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Autore: Bell_Black    19/04/2022    0 recensioni
Nerea ha toccato il fondo, per la seconda volta nella sua vita, si è fatta trascinare nell'abisso.
I giorni di sole sono morti, come la sua fidanzata Jieun, ma Hoseok le promette di ridarle un motivo per vivere.
Estratto dal capitolo 4:
"Nerea, smettila di torturarti", mormorò Hobi.
"Inutile che provi a salvarmi, i pensieri tornano, continuamente, costantemente, senza lasciarmi tregua, ogni ricordo doloroso è lì, pronto a torturarmi e tu Hobi, non potrai esserci per sempre", lo dissi rammaricata.
"Evita di sfidarmi, posso diventare ostinato", abbassò gli occhi su di me, con questa ritrovata voglia di sfidarmi, come se fosse un gioco.
"Hobi sono seria, non potrò dipendere da te per sempre, hai la tua vita, le tue scelte da compiere e le tue avventure da vivere", gli ricordai alzandomi dal suo petto.
"Viviamole insieme, io credo nella tua voglia di vivere, nonostante sembri tutto un lento trascinarsi", affermò, il suo sguardo era così dolce, da essere doloroso,"ci credo, più di quanto lo stia facendo tu e mi va bene, per ora sarò il sole di entrambi", promise.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Jung Hoseok/ J-Hope, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sette.
Continuo a perdermi.

Ogni volta che mi guardavo allo specchio tendevo ad allontanarmi da me stessa

Ogni volta che mi guardavo allo specchio tendevo ad allontanarmi da me stessa.

Lo facevo spesso, troppo annoiata dalla mia figura, riuscivo a perdermi in qualche pensiero, tanto da offuscarmi la vista e non guardare nulla, potevo rimanere minuti interi a non fissarmi, mentre la mente vagava in qualche pensiero, immagine, costruzione di qualsiasi genere.

Di recente, mi ero resa conto che, da un po' di tempo, quando mi guardavo allo specchio lo facevo veramente, non mi capitava spesso di specchiarmi, proprio per la mia attitudine a perdermi, che spesso, mi aveva fatto arrivare in ritardo ad alcuni appuntamenti. 

Evitavo gli specchi, per puro scopo logistico, nulla nel mio corpo mi dava fastidio, mi sentivo nella media e spesso carina, non rappresentavo la coreana media, ma nemmeno l'italiana comune, un ibrido quasi unico nel suo genere, che non mi incasellava in nessuno stereotipo fisico. 

Questo mi aveva aiutato a non crearmi problemi con me stessa e a non dar peso al giudizio degli altri, ciò che vedevo, doveva piacere a me stessa e, nonostante non mi guardassi spesso, potevo ritenermi soddisfatta di ciò che vedevo.

Forse però stava capitando di nuovo, mi stavo perdendo, ma in me stessa, nella mia immagine che mi era sembrata tanto distante da ciò che ricordavo. Erano i capelli probabilmente, a farmi sentire diversa più del solito.

Erano anni che non portavo un colore che si avvicinasse a quello naturale, completamente schiava delle mie emozioni, riversavo i miei sentimenti e la mia distinzione sui capelli e i loro colori, non c'era una tonalità che non avessi provato. Eppure in quel momento, stavo accettando il fatto che forse, l'unico colore che potesse realmente rappresentare la mia mente, era quello naturale, scuro, intenso e donatomi da dei geni che volevano, mio padre corvino e mia madre bruna. 

Scossi la testa per ritornare in quel camerino, dove probabilmente avevo speso più tempo del dovuto, mentre Sooyoung mi stava attendendo fuori, per poter valutare le mie scelte.

Avevo messo su qualche chilo, tra i farmaci e la vita sedentaria, mi ero resa conto che i jeans faticavano a chiudersi e non apprezzavo gli indumenti stretti, così avevo chiesto a Sooyoung se fosse libera per dello shopping, consapevole che fosse il suo svago preferito. 

Il mio corpo, prima tonico si era un po' arrotondato, mi sentivo più morbida e la cosa non mi dispiaceva, avrei sicuramente dovuto riprendere una qualche attività fisica, l'aveva proposto anche lo psichiatra, così da avere uno sfogo, un divertimento e forse qualcosa che mi aiutasse a rimanere in salute.

Indossai i jeans chiari, che riportavano delle stampe con su dei fiori, mi ricordavano Hobi e sicuramente li avrei comparti. Evitai di guardarmi troppo, non potevo perdermi ancora, altrimenti avremmo fatto chiusura.

Uscii dal camerino, mostrando i jeans all'amica seduta proprio di fronte a me, osservò con attenzione il mio completo, sopra avevo messo una semplice canotta bianca e sopra una camicia a quadri aperta e a maniche lunghe. Sembrava soddisfatta.

"Con una cuffia in testa e una borsa di tela sarebbe competo, mi piace, ti sta molto bene, anche se non è il tuo stile", commentò raggiante. Non uscivo spesso dalla mia zona sicura, forse vivere a stretto contatto con Hoseok, stava influenzando il mio stile. Mi voltai verso lo specchio all'interno della cabina e notai subito quanto il tutto urlasse "Hobi", non c'erano dubbio su quanto quello non fosse il mio modo di vestire.

La cosa non mi sconvolse, vivevo di completi casual fuori e tute sformate dentro, non amavo osare quanto il mio migliore amico, ma la sua influenza stava facendo il suo corso.

"Lo prendi?" Chiese Sooyoung alle mie spalle. 

Annuii senza pensarci, questo mi diede la conferma che l'avrei indossato, non compravo mai qualcosa che avrei abbandonato nell'armadio, non mi piaceva e mi faceva sentire in colpa. 

Notai l'immagine riflessa di Sooyoung, aveva gli occhi puntati sul telefono e un grosso sorriso smagliante sulle labbra, ero certa che quella felicità, non fosse dovuta al mio cambio di look, quanto più a qualcosa, o meglio qualcuno, che avevo notato anche i giorni precedenti.

Sooyoung quanto Hobi, era una ragazza solare, allegra e sempre pronta ad entusiasmarsi per le cose più semplici, aveva un po' perso questa sua indole, per via di vicissitudini che l'avevano portata a faticare nella vita, a vedere il mondo un po' più come lo vedevo io. 

La cosa non mi piaceva e avevo provato in tutti i modi a modificarla, senza un vero successo, ma da un po', sembrava essere tornata, in una sua nuova versione e qualsiasi cosa o persona, la facesse sorridere, si nascondeva nel contenuto del suo cellulare. 

Ero felice per lei e curiosa, ma non dissi nulla e quando i nostri sguardi si incrociarono allo specchio lei sembrò quasi in imbarazzo, cosa ben lontana dalla sua personalità estroversa e schietta.

"Passiamo al prossimo?" Sembrò incerta, come se avesse paura di avermi fatto intuire qualcosa, sorrisi e tornai all'interno del camerino. 

Mi spogliai velocemente ritornando ad osservare la mia figura, la pelle bianca mostrava diverse smagliature sulla pancia, disegnavano delle bellissime crepe che sparivano sotto il tessuto delle mutande alte, con le dita percorsi il loro contorno, estasiata dalla loro forma. Piccole crepe sbiadite che spesso mi ricordavano alcuni momenti dolci, passati con Jieun, che si divertiva a seguire le linee con un pennello, colorandole per gioco.

Scossi la testa per tornare alla realtà, ci stavo mettendo fin troppo a provare tre completi, il secondo era composto da una semplice gonna nera e un maglione che non feci nemmeno vedere a Sooyoung essendo molto simile a cose che già possedevo. 

Per ultimo, indossai un completo marrone, con un maglione a collo alto che avrei prediletto per gli incontri in con il mio manager alla casa editrice.

Dopo tante paranoie, alla fine, ero stata richiamata per parlare del contenuto del mio libro, ritenuto delicato, volevano essere sicuri della mia scelta, non ci fu nessun accenno alla mia incapacità di scrittura, ad una carriera in decadenza o a un rifiuto. Sembrava si stesse andando verso un direzione meno tenebrosa, rispetto alle mie aspettative.

Lasciai il camerino per rendere partecipe la mia amica dell'ultimo completo, lei alzò il pollice estasiata, come se avesse appena visto una modella mozzafiato, mentre stava guardando solo me.

"Vuoi che andiamo a cercare qualcos'altro negli altri negozi?" Propose non sicura fossi soddisfatta.

"Credo di essere apposto, avevo già qualcosa che mi stava largo, mi mancavano solo questi, possiamo fare un giro e farci ispirare", adorò la mia proposta, saltò in piedi e mi incitò a cambiarmi, in modo da lasciare in fretta il negozio e poter vagare per le strade del quartiere pieno di negozi di qualsiasi genere. 

Cercai di cambiarmi in fretta, dando le spalle allo specchio e indossando di nuovo i miei abiti, fu quasi un'impresa richiudere i pantaloni neri, dovetti trattenere il respiro e mantenermi il più dritta possibile, per poco non scoppiai a ridere. 

Recuperai tutti i capi per poi guardare la mia figura, i capelli erano in ordine, come gli abiti, ogni bottone allacciato perfettamente e nulla appariva fuori posto. Distolsi velocemente lo sguardo, mentre, immagini di una me diversa, intenta a pettinarsi i capelli azzurri, osservava la figura di Jieun, disperata nel notare che i pantaloni preferiti si erano ristretti e che non si chiudevano più.

Sorrisi a quel ricordo, con un inchino salutai la commessa e mi diressi fuori dai camerini, dove Sooyoung stava osservando distrattamente gli scaffali, anche lei sembrava molto sulle nuvole. Le pizzicai il fianco facendola sobbalzare, mi offrì uno dei suoi migliori e sinceri sorrisi, la cosa mi rallegrò la giornata sembrava essere perfetta, senza intoppi o troppi brutti pensieri, tutti intorno a me apparivano sereni e la cosa contribuiva a mantenermi stabile.

Due ragazze guardarono verso di noi, bisbigliarono qualcosa che non riuscimmo a capire, ma di facile intuizione. Sooyoung era un volto noto, lavorava per l'emittente televisiva più vista del paese, il suo volto non passava inosservato. Lei fece finta di non notarlo, mentre camminava verso le casse, sistemò la mascherina sul volto ed estrasse dalla borsa un cappello che fece aderire alla testa, così che la visiera potesse occultare al meglio il suo volto. 

"Hai qualche negozio in particolare da voler vedere?" Chiesi così da distrarla, le ragazze continuavano a fissarci e con una nonchalance fallimentare, fingevano di osservare gli scaffali, mentre seguivano ogni nostro movimento. Era orribile, per quanto le due ragazzine apparissero innocue, non avrei mai sopportato l'idea che qualcuno potesse seguirmi durante lo shopping o qualsiasi altra attività, mi metteva a disagio e sotto pressione, significava che ogni mi azione era sotto uno stetoscopio e il minimo errore, sarebbe stato di dominio pubblico.

Era quello che accadeva a Sooyoung e Hobi continuamente, scandali, teorie amorose e indignazione per una foto mancata, loro sembravano adattarsi bene a quella situazione, io probabilmente sarei crollata dopo mezza giornata. 

Troppi occhi che mi osservavano, troppe menti che si sarebbero affidate a una persona fallimentare, come me. In fin dei conti, tutti si aggrappavano a Hobi e Sooyoung, rendendoli artefici della loro felicità, attraverso delle vittorie e della purezza affibbiata a qualcuno di etereo, trasformandoli in fonti di amore inarrivabili.

Peccato che nessuno dei due fosse un dio e in quanto umani, di etereo, avessero solo l'aspetto, indubbiamente da mozzare il fiato e quelle aspettative, avevano messo alla dura prova entrambi, tanto da spezzarli in diverse occasioni. 

Odiavo notare gli sguardi della gente su di loro, mi faceva sentire impotente verso il loro disagio, anche se ero consapevole fosse più mio quel malessere, lavoravano da anni nel campo, due occhi curiosi non suscitavano nessun scalpore, nelle loro giornate.

Mi sentivo prudere la nuca, la pelle rabbrividire, tutto per due povere ragazzine che, probabilmente, stavano solo cercando il coraggio di chiedere una foto a Sooyoung. 

Mi grattai la nuca, posizionandomi davanti alla cassa in silenzio, la grattai una seconda volta quando con la coda dell'occhio notai una delle due ragazzine spingere l'altra, una terza mentre avanzavamo dietro la fila e l'avrei grattata una quarta se Sooyoung non mi avesse fermato, afferrandomi per il polso.

"Cosa ne dici di prendere qualcosa da bere prima di continuare lo shopping?" Propose per darmi tregua, la nuca formicolava fastidiosamente, ma lei continuava a tenermi il braccio, in modo delicato.

"Possiamo andare al bar a tema qui nelle vicinanze, un'amica mi ha detto che fanno un buon caffè", suggerii tentennante, le due ragazze si erano spostate dietro una pila di maglioni, rendendosi più visibili alla vista.

Provai a grattarmi la nuca, la sentivo quasi pulsare per l'urgenza di grattarmi, il formicolio si spostò sulla mano e con lo sguardo implorai Sooyoung di lasciarmi andare, ma lei fece intrecciare le nostre dita e fece dondolare il braccio in modo lento.

"Intendi quello a tema Dracula?" La guardai quasi incredula.

"Eisiste?" Domanda stupida, a Seoul avevo visto di cose ben più stravaganti, tra caffè serviti in miniature di water e dolci dalle forme falliche che protravano buon auspicio. "Parlavo di quello su Alice", dai suoi occhi, intuì avesse capito di quale locale stessi parando, iniziò ad annuire energicamente, mentre cercava il nome del locale sul cellulare, con un piccolo strattone, mi portò vicino a se in modo che potessi concentrarmi su ciò che c'era sullo schermo del suo telefono.

Approfittai di quella vicinanza per grattarmi la mano occupata dai vestiti, con molta delicatezza, in modo che non se ne accorgesse, sentivo il prurito espandersi in tutto il corpo, mentre le due ragazzine al momento erano fuori dalla mia vista, ma potevo sentire il loro sguardo su di noi.

Finalmente arrivò il nostro turno e fui grata alla commessa particolarmente sbrigativa nel fare il conto, non badò a noi e finalmente potei liberarmi della presa di Sooyoung.

Il prurito, era quasi del tutto scomparso, solo una piccola porzione di pelle sulla mano, sembrava soggetta a quell'improvviso impulso di sfregamento, tentai in tutti i modi di non soccombere ad esso, ma senza nemmeno rendermene conto, avevo già iniziato a grattare la mano.

Mi guardai intorno sospettosa, le due ragazze sembravano svanite, sospirai, la cosa mi sorprese, non mi sembrava di essere così tesa, lo sguardo curioso di due probabili adolescenti mi aveva messa fin troppo in difficoltà.

Lasciammo il negozio e quando mi sembrò di rilassare anche le spalle, mi ritrovai la strada sbarrata dalle due ragazze, ferme, immobili, con dei sorrisi probabilmente dolci sul volto, ma che al momento apparivano quasi inquietanti. La più bassa di loro era più alta di me, non che ci volesse molto a superare il mio metro e cinquantacinque di altezza, questo non le aiutava ad apparire meno innocue alla mia mente in panico.

"Salve, siamo Daehyu e Saejin", la più alta ed espansiva delle due, presentò lei e la sua amica Saejin, accompagnando il tutto con un breve inchino nei nostri contorni. "Ci dispiace moltissimo interrompervi, ma la mia amica Saejin è una tua grande fan", gli occhi della ragazza dai capelli neri, si spostarono verso Sooyoung che aveva abbassato preventivamente la mascherina. Il suo sguardo era così dolce da ammaliarmi, nonostante gli anni di amicizia, era impossibile non rimanere interdetti davanti a quel sorriso.

"Sono lieta di potervi conosce, volete una foto?" Sooyoung si offrì senza indugi, mentre con naturalezza si avvicinava alla ragazza che non aveva ancora aperto bocca, timida e impacciata, quasi scoppiò a piangere quando, la mia migliore amica l'abbraccio. I miei muscoli si rilassarono, erano solo due ragazzine delle superiori, probabilmente sui sedici anni, sicuramente non una minaccia, eppure i miei sensi erano andati in panico per quelle attenzioni. Non ero ancora del tutto pronta per il mondo esterno.

Mi allontanai dal trio, incapace di scattare foto, non mi sognai neanche di offrirmi, in più Daehyu sembrava abbastanza sicura di cosa volesse da quel incontro, tanto da avermi completamente esclusa. Si piegava in pose per nulla comode, pur di scattare nel modo migliore possibile.

Spostai il mio sguardo sul marciapiede parallelo al nostro, il mercoledì era di solito il giorno perfetto per uscire, c'era sempre poca gente e vagare per negozio era meno oppressivo, uscire in quelle ore più calme mi aiutava, ma presto avrei dovuto affrontare il vero rumore, le persone e la folla del sabato sera.

Leo ci aveva tenuto tanto ad organizzare una cena, come quelle che facevamo tempi addietro e nessuno se l'era sentita di rinunciarci, avevamo acconsentito, salvo poi sentire, la preoccupazione di tutti e tre gravarmi addosso. 

Temevano potessi non essere pronta, anche se le persone non mi avevano mai spaventata, mi ritrovavo a dover far i conti con questa paura dell'altro, come se qualcuno volesse farmi del male costantemente. 

Era difficile vedersi in mezzo alla gente dopo Jieun, in realtà lo era per via della mia decisione di mettere fine alla mia vita, Jieun era solo una scusa, lei non c'entrava nulla con ciò. 

Avevo paura dei loro sguardi, sentendomi mortificata con me stessa, riflettevo in loro degli sguardi di giudizio verso le mie azioni, nonostante non mi conoscessero.

Eppure da quando era arrivato febbraio, tutto sembrava meno oppressivo, come se la mia mente avesse realmente iniziato ad elaborare, anche se non sapevo bene cosa. 

Il lutto? 

La paura di vivere?

Non ne avevo idea, ed ero certa questo fosse uno dei motivi del mio stallo... l'inconsapevolezza. 

Guardai il telefono che tenevo in mano, erano presenti diversi messaggi più o meno importanti, riguardanti il lavoro, tra i vari punti vagliati durante una delle ultime riunioni con l'editore, c'era stata la possibilità di collaborare con uno sceneggiatore o sceneggiatrice, non erano stati molto dettagliati.

Uno dei registi di drama più famoso del paese, voleva farci collaborare per qualcosa di nuovo e appassionante, non ero brava a lavorare con sconosciuti, alcune volte sapevo essere prepotente nel lavoro e tendevo a sovrastare le persone con le mie idee. Era un atteggiamento insopportabile ed era uno dei motivi per cui preferivo lavorare da sola, ma avevo comunque accettato di vagliare l'idea, se l'altra persona si fosse trovata bene e le nostre idee avrebbero combaciato, la cosa mi allettava. 

"Eonni, puoi farci una foto insieme?" Daehyu mi porse il telefono, mentre si avvicinava di qualche passo, presi saldamente l'apparecchio e mi spostai davanti a loro, speranzosa di non rovinare quel ricordo con la mia incapacità nello scattare foto.

Feci segno alle due ragazze al fianco di Sooyoung di stringersi un po', le due avvolsero un braccio intorno a lei e sorrisero in modo smagliante, mentre scattavo una serie di foto, una di quelle sarebbe pur andata bene. Sorrisi, speranzosa di apparire il più delicata possibile, le due recuperarono il telefono e dopo un ultimo saluto si dileguarono.

"Se non sbaglio, stavamo andando al paese delle meraviglie", Sooyoung indossò la mascherina, mi prese sotto braccio e ci dirigemmo verso la direzione errata, nessuna delle due sapeva bene dove si trovasse il bar, ma lei aveva iniziato a camminare e sembrava così sicura di se, che inizialmente pensai sapesse dove condurci. 

"A cosa stavi pensando prima? Ti ho vista un po' persa", ci eravamo viste poco, impegnata con alcune riprese di un programma televisivo, dopo capodanno, avevamo cenato insieme tre volte e ogni volta appariva così dispiaciuta della cosa. 

Si sentiva in colpa, come se mi dovesse qualcosa, ero io a dovermi sentire in colpa nei suoi confronti, anzi forse era meglio dire, che ognuna aveva i suoi impegni e problemi, che non c'era una colpa, che ci scrivevamo ogni giorno. Non vedersi dava sempre l'impressione di non esserci per l'altro, retaggio di un tempo in cui, era quasi l'unico modo per essere presenti verso qualcun altro. 

Sooyoung non mi lasciava mai sola, come Hobi, i loro ruoli si erano invertiti, di solito era Hoseok quello troppo impegnato per vedersi.

La mora mi mosse una mano davanti al volto, in modo da attrarre la mia attenzione, sfuggita ancora una volta senza controllo.

"Fatico a mantenere la concentrazione", dissi e nello stesso istante la mia mente si stava già allontanando, attratta da una vetrina davanti a noi, dove qualcuno stava sistemando dei manichini.

"L'ho notato, è successo qualcosa? Magari con Hoseok",mi prese sotto braccio e seguì il mio sguardo fino alla vetrina, dove una ragazza dalla lunga chioma castana, stava trafficando con un abito lilla.

"Nulla, sto pensando di ripristinare la sua privacy", la ragazza alla vetrina si voltò verso di noi, dopo che ebbe sistemato il manichino.

Sobbalzò spaventata dalla nostra presenza, in seguito ci sorrise e mi salutò facendomi segno di entrare.

Fui sorpresa di ritrovarmi davanti Moonjae, luminosa come sempre.

"Torni al tuo appartamento?" Scossi la testa un po' confusa, guardai Sooyoung un po' perplessa e probabilmente la cosa era più evidente di quanto volessi, "intendevi quello, con il ripristinare la sua privacy" provò a sottolineare.

Ero così soprappensiero, da non star seguendo nemmeno le mie parole, attratta da quella figura conosciuta, che al momento mi stava attendendo all'interno di quel negozio. Comunque quelle parole non erano false, ma frutto di un mese travagliato, in cui avevo raggiunto la consapevolezza di dover iniziare a camminare sulle mie gambe, tornando al mio appartamento, o meglio cercarne uno nuovo.

Ero stata sfrattata durante la degenza di Jieun, e mi ero impegnata a cercare un nuovo appartamento, prima che fossi costretta a sgomberare alla scadenza del preavviso. 

Avevo trovato un monolocale d'appoggio, ma anche quello era andato perduto, tutto ciò che possedevo si trovava da Hobie, eravamo diventati coinquilini senza nemmeno rendercene conto. 

Sooyoung, era la prima a sapere della mia decisione, nemmeno io mi ero ancora convinta di tale decisione, era il primo passo verso la consapevolezza della guarigione, o almeno erano le parole dello psicologo e dello psichiatra che mi affiancavano. 

Dubitavo fosse così, ma non avevano ancora sbagliato sul mio conto. 

"Nerea, ci sei?" Lo chiese un po' nervosa, forse infastidita da quel prolungato silenzio. 

"Ci sono, scusa, devo entrare un momento", le indicai il negozio e feci qualche passo verso la porta, ma la sua mano si avvolse intorno al mio polso, fermandomi bruscamente.

"Non scappare dalla nostra conversazione, mi sto innervosendo", mi voltai inarcando il sopracciglio perplessa alla sua affermazione.

"Perché dovrei scappare? Devo solo parlare con la ragazza che era in vetrina un attimo fa, torno in pochi minuti", le dissi sfuggendo alla sua presa, appoggiai la mano sulla maniglia, ma lei si frappose tra me e la porta del negozio. 

"È tutto il giorno che sei da un'altra parte e non stai rispondendo alle mie domande", il suo tono accusatorio si riversò su di me in modo prepotente, mentre con il dito continuava a toccarmi la spalla innervosita. 

Ero completamente all'oscuro di cosa gli fosse successo in quei pochi minuti, avevo risposto ad ogni domanda, avevamo parlato senza sforzi, passando un pomeriggio tranquillo. Avevo glissato una domanda, a cui non avevo ancora elaborato una risposta concreta e Sooyoung si stava comportando come se l'avessi ignorata tutto il giorno. 

"Mi sembrava stessimo passando una bella giornata, sono solo un po' distratta, me ne vuoi fare una colpa? A te, non capita di essere distratta da qualcosa, non posso più perdermi in qualche pensiero?" Chiesi retoricamente, le scansai il dito che premeva ancora sul petto e abbassai la maniglia per poter entrare nel negozio, dove intravidi Moonjae, perplessa quanto me, sul comportamento della mia accompagnatrice.

"Dipende, non puoi paragonarti a me", si morse il labbro inferiore, rendendosi immediatamente conto dell'errore commesso, nel pronunciare la frase in quei termini, "intendevo dire, che sono preoccupata", provò a rettificare velocemente.

"Io parlerò con la mia amica Moonjae, tu fai quello che ti pare, penso che per oggi io abbia avuto fin troppe interazioni", riuscii a farla scansare, aprendo la porta delicatamente in modo da non farle male, ma ignorandola, mentre facevo il mio ingresso nel negozio, Sooyoung non mi seguì e gliene fui grata.

Mi sentivo su di giri dopo quella frase, avrei dovuto sentirmi ferita, delusa, ma non provavo nulla di tutto ciò, il che non doveva nemmeno sorprendermi vista la mia straordinaria capacità di ammortizzare i miei sentimenti, altra frase dello psichiatra che non capivo se fosse positiva o negativa.

Alzai gli occhi su Moonjae, che sorrise imbarazzata, probabilmente aveva sentito la nostra discussione, oppure quello stallo, le aveva fatto intuire qualcosa, comunque non accennai nemmeno a quel momento, avanzai verso di lei sorridente, il che mi fece sentire anche stupida. 

Perché stavo sorridendo?

"Non ci vediamo da novembre", esordì la ragazza con la voce fine, spostò la folta chioma dietro l'orecchio, mentre cercava di assumere una posa meno rigida. Eravamo entrambe un po' in imbarazzo.

"Sono stata un po' impegnata"divagai, fuori dalla mia cerchia familiare, avevo deciso che nessuno dovesse sapere di quella parentesi della mia vita, non c'era alcun bisogno di pubblicizzarlo, mi sentivo già abbastanza in colpa verso troppe persone.

"Lo sei sempre, pensavo di trovarti alla veglia, ma ho beccato l'unico momento in cui non c'eri", mormorò, era difficile capire come approcciarsi a una persona che aveva affrontato un lutto, me ne rendevo conto ogni volta che Jieun veniva nominata.

Tutti mi guardavano con apprensione e usavano una delicatezza immeritata, anche nelle occasioni in cui non serviva, per timore di vedermi piangere e dovermi consolare, di rovinarmi un sorriso che faticava a rimanere sulle labbra. Nonostante non fossi mai stata una persona particolarmente sorridente. 

Il tutto a discapito anche del loro dolore, perché anche per lei doveva essere difficile nominare un'amica persa di recente.

"Potevi scrivermi, sai che mi fa piacere sentirti", le dissi incrociando le braccia al petto un po' nervosa. Era raro ci vedessimo da sole, per quanto stessi bene in sua compagnia, era la prima volta che ci incontravamo senza Jieun o Yoona.

Moonjae si appoggiò al bancone dietro di lei, imitando la mia mossa, anche lei a disagio quanto me, sembrava che anni di amicizia fossero svaniti, mentre ci atteggiavamo come estranee.

"In realtà ci ho provato, ma ho rimandato fino adesso, è una fortuna averti vista passare", osservai la busta, trovandoci sopra il mio nome e quello di Chaerin, altra vecchia compagna di Università. 

"Compleanno?" Domandai per far proseguire il discorso, Chaerin non era una persona che avrei rivisto volentieri.

"Più o meno, Chaerin approfitta della sua festa per creare un angolo di ritrovo per noi, mi ha chiesto qualche giorno fa di recapitarti la busta", appoggiò le mani sulle ginocchia, mentre osservava la busta titubante, a nessuna delle due era mai andata giù Chaerin. Avevamo sopportato la sua presenza per circostanze che, ormai, non ci comprendevano più e quell'invito sembrava altamente fuori luogo. 

"Grazie, ma non credo di sentirmela", liquidai velocemente la questione, lasciando cadere la busta in uno dei sacchetti che tenevo in mano. 

"Lo capisco, in realtà anche io non avevo così voglia di andarci, ogni scusa è buone per creare questi angoli predatori, lei e le sue amiche sono pressanti", rise, per far apparire la frase meno pesante, ma sapevo benissimo quanto Chaerin sapeva essere pesante, insistente e morbosa, più volte avevo dovuto respingere le sue avance, perché era fermamente convinta che i no, significassero sì. "Magari potremmo vederci noi due, per un caffè o un dolce, mi mancano le nostre uscite, mi manca anche lei", aggiunse abbassando gli occhi verso il pavimento.

In quel momento una strana consapevolezza si impadronì di me, mi aveva colpita in faccia come uno schiaffo violento, mentre una delle più care amiche mia e di Jieun, mi stava davanti, visibilmente provata dal fatto che lei non ci fosse più.

Avevo escluso chiunque fosse associato a lei, qualsiasi persona potesse parlare veramente di lei, ricordarmi momenti insieme, lassi di tempo più o meno lunghi e pieni di eventi che ci vedevano come protagonisti.

Hoseok l'aveva incontrata pochissimo, Sooyoung solo qualche volta di più, Leonardo solo una, a nessuno di loro era legato un episodio emotivamente coinvolgente con lei, erano quasi tutte cene, neanche troppo intime, brevi o comunque concentrate su argomenti ben lontani da lei. 

Loro non mi avrebbero mai ricordato Jieun, come invece avrebbe potuto Moonjae.

"Che ne dici se il giorno della festa, noi andassimo a cena fuori, mi mancano le nostre uscite", lo dissi senza sforzo, credendo ad ogni sillaba che lasciava le mie labbra. Moonjae era la donna più dolce e simpatica che avessi mai incontrato, uscire con lei era una boccata d'aria fresca e mi pentivo di non averla contattata prima. Mi ero allontanata dalla realtà. 

"Fantastico! Potremmo andare da Dugahun, posso prenotare un tavolo. Per le sette, magari settimana prossima?" Domandò estraendo da un cassetto del bancone un blocchetto e una matita, con cui si appuntò l'orario e il giorno dell'incontro. 

"Perfetto, non sapevo avessi cambiato lavoro", dissi guardandomi intorno, era un piccolo negozio d'abbigliamento, molto luminoso, pieno di capi unici, non c'era un solo abito che fosse uguale all'altro. 

"No, il negozio è di mia sorella, le sto dando solo una mano, avevo una settimana libera e nulla da fare, quindi mi ha chiesto di badare al negozio, tu stai scrivendo qualcosa di nuovo?" 

"Sì, sto cercando di elaborare il lutto, scrivendo di Jieun", ammisi con un mezzo sorriso, era la prima volta che ne parlavo fuori dalla mia cerchia, che il discorso fosse diretto e non pieno di accenni e intuizioni. 

"Ci stai riuscendo?" Chiese con il sorriso sulle labbra, che si spense l'attimo successivo, "scusami non volevo risultare indelicata", aggiunse subito dopo, abbassando gli occhi verso il pavimento.

"Non lo sei stata", mi avvicinai di un passo verso di lei e appoggiai una mano sulla sua spalla in segno di conforto, mi sentii leggermente a disagio, non avevamo molti contatti fisici. "Alcune volte va, altre no, ma adesso riesco a pensare serenamente a lei la maggior parte del tempo", ammisi.

Mi sembrava, di essere meno triste, quando pensavo a lei, di non crogiolarmi nella malinconia, ma forse, era anche dovuto all'essere costantemente con qualcuno, ne avrei avuto prova, quando mi sarei veramente ritrovata sola. Magari trasferendomi da casa di Hoseok.

Moonjae si avvicinò, per poi avvolgermi le braccia intorno alla vita in un sentito abbraccio, carico di uno strano sollievo, il petto si era svuota, come se con quel contatto si fosse portata via qualcosa, ma in uno modo positivo, non trovavo le parole per spiegarmelo. Rimasi abbastanza sorpresa di quel gesto, inizialmente non mi mossi, mentre lei mi stringeva e teneva il viso nascosto nell'incavo del mio collo, in completo silenzio. 

Forse aveva un disperato bisogno di quel contatto, quanto di parlare di Jieun, circondata da persone che non potevano capire il suo sconforto.

Eravamo state unite da un gruppo universitario, che voleva dar spazio a ragazze considerate diverse, spesso con l'unico tratto comune dell'amare qualcuno del nostro stesso sesso e nulla di più.

Un unione forzata pur di non sentirsi soli, ma che aveva portato alla fine ad essere delle estranee. Chiunque di quel gruppo era molto lontano dalle dinamiche d'amicizia più intime, che comprendevano, solo quattro di noi, di cui una ormai deceduta e Yoona, troppo lontana dalla Corea del Sud per raggiungerci.

Ero una vera ingrata ad aver accantonato in quel modo Moonjae, invece che condividere con lei quel dolore ed essere l'una la spalla dell'altra, mi ero rintanata nel mio posto sicuro, con le persone che più amavo, dimenticandomi di lei.

Come al solito, riuscivo a scovare nuovi tratti meschini che mi definivano. 

"Credo che la tua amica ti stia ancora aspettando", mormorò appoggiata alla mia spalla.

Decisi di non muovermi da quella posizione, la strinsi di più a me, eliminando Sooyoung dalla mia testa per qualche altro secondo, volevo godermi quell'abbraccio, restituirle l'attenzione che mi aveva donato in quel piccolo frangente insieme. Meritava un abbraccio più caloroso di quello che le stavo dando.

Anche la sua stretta aumento e dondolammo leggermente, mentre con la mano le accarezzavo la schiena in segno di conforto, mi sentivo una frana nelle interazioni sociali, eppure prima non era così.

"Quando vuoi scrivermi, fallo e basta, non hai bisogno di pensarci molto, i tuoi messaggi sono sempre ben accetti Moonjae", le diedi un bacio sulla guancia, pentendomene quasi in modo immediato.

Avevo lasciato trasparire vecchie abitudini, reduci dai miei giorni in Italia, da mia madre, da Hoseok e Sooyoung, che erano abituati alla mia espansività in amicizia.

Lei non era abituata a tutto questo e quando l'abbraccio finì, notai subito il suo disagio, un segno di conforto, era diventato qualcosa di equivoco per colpa della mia distrazione.

"Lo farò", si limitò a dire. Mi guardai intorno pronta a sprofondare, notando che Sooyoung mi stava ancora spiando da fuori, passeggiava con disinvoltura, mentre si scambiava messaggi con qualcuno.

"Torno dalla mia amica, scrivimi per la nostra uscita", sorrisi e mi avviai verso l'uscita.

Moonjae rimase al bancone, fece un piccolo inchino per salutarmi, contraccambiai in modo goffo, lasciando il negozio e andando nella direzione opposta a quella di Sooyoung, mi allontanai dalle vetrine del negozio, dandomi della stupida mentre mi colpivo la fronte. 

"Nerea!" L'opzione di fermarsi era fuori discussine, volevo allontanarmi da quel negozio, trovare un luogo dove sprofondare nella mia vergogna, per un insulso bacio sulla guancia, non capivo cosa mi fosse preso. 

Davanti a noi un poco popolato Starbucks, sembrava la mia ancora di salvezza, mi fermai sul marciapiede in attesa che il semaforo diventasse verde, così che anche Sooyoung potesse raggiungermi.

"Perché sei rossa?" Chiese guardandomi in faccia, la puntualizzazione mi fece avvampare e di conseguenza, con molta probabilità il rossore era aumentato.

"Ho dato un bacio sulla guancia a Moonjae", mormorai nascondendomi il viso tra le mani. 

"Quindi?" Mi guardò perplessa, ma qualche secondo dopo realizzò, "Siete amiche no? Era solo un bacio sulla guancia, vedrai che non ci ha fatto nemmeno caso", mi diede una pacca sulla spalle e il verde scattò, permettendoci di attraversare e raggiungere il bar. Sooyoung decise di ordinare per entrambe, mentre io mi spostai al piano superiore del locale e presi posto davanti a una delle vetrate che dava sulla strada.

Sprofondai nella poltrona, mentre immaginavo l'indignazione dell'amica al mio gesto intimo, sarebbe sicuramente stata in imbarazzo quando ci saremmo riviste e il mio cervello, avrebbe riproposto la scena, riesumando quel rossore e i miei modi impacciati. 

Portai la mente altrove, allontanandola da quel momento, accantonando il mio imbarazzo e concentrandola su qualcos'altro, mi venne in soccorso il telefono che vibrò in tasca un paio di volte. Sullo schermo comparvero due messaggi di Hoseok, il primo una foto che lo ritraeva a fare la spesa in compagnia di Jungkook, il secondo, mi chiedeva se avessi voglia di cenare insieme a loro. 

Risposi velocemente, facendomi un brutto e veloce selfie, che ricevette in risposta, una serie di foto, volutamente brutte con ortaggi e vari scaffali del supermercato da parte dei due ragazzi, iniziai a ridere, mentre sfogliavo tutti gli scatti.

Sooyoung appoggiò il caffè sul tavolino davanti a noi e prese posto sulla poltrona accanto alla mia, appoggiai il telefono sulla gambe e recuperai il bicchiere sentendomi osservata dalla mia migliore amica.

Presi un sorso del caffè bollente, bruciandomi le labbra. Mi voltai verso di lei sentendomi di nuovo a disagio, consapevole volesse continuare il nostro precedente discorso, scusarsi, far sì che comprendessi quello che voleva comunicarmi.

La verità era che, la settimana si era protratta in modo strano, non era capitato nulla di strano o sconfortante, semplicemente, un mix di emozioni e consapevolezza, mi aveva portata lontana, senza che me ne rendessi conto, elaborando in anticipo pensieri, che ancora dovevo realmente vagliare. 

Forse era iniziato domenica, dopo che Namjoon era venuto a trovare Hoseok a casa sua, con un plico di fogli in mano e la frase: "riprendiamo tra due settimane", il tutto con tono fiero ed entusiasta. 

Anche Hoseok sembrava su di giri e si erano messi a discutere su cosa fosse meglio concludere, iniziare o perfezionare, mentre io fissavo il mio computer, adagiato sulle gambe, dove l'ennesimo foglio bianco mi stava torturando, incapace di capire come continuare la mia storia. 

Avevo provato una stretta allo stomaco, che non avevo percepito come totalmente negativa, sembrava il classico disagio da situazione ignota, qualcosa di nuovo che si apriva davanti a me e forse avevo iniziato a elaborare il momento della mia emancipazione.

Probabilmente, mentre parlavano di progetti futuri, avevo realizzato quanto quelle due settimane dovessero essere il mio vero inizio, perché fino a quel momento ero rimasta in stallo, in un limbo tra la vita e l'insicurezza.

Dovevo far ripartire il mio libro personale, dare una conclusione a quel capitolo e iniziarne uno nuovo, di rinascita o almeno dovevo provarci, se avessi fallito, avrebbe significato non essere abbastanza per la sopravvivenza e di conseguenza Hoseok non mi avrebbe salvato una terza volta.

Quel passo in più, era stato proposto proprio la seduta precedente all'incontro con Namjoon, la psicologa vedendo i miei miglioramenti, aveva parlato di rinascita e spazi personali, di quanto avessi bisogno di rendere soltanto a me stessa.

Credevo parlasse della possibilità di girare in mutande per casa, senza la paura che Jungkook uscisse dal bagno di servizio, dopo una serata alcolica. Invece il concetto era più profondo e quella mia precisazione su JK, aveva portato la psicologa ad appuntare qualcosa sul suo taccuino maledetto, per poi sorridere e precisare fosse la prima volta che usavo delle battute... anche se non lo era. 

Parlava di dipendenza dalle persone ed io ero consapevole di essere dipendente da Hoseok, mentre guardavo lui e Namjoon parlare, mi domandavo come sarei potuta sopravvivere quando lui avrebbe ripreso le sue serrate attività da idolo delle masse.

Saremmo tornati a vederci di rado e stavo faticando ad accettarlo, più delle volte precedenti, ma non potevo fermare il procedere delle vite altrui, solo perché temevo la mia.

Il mio ragionamento si fermò di colpo, mentre l'occhio mi cadeva sulla borsa della mia amica, appoggiata sulle sue gambe, nulla di strano all'apparenza, ma proprio mentre ripensavo al momento in cui Namjoon, era stato a casa nostra e nella mano faceva oscillare delle chiavi, con un ciondolo, identico a quello che lei teneva appeso alla borsa, un campanello scattò. 

Era impressionante come dalla paranoia per il futuro fossi passata a una probabile tresca della mia amica, che a differenza di poco prima, era rimasta in silenzio, mentre attendeva volessi parlare, il tutto mentre messaggiava con qualcuno, ancora una volta. 

Sooyoung non era una ragazza che messaggiava spesso, preferiva le telefonate, ma in generale, con gli amici, dimenticava completamente il telefono e nella mia memoria, avevo solo due occasioni in cui avesse inviato un messaggio, mentre eravamo insieme, cioè solo per rispondere a sua madre. 

Questo aumentava il mio sospetto nei suoi confronti e il mio sguardo curioso, cercò di spiare il suo messaggio fallendo miseramente, senza occhiali il mondo era sfuocato, ma quella mattina li avevo maldestramente rotti e non avevo lenti a contatto per poterli sostituire.

"Quando hai preso questa borsa?" Chiesi rompendo il silenzio, Sooyoung alzò lo sguardo dal cellulare sorpresa di sentirmi parlare.

"Credo a dicembre, l'ho presa per la festa di capodanno", la sollevò per osservarla, allungai la mano per chiederle di porgermela e lei senza esitazioni appoggiò la piccola borsa osservandola con me.

Il ciondolo era identico, rosso come la borsa, come il suo vestito alla festa di capodanno, non differenziava in nulla con quello di Namjoon, non fosse che, nella placchetta in ferro, centrale al ciondolo rosso, avessero due iniziali differenti, lei la N lui la S.

Guardai Sooyoung sorpresa, lei ricambiò perplessa, lo scambio di sguardi durò un minuto pieno, ma lei sembrò non capire, in effetti non avevo detto nulla, qualsiasi ragionamento era nella mia testa e sembravo quasi una pazza con gli occhi sbarrati. 

"Tu e Namjoon?" La domanda era ovviamente retorica, ma lei iniziò a scuotere la testa a negare mimando delle X con le mani, avvalorando ancora di più quella piccola ipotesi, che aveva spazzato via il mio dubbio esistenziale sull'emanciparmi da Hoseok. 

"Lo stai negando in modo troppo evidente, in più hai un ciondolo con la N sulla borsa, che io ricordi non ti chiamo Nooyoung", scherzai vedendola avvampare di colpo. Mi tolse la borsa di mano in modo impacciato, lanciandola sulla poltrona davanti a noi, fiduciosa che il ciondolo venisse nascosto, invece l'oggetto cadde perfettamente in piedi e rivolto verso il ciondolo incriminato. 

"È in tuo onore", provò a difendersi, invano. 

"Bugiarda!" Sorrisi, mi alzai dalla poltrona e recuperai la borsa, "non ti chiederò nulla, finché non vorrai raccontarmelo, ma sono felice, dopo tanti ragazzi problematici, in qualsiasi modo andrà, so che non vi annienterete", Sooyoung non era mai stata brava a giudicare i ragazzi, non quando usava come metro di giudizio il suo bisogno di essere protetta. La mia affermazione non aveva basi su chi appoggiarsi, ma Namjoon non poteva essere come gli altri ragazzi da cui dovevo costantemente metterla allerta, salvarla e portarla via da situazioni pericolose. 

Paradossalmente, l'avevo salvata più io, che quegli uomini che la sua mente aveva incasellato come protettori.

Mi alzai dalla poltrona solo per poter recuperare la borsa, sembrava una cosa carina da fare, scambiarsi dei doni, che probabilmente racchiudevano anche il ricordo di un bel momento insieme.

"Con la fortuna che ho, potrei essere io la problematica", mormorò preoccupata, mentre guardava fuori dalla finestra, "comunque sono state solo un paio di uscite, niente di serio", riacquistò velocemente il suo animo solare, mi strappò di mano la borsa riportandola sulle sue gambe. 

"Siete andati a letto la sera di capodanno!" Affermai. 

Mi bastò uno sguardo per intuirlo, in realtà l'avevo sospettato già la sera di capodanno, quando dopo la mezzanotte e il nostro ritorno nella discoteca, i due erano svaniti, cercati ovunque, per affidare un Jungkook troppo ubriaco a Namjoon, ci eravamo ritrovati a trascinarlo nell'auto di Hoseok e ospitarlo.

"Come fai, ogni volta a capirlo?"

"Sei un libro aperto, per me", mentii in quel caso. Sooyoung per me era sempre un libro aperto, sapevo della sua cotta per Namjoon, del suo tenersi lontana per paura di rovinarlo, anche se non capivo cosa intendesse, me quella volta era stata brava ad occultare le sue malefatte.

Rise alla mia affermazione, consapevole quanto questa cosa fosse reciproca e forse per questo prima, mi aveva chiesto cosa non andasse, nonostante l'apparente tranquillità. 

"Prima, mi sono espressa e comportata male, in una bella giornata", lo disse mentre osservava il ciondolo che pendeva dalla sua borsa, mortificata dall'uso sconsiderato delle parole.

"Avevi ragione, sono un po' lontana in questi giorni, sento di non stare al passo con i miei pensieri", la mia mente sembrava un organo completamente autonomo rispetto alla mia consapevolezza, anche in quel momento faticavo a mantenere il focus, lentamente stavo dimenticando anche perché fossi indispettita. 

"Lunedì è scattato il conto alla rovescia, per le ultime due settimane di vacanza di Hobi, questo mi ha fatto capire che è il momento di fare un'altro passo", lo dissi fissando anche io quel ciondolo, come se potesse donarmi qualche risposta o della agognata lucidità mentale, anche se temporanea. 

"Puoi venire a stare da me se non ti senti pronta", prese la mia mano ed entrambe alzammo lo sguardo sull'altra, mi stava sorridendo e tutto sembrava essersi ristabilito. 

"Se non lo faccio, non sarò mai pronta, vivo sulle sue spalle da dicembre, siamo a febbraio, credo di aver abusato fin troppo di questa situazione", confessai, sicura delle mie scelte o almeno volevo esserlo. "In più non voglio trovarmi a scrivere mentre tu e Namjoon fate sesso nella stanza accanto, non sono pronta a questo", ammisi fintamente scandalizzata. 

"Credo che nessuno sia pronto al sesso con Nam", si fece aria con la mano, alzò lo sguardo al cielo e un piccolo sorrisetto perverso comparve sulle sue labbra. Le diedi una spinta, mostrandomi indignata per la sua allusione.

L'argomento non venne più toccato in quell'uscita e anche a Sooyoung scivolò di dosso, lo accantonammo, perché entrambe avevamo bisogno di allusioni alle prestazioni sessuali del suo amante e di discorsi frivoli, sul mondo del Kpop e dell'intrattenimento in generale.

Ero certa, che anche lei avesse passato notti insonne e piena di paranoie per questa sua nuova avventura, probabilmente, mentre io tentavo di non scivolare nell'ansia del nuovo, lei si aggrappava alla speranza che forse, Namjoon non sarebbe stato l'ennesimo ragazzo di cui aver paura. 

Eravamo evidentemente perse nei nostri problemi, ma in quel pomeriggio, con un pessimo caffè tra le mani, iniziammo a ritrovarci insieme.

  
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