Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    06/05/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il reale motivo del congedo dello Stregatto possedeva una natura più preoccupante. Come se lo avesse previsto, nell’esatto momento in cui era svanito dal nulla, alle spalle del Cappellaio e dei suoi amici animali si stavano materializzando gli stessi portali a spirale che Alice aveva avuto modo di vedere poco prima in compagnia di McTwisp e, questa volta, la ragazza non aveva bisogno di spiegazioni.
Dopo un preliminare sussulto di sgomento collettivo, il Leprotto sembrava essere l’unico ad essere riuscito a conservare un piccolo pezzetto di lucidità.
«Nascondila! Nascondila!» strillava al Cappellaio, accertandosi che non sia ancora uscito nessuno dai portali.
Con una velocità fulminea, seppur goffa, il Cappellaio tira fuori da una manica una minuscola bottiglia contenente la Mezzastazza – e il lettore sa bene quali siano gli effetti di questa bevanda bizzarra – e costringe Alice a berla istantaneamente.
Tutta in un solo sorso, senza perdere tempo e poco importa, purtroppo, che Alice abbia un forte dolore che le parte dalla spalla. L’effetto sorpresa, infatti, non gioca a suo favore e il dolore si fa ancora più forte. Gocce di Mezzastazza le colano dalle labbra, scorrendo lungo il collo e macchiandole di poco le parti superiori dell’abbigliamento.
Presto, presto! stanno sussurrando tutti quanti, continuando a sperare di non essere colti di sorpresa e, nel frattempo, il Cappellaio le offre un pezzo di stoffa.
Oltre al dolore lancinante, Alice si accorge che il Cappellaio, il Leprotto e anche Mally si stanno facendo sempre più grandi, così come gli alberi, i fiori, la tavola imbandita. No, non sono loro ad ingigantirsi. È lei che sta rimpicciolendo. Capisce, quindi, perché Tarrant le abbia offerto la stoffa e la usa per coprirsi alla meno peggio. Diventa sempre più piccola, fino ad assumere l’altezza di non più di una mano. Il Cappellaio, non curandosi involontariamente del dolore alla spalla della ragazza, la afferra e la nasconde all’interno del proprio cilindro, mentre il Leprotto si sbriga a nascondere i vestiti di lei sotto la grande tavola. Appena in tempo per poter assistere all’esatto istante in cui il fante di cuori e le sue guardie hanno messo piede sul suolo.
Shhhh! suggerisce il Cappellaio ai suoi amici, appoggiando un dito sulle labbra e aggiungendo di continuare a comportarsi come se nulla fosse.
«Cos’è questa forma di oltraggio?» esclama Stayne con violenza «Da quando gli inferiori non accolgono i loro padroni?»
Comprendendo che il fante non si sia accorto di nulla circa la presenza di Alice, il Cappellaio e gli altri si prostrano letteralmente ai piedi dell’uomo bianco come la carta e nero come l’inchiostro.
«Chiediamo umilmente perdono, Eccellenza...» è costretto a dire il Cappellaio, accompagnato dal Leprotto e dal ghiro dal medesimo titolo rivolto all’arrogante figura del fante. Un fastidiosissimo reflusso scorreva nei loro esofagi quando erano costretti ad appellarsi a lui in quel modo, mentre per Stayne questa era solo la punta dell’iceberg del numero indefinito di soddisfazioni che si stava riappropriando in quel periodo.
Prima di proseguire con la storia, per non creare nel lettore ulteriore confusione come quella già presente nella testa della povera Alice, è necessario andare indietro nel tempo.
 
Tempo la parola chiave.
Il Tempo, la personificazione del concetto del proprio nome. L’immortale, l’eterno e l’onnisciente che presiede nel suo castello, svolgendo accuratamente il suo ruolo sul monitoraggio della durata della vita degli abitanti dell’Underland. Metà uomo e metà orologio che non si fa scrupoli a mostrare la propria maestà ai visitatori e ai suoi servi, i Secondi. Severo, ma allo stesso tempo galante e giusto, proprio come la nozione del nome che porta con regalità. Per quanto possa essere facile ingannarlo, gli abitanti di Underland non mancano mai di ricordare che egli debba essere trattato sempre e comunque con rispetto, benché la vera Alice abbia provato a sfidarlo pur di trovare la verità riguardo la famiglia del Cappellaio, rubando la cronosfera e causando non pochi problemi, il tutto concludendosi con esito positivo... o quasi.
Certamente, il lettore sarà al corrente del fatto che dapprima Tempo avesse costruito una relazione con la Regina Rossa, arrivando ad essere disposto a tutto pur di compiacerla a proprie spese. Iracebeth, infatti, aveva ottenuto dal nuovo spasimante in un solo giorno un nuovo castello, con un’intera corte composta da umanoidi fatti di piante e ortaggi. Solo la cronosfera era esentata dai “doni” e questo faceva incollerire e deludere la regina.
Sebbene sembrasse che tutto si fosse concluso nel migliore dei modi, con una riconciliazione tra la Regina Rossa e la sorella, la Regina Bianca, tutto era basato sull’apparenza. Il potere, si sa, è un vizio che si cela nell’animo come una radice troppo profonda e difficilissima da estirpare. Di conseguenza, quel peduncolo era ancora rimasto intatto nel cuore di Iracebeth.
Non era affatto bastato, perciò, che Mirana – la Regina Bianca – si scusasse con lei, così come non era bastato che tutti cominciassero ad amare Iracebeth e che lei si rendesse conto del significato del valore della famiglia e della speranza.
Poiché due galli non stanno bene in un pollaio, un regno non può essere governato da due regine e Iracebeth non aveva intenzione di condurre una vita dettata dall’accettazione di vivere nell’ombra della sorella minore, così come sotto sotto aveva sempre provato una forma di rancore nei confronti di chi le aveva rubato tutto ciò che mantenesse l’equilibrio della sua felicità. In un certo senso, pensava giorno dopo giorno, le cose andavano molto bene quando governava nella Rocca Tetra, tagliando le teste di tutti coloro che osavano lenire la figura della sua maestà, anche per motivi tanto semplici quanto inutili.
Chiunque ricorderà che ad un servo ranocchio, affamato dopo tante ore di lavoro, avesse osato mangiare di nascosto le crostate della regina e quest’ultima non ci aveva pensato mezza volta a condannarlo istantaneamente, senza processi perditempo, a farlo decapitare. Così come non aveva provato una briciola di pietà nei confronti dei girini ormai orfani, comandando ad un servo di andarli a sequestrare perché lei potesse usarli come ingrediente principale sul pane tostato.
Dominio delle creature viventi, la sua materia preferita, come diceva Mirana, perché potesse controllare, manipolare e schiacciare ogni animale presente nel suo regno. Il potere le aveva annacquato la testa, al punto da farla diventare paranoica, arrivando all’estremo gesto di far decapitare il Re Rosso, suo consorte, perché temeva – seppur infondatamente – che l’avrebbe ripudiata per la sorella Mirana.
Andava tutto per il verso giusto quando aveva il suo esercito di carte rosse corazzate, quando i suoi servitori non osavano emettere un solo fiato ad ogni suo ordine, quando il popolo la temeva e la rispettava senza nessuna obiezione.
Quando c’era Stayne, il suo braccio destro, il suo fante. Aveva cercato di ucciderla, lo ricordava bene, così come lei lo aveva addirittura ucciso con una pugnalata dritta al cuore per vendicarsi del torto subito. Era pur vero, nondimeno, che fosse stato l’unico uomo riuscito a farle scaldare sul serio il cuore. Nemmeno il Re Rosso, quando era in vita, si era mai preso cinque secondi del proprio tempo per salutarla amorevolmente, anche solo sfiorandole la mano schioccandole un bacio delicato. Stayne lo faceva, così come si premurava di riservarle appellativi maestosi e, allo stesso tempo, affettuosi.
Erano dettati dalla finzione, come sa il lettore, ma qualcosa nella grossa testa di Iracebeth ronzava da diverso tempo. Tutto l’equilibrio citato fino ad adesso era crollato, da quando Alice Kingsleigh era ritornata nell’Underland nel periodo adiacente al giorno Gioiglorioso, rovinando tutti i suoi progetti, uccidendo il suo amatissimo Jabberwocky a fil di Spada Bigralace.
La colpa di tutto era unicamente e nuovamente di quella Alice. Era colpa sua se nessuno dei suoi cavalieri di carte aveva più avuto intenzione di obbedirle, era colpa sua se era stata confinata in esilio nelle Outlands, mentre il suo castello giaceva in rovina.
Iracebeth voleva riprendersi ciò che era suo di diritto e per questo motivo era ritornata nel castello di Tempo per pareggiare i conti. Avendo avuto il modo di frequentare quel luogo quando aveva avuto una relazione con lui, la Regina Rossa aveva familiarizzato con diverse stanze del castello e sapeva che ve ne fosse una molto particolare.
Poco le importava che i piccoli Secondi erano allarmati di fronte alla sua presenza, cercando di dare l’allarme in maniera molto scomposta e facendo solo confusione, proprio come si aspettava la regina. Difatti, ignorandoli totalmente e sapendo di poter proseguire indisturbata, la donna dalla testa enorme e acconciata come un grosso cuore rosso, aveva varcato la soglia della Sala della Pendola del Fato. Come si può evincere dalla denominazione, la stanza ospitava un antico orologio a pendolo d’oro, dal quadrante d’argento e i numeri romani in pietre preziose, così come le lancette in indio. Sul lato dell’orologio c’era anche un altro quadrante che segnava gli anni, quindi gli eventi, rilevanti nell’Underland.
Iracebeth sapeva bene quale fosse l’evento con il quale fare i conti. Aperto il quadrante del lato del pendolo, la regina aveva appena rimosso l’evento con su scritto Giorno Gioiglorioso quando alle sue spalle aveva sentito una voce agitata che conosceva benissimo.
Tempo, appena avvertito dai suoi sottoposti, l’aveva appena raggiunta e si era accorto con sommo orrore quanto avesse fatto.
Sciagurata!” urlava disperatamente “Lo sai cos’hai appena fatto?
Oh, lo so benissimo.” rispondeva Iracebeth con acido rancore, come quello di chi sapeva che di lì a poco avrebbe ottenuto il suo riscatto, la sua vendetta.
Le lancette della Pendola del Fato avevano cominciato a girare all’indietro, prima lentamente e poi sempre più velocemente. Le pareti iniziavano ad oscillare, il terreno si scuoteva e tutti, all’infuori di una soddisfatta Iracebeth, manifestavano la propria angoscia e il proprio sgomento. Tempo stava per avanzare contro la regina, ma i suoi occhi zaffiri si erano spalancati per la brutta sorpresa quando la donna era scomparsa, dissolvendosi nell’aria insieme alla Pendola del Fato.
Tempo non aveva indorato la pillola: la Pendola del Fato era molto più pericolosa della cronosfera, poiché non esisteva il pericolo di incontrare la propria persona del tempo desiderato, scatenando l’imminente sciagura già causata in precedenza dalla Regina Rossa – il lettore lo sa bene - la Pendola del Fato permetteva di poter modificare il passato a proprio piacimento, quindi il presente e il futuro.
Proprio per non scatenare squilibri simili per mano degli assetati di potere e da coloro che nutrivano secondi fini malvagi, Tempo si era ben curato nel nascondere tale orologio, tuttavia non aveva tenuto conto che la sua ex amante si potesse spingere a tanto.
Ancora una volta, ripeteva con amara delusione verso sé stesso, aveva fallito. Ancora una volta, il Tempo era stato ingannato e il prezzo da pagare, ora più che mai, sarebbe stato molto alto.
Cancellato, quindi, il Giorno Gioiglorioso, Alice non era mai tornata nell’Underland, né aveva mai ucciso il Jabberwocky e, soprattutto, nessuno al mondo aveva impedito ad Iracebeth di governare.
Le lancette della Pendola del Fato si erano fermate, per volere della Regina Rossa, nel giorno in cui avrebbe fatto decapitare il re consorte e, prima di dare il subdolo ordine, aveva incontrato Stayne in gran segreto nel cortile.
Nell’area dove i cespugli di rose rosse era più fitto, lontano dal punto in cui era stato allestito il gioco del croquet. L’unico angolo del castello in cui, forse, veniva mostrata una parte di vivacità.
Un furioso risentimento strisciava nel cuore della regina nel vedere il fante ancora in vita, ben conoscendo le sue reali intenzioni, ma Iracebeth aveva un piano. Scortata da un paio di carte da gioco armate di lancia e dallo sguardo minaccioso, la Regina Rossa aveva puntato il dito contro il fante che, a sua volta, era molto confuso.
Senza nessun giro di parole, la donna aveva rivelato al fante provenire dal futuro e di essere ritornata per “aggiustare” le cose... a cominciare dal fatto di essere al corrente delle sue reali intenzioni del fante e di essere pronta a farlo giustiziare seduta stante.
Non dando il tempo all’uomo di sbiancare per la notizia appena ricevuta, la regina aveva comandato alle guardie di puntare le lance contro la sua gola, pronti ad intervenire in caso di necessità.
Maestà,” supplicava Stayne disperato “vi prego, abbiate pietà...”
Silenzio!” comandava la regina “Dovrei farti tagliare la testa immediatamente, ma sono tornata per offrirti due scelte. Giurami fedeltà assoluta, amami sul serio ed io ti offrirò una vita piena di agi che non potrai mai immaginare. Oppure, rifiuta questa mia offerta e ti farò tagliare la testa oggi stesso. È semplicissimo.
Le lame gelide delle lance si facevano sempre più vicine sul collo di Stayne e una delle loro punte si era conficcato sulla pelle, causandogli un leggero gemito. Il fante taceva, ma sapeva di dover prendere in fretta una decisione. Sicuramente, non desiderava passare la sua vita con quella donna, ma l’idea di poter ricevere da quest’ultima degli onori incredibili non era qualcosa da ignorare. Anche lui, dopotutto, era assetato di potere e nondimeno la regina, seppure in collera, gli stava offrendo una seconda chance e solo uno stolto avrebbe potuto gettare via una simile occasione.
Stayne aveva sigillato un patto di indissolubile lealtà verso la Regina Rossa inchinandosi al suo cospetto e offrendosi di baciare la mano della sua sovrana.
Mi ami?” domandava Iracebeth.
Sì, Maestà.
Stai mentendo ancora, ma non importa perché tu mi amerai. Mi amerai per sempre.”
Dopo aver fatto giustiziare le stesse guardie che poco prima l’avevano scortata, perché non potessero mai testimoniare su quanto avessero visto e sentito, Iracebeth aveva mantenuto la parola. Da quel giorno, infatti, Stayne doveva essere trattato con enorme rispetto e tutti dovevano appellarsi a lui col titolo di “Eccellenza”. Solo la Regina Rossa gli sarebbe stata superiore.
Da quel giorno, per ordine di Iracebeth, tutti gli orologi presenti nel regno dovevano essere distrutti, in modo tale che il tempo venisse distorto e che nessun abitante di quel luogo potesse mai più avere il reale senso del tempo. Chiunque avesse posseduto un orologio funzionante di qualsiasi genere, da quelli a pendolo a quelli da taschino, sarebbe stato considerato un traditore e, quindi, condannato all’inevitabile decapitazione.
E tutto sarebbe continuato ad andare nel migliore dei modi se quel giorno, nel tempo presente, Stayne non avesse portato alla Regina Rossa una ciocca di capelli dorati che aveva trovato nella foresta.
Riconoscerei quel groviglio di capelli tra mille.” aveva ammesso tempo prima Iracebeth e le era bastato vedere quella sola ciocca per capire a chi appartenesse.
Alice, quella Alice, era tornata? Sentendosi nuovamente minacciata, pur non sapendo che si trattasse della tris nipote della sua antica nemica, Iracebeth aveva dato un solo ordine al suo fante. Trovarla, ma non ucciderla. Voleva essere presente quando il boia avrebbe fatto cadere la scure sul suo collo, facendole rotolare via la testa.
 
«Oggi mi sento di buonumore.» dice il fante, sogghignando crudelmente «Quindi, per questa volta vi risparmio. Dopotutto, siete il mio adorato trio di matti
Il Leprotto, Mally e il Cappellaio si sforzavano per mantenere un inchino ben prostrato e, per poco, quest’ultimo non rischiava di far scivolare via il cilindro e di rivelare il nascondiglio di Alice.
«Avanti, fuori gli orologi.» dichiara Stayne.
Il Cappellaio e il Leprotto tirano fuori dai loro taschini i propri orologi a cipolla e li consegnano al fante. Quest’ultimo, assicuratosi che siano rotti, continua a sogghignare e in segno di spregio li getta per terra, schiacciandoli sotto i propri piedi.
«Dovrebbero essere tutti ben preparati e attenti alle leggi come voi.» fa un gesto come se si fosse ricordato all’ultimo momento il vero motivo di quella “visita” «Stiamo cercando una donna. Una ragazza, per la precisione. Ed è alta, all’incirca...» afferra violentemente il Leprotto per le orecchie, alzandolo a mezz’aria e mostrando l’effettiva altezza di Alice «...così.» dopo averlo lasciato cadere al suolo, il fante tira fuori dalla tasca la ciocca bionda «I suoi capelli, sono di questo colore. L’avete, forse, vista da qualche parte?»
Per non cadere nell’ansietà e cercare di donare sicurezza ai suoi amici, il Cappellaio gioca la carta della propria follia.
«Oh, mio caro amico Leprotto, un buon tè e sarai in forma.» dice in tono canzonatorio «Sai che il tè è una tazza di vita e che l’amore e l’amicizia non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè. Dopotutto, il tè è saggezza liquida...»
Le sue parole vengono bloccate dalla mano di Stayne che, improvvisamente, gli stringe la gola con brutale forza minacciosamente.
«Se scopro che la state nascondendo,» il fante stringe ulteriormente la presa «vi farò tagliare la testa proprio davanti ai suoi occhietti.»
Se il Leprotto e Mally mostrano apprensione sui propri volti, il Cappellaio riesce a non vacillare.
«Siete così magnanimo, Eccellenza...»
Il fante lascia la presa spintonando il Cappellaio con la stessa scortesia usata contro il Leprotto. Tarrant si risolleva immediatamente da terra e, nuovamente, per non sconfortare i suoi amici non smette di sorridere e di farsi burla della situazione.
Nel mentre, Alice lotta duramente per non fare rumore e il dolore alla spalla è sempre più forte al punto da risultare molto difficile restare aggrappata ai capelli del Cappellaio sforzandosi di non emettere nemmeno un gemito.
Accertatosi che sia tutto regolare e non avendo voglia di perdere tempo prezioso, Stayne ordina ai suoi cavalieri di proseguire oltre. Non ha nessuna intenzione di deludere la sua Regina Rossa.
  
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