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Autore: fandani03    06/05/2022    1 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 - L'ultimo sacrificio

Le armi di Gorgo e Hakka non erano sufficienti per disintegrare il computer della Regina Lacet. Di questo Gorgo aveva avuto piena consapevolezza sin dal principio, ma non dovevano desistere, dovevano continuare a sferrare l’attacco in attesa che Coog raggiungesse il Grande Pianeta.
Non poteva, però, fare a meno di essere preoccupato. Temeva seriamente per la sorte del suo amico oltreché per quella di tutti loro.
- “Principessa, rimani al riparo!” - gridavano i cyborg.
Aurora, a sua volta, si sentiva ormai impotente. Aveva dato fondo a tutte le sue risorse di energia galattica. Ma i suoi compagni stavano correndo un grosso pericolo e lei non poteva far più nulla per loro. Il dolore provocato dalle innumerevoli cadute e dai colpi subiti stava diventando a tratti insopportabile.
Non era mai accaduto prima di allora. Mai una volta si era ritrovata da sola a combattere il nemico, mai i suoi cyborg avevano permesso che qualcuno torcesse lei un capello.
Stavolta non era andata allo stesso modo e doveva fare i conti con la sua debolezza di essere umano.

I due cyborg si accorsero, con una rapida occhiata, che la Regina Lacet si stava rialzando.
- “Non è possibile! Hakka, è ancora viva, corri dalla Principessa, devi proteggerla, continuerò da solo!” -
Hakka si diresse verso Aurora, adagiata in un angolo. La principessa, vedendo Hakka correre verso di lei, tentò di sollevarsi.
Il computer si era improvvisamente silenziato dopo l'intervento di Gorgo. Ma Lacet, con le ultime forze rimaste, era riuscita a raggiungere i comandi principali e attivando manualmente alcune funzioni.
La Principessa Aurora e Hakka osservarono il puntatore laser volgersi nella loro direzione.
Gorgo continuava a colpire con il raggio di gelo siderale, ma era tutto inutile. Le sue deboli armi non erano sufficienti per annientare il computer in modo definitivo. Voltò la testa e si accorse che il laser stava puntando nella direzione di Hakka e della Principessa.
Hakka fece scudo ad Aurora con il suo corpo.
- “Non ti devi muovere, capito Principessa? Ci sono io!” -
- “Hakka!” -
Gli occhi di Hakka trasmettevano terrore, era certo fosse finita per lui. Ma l’avrebbe protetta, a tutti i costi.
Gorgo interruppe l’attacco, era inutile. Corse via, verso Hakka e la Principessa, affiancando il suo amico nel tentativo di proteggere colei per cui avevano fatto tanti sacrifici.
Il laser si stava scaldando, quel potente rombo invase l'intera sala.
Il suono malevolo della risata della Regina Lacet si sovrappose al rombo del laser.
- “Ahhahah, Principessa Aurora, sei finita. E’ giunta la tua ora. I tuoi cyborg non hanno potuto niente contro di me e contro il mio potente computer, morirete tutti!! Ah ah ah ah ah!” -
Si era diretta, trascinandosi, al centro della sala, ai piedi del suo computer, certa che il laser avrebbe incenerito i suoi nemici.
Ma all’ultimo istante il puntatore cambiò repentinamente direzione. Il raggio laser uscì prepotente scagliandosi proprio contro la Regina Lacet la quale, a terra e inerme, emise un grido di terrore.
Le urla risuonarono, il raggio la avvolse e una luce accecante si diffuse ovunque.
Aurora si coprì il volto con le mani, era un’immagine impressionante.
Il corpo di Lacet si contorceva, a terra, devastato.
- “Ha funzionato!!” -
- “Dannazione, Gorgo, come ci sei riuscito?!” -
Gorgo, anziché disabilitarlo completamente, aveva voluto scegliere la strada più rischiosa: usare il computer a loro favore. Aveva riprogrammato la scheda madre affinché il suo unico obiettivo fosse la Regina Lacet e non più la Principessa Aurora. E così era stato, il grande e potente computer di Lacet aveva ceduto alla capacità di Gorgo.
Lacet, nononostante il corpo dilaniato, riuscì a rialzarsi con un ultimo impeto di volontà.
- “Non mi avrete maiii” - gridò di colpo sollevandosi con le sembianze di un mostro spaventoso, scagliandosi contro i tre.
Le grida di Aurora risuonarono nella sala. Ma proprio in quell’attimo una voce familiare irruppe con l'impeto straordinario che tutti loro conoscevano .
- “Tuono ASTRALE! DISINTEGRATORE!” -
Coog, con un balzo sul suo Star Crow, era finalmente giunto provvidenziale.
Il tuono astrale colpì il suolo, a pochi passi dal mostro da abbattere. - “Coog, colpisci ancora, non è morta Coog!” -
- “Coog” - gridò Aurora.
Il cyborg si voltò per un solo attimo, incontrando lo sguardo della sua Principessa. Era viva.
- “Principessa!!” -
Si voltò nuovamente, doveva portare a termine la sua missione. Sentiva che le forze lo stavano abbandonando. Con lo Star Crow volteggiò nuovamente e prese nuovamente la mira. Questa volta non avrebbe sbagliato. Lanciò il Tuono astrale centrando perfettamente il corpo di Lacet.
Il colpo inferto fu letale. La massa informe che era rimasta di lei, finì per polverizzarsi definitivamente.  
- "Bravo Coog!! Ce l'abbiamo fatta!" - esultarono tutti all'unisono. Lo Star Crow atterrò in modo incontrollato e lui precipitò su se stesso. Era frastornato e troppo debole.
Il braccio puntatore da cui fuoriusciva il raggio laser, dopo aver eliminato il nemico come era stato programmato dalla manomissione di Gorgo, cercava ora inevitabilmente un altro bersaglio. Probabilmente un bersaglio qualunque, era stato costruito per difendersi.
Gorgo e Hakka, lasciando indietro Aurora, corsero verso il loro amico, senza accorgersi che il raggio stava puntando proprio in direzione della Principessa.
Coog, ormai allo stremo, riuscì comunque a cogliere il pericolo. La voce tremante gli uscì violenta.
- “Auroraaaa” -
Si precipitò verso di lei con un guizzo che non credeva di possedere ancora. Le grida della Principessa lo avevano anticipato. La coprì con il suo corpo e il raggio laser lo investì in pieno.
- “AAAAAHHHHHHHHH” - il dolore fu immane.
Gorgo fu fulmineo nel colpire, con il tridente spaziale, il braccio meccanico. Il congegno si inceppò e il laser si interruppe.
- “Non doveva succedere, maledizione! Coog, avanti, il tuono astrale!” -
Il corpo del cyborg, riverso sulla Principessa, seppure ancora cosciente, faticava a rispondere agli stimoli.
In quell’attimo in cui i loro visi furono tanto vicini, riuscì a proferire un piccolo sussurro:
- “Ti ha ferita…Aurora…” - così vicino al suo volta, poteva vedere nettamente i segni che le aveva inferto. Provò un dolore ancora più profondo del dolore fisico arrecato poco prima dal raggio laser. - “Oh, Coog!” -
- “Aurora…io...ti amo…” - riuscì a pronunciare queste parole con una flebile voce, non accorgendosi neppure, forse, delle lacrime che rigavano il suo volto.
Gli occhi di Aurora si spalancarono. Vide quelli di Coog chiudersi lentamente.
- “Coog, rispondi! Reagisci, Coog!” - non poteva arrendersi, non ora, non poteva perderlo. Aurora riuscì a sollevarsi e ad adagiare il corpo del cyborg al suo fianco. Gli strinse una mano.
- “Non ti permetterò di lasciarmi proprio ora. Ti aiuterò io, Coog..avanti!” - pronunciò a fatica quelle parole in mezzo alle lacrime che, a sua volta, uscivano incontrollate.
Gorgo e Hakka continuavano a colpire.
- “Fa’ presto, Coog!” - gridò a seguire Hakka.
Con le braccia di Aurora che lo avvolgevano nel tentativo  di aiutarlo a sollevarsi, il cyborg ricorse a ogni briciolo di energia rimasta. Il suo corpo di cyborg stava per spegnersi, Aurora poteva sentire nitidamente i rantoli affaticati con cui tentò il tutto per tutto. Poggiandosi prima su un ginocchio, poi sull’altro riuscì a sollevarsi. Fino a che, in piedi, direzionò il suo giavellotto astrale.
- “Allontanati!” - intimò delicatamente ad Aurora.
La ragazza obbedì e corse via. Lo osservò da lontano. Con enorme sforzo riuscì a sollevare la sua arma.
- “Esplosivo cosmico! Disintegratoreeee…!” - il raggio fuoriuscì con forza. Si unì alle sfere esplosive e ai tridenti siderali.
Un concentrato di energia si scagliò contro il processore di quel computer malefico. Aurora emise un sussulto balzando all’indietro.
Il tuo astrale amplificò la potenza di ognuna delle loro armi. L’energia disintegrante dell’arma di Ian Coog faceva la differenza tra un’arma qualunque, da difesa, e un’arma capace di distruggere definitivamente qualunque tipo di nemico. Era sempre stato così, il cyborg più forte con l’arma più potente. Il più caparbio, il più leale, invincibile anche grazie alla volontà che lo aveva portato, anche stavolta, a sfidare la morte perché il bene vincesse.
E la forza data dalla disperazione, e dal desiderio di proteggere Aurora, gli aveva permesso di sopravvivere anche laddove, qualunque altro cyborg, non avrebbe potuto che soccombere.
Un ultimo intenso attacco fece esplodere in mille pezzi il computer.
Gorgo fu pronto con il Raggio di gelo siderale. Doveva placare le fiamme e proteggere il palazzo.
Il ghiaccio ricoprì le ceneri di quell’ammasso di ferraglia. Solo del fumo continuava a fuoriuscire, ma si sarebbe placato in breve tempo.
Della Regina Lacet non rimaneva che un corpo scheletrico e privo di qualunque sembianza.
Dovevano disfarsi di quel corpo al più presto. Se ne sarebbero occupati.
Gorgo e Hakka volsero lo sguardo l’uno verso l’altro. Passarono entrambi, nello stesso istante, un braccio sulla fronte. Deposero le armi e tirarono un sospiro di sollievo. Il tridente spaziale cadde a terra, risuonando. Seguito subito dopo dalla sfera di Hakka.
Era finita. Stavolta era finita davvero. Il male era stato sconfitto per sempre.

Un tonfo improvviso li distolse. Coog era riverso a terra, privo di sensi.
- “Oh no! Coog!” - Aurora accorse e si accasciò al suo fianco - “Coog, rispondimi, ti prego, Coog” - piangeva, accorata, disperata.
Gorgo le si affiancò - “Calmati, andrà tutto bene. La Dottoressa Kitty sta certamente arrivando. Ora lo porteremo sulla Regina del Cosmo. Tu sei ferita, ti prego, lasciati curare…” -
- “Non posso lasciarlo, lui ha fatto tutto questo per salvare me.” - i singhiozzi non la abbandonavano. Gorgo la aiutò a sollevarsi da terra e a quel punto, lei, dopo aver osservato ancora una volta Coog, gli si buttò tra le braccia e si lasciò andare ad un pianto disperato. Gorgo la strinse a sé. Sollevò la testa incontrando lo sguardo di Hakka al quale fece cenno, con il capo, di occuparsi di Coog.
Gorgo prese in braccio la Principessa Aurora. Non c’era nulla che potessero aggiungere. Il male era stato sconfitto, ma a quale prezzo.
- “Principessa Aurora…. Coog è un cyborg, dobbiamo avere fiducia. Devi riposare, ora ti porto via da qui. E’ tutto finito.“ -
Anche il cuore di Gorgo stava andando in mille pezzi. Pianse, stringendo l’esile corpo di Aurora tra le braccia, osservandola ferita, contusa e devastata dal dolore. Vedere il dolore di Aurora era per lui straziante, ed era ormai così evidente l’amore che anche lei nutriva per Coog.
Sapeva bene che Coog avrebbe potuto non farcela, il suo corpo di cyborg aveva subito troppo. Non sapeva se le sue rassicurazioni fossero reali. Sperava con tutto il cuore che il Professor Doggert potesse intervenire, ma per il momento era un suo compito. Doveva occuparsi di tutti loro.
 
La Base spaziale della Dottoressa Kitty era giunta sul Grande Pianeta dopo poche ore. Nel mentre, Gorgo aveva tentato ogni soluzione possibile per prendersi cura di Aurora e di Coog. Per curare le ferite della principessa aveva dovuto superare ogni barriera tra loro.
C’era solo lui, lì, a potersi occupare di lei. Non c’era tempo per il pudore o l’imbarazzo.
Dovette toglierle i vestiti e farle accurate lastre. Medicarle le ferite e fasciare la spalla. Il viso sarebbe guarito ma vide, nettamente, quanto male aveva ricevuto. Avrebbe voluto cancellarlo con un colpo di spugna, ma ciò non era possibile.
Ma era forte e, molto probabilmente, si sarebbe ripresa molto più in fretta di Coog.

Il corpo del cyborg giaceva, come fosse spento, nella sala medica della Regina del Cosmo.
La principessa riposava nel suo letto, sotto l’effetto di un sedativo. Le aveva inserito una flebo e della semplice fisiologica per reidratarla, oltre a degli antidolorifici. E infine le aveva somministrato un sedativo per farla riposare. La Dottoressa Kitty, a distanza, aveva guidato ogni sua scelta.

Quando Kitty entrò nella cabina di Aurora e la vide sdraiata su quel letto, provò un dolore allo stomaco così intenso come avesse avuto lei stessa le medesime ferite. La sua piccola adorata Aurora, così ridotta.
Il male era finito. La Regina Lacet era stata disintegrata, Coog l’aveva distrutta come aveva promesso. Il computer era congelato e inerme.
Kitty si etra ripromessa di occuparsene non appena possibile, ma ora doveva pensare solamente ad Aurora. Quanto dolore per tutti loro.
Restò seduta accanto a lei per tutto il tempo in cui rimase priva di conoscenza. Un’intera notte e un intero giorno.
 
Era quasi il tramonto quando Aurora aveva ripreso i sensi. Il tramonto del Grande Pianeta, con quei colori tenui e delicati che rendevano l’atmosfera quasi magica.
Con il capo poggiato sul letto di Aurora, la Dottoressa Kitty reagì quando percepì un lieve tocco sulla pelle della sua mano.
- “Aurora! Ti sei svegliata, finalmente! Sono così felice, principessa Aurora!” - pronuciò quelle poche parole piangendo copiosamente. Il Professor Doggert era accorso.
- “Principessa! Che meraviglia vedere i tuoi occhi! Siamo stati tanto in pena per te…” -
Aurora, profondamente scossa dalla debolezza del suo corpo, proununciò poche parole.
- “Dottoressa Kitty….come sta Coog?” –
Kitty si voltò per incontrare lo sguardo del Professor Doggert. Spettava a lui questo compito.
L’anziano scienziato, deglutendo a fatica, scosse leggermente la testa.
Aurora sbarrò gli occhi.
- “No, non temere. E’ ancora vivo, però…” -
- “Cosa gli è successo?” -
- “Non lo so. E’ in uno stato di totale immobilità da due giorni. Ho provato con tutti i mezzi a mia disposizione, ma non ha ancora riaperto gli occhi. E’ ancora lì, le funzioni vitali sono presenti. Ma è come se lui….ecco…” -
- “Cosa?” -
- “E’ come se lui non fosse qui…” -
Aurora fece per alzarsi, con fatica.
- “Devo andare da lui.!” -
- “Non puoi farlo assolutamente. Non c’è nulla che tu possa fare e devi riprendere le forze, sei troppo debole. Aurora…ascoltami, hai subito dei traumi enormi, non solo fisicamente. Ti serve del tempo…” -
- “Ma il mio compito è quello di servire l’Universo, come Regina del Grande Pianeta. Non importa che io sia ferita, non posso esimermi…” -
- “Non devi preoccuparti di questo, ho pensato a tutto. Ho prelevato una quantità di energia galattica dal tuo corpo, sufficiente per essere irradiata dal palazzo anche in tua assenza, per alcuni giorni. Mentre tu riprenderai le forze…” -
- “D’accordo, ma devo andare a vedere come sta Coog…” -
- “Principessa!” - la voce di Gorgo si fece largo nella stanza di Aurora.
- “Gorgo! Aiutami tu…” -
- “Mi dispiace, hanno ragione loro. Devi riposare. Ma ti prometto che sarò io stesso ad accompagnarti da Coog non appena ti sentirai meglio, e ti aggiorneremo su ogni cambiamento. Non devi preoccuparti, Coog è molto forte. Ce la farà.” – la voce salda e calma di Gorgo aveva riportato un po’ di pace nel cuore di Aurora, come succedeva da sempre.
Quela dote innata che tanto faceva arrabbiare il povero Hakka ed ingelosire l'impulsivo Coog!
Aurora si distese nuovamente sul suo letto. Venne avvolta dalle coperte, gesto compiuto dalla sua madre putativa la quale, dopo averle accarezzato il viso, si allontanò.
- “Continua a riposare. Tonerò più tardi con qualcosa da mangiare.” -
Raggiunse Gorgo e il Professor Doggert e tutti e tre uscirono dalla cabina di Aurora.
Le porte si richiusero alle loro spalle. Aurora volse lo sguardo verso l’uscita della sua cabina, socchiuse gli occhi e la sua espressione concentrata era certamente emblematica. Voltò nuovamente la testa chiudendo gli occhi.
Immediatamente fuori dalla cabina di Aurora il Professor Doggert raggiunse Gorgo correndo.
- “Ehi, Gorgo, ma come ti è saltato di mentire in quel modo alla Principessa Aurora, dicendole che Coog ce la farà sicuramente? Hai visto in che stato versa. Io non so più cosa fare per rianimarlo. Temo….che non ci siano molte speranze.” -
- “Sbagliate, Professore, non ho mentito affatto. Io sono certo che Coog ce la farà.” -
- “Cosa? Dici sul serio? E cosa ti fa essere tanto sicuro?”-
- “Lo so e basta. Non potrebbe essere diversamente.” -
Il cyborg si voltò nuovamente e continuò il suo cammino verso l’uscita.
L’ombra della figura snella di Gorgo si stagliò leggera sulla parete del tunnel di uscita della Regina del Cosmo. La dottoressa Kitty e il Professor Doggert osservarono quel giovane cyborg, così in gamba e fiero, allontanarsi da loro.
- “Ha ragione lui. Coog ce la farà.” - sentenziò così la Dottoressa Kitty.
- “Coome?” - lo sguardo attonito del Professor Doggert accompagnò la figura della Dottoressa Kitty che si incamminava raggiungendo Gorgo fuori dall’astronave, aggiungendo la sua longilinea ombra a quella del cyborg.
Era quadi buio, sul Grande Pianeta.
  
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