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Autore: tbhhczerwony    01/05/2022    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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stavolta non ho scuse, ho aggiornato dopo quasi tre mesi ma ho una spiegazione logica a tutto ciò. innanzitutto, buon pomeriggio! è quasi ora della mia tisana e devo dire, in questo periodo il burnout/blocco pesante come lo volete chiamare si è rivelato molto più difficile da sbarazzare di quel che mi aspettassi. sono così da... tre mesi? mi è già capitato in passato, ma durava qualche settimana e poi di botto avevo un sacco di idee e postavo ovunque (sia in ambito di scrittura che disegno, s'intende) in questo periodo, sarà anche perché probabilmente sono aumentati i contagi, sarà anche perché mi sento stanco e affaticato per qualche ragione ma quello c'è sempre stato, sta durando più del previsto e non riesco a rimettermici decentemente. solo ora sto provando a scrivere una nuova long che mi è venuta in mente e voglio scrivere prima che mi dimentichi tutto, nel caso di questa qua su pokémon invece purtroppo ho perso un po' l'idea originale di quello che volevo fare (e si vede) ed è diventata un po' una raccolta di one-shot invece che una storia... normale (?). magari non appena mi passerà questa cosa la riporterò in carreggiata, ma nel frattempo spero comunque che il capitolo vi piaccia un po', sob. anche se il titolo è completamente a caso, ma voi ignoratelo.
 
 



La bellezza



 

«Korinne, usa Vento di Fata!»

«Intercettala con Petalodanza, Lily!»

 

Da dentro la villa di Catlina, il gruppo poté sentire Jenna e Diana che facevano lottare i loro Lilligant e Whimsicott. Inutile dire che si misero tutti a guardare con curiosità, dato che si potevano vedere benissimo dalla finestra aperta del soggiorno. Dopo i bicchieri di champagne non avevano esattamente le energie per guardare tutto lo scontro, però si rivelò essere interessante.

«È migliorata tanto, eh?» chiese Artemisio.

Mirton annuì, «Certo, mi pare logico. Ultimamente non fa altro che allenarsi, ne approfitta anche a scuola»

«Vuole allenare i tipi Erba, ricordo bene?» domandò Camilla.

«Proprio così,» il Superquattro di tipo Buio poggiò il collo sullo schienale del divano, tirando un sospiro e un leggero lamento, «Ma dobbiamo mettere a posto la roba nel garage proprio domani mattina? Io sono morto»

Il Capopalestra di tipo Coleottero assottigliò appena gli occhi, «Te l’avevo detto di non bere troppo»

«Ma senti chi parla, ti sei bevuto almeno tre bicchieri!»

«Ehi, avete la finestra aperta!» 

Non appena sentirono la voce di Jenna, i due si voltarono verso di lei, che alzò una mano per salutarli. Il gruppo ricambiò il saluto dopo poco.

«State andando alla grande!» complimentò Camilla.

Diana si posò le mani davanti alle labbra, «Camilla ci ha fatto un complimento…! Quale onore!»

Jenna ridacchiò nervosamente, dopodiché si voltò a sorridere alla Campionessa, «Grazie mille! State assistendo alla lotta?»

«Siamo un po’ stanchi, ma sì» rispose Camelia, ridacchiando, mentre Catlina dietro di lei si mise una mano davanti alla bocca per sbadigliare.

«Siete stanchi?» la ragazza inarcò un sopracciglio, «Ma sono a malapena le nove e mezza!»

«Non è l’orario il problema… anche se può essere un’aggravante» si lamentò Mirton. 

Jenna sbuffò, «E va bene, finiamo la lotta e andiamo a dormire. Anche perché altrimenti domani non riusciresti a svegliarti»

Il Superquattro di tipo Buio non rispose, ma si girò nuovamente per vedere la conclusione dello scontro tra Lilligant e Whimsicott.

«Bene, Lily! Usa Verdebufera!» esclamò Jenna.

Diana sorrise, «Korinne, usa Raffica!»

Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, lo scontro finì con il Pokémon Fiorfronzolo messo al tappeto dal Pokémon Spiffero con una mossa di tipo Volante. Whimsicott, essendo di doppio tipo Erba e Folletto aveva la possibilità di imparare più mosse rispetto a Lilligant, che le aveva quasi solamente di tipo Erba essendo un tipo puro, ma in pochi sapevano che potesse anche imparare mosse di tipo Volante. Jenna fece ritornare il suo Pokémon nella sua Cura Ball e si avvicinò all’amica con un sorriso.

«Ha imparato una nuova mossa?» domandò, «È davvero straordinario! Non me l’aspettavo proprio»

«Ci siamo allenate di recente e mi sono accorta che da un po’ di tempo non esercitava la mossa Paralizzante. Avevo chiesto a mio fratello se poteva prestarmi il suo Pokédex, e abbiamo scoperto insieme che Korinne ha imparato Raffica tutta da sola durante l’allenamento!» raccontò Diana, «Mi dispiace un po’ di aver fatto perdere Lily così, però…»

«Non preoccuparti, sicuramente è contenta anche lei dei progressi che ha fatto Korinne» Jenna fece uscire nuovamente Lilligant dalla Cura Ball e la fece avvicinare a Whimsicott, «Puoi restare per la notte oppure devi andare?»

«Purtroppo mi attendono. Magari possiamo fare la prossima volta che ne abbiamo l’occasione»

Mirton restò a guardare le due che conversavano dalla finestra, mentre Artemisio e Camelia dietro di lui si alzarono dal divano.

«Bene… è ora anche per noi di andare» il Capopalestra di tipo Coleottero attirò l’attenzione del Superquattro dandogli una pacca sulla schiena, e non appena quest’ultimo si girò gli fece un fischio. 

Mirton sbuffò e si alzò lentamente dal divano, «Sì…»

«Suppongo che domani saremo tutti impegnati» disse Catlina, «Ma non possiamo stancarci prima della riunione di martedì, quindi vediamo di riposarci di tanto in tanto.»

Artemisio inarcò un sopracciglio, «Tratti il dormire come uno sport competitivo, non dirmi che hai anche orari precisi e scritti…»

La Superquattro di tipo Psico aggrottò appena la fronte, «Con “riposare” non intendo per forza che dobbiamo dormire, sebbene sia importante anche quello. Sto solo dicendo che in vista di martedì dovremmo essere tutti attenti, dato che si tratta di una riunione al completo. Di certo non dobbiamo venire debosciati come lo è Mirton adesso»

«Ma perché devi sempre mettermi in mezzo nei discorsi?» chiese il collega.

Antemia si avvicinò a lui, quasi come a separarli, ridacchiando, «Dai, ragazzi! Ci possiamo vedere domenica, così il lunedì ci prepariamo, no?»

«Trovo che sia un’ottima idea» Camelia annuì.

Camilla sorrise, «Allora è deciso. Magari l’unica cosa che non porteremo sarà l’alcool, che dite? Anche a me ha stancato un po’ in anticipo»

Catlina si mise una mano davanti alle labbra per sbadigliare, «Farò in modo che Paride non lo porti»

«Buonanotte!»

 

Era una di quelle rare notti in cui Mirton andava a letto presto, senza nemmeno raccomandare a Jenna di prendersi le sue solite medicine. La ragazza ne approfittò per giocare con la console fissa in camera sua, al buio, con solo la luce dello schermo della televisione a illuminarle il volto e gli occhi mentre giocava. Lilligant le diede una leggera pacca sulla spalla, Jenna scosse appena la testa.

«Non preoccuparti, Lily, tanto domani mi sveglierò comunque presto. Finisco questo livello e prendo la pastiglia più tardi, va bene?»

Lilligant annuì, accettando il compromesso.

La ragazza sbuffò, «Avrei fatto meglio a soprannominarti “mamma”, invece di “Lily”» scherzò successivamente, continuando a giocare.

 

***

 

La mattina successiva, Jenna si svegliò intorno alle sei. Pensando che sicuramente Artemisio non sarebbe arrivato così presto, ne approfittò per farsi una colazione abbondante. Non sapeva quando si sarebbe svegliato lo zio, ma pensava che sarebbe stato meglio lasciarne anche per lui. 

Dopo aver cucinato un uovo e preso una Baccarancia, poggiò il piatto sul tavolino davanti al divano e accese la televisione con il volume al minimo. Lilligant si sedette a fianco a lei, mentre Mightyena si avvicinò davanti al tavolino, annusando il cibo. La Liepard di Mirton era qualche centimetro più lontana, che li guardava.

Jenna divise la Baccarancia per i suoi Lilligant e Mightyena, ma subito dopo voltò lo sguardo verso Liepard.

«Ne vuoi anche tu?» domandò.

Il Pokémon Sanguefreddo si avvicinò dopo poco, annusando il pezzo di bacca dalla mano della ragazza per addentarlo successivamente, facendo un po’ di fusa. Mightyena si avvicinò nuovamente, annusando la colazione di Jenna, che lei alzò con le mani.

«Eh, no, questo è mio» 

Il Pokémon Morso accennò un guaito, quasi a pregarla. La ragazza sospirò, «E va bene, ma prima ascoltami» gli disse, dividendo un pezzetto di uovo e uno di pane, «Seduto» comandò, e non appena il Pokémon obbedì, lei annuì, «Zampa» ordinò nuovamente, il Pokémon fece come gli era stato comandato e lei gli diede la ricompensa, «Bravo!»

Mightyena mangiò il cibo offerto dalla sua mano, scodinzolando felice, per poi tornare nella sua cuccia. 

Sentendo la suoneria del citofono, Jenna sussultò appena dalla sorpresa, «Ma come, è già qui?» si chiese, alzandosi dal divano per dirigersi davanti al citofono. Scosse appena la testa, «Ma no, è impossibile… è troppo presto.» mormorò, cliccando il tasto e rimanendo sorpresa dalla presenza di Artemisio, «Eh… invece no…»

Successivamente premette il tasto per aprire il cancello da fuori, e non appena lo sentì bussare alla porta, andò ad aprire.

«Non mi aspettavo che arrivassi così presto… lo zio sta ancora dormendo»

Artemisio inarcò un sopracciglio, «Ma perché, che ore sono?»

«Saranno le sette meno venti, io credevo che arrivassi almeno alle dieci»

Il Capopalestra controllò velocemente il suo Interpoké, «Ho gli orologi sfasati.» si giustificò, entrando in casa, «In ogni caso è anche meglio che sia venuto adesso, no? Prima facciamo, meglio è» continuò, raggiungendo il tavolino davanti al divano, «Stavi mangiando?»

«Sì… non ho preparato altro, come ti ho già detto non mi aspettavo che arrivassi ora» gli rispose Jenna, «Non ho neanche voluto svegliare zio Mirton, ieri sera mi sembrava uno zombie»

«Beh, lo rimetto io in riga. C’è molto lavoro da fare» 

La ragazza ridacchiò tra sé e sé, guardando Artemisio che si dirigeva verso la camera dello zio.

«Mi è chiaro che non tutti hanno le stesse reazioni dopo aver bevuto tanto alcool…»

Jenna lo seguì, rimanendo vicina allo stipite della porta. Artemisio, notando che questa era semi-chiusa, la aprì lentamente per entrare entro la stanza dell’amico. Nonostante il clima caldo, notò che Mirton era completamente coperto da un plaid in flanella. Artemisio sgranò appena gli occhi e guardò Jenna.

«Ma come fa a dormire così?» sussurrò.

La ragazza ridacchiò semplicemente, coprendosi le labbra con una mano in speranza che non si fosse sentito, mentre il Capopalestra fece un gesto a mo’ di ventaglio per dire che aveva caldo.

«Ehi,» cominciò a parlare ad alta voce, mettendo una mano sulla spalla di Mirton, agitandolo appena, «È ora di alzarsi»

Il Superquattro di tipo Buio si girò dal lato opposto, «Mmh… no…» si voltò successivamente verso il Capopalestra con gli occhi assottigliati, «Ma tu che ci fai qui…?»

«Non ti ricordi più? Sei stato tu a dirmi che mi avresti aiutato con il carico, no?»

«E ti pare il caso di venire a quest’ora? Non c’è neanche il sole!»

Artemisio sospirò e camminò verso la finestra chiusa, alzando la tapparella, «E questo che cos’è?»

Mirton sbuffò e si mise seduto sul letto, «Facciamo con calma… ho ancora mal di testa da ieri…»

Il Capopalestra di tipo Coleottero annuì, «Sì… è ancora presto, i tuoi vicini potrebbero lamentarsi»

«Ma chi, loro? Sicuramente il signor Heck comincerà a fare i suoi lavori da un momento all’altro» Sentendo il forte rumore di un trapano provenire da fuori la finestra, Mirton indicò fuori, «Che avevo detto?»

Jenna ridacchiò, «Ad ogni modo, andiamo a mangiare prima!»

 

Subito dopo la colazione—la seconda per Artemisio—i tre si organizzarono per aprire il garage e spostare alcune cose che erano rimaste lì prima di far entrare il Capopalestra con la sua macchina. C’era abbastanza spazio e sicuramente poteva metterci quello che voleva senza fare troppi sforzi. L’artista uscì dalla macchina e aprì il cofano, mostrando ai due ciò che aveva portato. C’erano vari dipinti, quadri, e persino alcuni vestiti con stand da montare, appartenenti a Camelia.

«Questi potresti lasciarli in camera mia, non ho molte cose nel mio armadio e ci potrebbero stare» commentò Jenna, prendendo in mano uno degli abiti.

«Allora lascio fare a te per quanto riguarda i vestiti di Cammi,» Artemisio annuì, guardando successivamente Mirton, «Noi due invece pensiamo al lavoro più pesante»

La ragazza corrucciò le sopracciglia, «Come se i vestiti non fossero pesanti comunque»

«Più che altro i quadri sono più pesanti perché come potete vedere ho alcuni lavori a figura intera…»

Mirton alzò le sopracciglia non appena notò uno dei dipinti più dettagliati, «Non ti risparmi, eh?»

«Ehi, Camelia ha una buona base» Artemisio voltò lo sguardo altrove con imbarazzo, «E poi anche tu dipingeresti la tua ragazza, no?»

«Sì, se sapessi dipingere e se avessi una ragazza»

Jenna ridacchiò e prese alcuni vestiti con le grucce, «Allora io vado… vi lascio al vostro lavoro» 

Non appena la ragazza lasciò il garage, i due iniziarono a portare i quadri fuori dal cofano per metterli negli angoli più spaziosi, lasciando per ultimi quelli più piccoli, fino a quando non rimasero due scatole.

«E quelle?» domandò Mirton.

«Oh, una è roba che non uso più, l’altra è sempre stata lì»

«Perché io non l’ho mai vista allora?»

«Perché è caduta la coperta» Artemisio prese il plaid in tartan rosso che era caduto davanti alle scatole.

«Ma mettiamo qui anche queste?»

«Questa sì,» il Capopalestra prese la scatola scoperta, «L’altra no, tanto non pesa molto, ci ho messo la vecchia console che si era rotta»

«Oh, okay. Mi aspettavo qualcosa di sospetto»

«Mmmh, no, ma c’è un vecchio foglio del bingo di tre anni fa se vuoi saperlo»

Il Superquattro sorrise, «Ah, me lo ricordo»

«Certo che te lo ricordi, era l’ultimo bingo del college organizzato da te»

«Ne organizzerei un altro, magari durante uno dei tornei della Lega Pokémon»

Artemisio rise, «Sarebbe fantastico! Ora però finiamo questa faccenda…»

 

***

 

Nel frattempo, Jenna finì di appendere gli abiti di Camelia nel lato sinistro del suo armadio, in modo tale da distinguerli dai suoi. Nonostante la Capopalestra fosse almeno venti centimetri più alta di lei persino senza i tacchi, le due portavano la stessa misura. Questo fece venire qualche curiosità alla ragazza. Forse avrebbe dovuto provarne uno.

No. 

Jenna ritirò la mano dal giubbino giallo. No, non era suo, doveva resistere alla tentazione. Però nessuno se ne sarebbe accorto, no? Mirton e Artemisio erano ancora nel garage, non l’avrebbero notata. La ragazza allungò la mano verso il tubino nero per ritirarla nuovamente, scuotendo la testa. 

No.

Ma la camicia bianca con i merletti l’attirava particolarmente—

No.

E quel vestito rosa con gli strass—

No.

No, neanche quel vestito verde a fiori che avrebbe tanto voluto per sé, per abbinarsi ai suoi—futuri—Pokémon da Superquattro.

No, non doveva toccarli, non ci doveva minimamente pensare. Chiuse di botto l’armadio e lanciò un grido disperato.

«Sono troppo belli! Ma non posso provarli!»

Abbassò lo sguardo tenendo le mani sulle maniglie dell’armadio, ansimando appena prima di prendere un respiro profondo.

«No, Jenna. Non sono tuoi. Sono di una modella professionista, e tu potresti sicuramente allargarli anche solo provandoli» scosse nuovamente la testa, «No, no. No.»

Sospirò, togliendo le mani dalle maniglie per camminare lentamente fuori dalla sua stanza, chiudendo la porta con forza. Sussultò non appena vide Mirton e Artemisio in cucina, che la guardavano spiazzati.

«Cos’era quell’urlo?»

«Niente! Haha! È ora di pranzo, forza mangiamo!»

 
   
 
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