24
CAPITOLO
La
chiusura del Mariposas, che persiste da ormai sette giorni,
è un evento
particolarmente significativo per chi vi lavora da anni. Non
è mai accaduto che
ci fosse un periodo di pausa tanto lungo.
E
di questo si meravigliano i pochi dipendenti ancora residenti tra
quelle mura,
mentre assistono, impassibili, ai grandi cambiamenti previsti per il
rinnovo
del locale.
Martin
Berrotti ha scelto il modus operandi migliore che giustificasse la
decisione di
serrare il Night Club.
Quale
scusa più adeguata se non quella del rassetto del posto?
E
non si tratta solo di ritinteggiare le pareti, cambiare gli
arredamenti, o
ampliare le zone privé…in una settimana il
riordino prevede anche faccende di
altro tipo.
“Allora?
Si è ripresa? Come sta?”
“Fortunatamente
è sana e salva! Tranquillo che appena possibile Manila
sarà in piene forze e
tornerà al suo lavoro”
Spiega
il signor Dalì, in una delle quotidiane conversazioni,
faccia a faccia, con
Palermo.
“Piuttosto…”
– continua poi – “Tua sorella ha deciso
cosa fare con la storia della
gravidanza?
Berrotti
è molto preoccupato per le scelte di Monica, non essendo
riuscito a farla
ragionare come sperava.
Però,
un barlume di speranza c’è…
“Anche se lei si dimostra intenzionata ad abortire,
non l’ha ancora fatto”
“Bene,
questo è positivo”
“Ho
provato a farla riflettere, a dirle che mi sarei occupato io del
bambino. Ma
nulla, continua a sostenere di non volere questo figlio”
“Liberati
di quella pillola, Palermo. Non deve assolutamente prenderla”
“Ho
tentato, però non ho ancora scoperto dove la tiene
nascosta”
“Allora
bisogna vigilarla al massimo. Stalle dietro, notte e giorno. Spiala, se
necessario. Ordina ai due serbi di farlo per te, nei casi estremi.
Tutto purché
lei decida di continuare la gravidanza”
“In quanto suo fratello maggiore, è ciò
che faccio da una vita” – precisa Martin.
“Non
sempre tra fratelli, o tra parenti, esiste questa implicita
condizione” – aggiunge
il signor Dalì senza approfondire la questione.
Nel
frattempo, la bionda, è serrata nella sua stanza. A farle
compagnia è l’installazione
di un televisore e degli snack che frenano le voglie giornaliere. In
quei sette
giorni di pausa dal “lavoro” ha avvertito la
mancanza delle colleghe,
nonostante non esistesse un’amicizia forte. Per di
più, non passa notte con
incubi che le ricordano della morte della povera Manila.
O
meglio, una morte che lei crede sia avvenuta.
In
realtà, il soccorso immediato e le cure necessarie, hanno
dato i frutti
sperati. La bella Julia è sana e salva, certamente debole ma
in vita.
Seduta
sul suo letto, fissa, in silenzio, il suo ventre piatto.
Una
mano istintivamente si adagia su di esso e le rammenta che la creatura
che si
trova lì dentro potrebbe essere la sua rinascita,
così come la sua sconfitta
più grande.
“Sei
ancora sicura di volerlo fare?” – la voce di
Palermo, giunto in tale istante,
fa sobbalzare la riccia che distoglie i pensieri dal bambino.
“Sono
libera di decidere per il mio corpo almeno stavolta?”
– sbotta lei, tenendo il
broncio al parente.
“Lo
vedi che sei incerta anche tu? Se fossi
stata convinta l’avresti ingoiata appena Helsinki te
l’ha consegnata. Invece,
ad oggi, non hai la forza per farlo”
“Piantala, non metterci il carico da 11. La situazione
è già complicata di suo,
non voglio che ci sia tu a ripetermelo fino allo sfinimento”
– replica lei,
combattuta da mille paure.
“Cos’è
che ti frena da mandare giù quella
pillola? E cosa invece ti spinge a volerlo fare? Spiegami
perché io non
capisco” – Martin, con fare premuroso, siede di
fianco alla bionda,
mostrandogli la sua vicinanza.
“Cosa
credi? So cosa succede qui quando una di
noi resta incinta”
“Che
intendi dire?”
“Nulla”
– risponde Monica, evitando di
approfondire l’argomento.
“Nulla,
un corno! Sai qualcosa che ignoro?”
“Piantala,
Martin. Inutile che fingi con me”
Berrotti
la guarda, confuso, e non riesce a
trovare spiegazioni al comportamento bizzarro di Stoccolma.
“Io
non vi regalerò mio figlio, per permettervi
di farne ciò che volete, chiaro?”
Ed
ecco che viene alla luce la reale intenzione
che Monica nasconde da settimane.
“Quindi,
stai ammettendo che il non volerlo era
una menzogna?”
“Non
lo voglio perché non merita di vivere
questa merda di vita, capisci?”
La
giovane Monica Gaztambide, non più tanto
ingenua e succube dei potenti, tira fuori gli artigli.
Con
gli occhi lucidi, lascia emergere una paura
indomabile.
“Nessuno
gli farebbe del male, lo sai bene”
“No! Non so nulla, Martìn. Così come
non sapevo che schifo di futuro mi
attendeva quando decisi di mettere piede al Mariposas. Tu mi avevi
promesso
sicurezza…”
“E
te l’ho offerta!”
La
bionda scuote il capo, sconvolta dalla
risposta del fratello – “Seriamente sei convinto
che dovermi spogliare, ballare
audacemente, a volte andare a letto con i clienti, sia stata la
sicurezza che
volevo?”
Berrotti
abbassa lo sguardo, cosciente di non
averle donato una effettiva protezione –
“Perdonami, non pensavo odiassi tanto
questa vita”
“Io sognavo di innamorarmi, di sposarmi, di avere tanti
bambini…e guardami! Al pari
delle puttane”
Il
gergo non abituale della giovane donna,
spiazza totalmente Berrotti che, con aria incredula, cede al senso di
colpa e
le offre la via di salvezza.
“Allora
vattene, cosa aspetti? Prendi le tue
cose e sparisci!”
La
delusione e la tristezza traspaiono da ogni
sua parola, invadendo l’ambiente di pesantezza.
“Vattene!”
– ripete lui, alzando la voce – “Sei
come le altre, un’irriconoscente. Va’ pure e ti
accorgerai, appena lo farai,
che là fuori è peggio che qui. Non hai nessuno,
Monica”
“La
libertà. La sola cosa che voglio”
“Nairobi
e le sue idee strampalate hanno inciso
anche su di te?”
“Non
c’entra nulla Nairobi. Smettila di pensare
sempre a quella donna. L’astio nei suoi confronti
è ingiustificato. Hai preteso
che la detestassi anche io, quando, in realtà, sogno da
sempre di assomigliarle”
Esterrefatto
dalla difesa di sua sorella nei
confronti della gitana, e specialmente del paragone con lei, Palermo
vorrebbe
gridarle in faccia che tale disprezzo verso la zingara è
più che legittimo e
che rivelargli di quel suo desiderio di imitarla, sono
l’ennesima pugnalata.
“Non
puoi capire! Fa’ come vuoi…apri quella
porta e vattene. Ma ricorda che se superi il confine, non potrai
più tornare indietro”
– percorre pochi metri che lo separano dalla porta, con una
forte morsa allo
stomaco, mentre nella sua mente di affollano pensieri, paure, ricordi
di un
recente passato…macigni che pesano sul suo cuore.
“Ti
auguro di trovare un amore corrisposto…
solo così sarai libera!”
Così
dicendo si appresta ad affrontare
l’ennesimo abbandono, chiudendosi in un rancore, che aumenta
a vista d’occhio,
verso chiunque lo ha costretto a una vita di merda.
Cammina
a passo lento, faticando a sostenersi,
schiavo di una debolezza emotiva e mentale che incidono su quella
fisica.
Adagiandosi
alla parete, trattiene la rabbia e
la voglia di gridare e piangere disperato.
Il
flash che si palesa di fronte ai suoi occhi,
come fosse visto, per la prima volta, dall’esterno,
è l’esatta notte che cambiò
per sempre le sue certezze.
La
notte in cui scoprì che i sentimenti nutriti
per l’uomo che ama, sono unilaterali… un uomo,
venerato come un Dio…un uomo per
cui ha sacrificato se stesso e il suo reale essere …. un
uomo che, senza minimo
interesse verso di lui, sferra la decisiva pugnalata al cuore, rapida e
profonda
…quella pugnalate che ha segnato il suo animo per sempre.
E
la voce di quel Lui rimbomba nella sua testa
come un martello pneumatico….
La
voce di chi non ha esitato a raccontargli
dettagli intimi di notti infuocate.
“Andrés,
che succede? Sei qui ma sembri
altrove”
“Scusa,
amico! E’ che non avrei mai immaginato
che quella zingarella che abbiamo accolto mesi fa potesse eccitarmi
tanto”
“Eh?”
Così,
notando lo shock e la confusione dipinti
sul viso di Palermo, il signore in questione gli dà una
pacca sulla spalla e
aggiunge – “Intendo Agata. Cazzo, Martin, non puoi
immaginare quanto fuoco
abbia dentro quella giovane donna”
“Ehm…
quindi ti diverti con lei, la usi e
basta?” – chiede Berrotti, fingendo scarso
interesse. In realtà è proprio da
quel preciso istante che la gelosia prende il sopravvento. E la gitana
verso
cui nutriva una profonda tenerezza inizia a diventare un ostacolo e una
croce
per i suoi sentimenti.
“Chissà…
potrei abituarmi ad averla vicino” –
si lascia andare il tipo.
“Che
cosa hai appena detto?” – esclama
incredulo Martin – “Andres, ma tu non sei il tipo
che…”
“Che
prende seriamente una relazione? Beh…
forse stavolta le cose sono differenti. Forse Agata ha saputo toccare
le corde
giuste. Forse sono io che sono cambiato…”
“O forse ti è andato di volta il
cervello” – commenta Palermo, decisamente ed
evidentemente alterato.
“Piantala
con le gelosie adolescenziali. Quando
eravamo ragazzini, ci poteva stare…ma ora, direi anche
basta, no?”
“Da
quando in qua usi un gergo giovanile? La Jimenez
ti ha influenzato anche su questo? Oppure hai preso, finalmente, in
considerazione uno dei tuoi cinque figli?” – la
frecciatina di Berrotti
colpisce a pieno l’amico che, infastidito da una palese
critica, lo ignora.
“Torna
a lavorare. Abbiamo una nuova Mariposa
da accogliere”
Il
socio annuisce, mentre lo ascolta spiegare
la storia della nuova inquilina, una certa Tokyo.
“Vai
da lei adesso?” – chiede l’innamorato
ferito, guardando Andres allontanarsi, diretto alle scale per salire al
primo
piano.
Ma
quest’ultimo non lo degna della minima
considerazione. Prosegue il suo passo, pronto a dilettarsi
nell’ennesima notte
di focosa passione.
Ciò
che accadde quella sera, qualche mese dopo
la nascita del piccolo Axel, figlio di Nairobi, resta scolpito nella
memoria di
Palermo, decisamente ferito dal totale menefreghismo di chi, per anni,
era
l’oggetto dei suoi sogni.
Oggi
che tutto nella sua vita è cambiato, che
colui che amava sopra ogni cosa ha lasciato le redini del Mariposas,
Berrotti
cerca distrazioni in Helsinki.
Si
diverte con il serbo, pur di non pensare
allo schifo di vita che si è creato e nella quale ha
costretto sua sorella
minore.
Una
responsabilità di cui si è fatto carico
alla morte dei loro genitori.
Coinvolto
dal progetto del Night Club, voluto a
tutti i costi dal suo migliore amico, Andres De Fonollosa, ha ceduto al
piacere
del denaro e, in primis, all’infatuazione per il socio in
affari.
Ma
il Mariposas richiedeva Farfalle…e Monica,
affidatagli, e di cui era tutore, era, all’epoca, quella
più adeguata a seguire
i piani del locale.
“Cosa
cazzo hai combinato? Hai detto che poteva
andarsene? Ma sei impazzito?” – lo rimprovera,
duramente, il signor Dalì.
“Fidati,
tornerà. Lì fuori, da sola, senza
nessuno, non andrà molto lontano”
“Manda
qualcuno a sorvegliarla. Entro 24 ore la
rivoglio qui! Chiaro?” – il tono intimidatorio del
Boss, inquieta perfino Martìn
che annuendo, si allontana per delle chiamate.
“Ehi…sono
Palermo. Ascolta, voglio una scorta
che segua Stoccolma. È urgente… è
appena andata via dal Mariposas. Fate in modo
che torni indietro…” – chiusa
conversazione, Berrotti si appresta ad una delle
prime notti in piena e totale solitudine, divorato dal dolore, dalla
rabbia e
dal senso di colpa per le condizioni di infelicità a cui ha
condannato non
solamente se stesso, ma perfino sua sorella.
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“Sono
arrivato il prima possibile” – comunica Daniel,
mettendo piede nella villa
Lopez, accolto da una rapida pacca sulla spalla da parte del socio che
gli dice
– “Entra, sistema la tua roba dove ti pare.
Dobbiamo muoverci quanto prima, perché
abbiamo perso fin troppo tempo”
Bisogna
fare un bilancio dei fatti, e, al momento, la situazione è
in stallo.
“Hai
detto di aver salvato la Murillo, un anno fa. Beh direi che la
soluzione è
scavare tra i tuoi ricordi”
“Amico,
non hai idea di quanto mi ci sia voluto per far riaffiorare quel
frammento di
vita?””
“Forse
è ancora oscuro qualche dettaglio. Ad esempio, che faccia
avevano i due
criminali che ti hanno aggredito?”
“Non
ne ho la più pallida idea. I loro volti sono un buco nero.
Però se sentissi
almeno le loro voci, sono sicuro che saprei identificarli”
“Allora…pensiamo
ed agiamo su ciò che conosciamo”
“Cioè…nulla!
Un fallimento totale, Daniel”
“Vanno
interrogate le Farfalle…e quel tale Cortes! Abbiamo poche
scelte”
“Ho promesso loro che le avrei tenute fuori e che sarebbero
stati tutti e tre
al sicuro”
“E
sarà così. Ma non possono essere del tutto
estranei ai fatti. Soprattutto la
tua fidanzatina…lei ha vissuto qualcosa di forte da poter
essere la testimone
più rilevante”
“A parte che non è la mia fidanzata”
– commenta l’ispettore maggiore, turbato.
“Che
succede? Già avete litigato?”
“Lascia
perdere! Ti avviso che i miei ospiti sono in partenza”
“Cosa? Cazzo, che stiamo aspettando? Va’ a
chiamarli. Devono aiutarci. Ti
devono un favore” – sostiene deciso Ramos.
“Io
non faccio nulla per ricevere qualcosa in cambio…”
“Lo
so, ma adesso è una nostra priorità. Abbiamo
interrogato tutti…perfino la
piccola Paula. Non vedo perché non possiamo farlo con due
colleghe di Lisbona e
con il tizio che sia Berrotti che Stoccolma avevano messo in mezzo,
lasciando
pensare chissà cosa…”
Le
teorie del figlio del commissario, effettivamente, sembrano la sola
ultima
speranza di raccolta di informazioni utili ai fini delle indagini.
“Già! Forse hai ragione...” –
riflette il quarantaduenne, che sembra convincersi.
Hanno poche carte da giocare – “A proposito, quando
ti ho lasciato solo in
Portogallo, non hai scoperto nient’altro su famiglia e amici
di Raquel?”
“Lo
ripeto, socio…no! La signora Marivi mi ha chiesto chi fossi
ben dieci volte, in
quei due giorni. Paula era molto riservata, con me non si è
riuscita a
sciogliere come ha fatto con te. Alison Parker, beh…la
moretta ha pensato bene
di provarci con me, ma io elegantemente l’ho
rifiutata…”
Mentre
racconta, vanta anche il suo sex appeal con le donne, suscitando una
risata
distesa del collega.
“Non
ci credo! Tu che rifiuti una ragazza? Che ti succede, Dani?”
“Beh…
voglio risolvere la questione Mariposas quanto prima. Sono convinto che
debba
essere salvata anche Stoccolma; quella poverina è la sola
rimasta in prigione”
“Sul
serio pensi alla biondina?”
“Cosa
c’è di male?” – risponde,
imbarazzandosi, il trentenne – “Voglio portarla via
da quell’inferno. Anche tu, dopotutto, hai fatto lo stesso
per Nairobi”
Precisamente…
Santiago ha giocato il tutto e per tutto pur di aiutare la bella
gitana. E
adesso corre il rischio di perderla. O meglio, la sta
perdendo…con il suo
comportamento e le sue paure sta mandando a rotoli una relazione che
credeva,
finalmente, quella giusta.
“Dai,
che aspetti? Vai a chiamarli. Se vuoi digli che l’insistenza
è stata la mia, e
che tu c’entri poco e nulla” – insiste
Daniel, affrettando i tempi.
Accettando
la caparbietà del collega, mai così deciso come
in quell’occasione, Lopez si
avvia, inizialmente verso la stanza di Tokyo e del compagno, pronto a
porre alla
coppia l’ennesima scottante e delicata richiesta.