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Autore: Red_Coat    25/04/2022    1 recensioni
"Per tutto questo tempo ho passato ogni singolo giorno della mia vita cercando un modo per riunirmi alla mia famiglia. Per riavere mia madre e mio padre, e dire loro quanto mi siano mancati. Ho speso tutto quello che avevo ... pur di poterli salutare un'ultima volta.
Se sono arrabbiata?? Si. Decisamente. Mi fa rabbia che anche il più grande potere del mondo non sia in grado di far nulla per aiutarmi!"
Emilie Gold è l'unica figlia femmina del Signore Oscuro e della sua amata Belle. Cresciuta nell'amore, curiosa come sua madre e abile nella magia come suo padre, ben presto si renderà conto di quanto il tempo possa essere paziente medico e al contempo spietato nemico. E nel tentativo di rendere possibile l'impossibile, scoprirà quanto il prezzo della magia possa essere alto, e quanto il Maestro tempo possa realmente cambiare anche il più oscuro dei cuori.
(coppie: SwanFire; RumBelle. Questa storia è una rivisitazione degli eventi della serie, potrebbero esserci spoiler così come potrebbero esserci coppie canon mai nate o fatti importanti della trama mai accaduti. Il punto di partenza dalla fine della terza stagione.)
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Baelfire, Belle, Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Episodio IX - Lucertolina


Passato, 
Regno ai confini della magia. 
Una settimana dopo la scomparsa di Tremotino... 
 
Quattro colpi cauti ma decisi sulla porta in legno dell'ingresso. 
Gideon, intento a lasciar andare i pensieri su uno dei libri della sua università, alzò il capo e si corrucciò, stranendosi. 
Guardò la porta aperta alla sua sinistra, che dava sulla camera da letto ch'era stata dei suoi genitori. 
Emilie era ancora lì, esattamente come l'aveva lasciata. 
Chiusa in un cupo silenzio dal suo ritorno, aveva versato tutte le sue lacrime durante la sepoltura dell'amato padre, poi aveva smesso e si era assentata totalmente, stringendo il cuscino con ancora il suo odore al petto. 
Non dormiva da giorni, i suoi occhi erano cerchiati da profonde occhiaie nere e, nonostante gli svariati tentativi di Gideon, ignorava perfino il brontolio del suo stomaco. 
Se ne stava lì a fissare il muro e le foto dei suoi genitori ancora insieme appese nelle loro cornici, le ante delle finestre chiuse e uno sguardo cupo, assente. 
Quando sentì bussare sembrò non accorgersene nemmeno.  
Il giovane uomo sospirò, alzandosi e andando ad aprire. 
Si ritrovò davanti l'Uncino del Desiderio e sua figlia, Alice, con un sorriso rammaricato sul volto.  
 
«Ciao Gideon» lo salutò cordiale la ragazza. 
«Come va, compare?» aggiunse il Capitano, battendogli una pacca sulla spalla con la mano buona. 
 
Gideon stava per rispondere, ma un rumore lo distrasse. 
Emilie si era alzata e ora sulla soglia della camera da letto fissava i nuovi ospiti con truce odio. 
Nel rivederla, vestita di pelle nera, pallida, e così diversa dalla ragazza solare che aveva conosciuto, Alice perse totalmente il sorriso. 
Uncino si scurì, irrigidendosi.  
 
«Che ci fate voi qui?» li accolse, offesa a morte. 
 
La prima a farsi coraggio, dopo un istante di esitazione, fu Alice. 
 
«Noi... siamo venuti per voi. In realtà, volevo sapere come stavi» le disse aprendosi in un sorriso. 
 
Un ghigno cattivo si dipinse sulle labbra della figlia di Tremotino. 
 
«Oh, ma che gentile!» la schernì, aggiungendo poi «Come sto? Dunque, vediamo... sono viva, già questo dovrebbe essere un ottimo risultato per voi. No?»
«Emilie...» mormorò contrariato Gideon, cercando un contatto visivo con sua sorella che però non trovò. 
 
Al contrario, lei lo ignorò totalmente per concentrarsi solo su Uncino, che con espressione fortemente rammaricata soggiunse tristemente. 
 
«Ascolta, Emilie. Mi spiace molto per come sono andate le cose, io...»
 
Il ghigno sulle labbra della giovane divenne una smorfia disgustata. 
 
«Ah davvero? Ti dispiace?» lo incalzò «Chissà perché non riesco a crederti neanche un po'. Per tutta la tua vita hai cercato di ucciderlo, e ora ci sei riuscito. Congratulazioni, Capitano!»
 
Uncino scosse il capo, alzando le mani come per calmare una bestia imbizzarrita. 
 
«No, no Principessa. Noi eravamo amici, davvero. Avevamo rinunciato alla vendetta.»
 
Nel sentirsi chiamare in quel modo da lui, la mente di Emilie perse definitivamente ogni contatto con la realtà. 
 
«Solo mio padre poteva chiamarmi così!» urlò, scagliandogli contro un'onda di energia che lo fece rimbalzare contro la parete alle sue spalle. 
 
La botta fu così forte che ne rimase stordito, così da permettere a lei di raggiungerlo e strappargli il cuore dal petto. 
 
«Emilie, no!»
«Per favore, no!» 
 
Urlarono allarmati Gideon e Alice, ma lei li minacciò. 
 
«Non fate un solo passo o lo riduco in polvere!»
 
Era fuori di sé. Ma quando vide l'anello di suo padre che ancora portava al dito brillare e il cuore fare lo stesso, capì che non sarebbe mai stata in grado di farlo. 
Quello era il suo cuore. Il cuore di Tremotino, anche se ora dava la vita a Killian Jones. 
E all'improvviso si sentì persa. Calde lacrime si affacciarono ai suoi occhi, tentò di respingerle ma invano.  
"Principessa". 
Perché l'aveva chiamata così? Perché accidenti l'aveva chiamata a quel modo?? 
 
«E-Emilie... Per favore... m-mi spiace...» mormorò dolorosamente il pirata. 
«Milly, ti prego.» singhiozzò Alice, le mani giunte sul petto «Mi spiace! Mi spiace davvero tanto che sia andata così!» le disse «Tuo padre era un brav'uomo. Mi ha salvata, ha salvato mio padre e lo ha fatto di sua spontanea volontà senza che riuscissimo a impedirlo.»
 
Ma gli occhi e il cuore di Emilie, in cui un tempo avevano brillato l'affetto e l'amicizia sincera per lei, ora erano solo pieni di dolore e odio. 
 
«Tu lo sapevi...» sibilò «Sapevi quanto papa fosse importante per me. E non hai fatto niente.» 
«Ci ho provato!»
«Bugiarda!» sbottò la giovane Gold. 
«Emilie!» intervenne Gideon, avanzando verso di lei cautamente «Per favore, ridagli il cuore. Lo sai perché papa lo ha fatto, lo sappiamo entrambi. Non vanificare il suo sacrificio... rispetta l'accordo. Hai giurato che non attraverserai quel confine...»
 
Le labbra della ragazza si deformarono in una smorfia di dolore. 
 
«Lo so cos'ho giurato...» mormorò, tornando a guardare quel cuore che pulsava tra le sue mani. 
 
Quel cuore vivo, puro, ancora pregno del calore che l'aveva accompagnata lungo tutta la sua infanzia. 
Strinse i denti, e gridando rabbiosa lo conficcò nuovamente dentro il petto di Uncino, facendolo urlare di dolore. 
Tornando a respirare, il Capitano le rivolse nuovamente uno sguardo affranto. 
 
«Grazie...» mormorò «Mi spiace tanto... davvero.»
 
Ma la giovane ghignò perfidamente. 
 
«Non affrettarti a ringraziarmi» mormorò «Non credere di essere riuscito a farti perdonare. Non vi perdonerò mai» disse, guardando anche una rammaricata Alice «E fino a che avrò vita in corpo io te lo giuro, Pirata. Farò in modo di restituirti il favore, ti toglierò ogni speranza di un lieto fine, e ti farò soffrire così tanto che il dolore provato oggi ti sembrerà una cosa da nulla.»
 
Gideon si scurì. 
 
«Emilie, la vendetta non è mai la soluzione giusta.» provò a ribattere, ma lei gli urlò di tacere 
«Chiudi il becco e smettila di citare papà! So benissimo cosa ha detto, ricordo con perfezione ogni istante passato con lui, e non sono più una bambina che dev'essere istruita!»
 
Implacabile, dura. 
Prese un respiro, chiudendo per un istante gli occhi. Gli sembrò quasi di sentire la voce del Tremotino del Desiderio nella sua testa: "Brava ragazza, stai facendo notevoli progressi." 
Sogghignò. 
 
«Tu hai cancellato ogni traccia di Tremotino dal mondo» concluse «Io farò in modo che nessuno si ricordi ancora del buon Pirata generoso e cordiale. Ti annienterò, in ogni reame. Troverò il modo, dovessi passare la vita a cercarlo.»
«Milly, ascoltami per favore. Papà...» provò a replicare Alice in difesa del genitore, ma la collera della giovane Gold si abbatté anche su di lei 
«E quanto a te, amica mia...» mormorò avvicinandosi a lei e rivolgendole una smorfia famelica «Mi hai inflitto la stessa maledizione che Gothel aveva inflitto a tuo padre. Grazie a te, il mio cuore non smetterà mai di far male ogni volta che ripenserò al mio papa, e non c'è antidoto a questo... non so ancora come, ma farò in modo che quel dolore non smetta mai di farti soffrire, e che ogni giorno tu sappia perché. Rimpiangerai amaramente di non aver avuto il coraggio di salvarci quando ne avevi l'occasione.»
 
Alice scoppiò in lacrime, allungando una mano verso di lei che tuttavia la scansò disgustata. 
 
«Ora andatevene. Non mi serve il vostro aiuto. Avete fatto già abbastanza» soggiunse, raggiungendo la camera dalla quale era uscita e serrando a chiave la porta.  
 
Tornando a chiudersi nel suo silenzio e nel buio che lentamente spegneva anche la luce fioca rimasta accesa nel suo cuore. 
Mentre tornava a sedersi sul letto e a fissare con sguardo atono la foto dei suoi genitori, le lacrime iniziarono a inondarle il volto innocente, brucianti come lapilli. 
Udì Gideon sincerarsi delle condizioni del Capitano e poi genuflettersi. 
 
«Scusatela, davvero. È sconvolta, non mangia da giorni... È stato il dolore a parlare, non diceva sul serio.»
 
Sogghignò perfidamente. 
 
«Oh, Gideon... così premuroso e ingenuo... proprio come la mamma» sussurrò scuotendo il capo. 
 
Spense il sorriso incattivendo lo sguardo e arpionando le lenzuola con le lunghe unghie smaltate di nero. 
 
«Certo che dico sul serio... non hai neanche la più pallida idea di quanto io sia diventata brava in queste cose durante il mio ultimo viaggio.»
 
***
 
Presente,  
Storybrooke
 
"Tremotino era diventato lo stregone più temuto e potente del reame, ma così com'era vero che la magia aveva sempre un prezzo, quello della magia Oscura era doppiamente alto. E così, come conseguenza delle sue innumerevoli azioni malvagie, il suo cuore ora stava per spegnersi, e l'Oscurità stava per rendere quel suo corpo troppo fragile per essere umano un mero burattino nelle sue mani, senza più alcuna emozione. 
Tremotino, l'uomo dietro alla bestia, avrebbe molto presto cessato di esistere." 
 
Con queste parole suo padre le aveva raccontato del difficile periodo in cui aveva rischiato di perdere del tutto la sua umanità. 
Se le ripeté sottovoce, con lo stesso tono ma con un sorriso appena accennato sulle labbra, mentre camminava ancheggiando lungo la via del porto, stretta nei suoi pantaloni in pelle, guardandosi intorno e accarezzandosi svogliatamente i capelli con una mano. 
Avrebbe potuto recarsi subito da suo padre per dargli una mano al negozio, invece aveva preferito prendersela comoda, e vi era un motivo ben preciso. 
Si fermò sulla banchina tra il secondo e il terzo molo, ad ammirare il cielo azzurro sgombro da nuvole e a bearsi dell'aria frizzantina proveniente dal mare. 
Attese, proseguendo dentro di sé quel racconto come se lo stesse ancora udendo dalla voce dolce di suo padre, fino a che un braccio non le si strinse attorno al collo e una mano tappò la sua bocca con un fazzoletto di seta rosso impregnato da un odore soffocante. 
Chiuse gli occhi, ma lo fece arrendendosi, e quando li riaprì si ritrovò nella cabina della Jolly Roger, legata per le caviglie e i polsi a una sedia con una fune di quelle spesse, usata per ancora e vele. 
Stordita e ancora dolorante, rialzò il capo trovando di fronte a sé il ghigno soddisfatto di Uncino. 
Sogghignò a sua volta, alzando le sopracciglia e imitando i suoi modi da don Giovanni. 
 
«Se volevi un appuntamento bastava chiedere, Capitano» lo schernì, lasciando che lui le rispondesse come gli pareva e guardandosi nel frattempo attentamente intorno, senza lasciarsi sfuggire alcun dettaglio. 
«Credimi, non sei il mio tipo» l'apostrofò questi, pensando di ferirla ma spingendola invece ad una risata di cuore. 
«Oh, la cosa è reciproca» gli rispose, facendo una smorfia.  
 
Stupendola, Killian l'aggredì fiondandosi addosso a lei e bloccandole ulteriormente le braccia con la sua mano e il suo uncino. 
 
«Cosa nascondi, Lucertolina? Che incantesimo ti ha fatto il Coccodrillo per spingerti a diventare la sua marionetta?» la incalzò, avvicinandosi così tanto al suo volto da poter vedere la sua espressione dura riflessa in quelle pupille grigie. 
 
Emilie ghignò di nuovo, mostrandogli la lingua imitando il movimento di quelle dei serpenti. 
 
«Ammettilo, ti piaccio» lo sfidò, ignorando la sua ira. 
«Smettila e rispondimi!» urlò il Pirata, fuori di sé «Perché aiuti quella Bestia?»
 
La ragazza esplose in una sonora e lunga risata, fino a farsi lacrimare gli occhi. 
 
«Ho detto basta!» sbottò Uncino, sparando un colpo verso le assi di legno del soffitto con la sua carabina. 
 
Improvvisamente lei si fece seria e lo scrutò, cattiva. 
 
«È insopportabile, vero?» lo incalzò «Ora capisci cosa pensa di te la maggior parte degli abitanti di Storybrooke, capitan mano mozza.»
 
Uncino sembrò irrigidirsi. 
 
«Dimmi la verità» sibilò muovendo appena la mascella «Perché sei qui?»
 
Emilie alzò gli occhi fingendo di pensare. 
 
«È buffo. Appena dico che sono la figlia di Tremotino, tutti danno di matto e pensano che ogni mia parola sia una fandonia. Chissà perché?» domandò retorica. 
 
Guardò la sua espressione disgustata e ridacchiò di nuovo, imitando il Coccodrillo. 
 
«Eppure mio padre non ha mai detto una singola bugia in tutta la sua vita. È praticamente il suo unico pregio» rise, poi tornò a scrutarlo con una smorfia cattiva «A differenza di qualcun altro presente su questa nave.»
 
Di nuovo, Uncino si scurì, serrando la mandibola. La sua mente iniziò a scavare stavolta con maggior impegno, all'affannosa ricerca di ricordi che sembravano essere andati perduti da tempo e che adesso, dall'arrivo di quella ragazza, stavano cercando invano di risalire a galla. 
E mentre lo faceva, Emilie iniziò a pensare alla prossima mossa concordata con il Signore Oscuro. 
Sarebbe stato facile, anche più di quanto aveva immaginato. E solo al pensarci sentiva già le membra fremere. 
 
«Tu sai di cosa sto parlando, vero Killian Jones?» domandò, sempre più melliflua, guardando il Pirata farsi sempre più pensoso e preoccupato «Oh, si che lo sai. Io e te...» ghignò «Abbiamo un conto in sospeso da molto più tempo di quanto credi. E ora è quasi arrivato il momento di pagarlo... mozzo.»
 
Bastò quella parola. Quell'unico riferimento al suo passato che praticamente nessuno, neanche il Signore Oscuro conosceva, per rimuovere quel velo che gli impediva di ricordare. 
Sgranò gli occhi, tremante, osservando una nebbiolina violacea avvolgere la ragazza totalmente, fino a nasconderla per qualche istante alla sua vista. 
Quando svanì, lei era libera e i suoi abiti erano cambiati. Ora indossava sempre quei pantaloni da coccodrillo e gli stivali di suo padre, ma aveva una camicia di seta bianca con collo a fiocco indossata sotto una blusa a scacchi oro e nero, corta fin sopra i fianchi. Intorno al collo portava una sciarpa di lana nera, finemente lavorata all'uncinetto.  
Si mise in posa per lasciarsi ammirare, le braccia aperte e un sorriso ammiccante. Infine scoprì il polso sul quale troneggiava il tatuaggio col teschio, mostrandoglielo fiera.  
Uncino sgranò gli occhi, sconcertato... 
 
«Non è possibile ... tu?» bofonchiò inquieto. 
 
Lei ridacchiò. 
 
«Ciao, Killian» lo apostrofò perfidamente soddisfatta «Ce ne hai messo di tempo per riconoscermi. Ma non te ne faccio una colpa» sollevò una mano, richiamando nel palmo un acchiappasogni su cui soffiò, restituendogli i ricordi rubati e dandogli finalmente un motivo per tutto l'odio e la rabbia che stava provando «Sono stata cattiva con te, lo ammetto. Ma non abbastanza» soggiunse «E sono qui per rimediare.»
 
***
 
Passato, 
Foresta Incantata,  
Baia dei Pirati.  
 
La locanda era affollata quella sera, piena di uomini di mare in cerca di un po' di meritato svago dopo mesi trascorsi a solcare i mari. 
Seduto ad uno dei tavoli in fondo alla sala, Capitan John Silver, vestito del suo soprabito nero e il cappello piumato che simboleggiava il suo rango, sorseggiava in silenzio un boccale di birra, senza mai distogliere gli occhi dalla porta d'ingresso. 
Era solo, proprio come il suo misterioso ospite aveva voluto. Era stata l'unica condizione imposta dal messaggio che lo aveva raggiunto attraverso uno strano individuo, un ragazzo che si era detto servo di un ricco Signore. 
Questi era alla ricerca di due uomini, Killian Jones e suo fratello, per chissà quale misfatto da loro compiuto visto che erano stati alle sue dipendenze fin da ragazzi, e dopo aver scoperto che fossero sulla sua nave gli aveva offerto come ricompensa tutto l'oro che la sua nave avrebbe potuto contenere... a patto che all'appuntamento si fosse presentato da solo e che nessuno, soprattutto i due interessati, fosse mai riuscito a scoprire nulla in merito. 
Da buon Pirata non poteva certo lasciarsi scappare la ghiotta occasione di scaricare due membri inutili del suo equipaggio per un bottino simile, anche se all'inizio aveva titubato, pensando ad una trappola di uno dei suoi tanti nemici. 
Alla fine però aveva ceduto, e ora era lì in mezzo a quella confusione, col cuore che batteva a mille e la mano pronta a sguainare la spada. 
Bevve un altro sorso, sospirò profondamente sentendo il nervosismo crescere. 
Poi finalmente la porta si aprì, e tra i commensali si fecero largo quello strano scudiero e il suo signore, un po' troppo minuto e gracile per essere un uomo. 
Era totalmente avvolto in un mantello nero che copriva il volto e perfino le mani, si fece condurre dal suo servo fino al tavolo dove Barbanera li attendeva e una volta lì attese che li presentasse. 
 
«Sua Signoria si scusa per il ritardo...» disse, scostando una sedia per permettergli di accomodarsi. 
«Stavo iniziando a preoccuparmi di esser stato giocato» replicò il Capitano, e vide i due scambiarsi una rapida occhiata. 
 
Il servo sorrise. 
 
«Il mio padrone ha tanti difetti, ma la disonestà negli affari non è uno di questi.»
 
A quel punto il pirata decise di rompere definitivamente gli indugi e invitare il misterioso individuo a svelarsi. 
 
«Allora capirà se, prima di iniziare, domandassi di mostrarmi il suo volto. Non amo fare affari al buio.»
 
Vide quelle piccole labbra incresparsi in un ghigno. Poi finalmente la mano si alzò e tolse via anche l'ultimo velo, rivelando il volto di una ragazza molto giovane, se non addirittura una bambina. 
I suoi modi tuttavia erano fin troppo adulti.  
 
«Posso capirla, si» replicò «Ma ora che conosce la mia identità, credo anche lei possa comprendere il perché di tutto questo mistero.»
 
Silver sorrise incuriosito e divertito. 
 
«Oh, comprendo bene sì. Nel nostro ambiente le donne...» disse lanciando un'occhiata lasciva verso una delle locandiere che servivano ai tavoli «Diciamo che non se ne vedono molte ai posti di comando»
 
La ragazza ridacchiò. Una risata strana, stridula e anche un po' inquietante che per un attimo fece tremare pure lui, il più astuto e temuto tra i pirati. 
 
«Allora, venendo a noi... ha davvero tutto l'oro che mi offre? E per due miseri mozzi?» la incalzò, tagliando corto. 
 
La ragazza ridacchiò di nuovo, poi lanciò un'occhiata eloquente al suo servo e lo vide annuire, facendo qualche passo indietro e ponendosi proprio di fronte a loro, in modo che nessuno potesse disturbarli. 
Solo a quel punto la ragazza si fece seria. Appoggiò i gomiti sul tavolo, si sporse verso di lui sfregandosi le mani con un sogghigno algido e mentre lo faceva tra le sue dita sottili spuntò un sottilissimo filo d'oro. 
John Silver sgranò gli occhi, fissandolo come incantato. 
 
«Ti piace, pirata?» lo provocò lei, facendoglielo penzolare davanti agli occhi «Ne ho a centinaia, migliaia anzi. E posso procurarmene altrettanti in poco più di un battito di ciglia. Posso riempire la stiva della tua nave così tanto da farla affondare...»
 
Il Capitano storse il naso. 
 
«Come? Con la magia?» chiese. 
 
Anche se non lo diede a vedere, la ragazza ne rimase sorpresa e in quel breve attimo di esitazione il Pirata ne approfittò. 
 
«Non voglio avere niente a che fare con una strega. Neanche per tutto l'oro del mondo.»
 
La giovane alzò gli occhi al cielo, per nulla sorpresa. 
 
«Come preferisci…» replicò senza scomporsi, quindi si alzò, ricacciò l'oro nella tasca dei pantaloni in pelle nera e si alzò, facendo segno al suo servo di seguirla «In un modo o nell'altro, io avrò ciò che voglio, ma tu...» ridacchiò «Non ti basterà una vita per accumulare tutto l'oro che io potevo darti in un giorno.» soggiunse cupa.  
 
Se ne andò, lasciandolo solo a pensarci davanti al suo boccale di birra che impiegò un lasso incredibilmente lungo di tempo per svuotarsi del tutto. 
Quando tornò alla nave era notte fonda, e gli unici svegli erano proprio i due mozzi, Liam e suo fratello Killian, intenti a strofinare le assi del ponte. 
Quando lo videro arrivare si alzarono in piedi salutandolo col solito tono dimesso. 
Lui lanciò loro uno sguardo cupo, senza parlare. 
Poi si ritirò in cabina e lì restò a pensare, fino al tramonto del giorno successivo e anche oltre. 
Emilie aspettò paziente, ritornando ogni sera alla locanda col suo servo, fino a che alla mezzanotte del sesto giorno non lo vide arrivare. 
Si affacciò alla porta della locanda, con aria torva scrutò la folla lanciando subito lo sguardo verso il tavolo dove l'aveva incontrata e lì la vide. 
Stava sorseggiando un boccale di birra assieme al suo compare, lo salutò con una mano e un sorriso sghembo e attese tranquilla che giungesse a sedersi di fronte a lei per scrutarlo con i suoi occhi grigi. Quella bambina emanava il tanfo del pericolo, pensò dentro di sé, tremando, ma nonostante ciò non tornò sui suoi passi. Nonostante gli anni di esperienza da lupo di mare, non riuscì a resistere all'ammaliante richiamo del tesoro più grande che avesse mai avuto modo di scovare. 
 
«Stai ancora cercando il modo di strappare via dalla mia nave quei due scansafatiche?» le chiese «Non sembra riuscirti granché bene a quanto sembra.»
 
Emilie ridacchiò, scuotendo il capo. 
 
«Oh, in realtà sei arrivato giusto in tempo, caro il mio Capitano» lo apostrofò «So bene quale forza eserciti su un pirata del tuo calibro una proposta come la mia, e ti reputo una persona in gamba. Perciò ho voluto concederti qualche giorno di tempo prima di prendermi ciò che mi serve con la forza. Congratulazioni, hai appena salvato la tua carriera e il tuo equipaggio.»
 
Quindi trasse fuori dalla sua bisaccia una lunga pergamena con sigillo e un pennino e glielo consegnò, allungando il ghigno. 
 
«Allora, tutto l'oro che la tua nave riuscirà a trasportare in cambio dei fratelli Jones... abbiamo un accordo?» 
 
Silver sorrise. 
 
«Prima di firmare... a cosa vi servono quei due buoni a nulla?» le domandò «Sono curioso. Perché siete disposta a pagare tutto questo oro per due schiavi?»
 
Emilie guardò il suo accompagnatore, che sorrise incrociando le braccia sul petto e sprofondando nella sedia. 
 
«Diciamo solo...» mentì, schioccando la lingua «Che ho una questione irrisolta con quel bastardo del loro padre, e ...» tornò a ghignare malefica «Sono una a cui piace fare le cose per bene.»
 
Il Capitano la scrutò con un'espressione assai affascinata e divertita, poi prese il pennino e siglò l'accordo più fruttuoso della sua vita. Quando tornò ad alzare gli occhi su di lei, vide in quelle pupille grigie una luce così intensa e cattiva da indurlo a tremare di nuovo. Poveri ragazzi, pensò per un attimo. Quella giovane dall'aspetto così dolce e ingenuo sembrava avere un animo molto più scuro e vendicativo di ciò che mostrava. Per fortuna non era lui l'oggetto della vendetta che le infiammava gli occhi, e consegnandole quei due avrebbe allontanato dalla sua nave ogni altro rischio. 
 
\\\ 
 
Quando giunsero alla nave per effettuare lo scambio, l'equipaggio era intento a far baldoria. 
Silver li mise in riga spegnendo l'entusiasmo e invitò la sua ospite a salire a bordo. Fu allora che, per la prima volta da che era partita, Emilie tornò ad incrociare lo sguardo di Killian Jones. Era ancora giovane, gli occhi pieni di speranza e sogni... che lei sarebbe stata lieta di spegnere alla prima occasione utile. 
Non poteva modificare il passato, ma poteva dargli una mano a compiersi, ed era ciò che aveva programmato di fare, arruolandosi a suo tempo tra i pirati su un vascello anonimo e acquisendolo dopo la morte del capitano. Si era procurata un incarico da bucaniere, e ora il suo ultimo passo verso la tanto agognata vendetta stava per compiersi. 
Certo, avrebbe dovuto fingere per un po'... ma pregustare già la soddisfazione sul volto sbigottito del suo nemico quando avrebbe scoperto l'inganno le sarebbe bastato per sopportare in pace e silenzio. 
 
«Voi due, fratelli Jones. Questa donna vi ha arruolati sulla sua nave» comunicò con freddezza il loro Capitano «Prendete i vostri stracci e sgomberate il ponte. Ora è lei a comandare.»
 
I due giovane uomini la scrutarono sorpresi. 
 
«Cosa?» chiese Killian, con la sua solita faccia da pesce lesso. 
 
Suo fratello Liam, più confuso di lui, la guardò e la salutò chinando il capo.  
 
«Mia Signora, noi... a cosa dobbiamo questo onore?» chiese, con un rispetto che fu deriso da molti ma che le sembrò autentico. 
 
Lo squadrò da capo a piedi, con un sogghigno, continuando a mantenere le braccia incrociate sul petto e un'aria distaccata. 
"Così ben educato. È un vero peccato che siano fratelli." 
 
«Accontentati di sapere che verrai pagato, mozzo» replicò fredda, senza neanche guardarlo, facendogli cenno di seguirla e lasciando a John Silver la sua ricompensa con un semplice schiocco di dita. 
 
Li condusse lungo il molo affollato da ubriachi e prostitute, fino alla nave che aveva acquistato esattamente così come aveva fatto con loro, quella che successivamente sarebbe diventata conosciuta col nome di Jolly Roger. 
Per ora era solo il Gioiello del Reame, appartenuta al Re e ceduta a lei in cambio di qualcosa di molto più letale di un incantesimo: la linfa del Rubus Noctis. 
Lei sapeva tutto, ogni cosa. Ma avrebbe fatto finta di essere caduta nel tranello del re per far sì che... tutto andasse come doveva. 
 
«Signori, benvenuti a bordo» li accolse, allargando le braccia e mostrando loro il suo regno. 
 
Liam e suo fratello si guardarono intorno stupiti. Era molto meglio della nave che avevano lasciato. L'equipaggio indossava la casacca blu della marina. Undici marinai esperti, in fila per uno sull'attenti. 
 
«Questo è il mio equipaggio, gli uomini migliori appositamente scelti per me dal re per una missione importante che ci aiuterà a portare prosperità al regno.»
«E quelle?» chiese il giovane Killian, guardando a bocca aperta le vele fatte di piume di fenice gonfiarsi al vento di ponente. 
 
Emilie sorrise, guardano quel luccichio nei suoi occhi. Era così vicino... avrebbe potuto allungare una mano e strappargli il cuore, ucciderlo adesso e nulla di tutto ciò che aveva ferito suo padre sarebbe accaduto. 
Il tradimento di Milah, la sua fuga, il duello che lo aveva spinto verso l'oscurità. Ma resistette, ricordando la promessa fatta. Quell'uomo non valeva una macchia scura sul suo cuore ancora immacolato. No ... non era così importante. Solo suo padre lo era, e lo sarebbe stato per sempre. 
Si contenne perciò, e tornando a recitare rispose, mostrandosi più accomodante. 
 
«Quelle sono il nostro strumento più importante, ciò che ci condurrà al nostro tesoro.»
 
Quindi guardò Will Scarlett, proprio dietro di lei, e annuì senza aggiungere altro. 
L'uomo prese da un baule alle sue spalle due giubbe come quelle indossate dall'equipaggio gliele consegnò, guardandola ergersi a benefattrice e pensando a quanto potesse essere contorta quella piccola testolina dentro a quel corpo da bambina. Era una vera strega, e non si sarebbe fermata fino a che non fosse riuscita a vedere Killian Jones totalmente immerso nella rabbia e nella disperazione, come era lei. 
 
«Non infrangerò il patto con mio padre» gli aveva detto dopo avergli spiegato il suo piano perverso «Ti dimostrerò che posso avere la mia vendetta senza muovere un dito. Non avrò bisogno di uccidere nessuno, faranno tutto da soli... mi basterà stare a guardare. Esattamente come ha fatto lui con mio padre...» 
 
Così successe. 
 
«Questa è la mia nave, ma io non posso condurla. Ho degli affari che devo gestire qui sulla terra ferma, perciò miei cari, sarete voi due a farlo per me.» disse solenne, consegnando loro le loro nuove vesti e i loro gradi.  
«Voi, Liam Jones, sarete il Capitano del mio vascello. E voi, Killian Jones...» sogghignò, guardandolo negli occhi e osservando la sua espressione attonita «Sarete il suo vice. Confido che il vostro legame vi aiuterà a portare gloria e successo al mio nome e a quello del nostro amato Re.»
 
S'inchinò profondamente, esattamente come il futuro Signore Oscuro avrebbe fatto. Solo Will Scarlett capì il perché, e sorrise scuotendo il capo. Era davvero perversa. Da quel momento in poi quel gesto in Killian non avrebbe evocato solo ricordi riguardanti Rumplestiltskin. Sarebbe stato come se il Coccodrillo lo avesse perseguitato da sempre, ancora prima di conoscerlo, come un'ombra malevola dalla quale non sarebbe mai riuscito a liberarsi. E questo, a lungo andare, lo avrebbe fatto impazzire. 
Anche se ora neanche lo sospettava. 
Era un lavoro certosino, una semina che richiedeva diverso tempo per dare i suoi frutti. Ma lei era disposta ad aspettare tutto quello che serviva. 
 
«C-Capitano?» bofonchiò incredulo Liam, stringendo in mano quella casacca e guardando negli occhi suo fratello minore, ritrovando nel suo sguardo la sua stessa sorpresa e il suo stesso sconcerto. 
 
Per tutta una vita avevano cercato di diventare ciò che adesso, in un istante e senza preavviso, il destino aveva deciso di regalare loro. 
Avevano cercato un modo per liberarsi dal giogo della schiavitù di John Silver e sognato di guidare un vascello, solcando liberi il mare. Si erano spaccati la schiena per far sì che fosse possibile. Adesso, in un attimo, tutto era come lo avevano sempre immaginato, e senza che fossero costretti al minimo sforzo. Troppo bello per essere vero, pensò per un attimo Killian. 
Liam invece cercò di capire. Era successo tutto in maniera così rapida non avergli dato il tempo di realizzare. Qualche istante prima era un mozzo sottopagato e bistrattato su una nave pirata, e ora... 
 
«Vostra Signoria, chiedo perdono ma... noi non abbiamo la minima esperienza di navigazione» disse, continuando a mostrarsi rispettoso «Siamo mozzi e...»
«Oh, lo so bene chi siete stati» lo fermò Emilie «Ma so anche cosa potrete diventare. Ho fatto qualche ricerca su di voi, siete praticamente nati in mare, ce lo avete nel sangue» replicò con persuasione «Inoltre, avete servito come mozzi sulla nave di Silver per molto tempo. Direi che sapete già tutto quello che c'è da sapere» concluse, scoccando al maggiore un occhiolino «So che per diverso tempo avete avuto questo sogno nel cassetto. Io vi sto offrendo la possibilità di realizzarlo, ad un minimo prezzo. Portatemi il Rubus Noctis e la libertà sarà vostra.»
«Si, ma voi non ci conoscete nemmeno. Perché tutta questa fiducia in noi?» tornò a chiedere Killian, scrutandola con attenzione. 
 
Emilie tornò a ghignare, scuotendo le spalle. 
Allungò il braccio e alzò la manica della camicia per mostrare loro il tatuaggio che la identificava come pirata. 
 
«Voi non conoscete me, ma io conosco voi» rivelò con sguardo furbo «Vi ho osservato per molto tempo, e so che non potrei fare scelta migliore...» quindi ridacchiò, e concluse facendo roteare i polsi con nonchalance «Diciamo che... sto investendo nel vostro futuro. E so che non me ne farete pentire. Vero?» 
 
Disse, lanciando una lunga occhiata a Liam che subito indossò la divisa e annuì, scattando sull'attenti. 
 
«Non ve ne pentirete, Milady. Lo giuro. Ripagheremo la vostra fiducia.»
 
Emilie sorrise, guardando Killian arrendersi dopo un ultimo attimo di esitazione e indossare la sua giuba per poi accodarsi alla decisione del suo fratello. 
 
«Bene allora...- concluse soddisfatta -Buon viaggio signori. E che la fortuna possa essere dalla vostra.»
 
Di sicuro la dea bendata aveva appena ripagato i suoi immani sforzi. Ora la storia era pronta per piegarsi al volere di Emilie Gold. 
 
\\\ 
 
Qualche mese dopo...  
 
La luce del tramonto inondava il molo affollato dai nuovi arrivati giunti con l'ultima nave, infiammando il cielo e trasformando l'acqua limpida in oro purissimo. 
Emilie attendeva al molo l'arrivo del Capitano osservando senza fiato quel meraviglioso spettacolo, con Will Scarlett al suo fianco che osservava la Jolly Roger inquieto. 
 
«Sono scesi tutti... come mai lui no?» si chiese ad alta voce. 
 
Milly sogghignò. 
 
«Tsh!» sbuffò «Sarà impegnato a piangere tutte le sue lacrime per il fratello. Lasciamogli un po' di tempo...»
 
Lo disse seria, poi però non riuscì a trattenere una risatina. 
Will si corrucciò.  
 
«Non sei preoccupata?» le chiese, meravigliato dalla sua calma serafica. 
 
Lei rispose con un'altra risatina. 
 
«E perché dovrei? Non è mica colpa mia se le cose sono andate come sono andate. Avrebbe dovuto fare meno lo spocchioso con qualcosa che non conosceva» risolse con non curanza, sospirando «È un difetto di famiglia, a quanto sembra. Sottovalutare il pericolo...» concluse, scuotendo le spalle. 
 
Proprio allora, mentre il fante scuoteva il capo con un sorriso, il giovane Killian Jones si affacciò alla balaustra guardando verso di loro con occhi affranti. 
 
«Eccolo...» la riscosse Scarlett. 
 
Milly preparò la sua recita indossando la maschera più efficace che riuscì a trovare. 
Le mani dietro la schiena e un sorriso fiero sul volto. 
 
«Buona sera... Capitano?» fece, fingendosi sorpresa nel riconoscere il grado appuntato sulla giacca. 
 
Killian abbassò affranto il volto, consegnandole il diario di bordo. 
 
«Il re ci ha mentito, mio fratello è morto per questo, e sono stato costretto a prendere il suo posto per il viaggio di ritorno» spiegò cupo. 
 
La gioia nei suoi occhi si era spenta. Ora c'era solo rabbia, voglia di rivalsa e vendetta. Sembrava molto più simile al Capitan Uncino che aveva conosciuto, e ne fu felice. Il dolore che stava provando la rese tale. Ma non era ancora abbastanza. 
 
«È tutto scritto nel diario» soggiunse, poi si tolse la giacca e gliela riconsegnò «Non intendo più servire sua maestà. Come posso farlo, dopo quanto è successo? Ci ha mandato incontro alla morte.»
 
Emilie assunse un'aria affranta e comprensiva. 
 
«Immagino che tutto mi sarà più chiaro dopo che avrò letto il vostro resoconto...» risolse «Dunque adesso... ha intenzione di procurarsi un tatuaggio?» chiese con un sorriso.  
 
Lo vide corrucciare le labbra e scuotere le spalle. 
 
«Se servirà a ottenere giustizia, si. Troverò un'altra nave e solcherò i mari sotto la bandiera della libertà.» 
 
La ragazza annuì. Ecco il bel discorsetto da pirata. 
 
«Mi piace» replicò soddisfatta «Anzi, visto che anche io sono stata ingannata, tieni pure la nave. Non è molto, ma... considerala il mio risarcimento.»
 
"O un modo come un altro per legare per sempre a me la tua vita da ratto di mare". 
Killian si voltò a guardare le vele che sormontavano l'orizzonte, gonfie di maestrale. Poi tornò a rivolgere a lei uno sguardo grato, accennando ad un inchino. 
 
«Voi cosa farete?» domandò. 
 
Emilie scosse le spalle sorridendo. 
 
«Non sono un pirata dell'ultima ora. Troverò un’altra nave e un altro equipaggio e continuerò ad accumulare tesori. Magari, se saremo fortunati entrambi, ci rincontreremo solcando le acque.»
 
Will Scarlett, al suo fianco, sorrise guardandola ma restando in silenzio. Era davvero una bugiarda di talento. 
Killian Jones la salutò portandosi indice e medio della mano destra alla fronte, quindi le voltò le spalle e s'incamminò verso il borgo, alla ricerca del suo equipaggio e di una pinta di rum. 
La giovane attese di vederlo sparire, mai distrusse in una fiammata la giubba e spedì il diario in un posto sicuro. 
E finalmente si concesse un ghigno trionfale. 
 
«Lo sai cosa sto per dirti, vero?» domandò il suo compagno di viaggio. 
 
Lei tornò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli avvitandosela attorno all'indice destro. 
 
«Si...» replicò con falsa modestia «Ma ti prego, dillo lo stesso. Amo sentirmelo dire.»
 
Il fante sorrise scuotendo il capo. 
 
«Sei crudele. E un'attrice nata» la fece contenta. 
 
La sentì ridacchiare di nuovo in quel modo strano. Quindi la vide allargare le braccia e compiere qualche giro di valzer roteando su sé stessa, la faccia rivolta al sole e al cielo azzurro. 
 
«Ah, che magnifica giornata è questa!» esclamò, tornando però subito seria e dipingendo un largo ghigno famelico sul suo viso dolce «Godiamoci il momento, ti va?» domandò evocando con un rapido gesto delle mani l'occhio di Cronos. 
 
Will Scarlett si corrucciò preoccupato.  
 
«Dove vuoi andare adesso?»
«Oh, ad assistere a un imperdibile spettacolo...» replicò lei, impaziente, una strana e inquietante luce negli occhi «La morte di una stronza.»
 
\\\ 
 
Passato, 
Il giorno della morte di Milah 
 
In un battito di ciglia i due viaggiatori furono catapultati più in là nel tempo, continuando tuttavia a restare lì dove erano rimasti. 
Fu strano per Will Scarlett voltarsi e ritrovare la Jolly Roger completamente cambiata e carica di pirati. 
Il cielo su di essa non era più così limpido, ma solcato da qualche nuvola minacciosa, e il sole aveva appena superato lo zenit. 
La strada principale del borgo era affollata, e all'ingresso della taverna dell'ubriaco una donna in abiti da pirata dai lunghi capelli neri stava reclutando marinai. 
Milly la fissò con astio, Will sgranò gli occhi guardandosi intorno. 
 
«Aspetta, non mi dire che...»
 
Appoggiando un indice sulle sue labbra lei gli impose di tacere 
 
«Ora ascoltami attentamente, Will Scarlett. Tu e io non ci conosciamo, e soprattutto tu sei muto e stolto. Ciò significa che finché rimarremo qui non dovrai intralciarmi, ma soprattutto dire o anche solo pensare al nome di tu sai chi!» lo fissò assottigliando le palpebre «Spegni il cervello. È chiaro?»
 
Lui annuì, chiudendo gli occhi e concentrandosi. 
Prese un respiro, cacciò il nervosismo e annuì. 
 
«Va bene... ma che faccio se...» si morse la lingua, Milly alzò gli occhi al cielo «Tuo padre. Che faccio se lo incontro?»
 
Lucertolina ridacchiò divertita, scuotendo le spalle. 
 
«Buona fortuna. E ricordati di non firmare niente.» scherzò, consegnandogli un sacchetto d'oro «Tieni, aspettami alla locanda. Birra anche per me...» poi lanciò un'ultima occhiata alla donna che continuava a esaminare i volontari «Non ci vorrà molto.»
 
***
 
Presente, 
Porto di Storybrooke 
 
Killian s'irrigidì, serrando i pugni. Dentro di sé esplose la rabbia, ma per qualche strano motivo non riuscì a darle sfogo come avrebbe voluto. 
 
«Tu...» si limitò a ringhiare «Sei tu che mi hai dato la Jolly Roger... ed eri presente alla morte di Milah... Tu... Tu c'eri... Come facevi a esserci?»
 
Emilie si limitò a sogghignare, lasciandogli il tempo di raggiungere da solo la risposta.  
Confuso... Stordito come se avesse appena ricevuto un colpo in testa. 
I ricordi nella sua mente si mescolavano alle emozioni e fece fatica a distinguere il vero dal falso, anche a causa dell'aspetto immutato della giovane. 
Ma mano a mano che la verità emergeva, la consapevolezza di esser stato truffato si consolidava, accentuando il rancore. 
 
«Tu... sapevi... sin dall'inizio... eri lì per questo... volevi vederla morire. Volevi avere un posto in prima fila al trionfo del Coccodrillo.»
 
Milly rise, applaudendo come a un bambino che ha appena imparato a camminare. 
 
«Bravo, pesciolino» replicò «Dopotutto saresti anche intelligente se ti applicassi di più.»
 
Un'ennesima provocazione alla quale il suo spirito da pirata non potè resistere a lungo. Urlando rabbioso le si avventò contro e le piantò il suo uncino nel petto, ma invece di ferirsi lei rise a crepapelle, estraendoselo dal petto e mostrandoglielo, godendo del suo sguardo vacuo e sperduto. 
 
«Oddio, papa aveva ragione. È divertentissimo!» esclamò, asciugandosi le lacrime dagli occhi e scuotendo il capo «Hai la stessa identica faccia di quando ci provasti con lui la prima volta, non credevo di rivederla uguale, anche se ci speravo» aggiunse. 
 
Tremante e sudato come se avesse compiuto uno sforzo immane per quel semplice gesto, Killian Jones guardò le sue mani che si agitavano febbrili e si sentì svuotato di ogni energia. 
Non riuscì neanche a chiederle come fosse possibile. Si limitò a guardarla boccheggiando, attonito. 
 
«Oh, lo so cosa stai pensando...» proseguì perfidamente soddisfatta lei, rigirandosi l'uncino tra le mani e avanzando, un passo avanti all'altro, verso di lui «Perché non sei morta? Sei una Signora Oscura anche tu, proprio come tuo padre?» ridacchiò scuotendo il capo «Credimi, mi piacerebbe tanto seguire così attentamente le sue orme, ma no. Non lo sono.» ghignò, guardando i suoi occhi perdersi «Ma allora perché non sono riuscito a ucciderti? Cosa diavolo sta succedendo?» lo sbeffeggiò, imitando il suo tono imbronciato. 
 
Con un gesto della mano trasportò entrambi all'interno del negozio di Mr. Gold, che alzò lo sguardo dai suppellettili che era intento ad esaminare e fissò stranito la situazione. 
Gli bastò uno sguardo al sorriso trionfante di sua figlia e all'uncino che stringeva tra le mani per capire. 
Sogghignò a sua volta 
 
«Hai fatto presto» disse. 
 
Lei scosse le spalle. 
 
«Te lo avevo detto che non ti avrei fatto attendere a lungo.»
 
Poi fece apparire tra le sue mani una lunga pergamena molto simile a quelle sulle quali erano incisi gli insindacabili contratti di Tremotino. Anzi, non era simile. Era proprio una di quelle. 
Suo padre inclinò un po' il capo, osservandola incuriosito. 
La giovane gli scoccò un occhiolino, poi tornò a rivolgersi alla sua preda, che nel frattempo era rimasto in silenzio, cercando di non perdere la calma e di capire. Gli venne incontro la ragazza, avvicinandosi e mostrandogli il fondo della pergamena. 
 
«Dimmi, Killian. Riconosci questa firma?»
 
Certo che la riconobbe. Era la calligrafia di John Silver, il suo precedente padrone. Il cuore a mille, il pirata scorse rapido il contratto trovando ad ogni riga la macabra, terrificante risposta a tutti i suoi quesiti. 
 
"In cambio di tutto l'oro che la mia nave riuscirà a trasportare, cedo la vita dei miei due mozzi Liam e Killian Jones a Emilie Gold. 
Essi saranno sua esclusiva proprietà, fino a che lei non deciderà di liberarli o scindere il presente contratto. 
In base a quanto detto: 
 
  • Emilie Gold e tutte le cose o le persone ad ella legate non potranno per nessun motivo e con nessuna arma, magia o parola essere danneggiate o attaccate, reversibilmente o irreversibilmente. Ogni danno arrecato da uno dei due fratelli a Emilie Gold e alle persone ad ella legate per mezzo di sangue o vero amore sarà nullo.
  • Ogni azione di Killian e Liam Jones dovrà essere dapprima approvata dalla nuova proprietaria. 
  • Killian e Liam Jones sono obbligati a obbedire a ogni ordine di Emilie Gold, sia esso giusto o sbagliato in base ai loro personali principi morali. 
  • Killian e Liam Jones sono obbligati a non interferire in alcun modo negli affari di Emilie Gold. Ciò significa che per nessun motivo e in nessun modo potranno esercitare coercizione contro i piani d'azione della suddetta, senza che lei ne sia al corrente e abbia loro dato l'autorizzazione di farlo. In caso di disobbedienza, saranno severamente puniti.
  • Killian e Liam Jones sono obbligati a servire Emilie Gold e a esserle fedeli. Ogni ordine dovrà essere eseguito senza discussione e ogni azione atta a contrastare un suo ordine sarà severamente punita. 
  • Killian e Liam Jones sono obbligati ad aver cura dei beni di proprietà di Emilie Gold e delle persone a ella legate per mezzo di sangue o vero amore, salvo diversa comunicazione da parte della stessa. 
  • Killian e Liam Jones sono obbligati ad agire in favore di Emilie Gold e delle persone o delle cose a ella legate per legami di sangue o vero amore. Loro e la loro progenie avranno il dovere di agire in favore della succitata, sempre e in ogni circostanza ma soprattutto in caso di pericolo di vita. Killian, Liam Jones e la loro progenie saranno sempre e comunque obbligati ad anteporre il loro bene e la loro sopravvivenza al bene e alla sopravvivenza di Emilie Gold, di suo padre, sua madre, i suoi fratelli e coloro i quali saranno ad essa legati da sangue o vero amore. Ogni azione atta a danneggiare i succitati sarà contrattualmente rigettata e non potrà essere compiuta. Nel caso in cui fosse messa in atto, ogni danno diverrebbe nullo e i responsabili potranno essere severamente puniti nei modi e nei tempi adeguati. Nel caso in cui sia Emilie Gold stessa a chiederlo, ogni azione dovrà essere ritenuta valida solo se ella l'avrà ordinata nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, fisiche ed emotive. Nessun ordine estorto contro la vera volontà di Emilie Gold dovrà ritenersi valido, sia esso frutto di torture, inganno o instabilità emotiva. 
  • Nessuna delle persone legate a Emilie Gold per mezzo di sangue o vero amore potrà essere usata contro di lei o come merce di scambio per azioni malvagie o nocive alle stesse. 
  • Questo contratto non potrà essere modificato, strappato, bruciato o distrutto in alcun modo, inclusi quelli che prevedono l'uso della magia. Nel caso in cui lo fosse, rimane valido in ogni sua parte. In caso di smarrimento materiale del contratto, rimane ugualmente valido in ogni sua parte. 
  • Killian e Liam Jones, in quanto di proprietà del Capitano John Silver prima e di Emilie Gold ora, non hanno alcun diritto di contestazione, revisione o recisione su questo contratto, così come il loro precedente proprietario. Ogni clausola dovrà essere da loro accettata e rispettata senza parola alcuna. In caso contrario, Emilie Gold può decidere come meglio crede della loro vita e della loro morte. 
  • In caso di morte di uno o più di uno degli interessati coinvolti nel presente contratto, esso rimane comunque valido. In presenza di eredi, questo contratto e i suoi effetti rimangono validi. 
  • Beni e persone appartenenti a Killian e Liam Jones sono di proprietà di Emilie Gold, ella si riserva il diritto di deciderne il destino come meglio crede. Ogni tentativo di frode potrà essere severamente punito dalla sottoscritta.  
  • Emilie Gold si riserva il diritto di modificare o aggiornare in ogni sua parte il presente contratto. Soltanto lei o l'erede da lei designato avrà potere assoluto su di esso. Solo lei o l'erede designato avrà diritto di scissione. 
  • In caso di ambiguità contrattuale, ogni altra azione volta a danneggiare Emilie Gold e le persone o le cose a ella legate è da considerarsi nulla e punibile. 
  • Questo contratto è valido in tutte le sue clausole con questa e tutte le altre possibili versioni di Killian e Liam Jones, incluso il Killian e il Liam Jones del futuro Reame del Desiderio e i loro eredi. In caso di assenza di Emilie Gold, la loro vita e la loro morte così come quelle della loro progenie sono da ritenersi di proprietà di Rumplestiltskin e dei suoi eventuali eredi, di sangue o designati. In caso di morte del suddetto e/o assenza di eredi, il contratto è da considerarsi ugualmente valido. 
  • In caso di morte prematura di Emilie Gold, Killian e Liam Jones sono da considerarsi di proprietà di Mr. Gold e dei suoi eredi. Solo questi ultimi avranno diritto di scissione o modifica. 
  • In caso di morte di Emilie e suo padre Mr. Gold, il contratto è da considerarsi comunque valido anche senza la presenza di eredi designati. 
  • Il presente contratto è da considerarsi comunque valido per entrambi le parti nel caso di vita oltre la morte e/o resurrezione. 
 
Emilie gli concesse tutto il tempo che gli serviva per leggere quelle poche, semplici e lapidarie righe, e rimase in silenzio fino a che non lo vide irrigidire di nuovo la mascella e infiammare gli occhi di odio. 
 
«Ora ti è tutto chiaro, Uncino?» domandò restituendogli il suo arnese con un gesto rapido del polso «Lascia che lo spieghi a papa adesso.» risolse, e lui sentì di nuovo quella sensazione d'impotenza premere contro il suo petto, riuscendo finalmente a comprendere il motivo. 
 
Era quell'accordo. Lo obbligava ad essere il suo schiavetto, volente o nolente. E cosa peggiore... all'improvviso capì di esserlo sempre stato, fin dal primo momento. Ogni cosa, perfino la morte di Liam e quella di Milah, erano state previste e accuratamente mantenute in quella storia, in quel suo nuovo tempo. Non solo Emilie gli aveva portato via tutto, si era anche assicurata di strappargli le ultime cose rimaste: L'amore di Emma, la sua libertà, la vendetta... 
Mentre osservava Tremotino leggere quel maledetto contratto e sorridere sempre più soddisfatto ad ogni riga, il desiderio di uccidere entrambi si fece sempre più forte e la sua mano buona si chiuse a pugno, iniziando a tremare. 
Il primo ad accorgersene fu proprio il Signore Oscuro, che tuttavia decise di far finta di nulla. Sorrise a sua figlia  
 
«Sono impressionato. E non è una cosa che dico spesso.»
 
La giovane ridacchiò, stringendosi a lui avvolgendogli le mani intorno ad un suo braccio e appoggiando appena il capo sulla spalla. 
 
«Ho imparato dal migliore. Non hai idea di quanto tempo io abbia passato a studiare i tuoi contratti, uno ad uno, nei minimi dettagli» rivelò. 
 
Tremotino annuì lusingato.  
 
«Oh, posso vederlo» disse indicando la pergamena con cenno delle mani. 
 
Finalmente Uncino trovò di nuovo la forza per farsi sentire. 
 
«È per questo che il veleno non ha funzionato, vero?» sibilò «Non perché non fosse veleno. Hai reso ogni mio sforzo vano molto tempo prima che lo facessi. Tu sapevi del Rubus Noctis, sapevi che lo avrei usato contro il Signore Oscuro e sapevi quando lo avrei fatto. Hai usato questo vantaggio per annientarmi. E poi hai aspettato.»
«O-oooh, si!» ridacchiò Emilie saltellando e scaturendo un cenno d'ilarità anche in Mr. Gold «Non è fantastico?» 
 
Killian Jones ebbe voglia di saltarle al collo e stringere fino a vederla smettere di respirare, ma fu come se lacci invisibili gli impedissero di farlo. 
 
«Lascia che ti chieda una cosa...» chiese a quel punto Rumplestiltskin a sua figlia «Come hai fatto a renderlo effettivo?»
 
Milly sorrise. 
 
«Acqua del pozzo dei desideri, un capello dei due fratelli Jones, una goccia del mio sangue, due gocce d'acqua del fiume delle anime perdute e polvere di Cristallo dell'Olimpo» rivelò «Ho saccheggiato la tua dispensa ma direi che ne è valsa la pena, no?»
 
Il Signore Oscuro ridacchiò appena, fissando con sguardo famelico il suo nemico mortale. 
 
«Oh, direi di sì. Ho qualche dubbio sulla reperibilità di alcuni ingredienti, ma so già che scoprirò tutto col tempo» aggiunse lanciandole un occhiolino alla quale lei rispose arrossendo. 
 
Infine, la giovane tornò a rivolgersi al Capitano, avvicinandosi e godendo come non mai della rabbia che vide scintillare nei suoi occhi. 
 
«Allora, Capitano. Come ci si sente?» sibilò tra i denti guardandolo negli occhi «Cosa si prova a sapere che tutta la tua intera vita avrebbe potuto essere diversa se solo io lo avessi voluto?» ridacchiò «Pensaci... Tuo fratello... Milah... Perfino la Jolly Roger... Avrei potuto intervenire in qualsiasi momento e loro sarebbero ancora qui con te... Ma non l'ho fatto. Non ho voluto farlo... e non ho intenzione di farlo in futuro. E adesso sei nelle mie mani.»
«Perché?» ringhiò in risposta Jones «Perché lo fai? Non è solo per proteggere tuo padre, vero? Quale altro ricordo mi hai portato via?»
 
Domanda che la fece esplodere in una risata divertita, mentre Mr. Gold la fissava ammirato. Era stato proprio un bravo insegnante con lei, anche se non lo ricordava. Aveva tutte le carte in regola per meritare la sua fiducia e la sua ammirazione. 
 
«Vedi, Capitano? È questo il bello... io non ho dovuto toglierti niente... se non la possibilità di costruire quei ricordi.»
 
Entrambi, sia il Signore Oscuro che Uncino, aggrottarono la fronte. Il primo intrigato, il secondo quasi terrorizzato. 
 
«C-come?»
 
Emilie Gold ridacchiò di nuovo, portandosi le mani giunte al petto e tamburellando i polpastrelli l'uno contro l'altro. 
 
«Vedi...» spiegò con un sorriso «Nel tempo da cui provengo io, tu hai trovato il tuo lieto fine in tutti i mondi in cui ti ho conosciuto. In questo, sei riuscito a sposare la Salvatrice e avete avuto un deliziosa frugoletta di nome...» fece una smorfia disgustata «Hope. Ma guarda un po'... Speranza... Così nauseante e prevedibile.» lanciò uno sguardo a suo padre, e lo vide sorridere divertito, poi tornò a tormentare il suo topolino «Mentre nel secondo Reame, hai avuto una figlia con una strega...» ridacchiò «Tu pensa. A tua discolpa c'è da dire che non lo sapevi. Comunque sia...» soggiunse scuotendo le spalle «Tu e lei avete avuto una figlia, Alice.» il ghigno sul suo volto svanì, le lacrime tornarono prepotenti e una smorfia di dolore deformò le sue labbra. 
 
Cercò di non mostrarlo agli occhi di Mr. Gold, ma a questi non sfuggì né la sua profonda tristezza improvvisa, né il suo significato. Si fece serio. Era strano. Sebbene, fosse lì accanto a lei piangeva ancora la sua morte come se lo avesse appena perso. 
Sapevano entrambi, dopo essersi ritrovati, che poteva ancora esserci futuro per loro. 
Ma la versione migliore di sé aveva lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore, vuoto che l'aveva spinta a ricercare la vendetta, nonostante la promessa di non oltrepassare il confine verso l'oscurità. 
Ne era a conoscenza. Sapeva ogni cosa di lei dopo che la sua giovane figlia gli aveva offerto, assieme al suo aiuto, il libro che avevano trovato dentro allo studio dello scrittore e il suo diario, con tutti i disegni, le annotazioni e i ricordi dei giorni trascorsi a ricercarlo. 
Era una lunga lettera a lui, che rimaneva comunque suo padre, nonostante non fosse... quello che aveva lasciato. 
Quella versione di Tremotino era morta, ma lui era vivo e avrebbe voluto esserle d'aiuto. Tuttavia, decise di lasciare che quel momento fosse soltanto suo, esattamente come lei aveva fatto con Milah. Rimase ad osservarla prendersi il suo lieto fine, limitandosi ad essere fiero di lei e di come aveva magistralmente applicato tutti gli insegnamenti ricevuti, riuscendo a eludere brillantemente perfino un suo accordo. 
 
«È grazie a voi se sono qui...» mormorò rabbiosa, stringendo i pugni «Dovrei esservene grata, ma...» ghignò amara «Chissà perché non ci riesco proprio.»
 
Quindi si chinò verso i suoi stivali, sfoderò il pugnale che vi nascondeva e glielo puntò alla gola, in modo che potesse vedere la lama priva di nome scintillare davanti ai suoi occhi. 
 
«Tu hai distrutto la mia vita. Hai preso il cuore di mio padre e te ne sei appropriato, per vivere felice e contento. Mi hai tolto ogni possibilità di lieto fine, e ora...» il ghigno divenne famelico, cattivo «Io mi prenderò il tuo. Anzi no...» rise di nuovo «Me lo sono già preso» disse mostrandogli di nuovo il contratto «Perché ora quel futuro non esisterà più, per te e per ogni altra tua versione, presente, passata e futura, così come per ogni altra tua adorabile pargoletta. Siete miei... e io vi userò per cambiare le cose.»
 
Guardò suo padre e gli sorrise, ricevendo in risposta uno sguardo amorevole e fiero. 
Abbassò il pugnale, lo rimise a posto e raggiunse Mr. Gold, stringendosi al suo braccio. 
 
«Stavolta, grazie al tuo prezioso sacrificio, i cattivi avranno il loro lieto fine» rise di nuovo, divertita «Sono riuscita a prenderti il cuore senza neanche dovertelo tirare fuori dal petto.»
 
Rumplestiltskin ghignò, ma Killian Jones sembrò non essere dello stesso avviso. 
 
«Io non vi permetterò mai di usarmi come marionetta per i vostri miseri scopi» ringhiò.  
«Oh, ma non puoi fare nulla per impedircelo» gli rispose sicura di sé lei «A meno che tu non riesca... a convincermi a stracciare il contratto. Ricordi? Solo io posso decidere di liberarti.»
 
La mascella di Uncino s’irrigidì di nuovo. Padre e figlia lo videro stringere i pugni e si scambiarono un sorriso trionfante. 
Ancora qualche istante, e infine la risposta che aspettavano di sentire lì raggiunse, colmandoli di gioia. Era davvero un piacere fare affari insieme, avrebbero dovuto formare una società. 
 
«Cosa devo fare?»
 
A quel punto, Milly lasciò la parola a suo padre. Tremotino trasse da sotto il bancone una sorta di scrigno di forma cilindrica e con molta cautela vi passò sopra la lama del pugnale. I loro occhi scintillarono nel vederlo dischiudersi e lasciar uscire il prezioso tesoro che conteneva, un cappello da mago nel quale scintillava un intero universo. 
 
«Questo è un manufatto in grado di intrappolare ogni tipo di potere magico» spiegò Mr. Gold «Nello specifico, in questo momento necessito di qualcosa di molto prezioso, custodito tra le mura di un convento.»
 
Killian Jones si scurì. 
 
«Le fate...» mormorò rabbrividendo. 
 
Emilie ghignò, staccandosi da suo padre e tornando ad avanzare verso di lui per consegnargli il cappello. 
 
«Ora sono solo suorine che aspettano di essere risucchiate da questo bel copricapo.» spiegò divertita «E in quanto tali, hanno degli obblighi da rispettare» si fece di nuovo pericolosamente seria «Uno di questi consiste nel rivolgersi ogni mattina e ogni sera ad un dio in cui non credono. Ti basterà introdurti nella cappella all'ora dei vespri e appoggiare il cappello con la punta a terra, la magia farà il resto.»
 
Titubante ma senza vie d'uscita, il pirata prese tra le mani il cappello e sospirò, lanciandole un’ultima occhiata scura. 
 
«Questo mi libererà da quel maledetto contratto?»
 
Milly sorrise, scuotendo le spalle. 
 
«Può darsi» replicò, facendo morire in lui quel pizzico di speranza rimasta «Ma del resto, che alternativa hai? Vuoi che te lo ordini direttamente?» lo minacciò con un sorriso.  
 
Il Capitano sbruffò, e senza risponderle fece per andarsene, ma lei lo bloccò. 
 
«Un'ultima cosa...» disse, porgendo la mano «Consegnami la tua spada.»
 
Uncino sentì di nuovo quella forza invisibile spingerlo ad obbedire. La guardò sorpreso, sfoderando l'arma. Ma prima di obbedire resistette, osando chiedere. 
 
«A che ti serve la mia spada?»
 
La ragazza si fece seria, e mosse le dita come ad incoraggiarlo. 
 
«Questo non è affar tuo. Consegnamela immediatamente. Ogni tua proprietà mi appartiene» soggiunse, e stavolta il pirata non riuscì a sottrarsi all'ordine. 
 
Gliela mise in mano, poi le lanciò un'ultima torva occhiata e se ne andò, lasciandola finalmente libera di gioire dei suoi successi. 
Non appena la porta del negozio si chiuse, la giovane si rivolse nuovamente a suo padre, sorridendogli e ricevendo uno sguardo amorevolmente fiero. 
 
«Tieni» gli disse, raggiungendolo e appoggiando la spada sul suo cuore «Un regalo da parte di una figlia devota» aggiunse con affetto. 
 
Tremotino le strinse la mano con la sua sinistra, sfiorandole il mento con quella libera e scoccandole un occhiolino che la fece sentire di nuovo quella bimba innamorata del suo papa
Poi tornò a concentrarsi sull'arma, alzandola in orizzontale e fissando il riflesso dei loro occhi sulla lama curva. 
 
«Non credevo che un giorno mi sarebbe appartenuta» rivelò, strappandole un sorriso. 
«Il destino può rivelarsi piacevolmente bizzarro, a volte» replicò lei, facendolo sorridere. 
 
Poi però tornò farsi seria, a stringendo quelle mani forti tra le sue, e domandò, sfiorando con le dita il suo petto all'altezza del cuore. 
 
«Come ti senti?»
 
Rumplestiltskin le rivolse uno sguardo intenerito. 
Vederla preoccuparsi per lui era quasi come rivedere sua madre. 
 
«Me la cavo, per ora.»
 
Lo abbracciò, stringendolo forte quasi temesse di vederlo svanire come il Tremotino del Desiderio. 
Lui fece lo stesso, avvolgendola teneramente con le sue braccia come a proteggerla da tutte le sue paure e le incertezze che il futuro riservava. 
 
«Andrà bene, Principessa» le disse, quando la giovane riuscì a staccarsi e a tornare a guardarlo negli occhi. 
 
Quelli della ragazza scintillarono a causa delle lacrime che erano tornate a empirli. 
 
«Lo so...» disse, annuendo e sforzandosi di sorridere «Ma ho paura lo stesso... non voglio perderti di nuovo.»
 
Un singhiozzo le sfuggì, si coprì la bocca ma Rumplestiltskin la abbracciò di nuovo, emozionato quanto lei. 
 
«Non succederà, te lo prometto» mormorò lasciandole una carezza sulla nuca. 
«Ti voglio bene, papa
 
Il Signore Oscuro sorrise. 
 
«Anche io te ne voglio, Emilie.»
 
Proprio allora, il campanello dell'ingresso suonò, annunciando un visitatore. 
Baelfire li salutò con un laconico
 
«Heilà.»
 
Interrompendo il momento. Padre e figlia si staccarono, Emilie si asciugò in fretta le lacrime mentre il Signore Oscuro ritrovò il suo contegno, appoggiandosi al bancone e sorridendo al suo primogenito, che tuttavia sembrò non condividere il suo buon umore. 
 
«Tutto bene?» chiese preoccupato scrutandoli «Che ci faceva Killian qui?»
 
Poi però, ancor prima di ricevere una risposta, sventolò in aria una mano scuotendo il capo. 
 
«Anzi, lasciamo stare. Qualunque sia il malefico piano a cui state lavorando, non voglio saperne niente. Meglio così.»
 
Mr. Gold accennò ad un sorriso triste. Quella risposta sembrò non piacergli tanto, per questo Emilie rivolse a suo fratello uno sguardo dapprima sorpreso, poi contrariato.  
 
«Non c'è nessun complotto, Bae» provò a replicare, ma suo padre la fermò con un cenno della mano e un occhiolino. 
«Mi cercavi?» domandò seguitando a mostrarsi imperturbabilmente tranquillo. 
 
Neal annuì. 
 
«In realtà cercavo lei» disse indicando sua sorella «Hai impegni per cena? Henry vuole passare un po' di tempo con sua zia.»
 
Per quanto quella prospettiva potesse lusingarla, il modo freddo e distante con cui si era rivolto al loro genitore continuava a infastidirla. Rumplestiltskin sembrava averci fatto l'abitudine, ma lei lo aveva visto per troppo tempo soffrire l'assenza del figlio, prima per la sua scomparsa e poi per la sua morte, per riuscire ancora a tollerare quell'algida indifferenza. 
Volle discuterne, ma capì che non poteva farlo senza ferire i sentimenti di suo padre, quindi decise di far finta di niente e rimandare quel discorso a più tardi, quando sarebbero stati soli. 
 
«Con piacere» replicò «Da Granny o a casa mia?»
 
Compiendo l'ennesimo colpo al suo orgoglio, Baelfire rispose spostando gli occhi da lei al soffitto. 
 
«Facciamo da Granny. Voglio che Henry resti fuori dai vostri casini.»
 
Stavolta fu davvero troppo. 
 
«Sei ingiusto, Bae» gli rispose, ma ancora una volta Mr. Gold la fermò. 
«Non verrà coinvolto in alcun modo, figliolo. Sono ancora deciso a proteggerlo, come lo ero sull'isola che non c'è» replicò sincero. 
 
Neal sorrise, regalandogli finalmente un po' di soddisfazione. 
 
«Lo apprezzo» mormorò sbrigativo, per poi rivolgersi di nuovo a lei con un fugace «A stasera. Fa che sia una serata tranquilla, okkey?»
 
Quindi uscì dal locale, lasciandoli nuovamente soli. Emilie abbassò gli occhi, scura in volto. Tremotino tentò di risollevarle il morale sfiorandole il mento e invitandola a guardarlo negli occhi. 
 
«Io e Baelfire abbiamo ancora tanta strada da fare insieme, grazie a te» le disse con un sorriso comprensivo «Ci stiamo riavvicinando, ma ho tante cose da farmi perdonare.»
«È vero, ma come può trattarti ancora così dopo tutto quello che hai fatto per lui? Dopo tutto quello che ha saputo su di te da me...» replicò delusa lei. 
 
Il Signore Oscuro sorrise di nuovo, mostrandole il pugnale che teneva nascosto dentro la cassaforte alle loro spalle. 
 
«È questo pugnale» disse «L'Oscurità che sta divorando il mio cuore... ecco perché devo liberarmene. Solo quando sarò veramente in grado di essere me stesso riuscirò a riprendere il controllo della mia vita e convincerlo che non sono una minaccia. Finché qualcuno sarà in grado di controllare il Signore Oscuro, nessuno si fiderà mai veramente di me.»
 
Glielo disse con un candore sorprendente perfino per sé stesso, e con altrettanta sincerità Emilie prese di nuovo le sue mani e replicò, decisa. 
 
«Io mi fido, papa.» 
 
Poi, dopo un istante di titubanza, aggiunse. 
 
«C'è una profezia di Merlino, è ancora troppo presto perché ne siate a conoscenza ma...» sorrise «Questa profezia è molto chiara. Ci sarà, un giorno, qualcuno che riuscirà ad usare il potere del Signore Oscuro per compiere azioni da eroe, giuste e altruiste.»
 
Nello sguardo di suo padre si accese una scintilla. 
 
«David e Mary Margaret credevano che fosse Emma, ma non fu così. Sarai tu, papà. Io te l'ho già visto fare, so che lo farai quando sarà il momento. Ed è lì che voglio portarci tutti, a quel momento. Voglio che ci siano tutti quando sarai in grado di essere il primo Signore Oscuro in grado di agire per la luce.»
 
L'uomo tacque, sbalordito e al contempo per nulla sorpreso. Emilie gli aveva già ampiamente parlato di quel Tremotino eroe, sapeva che era ancora un Signore Oscuro ma che nonostante tutto era stato in grado di tenere lontano dal suo cuore e da quello dei suoi figli il fascino dell'Oscurità. Tutto questo sarebbe stato possibile grazie a Belle e al suo amore, ma non solo. 
 
«Tu puoi salvare la mamma. Puoi farlo. Lo farai, perché è per questo che sono tornata indietro. Per convincerla che è la strada giusta da seguire.» seguitò Emilie, sempre più fiduciosa, negli occhi uno scintillio commosso «Può esserci un lieto fine in vita per tutti noi.»
 
Tuttavia... per quanto la prospettiva lo allettasse, ora come ora troppe incognite si celavano dietro quel finale idilliaco. 
 
«Hai cambiato il passato, Emilie» disse «E anche se in minima parte, non possiamo più essere sicuri che anche il futuro non sia diverso.»
«Magari sarà diversa la catena di eventi che ci porterà fin lì» gli rispose però sua figlia, facendo sfoggio di tutta la saggezza accumulata col tempo «Ma la profezia di Merlino rimane valida.»
 
Anche se, per far sì che il cuore di suo padre potesse diventare quello di un eroe, l'oscurità avrebbe comunque dovuto lasciarlo per un po', e qualcuno avrebbe dovuto permettergli di imparare l'arte dell'essere eroi. 
Tappe fondamentali che aveva deciso di non rivelargli e che avrebbe dovuto affrontare da sola. Per quanto stesse cercando di essere pronta, non lo era affatto. Per questo non sopportava l'idea che Baelfire lo trattasse in quel modo. Per questo ogni volta che suo fratello era ingiusto con loro il suo cuore si accendeva di rabbia. Stava per perdere di nuovo suo padre, anche se temporaneamente, non era affatto pronta a risentire quel dolore graffiare il petto. Will le aveva già suggerito di usare di nuovo l'occhio di Cronos, ma stavolta non aveva voluto farlo. Stavolta sarebbe rimasta con loro per tutto il tempo che serviva, come con Zelena. Anche perché aveva una vendetta da portare avanti. 
 
«La mamma non mi permetterà mai di usare l'oscurità per salvarle la vita.» le rispose ancora Mr. Gold, riportandola al presente. 
 
Sorrise determinata 
 
«Lo farà. La convincerai. Ti aiuterò io... o questo mio viaggio non avrebbe alcun senso.»
 
Lo vide sorridere di nuovo, dolcemente. 
 
«Principessa...» mormorò, assomigliando per un attimo sempre più all'uomo che lei aveva conosciuto da bambina, solo... con qualche anno in meno sulle spalle «La magia ha sempre un prezzo. Anche quella che serve a riportare indietro le lancette del tempo. E solo il Signore Oscuro è immortale.»
 
Emilie sorrise, annuì. 
 
«Lo pagheremo, papà. Insieme. Come una famiglia» promise, gli occhi lucidi e il cuore che batteva forte in petto. 
 
Quindi, pieno di amore e senza più alcuna obiezione per lei, Mr. Gold tornò ad abbracciarla forte, concedendole di bagnare con qualche lacrima di sollievo la stoffa della giacca del suo prezioso completo gessato. 
Quando riuscì a staccarsi, le porse il fazzoletto di seta rossa che portava all'occhiello. Lei l'accetto ringraziandolo con un filo di voce. 
 
«Forse se dicessi a Bae e alla mamma della profezia, cambierebbero opinione su di te» propose, continuando a restare impensierita. 
 
Tremotino sorrise, scuotendo il capo. 
 
«Non credo, no» replicò «Comunque sia, preferisco guadagnarmi l'affetto dei miei figli, piuttosto che affidarmi a qualcosa di così vago.»
 
Comprensiva, Emilie sorrise e annuì. 
Era proprio come lo ricordava. Esattamente come aveva sempre saputo che fosse: onesto nonostante l'oscurità che albergava in lui e la sua insaziabile sete di potere. 
Questo valeva molto più di qualsiasi altra azione per riuscire a farsi perdonare, almeno da lei. 
 
\\\ 
 
Quella sera...  
 
La cena che Granny aveva preparato per Henry e la sua adorata famiglia era invitante. Non le piaceva Emilie, ma Henry le voleva bene così aveva deciso di mettere da parte i suoi sentimenti per dare il meglio di sé in cucina. 
Come piatto principale ovviamente una bella e fumante teglia di lasagne al ragù di carne, poi una bistecca al sangue e contorno di patatine con tanta salsa. 
Emilie era arrivata giusto in tempo per il secondo, vestita con un completino giallo oro che le lasciava scoperte le gambe e le spalle, velate da un foulard nero. Stringeva una pochette piena di strass neri e calzava décolleté dello stesso colore del vestito e con tacchi vertiginosi che avrebbero dovuto aiutarla a guardare suo fratello Neal negli occhi, mentre cercava di non dimostrare tutto il suo disappunto per il comportamento ostile tenuto quel pomeriggio. 
Si era ripromessa di non litigare in presenza di Henry, ma non appena vide Bae lanciarle un'occhiata diffidente mentre si avvicinava al loro tavolo sentì di non riuscire più a ignorarlo. Prese fiato e lì salutò con tutta la cordialità di cui era capace, concentrandosi solo su suo nipote. 
 
«Come siamo eleganti!» osservò compiaciuto Neal, prima ancora che lei provasse a parlare. 
 
Aveva giurato di non litigare, ma niente le impediva di usare il sarcasmo. 
 
«Trascorrere del tempo di qualità con la mia famiglia è importante per me. Ci tengo a fare bella figura» lo apostrofò, beandosi della sua espressione contrariata prima di passare di nuovo al piccolo Mills «Com’è andata a scuola?»
 
Finse di ascoltare la risposta, ma in realtà non fece che lanciare rapide e accusatorie occhiate ad un Neal Cassidy sempre più a disagio. 
 
«E la tua giornata com'è andata?» le chiese a sua volta il ragazzino «Ti trovi bene con il nonno?»
 
Una ghiotta occasione che lei non volle lasciarsi scappare. Del resto era stato il ragazzino a cominciare. 
Guardò Baelfire e lo vide pulirsi nervosamente le labbra col tovagliolo per nascondere il disappunto sempre più evidente. 
 
«Oh, io amo lavorare con papa» replicò tranquilla, scoccandogli un occhiolino «E mi piacciono le cose che hanno una storia alle spalle, quindi direi che questo è il lavoro perfetto per me.» 
 
Henry sorrise e stava per chiedere altro, ma con grande sollievo di suo padre Ruby soggiunse ad interrompere il momento. 
 
«Come va la cena?» domandò con la solita cordialità. 
«È tutto squisito» le rispose Henry. 
 
Milly la osservò per un istante, Neal la vide farsi pensierosa e temette il peggio, ma poi la sentì affermare con tranquillità. 
 
«Ruby, hai da fare domani sera?»
 
La ragazza sembrò esitare imbarazzata. 
 
«Oh, in realtà no, ma...» abbassò gli occhi, arrossendo «Oggi è il primo giorno di luna piena, quindi...» 
«Oh, tranquilla. Te l'ho domandato proprio per questo, sai...» sorrise Emilie, rassicurante «Ho sempre sognato di essere un lupo, e adesso con un po' di magia potrei anche riuscirci. Mi andrebbe di condividere il momento con qualcuno che possa capirmi» lanciò un'occhiataccia a suo fratello, che sgranò gli occhi e si mosse a disagio sulla sedia, quindi concluse «L'incantesimo durerà fino all'alba, giusto il tempo di correre un po', fare... cose da lupi» ridacchiò, scoccandole un occhiolino per poi rivelare «È che è un periodo un po' complicato, ho bisogno di ritrovare me stessa.»
 
Solo a quel punto la giovane ragazza lupo sembrò comprenderla. 
 
«Va bene, allora» disse, sciogliendosi in un sorriso «Staccherò al tramonto, avremo tutto il tempo per prepararci» le disse scoccandole un occhiolino che la giovane figlia di Tremotino ricambiò con piacere 
«Passo a prenderti a quell'ora. Grazie per la comprensione» rispose contenta. 
«Figurati, posso capirti» replicò cappuccetto rosso «Sarà bello una volta tanto avere un po' di compagnia.» 
 
Quindi augurò loro buon proseguimento e si congedò, raggiungendo gli altri clienti. Rimasti soli, Henry non potè non seguire il suo istinto curioso e chiederle 
 
«L'hai mai fatto prima? Trasformarti in un animale?»
 
Era sinceramente interessato. Ma Neal non apprezzava molto la curiosità che la magia di sua sorella, così ambigua, suscitava in suo figlio. La conosceva, e ne temeva le conseguenze. Non era devastante come quella del Signore Oscuro ma ad essa s'ispirava, quindi faceva poca differenza. 
Ignara di tutto e scegliendo d'ignorarlo, Emilie ridacchiò e rispose, unendo le dita di entrambe le mani e appoggiandovi il mento. 
 
«Una volta mi sono trasformata in un corvo» rivelò con aria sognante «Uno dei corvi di Malefica. Volevo vedere mamma e papà durante i loro primi anni insieme, ma non potevo farmi vedere ovviamente. Quindi ho preso le sembianze di un corvo imperiale e ho sorvolato il castello Oscuro.»
 
Baelfire sbruffò. 
 
«E li hai visti?» chiese ancora Henry, con un sorriso. 
 
Sua zia sorrise annuendo sognante. 
 
«Si. È stato il lasso di tempo più lungo che ho vissuto prima di questo tempo, qui a Storybrooke» rivelò «Ogni mattina mi trasformavo in un corvo e volavo a salutare la mamma» ridacchiò «Era dolce. A volte mi dava anche qualche cosa da mangiare... frutta fresca... qualche seme. Poi mi posavo sulla finestra dello studio di papà e aspettavo che entrasse» rise «Lui odia i corvi di Malefica, il più delle volte mi scacciava e se la prendeva con la mamma perché mi dava da mangiare. Allora io sceglievo un albero dal quale rimanere a guardarli senza essere scoperta e restavo lì tutto il giorno, fino al tramonto.»
«Quando l'incantesimo finiva» concluse Henry al posto suo.  
 
All'improvviso, Baelfire sembrò ascoltarla. Qualcosa in quella storia lo aveva attratto, forse la premura con cui era stata in grado di prendersi cura di suo padre nonostante tutto, o l'amore con cui lo raccontava. Per un istante Emilie sperò che si fosse reso conto di quanto fosse stato inclemente, e forse lo fece anche, ma poi l'orgoglio prese il sopravvento spingendolo a ripetere lo stesso errore. 
 
«Henry, puoi dire a Granny di preparare qualcosa per la mamma?» li interruppe, consegnandogli un centone «E ordina un bel dessert per tutti e quattro.»
 
Il ragazzino obbedì solerte, lasciandoli finalmente soli a discutere. 
 
«Che c'è? Ti dà fastidio che mio nipote mi apprezzi?» chiese stizzita Emilie. 
«Non è questo il punto» replicò con durezza lui, abbassando la voce. 
«E allora qual è? Hai paura che impari ad amare suo nonno?»
 
Lo vide aprire la bocca per parlare ma poi richiuderla subito, capì di aver toccato il punto. 
 
«Sei un ipocrita, come tutti gli altri. Mi aspettavo di meglio da te dopo tutto quello che io e papa abbiamo fatto per salvarti» disse perentoria.  
 
Di nuovo, Neal sbruffò. 
 
«Non sono un ipocrita, so quello che avete fatto e vi ringrazio. Ma sembri dimenticare che lui è anche il Signore Oscuro» replicò seccamente.
«E allora? Non ha diritto a ricevere l'amore di un figlio e di un nipote per questo?» ribatté con altrettanta determinazione lei.  
«Come posso fidarmi dopo tutto quello che ha fatto? Lui mente, inganna, e ha interesse solo per il suo stramaledettissimo potere. Sarebbe disposto a sacrificarci entrambi per ottenerne ancora!» sbottò allora Baelfire, sforzandosi di mantenere la calma e soprattutto di non farsi udire da nessuno.  
 
Emilie si sentì divampare. Aveva giurato che nulla sarebbe stato in grado di rovinare quella serata. Suo padre voleva che lei e Baelfire andassero d'accordo e ci aveva provato, poteva giurarlo.  
Ci aveva provato con tutta sé stessa, ma questo era... troppo, anche per lei. 
Il suo animo in fondo era buono, ma provato da mille avversità. L'amore ritrovato di suo padre e di Ewan aveva acceso una nuova fiammella dentro di lei, ma era ancora troppo flebile per riuscire a rischiarare i meandri più bui del suo cuore. 
Fu proprio quell'Oscurità residua a spingerla ad un'azione impulsiva che tuttavia sul momento non rimpianse affatto. 
Si alzò in piedi e gli sferrò un sonoro ceffone sul muso, cogliendolo totalmente di sorpresa. Fortunatamente, gli altri commensali erano distratti dalla musica e dalle chiacchiere quindi non si accorsero di nulla. 
Neal però non riuscì nemmeno a parlare, coprendosi la guancia con la mano e scrutandola preoccupato. 
Aveva le lacrime agli occhi, un nodo stretto in gola, e i pugni stretti talmente forte che le nocche divennero bianche. 
 
«Papa sta male, Bae...» mormorò, sforzandosi di respirare. 
 
L'ennesima notizia scioccante, qualcosa di così incredibile e inaspettato da lasciarlo ancor più basito dello schiaffo ricevuto. 
La guancia ancora bruciante, il cuore all'improvviso affannato. 
Tutto l'orgoglio svanì in un istante.  
 
«C-cosa? Che ha?» domandò. 
 
Emilie chinò il capo, chiuse gli occhi e si prese un istante. Soltanto il pensiero la stordiva. 
 
«Il suo cuore…» bofonchiò «L'Oscurità lo sta divorando. Presto... non rimarrà che il Signore Oscuro... Niente più Tremotino...»
 
Di nuovo. 
Soffocò un singhiozzo. Baelfire volle dirle qualcosa, ma l'arrivo di Henry lo fermò. Emilie non lo vide a causa delle palpebre chiuse, ma lo sentì quando chiese 
 
«Tutto bene?»
 
Si sforzò di darsi un contegno, represse il dolore e tornò a sorridere. I suoi occhi lucidi e il leggero tremolio sulle labbra però la tradirono. 
 
«Zia, piangi?»
 
Emilie scosse il capo, si asciugò le palpebre e si scusò rammaricata. 
 
«Perdonami Henry, è che... oggi non è la giornata adatta per questo. Sono... solo molto stanca.»
 
Guardò la torta al cioccolato che il ragazzino stringeva tra le mani. 
 
«Oh, avevi preso anche una fetta per me... mi spiace tanto...»
 
Il giovane sorrise, scuotendo le spalle. Poggiò il piatto sul tavolo, quindi la strinse forte, avvolgendole le braccia attorno alla vita. Stavolta fu lei a essere sorpresa, e rivolse uno sguardo a suo fratello che le sorrise, abbassando il capo. 
Abbandonandosi a quell'abbraccio, che per inciso attirò molti più sguardi della loro precedente scaramuccia, lo strinse forte per qualche istante, poi tornò a sorridere e decise. 
 
«Facciamo così. Finiamo il dolce, e domani per farmi perdonare vengo a prenderti a scuola e faremo quello che desideri. Passeremo un bel pomeriggio zia e nipote. Ti va?»
 
Henry sorrise contento. 
 
«D'accordo» decise, lanciando poi un'occhiata a suo padre che sorrise e tornò a scuotere le spalle. 
«A questo punto, credo di non avere scelta.»
 
Risero, e per una buona mezz'oretta sembrò che il malumore fosse passato. Rimaneva una importante questione in sospeso, ma per il bene di tutti Neal Cassidy pensò che sarebbe stato meglio affrontarla in un secondo momento. 
Ma Emilie Gold aveva imparato molto bene a fingere e riuscì a resistere fino a che, dopo averli salutati, non riuscì a raggiungere a piedi la sua casetta sull'albero, ormai vuota. 
Era una notte limpida, la luce della luna quasi piena illuminò il suo cammino e permise a qualcuno che avrebbe potuto aiutarla di raggiungerla. 
Ewan si stava esercitando alla caccia notturna quando la vide. Camminava lentamente, singhiozzando forte. La seguì da lontano, in silenzio, e poco prima che potesse trasportarsi in cima al suo rifugio la vide crollare e accorse, sorreggendola e stringendola forte. 
 
«Milly. Emilie, sono io. Sono io, va tutto bene...»
 
La ragazza non parlò, limitandosi a sprofondare il viso nel suo petto forte e aggrapparsi con tutta sé stessa al cappotto che avvolgeva le sue spalle dritte da arciere e profumava di foresta. 
L'uomo la lasciò sfogare, e ci volle parecchio prima che, stanca di piangere, riuscisse finalmente a parlare. 
La notizia della malattia di Mr. Gold lo colpì più di quanto avesse creduto, e per più di un motivo. 
Nutriva un profondo rispetto per quell'uomo, e stare con sua figlia gli aveva fatto comprendere quanto fosse profondo il legame che entrambi avevano con la loro famiglia. 
Proprio come Robin Hood celava il suo buon cuore dietro la maschera di ladro, nonostante fosse il Signore Oscuro anche Tremotino aveva un codice d'onore e un cuore buono. Non potè perciò impedirsi di provare dispiacere per lui, ed empatizzare col dolore di sua figlia.  
 
«Non c'è... nessun modo per aiutarlo?» domandò cercando di darle una mano. 
 
Lei annuì, appoggiando la testa sulle sue spalle. Erano seduti sul bordo del pavimento della casa sull'albero, ad ammirare il firmamento lontano e silente. 
 
«Esiste, ma... papa non può commettere troppe cattive azioni, rischierebbe di compromettersi ulteriormente» rivelò, sospirando pesantemente «Ecco perché sto svolgendo io le questioni più complicate. Non posso permettere che si aggravi prima che...»
 
Non riuscì a finire la frase. Tornò a farsi abbracciare da lui, che la sostenne stampandole un dolce bacio sulla fronte. 
 
«Posso aiutarti in qualche modo?» domandò, così candidamente da sconvolgerla. 
 
Lo guardò negli occhi, sorpresa e grata. 
 
«T-tu... lo faresti davvero?»
 
L'arciere sorrise, prendendo tra le mani la punta di freccia che la giovane portava ancora al collo. 
 
«Mi sorprende che tu me lo chieda, dopo tutto quello che abbiamo affrontato» mormorò comprensivo, e guardandola sorrise e la baciò, dapprima teneramente, accarezzando le sue labbra morbide, poi sempre più appassionato. 
 
Si lasciarono andare, fino a che lacrime tornarono a sgorgare dagli occhi della giovane, assieme a lunghi sospiri, come se i polmoni avessero ricominciato a bere aria nuova. 
Si limitarono a stringersi, non avevano bisogno di altro quella notte, e quando infine la giovane Gold si arrese alla stanchezza il suo amato la prese tra le sue braccia e la riaccompagnò nel suo letto, addormentandosi poi al suo fianco mentre le stringeva la mano. 
Era vero. Non c'era nulla che non avrebbe accettato di fare finché avrebbe avuto la possibilità di esserle accanto come in quel momento, perfino aiutarla in quell'impresa quasi impossibile di regalare un lieto fine al Signore Oscuro. 
Avevano già perso troppo tempo. 
 
\\\ 
 
La mattina dopo... 
 
Era ancora il crepuscolo quando un messaggio illuminò dapprima lo schermo del cellulare di Emilie, poi quello di suo padre. 
C'era un ospite importante che attendeva di essere ricevuto a Storybrooke, qualcuno da non fare attendere, così appena mezz'ora più tardi padre e figlia si ritrovarono al confine della città, vestiti dei loro abiti migliori, pronti a dare il via al loro piano di conquista del lieto fine.  
Molte cose erano cambiate grazie ad Emilie, nessuna Regina dei ghiacci aveva invaso la città, e grazie all'attento studio della giovane fu molto più facile permettere a Cruella de Vil e Ursula di oltrepassare indenni l'incantesimo di protezione che nascondeva la cittadina agli occhi degli estranei. 
I quattro si ritrovarono faccia a faccia mentre il sole sorge a dietro le alte montagne che circondavano la città, stranamente lieti di essere nuovamente sulla cresta dell'onda. 
 
«Emilie, tesoro!» esclamò Cruella richiudendo la portiera della sua De Vil. 
 
La ragazza sorrise, staccandosi da suo padre e abbracciandola. 
 
«Ciao, zietta. Non sei cambiata minimamente, è un sollievo» rispose soddisfatta, mentre Ursula e Mr. Gold si scrutavano in silenzio. 
«Anche per me, cara ragazza. Anche per me» replicò Crudelia, per poi lanciare una lunga occhiata interessata a Tremotino e aggiungere, senza sforzarsi di nascondere il vecchio rancore che li univa «Tuo padre invece è decisamente diverso da come me lo ricordavo. Decisamente migliorato.»
 
Ghignò, Rumplestiltskin fece lo stesso e stava per replicare col solito sarcasmo, ma Ursula riportò la questione su binari decisamente più seri. 
 
«Cruella mi ha detto che hai cambiato idea sull'autore. È un altro dei tuoi stupidi trucchetti o stavolta fai sul serio?»
 
Il Signore Oscuro sogghignò, rivolgendo un'occhiata complice a sua figlia, che sorrise di rimando. 
 
«No, stavolta nessun trucco» replicò «Diciamo solo... che ho imparato dal passato, e le circostanze sembrano molto più favorevoli ora».
 
La sirena lanciò un sorriso ammirato alla giovane amica, diventata complice molto tempo prima di questo incontro programmato. 
 
«Alla fine ce l'hai fatta, Lucertolina. I miei complimenti, non lo credevo possibile.»
 
Divertito e sorpreso, Tremotino aggrottò le sopracciglia e ripeté. 
 
«Lucertolina?»
 
Emilie ridacchiò coprendosi la bocca con una mano. 
 
«Oh, si. Non te lo ha detto?» spiegò con la solita noncuranza Cruella «Il Capitano la chiama così, se n'è vantata in una mail. Non mi piacciono le lucertole, ma devo dire che a lei sta bene.»
 
Il Signore Oscuro ridacchiò. 
 
«Concordo. Altro dettaglio importante per la tua storia» disse rivolgendosi affettuosamente a sua figlia. 
«Scusa papa, non potevo non ispirarmi a te» replicò lei, arrossendo un poco e prendendolo sotto braccio. 
«Non scusarti. Ne sono onorato, in realtà» rivelò, facendola contenta e osservandola con un certo tenero piacere mordersi le labbra allo stesso modo di sua madre. 
«Allora, qual è il piano? Siamo insieme, adesso che si fa?» li incalzò Ursula, sbrigativa. 
 
Contrariamente a quanto si sarebbero aspettate le due nuove arrivate, fu Tremotino stesso a sciogliere ogni dubbio. 
 
«Manca ancora un ultimo tassello» rivelò, scambiando di nuovo uno sguardo complice con sua figlia «Ma nulla che non possa essere risolto con un po' d'inventiva.»
«E qualche aiutante» soggiunse Emilie con un ghigno «Credo che Biancaneve e il Principe Azzurro saranno contenti di aiutarci. Molto... Molto contenti direi.»
«Neve e Azzurro?» fece Cruella. 
«E noi? Che faremo nel frattempo?» la incalzò Ursula. 
 
La giovane Gold sorrise. 
 
«Oh, sarete mie graditissime ospiti... e mi aiuterete a far sì che il nostro sia davvero un lieto fine coi fiocchi.»
 
\\\ 
 
Intanto... 
 
In piedi al centro della navata della cappella all'interno della piccola chiesetta di Storybrooke, Uncino osservò con aria affranta e disgustata le conseguenze del suo stesso lavoro. 
Le panche vicino all'altare divelte, i suppellettili in frantumi sparsi sul pavimento. 
Era stato esattamente come avevano detto Tremotino e sua figlia. La prima fata era caduta senza nemmeno accorgersi del pericolo, ma il suo grido aveva attirato tutte le altre che avevano cercato di salvarsi a vicenda, fallendo miseramente. Per ultima la fata turchina, lo aveva implorato di non farlo ma, sotto l'influsso venefico di quel maledetto contratto, lui non aveva potuto fare altro che chiedere perdono prima di permettere che il cappello la intrappolasse. 
Ora regnava il silenzio, e le campane avevano appena smesso di suonare per richiamare a una messa che quel giorno non avrebbe potuto essere celebrata. 
Sospirò profondamente, stringendo la mascella e i pugni, quindi prese il cappello e se ne andò di corsa prima che chiunque altro potesse vederlo. Se solo avesse avuto qualcuno a cui chiedere aiuto, non sarebbe stato costretto a una fine tanto umiliante! 
 
(Continua...
 

 
   
 
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