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Autore: Reginafenice    09/05/2022    0 recensioni
[The Marvelous Mrs. Maisel]
[The Marvelous Mrs. Maisel]Susie, Lenny e Midge sono pronti a iniziare una nuova avventura. Ognuno verso la propria meta, facendosi compagnia durante il viaggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla menzione del suo nome Lenny si voltò verso di Joel e alzò le spalle, annuendo debolmente.

«Lo sai che è sempre stato il mio idolo, Midge! Perché non me lo hai presentato prima?» Si inumidì le labbra secche, sintomo dell’incontenibile emozione che lo aveva assalito al cospetto del suo comico prediletto.

Midge si lasciò cadere sul materasso, esternando la sua insofferenza.

Susie, invece, si avviò rapidamente nella direzione in cui si trovava Joel soltanto per sbattergli la porta in faccia.

«Scusa tanto eh, ma qui si sta cercando di avviare una conversazione privata! Sai che vuol dire?» Sbottò impazientemente. Il volume della sua voce fu attutito dal limite fisico della parete, riuscendo a comunicare comunque la forza del messaggio che recava con sé.

All’improvviso nella stanza piombò il silenzio.

«Non vorrei aver frainteso, quindi scusami se ti chiedo cosa cavolo siamo venuti a fare qui. Se è per farci una bella dormita, allora preferisco di gran lunga il letto del mio nuovo appartamento. Per lo meno non è affollato come questo.» Di fronte alla progressiva tensione dei muscoli del viso di Midge, Susie si precipitò a chiarire, «E no, Miriam. Sai che non era un’offesa.»

«Quindi, cos’è di preciso che vorresti che ci dicessimo? Sono io quella all’oscuro di tutto.»

«Non possiamo farlo dopo aver mangiato? La cena si raffredderà e Zelda andrà su tutte le furie. Sono sicura che avrà speso tutta la giornata per preparare non meno di cinque portate. E poco importa se in sostanza è sempre gulash.  È una fottuta artista della cucina quella donna! Ci avrà messo il cuore e io non ho intenzione di spezzarglielo.»

«Se fossi in te prenderei qualche appunto, Midge.» Lenny non riuscì a trattenersi e le chiese con gli occhi il permesso di occupare il posto accanto al suo.

Lei lo guardò con estrema consapevolezza.

Soltanto dopo un cenno di assenso le si accostò in maniera estremamente seducente e intima, sfiorandole la coscia con il ginocchio: nonostante gli strati di stoffa che separavano la sua pelle da quello più superficiale del suo abito color rosa salmone, le gambe di Midge tremavano quasi impercettibilmente. Nella speranza di dimostrarsi padrona di sé, cercò di evitare il contatto visivo pur essendo cosciente del fatto che Lenny sapeva perfettamente quali sensazioni stesse suscitando in lei.

Indecisa su dove poter appoggiare gli arti superiori – considerata la pericolosa vicinanza del corpo di Lenny – Midge incrociò le mani al petto e dichiarò con una leggera asprezza: «Sto ancora aspettando che uno dei due scavi a fondo nella propria coscienza alla ricerca di un briciolo di coraggio per spiegarmi il reale motivo di questa visita improvvisata. L’ultima volta che abbiamo parlato siete stati molto chiari, ve lo assicuro.»

Susie deglutì a fatica prima di parlare, «Beh, Miriam. È ora di mettere da parte qualsiasi cosa sia successa tra di noi e rimboccarti quelle costose maniche che ti ritrovi per cercare nuove occasioni di lavoro. Ti ho perdonata e ora sono pronta a ricredermi su di te. Ho ancora delle belle carte da giocare.»

«L’importante è che non siano quelle di Alfie!»

«Divertente! Vedo che sei in forma, quindi direi che possiamo dimenticare tutto e ricominciare daccapo.»

Midge scosse la testa, «È giusto che me lo ricordi, invece. Ho sbagliato e sto imparando la lezione.»

Si voltò finalmente verso di Lenny, inclinando il viso da un lato per guardarlo meglio. Poi, posò esitante una mano candida sul suo ginocchio e la sensazione che quel contatto produsse a entrambi fu come un sorso di liquore in una gelida notte invernale.

Lenny la fissò con un’espressione molto indulgente, «Hai aperto gli occhi, uh? Era ora! Credo che ti piacerà quello che vedranno adesso che non sono più appannati dalla paura e dall’orgoglio.»

«Mi ci è voluta una tempesta di neve per capirlo. Sai, ho avuto la fortuna di prendermi una ramanzina dal signor Bruce in persona nel momento del suo trionfo. Hanno persino ridipinto le pareti della sua stanza di blu! Sapevi che forse è il suo colore preferito?»

Lenny sollevò le mani in aria in segno di discolpa, «Carnegie Hall…»

Rimasero immobili, presi l’uno dall’altra, per quella che sembrò essere un’eternità, come se il reciproco sguardo potesse spogliare loro di qualsiasi indumento avessero addosso.

Susie, in piedi di fronte al letto matrimoniale su cui erano seduti i due comici, guardò loro esterrefatta, «Wow, wow, wow…»

«Cosa?!» Dissero all’unisono girandosi di scatto, colti in flagranza.

«È chiaro. Ma certo, come ho fatto a non accorgermene? Sono evidentemente di troppo in questa stanza.»

Lenny nascose un ghigno dietro la mano, divertito come non mai nel vedere l’aria imbarazzata di Midge.

«Mi sembra di capire che la prossima volta che un giornalista mi chiederà se la mia cliente è la ragazza di Lenny Bruce la mia risposta non potrà più essere la stessa. Andranno in brodo di giuggiole, soprattutto ora che il tuo bel fusto qui non se la passa affatto bene. Quegli avvoltoi amano il dramma e temo che…» Si bloccò all’istante, indecisa se rivelare ad alta voce le sue preoccupazioni riguardo al danno di immagine che la resa pubblica della loro relazione avrebbe potuto comportare a Midge. Iniziò a balbettare, cercando un modo giusto per uscire da quella spiacevole situazione.

Lenny comprese perfettamente dove Susie volesse andare a parare e la sua espressione si oscurò in modo repentino: si fece malinconica, sebbene risoluta. Guardò Midge, «Susie ha ragione. Non ho nessuna intenzione di trascinarti giù con me. Hai la tua strada da fare e la mia presenza sarebbe un ostacolo alla tua carriera. Non hai idea della merda che mi è caduta addosso ultimamente...»

Quindi si levò dal letto e si aggiustò la cravatta, pronto per andarsene.

Midge, tuttavia, non aveva alcuna voglia di lasciarlo libero così presto. Allungò il braccio e lo attirò di nuovo a sé, costringendolo a riprendere posto accanto a lei.

«Ah, quindi fammi capire: dovrei semplicemente voltarti le spalle e far finta che non ti stia accadendo nulla? Vorresti che io chiuda gli occhi ogni volta che ti vedo indifeso e vulnerabile sul ciglio di una strada e lasciare che la polizia ti sbatta dentro per l’ennesima volta? Vuoi dirmi che dovrei bermi le tue stronzate e assecondare le tue dipendenze premiandoti con uno stupido applauso a fine serata? E tutto questo nonostante avermi letteralmente dimostrato che tu non lo faresti mai a parti invertite. Dopo “quella cosa molto carina” che hai fatto aprendo per me al Gaslight quando Sophie Lennon mi aveva bannata da qualsiasi locale; dopo avermi proposta per l’ingaggio al Copa e aver trattato per ben tre volte con lo scopo di farmi avere una paga dignitosa. Lenny, dopo quello che c’è stato quella notte… Come puoi pensare che io possa essere così ingrata?» Si sedette sul suo grembo, accarezzandogli una guancia perfettamente rasata.

«Non ho fatto nulla di tutto questo per avere un ritorno da te.»

«Lo so. Ho compreso il motivo per cui lo hai fatto mentre eravamo sul palco della Carnegie Hall. Adesso, vorrei che anche tu comprendessi il motivo per cui ho deciso di darti ascolto. Non voglio deluderti per nulla al mondo. Abbiamo ancora diverse cose da chiarire, ma prima di tutto voglio che tu mi prometta che in futuro le mie orecchie non ascolteranno una seconda volta quello che il tuo cervello ha imposto alla tua adorabile bocca di esprimere ad alta voce poco fa.»

Fece una pausa, respingendo le lacrime che minacciavano un diluvio emotivo.

«Quel giorno, il giorno dello Yom Kippur, ero una casalinga dell’Upper West Side ridotta a pezzi e sola. Tu non hai visto un bel vaso distrutto da sorpassare con indifferenza o da compatire, ma una persona vera da incoraggiare a tirarsi su da sola, ad avere fiducia in sé stessa e a lavorare, lavorare e lavorare. Quindi, sappi che il mio ombrello sarà sempre pronto a difenderti dalla pioggia o dalla prossima bufera di neve in cui ti troverai coinvolto.»

Susie ascoltò in religioso silenzio. Non pensava di avere il diritto di lasciare che il suo cinismo oscurasse la bellezza e l’intensità di quelle parole. Anche lei lo ammirava per la generosità e la premura con cui aveva sempre trattato Midge, senza aspettarsi nulla in cambio.

«Ma è da stupidi, Midge!»

«Quando due persone leali si incontrano è inevitabile che si sentano stupide rispetto a buona parte della gente che bazzica nel mondo. Se ti può rincuorare, mio padre pensa che tu sia una persona brillante e credo di avergli sentito elogiare anche un passaggio del mio ultimo monologo l’altro giorno. Ho una grande considerazione del suo giudizio, sai?»

Lenny scrollò le spalle, «Beh, se ne è proprio così sicuro…» Avvicinò il suo viso a quello di Midge, contemplandole le labbra con desiderio.

«È un critico di spettacolo per il Village Voice già da un po' di tempo. Il che rende le sue idee ancora più scientifiche del solito.»

Susie decise che era giunto il momento di intervenire, «Fate finta che io non ci sia, mi raccomando! È tutto così romantico e melodrammatico, e sono sicura che il rabbino sarebbe pronto a celebrare il vostro matrimonio anche tra un’ora, ma il mio stomaco è saturo di zuccheri per oggi.»

Si rivolse direttamente a Midge con un dito puntato nella sua direzione, «Vorrei soltanto sapere a quale monologo ti riferivi prima, dato che non mi risultano tue recenti esibizioni nell’agenda che Dinah non fa altro che ficcarmi sotto al naso ogni santo giorno.»

«Giusto. Allora, potresti non capirlo immediatamente, ma sappi che ho lavorato pur non lavorando. Restando a casa per di più! Ho tutto nella mia mente, Susie.»

«Cioè?»

«Non sono stata in panciolle e ho creato qualcosa di geniale, se posso dirmelo da sola.»

«Tu ci hai capito qualcosa? Tra voi comici dovreste capirvi…» Supplicò Lenny in preda ad un attacco acuto di impazienza.

«A parte quanto il mio ego sia infinitamente più modesto del suo?»

Susie si lasciò cadere sulla sedia della scrivania.

«Cosa aspetti a parlare in maniera meno criptica?»

«Ho scritto un intero spettacolo! Anzi, ad essere precisi si tratta di un’idea per un programma televisivo che ho intenzione di proporre a Gordon Ford.»

Midge si tirò su e aprì uno dei cassetti del suo comodino, finendo con l’estrarre una pila di fogli scritti in maniera molto fitta e rapida. La penna, evidentemente, aveva fatto fatica a stare al passo della sua mente in fermentazione.

«Calma, ragazza. Frena un po' l’entusiasmo. Capisco l’ottimismo, la fiducia in te stessa e l’idealismo che ti hanno ispirata, ma hai pensato a come fare arrivare questo nelle mani di Ford?» Indicò il faldone che Midge, nel frattempo, aveva passato a Lenny.

«Ho pensato che potresti pensarci tu. Mi hai detto che hai delle conoscenze nella produzione.»

«In effetti, dal momento che non ti esibisci più da nessuna parte mi sembra l’unica possibilità… Così sapranno che esisti e che non sei una mia allucinazione.»

Susie lasciò che Midge la stringesse in un abbraccio soffocante, scegliendo però di ricambiare il suo impeto con cauta partecipazione. Mentre il suo soffocamento procedeva senza pietà, Susie diresse la propria attenzione all’uomo seduto con le gambe accavallate e la testa china sulle carte, assorbito dalla lettura del soggetto. Finalmente, quando Lenny sollevò gli occhi su di lei non fu necessario aggiungere altro: l’orgoglio che leggeva in quello sguardo bastava a infonderle l’energia per riscaldare i motori e ricominciare a far partire l’ingranaggio.

   
 
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