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Autore: Donatozilla    30/04/2022    1 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 30: Un particolare incontro

Ryo stava camminando in mezzo alla strada, indossando una giacca di pelle nera con un cappuccio che gli copriva la testa al punto che non gli si poteva vedere la faccia a meno che qualcuno non gli fosse stato incredibilmente vicino.

In quei ultimi due giorni, dopo aver ucciso Shocker, non aveva fatto altro: stare nascosto, camminare in mezzo alla strada e così via.

Non si era più trasformato in Venom per mantenere un basso profilo, perché se fosse uscito subito allo scoperto sarebbe stato accerchiato da dio solo sa quanti Heroes.

E nonostante fosse sicuro delle sue capacità non sapeva se avrebbe potuto combattere un gran numero di Heroes allo stesso tempo, quindi preferiva rimanere sul sicuro.

Ma col non trasformarsi in Venom significava non andar a caccia di Villains e criminali.

Il non andare a caccia di Villains e criminali significava che non poteva mangiarli.

E il non poterli mangiare significava che V diventava sempre più affamato.

“Ho fame, Ryo.” Disse V. Nella sua voce si poteva ben sentire la fame, il desiderio di nutrirsi… e anche un filo di irritazione.

“Lo so bene, V.” Mormorò Ryo. Solitamente rispondeva a V mentalmente, sopratutto quando si trovava in mezzo alla strada piena di gente come in quel momento, ma in quegli ultimi giorni certe volte finiva per rispondergli a voce, anche se provava a parlargli con voce più bassa possibile in modo da non essere sentito e in modo da non essere scambiato per qualche pazzo lunatico “Ma non possiamo andare a caccia di Villains e criminali. Non subito almeno. Gli Heroes ci sarebbero subito addosso.”.

“Possiamo sconfiggerli. Possiamo tener loro testa come abbiamo fatto ai dormitori della UA.”.

“In quel caso erano in pochi. Ora però tutti sanno di cosa siamo capaci dopo ciò che abbiamo fatto due giorni fa, e se ci mostriamo subito dopo ciò che abbiamo fatto non dovremo vedercelo con pochi Heroes, ma con un gran numero di essi.”.

Ryo potè sentire il suo corpo fremere a causa di un rombo generato dal brontolare di V.

“Calmati, V. Dobbiamo mantenere un profilo basso. Non solo per non farci beccare… ma anche per creare un piano che ci permetterà di uccidere Bakugo. Dopo aver ucciso Shocker, solo Bakugo rimane l’unico di cui vendicarsi. Quindi dovremmo essere furtivi. Silenziosi. Non farci subito notare. O per noi sarà…”.

Ryo fu così preso dal suo stesso discorso che neanche si accorse di star andando incontro ad una ragazza, andandoci di conseguenza a sbatterci contro.

V, proprio allora, fece apparire sulle piante dei piedi di Ryo parti di sé in modo da non farlo cadere e tenerlo attaccato al suolo.

Ryo riuscì a riprendere l’equilibrio e mentre accadeva tutto ciò vide chi aveva colpito: una ragazza della sua stessa età, di 16 anni, con capelli corti e marroni con in mano un trolley e nell’altra un telefono, che gli era scivolato di mano dopo essergli andata a sbattere e che stava a cadere per terra insieme alla sua stessa proprietaria.

Ryo fu sul punto di prendere sia il telefono al volo che a impedire la caduta della ragazza, ma quest’ultima riuscì a riprendere immediatamente l’equilibrio e a riprendersi subito il telefono prima che toccasse il terreno.

Il tutto in una velocità impressionante ed in poco tempo.

La ragazza si ricompose e solo allora notò Ryo dinanzi a sé e rimase ferma, immobile, senza dire nulla.

Passò qualche secondo in silenzio interrotto poi da Ryo che disse semplicemente “Wow.”.

La ragazza sembrò riprendersi per poi dire “Oh, cavolo, scusa non ti avevo visto e ti sono andata a sbattere contro! Mi spiace tanto!”.

“Oh, uh, non preoccuparti” rispose Ryo tirandosi leggermente il cappuccio in avanti in modo da poter nascondere ancor di più la propria faccia. A giudicare dal trolley la ragazza era appena arrivata da fuori, ma dalle caratteristiche facciali sembrava proprio che fosse giapponese. Poteva non riconoscerlo ma era meglio stare sul sicuro, non si sapeva mai “Ma a scusarmi devo essere io. Ero troppo occupato con i miei… pensieri da accorgermi di ciò che mi stava intorno.” Potè sentire V brontolare nella sua testa, quasi offesa da quella supposizione “Dunque, in un certo senso, è colpa mia se ti sono finito addosso e stavi per cadere a terra.”.

“Ahhhh non preoccuparti” rise la ragazza gesticolando con la mano libera “L’importante è che siamo entrambi apposto e che non siamo finiti al suolo. Ottimi riflessi, comunque. Sei riuscito a bloccarti prima di cadere. Sembravi quasi attaccato al suolo coi piedi.”.

“Uh…” sobbalzò Ryo. Forse era meglio esser caduto, magari allora la ragazza non si sarebbe fatta domande sul come si era bloccato mentre cadeva “Grazie. Anche tu hai avuto degli ottimi riflessi, però. Sei riuscita a fermarti dal cadere e a prendere il telefono in poco tempo.”.

Ryo notò come la ragazza sembrò sobbalzare, e sembrò notarlo anche V dato che rilasciò un gorgoglio curioso.

“Oh? Quello dici? Oh, guarda, si tratta solo di abitudine.” Rise nervosamente la ragazza.

“Abitudine?”.

“Sì, abitudine.”.

“Mi stai dicendo che per te è abitudine finire contro altre persone e cadere al suolo?”.

“Mhmh, sono proprio una grossa sbadata” annuì la ragazza continuando a ridere nervosamente e a grattarsi la testa imbarazzata “Solo così sono riuscita a riprendere l’equilibrio e a prendere il telefono in così poco tempo.”.

Ryo inarcò un sopracciglio “Se lo dici tu.”.

“Beh, è stato un piacere conoscerti caro sconosciuto.” Disse la ragazza rimettendo a posto il telefono e riprendendo in mano il suo trolley “Ma sono di fretta, quindi devo andare. Appuntamento di famiglia sai?”.

“Capisco” Rispose Ryo, un sorriso divertito che gli apparve in volto “Allora non ti tratterrò oltre.”.

“Perfetto. Ci vediamo allora.” Salutò la ragazza con la mano per poi incamminarsi via.

“Che tipa strana…” disse V mentre Ryo si limitava ad osservare la ragazza allontanarsi per qualche secondo, per poi iniziare a camminare a via.

“Non che noi siamo meglio, V.” Rispose Ryo.

“In ogni caso, come stavo dicendo prima di tutto ciò, dovremo non farci notare nei prossimi tempi. So che ti scoccia…”.

“Non ne hai la benché minima idea, Ryo. Ho fame. Non mangio da due giorni! Ho bisogno di fenilanina per sopravvivere, e sai che si trova sia nei cervelli che nella cioccolata! Quindi se proprio non possiamo mangiare cervelli prendiamoci della cioccolata.”.

Ryo sospirò mentre si portava due dita alla base del naso “Oh sì, certo, e come pensi che possiamo prendere della cioccolata senza neanche un soldo? Scusa V ma dovremmo arrangiarci, quindi abbi un pò di pazienza.”.

Un altro gorgoglio.

Era parecchio raro che Ryo e V litigassero, ma quando succedeva andava a finire che V se ne rimaneva in silenzio senza dire niente per un bel pò. Quest’era una di quelle volte.

Ryo tirò un sospiro “Senti V, vorrei andare a caccia di Villain e criminali quanto te. Chissà cos accadrebbe senza di noi per le strade, ma dovremo essere pazienti. Quindi dovremo stare nascosti per un pò… e non per strada come abbiamo fatto negli ultimi due giorni. Dobbiamo trovare un luogo in cui non penserebbero mai in cui ci potremmo trovare.”.

“… del tipo?”.

Ryo si bloccò per un secondo, osservato il terreno con fare pensante… e quasi nostalgico.

Dopo altri vari attimi di silenzio Ryo tirò un sospiro dicendo “Credo di avere un idea. Sperando che non ci abiti qualcuno dopo tutti questi anni.”.


Miki continuava a camminare dritta verso la sua destinazione mentre ripensava a quell’incontro avvenuto con quel ragazzo qualche minuto prima.

Per poco non si faceva scoprire, e non era neanche appena arrivata.

Doveva stare molto più attenta nel tenere nascoste le sue abilità.

Ripensò anche a quel ragazzo: poco prima che andasse a sbattergli contro le era parso che stesse parlando con qualcuno… ma chi?

Poi si chiedeva anche il motivo per cui si teneva nascosto sotto quel cappuccio. Certo, non era uno dei migliori travestimenti dato che da vicino poteva vedergli i capelli viola e gli occhi del medesimo colore, ma si chiedeva comunque il motivo di ciò? Si vergognava del suo aspetto o roba del genere?

Miki fece semplicemente spallucce ed aumentò il passo, diretta verso l’ospedale in cui si trovava sua zia e i suoi compagni di squadra. Doveva essere…

“Bingo.” Disse fra sé e sé la ragazza trovandosi dinnanzi all’ospedale che gli era stato indicato da Koda.

Entrò e si ritrovò dinnanzi moltissime persone che parlavano tra loro, o stavano sedute sulle sedie ad attendere il loro turno per parlare con la reception dell’ospedale o dottori e infermiere che andavano da una parte all’altra.

Fu sul punto di dirigersi verso la reception per chiedere dove si trovava la stanza in cui si trovavano sua zia e i suoi compagni di squadra, ma si bloccò quando sentì una voce famigliare alle sue spalle “Miki…?”.

La ragazza rivolto ritrovandosi a pochi metri da sé due figure che riconobbe subito, una piccola e una più grande.

Un grosso sorriso le apparve in volto ma non potè neanche aprir bocca che la figura più piccola corse verso di lei urlando “MIKI!”.

“Ciao Kota! Come stai, fratellino?” Disse Miki prendendo al volo il fratello minore e stringendolo in un abbraccio che venne subito ricambiato.

“Io sto bene! Sono così felice di rivederti sorellona!” Disse Kota sorridendo mentre lacrime di felicità gli cadevano dagli occhi “Mi sei mancata così tanto!”.

“Anche tu mi sei mancato, Kota.” Rispose Miki abbassando Kota al suolo e accarezzandogli i capelli.

“Da quanto tempo, Miki.” Fece la voce della seconda figura che si avvicinò ai due.

“Ciao, Tomoko. Come stai?” Disse Miki abbracciando immediatamente la donna che ricambiò l’abbraccio con un sorriso.

“Io? Molto bene, tutto sommato. Certo non avrò più un Quirk, ma in compenso continuo a lavorare da ufficio.” Ripose la donna con un sorriso a trentadue denti e guadagnandosi una risatina da parte della ragazza dai capelli castani.

Una volta smesso di ridere lo sguardo della ragazza si fece più serio e, tirando un sospiro, chiese “Come… come stanno zia Shino e gli altri?”.

Kota e Tomoko si guardarono con sguardi preoccupati e a rispondere fu Kota che disse “Ryuko e Yawara stanno bene… ma la zia Shino… lei… lei non si è ancora svegliata.”.

Miki puntò lo sguardo verso Tomoko chiedendo “è in una situazione grave?”.

“Beh… i dottori l’hanno operata e fortunatamente è andato tutto per il meglio… ci hanno solo detto che bisognerà vedere come andranno le cose in futuro.”.

Miki annuì nuovamente per poi chiedere “Posso… posso vederli?”.

I tre, in men che non si dica, si diressero verso la stanza in cui i tre membri ufficiali dei Wild, Wild Pussycats si trovavano .

Appena entrati Miki potè ben vedere la situazione: tutti e tre erano sdraiati nei propri letti con fasciature ovunque, ma se Ryuko e Yawara erano svegli, Shino non lo era ancora.

Appena videro Kota e Tomoko entrare con Miki, i due Heroes svegli spalancarono gli occhi, espressioni sorprese che dipinsero i loro volti.

“Ehilà, gente” sorrise Miki allargando le braccia “Vi sono mancata?”.

“Miki!” Disse Ryuko mentre un sorriso si venne a formare sul suo volto “Sei qui!”.

“Quando hai detto al telefono che saresti venuta qui non pensavamo dicessi sul serio.” Disse Yawara sorridendo a sua volta.

“Scherzate, vero? Siete praticamente la mia famiglia, pensavate che me ne sarei restata a New York mentre voi rimanevate in questo stato?” Rispose Miki inarcando un sopracciglio.

Il suo sguardo si spostò poi sulla figura addormentata di Shino e, con un espressione triste, si avvicinò al suo letto.

Le strinse la mano mentre Kota si avvicinò a Miki e le strinse la mano libera, quasi per confortare la sorella maggiore.

Tomoko, Ryuko e Yawara osservavano il tutto in silenzio e con sguardi tristi, non dicendo niente per non interrompere il momento.

Miki strinse ancor di più la presa sulla mano di Shino: non era morta, certo, ma questo le ricordava troppo ciò che accadde ai suoi genitori.

Quando furono uccisi da Goto Imasuji, il Villain Muscular.

E lei…

Fu sul punto di aprire bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto da un mormorio.

Un mormorio che uscì dalla bocca di Shino.

Miki e Kota, che erano i più vicini, spalancarono gli occhi.

“Ho sentito solo io o…”.

“No Miki, ho sentito pure io.” Disse Kota.

“Di cosa state parlando esattamente?” Chiese confusa Ryuko.

Ricevette come risposta un altro mormorio da parte di Shino, stavolta un pò più forte facendosi sentire dai suoi tre compagni di squadra.

“Zia Shino!” Disse Kota “Zia Shino, sei sveglia?”.

“Zia, siamo noi!” Disse Miki “Riesci a sentirci?”.

Shino riaprì pian piano gli occhi, ma non riusciva vedere bene.

Vedeva tutto sfocato.

Mentre tutto ciò accadeva, Tomoko aveva chiamato dei dottori che erano accorsi il più velocemente possibile.

“Signori, credo di dovervi chiedere di uscire.” Disse il dottore diretto a Miki, Kota e Tomoko.

“Cosa?!” Fece Miki.

“Ma nostra zia si sta svegliando… noi…” tentò di protestare Kota.

“Ed è proprio per questo che dobbiamo uscire.” Fece Tomoko con fare gentile “Il dottore vedrà com’è la situazione, e poi potremo parlare con vostra zia. Va bene?”.

Kota annuì debolmente mentre Miki tirò uno sbuffo, ma annuì a sua volta.

Una volta usciti, Miki potè finalmente chiedere la domanda che avrebbe tanto voluto chiedere prima.

“Chi è stato a metterli in quelle condizioni, Tomoko?”.

“Beh… è una storia lunga.”.

“Ho tutto il giorno libero, quindi…”.

“M c’èKota qui. È un argomento… abbastanza delicato.”.

Kota tirò uno sbuffo “Non preoccuparti, Tomoko. Puoi spiegare tranquillamente ciò che è successo a Miki. Io mi allontanerò così che tu possa spiegarle tutto. Si merita di saperlo.” E detto questo si allontanò per sedersi in una delle sedie vicine, ancor prima che potesse sentire le proteste di Tomoko mentre Miki non potè non sghignazzare.

Tomoko tirò un sospiro “Beh… se tanto insisti, e dato che Kota si è allontanato… posso dirti il tutto. Tua zia e gli altri, due giorni fa, si sono uniti ad un operazione per abbattere la gang del Dragone Nero.”.

“Il Dragon Nero? Quella gang conosciuta per rapimenti in tutto il Giappone?”.

“Proprio quella gang. L’obiettivo principale era catturare il leader del Dragone Nero, Herman Schultz conosciuto anche come Shocker. Con la sua cattura la caduta del Dragone Nero sarebbe stata inevitabile. Purtroppo i membri dell’operazione sono caduti in una trappola del Dragone Nero, e tua zia, Ryuko e Yawara hanno affrontato Shocker.”.

“Quindi… è stato lui a fare questo a loro?”.

“Precisamente.”.

“E… che gli è successo? A Shocker, intendo? È stato catturato, spero.”.

Lo sguardo di Tomoko si fece più serio “Non… esattamente.”.

“E che gli è successo?”.

“È… morto.”.

Passarono alcuni secondi di silenzio in cui Miki processò ciò ch fu appena detto e poi, con occhi sbarrati chiese “Morto? Cioè… proprio morto?”.

“Proprio morto” annuì Tomoko “Nell’operazione ha interferito un Vigilante che negli ultimi mesi si è fatto conoscere in Giappone, e che è venuto a Musutafu non molto tempo fa. Ha interferito nell’operazione e ha ucciso Shocker.” continuò a spiegare mentre prendeva il telefono. Lo accese e, trovando l’immagine che cercava, la mostrò a Miki “Il nome di questo Vigilante è Venom, vero nome Ryo Honda.

Miki osservò l’immagine. Era di un articolo con due foto che mostravano il Vigilante con quello che pareva il suo ‘costume’ e il suo vero volto.

Il suo… costume era strano… non pareva neanche un costume, pareva quasi come se fosse trasformato: era enorme, col corpo nero attraversato da venature bianche, occhi grossi e bianchi e una bocca irta di zanne.

Ma ciò che fece spalancare gli occhi a Miki fu il vero volto del Vigilante: un ragazzo di sedici anni dai capelli viola e gli occhi del medesimo colore.

Quel volto… quello era lo sconosciuto contro cui era andata a sbattere mentre si stava dirigendo qui.

“Uh… Miki? Tutto bene?” Chiese Tomoko con un sopracciglio inarcato.

Miki sposto lo sguardo dal telefono a Tomoko e dalla sua bocca uscire solo due parole “Porca pu…”.


“Dunque… è questo il luogo in cui staremo?” Chiese V.

“Sì V… è proprio questo.” Disse Ryo mentre guardava con uno sguardo triste e nostalgico il luogo in cui si sarebbero nascosti: la sua vecchia casa, la stessa casa in cui viveva con i suoi genitori prima del trasferimento a Jaku City.

“Quindi era questa la tua vecchia casa?”.

“Sì.”.

“Ha un brutto aspetto.”.

Ryo tirò uno sbuffo “Mi sembra ovvio. Nessuno ci vive più qua. Mi chiedo solo perché nessuno l’abbia comprata quando io e i miei genitori ce ne siamo andati.”

Si avvicinò alla porta e punto l’indice della mano destra verso la serratura e da esso si allungò un filamento nero che entrò nella serratura, usandolo come chiave per scassinare la porta.

Udendo un *click* Ryo aprì la porta ed entrò dentro, chiudendo la porta dietro di sé e guardandosi intorno, la mente che veniva inondata da ricordi di quando visse qui con la sua famiglia.

Le serata passate a guardare la tv con loro.

Le giornate passate a giocare col padre.

I pranzi passati a cucinare con la madre.

“Sei sicuro che non verranno a cercarci qui, Ryo?” Chiese V.

“Ne sono sicuro, credimi. Questo posto sarà un ottimo luogo in cui stare nascosti… e organizzare un piano per uccidere Bakugo.”.

   
 
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