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Autore: PitViperOfDoom    05/05/2022    1 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 17

 

 

Le lacrime stavano giusto smettendo di scendere quando la signora Shimura gli apparve davanti in mezzo alla folla, spaventando entrambi.

“Ehi, tappo.” Lo salutò. La sua voce era leggera, più gentile del solito una volta viste le sue lacrime. “Volevo solo darti un avvertimento in caso stessi facendo qualcosa di importante… Toshi sta arrivando.” Gli diede una manata sulla schiena. “Ehi, non so se mi hai sentito bene prima, ma sei andato alla grande lì fuori.”

“Grazie.” Disse, tirando su con il naso. “Pensa che sia riuscito ad attirare l’attenzione del suo amico? Gran Torino?”

“Se non l’ha fatto la tua piccola azzuffata sul ring, sicuramente l’avrà incuriosito il finale.” Rise la signora Shimura. “Non ti preoccupare del vecchio Gran. È un vecchio bastardo rachitico, ma sa quando deve muoversi. Si farà vivo.”

“Bene.” Mormorò Izuku, proprio mente sentiva il familiare suono dei passi del suo insegnante. Stava ancora piangendo quando All Might girò l’angolo e sentì il suo mentore sospirare mentre finiva di asciugarsi il viso con la manica.

“Piangi davvero troppo, ragazzo mio.” Disse All Might, confortandolo gentilmente. “Va tutto bene?”

“Sì, sto bene.” Disse Izuku. “Solo… tante emozioni.” Tirò su con il naso un’ultima volta e drizzò la schiena. Ora che ci pensava, aveva ancora un’ultima faccenda da sbrigare. “Stavo per andare a prendere la mia gatta e tornare a casa, ma volevo chiedere una cosa.”

Iniziarono a camminare insieme, Izuku diretto verso la stanza dove aveva lasciato Mika con Todoroki. All Might era al suo fianco, incurvato e leggermente instabile nella sua vera forma. “Cosa c’è, ragazzo mio?”

“Come pensi che sia andato?” Chiese Izuku. “Prima del pezzo in cui mi sono spezzato il braccio - so che tutto quello che è successo dopo è stato un casino.”

Un sorriso illuminò la faccia cinerea di All Might. “Non male.” Disse. “Per niente male. Sei veloce e hai una buona potenza anche senza il tuo quirk e hai un buon occhio per trovare i punti deboli. È una cosa buona.” Izuku annuì, attento. “D’altro canto, non sei abbastanza veloce da non comunicare i tuoi movimenti. Hai l’abitudine di fare movimenti troppo ampi – un combattente esperto potrebbe prevederli solo guardandoti il petto.”

“Il petto?” Izuku guardò verso il basso.

“Esattamente. Non è un problema così grande se avessi completo accesso a One For All – la tua velocità e potenza aumenterebbero ancora di più. Ma in questo mondo, quando potenza e velocità e preveggenza e cose simili sono sullo stesso piano, è meglio non fare affidamento solo sui quirk.” Scoprì i denti in un sorriso e gli fece un occhiolino. “Non sei d’accordo?”

Izuku si ritrovò a sorridere di rimando.

All Might rimase indietro quando Izuku sfrecciò dentro a riprendere Mika. Todoroki era silenzioso; lo guardava attraverso la frangia come se non fosse sicuro di come comportarsi, ma sembrava molto meno distrutto di poco prima. Le unghie di Mika si impigliarono nella sua maglia quando Izuku la prese in braccio e mormorò delle scuse, imbarazzato.

“Grazie,” Disse, nello stesso momento in cui Todoroki disse la stessa identica cosa. Izuku annuì, sistemò Mika sul braccio buono e se ne andò.

All Might passò il resto del loro tempo insieme a criticare con dovizia di particolari il suo stile di combattimento, mentre la signora Shimura si intrometteva – invisibile e non udita – ogni volta che faceva una pausa abbastanza lunga da permetterle di dire qualche parola. Izuku ascoltò, assorbendo con voracità i consigli. Non aveva niente per scrivere e la sua mano dominante era inutilizzabile in ogni caso; quindi prese il telefono e digitò degli appunti in una bozza e-mail, giusto per ricordarselo e poterlo mettere per iscritto più tardi. Il sole stava iniziando a calare quando finalmente decisero di separarsi. Izuku scambiò dei messaggi di saluto con Uraraka, Kirishima, Tsuyu e qualche altro compagno di classe.

Iida, stranamente, non rispose. Doveva essere impegnato.

Izuku stava finalmente rincasando, con un gatto sulla spalla e Rei che gli teneva la mano, quando un una ventata d’aria fredda lo fece girare.

“Non so cosa gli hai detto.” Bofonchiò Hino. “Ma sei riuscito a farlo stare zitto, quindi ottimo lavoro. Okumura, intendo. Quindi. Complimenti, direi.” Svolazzò in giro, poco distante da lui. “Oh, e hai preso per il culo Endeavor. Continui a guadagnare punti. La maggior parte delle persone, se vedono qualcosa, si fanno i cazzi loro. Ma tu? Hai una faccia come il culo.”

“Non tanto.” Disse Izuku. “È che non mi vergogno.”

Hino rise. “Ma guarda un po’, vuoi proprio farmi innamorare, eh? Non hai niente da dire su di me e i miei scherzetti innocenti, spero?”

Izuku si fermò e si girò a guardarlo. “Non direi.” Disse. “Finché non fai del male a nessuno.”

“Chi, io?” Chiese, facendo una faccia innocente. “Nemmeno una mosca. È solo che mi piace rendere la vita di quel bastardo un po’ più difficile, tutto qui.”

“Quello va bene.” Disse Izuku. “Posso capirlo.”

“Figo. Perché quella faccia seria, allora?”

“Non coinvolgere Todoroki.” Disse Izuku. “Se lo facessi arrabbiare e se la prendesse con lui, non ne sarò contento.”

Hino alzò gli occhi al cielo. “Non perderci il sonno, bimbo. Ho già Suzuki che mi rompe le palle riguardo a quello - e non posso sfuggirle, al contrario di te, e non ha nemmeno i polmoni, quindi non ha bisogno di riprendere fiato o fare pause quando mi parla.” Si incupì. “E poi, non sono come Okumura. Ho problemi con Endeavor, i suoi mocciosi non hanno nulla a che farci. E prima che tu me lo chieda, no, non sono cazzi tuoi, quindi non chiedere.”

“Okay.” Anche Izuku poteva alzare gli occhi al cielo. “Non lo avrei fatto. Non mi interessa particolarmente.” Non era del tutto vero, ma qualcosa di Hino gli faceva venire voglia di rispondere male. Funzionò, visto che riuscì ad avere l’ultima parola e Hino lo lasciò tornare a casa in pace.

Sua mamma gli saltò addosso non appena oltrepassò la soglia di casa. Si aspettava un accorato rimprovero; e lo ricevette. Non poté fare molto per impedirle di sclerare quando vide la benda sul suo occhio. I fantasmi furono più calmi riguardo la cosa: la signorina Morino e la signora Matsuda lo salutarono allegramente quando entrò, e persino Kurosawa fece sbucare la testa nel corridoio prima di svanire di nuovo chissà dove. Per molti fantasmi, se non eri morto, qualsiasi cosa poteva essere risolta e non meritava troppa preoccupazione.

“Il mio occhio è a posto.” Rassicurò sua madre per la quinta volta, aiutando come poteva ad apparecchiare la tavola. “Mi sono solo graffiato un po’ il viso, tutto qui.”

Lei sbuffò, non ancora convinta nemmeno quando la cena fu di fronte a loro. Gli riempì il piatto, ignorando le sue proteste – aveva ancora un braccio funzionante! “Ma perché hai continuato a lottare?” Chiese lei, la voce carica di disapprovazione. “Anche alla TV si vedeva che non potevi più usare il braccio! Non potevi fermarti? Arrenderti prima che potesse peggiorare?”

“No- beh.” Izuku esitò, fingendo che usare le bacchette con la mano sinistra fosse un problema più grande di quello che realmente era. “Voglio dire. Sì, ma…”

“Allora perché non l’hai fatto? Era solo una gara, non è così? Perché non ti sei fermato?”

Izuku punzecchiò il suo cibo, cercando di trovare un modo per spiegarsi senza vomitare la storia della vita di Todoroki. Qualcosa gli diceva che non avrebbe voluto che ne parlasse in giro. “Sai che, a volte, quando parlo coi fantasmi, ne incontro qualcuno di… problematico?”

Lei impallidì un poco. “S-sì?” Non aveva mai visto il peggio di quello che avevano da offrire, ma aveva visto quanto fosse intimorito quando i morti erano prepotenti o cattivi. E più di quello, c’erano alcune cose che non poteva e non avrebbe dimenticato.

“Ma qualche volta- beh, sempre- quando sono così, significa semplicemente che… hanno bisogno di aiuto?” Continuò Izuku. “Anche se fa paura aiutarli. È quello che faccio, ricordi? Come hai detto tu… Quando parlo con i fantasmi, posso aiutare persone che nessuno sa che hanno bisogno di aiuto.” Guardò il suo piatto di nuovo. “Era una questione del genere. Aveva bisogno di aiuto. E quando mi si è rotto il braccio, non potevo fermarmi perché non avevo finito.”

Lei sospirò pesantemente. “Izuku… so che ti piace aiutare le persone.”

“Piacere” forse era la parola sbagliata. Gli piaceva, la maggior parte delle volte, e non si era mai pentito di aver aiutato qualcuno prima, ma dire che gli piaceva lo faceva sembrare più un hobby, invece del bisogno quasi fisico che realmente era.

“E sono orgogliosa di te.” Continuò. “Non dimenticartelo mai. E so che essere un eroe è tutto ciò che hai sempre voluto. Ma… non puoi pensare sempre agli altri prima che a te stesso.”

“Gli eroi devono essere altruisti, non è così?” Chiese a bassa voce.

Lei sbatté il palmo sul tavolo. “Non c’entra l’essere egoisti.” Disse, la voce sorprendentemente affilata. “C’entra il rimanere in salute. C’entra il prendersi cura di sé stessi così che tu possa fare cose come- come saltare da posti alti e salvare persone e cose simili. Come puoi pretendere di fare tutte quelle cose se continui a ferirti subito?”

Izuku sbatté gli occhi e realizzò di non avere una risposta a quella domanda. Tutto quello che aveva era uno strano senso di deja-vu, prima di ricordarsi che Aizawa l’aveva rimproverato esattamente per la stessa cosa il primo giorno di scuola. E avevano ragione: non poteva salvare nessuno se i suoi metodi lo rendevano un’altra vittima.

“Starò più attento.” Disse a bassa voce. “Lo prometto, mamma” Sentì il viso andare a fuoco per l’imbarazzo. “Nemmeno All Might ne è stato contento.”

“E meno male.” Disse lei.

“Mi ha dato alcuni consigli.” Continuò Izuku. “Per combattere e cose simili.”

“Sì, ho notato- all’inizio, quando stavi lottando con quel ragazzo.” Disse. “Chi- ho sentito bene? Era il figlio di Endeavor?”

Rei ringhiò sommessamente e le luci sfarfallarono. Izuku cercò di non irrigidirsi. “Il suo nome è Todoroki.” Disse.

“Beh, devo dirlo,” Disse sua madre. “non ti ho mai visto combattere in quel modo.”

Izuku alzò gli occhi dal piatto. “In… in senso buono o cattivo?”

“In senso buono, credo.” Sorrise mestamente. “Ti sei davvero fatto valere lì fuori, per un po’. L’hai imparato a scuola?”

“Alcune cose.” Disse Izuku. “Mi ha aiutato moltissimo la signora Shimura.”

“Oh.” Mamma sembrava sorpresa. “È una dei tuoi insegnanti?”

Con un sussulto, si rese conto di non averle mai menzionato la signora Shimura. Non perché glielo voleva nascondere, ma semplicemente perché non gli era mai venuto in mente. “Non ufficialmente.” Disse. “In realtà, è uno dei miei fantasmi.” Fece una pausa. “Beh, non proprio mio?” Dopo un altro momento di esitazione, si chiese quanto avrebbe dovuto rivelare, e finì per fare spallucce mentalmente. Era principalmente il suo segreto, e sua mamma ne era a conoscenza già da anni. “In realtà, sarebbe il fantasma di All Might.”

Sua mamma sgranò gli occhi. “All Might ha un fantasma?”

“Anche io ne sono rimasto sorpreso.” Ammise. “Era lì quando l’ho incontrato per la prima volta e praticamente non l’ho mai visto senza di lei. Ancora non so chi fosse… Non me lo vuole dire ed All Might non l’ha mai menzionata. Ma penso che potrebbe essere stata una  sua amica.” La sua voce andò scemando. Era abbastanza sicuro che anche lei fosse stata un’eroina, se così fosse stato e fosse morta nell’adempiere il proprio dovere, beh… Erano ulteriori prove di quanto fosse pericolosa la vita da hero. “Comunque, è molto tosta e mi ha fatto vedere come si combatte.”

“Beh, sono contenta che sia così disponibile.” Disse Inko. “Sa nulla riguardo… riguardo il tuo quirk? Quello nuovo, intendo.”

“Penso di sì. Voglio dire, se ha seguito All Might per tutto questo tempo qualcosa deve sapere. Ma non so se può insegnarmi come usarlo.”

“Peccato.” Sospirò lei. “Dovrai analizzare il la testa di All Might un altro po’.”

“Oh, ci conto. Cercherò di analizzare anche quella della signora Shimura. Scommetto quello che vuoi che sappia qualcosa.

“Beh, sembra affabile.”

Izuku fece una risata nasale intorno al suo boccone. “Continua a prendermi in giro perché sono basso.”

Sua mamma sghignazzò e la risata le fece sparire le rughe di preoccupazione.

 

-

 

Da qualche altra parte, un altro giovane studente stava trascorrendo una serata decisamente meno piacevole.

Era tardi quando Shouto riuscì finalmente a crollare a letto. Sfortunatamente, era talmente esausto da cadere a faccia in giù, solo per girarsi con un verso di dolore, portandosi cautamente le mani al viso. La steccatura era ancora al suo posto. Recovery Girl gli aveva ordinato di lasciar stare il proprio naso e, nel caso avesse iniziato a gonfiarsi di nuovo, metterci del giaccio.

Gli aveva anche ordinato di riposarsi e, onestamente, avrebbe voluto farlo; ma dopo la sconfitta di quel giorno, suo padre aveva deciso di impartirgli un altro allenamento non appena era arrivato a casa.

Era semplicemente esausto, anche se, almeno, il dolore nel suo corpo era finalmente bilanciato – gli facevano male entrambe le metà, ora. Gli faceva male tutto; ed era una buona cosa che ci fosse un altro giorno di fine settimana, perché l’indomani sarebbe stato solo peggio.

Non era sicuro di dove fosse la sua medaglia d’argento. Probabilmente da qualche parte nella spazzatura; il suo vecchio aveva preso sul personale il suo secondo posto. Ma era ok. Non gli importava molto. Non la voleva.

C’erano cose che gli erano più care. Come farsi una bella notte di sonno e cercare di rimettersi in sesto da capo, dopo quella giornata.

Come, magari, fare visita a sua madre il giorno dopo.

Per prima cosa dormire, se ci riusciva. Era esausto, ma i suoi pensieri erano aggrovigliati nella sua testa in un nodo gordiano che avrebbe potuto benissimo tenerlo sveglio, ignorando quanto fosse pesante il suo corpo o le sue palpebre.

Tap tap.

Shouto si mise a sedere di scatto sul suo futon. Fu in piedi in un secondo, aria fredda che si concentrava nella sua mano destra mentre scansionava la stanza per cercare il possibile intruso.

Vide la faccia che lo guardava, fuori dalla finestra della sua stanza, e rimase a bocca aperta. La mano gli cadde inerte al fianco.

Gli ci volle un momento per riprendere controllo della propria bocca.

“Cosa.”

Tap tap tap. Era il suono di una zampina morbida che toccava il vetro mentre la sua padrona lo fissava con aspettativa attraverso un singolo occhio blu.

Non poteva essere.

Shouto attraversò la stanza. Esitò, ascoltando se c’erano suoni che indicavano che suo padre si stesse avvicinando per controllarlo, e infine aprì la finestra.

Non poteva essere nessun’altro. Shouto dubitava che in città ci fossero molti gatti con un occhio blu, manto calico e un collare viola brillante con una familiare medaglietta d’argento. La micia zampettò con grazia attraverso la finestra aperta e saltò giù sul pavimento della sua stanza, prima di girarsi e strusciarsi immediatamente sulle sue caviglie.

“Che ci fai qui?” Sibilò più piano che poté, il che era inutile e stupido perché stava rischiando di attirare l’attenzione di suo padre per parlare con un animale che sicuramente non gli avrebbe risposto. “Ti scuoierà viva se ti trova qui!”

Mika si sedette ai suoi piedi e alzò la testa per fissarlo e- non era giusto. Un gatto con un occhio solo non avrebbe dovuto essere così carino. Doveva esserci una qualche regola che stava infrangendo.

Shouto la fissò di rimando, completamente spiazzato sul da farsi. Quando Mika comprese che non c’erano coccole in arrivo, si girò e zampettò via, accomodandosi sul suo cuscino.

Si coprì il viso – cautamente, senza toccarsi il naso ferito – e soppesò la sua vita e le scelte che l’avevano portato a quel momento. Era ufficiale. Aveva perso il controllo della sua vita.

La sua dormita fu, purtroppo, ritardata. Shouto si arrabattò con il telefono, realizzando in ritardo che non aveva idea su come contattare Midoriya.

Fortunatamente, entrambi i rappresentanti di classe avevano scambiato i numeri di telefono con tutti dopo l’elezione. I messaggi a Iida non diedero frutti, ma fu fortunato quando Yaoyorozu gli rispose, offrendogli il numero di telefono senza chiedere troppi dettagli.

 

 

[11:28] Shouto:

Dov’è il tuo gatto adesso

[11:29] Midoriya:

???

[11:29] Shouto

Sono Todoroki. Sai dov’è il tuo gatto in questo momento

[11:31] Midoriya:

no??? La sto cercando da circa un’ora, ogni tanto esce da sola

aspetta perché

[11:32] Shouto:

Foto inviata.

[11:32] Midoriya:

????????!!!???

[11:32] Shouto:

Midoriya, perché il tuo gatto sta spadroneggiando sul mio futon

Come ha fatto il tuo gatto a scoprire dove vivo

[11:33] Midoriya:

questa

è una domanda eccellente a cui non conosco la risposta

mi dispiace tantissimo aspetta non ti metterà nei guai vero???

[11:34] Shouto:

Non penso. Sono abbastanza sicuro che abbia finito con me per oggi

La mia porta ha una chiave quindi se proverà a infastidirmi domattina avrò almeno il tempo per nasconderla

O rimetterla fuori dalla finestra

[11:35] Midoriya:

mi dispiace tanto, davvero

[11:36] Shouto:

basta che mi scrivi il tuo indirizzo così te la porto domattina. Sarò lì per le 8

 

Midoriya fece quanto detto e Shouto si girò verso l’intrusa spaparanzata comodamente sul suo cuscino. Grazie al cielo non stava facendo troppo rumore. Chiuse cautamente la porta a chiave. Suo padre non sarebbe stato troppo contento se avesse cercato di aprirla, ma lo sarebbe stato ancora meno se avesse fatto irruzione e avesse beccato Shouto a nascondere un gatto nella sua camera.

“Mi stai creando un sacco di problemi.” Mormorò mentre si sedeva di nuovo sul suo futon, le gambe incrociate. Mika rispose arrampicandosi sulle sue gambe e acciambellandosi nella piega a V della sua gamba sinistra. Rassegnato, la accarezzò. “Che gatta strana. Immagino che abbia senso, visto che sei di Midoriya.” Lei fece le fusa. Shouto si chiese se avesse riconosciuto il nome del suo padrone.

Alla fine, fu obbligato a condividere il suo futon. Non si poteva discutere con un gatto, specialmente con uno piccolo, molto morbido e steso lungo la parte sinistra del suo petto, ovattando il dolore nelle sue ossa con delle fusa ininterrotte. Era nascosta dal piumone per la maggiore e la sua porta era chiusa a chiave, quindi aveva esaurito le precauzioni. A quel punto, era troppo stanco perché gliene importasse.

C’era un lato positivo, però. A quanto sembrava, era impossibile rimanere svegli con un gatto che vibrava morbidamente sul petto.

 

-

 

Shouto quasi si svegliò per una pressione morbida e ritmica sul suo petto. Non fu abbastanza per svegliarlo; la sensazione era ovattata attraverso il piumone. Si mosse, ancora mezzo addormentato, finché la pressione si interruppe e una leggera testata sul mento lo destò del tutto. I suoi occhi si aprirono per un momento, solo per chiudersi immediatamente di nuovo.

La zampa sulla sua guancia fu molto più insistente. Aprì gli occhi, trovando il gatto con un occhio solo di Midoriya che lo fissava a pochi centimetri di distanza.

Non appena vide che era sveglio, iniziò subito a strofinare il muso sulla sua faccia, facendo le fusa nel mentre. Shouto sapeva che il suo compagno di classe Kouda poteva parlare con gli animali, ma non gli serviva un quirk come il suo per sentire Alzati, alzati, nelle sue insistenti fusa.

Comunque, venire svegliato da un gatto era una nuova esperienza, di certo migliore di venire svegliato da Endeavor che spalancava di scatto la porta o bussava imperiosamente.

Si mise a sedere, facendo capitombolare la gatta sulle sue gambe nel movimento. Lei non sembrò infastidita e continuò a finirgli sotto i piedi mentre si alzava per vestirsi. Controllò il suo telefono. La sua sveglia avrebbe dovuto suonare tra sette minuti. A quanto sembrava, Mika aveva altri piani per lui.

Gli faceva ancora male il corpo dal giorno precedente, anche se non tanto quanto aveva temuto. Il peggio erano le costole e il suo naso ancora in via di guarigione, ma almeno non stava lacrimando ad ogni passo – nelle prime fasi del suo addestramento, lo faceva spesso.

Una volta vestito, raccolse il – grazie al cielo – silenzioso gatto e la depositò dall’altro lato della sua cassettiera. Poi, ascoltando attentamente, sbloccò la porta e la aprì quanto bastava per infilarci la testa, controllando il corridoio.

Dei passi ovattati raggiunsero le sue orecchie, ma non lo misero in allarme: il suono di sua sorella era estremamente diverso da quello di suo padre. Preferiva di gran lunga farsi beccare da Fuyumi piuttosto che da Endeavor: lei teneva la bocca chiusa.

“’Giorno, Shouto.” Sbadigliò Fuyumi mentre si trascinava per il corridoio. “Via libero – papà è uscito prima oggi, quindi sei a posto.”

Shouto quasi crollò. “Oh, grazie al cielo.”

Sua sorella si bloccò, guardandolo. Lo fissò per un momento. “Okay, cos’hai fatto?”

“Nee-san-“

“Senti, dimmi cos’hai fatto e basta così possiamo inventarci un buon alibi prima che torni a casa.”

Io non ho fatto niente.” Disse acidamente Shouto; e in quel preciso momento sentì degli artigli afferrargli il lembo dei pantaloni vicino alla caviglia. Prima che potesse proferire parola, Mika lo scalò come un albero e si appollaiò sulla sua spalla sinistra.

Fuyumi sbatté le palpebre; poi scoppiò a ridere.

Con un sospiro, Shouto si raddrizzò e aprì del tutto la porta. Poteva sentire Mika vibrare sulla sua spalla, la coda che si arricciava sul retro del suo collo. “Posso spiegare.” Disse, quando Fuyumi smise di ridere così forte da non riuscire a sentirlo.

“Oh, ti prego, dimmi pure.” Ridacchiò Fuyumi, la mano premuta sulla bocca. “Questa la voglio sentire.”

“Per qualche motivo, uno dei miei compagni di classe ha portato il suo gatto al Festival dello Sport.” Disse. “Anche se- viste le circostanze, immagino che lo abbia seguito. Non lo so. Non ero attento.”

“Naturalmente.” La voce di Fuyumi tremò con ilarità malcelata.

Non si disturbò a guardarla male. “Quando sono terminati gli incontri, mi ha scaricato il suo gatto prima di sparire per circa un quarto d’ora e poi e venuto a prenderla. E poi, la scorsa notte, si è presentata alla mia finestra.”

“Aww, sei stato adottato.” Fuyumi si avvicinò. “È buona?”

“Penso di sì.” Disse, ricordandosi di come avesse cercato di strappare un dito a Endeavor quando si era avvicinato troppo.

Ma Mika si lasciò accarezzare da Fuyumi, conquistandola all’istante. “Oh, ma quanto sei bella!” Disse a bassa voce. “Poverina, che ti è successo all’occhio?”

“E comunque, devo riportarla a casa.” Concluse Shouto. “Se quell’altro chiama o torna a casa, non dirgli dove sono.”

“Ovvio.” Fuyumi sorrise e si fece da parte quando la superò per prendere le scarpe. “Ehi, Shouto?”

Si girò. “Sì?”

“Sono contenta che ti stai facendo degli amici.”

“… Non mi spingerei a tanto.” Disse. Era difficile considerare qualcuno un amico senza sentirsi presuntuoso quando vi eravate quasi pestati fino a perdere i sensi.

Grazie al cielo, il viaggio non fu troppo lungo e Mika si comportò bene durante il tragitto. Fu contenta di incollarsi al suo lato sinistro e fare le fusa. Sul treno, qualcuno gli fece i complimenti per il “suo” gatto, ma era troppo emotivamente stanco per correggerli.

Quando fu nelle vicinanze, mandò un messaggio a Midoriya.

 

[7:25] Shouto:

Sei sveglio? Ho il tuo gatto.

 

Quasi si aspettava che fosse ancora a letto: erano quasi le sette e mezza ed era cosciente del fatto che non tutti fossero disposti ad alzarsi presto di domenica. Ma no, Midoriya rispose subito.

 

[7:25] Midoriya:

sì! Grazie mille! Ancora, mi dispiace davvero tantissimo non ho idea di come ti abbia trovato

 

Shouto ricontrollò l’indirizzo per assicurarsi di essere nel posto giusto. Era… normale. Non sapeva cosa si fosse aspettato. Anche Midoriya sembrava normale, ma questo non gli aveva impedito di essere… beh Midoriya. Non era mai stato a casa di un suo compagno di classe prima e il fatto che la sua prima volta fosse con quel particolare compagno di classe sotto quelle particolari circostanze era… Beh, non sapeva come descriverlo. O come sentirsi a riguardo, tranne che incredibilmente nervoso. Comunque, salì i gradini verso la porta e alzò la mano per bussare.

Una sensazione lo colse, come uno spiffero freddo sul collo. Dietro di lui, i gradini scricchiolarono e una voce morbida e bisbigliante raggiunse le sue orecchie. Era una sensazione provava quando non era l’unica persona in una stanza e la stava provando in quel momento. Si irrigidì d’istinto e si guardò dietro la spalla per vedere chi lo stava prendendo di spalle.

Non c’era nessuno.

Scosse la testa, scocciato con sé stesso. Perché si stava innervosendo in pieno giorno in un quartiere perfettamente ordinario come quello? Solo perché Midoriya era un po’ strano non significava che vivesse in una casa infestata o roba simile. Scuotendosi mentalmente, bussò.

La porta si aprì e Midoriya apparve con un braccio ancora bendato e quella che sembrava una nuova garza sulla faccia. Le ombre sotto i suoi occhi erano profonde e scure, anche se Shouto era abbastanza sicuro che fossero così normalmente.

“Ciao.” Disse Shouto. Mika si divincolò tra le sue braccia finché non la porse cautamente.

“Ehi. Uh, grazie.” Midoriya prese il gatto con il braccio buono. “E, di nuovo, scusa.”

“Non ti preoccupare.” Disse Shouto. Aveva perso il conto di quante volte Midoriya gli avesse chiesto scusa. “Mio padre se n’è andato presto senza notarla stamattina, quindi… nessun danno.”

“Bene.” Da qualche parte nell’appartamento dietro Midoriya, una porta sbatté. Il suo compagno di classe non si scompose nemmeno, lanciò una rapida occhiata dietro sé e fece spallucce.

“Sono venuto in un brutto momento, o…?” La voce di Shouto si affievolì.

“Nah, solo una corrente d’aria.”

“Oh.”

Rimasero lì, a disagio, per un po’. Shouto non riuscì a fare a meno di guardare l’occhio bendato di Midoriya, e anche lui continuava a guardargli il viso. Il suo naso era ancora steccato. Si sentiva incredibilmente nervoso, in quel luogo. L’atmosfera era tesa e pesante e Shouto si scervellò per trovare una scusa e andarsene. Forse, se ci avesse pensato durante il tragitto e avesse creato un copione decente nella sua testa, non sarebbe stato così imbarazzante-

Midoriya fece una risata nasale.

Colse Shouto di sorpresa e riuscì solo a fissarlo mentre Midoriya cercò di trattenerla, fallendo e risolvendo di ridacchiare nel pelo del suo gatto.

Ci volle un po’ prima che si calmasse. “Scusa.” Si schiarì la gola e tossì, ma gli angoli della sua bocca stavano ancora tremando. “Solo- ci siamo davvero riempiti di mazzate, non è vero?”

Shouto sbatté le palpebre. “Ed è… divertente?”

Midoriya rinsavì. “Beh… forse no. Un po’ lo è… se ci pensi.”

“Oh.” Shouto lo fissò. Era un buon momento per andarsene?

“Voglio dire-“ Midoriya chiuse gli occhi. “Okay, senti. Volevo solo dire che, uhm, le cose sono diventate un po’… personali. Durante il match. E, uhm.” Fece una smorfia. “Ho detto delle cose che erano probabilmente, uhm, pesanti? Tipo quella cosa che sei e-entrato perché r-raccomandato, e-e quella era davvero… non una cosa bella da dire? Quindi non ti biasimo per aver perso la pazienza, è stato completamente-“

“Non è comunque giusto perdere la pazienza durante una lotta.” Lo interruppe Shouto. “E poi, non hai detto nulla che non fosse vero.”

“I-immagino di sì.” Midoriya grattò l’orecchio di Mika. “Mi è sembrato comunque sbagliato da dire, quindi… già.” I suoi occhi trovarono il viso di Shouto per un momento. “Uhm, siamo a posto… noi due?”

“Cosa?”

“S-sto solo chiedendo, perché, sai, come ho detto ci siamo davvero pestati a vicenda e preferirei che non ci rendesse, uhm… rendesse… nemici o simili.” Midoriya spostò il peso da un piede all’altro.

“Non ti considero un nemico.” Gli disse Shouto. Forse un rivale ad un certo punto, ma… ora non ne era così sicuro. Gli faceva girare la testa, cercare di tenersi in equilibrio tra non essere la persona che era suo padre e fare le sue scelte senza pensare a quel vecchio bastardo ad ogni bivio che si parava sulla sua strada.

“Oh. Uh, bene.” Midoriya lasciò che Mika gli si arrampicasse sulle spalle. “… Hai del tempo libero dopo la scuola?”

La domanda lo prese alla sprovvista. “Cosa?” Shouto sbatté gli occhi. “Beh… qualche volta, sì. I lunedì e mercoledì di solito sono giorni impegnativi per i pro hero, quindi mio padre sarà troppo impegnato per trascinarmi in un altro allenamento. Perché?”

“Vuoi scontrarti con me?”

Shouto sgranò gli occhi.

“N-non ti preoccupare se non vuoi!” Disse velocemente Midoriya. “Stavo solo pensando… Beh, sono abbastanza nuovo al, uhm. Combattere. E sto imparando, ma, sai, l’allenamento rende perfetti e tutto, e tu sei molto bravo, quindi forse… potresti… aiutarmi?” In quel momento sembrava meno cadaverico del solito, ma solo perché era rosso dall’imbarazzo.

Shouto alzò un sopracciglio. “Sei sicuro?”

Il suo compagno di classe alzò le spalle. “Non dovrei?”

“Potremmo finire nei guai se ci alleniamo senza supervisione.”

Midoriya lo guardò come se fosse la cosa più stupida che potesse dire. “Non se non usiamo i nostri quirk.”

“Vero.” Lo colse un po’ di sorpresa, sentirlo. Suo padre aveva passato così tanto tempo a spingerlo a rafforzare il suo quirk che allenarsi a combattere senza di esso era un pensiero estraniante.

Poteva essere utile, però. Aizawa-sensei non poteva essere l’unico lì fuori con dei poteri annulla-quirk.

“Il mio braccio dovrebbe finire di guarire abbastanza presto.” Disse Midoriya. “Quindi, magari, se ti interessa?”

“Va bene.” Disse Shouto.

Gli occhi di Midoriya si illuminarono. “Davvero?”

“Certo.” Shouto alzò le spalle. “Mi può sempre tornare utile un po’ di esercizio.” Esercizio tranquillo, pensò. Senza la costante pressione di dover rispondere agli standard del vecchio bastardo.

Sarebbe stato un sollievo.

“Oh, figo!” Midoriya gli sorrise. Per la prima volta sembrava un vero sorriso, invece che una sottile maschera che nascondeva qualcosa di profondamente inquietante. “Io- uhm, immagino che dovremmo parlarne meglio più tardi, ma grazie. E grazie per avermi riportato il gatto.”

“Nessun problema.” Shouto indietreggiò, intravedendo per concludere con classe la conversazione. “Ci vediamo in classe.”

“Già. Ci vediamo, Todoroki.”

La porta si chiuse gentilmente dietro di lui mentre se ne andava. Qualcosa di freddo lo sfiorò, come una corrente d’aria. Quasi suonò come un sussurro vicino al suo orecchio, o anche più di uno; ma quando si guardò intorno non vide nessuno.

 

-

 

“Ehi, dai.” Izuku rimproverò gentilmente Rei quando tornò dentro casa, l’aria che vibrava con la sua risata sussurrata. “Lascialo stare, non è carino stuzzicare qualcuno che non può vederti.”

 

 

Note autrice: ALTRE FANART!

The-creepy-unicorn su Tumblr è tornata con altri bellissimi disegni di Shouto e Mika

E Franqiworld ha disegnato un bellissimo Izuku circondato dai suoi fantasmi

Grazie, ad entrambe! Se qualcun altro ha fanart, post o qualsiasi altra cosa, la tag che uso su tumblr per questa fic è “deku sees dead people”. Non siate timidi, mostratemi qualsiasi cosa! Fidatevi. Anche se sono figurine disegnate su MS Paint, le amerò, rebloggherò e condividerò con chiunque si siederà abbastanza a lungo da ascoltare.

 

Note traduttrice: Ciao a tutti. So che è passato tanto tempo, ma noi siamo ancora qui! Cercherò di essere coincisa: non abbiamo abbandonato nessuno dei nostri lavori o traduzioni, ma è un periodo estremamente complicato sia per me che per dancelikeanhyppogriff. Per ringraziarvi della pazienza, ho deciso di postare questo capitolo anche senza beta - ho pensato che lo avreste apprezzato comunque. Invito caldamente chi è interessato ai nostri sforzi di seguirci su tumblr, dove posto i nostri progressi di tutti i profili, personali e di traduzione. Basta cliccare su questo link -> TUMBLR 

   
 
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