che si era circa preparato da dire in vari momenti di quella conversazione.

-Possiamo assumere Dotty senza che tu te ne vada! Non puoi andartene! Cosa… cosa è successo?! Se c’è stato qualche problema a palazzo lo possiamo risolvere. Se qualcuno… se qualcuno si è comporto in maniera inappropriata si può trovare una soluzione. Non devi andartene così- la voce del principe, che fino a quel momento era stata fredda e professionale, tradì una nota di evidente panico. Il blocco nello stomaco di Leo aumentò a dismisura, ma per fortuna riuscì a mantenere una certa calma.

Evitò accuratamente di guardare Daryan, e si mantenne fermo sulla sua decisione.

Dopotutto non poteva restare lì, fine della storia.

Doveva tornare a casa.

Voleva tornare a casa, da sua madre, e sua sorella.

Certo, gli dispiaceva dire addio a tutte quelle persone, e se avesse potuto decidere senza limiti cosa fare della sua vita, avrebbe scelto di fare avanti e indietro a piacimento tra i due mondi, e trasferirsi principalmente a Jediah.

Ma non poteva farlo.

E lui non era gradito nei sette regni.

Meglio andarsene adesso senza soffrire ancora.

-Sono giorni che ho intenzione di andarmene, ma ho preferito aspettare fino alla fine del banchetto per la principessa Opal prima di parlargliene. Mi… mi dispiace, davvero, ma non posso fare altrimenti. La prego, principe Daryan, mi conceda di abbandonare il palazzo- Leo abbassò la testa fino ad abbozzare quasi un inchino, e si strinse le mani con forza una con l’altra.

Era difficile, molto più difficile di quanto pensasse, e già pensava che fosse un’impresa praticamente impossibile.

Forse avrebbe dovuto chiedere al re o alla regina, ma la parte logica di lui gli aveva suggerito che Daryan sarebbe sicuramente stato più propenso a buttarlo fuori dopo quello che era accaduto.

Una parte logica che gli distruggeva il cuore, ma che era giusto seguire, comunque.

Il principe rimase qualche altro secondo in silenzio.

Poi sospirò.

-Quando hai intenzione di andartene?- chiese, tornando professionale, e più freddo di prima.

-Il prima possibile- ammise Leo, iniziando a trovare sempre maggiore difficoltà nel far uscire le parole.

-Puoi restare quantomeno un’altra settimana, fino al pranzo con il principe Victor Vasilev? Vorremmo offrirgli il pranzo migliore possibile- gli chiese Daryan, professionale.

-D’accordo- Leo annuì, anche se probabilmente avrebbe dovuto rifiutare.

Ma gli doveva almeno un ultimo favore.

-Opal sarà devastata dalla tua partenza- osservò Daryan, sospirando e tornando ai fogli.

-Le cuoche conoscono alla perfezione tutte le mie ricette migliori, e Dotty sarà una degna sostituta quando me ne sarò andato- Leo cercò di rendere la sua partenza meno disastrosa di come la dipingesse il principe.

Daryan non replicò.

Leo lo prese come un invito a congedarsi.

-Grazie mille per il suo tempo e per la sua concessione, principe Daryan. Le auguro una buona serata, e terrò fede ai miei compiti fino alla fine del mio servizio al meglio delle mie possibilità- professionale e formale, come Persian gli aveva insegnato durante le loro lezioni private, Leo fece un inchino profondo e iniziò ad indietreggiare verso la porta.

-Leonardo…- il principe lo richiamò, con molta incertezza, facendolo fermare sul posto.

Leo osò lanciargli un’occhiata, ma non era capace di sostenere il suo sguardo troppo a lungo.

-Mi dispiace…- continuò il principe, la voce ridotta in un sussurro, sembrava stesse per aggiungere qualcosa di molto importante.

Probabilmente voleva dire qualcosa del tipo “Mi dispiace per averti baciato quando sei sposato e sicuramente è stato un gesto terribile da parte mia. Spero che non sia per questo che hai deciso di andartene, perché giuro che non farò mai più niente del genere!”.

Ma cambiò idea quasi subito, perché la sua voce si stabilizzò, tornò fredda, e professionale: 

-…che questo rapporto lavorativo non sia andato a buon frutto. Ti auguro che fuori dal palazzo troverai opportunità migliori- disse da bravo datore di lavoro, tornando poi ai suoi documenti.

Leo non credeva che nel suo mondo avrebbe mai trovato opportunità ugualmente redditizie e appaganti, ma cercò di non pensarci.

Magari avrebbe partecipato a Masterchef.

Era l’unica cosa positiva che gli veniva in mente del suo mondo, oltre a rivedere la sua famiglia.

Oh, sì, Masterchef e l’assenza di omofobia e possibili morte e torture.

Beh, non voleva fare confronti.

-Grazie, principe Daryan- rispose solo, congedandosi definitivamente e uscendo fuori dalla porta.

Una volta all’esterno, sospirò profondamente.

E come spesso accadeva, si ritrovò faccia a faccia con Chevel, che controllava costantemente la porta.

Leo si aspettò di vederlo ostile come quella mattina, o al massimo neutrale come al solito, sempre accigliato.

In quel momento sembrava sconvolto.

-Vai via da palazzo?- chiese, in un sussurro, dimostrando di aver origliato la conversazione.

-Dopo il pranzo con il principe Victor, sì- confermò Leo, che onestamente avrebbe preferito non parlarne, ma non poteva neanche mentire o chiudere in fretta l’argomento.

-Perché?!- indagò Chevel, che sembrava iniziare ad agitarsi.

-Sono affari miei il perché!- sbottò Leo, dandogli le spalle e dirigendosi verso la propria camera.

Chevel non aveva il diritto di chiedere spiegazioni dopo il modo in cui l’aveva trattato quel giorno per il solo crimine di aver baciato un principe. (Ricordiamo sempre che Chevel ce l’aveva con Leo per il fatto che fosse sposato, e non sapeva che avesse baciato Daryan).

Leo voleva solo dormire.

Una volta in camera, venne accolto da Alex, che stava sistemando la camerata.

Lionel e Prankit probabilmente erano a bere qualcosa in qualche locanda, come accadeva spesso la sera sul tardi.

-Tutto bene, Leo?- chiese la ragazza in incognito, preoccupata nel vederlo così.

-Sono molto stanco- lui chiuse la questione, si cambiò in fretta mettendosi il pigiama, e finì sotto le coperte.

-Ti auguro la buonanotte, allora. Cercherò di non fare troppo rumore- Alex rispettò i suoi spazi, e lo lasciò dormire tranquillo.

Anche se Leo non riuscì a prendere sonno.

Era molto agitato, e il suo stomaco era in totale subbuglio.

La sua testa continuava ad assicurargli che aveva fatto la scelta giusta, e andarsene subito fosse la cosa migliore da fare.

Il suo cuore, però, stava piangendo, e gli gridava di aver sbagliato, e che doveva lottare per ciò che voleva e che amava.

Ma era meglio seguire la testa, in quel frangente.

La testa, e Giada.

La sua migliore amica voleva solo il meglio, per lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Lo so, lo so, capitolo di passaggio, ma è i prossimi saranno un susseguirsi di trama, colpi di scena e robe.

Scusate poi se questo capitolo è giunto così tardi, ma questi ultimi tempi sono stata davvero impegnata con un’altra storia, 45 Giorni, che mi ha tenuto bloccata per parecchio e mi terrà un po’ bloccata ancora per un po’.

Ma spero comunque di riuscire ad aggiornare presto.

Parlando del capitolo.

Le conseguenze sono meno gravi di quanto ci si aspetterebbe, anche se la popolazione maschile del palazzo (+ Dotty) pare devastata.

E Leo si è “finalmente” licenziato.

Daryan non sembra averla presa molto bene.

E ci sono enormi fraintendimenti da ambo le parti.

Ahhh, i malintesi, classico cliché in tutte le commedie romantiche (brutte) che si rispettano.

Io di solito li odio, ma in questo caso mi diverte scriverli.

Volevo lasciarvi un sondaggio, ma preferisco tenermelo per il prossimo capitolo, quando accadrà una certa cosa e si conoscerà un nuovo importante personaggio: Victor Vasilev.

Finalmente la famiglia reale di Valkrest farà una comparsa, dopo tanto parlare di loro e del rapporto conflittuale che ha con i Lindberg.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero di riuscire a pubblicare presto (circa) il prossimo, che non vedo l’ora di scrivere.

Fatemi sapere che ne pensate della storia se vi va, io intanto vi auguro un bacione e alla prossima! :-

   
 
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