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Autore: MelaniaTs    27/04/2022    0 recensioni
Raccolte di storie provenienti da The sims mobile e the sims FreePlay
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Sim
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Hannah! Mi chiamò Hannah Lienderman e sono la figlia voluta e amata e tanto desiderata, dei miei genitori e dei miei fratelli. 
Mamma e papà hanno avuto una storia comune, si sono conosciuti all’università ed hanno avuto una storia con relative conseguenze. Lei è rimasta incinta e incurante della reazione negativa di mio padre lo lasciò dando poi alla luce un figlio, Heinrich. Mamma non volle sapere più nulla di mio padre, lo lasciò e cercò di rifarsi una vita. 
Quando mio fratello, Heinrich Shuber, compì due anni papà tornò da mia madre, chiedendole di poter conoscere il figlio e ritornare da lei. Titubante mia madre gli lasciò di nuovo la porta aperta, ricominciarono anche la loro relazione. Ma mamma non permise a papà di dare il suo nome ad Heinrich, aspettava paziente. Fino a quando non uscì incinta di Stefan. Mamma si aspettava che anche questa volta papà scappasse, ed invece lui restò. Restò e le chiese di sposarla. 
Ma mamma non voleva essere un obbligo, al che rifiutò il matrimonio, eppure concesse a papà di chiamare il loro secondo figlio col suo cognome: Lienderman. Passarono gli anni, mamma divenne un avvocato di successo, papà un imprenditore. Finalmente dopo dieci anni insieme decisero di convolare a giuste nozze, finalmente dopo l’ennesima richiesta mamma accettò di diventare la signora Lienderman. 
Fui cercata e voluta da mamma e papà dopo il matrimonio, e quando i miei fratelli ebbero rispettivamente 11 e 9 anni ecco che venni al mondo. Fui subito amata da tutti, ero una bambina allegra e vivace, lo ammetto anche un po’ viziata. Avevo tutto… tutto fino a quando a 8 anni non mi fu diagnosticato un problema cardiaco. 
Iniziò così la mia vita da reclusa, alla ricerca di una cura prima e di un rimedio poi, per la malattia congenita che avevo. I miei genitori si nascondevano per non farsi vedere piangere da me. I miei fratelli mi guardavano tristi perché erano inermi contro la mia malattia. Avevo otto anni e non correvo più spensierata tra i prati, non andavo più a cavallo, non uscivo con le amiche. Le mie amiche erano le infermiere della clinica dove spesso venivo ricoverata, le mie compagnie? Conoscenza dell’ospedale che andavano e venivano dalla mia vita. 
Gli anni passavano e i miei genitori cercavano di fare l’impossibile per darmi una vita normale, fino a quando un cancro non ci portò la mamma via. Avevo undici anni, papà andò in depressione e i miei fratelli mi promisero che non mi avrebbero abbandonata. Heinrich mi promise che avrebbe fatto di tutto per curarmi, perché non volevano perdere anche me. 
Heinrich mi spiegò che si sarebbe specializzato in cardio chirurgia a Zurigo, la patria della medicina, Stefan invece mi promise di restare al mio fianco. Di prendersi cura di me al posto di papà. 
A quindici anni le mie condizioni erano ancora stabili, papà si riprese grazie ad una donna, Pauline McDonnell, lei era bellissima e mi accolse come sua figlia. I due decisero di sposarsi e nell’occasione conobbi Clelie, la figlia di Pauline. 
Lei era più grande di me, ma più piccola di Stefan. Studiava all’ultimo anno di scuola superiore e sembrava contraria al matrimonio.
Come Stefan, ma non Heinrich. Quando tornò da Yale quell’estate per il matrimonio disse a tutti che andava bene così. Che era giusto nei confronti dei due adulti che avessero una seconda occasione. Il mio fratellone la sapeva sempre lunga e poi… poi si comprese che clelie ne era rimasta affascinata ed altrettanto fu per lui. Si erano innamorati ed io sperai che si mettessero insieme.
I sogni erano l’unica cosa che mi era rimasta e mi piaceva pensare che tutto aveva un lieto fine. Adesso avevo una nuova mamma e anche Stefan, iniziava ad avere delle ragazze e aveva lasciato il nido laureatosi in archeologia. 
Purtroppo Heinrich dopo il matrimonio sparì ed anche di clelie non ebbi più notizia poiché aveva iniziato l’università.
Stefan era partito per l’Egitto ed aveva conosciuto una ragazza con la quale aveva iniziato una relazione. 
Passarono gli anni e solo quando ebbi ventisei anni ed Heinrich fu tornato a casa scoprii ciò che era accaduto ai miei fratelli in quegli anni. 
Stefan si era per esempio sposato con la sua collega, ma questa era morta per un Incidente durante uno scavo. 
Mentre  Heinrich… ecco lui è Clelie si erano messi insieme ed avevano avuto due gemelli, Aaron e Margot (i nomi di mamma e papà), seppi che Clelie aveva studiato medicina anche lei, come che di comune accordo i due avevano deciso che i piccoli (dai cinque anni) li aveva tenuti lui in Svizzera dando modo a Clelie di potersi specializzare. 
Loro tutti avevano avuto una vita fatta di amore e di traumi. Ma avevano avuto una vita e adesso… adesso Heinrich era tornato dalla Svizzera con una cura per me! Mi avrebbe salvato la vita è come un principe mi avrebbe salvato dalla mia gabbia dorata. Il principe invece di un cavallo bianco aveva un camice, la gabbia invece di una torre era un ospedale. Ma andava bene così, sarei stata libera.
E così… la mattina del mio ventisettesimo compleanno mi sono svegliata nel mio letto d‘ospedale. 
Una settimana prima avevo avuto l’intervento che Heinrich aveva supervisionato, in quanto mio fratello non poteva operare. Adesso al mio capezzale c’era Clelie, la guardavo che mi sorrideva.
“Potrai avere dei figli, ma voglio assolutamente tenerti sempre monitorata.” Mi aveva detto.
La guardai raggiante, Clelie faceva il lavoro più bello del mondo: far nascere bambini. Era attenta e minuziosa e mi aveva dato la notizia più bella del mondo.
Alle sue spalle c’era Heinrich.
“Sei ufficialmente fuori pericolo. I test sotto sforzo sono andati tutti bene Hannah e dal momento in cui firmerai le tue dimissioni tu…” 
“Io…” sussurrai.
“Tu sarai libera Hannah, potrai correre, amare e scatenarti. Potrai prendere in mano la tua vita.” Affermò Heinrich.
Ecco… finalmente ero libera. Libera di esseee Hannah Lienderman. 
   
 
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