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Autore: FalbaLove    08/05/2022    1 recensioni
Raccolta di One shots con protagonisti Neji e Tenten e con la partecipazione di (quasi) tutti i personaggi del mondo di Naruto.
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[Dalla Prima Storia]
-Mi manca- e non ci fu bisogno di aggiungere altro perché Tenten sapeva benissimo di chi stesse parlando. Aumentò la stretta di quell’abbraccio, quasi cercasse di colmare le braccia muscolose del terzo componente del loro Team. Anche un semplice gesto non sarebbe più stato lo stesso, non dopo la sua morte.
-Anche a me- si lasciò sfuggire sentendosi egoista a condividere il suo dolore di fronte ad una persona che tanto, troppo stava soffrendo.
-Ma io ci sono ancora, Lee, e ti prometto che non ti lascerò mai- e Rock Lee sapeva che poteva fidarsi delle parole della castana. Oramai il loro Team era stato distrutto, la morte di Neji aveva causato un buco nei loro cuori che mai si sarebbe rimarginato, ma dovevano andare avanti e provare a vivere.
Ci avrebbero tentato insieme.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Anche quel tardo pomeriggio Londra stava dimostrando che le voci sul suo terribile e uggioso clima non erano infondate: la pioggia cadeva veloce ed imperturbabile e le nuvole creavano una barriera impenetrabile per qualsiasi raggio del sole.
Due occhi, di un bianco brillante quasi trasparente, si riflettevano perfettamente sul finestrino posteriore. Le sue iridi si mossero veloci, quasi volesse analizzare ogni singolo dettaglio, mentre una voce entusiasta proveniva da poco lontano da lui, precisamente dal sedile del guidatore.
-Che ore sono?- chiese ad alta voce il guidatore privando lo Hyuga della concentrazione che stava riservando al paesaggio che li circondava. Un sonoro sospiro fuoriuscì spontaneo dalle sue labbra sottili, ma si perse senza essere udito dall’altra persona presente.
-Sono sempre le cinque, lo stesso orario che ti avevo detto due minuti fa- la risposta gli fuoriuscì acida e spigolosa, ma non intaccò minimamente l’allegria di Rock Lee.
-Oh, non essere così noioso, Neji!- lo beccò il ragazzo dagli occhi neri come la pece che si specchiarono in quelli completamente opposti del moro.
-E smettile di tenere il muso, lascia anche tu che la giovinezza scorra nelle tue vene! Oggi è un giorno speciale, dobbiamo festeggiare- esultò con un sorriso accecante in netto contrasto con la smorfia presente sulla pelle diafana. Un sopracciglio si inarcò leggermente sul viso tirato dello Hyuga che non si mosse. Rock Lee, come se li avesse letto nel pensiero, ritornò a riservare la sua più completa attenzione alla strada grigia e bagnata mentre un chiacchiericcio ritornò a muovere le sue labbra.
Neanche Neji riusciva a darsi una risposta su come, il suo migliore amico, fosse riuscito a convincerlo ad uscire quel pomeriggio. Era atterrato in Inghilterra, sua terra natia, da neanche due giorni e aveva trascorso quasi tutto il tempo con la sua famiglia: non vedeva suo zio e le sue cugine da Natale, quindi oramai da sei mesi, eppure quella mattina Rock Lee si era presentato alla sua porta con in mano una valigia e nell’altra le chiavi della macchina. Lo aveva bombardato con parole in merito ad una laura riguardante una certa Tenten, gli aveva accennato che dovevano assolutamente partire il prima possibile per la Cornovaglia ed infine, neanche si ricordava come, si era ritrovato a sedersi sul sedile dei passeggeri nella macchina sgangherata del suo migliore amico. Tutto questo oramai cinque ore prima.
-Non è meraviglioso?- tuonò il ragazzo dalla capigliatura nera come la pece alludendo al paesaggio verde che quella terra, nonostante l’acquazzone, stava offrendo loro. Neji si limitò ad emettere un flebile suono gutturale che bastò a rassicurare Rock Lee che lo stesse ascoltando ed infatti quello riprese a parlare. Erano entrati in Cornovaglia da una mezzoretta abbondante e questo significava che la loro meta era sempre più vicina.
Un sospiro appannò leggermente il finestrino. Lui non aveva la più pallida idea di chi fosse quella Tenten e non era certo che a quella ragazza sarebbe andata a genio la presenza di uno sconosciuto, la sua, in un giorno così importante come la fine degli studi. Aveva provato ad esporre questo pensiero all’amico, ma lui l’aveva liquidato con poche parole accennando al fatto che alla sconosciuta non sarebbe importato.
A esser sincero quella non era stata la prima volta che aveva Rock Lee gli aveva parlato di quella Tenten: da quando le strade dei due amici si erano divise, con Neji che era stato accettato in una prestigiosa università a New York e Rock Lee che aveva intrapreso la carriera di judoka professionista, la figura di quella ragazza era diventata una presenza fissa nella vita della Bestia Verde. Si erano conosciuti quasi per caso, Neji era certo che Rock Lee gli avesse accennato più e più volte del loro primo incontro, ma lui l’aveva ovviamente dimenticato, e l’amico non la smetteva di elogiarla e nel confessargli che non vedeva l’ora che loro due si incontrassero. Fortuitamente questo incontro non era mai avvenuto in quei sei anni poiché la giovane aveva deciso di abbandonare la carriera da professionista nelle arti marziali e si era iscritta ad una facoltà di lettere, da qualche parte in Inghilterra.
-Siamo arrivati!- trillò con uno squillo la voce allegra di Rock Lee e, ignorando qualsiasi cartello stradale, girò il volante per entrare all’interno di un enorme cancello. No, Neji si appuntò mentalmente, la pessima e spericolata guida del suo migliore amico non gli era per niente mancata in questi anni.
-Wow, Tenten mi aveva accennato che la sua Università era enorme, ma non pensavo fosse così!- continuò parcheggiando in uno dei tanti posti liberi del parcheggio dell’Università. Neji strinse le labbra con stizza, ma non fiatò: si limitò a prendere il cappotto nero che aveva abbondato molte ore prima mentre il guidatore, più veloce, aprì la sua portiera ed estrasse un ombrello. Nonostante gli innumerevoli chilometri percorsi, il brutto tempo sembrava averli seguiti.
-Su forza, andiamo! La cerimonia inizierà a breve!-
 
 
Neji dovette riconoscere che Rock Lee aveva ragione. L’architettura di quella Università era davvero invidiabile. Aveva sempre amato l’arte, ma, soprattutto spinto da suo zio, alla fine si era deciso ad intraprendere una strada diversa. Ora, laureato in Economia e Management Aziendale da più di tre anni, era in procinto di prendere in mano la direzione della filiale americana dell’azienda di suo zio. Aveva fatto e concluso la giusta gavetta che gli toccava, ma, come gli ripeteva sempre il fratello di suo padre, finalmente era giunto il momento di mostrare di che pasta fosse fatto.
I leggeri tacchi delle sue scarpe risuonarono con forza sulle pietruzze del grande cortile: incuriosito, e ristorato dal trovarsi finalmente da solo e in silenzio, lasciò che il suo sguardo ricadesse sulla grande statua che spiccava al centro. In realtà l’alto uomo, dalla capigliatura disordinata e il viso estremamente allungato, non li era per niente familiare e non aveva la più pallida idea di chi fosse. Forse, pensò, era il fondatore di quella Università, ma ogni suo dubbio venne spazzato via quando una targa d’oro, proprio ai piedi della statua, brillò nelle sue iridi.
-Alessandro Manzoni- lesse lasciandosi sfuggire quelle poche lettere dalle labbra strette. Una espressione dubbiosa animò le sue labbra mentre uno starnazzare, sempre più forte e vicino, squarciò via il silenzio del cortile.
Un gruppo di ragazzi, quasi tutti della sua età, fuoriuscì dall’edificio accompagnato da una serie di schiamazzi ed applausi: oramai, da più di un quarto d’ora, la pioggia aveva smesso di ricadere eppure lo Hyuga si ritrovò a desiderarla nuovamente, così almeno avrebbe fatto desistere quel gruppo di sconosciuti dall’infastidirlo con i loro semplici festeggiamenti.
Stringendo con forza le labbra e riacquistando la sua solita espressione neutrale, rifece cadere il suo sguardo sulla targhetta d’ottone. Nonostante fossero riportate la data di nascita e di morte di quell’uomo, non vi era alcun riferimento su chi fosse stato costui in vita.
-Alessandro Manzoni- un cipiglio si alzò automaticamente sulla sua pelle diafana all’udire quella voce estranea.
-Si tratta di uno degli scrittori italiani più talentuosi che sia mai esistito. La sua fantasia e la sua passione per la scrittura gli hanno fanno produrre centinaia di opere tra cui è impossibile non citare “I Promessi Sposi”- continuò la voce, femminile e divertita, mentre un serie di passi accompagnarono queste sue parole.
-Se posso essere onesta con lei le consiglierei di leggerlo: la storia di Renzo e Lucia è una delle mie preferite- e finalmente, sotto lo sguardo accigliato dello Hyuga, una figura estranea si mostrò. Ciò che però rapì immediatamente l’attenzione di Neji fu l’enorme sorriso, sincero e genuino, che spiccava su quella pelle abbronzata.
-Mi scusi se ho interrotto il suo flusso di pensieri, ma non è il primo che rimane incuriosito dalla statua del grande Alessandro Manzoni. Il Preside, dell’epoca in cui fecero erigere questa Università, era innamorato della letteratura italiana e dei suoi esponenti, ma non pensò neanche per un secondo che purtroppo qui in Inghilterra non è molto conosciuta e che per la maggior parte degli anglofoni il nome, Alessandro Manzoni, non risulta per niente famigliare- continuò la castana incrociando le braccia dietro la schiena e lasciando che la toga, di un bianco brillante, le ricadesse in maniera sgraziata sulle braccia. I suoi occhi, di un marrone caldo ma brillante, lo fissavano senza vergogna e per un attimo il vociare festoso per Neji si fece sempre più lontano.
-Comunque sono Tenten Ama mentre tu devi essere l’imbucato che ha assistito alla mia cerimonia di laurea senza neanche conoscermi- un leggero rossore, appena accennato, colorì le guance diafane dello Hyuga, cosa che non sfuggì alla sua interlocutrice: un sorriso furbo animò le sue gote aranciate.
-Sono io, piacere Neji Hyuga- la voce gli uscì estremamente tremante ed incerta e il moro si diede dello stupido per questo. Velocemente allungò la mano davanti al suo petto mentre un vento, freddo e gelato, scompigliò la frangetta della sua interlocutrice.
-E volevo anche scusarmi per aver preso parte a questo tuo evento così speciale senza avvertire- un guizzo animò le iridi color cioccolato della laureata. Impassibile fece scendere il suo sguardo sulla mano che ancora attendeva di essere stretta ed infine ritornò su quei due occhi così unici. Si inumidì leggermente le labbra e a Neji risultò completamente impossibile leggere sul viso abbronzato quali fossero i pensieri che animavano la sua mente.
-Accetto le sue scuse- mormorò facendo scivolare veloce la sua mano, calda, tra quella ghiacciata dello Hyuga.
-E comunque lo sapevo benissimo che sarebbe venuto. Rock Lee mi ha raccontato tutto di lei negli ultimi sei anni e devo ammettere che aspettavo impaziente il momento in cui l’avrei incontrata- gli angoli delle labbra di Neji si innalzarono involontariamente.
-Anche se non pensavo fosse di così bello aspetto- concluse mentre una espressione maliziosa si dipinse sul suo volto abbronzato. I muscoli in tensione dello Hyuga si rilassarono all’instante di fronte a quelle parole così sprezzanti ed inattese, ma le sue labbra non furono abbastanza veloci nel muoversi.
-Tenten, vieni che stiamo facendo le foto- una voce richiamò l’attenzione della castana mentre il suo sorriso divertito non scemò per neanche un istante. Si rimise in testa la corona d’alloro mentre dei boccoli appena accennati le ricaddero sulle spalle.
-Ora devo proprio lasciarla, signor Hyuga, ma spero che la prossima volta che si rincontreremo potremmo almeno darci del tu- e, in maniera poco femminile, si congedò con un leggere inchino prima di iniziare a correre in direzione dell’ingresso dell’Università. Neji la osservò completamente imbambolato incespicare sui tacchi mentre la toga sembrava solo di impaccio nella sua corsa fluida. Ad un certo punto, quando delle prime goccioline iniziarono nuovamente a cadere dal cielo, si fermò facendo guizzare veloce il suo sguardo sulla figura del moro.
-Dopo la cerimonia ho organizzato una festa qua vicino, Rock Lee conosce l’indirizzo, e spero vivamente di vederti- fece un primo passo, ma si bloccò nuovamente.
-Ah, e questa volta non hai bisogno di imbucarti-
   
 
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