Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    29/04/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ha amici, è demotivata ed è depressa. Erano queste le parole che il Brucaliffo avrebbe tanto voluto esprimere nei confronti della ragazza che McTwisp gli aveva presentato, limitandosi piuttosto a liquidare entrambi con una sentenza molto aspra.
«I-io non capisco.» balbetta il coniglio.
Come un fulmine improvviso, Alice comincia a vedere le cose sotto un’altra prospettiva: e se i racconti della sua trisnonna Alice non fossero state solamente delle favole? Se quel posto fosse vero? Se fosse tutto reale.
Dopotutto, ogni cosa sembra ritornare, a cominciare dagli scenari e dagli animali antropomorfi che, fino a quel momento, le era capitato di incrociare. Cerca, quindi, di dare una risposta al coniglio nel tentativo di offrirgli un po’ di serenità. Sta per rivelargli, infatti, che probabilmente la “vera” Alice che stessero cercando non poteva essere lei, ma la sua ormai defunta trisnonna, ma la lingua della ragazza viene bloccata quando ad un tratto accade qualcosa di insolito. O, per meglio dire, di sinistro.
Dal nulla, nell’aria si aprono dei portali fatti di luce rossastra, accompagnate da una spirale del medesimo colore e McTwisp sobbalza.
«Oh, cielo! Oh, cielo!» senza pensarci, il coniglio afferra una mano di Alice e la sprona a scappare via, il più lontano possibile «Corri!»
Senza avere il tempo di realizzare, Alice segue il consiglio della bestiola e lo segue nella fuga, augurandosi di non inciampare per le scale. Arrivati alla fine della scalinata, McTwisp la conduce ai piedi di un albero, nel punto esatto in cui vi è una tana di coniglio. Con nervosismo e con molta fretta, il coniglio tira fuori dalla tasca del proprio panciotto una bottiglia di vetro e sprona Alice a berne il contenuto.
«Sbrigati, non c’è tempo!» esclama, guardandosi alle spalle.
Da quei portali, nel frattempo, ne sono usciti degli strani individui dall’aspetto di tetre carte da gioco, dal colorito che richiamava il rosso fuoco, armate di lance e seguiti da un uomo molto alto, con addosso un’armatura nera. È molto pallido al punto da sembrare un cadavere, i suoi capelli sono neri come la pece, porta una benda a forma di cuore che gli copre l’occhio sinistro sfregiato da una cicatrice.
Il fante di cuori, sente Alice pronunciare dalla tremante bocca di McTwisp, l’essere più crudele che abbia mai messo piede in quel mondo. Ilosovic Stayne. Colui che ha convinto la Regina Rossa quanto possa essere appagante essere temuti, anziché amati. Colui che ha aiutato e continua ad aiutare la tiranna a bruciare ogni luogo in cui sono presenti i traditori della corona, incoraggiato dalla stessa regina a commettere il massacro di vite innocenti e poco importa se molti di loro non avessero opposto resistenza, l’importante era soddisfare il proprio piacere.
Nella fuga precipitosa, Alice finisce con incastrare una ciocca dei capelli mielati sul di un ramo di un albero allungato, secco e scuro come un lungo dito di uno scheletro annerito. Con un urlo strozzato, la ragazza è costretta a dover sopportare il dolore dello strappo del mucchietto di capelli incastrato. Così facendo, il lamento di dolore ha attirato il fante nella sua direzione e il coniglio non ha ignorato questo dettaglio.
McTwisp cerca di trovare una soluzione più in fretta che può e la fortuna gli sorride non appena si trova di fronte ad un bivio. C’è un cartello, proprio al centro dell’incrocio.    
DEST-EST
SINIS-VEST
Il coniglio le indica la seconda via con il dito della zampa destra.
«Segui la via.» la avverte sbrigativamente, temendo che il fante e le sue guardie possano coglierli di sorpresa «Non puoi assolutamente sbagliarti, la strada è completamente dritta. Io ti raggiungerò dopo.» poco prima di proseguire la via differente, il coniglio le fa un’ultima raccomandazione «Stai attenta all’orizzonte
Chiaramente, Alice non ha il tempo materiale per poter fare domande visto che il coniglio è corso via spedito e, in pochi secondi, la creatura svanisce nella boscaglia.
Come fa ad esserci un orizzonte, si domanda la ragazza, all’interno di un bosco? La risposta le si para davanti in meno di un batter di ciglia... anzi, sotto i piedi.
Con lo stesso brivido che si prova quando la pianta del piede non trova appoggio nel punto in cui ci dovrebbe essere lo scalino, Alice precipita verso il vuoto e il suo urlo echeggia tra la natura selvaggia e variopinta, mentre l’orizzonte segnalato dapprima da McTwisp la inghiotte.
Seguendo la direzione dell’urlo, dapprincipio il fante si imbatte nell’esatto ramo in cui sono ancora presenti dei fili della chioma dorata di Alice. Afferra la ciocca con una mano coperta da un guanto nero come l’inchiostro e sul suo volto si tinge un’espressione incredula mista a stupore. Avvicina la ciocca alle narici e inspira profondamente.
«Non è possibile...» sussurra in un sibilo e sprona le carte da gioco a seguirlo, notando delle tracce impresse sul terreno.
Seguendo il sentiero tracciato dalle impronte di Alice, il fante realizza quale strada abbia percorso, vedendole terminare a ridosso dell’orizzonte.
Un sadico sorriso gli riga il volto cadaverico.
 
Nella Foresta di Tulgey, al contrario delle nebbiose tenebre del bosco percorso da Alice e McTwisp, uno scenario armonioso si riflette nell’atmosfera, con i fiori che brillano di scintillanti colori da presentare alla luce del sole e il ronzio degli insetti che accompagnano il cinguettio degli uccellini.
Una lunga serie di tavoli è allineata l’uno accanto all’altro, dando l’illusione di apparire come una lunga tavolata, le cui superfici sono imbandite di dolciumi, teiere, tazze da tè. A pochi metri di distanza, si erge un vecchio mulino a vento ed in quel preciso istante sbuca fuori il Leprotto che tiene con una zampa un’alta pila di cupcake e pasticcini, mentre con l’altra tiene in equilibrio dei piatti sostenuti da dei cucchiaini.
«È l’ora del tè! È l’ora del tè!» esclama a gran voce con tutta l’allegria che porta in corpo.
«Ce ne hai messo di tempo.» lo redarguisce Mally, il piccolo ghiro coraggioso.
«Non litigate.» sogghigna il Cappellaio mentre cerca di disporre sul tavolo altre stoviglie e una quantità di dolciumi sufficienti per accogliere una ventina di commensali, nonostante gli effettivi ospiti erano unicamente loro tre.
Quando il Leprotto ha portato ogni cosa sulla tavola, mettendo tutto quanto in ordine e senza rovesciare nulla, il Cappellaio si mette comodo al capotavola e, insieme ai suoi amici, è pronto a scatenare una festosa ora del tè. Un suono del tutto insolito, tuttavia, interrompe ogni cosa.
 
Alice urla con tutto il fiato che ha in gola, sta precipitando ma i suoi occhi continuano a rivelarle degli scenari alquanto bizzarri: anziché cadere in un buio baratro, la ragazza sta piombando in un cielo azzurro e cosparso di soffici nuvole bianche.
Il suolo è sempre più vicino e Alice si copre il volto con le braccia e la paura si fa strada in lei.
 
Qualcosa si è appena schiantato tra le foglie di un albero, proprio vicino al mulino, per poi scivolare sempre di più verso il terreno. La stranezza, o la fortuna, ha fatto sì che Alice si schiantasse su delle foglie morbide come ovatta e la caduta non era stata così rovinosa. O quasi.
Un gemito esce dalle labbra di lei, toccandosi una spalla che ha subito un urto troppo forte.
Nel frattempo, il Cappellaio, Mally e il Leprotto sono rimasti turbati da quanto hanno appena assistito e si chiedono chi sia quella ragazza caduta dal cielo.
Alice non si è ancora accorta della loro presenza e in un sospiro volge gli occhi verso il cielo seminascosto dalle foglie degli alberi, chiedendosi se sia morta. Sta respirando, dopotutto e sente dolore. Quindi, è improbabile che sia passata a miglior vita.
Superata la sorpresa preliminare, il Cappellaio e gli altri si precipitano verso la ragazza per assicurarsi che le sue condizioni non siano critiche.
«Stai ben...» il Cappellaio si blocca all’istante, come colpito da un profondo shock «N-non può...» persino Mally e il Leprotto sono sconvolti dalla presenza della ragazza «Non può essere...»
Alice riesce, finalmente, a prestare attenzione all’ambiente circostante e si accorge di non essere sola. Ha un lieve sussulto nel comprendere di avere davanti altre strane creature ma, pian piano, pareva che la sua mente si stesse abituando al bizzarro.
«Dove mi trovo?» domanda la ragazza perplessa.
«A-A-Alice...» balbettano quasi in coro il Leprotto e il ghiro.
«Alice, sei tu!» esclama il Cappellaio «Sei tornata!»
Al vertice dell’entusiasmo, il Cappellaio butta le braccia intorno al collo della ragazza, ma quest’ultima si ritrae appena, per poi lamentare un dolore lancinante alla spalla.
Il Cappellaio cerca di scusarsi per l’inconveniente e, per farsi perdonare, le offre immediatamente un lungo pezzo di stoffa tirato fuori magicamente da una delle tasche della sua giacca. Con premura, lo avvolge tra il braccio e la spalla di lei, in modo da poterle dare un lieve sostegno e sollievo.
«Sei tornata, cara Alice...» ripete il Cappellaio con la voce compromessa dalla commozione.
«Mi dispiace, signore,» risponde Alice cercando di trovare le parole esatte per non ferire l’emozione di quell’uomo dall’aspetto curioso, ma dai modi gentili «ma non sono quella Alice che vi aspettate che io sia.»
Il Leprotto e il ghiro si guardano perplessi, non comprendendo il significato di quelle parole. Il Cappellaio, invece, non sembra nutrire nessun dubbio.
«Devi aver picchiato forte la testa.» ridacchia con tono scherzoso e istericamente divertita «Sì, che sei tu, Alice. Tu sei solo tu, nessuna Alice al mondo sarebbe in grado di sostituirti. Tu sei tu e insostituibile.»
«Cappellaio!» Mally lo richiama all’ordine severamente, ottenendo da quest’ultimo un soffocato “grazie”.
Gli occhi grandi e verdi del Cappellaio, improvvisamente, si dipingono di malinconica confusione e non smette di guardare la ragazza che, a fatica, si alza da terra per rimettersi in piedi.
Vedendola ancora dolorante, il Leprotto e Mally la invitano a sedersi alla loro tavola, nella speranza che possa stare più comoda.
«Non capisco.» dice il Cappellaio, scuotendo la testa e sedendosi accanto a lei, al capotavola «Tu devi essere tu
Alice fa un lievissimo passo indietro segnato da un’iniziale diffidenza, quando il Cappellaio avvicina un dito indice della mano destra, bianca come la luna contrassegnata da una serie di macchioline ramate, a ridosso delle sue labbra.
«Quello...» aggiunge il Cappellaio incrinando il timbro vocale, indicando proprio il neo presente sopra il labbro sinistro della ragazza «Sì, devi essere tu. La mia Alice. Quello, quello è il mio...»   
Le parole del Cappellaio vengono fermate da una voce bassa, profonda, che si sta librando nell’aria come una nuvola che si espande nel vento.
«Sei sicuro di non sbagliarti, Tarrant
Alice si accorge che, dal nulla, è apparso uno strano gatto dal pelo folto e grigio, con alcune striature azzurre e scintillanti presenti sul mantello, dotato di un paio di giganteschi occhi dello stesso colore brillante e, soprattutto, di un ghigno larghissimo. Il lettore avrà già intuito di chi stiamo parlando.
«Lei è Alice, Stregatto.» insiste il Cappellaio con la voce di chi voglia avvertire di non gradire di essere contraddetto.
«Forse,» continua lo Stregatto senza curarsi dell’implicito avvertimento e fluttuando “comodamente” nell’aria «questa volta non è proprio lei. Anche se dovesse avere lo stesso volto, la stessa voce, lo stesso odore, non ha lo stesso sguardo dell’Alice che conosciamo. Ergo, non è la nostra Alice.»
«LEI È ALICE!» urla Tarrant, picchiando un forte pugno sulla tavola e guardando lo Stregatto con occhi minacciosi.
«Questo si vedrà.» lo sfida bonariamente il gatto, scomparendo nel vento.
  
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