Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    07/05/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta fuori pericolo, Tarrant libera Alice dal “nascondiglio” e stavolta si ricorda di essere delicato per non fare altro male alla spalla. L’espressione dolorante della ragazza vale più di mille parole e il Cappellaio la accompagna dentro il mulino, chiedendo successivamente al Leprotto di prendere dalla tavola una Tortinsù perché Alice possa ritornare alla propria grandezza naturale. Il Leprotto ritorna con il dolce richiesto, insieme ai vestiti nascosti poco prima sotto la tavola. Così, il Cappellaio la lascia sola lì dentro in modo che possa rivestirsi in tutta libertà.
«Dai solo due morsi. Non uno di più.» raccomanda Tarrant.
Una volta sola, Alice esegue e ritorna incredibilmente alla sua altezza effettiva.
In quell’esatto momento, McTwisp giunge sul posto dopo una folle corsa, il fiatone pesante e incapace di pronunciare una frase.
«Tempismo perfetto.» lo canzona il Leprotto.
Riprendendo a malapena il fiato, il coniglio si sforza a pronunciare qualcosa. Balbettando, domanda al Leprotto, al Cappellaio e al ghiro se avessero visto Alice.
Sentendo il proprio nome e riconoscendo la voce familiare, Alice si veste velocemente, non mancando di lamentare il forte dolore, quindi esce dal mulino e ritorna dagli altri.
«Oh, eccoti, grazie al Cielo.» si rasserena McTwisp comprendendo che il fante non l’abbia catturata, ma la sua preoccupazione si ripresenta quando viene avvisato della visita precedente di quest’ultimo, sebbene si sia conclusa con esito positivo nei suoi riguardi.
Spiegata la tragica situazione, il coniglio e gli altri realizzando che il mulino non sia più un posto sicuro per la ragazza e portarla dalla Regina Bianca era fuori discussione, poiché i controlli ai confini del regno erano stati doppiamente intensificati: Iracebeth, per l’appunto, aveva ben previsto che Alice potesse trovare asilo nel regno della sorella e non doveva lasciarla scappare.
La casa del Cappellaio, avevano deciso, era la sola scelta migliore poiché isolata e che solo un matto sarebbe stato in grado di raggiungere quell’abitazione, percorrendo un sentiero pericoloso. Solo il Cappellaio, infatti, avrebbe potuto scegliere un posto del genere. Tra tutti, del resto, era il solo che possedesse la coraggiosa follia che lo portasse a rischiare tanto per la sua Alice.
La ragazza rimane, tuttavia, molto confusa. Non sa perché si trovi in quel luogo, non sa che cosa voglia quel fante da lei.
«Non devi temere, mia cara.» dice il Cappellaio «Ciò che conta è che tu sia tornata. Ti abbiamo aspettata così tanto...»
«Ma io non sono l’Alice che stavate aspettando.» risponde Alice sconfortata «L’Alice di cui tanto parlate, era la mia trisnonna. È morta parecchio tempo fa. Io le somiglio e basta...»
McTwisp, Mally e il Leprotto assumono uno sguardo carico di delusione, il cuore spezzato è palpabile, ma il Cappellaio non si lascia scalfire.
«La mia Alice è una sola e insostituibile.» insiste con un sorrisetto di natura strana «Sono sicuro che questa tua smemoraggine sia dovuta al tuo luuuuungo allontanamento, ma vedrai che piano piano ricorderai ogni cosa.»
«Come devo dirvelo che state commettendo un grosso sbaglio?» esclama Alice con la pazienza messa a dura prova «Ed anche io mi trovo qui per sbaglio!»
«Il coniglio non avrebbe mai permesso che un’Alice qualunque mettesse piede nel nostro mondo.» è la sicura affermazione di Tarrant, con occhi seriosi e il sorriso ben mantenuto, mentre McTwisp si sente un po’ più confortato di fronte a tale asserzione.
«Io non...» si ferma Alice per il dolore alla spalla, divenuto troppo lancinante.
Sentendosi in colpa per averla fatta stancare troppo, il Cappellaio accorre in suo aiuto. Non è il caso di farla innervosire più del dovuto, si rende conto che abbia bisogno di un po’ di riposo. Il resto verrà da sé.
Ancora una volta, Alice doveva bere la Mezzastazza e viaggiare con Tarrant in dimensioni ridotte, in modo da potersi nascondere sotto il cilindro di quest’ultimo. Usato nuovamente un pezzetto di stoffa per coprirla e offertole un nastro più piccolo per aiutarla a fasciarsi la parte indolenzita tra la spalla e il braccio e, per non farle fare altri movimenti bruschi e causarle altri mali, il Cappellaio la fa accomodare dentro il taschino della propria giacca, così da farla viaggiare comodamente.
Il Cappellaio era pronto a mettersi in marcia, attraversare la Foresta di Tulgey e condurre Alice al sicuro nella propria abitazione.

«Sei un idiota!» strilla la Regina Rossa di fronte ad un prostrato e sempre più umiliato Stayne, alzatasi dal suo trono, mani strettissime a pugno e la fronte arrossata per la stizza «Ti ho affidato un compito così semplice e tu torni come un fallito?»
«Maestà, non abbiamo...»
«SILENZIO!» ruggisce Iracebeth e la sua voce tuona su tutta la sala «Trovala, Stayne! Aumenta le ricerche, perlustra tutto il regno. Giorno, notte, non mi interessa! Trovala o ti farò tagliare la testa!»
«Sì, Maestà.» si limita a pronunciare Stayne, augurandosi di non fallire nuovamente.
Quello stesso giorno, la crudele sovrana aveva fatto annunciare che chiunque avesse nascosto Alice, o l’avesse vista e non avesse avvisato le autorità, sarebbe stato giudicato colpevole di alto tradimento, finendo i suoi giorni con la testa recisa dal corpo. Nessuna pietà per nessuno.
 
Il pomeriggio rossastro diventava sempre più scuro e la foresta di Tulgey stava per essere inghiottita.
Durante il viaggio, il Cappellaio aveva ritenuto opportuno spiegare ad Alice cosa fosse accaduto al tempo, il perché del giorno e della notte sbilanciati, il perché del tanto odio della Regina Rossa verso gli orologi.
La leggenda, diceva il Cappellaio, narra che nel suo castello esista ancora un solo e unico orologio in grado di stabilire il vero e proprio ordine e concetto del tempo. Si diceva, aggiungeva, che nessuno all’infuori della crudele sovrana, lo avesse mai visto. Tuttavia, il vero motivo della causa del suo astio verso il tempo non era mai stato rivelato con sicurezza. Si era solo al corrente riguardo al fatto che la crudeltà della Regina di Cuori non fosse mai stata così estrema.
Capocciona maledetta, ripeteva il Cappellaio passo dopo passo, Capocciona maledetta.
Era stato necessario che Alice intervenisse chiamandolo per nome almeno tre volte, perché il Cappellaio ritrovasse il senno. Il buio accelerava e il Cappellaio doveva affrettarsi. Quando avevano raggiunto la casa di lui, Alice aveva ben considerato l’idea di pazzia del Cappellaio per poter vivere in un luogo simile.
Oltre una scarpata ricolma di ciliegi in fiore, di fronte ad una cascata che gloglottava tra le sponde rocciose, l’abitazione si estendeva pericolosamente ai margini di una radura che sporgeva su una gola. Una sottile striscia di terra battuta portava sulla magione che richiamava fedelmente quella di un cappello a cilindro, con i muri circolari e alla falda del “cappello” adibita a tetto. Solo uno come il Cappellaio poteva percorrere il sentiero pericolante a lunghi e ad affrettati passi, fino ad arrivare al portico bianco e rosso, varcando la soglia della porta turchese.
Dopo aver mangiato nuovamente la Tortinsù, senza esagerare con le dosi, Alice aveva indossato gli abiti che il Cappellaio era disposto a prestarle. Poco importasse che fossero maschili e strambi, purché indossasse qualcosa. La camicia bianca le copriva metà delle cosce, con apertura non completa sul davanti e chiusa con un cinturino, mentre gli stivaletti marroni in pelle erano più comodi del previsto.
Tarrant si avvicina alla ragazza con una tazza di tè colorata tra le mani e la offre ad Alice.
«Ti sentirai meglio.» le assicura sorridente.
Alice soffia sul tè di colore viola intenso, sentendo l’aroma di mirtilli e altri frutti di bosco. Un solo sorso e, magicamente, ha la sensazione che il dolore alla spalla sia svanito.
«È passato, non è vero?» esclama gioiosamente il Cappellaio, come se le avesse letto nel pensiero.
Alice ha a malapena il tempo di dire di sì con la testa e di far uscire dalle labbra un soave “grazie”, quando improvvisamente un forte rumore echeggia fuori dalla casa. Un rumore metallico, voci e passi che si fanno sempre più vicini.
Tarrant afferra Alice per una mano e si accinge a portarla al piano superiore, nella propria camera. Non era di certo educato portare una signora nella propria stanza da letto, ma non aveva altra scelta.
«Resta qui.» ordina il Cappellaio «Qualunque cosa sentirai, non ti muovere.»
«Cappellaio, io...»
Bruschi colpi alla porta interrompono le parole e il Cappellaio è costretto a lasciarla prima di darle altre raccomandazioni.
«Apri, razza di matto!» urla da fuori una voce molto familiare «Sappiamo che sei lì dentro!»
«Arrivo subito.» canticchia il Cappellaio simulando di essere di buonumore.
Aprendo la porta, ritrova davanti a sé un adirato Stayne che non si fa alcuno scrupolo ad entrare senza nessun permesso. Lo stesso argomento vale per tre carte da gioco che seguono il fante.
«Prego, Eccellenza. Fate come se foste a casa vostra.» sogghigna bonariamente ed ironicamente il Cappellaio «Nessuno sarebbe disposto a credere che Vostra Eccellenza sia stato mio ospit...»
Stayne, per tutta risposta, lo ricompensa con un violento schiaffo al volto facendolo cadere per terra.
Dalla camera da letto, Alice ha sentito ogni cosa e la sua apprensione comincia a farle tremare la schiena, le mani e le gambe.
«Poche chiacchiere.» lo avverte Stayne «Abbiamo modo di credere che Alice sia qui! Quindi, consegnacela e forse ti risparmierò la tua insulsa vita.»
Rimanendo nella sua posizione, con la mascella dolorante, il Cappellaio non si scompone.
«Non so di cosa stiate parlando, Eccellenza.» rischia lui, con tono serio.
Dopo avergli assestato un calcio dritto all’addome, Stayne fa un cenno ad altre guardie di chiamare gli altri cavalieri.
«Portateli qui.» il suo occhio vedente e nero, senza nessuna luce di umanità, ritorna verso il Cappellaio «È chiaro che sono stato troppo indulgente con te. Forse, adesso ti passerà la voglia di scherzare.»
Altre due carte da gioco fanno il loro ingresso nella casa e gli occhi del Cappellaio si riempiono di orrore. Un cavaliere tiene il Leprotto per le orecchie, mentre le sue zampe sono bloccate da un paio di manette di ferro. Accanto a lui, c’è Mally nelle sue stesse condizioni, con le zampe intrappolate dalle medesime manette ma in dimensioni fatte apposta per lui.
«Abbiamo trovato questi straccetti, in quel lurido mulino.» aggiunge Stayne, mentre un secondo cavaliere si presenta con dei vestiti tra le mani.
Dopo aver ricevuto l’ordine dalla sovrana di setacciare tutto il regno, il fante e il suo squadrone erano ritornati nel mulino e avevano perquisito ogni angolo del luogo, cercando Alice, trovandone solo gli abbigliamenti. Poiché né il Leprotto, né il ghiro coraggioso avevano intenzione di tradire Alice e il Cappellaio, i due erano stati arrestati in nome della Regina Rossa e condotti dal Cappellaio, perché potessero essere usati come pretesto affinché quest’ultimo confessasse.
«Non so di cosa stiate parlando, Eccellenza.» ripete il Cappellaio temerariamente, ricompensato poi con un altro calcio.
«Ti do un’ultima possibilità.» sibila Stayne e schioccando le dita in direzione della carta da gioco che trattiene il Leprotto e il ghiro e, automaticamente, quest’ultima li avvicina al fante «Dimmi dove si trova Alice...» tira fuori la spada, puntandoli rischiosamente verso i due «... o i tuoi subdoli ed inutili amici, assaggeranno il gusto di questa.»
Dal suo nascondiglio, Alice sentiva di dover fare qualcosa. Non si sarebbe mai perdonata che la sua paura, la sua codardia mettesse a repentaglio l’incolumità di qualcuno, specie se si trattava di qualcuno disposto a tutto per proteggerla. Un conto era essere ricolmi d’ansia per non parlare di fronte ad un pubblico, un’altra era starsene impalata mentre la vita del Cappellaio, del Leprotto e del ghiro, tanto buoni con lei, era appesa ad un fil di lama – o di spada, in questo caso. Sa che il Cappellaio le abbia detto di non muoversi, ma non può obbedirgli.
La ragazza si guarda intorno, dicendo a sé stessa di sbrigarsi, di fare qualcosa e subito. I suoi occhi scuri cadono su di uno scaffale pieno di cappelli di varie forme e colore. Prende una cloche grigia, la sistema alla testa e fa in modo che i suoi capelli – l’unica particolarità che Stayne sappia di lei – e li nascondo il più possibile sotto il cappello.
«Uno...» conta minacciosamente il fante «Due...»
«Fermi!» la voce di Alice rituona per la casa, mentre scende la scala a chiocciola e raggiungendo i presenti. Le carte puntano le lance sulla sua direzione, mentre il Cappellaio la guarda sbalordito e con un tuffo al cuore perché la ragazza sia uscita allo scoperto.
Il fante fa abbassare le lance e il suo volto si tinge di un’espressione molto strana. Tarrant se n’è accorto. Lancia uno sguardo d’intesa a Mally e al Leprotto perché non dicano una sola parola.
«Chi sei tu, bella straniera?» le domanda con smielata galanteria.
Alice non sa cosa rispondere nell’istantaneo, ma la cascata di sviolinate del fante la aiuta a prendere tempo e realizza che il suo piano abbia funzionato. Non è stata riconosciuta.
«Di sicuro, non sei di queste parti.» continua Stayne «Se avessi visto il tuo incantevole viso, non ti avrei di certo dimenticata. Qual è il tuo nome?» si avvicina a lei, girando su di essa come un serpente a sonagli.
Non sopportando che quel viscido fante si stia avvicinando troppo ad Alice, il Cappellaio interviene ancora una volta.
«È Lady Hightopp, Eccellenza. Mia cugina.» mente lui, alzandosi in piedi.
«Oooh.» sussurra Stayne «Non immaginavo che un vile matto come te, avesse nella sua famiglia uno stupendo bocciolo di rosa. Il mondo è pieno di sorprese.» breve pausa «E dimmi, bella creatura, come mai non ti ho mai vista?»
«Viaggio molto, signore.» recita Alice «Sono una pittrice.»
«Interessante, molto interessante.» si ricompone quando scopre di stare per andare troppo oltre in pubblico, quindi si rivolge ai cavalieri e punta il dito contro il Cappellaio e gli altri due suoi amici «Portiamo questi tre sospetti alla Rocca Tetra.»
«Aspettate.» agisce Alice quando anche il Cappellaio sta per essere incatenato «Non potete, non hanno fatto niente.»
«Non temere, bella fanciulla.» la rassicura malignamente Stayne «Saranno tratti con... indulgenza. E poi, anche tu verrai con me...» si corregge «...con noi. Del resto, credo proprio che alla sovrana farebbe tanto piacere avere una pittrice personale a corte.»
  
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