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Autore: fandani03    21/04/2022    1 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9 - Sinergia

Lo Star Kopper continuava incessante il suo viaggio alla massima velocità. Se solo avesse posseduto la velocità fotonica…ma il suo corpo di cyborg non era stato progettato a quello scopo, sarebbe morto in un istante.
Con questo pensiero gorgo continuò la sua folle corsa.
Il Grande Pianeta non era lontano, ma sentiva che non c’era più tempo.
Sperava in cuor suo che non si presentasse alcun intralcio, di non essere avvistato. Erano passati quasi due giorni, chissà cosa stava succedendo. Potevano essere cambiate molte cose. Doveva rimanere vigile. Si sentiva stanco ma tutto dipendeva da lui.
Non doveva distrarsi, né soffermarsi sulle sorti di alcuno di loro. Era necessario mantenere lucidità, solamente in quel modo sarebbe riuscito nella sua missione.
Doveva entrare nel palazzo e piazzare il congegno. Null’altro. A quel punto tutti sarebbero stati in salvo. Eppure…
Avvistò il Grande Pianeta in tutto il suo splendore.

Lacet giaceva in uno stato immobile. Hakka era consapevole che si sarebbe presto risvegliata. Se solo avesse avuto anche solo una vaga idea di come maneggiare quel computer…
Il laser continuava a puntare nella loro direzione, probabilmente si sarebbe attivato nuovamente, da un momento all’altro. Non aveva idea di quale fosse il meccanismo in grado di attivarlo, sapeva solo di dover portare in salvo la Principessa Aurora al più presto. Ma la giovane donna giaceva inerme accanto a lui, ferita. Soffriva e lui non poteva sopportarlo. Si sentiva impotente. Maledizione, per quale ragione i suoi amici non erano ancora arrivati?

- “Dottoressa Kitty, vedo il Grande Pianeta! Coog è giunto fino a voi con lo Star Crow? Dottoressa…Professore, mi sentite?” - non ricevette alcuna risposta. La potenza dell’energia del Grande Pianeta forse interferiva con il segnale. Si ricordò che, una volta nell’orbita del Pianeta, il solo modo per comunicare era tramite le onde di energia galattica. Incredibile, senza il supporto di Aurora, era tagliato fuori da ogni comunicazione. Provò ugualmente a mettersi in contatto con la Regina del Cosmo. Il segnale mandava un ritorno, era attivo. Ma non riusciva ad instaurare un collegamento. Tuttavia, ciò significava che l’astronave era ancora intatta. Ma non vi era cenno di risposta e questo gli conferì ulteriori certezze: Aurora si era svegliata ed era in pericolo.

Il corpo di Coog giaceva da qualche ora nella sala medica del Professor Doggert.
Per certo non si sarebbe mai aspettato di dover riattivare un intero braccio, del quale aveva completamente perso l’uso, quasi tranciato di netto. Non era mai successo, nei tanti anni in cui si era occupato della “manutenzione” di Coog. Era evidente che l’attenzione con cui aveva combattuto era totalmente venuta meno.
- “Professore, come va? Pensate di farcela? Coog tornerà quello di un tempo?”-
- “Certamente! Ma mi serve ancora tempo…” -
- “Non ne abbiamo, Gorgo ha provato a mettersi in contatto ma purtroppo non siamo riusciti a stabilire un buon segnale, è troppo vicino al Grande Pianeta. Dobbiamo fare in fretta, una volta atterrato inizierà le manovre diversive per installare il nuovo congegno. Il supporto di Coog potrebbe essere essenziale.” -
- “Ne sono perfettamente consapevole, ma non è mettendomi fretta che lavorerò meglio, dovreste saperlo…Dottoressa.” -
La guardò stizzito, sollevando gli occhiali che lo riparavano dalle scintille del laser riparatore. Con il suo consueto fare scorbuto che, stavolta però, lasciava trapelare una seria preoccupazione. Non voleva darlo a vedere, ma era preoccupato quanto lei, aveva il serio timore di non risolvere i problemi di Coog e non se lo sarebbe mai perdonato. Quel ragazzo doveva tornare a vivere, e doveva farlo in fretta. Si rimise gli occhiali sugli occhi e continuò il lavoro minuzioso che stava svolgendo da circa due ore.
Kitty lo osservò, certa che presto tutto si sarebbe risolto.
Lo Star Kopper entrò nell’atmosfera del Grande Pianeta. In breve riuscì ad atterrare nell’area più distante da ogni possibile avvistamento, persino Hakka non si sarebbe accorto della sua presenza. Con il congegno stretto tra le mani e il suo tridente spaziale ben in pugno, iniziò la sua corsa disperata in direzione della Regina del Cosmo.
Non si stupì quando la trovò deserta. Tutto era attivo, ma non c’era traccia di Hakka. Le cose erano andate come temeva, probabilmente dentro al palazzo della Regina si stava già consumando una tragedia. Non c’era più tempo.
Non aveva più nulla da perdere e decise di attivare il segnale radar della Regina del Cosmo:
- “Dottoressa Kitty, mi ricevete? Non c’è traccia di Hakka. Non ho scelta, devo entrare nel Palazzo e provare a piazzare il dispositivo sperando di non essere ucciso prima. Dite a Coog che conto su di lui…” -
- “Gorgo! Ti riceviamo…dev… …tento, perch……   arriv….più presto..” -
- “Dottoressa, non riesco a sentirvi. Spero che voi abbiate sentito me. Vado.” -
Mestamente spense il collegamento.

Quella voce gli continuava a risultare familiare ma non riusciva a mettere a fuoco nulla, persone, eventi. Dove si trovava?
La mente di Coog stava riprendendo lucidità. Stava tornando tra i vivi.
Il movimento rapido ma appena percettibile non sfuggì allo sguardo attento del Professor Doggert.
- “Eehii, Coog, riesci a sentirmi? Accidenti, ragazzo mio, era ora che ti risvegliassi!” - una piccola lacrima si nascose tra le pieghe del viso e della barba del canuto scienziato.
- “Professor Doggert, che cosa è successo?” -
- “E’ la prima volta che mi chiami Professore, sei certo di sentirti bene?” -
- “Credo di sì…mi aiuti, la prego…” - con l’aiuto di Doggert il cyborg riuscì a sollevarsi e, seduto sul lettino, continuava a guardarsi attorno, cercando di comprendere dove si trovasse e cosa fosse successo. In un attimo, però, alcune immagini gli giunsero prepotenti.
- “Aah, Aurora! Devo andare, è in pericolo!” - tentò di scendere balzando dal lettino, ma fu trattenuto.
- “Fermati, Coog!” - la voce della Dottoressa Kitty giunse a sorpresa, attirata dal risveglio del ragazzo - “Non devi affrettarti, sarebbe controproducente. Professore, cosa dovete fare ancora?” -
- “Devo terminare il ripristino del braccio, dopodiché potremo lasciarlo andare.” - “Il braccio? Cosa??” - Coog osservò il suo braccio, ancora non rimarginato da una ferita che era in corso di cure.
- “Non riesco a ricordare nulla, non è possibile.” -
- “Lo è, ho fatto sì che i tuoi circuiti si azzerassero, in modo da consumare il minor quantitativo di energia possibile. Non appena avrò finito con il braccio, proverò a ripristinare ogni cosa in te, non temere.” -
- “Non comprendo, gli avete cancellato la memoria?” -
- “Niente affatto, solamente i ricordi recenti, quelli che riguardano gli scontri fisici che l’hanno portato a questo stato. Quelli che l’hanno reso più debole e esposto.Il resto è intatto, o almeno credo che lo sia…” -
- “Se ho capito bene, avete azzerato anche i ricordi dolorosi. Coog, cosa ricordi?” -
- “Ricordo che voi, Dottoressa, avete perso i contatti con la Principessa Aurora, e che ho deciso di partire alla volta del Grande Pianeta…che altro è successo?” -
- “Dannazione, allora i ricordi persi sono molti di più…dovremo intervenire diversamente.” -
- “Ma quanto tempo ci vorrà?” -
- “Quanto necessario, Dottoressa Kitty. Coog deve tornare in battaglia al massimo delle sue forze…” -
- “Non capisco, quale battaglia?” -
- “Non temere, Coog, tornerai come nuovo in men che non si dica!” -
- “Se lo dice lei, Assistente…!” -
- “EEECCCo, lo sapevo, stai già tornando ad essere il vecchio Coog…!” -
Nel mentre le cure al braccio proseguivano, Coog sentiva crescere in lui una ritrovata forza. Si sentiva sempre più pieno di energia e sapeva di poter saltare giù da quel lettino da un momento all’altro.
Ma, mentre il vecchio scienziato tentava il tutto per tutto per ripristinare il suo corpo al meglio, le immagini continuavano ad invadere la mente di Coog. Non riusciva a metterle insieme tra loro. Sentiva che qualcosa di brutto era accaduto. D i colpo le immagini cominciarono a scorrere davanti ai suoi occhi.
Non riusciva a comprendere.
- “Aurora! Cosa succede? Professore? Ora ricordo…cosa è successo a Aurora? Dannazione, fatemi scendere…” - con impeto e dando fondo alle sue energie si fece largo e scese di colpo. Si affacciò all’oblò della Nave spaziale. Gli occhi osservarono lo spazio buio e vuoto e di colpo si aprirono sbarrati.
Tutto ciò che aveva dentro uscì fuori in un sussurro disperato e carico di rabbia.
- “La Regina Lacet!” - stringeva forte i pugni - “Le ha fatto del male, era ferita, l’ho vista. Maledetta, morirai, e morirai per mano mia…Devo andare, toglietevi di mezzo!” -
- “Coog, ora sei pronto, ma mi devi ascoltare, prima di andare. Ci sono molte cose che devi sapere.” -
- “Non c’è tempo...parleremo quando sarò sullo Star Crow e mi spiegherete tutto. Devo andare.” -
- “Cooog, ascolta bene!” – aggiunse concitato e in preda al panico il Professor Doggert - “potrai utilizzare la velocità fotonica. Ma non dovrai arrivare all’accelerazione atomica. Hai capito, Coog? Non devi farlo per nessun motivo. Non sono stato in grado di analizzare esattamente cosa ti è accaduto e non sono certo di averti riportato al tuo stato ottimale. Ora sei in grado di combattere. Ma se il tuo corpo fosse sottoposto ad un’ulteriore accelerazione atomica, io…” -
- “Cosa? Cosa succederebbe? Potrei morire definitivamente?” -
- “Potrebbe succedere…” -
- “Ho capito. Vorrà dire che cercherò di non morire…! Non state in pena per me…” - disse voltandosi un’ultima volta - “Ce la farò, e la salverò..” -
- “Ne siamo certi, siamo con te.” - aggiunse accorata Kitty.
Non era forse questo il compito di un cyborg? Non erano forse stati creati e progettati per proteggere gli essere umani e sacrificarsi in caso fosse stato necessario? Se Aurora si fosse salvata, a discapito della vita di uno di loro, sarebbe stato tragico ma ineluttabile. Sperava solo che Aurora potesse, nel caso, superare quella perdita.
Ma sarebbe andato tutto bene, il cuore di Kitty seguì il volo dello Star Crow

- “Star Crow!!” – si sollevò in volo, a velocità normale.
Non voleva morire, certamente non desiderava altro che vivere. Per salvarla ma non solo per questa ragione. Doveva rivederla e doveva dirle tutto ciò che, fino a quel momento, non era riuscito a dire. Ma le circostanze erano cambiate, ora sentiva di poterlo fare.
Doveva vivere fino a quel momento. Ma, per poter arrivare in tempo, non aveva scelta che procedere alla velocità fotonica. Lo Star Crow aumentò repentinamente la sua velocità e lo schiacciamento e la sensazione opprimenti che sentì in quel momento, sapeva di non averla provata in passato. Era chiaro che il suo corpo era molto provato. Doveva resistere.

Con estrema fatica Aurora sentì la mente tornare lucida. Intravide la figura di Hakka. Non aveva sognato, quindi. Allungò una mano verso il suo prode amico.
- “Hakka, sei qui…” - disse con voce delicata ma debole.
- “Principessa, come ti senti? Sono certa che Gorgo e Coog stiano arrivando. Ma dobbiamo allontanarci da qui…” - provò a sollevarla ma la giovane lanciò qualche piccolo grido di dolore, probabilmente soffriva per le ferite riportate.
- “Accidenti, non dovrei muoverti, credo tu abbia diverse fratture. Maledizione. Non so cosa fare…” -
- “Ascoltami Hakka, lasciami qui. Corri alla Regina del Cosmo e cerca di metterti in contatto con Coog e Gorgo.” -
- “Non posso lasciarti sola…” -
- “Ti prego, Hakka, come ai vecchi tempi, ti prego di fare quel che ti dico…” - lo sguardo di Aurora si fece più intenso. Hakka non riusciva a comprendere. Ma un improvviso guizzo gli passo per la mente. Lei voleva che si allontanasse, voleva essere sola per fare da esca.
Gli occhi di Aurora avevano captato, alle spalle di Hakka, il movimento di un’ombra longilinea e rapida. Non poteva che essere Gorgo.
Aurora comprese che era necessario che Gorgo non fosse scoperto. Doveva essere il loro vantaggio. La Regina Lacet doveva credere che né Coog né Gorgo fossero ancora giunti sul Grande Pianeta. Solo così, forse, avrebbe abbassato la guardia, certa di avere di fronte a sé l’unico dei tre cyborg non abbastanza forte da ucciderla. Il quale era corso a chiedere aiuto ai suoi amici, lasciandola sola e indifesa.
Hakka, diversamente dal suo solito, comprese in fretta!
- “D’accordo, principessa, farò come mi chiedi. Ma accidentaccio se non sono d’accordo. Quella maledetta potrebbe risvegliarsi in breve, potrebbe farti del male…” -
- “Devi solo fare in fretta! Io sono così stanca, non posso muovermi, devi riuscire a contattare Coog e Gorgo.” -
Hakka eseguì gli ordini con finto disappunto. Si alzò di colpo e si diresse verso l’uscita.
Aurora rimase immobile ancora per qualche istante. Era certa che Lacet si sarebbe risvegliata in breve tempo e non riusciva più a capire dove fosse Gorgo. Ma doveva riuscire a sfruttare questo piccolo vantaggio.
Le mani di Gorgo avevano cominciato ad armeggiare da qualche minuto. Aveva udito ciò che accadeva ma non doveva deconcentrarsi. Il suo compito era pregnante. I suoi occhi scintillavano per l’ansia e per la concentrazione. Il sofisticato meccanismo messo a punto dalla Dottoressa Kitty aveva lo scopo di disabilitare la scheda madre. Mentre le sue mani si muovevano per collegare i due processori, un pensiero gli passò fulmineo. Una volta disabilitato sarebbe stata necessaria una concentrazione molto elevata di energia, per distruggerlo. Questo lo sapevano prima di partire. Ciò che non avevano messo in conto era di trovarsi privi del tuono astrale di Coog. Se non fossero riusciti a distruggerlo, il computer avrebbe sferrato un altro attacco.
Doveva trovare un modo per guadagnare tempo. E doveva sfruttare tutte le sue capacità per gestire quel congegno e reimpostare il computer a suo piacimento. Lo sguardo gli si illuminò e un astuto sorrisetto gli sollevò un angolo della bocca.
Finalmente ebbe terminato il suo compito. Si sentiva oppresso e stanco, ma fiero di se stesso. Si voltò di scatto e corse verso la Principessa che giaceva ancora a terra.
Quando Aurora se lo trovò di colpo davanti, non gli parve possibile di poter essere in salvo.
- “Gorgo! Sei qui anche tu!” -
- “Principessa!” - gli occhi luccicarono per la gioia. Poteva nuovamente udire la sua voce. Si gettò accanto a lei, chinandosi.
- “Stai bene? Sei ferita?” -
- “Non preoccuparti per me…” -
- “Dobbiamo allontanarci, devo portarti in salvo.” -
- "Gorgo..." - quello sguardo, quasi supplichevole. Gli ci volle un istante per comprendere cosa voleva chiedergli.
- "Coog è arrivato qui molto prima di me..." -
- "Dici sul serio?" -
- "Non è potuto intervenire per non mettere a rischio la tua vita, ma è dovuto tornare dalla Dottoressa Kitty..." -
- "Gorgo, io..." -
- "Non dire niente. Io, però...Nulla... Lui tornerà da te. Devi avere fiducia."
Non aggiunsero altro.
Tutto stava accadendo in pochi attimi e, mentre quelle brevi parole venivano pronunciate, con un guizzo improvviso Lacet aveva riaperto gli occhi.
Probabilmente non aveva più molta energia, ma la figura che si sollevò, alle spalle di Gorgo, non sfuggì allo sguardo stanco ma attento di Aurora.
- “Gorgo, attento!!” -
Gorgo si voltò di colpo e fece un balzo all’indietro. Impugnò la sua arma e cominciò a far fuoco su quella creatura che proprio non voleva morire.
Ogni colpo inferto sembrava non scalfirla, continuava ad avanzare senza timore alcuno.
Il segnale che aveva attivato sarebbe dovuto giungere alla Dottoressa Kitty affinché fosse lei ad attivare il comando decisivo. Eppure qualcosa stava andando storto. Il computer stava sferrando un forte attacco e non sapeva quanto a lungo avrebbe potuto schivare il laser. Senza riuscire ad attivare il congegno, sarebbe stato tutto inutile.
- “Non funziona, il segnale è troppo debole. Aurora…!!” -
La principessa capì, era il momento di agire. Non aveva più il suo diadema ma era certa che non sarebbe stata necessaria.
Chiuse gli occhi e fece appello a tutte le sue risorse. Il diadema cominciò ad illuminarsi. Erano all’interno del palazzo reale del Grande Pianeta, il cuore pulsante dell’energia galattica. Aveva con sé tutto il potere di cui aveva bisogno, doveva solamente incanalarlo.
Una luce accecante si irradiò in tutta l’area circostante. L’intero palazzo ne fu avvolto.
Il Grande Pianeta cominciò a risplendere in modo impressionante. L’energia galattica non era mai stata più potente.
Le vribrazioni prodotte dall’energia galattica springionata avevano destabilizzato la Regina Lacet e le sue poche forze, ma non si era ancora ata per vinta e stava avanzando verso di loro.
Sulla Base spaziale la Dottoressa Kitty captarono immediatamente quell’enorme potenza in arrivo.
- “Aurora è viva e sta incanalando energia per consentirci di arrivare a loro… dobbiamo avviare il congegno. ORA! Solo così Gorgo e Hakka potranno distruggere il computer!” -
l pulsante fu premuto, il contatto era stato stabilito. Il congegno applicato da Gorgo cominciò a lampeggiare.
Non sapeva, Gorgo, cosa sarebbe successo a quel punto. Sapeva solamente di avere meno di trenta minuti per disintegrare il computer.
Quando la scheda madre di disabilitò, anche Lacet cadde nuovamente a terra. Non era morta, non ancora, ma questo gli permise di sferrare l’attacco.
Aurora si riparò in un angolo del palazzo, Gorgo continuava a far fuoco.
- “Tridente spaziale! Missili portatili…” -
Hakka arrivò provvidenziale. L’attacco partì da un doppio fronte.
- “Sfere eplosive!!” - dal suo Star Bood anche Hakka tentò di dare il suo contributo. Il computer venne destabilizzato cedendo in alcune sue parti, ma non accennava a volersi distruggere.
- “Dannazione, abbiamo bisogno di Coog!” – gridò Hakka.
- “Arriverà, ne sono certo! Non fermarti!” –

- “Che diamine starà succedendo?! Dobbiamo metterci in contatto con Coog!” - la povera anima in pena di Doggert camminava da un lato all’altro di quella piccola sala.
- “Coog, rispondi, riesci a sentirmi?…non risponderà, non con la velocità fotonica.” – disse Kitty scuotendo la testa, in preda ad un totale sconforto.
- “Può farlo…a meno che, non abbia inserito l’accelerazione atomica..” -
Si guardarono. Lo stesso pensiero attraversò la mente di entrambi.
- “Santo cielo, Coog, non avresti dovuto farlo. Ma dovevo aspettarmelo!” -
Pochi istanti prima del tentativo di collegamento da parte della Base spaziale, Ian Coog aveva pronunciato quel comando.
Sono ancora troppo lontano, non arriverò mai in tempo. Devo farlo.
Aveva stretto gli occhi e ripensato al viso di Aurora, la stessa immagine che aveva visualizzato con chiarezza quel giorno, sulla Terra, poco prima di intraprendere questa missione. Il volto della sua amata che, per certo, si trovava in pericolo. Qualunque cosa gli fosse successa, sarebbe valsa la pena rischiare il tutto per tutto pur di salvarla. Lei doveva salvarsi.
Accelerazione atomica.
Aveva pronunciato quel comando piano, quasi un sussurro. Il suo corpo sentì quella forza opprimente che avrebbe potuto devastarlo. Chiuse gli occhi.
 
  
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