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Autore: MaxB    10/05/2022    1 recensioni
Buongiorno! Dopo aver visto Arcane, in cui il rapporto tra Silco e Jinx mi ha letteralmente ossessionata, ho sentito il bisogno di scrivere un approfondimento sul loro legame, da quando si incontrano/scontrano in mezzo alle fiamme a quando Jinx diventa ciò che è.
Pertanto, saranno 14 capitoli in ordine temporale, missing moments che a mio parere potrebbero aver portato alla "creazione" di Jinx e all'affezione illimitata di Silco. Mi sono documentata bene quindi i capitoli saranno pieni di dettagli che, spero, possano spiegare diverse cose della serie e dare un contesto a come altre si sono venute a creare.
Esperimento: ho associato ad ogni capitolo una traccia musicale della colonna sonora della serie (sono 11 in totale + 3 extra da me scelte), che andrebbe ascoltata leggendo quello specifico capitolo (se ne avete voglia). In ogni caso, il capitolo e il suo titolo contengono riferimenti della canzone in questione.
Aggiornamento ogni 10 giorni circa. Spero che, se amate Jinx e Silco come me, possa piacervi questa raccolta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ekko, Jinx
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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11. Loose Cannon (But once you turn, they hate us)
 
Enemy – Imagine Dragons, track 05
 
Your words up on the wall as you're praying for my fall
And the laughter in the halls and the names that I've been called
I stack it in my mind and I'm waiting for the time
When I show you what it's like to be words spit in a mic
Tell you you're the greatest
But once you turn they hate us
Oh, the misery
Everybody wants to be my enemy
Spare the sympathy
Everybody wants to be
My enemy (look, look, look, look)
(Look out for yourself)

 
 ~~~~~~~~~~○~~~~~~~~~~

Era esplosa la bomba sbagliata.
E aveva pure prodotto un’esplosione più devastante del previsto. Jinx l’aveva considerata una vittoria, aveva guardato la deflagrazione mordendosi un labbro per il piacere. Tutto quel fuoco, quella distruzione, la cancellazione di ciò che era stato e ciò che sarebbe sorto in seguito dalle macerie. Quella sì che era magia.
Peccato che avrebbe dovuto gettare una bomba fumogena verso il nemico, per distrarlo, confonderlo e narcotizzarlo mentre i loro avanzavano. Certo, una bomba vera e propria aveva… neutralizzato i nemici in maniera più permanente. Si poteva dire così. Ma aveva fatto fuori anche due dei loro uomini, e per di più aveva allertato i nemici. Nel caso in cui Jinx avesse gettato davvero una bomba fumogena, invece, non si sarebbero accorti di nulla.
Jinx aveva fissato trucemente le due bombe, una rosa e una blu, sgridandole. – Vi siete scambiate, sciocchine. Lo scherzo è stato divertente, devo ammett…
- Non è stato divertente per nulla! – l’aveva aggredita Sevika, con del sangue non suo sulla guancia.
Si era arrabbiata talmente tanto che le narici erano diventate larghe come un dito. Jinx si era detta che il simbolo che stava bene a lei era un naso da maiale. Quando si era accorta che Jinx, oltre a non essere pentita, era pure distratta, Sevika l’aveva afferrata per il colletto, sollevandola da terra.
- Sono stufa delle tue bravate, ragazzina! Quando ci sei tu di mezzo va sempre storto qualcosa!
Jinx si era subito rabbuiata. Aveva sentito delle parole troppo simili a quelle in passato. Aveva fissato Sevika con odio. Mylo ogni tanto era simpatico. Sevika, mai. Prepotente.
- Questa volta farò un rapporto a Silco per cui dovrai pregare che non ti sbatta fuori a calci.
Non era successo. O almeno, non stava succedendo. Da camera sua, sdraiata a pancia in giù con solo gli occhi a sbirciare di sotto, Jinx non perdeva un colpo del litigio che stava avendo luogo nell’ufficio di Silco.
Sevika, Darren, persino Zantik!, si stavano lamentando di lei. Mome taceva, ma scuoteva la testa. C’erano altri due uomini che aggiungevano la loro voce al coro di dissenso generale.
Jinx qua, Jinx là, Jinx ha fatto questo, Jinx mi ha accoltellato, Jinx mi ha quasi fatto saltare la testa, Jinx, Jinx, Jinxjinxjinx.
Sembrava quasi una canzoncina, pensò lei.
Di solito, quando commetteva un errore dovuto ad un blocco mentale per il suo passato, si affliggeva, in un misto di rabbia, delusione e nostalgia. Si autopuniva perché non era in grado di lasciarsi tutto alle spalle e guardare avanti. Quella volta, però, l’errore era stato umano, aveva semplicemente scambiato i colori di due bombe. Tecnicamente, non aveva sbagliato nulla.
Sì, va be’, aveva invertito il fumo con una detonazione, ma se fosse stata più accorta sarebbe andato tutto perfettamente. E la missione era riuscita. I due idioti che erano morti erano strafatti di shimmer, avrebbero tirato le cuoia comunque.
Eppure, sentiva un punteruolo pungerle il petto. Non era stato un errore così grave, non si era bloccata, ma era stato comunque un disservizio. Un’imperfezione. E mai nessuno, specialmente quella volta, si dimostrava contento di averla intorno.
Eccetto Silco.
- Smettela di parlare tutti insieme – ordinò placidamente, come un padre amorevole con dei figli piccoli.
Tacquero tutti. Silco non era un padre amorevole, e spesso l’apatia nel suo tono di voce era l’anticamera di una rabbia devastante che aspettava solo di essere rilasciata.
In più, Silco era un attore. E l’attore sa quando è il momento di parlare, quando ha l’attenzione della platea.
- Jinx ha degli ordini diversi dai vostri. Non pensate che io lavori su un solo fronte.
- Con tutto il rispetto, signore, ma dubito che le azioni di oggi siano stati tuoi ordini. Non la vogliamo nella prossima missione.
Eccoli là, a tacere di fronte a lei e poi sparlare con Silco.
Ma una volta che ti volti ci odiano.
Silco lanciò un’occhiata di fuoco a Sevika, ignorandone la frecciatina. – Spero che tu non stia dando ordini a me, Sevika. Siete solo delle pedine, tutti. In caso contrario, ci sareste voi al posto mio. Deciderò di fare ciò che è meglio fare, tenendo conto dell’intera situazione, cosa che voi non avete sott’occhio.
Ma Sevika non era il genere di persona, o di sottoposto, che si lasciava scoraggiare da quei commenti. Non sarebbe mai potuta diventare il suo braccio destro, altrimenti. – Lasciarla venire in missione è infattibile. Controproducente. È più il tempo che passa con la testa per aria che concentrata sul lavoro, ha dei tic a volte incontrollabili, e il suo sguardo… sono certa che non sia affidab…
Silco batté il pugno sulla scrivania così forte da far sbattere i cubetti di ghiaccio dentro al bicchiere. L’ira gli deformava i tratti del viso più di quanto avessero mai fatto le sue cicatrici, mascherate dal trucco. L’occhio malato sembrava risplendere di una luce sanguigna che gli veniva da dentro.
- Se avete finito di fare i capricci come dei mocciosi di tre anni, vi consiglio di rimettervi al lavoro. Non vi pago per lamentarvi.
Vedendo la mal parata, gli astanti si alzarono, dirigendosi brontolando verso la porta.
- Vorrei solo ricordarvi cos’è successo all’ultimo di voi che ha osato mettere in discussione le mie direttive.
Non si udì più alcun suono finché la porta non si richiuse alle spalle degli uomini, muti. Potevano essere scontenti quanto volevano, non si sarebbero mai opposti al loro capo. Soprattutto, non mentre l’immagine del corpo impiccato del loro compagno che si era azzardato ad alzare troppo la voce con Silco era ancora vivida nella loro mente.
Silco svuotò d’un fiato il bicchiere e lo sbatté sul tavolo, alzandosi di scatto subito dopo.
- Non permetterti mai più di contraddirmi davanti a loro. Ricordati che chi può dare può anche togliere, Sevika.
La donna si portò la mano al braccio di metallo impiantato al posto di quello che aveva perso. Avrebbe rinunciato a quello sano, piuttosto che a quello che Silco le aveva dato come ricompensa. Chinò il capo, anche se i pugni stretti indicavano che non aveva sotterrato del tutto l’ascia di guerra.
- Perdonami, signore. Ma sai come la chiamano gli uomini? Mina vagante. È incontrollabile, imprevedibile, e siamo tutti tesi quando è nei paraggi, spaventati all’idea di beccarci una pallottola nella schiena mentre siamo girati.
- Capita di essere colpiti da una pallottola, in battaglia, Sevika. Altrimenti sarebbe un pic-nic.
- Non una pallottola sparata da fuoco amico.
- Jinx stava testando un tipo di bomba più potente, le aveva detto io di provarla in combattimento.
- Ma il tempismo che lei ha scelto è stato il peggiore possibile!
Silco rimase zitto, raccogliendo i pensieri. Sevika non gliene diede l’opportunità.
- Perché non la punisci mai? Perché non le impartisci quella disciplina che…
Silco scagliò il bicchiere contro il muro alle spalle di Sevika, mancandola per un pelo. Per un centimetro ben calcolato. Jinx non era l’unica ad avere buona mira.
- Come ho già detto, ma forse sei dura di comprendonio, non hai il quadro della situazione sotto mano. Jinx è più importante di quanto ognuno di voi potrebbe mai essere. È indispensabile. Non mi aspetto che voi lo capiate, ma mi aspetto che tu rispetti i miei ordini. Ciò che io faccio o non faccio con uno qualsiasi dei miei uomini, o con Jinx, non è affare di nessuno. Tantomeno tuo, Sevika.
- Signore…
- Ti conviene andare a fare il tuo lavoro, prima che decida di appiopparti Jinx ogni giorno perché impari cosa fa un secondo in comando. Nessuno è indispensabile, tutti sono sostituibili.
Le tue parole sui muri mentre preghi per la mia caduta.
Sevika ingoiò orgoglio, rabbia, ogni tipo di sentimento funesto che provava in quel momento. Le velate minacce di Silco non erano mai state così dirette e soprattutto così dirette al suo ruolo.
Anche se dubitava che potesse esserci qualcuno migliore di lei in circolazione, Sevika sapeva anche che Silco dava sempre seguito alle sue parole. Non ci avrebbe pensato due volte a sbarazzarsi di lei, se avesse trovato la cosa utile.
Chinò quasi impercettibilmente il capo e si girò, pestando le schegge di vetro del bicchiere mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Jinx sporse del tutto la testa fuori, facendo una smorfia alla porta dalla quale Sevika se n’era andata.
A quanto pareva, tutti volevano essere suoi nemici.
Ma lei era pronta.
Silco, invece, non era molto divertito. – Devi stare più attenta, Jinx.
Lei scese di sotto, facendo roteare una lunga treccia nella mano come una frusta. I capelli erano cresciuti ancora, e lei aveva preso l’abitudine di bloccare i punti più deboli delle trecce con dei bulloni. Silco non si lasciò distrarre dal movimento.
- Però la bomba ha funzionato.
Silco si massaggiò la fronte, guardandola dal basso della sua sedia. Era anche cresciuta d’altezza, ma rimaneva comunque la più bassa tra i suoi uomini.
- Non posso permettermi di perdere soldati ad ogni errore che commetti.
Jinx si rabbuiò e, capendo che Silco non era molto in vena di scherzare, quel giorno, si appoggiò col fianco alla scrivania, le braccia incrociate al petto.
- Mi impedirai di andare ancora in missione?
Silco non la guardò nemmeno. – Non ho detto questo. E tu, vuoi smettere di prendervi parte?
- Non ho detto questo – lo canzonò Jinx. Poi si fece di nuovo seria. – Mi hanno chiamata Mina Vagante.
Silco fece cadere il braccio, la fissò apertamente, infastidito. – E allora?
Jinx distolse lo sguardo. – Già, in effetti mi hanno appioppato nomi peggiori. Però non sto simpatica a nessuno.
Risparmia la simpatia.
Silco stava perdendo la pazienza, era evidente. – Non devi essere simpatica, Jinx. Devi essere ciò che loro temono. Ciò che tutti temono.
- Anche tu mi temi? Loro dicono che sono matta.
Lo sguardo di Silco finalmente si addolcì, e lei vi riconobbe l’affetto che lui riservava solo a lei. Si sedette sulla scrivania di fianco a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla. Silco non la toccò, ma non la fece nemmeno spostare.
- Non ho nulla da temere da te. Gli altri possono dire quello che vogliono, loro non capiscono.
- Ma io sono diversa!
Silco le fece alzare il viso, le afferrò le gote con una mano avvicinandola a sé come se dovesse sgridarla. Il fuoco che gli ardeva negli occhi sembrava proprio di rabbia.
- Tu sei forte proprio perché sei diversa.
Le sue parole ebbero l’effetto di uno schiaffo. Rivisse quello schiaffo nella mente, datole dalla persona che amava di più al mondo. Rivisse le parole che un tempo quella persona le aveva rivolto, rassicuranti, intrise d’amore.
- Ciò che ti rende diversa ti rende forte.
Se anche Silco lo pensava, forse stava per tradirla. Anche lui l’avrebbe abbandonata. Strizzò gli occhi, cercando di scacciare le visioni nella sua mente. Le voci.
- Prima o poi compirò il gesto di troppo. Allora, anche tu mi volterai le spalle, come tutti. Anche tu mi…
Silco le strinse il viso fino a farle quasi male, sfiorò il suo naso con il proprio. – Tu sei perfetta, Jinx. Non ci sarà mai un motivo per cui io debba voltarti le spalle.
Jinx gli buttò le braccia al collo, inspirando il suo profumo maschile, un misto di fumo, alcol, colonia e la traccia dolciastra che lo shimmer gli lasciava sulla pelle. Era odore di casa, per lei.
Silco le accarezzò un braccio.
- Forse però hai bisogno di più spazio per collaudare le tue esplosioni.
A Jinx sfuggì una risatina. Tirò fuori la nuova bomba e gliel’agitò sotto il naso. Lui non si scompose.
- Avresti dovuto vedere! Era tutto un boom, e poi poww, e poi i lampioni hanno fatto fshiuuuuuu.
Silco si pulì uno schizzo di saliva che Jinx aveva sputacchiato mentre cercava di fargli capire la meravigliosa sinfonia di suoni che aveva prodotto la sua bomba nell’esplosione.
Poi annuì una volta, soddisfatto. – Bene. Raggio d’azione?
- Una volta e mezzo la deflagrazione di quelle classiche. Bel risultato, eh?
Silco sorrise leggermente, contagiato dal suo entusiasmo. Che dicessero quello che volevano, lui non avrebbe sgridato Jinx. Non ce n’era bisogno, non aveva mica sbagliato intenzionalmente.
- Sai, Jinx, le pallottole vaganti sono quelle che la gente teme di più. Dell’amicizia non c’è da fidarsi, ma il timore che la gente nutre per te non ti tradirà mai.
Lei roteò gli occhi. Gli stava parlando dell’esplosione incredibile che aveva scatenato, non ne voleva più sapere delle sue pillole di disciplina! Cercando di vedere la sua maschera crollare, tirò fuori un’altra bomba e…
Tolse la sicura.
Silco si agitò, terrorizzato, ma quello che gli esplose in faccia fu solo un innocuo fuoco d’artificio. La sua espressione divenne una maschera di ghiaccio infastidita.
Lei invece rise di gusto. – Per festeggiare la riuscita della nuova bomba!
- Non sganciarmi mai più una bomba sotto il naso, Jinx – l’ammonì lui, gelido, rimuovendosi della polvere esplosiva dal vestito.
Jinx trattenne a stento uno sbuffo, poi gli tese una mano.
Silco vi depose sopra la siringa per le iniezioni, sistemandosi nella corretta posizione.
- Dove lo dovrei trovare, il posto per le mie esplosioni? – chiese lei spingendo l’ago.
Silco gemette, un grido di dolore strozzato in gola, le mani deformate nel tentativo di artigliare qualcosa e strapparlo. Poi si calmò, posò la testa sulla gamba di Jinx.
- Qualcosa troveremo. Ora vai a lavorare sulla differenza tra una bomba fumogena e una esplosiva.
Jinx incassò con nonchalance la frecciatina. Non l’aveva nemmeno sgridata, poteva permettergli quell’osservazione in fin dei conti corretta. Era stato un suo errore lo scambio di bombe, e lui non si era arrabbiato.
- Sì papino – disse soavemente, a metà tra il serio e il faceto.
Silco grugnì mentre si accendeva il sigaro, tornando ad analizzare il rapporto di quella mattina. Nonostante lo sbaglio di Jinx, la missione era andata a gonfie vele.
E lei lo sapeva.
Così scese di sotto, nel club, facendosi roteare Zap! sull’indice. Rivolse uno sguardo compiaciuto a Sevika, che la fissava disgustata con l’aria di chi è pronto a strozzare qualcuno. Si sedette al bancone e schioccò le dita. Thieram smise di servire gli altri per portarle subito il suo bicchiere personale colmo di succo. Con la sua cannuccia.
Jinx ne sorbì un sorso voluttuosamente, senza staccare gli occhi da Sevika. Poi afferrò il bicchiere e si diresse di nuovo di sopra.
- Attenta, Sevika, una Mina Vagante colpisce dove meno te lo aspetti.
Attenta a te stessa.
Infuriata, la donna strinse il bicchiere così forte nel pugno da romperlo in mille pezzi.
Jinx sorrise e se ne andò, passando dall’ufficio di Silco per salire in camera. Lui la degnò appena di uno sguardo.
- Mangia qualcosa – le intimò, quando vide solo il succo nella sua mano.
Chi se ne fregava di Sevika, di Vi, di ciò che era stato, dei nomignoli. Silco le copriva le spalle e le aveva detto che gliele avrebbe coperte sempre.
Al contrario delle parole di chiunque, le sue erano vere, dal momento che ogni volta si dimostrava fedele ad esse.
Non sarò mai una santa… e lui la voleva proprio così.
Così Jinx corse a dargli un bacio prima di arrampicarsi di sopra, soddisfatta della giornata.
Silco nascose un sorriso con la mano.
  
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