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Autore: Giovievan    24/04/2022    0 recensioni
Ho impiegato molti anni e fin troppa sofferenza a farmene una ragione ma finalmente l’ho capito: il mio destino non è mai stato quello di essere Perfetto. Io sono nato per essere il padre degli dei. Il mio unico compito, la mia missione, è rendere reale la Leggenda, e ci proverò fino all’ultima goccia del mio sangue.
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Durante l'inverno più rigido che Arcos abbia mai vissuto Cold decide di infrangere la legge arcosiana per generare l'Essere Perfetto, il mutante che secondo la leggenda avrebbe una tale potenza da poter diventare padrone dell'intero Universo.
È così che nonostante le resistenze, in particolare quelle di Cooler, Freezer prende vita possedendo l’immenso potere che Cold sognava di generare da sempre. Ma le cose si fanno più complesse del previsto e lentamente tutto scivola fuori controllo...
Genere: Dark, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Re Cold
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
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14.
Il peso del mondo


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Non avevo mai provato in vita mia la necessità di scappare dalla superficie di Arcos, non finora. Adesso, però, sento che questo posto non è e non sarà mai più sicuro come prima; forse non sarò più libero di meditare tra le tempeste come facevo fino a pochi giorni fa. E chissà quante cose cambieranno da oggi in poi…
Ho un orribile groppo in gola mentre sfreccio tra la neve seguito da mio figlio; le mie preoccupazioni sovrastano persino quelle di finire catapultato in una tempesta improvvisa. Ciò che è appena accaduto è di una gravità immane ed è tutta colpa mia, una colpa a cui non potrò mai più porre rimedio.
Maledetto Freezer, maledetto Snow, maledetta la mia esistenza!
Spero che la Città Sotterranea non abbia subito danni, ma sono sollevato se penso a quanto sia stato previdente allontanarsi il più possibile da ogni area pericolosa. In ogni caso, però, nei tunnel devono aver sentito il terremoto. È impossibile che sia passato inosservato, dato che l’intero Pianeta ha tremato sotto quel colpo spaventoso.
Devo rientrare il prima possibile per capire l’entità del danno: questo è il mio unico pensiero quando sposto la pietra che ci riporterà nel tunnel, e vi metterei piede se qualcosa non mi si stringesse attorno al braccio con fermezza.
Mi volto. Cooler è lì, lo avevo quasi dimenticato. Sul suo volto c’è un miscuglio di sentimenti, decisamente più negativi che positivi, che non riesco a comprendere. Eppure mi poggia una mano sulla spalla, liberandomi il braccio dalla stretta della sua coda, e il suo calore mi trascina di nuovo con i piedi per terra.
«Padre, respira.»
Mi sforzo a farlo, anche se mi riesce difficile. Tra tutte le mie colpe, quella verso di lui è la più dolorosa: più lo guardo più penso che sono stato ingiusto nei suoi confronti. Eppure c’è una nota stonata in tutto questo. Perché continua a starmi vicino senza accusarmi? Come può non essere in collera con me?
«Qualsiasi cosa accada, troveremo una soluzione» mi dice. «Cosa vuoi fare?»
«Non lo so» sono costretto ad ammettere. «Devo… devo dar loro una spiegazione per evitare che si insospettiscano e decidano di indagare.»
«Perfetto. Allora preoccupati solo di questo. Al resto penso io.»
«A quale resto?» non riesco a trattenermi dal domandare. Se ha intenzione di mettersi in pericolo non glielo permetterò mai.
«Parlerò con Hailstone. Elaboreremo un piano d’azione. Respira, padre. Torno presto.»
Senza esitazioni torna indietro, lanciandosi nella neve nella stessa direzione da cui siamo arrivati. Non ho i riflessi abbastanza pronti da lanciarmi all’inseguimento; resto immobile, i piedi immersi nella neve che si accumula sulle mie spalle e sulla mia testa, i polmoni vuoti che riempio con una boccata gelida.
Respiro. Non so cosa Cooler abbia in mente, ma non ho altra scelta se non fidarmi di lui.
Quando rimetto piede nel mio quartiere tutti sono fuori casa e si guardano attorno, impauriti, senza sapere cosa fare. Appena mi vedono mi accerchiano in decine, forse curiosi, forse preoccupati per me dato che mi sapevano fuori fino a poco fa… e se c’è una cosa certa è che, qualsiasi fosse la fonte di quella scossa, deve aver colpito l’esterno. Non c’è dubbio.
«Gran Cold!» mi si avvicina l’anziano Raindrop, da tempo mediatore tra me e la popolazione. «Stai bene?»
«Sì, sto bene» annuisco. Centinaia di occhi curiosi e spaventati sono puntati su di me. L’unico mio sollievo è che in questo momento sono così sconvolto che nessuno potrebbe dubitare della mia innocenza.
«Abbiamo sentito un boato!» grida qualcuno in mezzo alla folla.
«Cosa è successo, Gran Cold?»
«Tremava tutto!»
«È stato terrificante!»
«Silenzio, per favore!» urla Raindrop, avvicinandosi a me di un altro passo. «Gran Cold, cosa è accaduto? Eri l’unico là fuori che potrebbe aver visto…»
Nella mia testa scorrono rapidi tutti i possibili scenari legati al modo in cui risponderò. Potrei dire di non aver visto nulla ma sarebbe la peggior scelta possibile: il Ministero dei Clan non potrebbe far altro che indagare, e anche se dubito che in genere si spingerebbe in superficie fin dove mi sono spinto io con Freezer, in questo caso potrebbe decidere di farlo. E di una cosa sono certo: i Clan non si fermeranno finché non avranno trovato una spiegazione. Hanno troppa paura di un attacco alieno per sottovalutare una cosa del genere. Ecco perché devo essere convincente.
Decido di giocarmi l’unica carta che ho davvero a disposizione.
«Ero a meditare, come al solito» dico, tentando di domare le emozioni «quando qualcosa è calato dal cielo lasciandosi dietro una scia. Credo fosse… una meteora, o un asteroide… credo si sia schiantata al suolo.»
Vedo la confusione attorno a me mutare in molte altre cose. Alcuni sospirano di sollievo; forse il solo aver ricevuto una spiegazione li rende più rilassati. Altri, però, non sembrano dello stesso avviso.
«E se fosse un’astronave?» chiede una voce al centro della mischia. Il nuovo, pericoloso dubbio inizia a rimbalzare da un cervello all’altro, incontrollabile. La folla si muove come un unico essere mostruoso in un vortice di assensi.
«No, non sembrava…» provo a intervenire, ma non mi ascolta nessuno. Ormai il dubbio ha iniziato ad avvelenare la mia gente e non andrà via.
«Devi convocare un’Assemblea straordinaria» mi suggerisce Raindrop, e io so che non posso negare. In effetti in ogni quartiere della Città Sotterranea starà risuonando questa stessa disperata richiesta, adesso.
Annuisco, non ho valide motivazioni per desistere.
«Così sia!» urlo, e tutti si zittiscono in un attimo. «Ne parleremo in Assemblea e decideremo cosa fare. Ma non c’è nessun pericolo, state sereni!»
«Lo speriamo, Gran Cold» si inchina dinnanzi a me il mio consigliere.
Inizio a camminare verso il palazzo del Ministero. La mia speranza di mettere a tacere questa faccenda è sfumata, ormai… ma posso provare a ridurre i danni. La mia testimonianza deve essere impeccabile.
Solo mentre mi avvio mi aggredisce una terribile consapevolezza. Hailstone e Cooler sono ancora là fuori, da qualche parte, e non so neanche se Freezer sia vivo. Che succederebbe se decidesse che una sola sfera letale non fosse abbastanza? Se provasse a scagliarne un’altra, o peggio, se facesse loro del male?
Non posso permettermi di sembrare così sconvolto. Chiudo gli occhi, muovo un passo dopo l’altro. Sento il peso del mondo sulle mie spalle.
Respira.
 
 
* * *
 
«Era un oggetto compatto, di medie dimensioni. Sembrava una meteora, anche dalla scia.»
Arctic e Frostbite annuiscono mentre Tempest ascolta con un pericoloso interesse.
«Da che direzione è arrivato?» mi chiede, e questa suona come una trappola in cui non devo cadere. Per mia fortuna sono abbastanza informato su come funzionino le faccende spaziali.
«Da nord-ovest. Anche per questo sono certo sia una meteora: arriva proprio dalla direzione del Grande Ammasso.»
«E si è schiantata al suolo?» incalza Tempest. «A che distanza da te?»
«Non so quantificare. Era abbastanza distante da non danneggiarmi, in ogni caso.»
«E come mai Hailstone non è qui?»
Ingoio un groppo rovente. L’ultima cosa che volevo era parlare di lui, dato che qualsiasi cosa diciamo potrebbe metterlo in pericolo, ma non ho scelta.
«Anche lui era all’esterno, ma non con me. Stava allenando mio figlio Cooler.»
«Capisco. Spero stiano bene. Quanto sei certo di ciò che dici, Cold? Saresti pronto a giurare che quella fosse una meteora?»
Un’altra potenziale trappola. Non so cos’hanno in mente, non so nemmeno se prevedono di portare avanti una ricognizione in ogni caso. Giurare vorrebbe dire mentire consapevolmente, e non è una scelta saggia.
«Non posso giurarlo. Ero troppo distante.»
«Ottimo. Allora non possiamo che procedere. Il pericolo di un attacco è troppo alto per restare con le mani in mano. Non possiamo permettercelo.»
Arctic e Frostbite si scambiano uno sguardo che non riesco a decifrare.
«Cosa suggerisci?» domanda Arctic. Tempest non esita neanche un attimo prima di rispondere.
«Dato che il mio Clan è responsabile dell’avanzamento scientifico, disponiamo delle navette più rapide di Arcos. Le utilizzeremo per setacciare il Pianeta alla ricerca della meteora. Se la troveremo non ci sarà bisogno di ulteriori ricerche.»
E se non la trovaste?
Il cuore mi martella in petto con una violenza inaudita. Respira, mi ripeto, ma non è mai stato più difficile di così.
«Sembra l’idea migliore» annuisce Frostbite.
«Ottimo, perché ho già dato l’ordine. Mi perdonerete per la mia iniziativa, ma l’urgenza della situazione richiedeva di essere rapidi ad agire.»
Tempest mi sorride e non ho abbastanza prontezza per fare altrettanto. Non mi sfugge che in quel sorriso non ci sia traccia di complicità o consolazione… sembra quasi che mi stia dicendo vediamo cosa farai adesso.
L’erede di Gust non ha mai provato simpatia nei miei confronti. Sono certo che il padre gli abbia lasciato in eredità un bel po’ di dubbi sul mio conto, anche se la lezione gli è servita, dato che non ha mai provato a esternarli negli ultimi tre anni. Eppure Tempest sa, e se non sa, sospetta. Ne sono sicuro.
«Certo, hai fatto la cosa giusta» dice Arctic. «Quando potrai darci risposte?»
«Appena i miei rientreranno. Entro sera.»
Mi sforzo ad annuire, una volta tanto. Non devo sembrare contrariato o sarà palese che sto fingendo.
«Non sei preoccupato per tuo figlio e il tuo amico, Cold? Non mi hai chiesto di cercarli.»
Sia Frostbite che Arctic si voltano verso di me, forse si stanno ponendo la stessa domanda o sono solo semplicemente curiosi. Io invece avrei voglia di schiaffeggiare questo ragazzino impudente che mi sta apertamente accusando, proprio come fece quel bastardo di suo padre prima di lui.
«Erano vicino all’ingresso e so dov’è caduta la meteora. Era troppo lontana perché potesse far loro del male. Rientreranno quando lo desiderano.»
«Oh, ma questa è un’ottima notizia! Se sai dov’è caduta, perché non ci conduci lì?»
Ancora quel sorriso, ancora quella sfida. D’improvviso ho la sensazione non solo che Tempest sospetti di me, ma anche che voglia tenermi d’occhio. In ogni caso, il non ritrovare quella dannata roccia spaziale non getterà su di me alcuna accusa immediata; l’unico problema è che ritarderà il mio incontro con Cooler ed Hailstone. Spero che, qualsiasi sia il loro piano, non sia immediato… e soprattutto che riescano a tenere a bada Freezer almeno per qualche ora.
«Certo. Posso guidarvi.»
«Ottimo! Andremo subito, se voialtri siete d’accordo.»
«Lo siamo. L’Assemblea è sciolta fino a nuove informazioni» sentenzia Arctic.
Sono libero, ma non mi sono mai sentito così in trappola. Tempest mi fa cenno di seguirlo e assieme ci dirigiamo all’esterno, verso il suo quartiere, verso dubbi a cui non so ancora dare risposta.
Finché non mi parla.
«Io so tutto» mi sussurra, assicurandosi che nessuno senta. «So che mio padre aveva ragione. So che sei stato tu a farlo ammazzare. So che non sei altro che una minaccia che Arcos deve eradicare, Cold, assieme a quel bugiardo di Hailstone.»
«Sei pazzo proprio come tuo padre» è l’unica risposta che riesco a dargli. E lui ride, proprio come poco fa in Assemblea. Un sorriso assurdamente pericoloso.
«Lo vedremo.»
Non aggiunge altro. Sfreccia davanti a me, costringendomi a stargli dietro aumentando l’andatura, ma il mio cuore è così pesante che sembra attrarmi al suolo.
Respira.



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Prossimo capitolo:

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