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Autore: Kifuru    12/05/2022    2 recensioni
All'indomani della Quarta Grande Guerra Ninja, nel mondo shinobi iniziava una nuova era di pace, sotto l'insegna della grande alleanza. Tra i complessi e delicati rapporti diplomatici e la lotta contro pericolose organizzazioni criminali, i giovani eroi della guerra, salvatori dell'umanità, cercavano di costruire con tutte le loro forze una vita serena e felice, lasciandosi alle spalle tutto l'odio e la violenza del passato. In questo clima di incertezza e speranza, l'ambasciatrice Temari della Sabbia e lo stratega Shikamaru della Foglia affronteranno ogni genere di esperienza per poter difendere il loro legame e il loro futuro insieme.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara | Coppie: Hinata/Naruto, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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CAPITOLO 11
 
LE MONTAGNE DEL VENTO
 
Serana Daimir, membro ufficiale del secolare e glorioso Consiglio della Sabbia, si sciacquò il viso per l’ennesima volta con acqua gelida. Il bagno dell’alloggio in cui si trovava era sfarzoso e lussuoso, pieno di ogni genere di conforto, di un lusso così tristemente raro nel loro arido paese.

Il palazzo del Consiglio metteva a disposizione dei Consiglieri spaziose ed eleganti camere per soggiornare nei periodi lavorativi più faticosi e lunghi. Difatti spesso i membri dell’istituzione ne facevano uso quando l’enorme quantità di lavoro impediva loro di allontanarsi, sebbene molti di loro ne approfittavano semplicemente per rilassarsi o per godere di questo inconsueto privilegio.
Anche se aveva sempre desiderato lusso e ricchezza, Serana si sentiva ugualmente fuori posto in quella camera. In quel momento il suo cuore avrebbe preferito di gran lunga la vecchia casa della sua famiglia, situata in uno dei quartieri più poveri e malfamati del paese.

Dopo la morte dei suoi genitori, avvenuta molti anni prima, lei aveva continuato a vivere in quella casa malandata da sola, impegnandosi strenuamente per soddisfare le proprie ambizioni, prima come kunoichi di alto livello e poi come membro ufficiale del Consiglio della Sabbia. Era partita dal basso e la sua ambizione non aveva conosciuto alcun limite. Serana amava il suo paese e per questo era pronta a fare qualsiasi cosa. O almeno lo aveva creduto in passato.

Nonostante fossero passati mesi dalla sua elezione, Serana ancora stentava a credere di essere arrivata fino a quel traguardo. Sicuramente l’appoggio di un personaggio del calibro di Oteru era stato determinante nella scalata al potere. La sua autorità e influenza l’avevano accompagnata durante i suoi primi incarichi politici e successivamente alle elezioni per la carica di Consigliere della Sabbia. Raramente si era visto un membro così giovane all’interno del Consiglio, indubbiamente l’istituzione più importante dopo la figura del Kazekage.

Abituata al duro ambiente ninja, inizialmente Serana aveva fatto molta fatica ad adattarsi ai subdoli giochi di potere e agli intrighi di palazzo. Per superare certe difficoltà, la donna era stata spesso costretta a soffocare ogni scrupolo e ciò l’aveva portata persino ad aggredire in modo meschino e subdolo una sua vecchia compagna di battaglia.

In passato Serana era stata un’abile combattente e come tale si era spesso trovata ad uccidere per il bene della missione, eppure non si era mai sentita così sporca e disgustata da sé stessa come quando era uscita dalla sala delle riunioni qualche giorno prima. Rispettando il piano di Oteru, lei, come Consigliere ufficiale, si era schierata apertamente contro la famiglia Sabaku. Aveva aggredito verbalmente Temari, violando i suoi sentimenti, accusandola apertamente di debolezza e insultando persino l’uomo che amava.

Prima di quella riunione, Serana era sempre riuscita a superare dubbi e rimorsi, ma ora qualcosa era cambiato. La sensazione di disagio, che aveva provato quando aveva incrociato lo sguardo carico di amarezza di Temari, diventava sempre più forte ed opprimente. L’onorevole Oteru sembrava non avere alcun limite nella sua ambizione e il rapimento dei bambini continuava ad essere un terribile sospetto nella mente della Consigliera. Da quando i piccoli erano stati portati via, Serana aveva mangiato a stento e dormito poco e malissimo.

Serana Daimir non aveva la certezza che era stato proprio Oteru ad orchestrare un crimine così orrendo per screditare il Kazekage, ma se così fosse allora anche lei doveva considerarsi colpevole e complice. Cercava disperatamente di non pensarci, ma dentro di lei sapeva perfettamente quale fosse la verità, non era mai stata una stupida. Non era stato Shikamaru a favorire l’attacco notturno degli schiavisti.

Se tutto ciò si fosse rivelato veritiero,  allora significava che il sangue di coloro che un tempo erano stati suoi compagni di missione era anche nelle sue mani e quel lusso sfrenato non faceva altro che incrementare dolorosamente il peso della sua colpa. Una colpa che nessuno avrebbe mai potuto perdonare. Serana non poté evitare di sussultare rumorosamente, quando sentì improvvisamente bussare alla porta.

< < Avanti > > si affrettò a rispondere, cercando di mantenere la voce ferma senza successo.

La testa del Consigliere Dartus fece capolino nella stanza. Serana l’aveva sempre disprezzato fin da loro primo incontro, lo trovava un uomo subdolo e senza onore. Era terrorizzata al pensiero di poter diventare come lui un giorno: il servo fedele di un grande e potente politico senza scrupoli. < < Forse è già troppo tardi. Forse lo sei già > > disse una voce inquietante dentro di lei. Cercò disperatamente di ignorarla.

< < Che cosa vuoi, Dartus? > > chiese bruscamente la donna.

< < Perdona l’interruzione, Serana > > disse il Consigliere con voce maligna < < Ma l’onorevole Oteru richiede con urgenza la nostra presenza insieme ad altri Consiglieri. Ci sono delle novità e probabilmente l’onorevole Oteru avrà già pronto un piano d’azione per risolvere questa crisi > >.

Serana sentì un brivido freddo lungo la schiena. La fiducia che un tempo aveva nella politica e nella figura di Oteru vacillava sempre di più, ogni giorno con maggiore forza. Forse aveva commesso un errore terribile a seguirlo, un errore che avrebbe potuto distruggere per sempre il suo onore o peggio ancora la sua anima.
< < Sarò pronta tra pochi minuti. Ora lasciami in pace > >.

 
**************
 
Tamara osservava letteralmente terrorizzata lo spettacolo che improvvisamente si era presentato dinnanzi ai propri occhi. Sembrava la fine del mondo, almeno di come lei l’aveva sempre visto, un confine terribile che nessun essere umano dovrebbe mai potuto varcare.

< < Dove siamo? > > si ritrovò a domandare a nessuno in particolare, con voce tremante < < Che posto è mai questo? > >.

Fu Sasha a rispondere. Camminava spesso al suo fianco. Durante quei lunghi giorni di marcia, l’arciera rossa si era spesso avvicinata alla ragazzina, anche solo per osservarla, mentre quest’ultima assisteva senza sosta i suoi piccoli compagni di sventura.

< < Le Montagne del Vento, ragazza > > rispose gelida la guerriera < < L’antica dimora del mio popolo, il luogo che ha visto l’ascesa di una razza guerriera invincibile. La mia stirpe > >.

Tamara fissò interdetta la sua carceriera. Aveva paura di lei, ma allo stesso tempo era anche curiosa e affascinata. Chi era e da dove proveniva? Ma soprattutto per quale motivo si era trovata al comando di una banda di rapitori assassini? Tamara l’aveva vista combattere con il suo arco e in quel momento scoprì che nessun ninja del suo villaggio, fatta eccezione per il Kazekage o l’ambasciatrice Temari, avrebbe mai potuto farla sentire così vulnerabile. Pur non avendo alcuna esperienza di scontri reali, Tamara comprese subito che l’avversario della rossa sarebbe morto in poco tempo e così era stato.

La giovane allieva cercò di controllare il crescente panico, ma la vista dell’oscura maestosità di quelle montagne rischiava seriamente di spezzarla completamente. Più si avvicinavano alle strette vie tenebrose delle Montagne del Vento, più sentiva svanire ogni speranza per lei e i suoi compagni di prigionia.

< < Dove hai intenzione di portarci? Cosa c’è tra quelle montagne? > > trovò la forza di chiedere, nonostante la paura.

Ancora una volta Sasha rimase colpita. La sensazione di disagio restava così opprimente e lei non riusciva proprio a contrastarla. < < Te l’ho già detto, la nostra destinazione si trova oltre le montagne, ragazza. Il Regno di Malartor è ancora lontano. Abbiamo molta strada da fare e da questo momento il cammino sarà ancora più duro per voi. Ma ti ho promesso che nulla di male accadrà a te e ai tuoi compagni. Sono abituata a mantenere le mie promesse, a qualsiasi costo > >.

< < Ma che cosa volete da noi? Siamo solo allievi, alcuni di noi sono così piccoli da non sapere ancora nulla sul chakra o sui ninja. Volete solo denaro per il nostro riscatto….. > >.

Tamara non potè terminare la frase. In un attimo il viso della donna si era tramutato in una maschera di pura furia omicida. La ragazzina pensò seriamente di svenire per la paura.

< < Non offendere, stupida ragazzina. Non sai di che cosa parli > > ruggì la rossa furiosamente. Tamara cercò immediatamente di allontanarsi terrorizzata. Non aveva mai visto la sua carceriera scattare di rabbia in quel modo, nemmeno quando aveva ucciso il mercenario.

La guerriera rossa afferrò bruscamente la ragazzina per un braccio, guardandola negli occhi con odio e rabbia. L’allieva della Sabbia tremò visibilmente per la paura, incapace di sottrarsi a quella morsa d’acciaio. Un dolore intenso la sconvolse, un dolore che non aveva mai provato prima in nessun allenamento la percorse in tutto il corpo. Lo scatto d’ira della donna aveva automaticamente interrotto la marcia del gruppo e alcuni dei bambini, tra la vista delle montagne e lo scatto d’ira della donna, erano già sull’orlo di un’isterica crisi di pianto. Nessun altro schiavista provò ad intervenire.

< < Gli ideali che mi spingono sono nobili e puri, più di qualsiasi altro in questo mondo > > ringhiò Sasha, il viso solitamente calmo era rosso per quell’attacco di collera improvviso < < Ogni mia azione risponde ad una missione della massima importanza che una sciocca ragazza come te non potrebbe mai capire. Ogni vita che ho preso è un sacrificio inevitabile nel sacro cammino che ho scelto di seguire. Ho avuto l’onore e la fortuna di poter combattere per un bene superiore e nessuno può avere l’ardire di sminuire questa sacra verità, soprattutto non potrebbe farlo una stupida ragazzina che non sa nulla del mondo in cui vive > >.

La morsa nel braccio continuava ad essere dolorosamente stretta, tanto che Tamara perse completamente la sensibilità dell’arto. Sentiva una paura tremenda scuoterle lo stomaco, eppure allo stesso tempo sentiva crescere anche una fredda determinazione dentro di lei. Forse perché sentiva i bambini piangere o forse perché quella donna cercava di imporre una filosofia assurda per lei, una filosofia del tutto contraria a ciò che un ninja doveva rappresentare. Così le era stato insegnato in Accademia: il loro Kazekage non avrebbe mai autorizzato il rapimento di bambini o l’uccisione di persone innocenti.

Con ogni probabilità ciò che stava per dire avrebbe potuto persino costarle la vita, ma Tamara non poteva e soprattutto non voleva trattenersi. Non aveva più nulla da perdere, in quella situazione priva di qualsiasi speranza lei sentiva di doversi almeno comportare da vera ninja  Per questo decise di parlare e lo fece con tutta la sicurezza possibile.

< < Nessun ideale può giustificare il rapimento di bambini innocenti > >.

Quelle semplici parole ebbero un effetto sorprendente. Sasha lasciò andare immediatamente la ragazza e quasi senza rendersene conto indietreggiò, una gelida morsa al cuore la spinse con forza ad allontanarsi da quella fragile ragazzina che avrebbe potuto uccidere con una semplice mossa. La voce della giovane ninja era tremante per il dolore e la paura, ma allo stesso tempo ferma dell’assoluta convinzione che fosse lei ad essere nel giusto e come poche altre volte nella sua vita l’arciera rossa sentì di non poter nemmeno tentare di replicare con una qualsiasi patetica giustificazione. Sasha restava muta in un silenzio carico di colpevolezza e una parte di lei arrivò persino ad odiare profondamente l’innocente prigioniera che l’aveva resa così profondamente vulnerabile con poche semplici parole.

Alla fine provò comunque a replicare contro la ragazzina della Sabbia, la quale era rimasta ferma a fissarla coraggiosamente. Sasha rispose con un sussurro, che lei stessa giudicò assolutamente ridicolo e privo di qualsiasi significato considerato il peso dell’accusa di una disperata ragazzina. < < Per il grande disegno > >.

< < Tutto questo è assurdo. Devi lasciarci andare, Sasha……..Ti prego > > disse ancora Tamara.

Sasha non poteva più sopportarlo. Si girò e si allontanò velocemente dalla propria prigioniera. Attraversò a grandi passi la colonna di bambini che lei stessa aveva rapito, dopo aver portato morte e dolore direttamente nella loro casa. Il disegno del grande leader rappresentava il fulcro della missione di Sasha, significava tutto ciò in cui credeva fin da quando aveva imparato a maneggiare l’arco e a uccidere con esso. Non poteva permettersi di dubitarne, non poteva farlo. Mentre fissava le spettrali vette delle Montagne del Vento, l’arciera rossa si chiese per quale motivo il cuore le faceva così male, nonostante la giusta missione che sapeva ancora di dover portare a termine.

Il dolore restava e diventava sempre più forte.
 
***********
 
Il gruppo percorse lentamente le ultime miglia nel deserto, giungendo finalmente a pochi metri dalle tanto famigerate Montagne del Vento. Tamara era ancora sconvolta e dolorante dopo l’ultima spaventosa conversazione con l’arciera rossa. Il punto del braccio che era stato stretto in una morsa d’acciaio pulsava dolorosamente e la ragazzina era abbastanza sicura che fosse già diventato nero sotto la tunica che indossava. Le lacrime erano pericolosamente vicine ad uscire, ma lei cercava disperatamente di trattenersi. Osservando attentamente le terrificanti mura rocciose, Tamara si accorse della presenza di tante gole, alcune così oscure e strette da sembrare realmente il tipico luogo di una storia del terrore inventata da qualche anziano del villaggio.

Gli altri bambini piangevano e tremavano accanto a lei. Tamara li comprendeva benissimo, nonostante cercasse in tutti i modi di non crollare, anche lei voleva disperatamente allontanarsi da quelle montagne maledette e oscure. Era terrorizzata al pensiero di dover percorrere una di quelle strade buie, ma la spaventava ancora di più il non sapere dove li avrebbe condotti questo folle viaggio. < < Riusciremo mai a tornare a casa? > > si chiese senza parlare, così pericolosamente vicina a piangere.

In testa alla colonna la guerriera sembrava studiare attentamente i tanti valichi che si intersecavano nella parete rocciosa in quello che sembrava un vero e proprio labirinto. Tamara ipotizzò che la donna stesse scegliendo il miglior sentiero per farli marciare più velocemente all’interno delle montagne. Presumibilmente l’arciera rossa conosceva molto bene le montagne che si apprestavano ad attraversare.

Per quanto si sforzasse, Tamara non riusciva proprio a comprendere quella donna. Se davvero stava così male per averli rapiti, per quale motivo continuava a tenerli prigionieri? Quale interesse poteva nutrire verso dei bambini indifesi?

< < Forse dovremo fermarci qualche ora, Sasha > > disse ad un tratto il mercenario Tokuo con cautela, avvicinandosi anch’egli alla testa della colonna. Tamara si sforzò comunque di ascoltare la conversazione il più possibile.

 < < I bambini sono stanchi e dovranno essere nel pieno delle forze per attraversare queste maledette………volevo dire queste montagne selvagge > >.

Sasha gli lanciò una rapida occhiata, i suoi occhi gelidi squadrarono l’uomo come una belva in cerca della preda. Tokuo indietreggiò inconsciamente.

< < Non possiamo fermarci ora > > replicò l’arciera con fermezza, tornando a studiare le Montagne del Vento.

< < Distribuite in fretta i mantelli. Terranno al caldo i bambini durante le prossime ore di marcia. Il freddo sarà sempre più implacabile mentre ci addentriamo nel cuore della catena montuosa. I nostri mantelli li proteggeranno > >.

Con forza si rivolse al resto dei mercenari in trepidante attesa dei suoi ordini. < < Ci fermeremo tra qualche ora al riparo di una delle tante caverne che troveremo lungo la strada. Non dimenticate che un gruppo di ninja della Sabbia potrebbe essere ancora sulle nostre tracce > >.

Tamara lo sperava ardentemente nel suo cuore. Era l’unica speranza che le era rimasta.
 
************
 
Sasha restò ad osservare le familiari Montagne del Vento per più di un’ora. Aveva dato ordine di lasciar riposare i bambini. Nel frattempo, lei aveva valutato ogni possibilità. Da un lato viaggiare nella più assoluta oscurità nei cunicoli più stretti, complicando la vita di possibili inseguitori, ma anche incrementando le pene dei piccoli che doveva condurre a destinazione. I sentieri più piccoli erano indubbiamente i più difficili da percorrere. L’alternativa era la Strada del Demone.

< < La trappola esplosiva che hai preparato potrebbe averli fermati definitivamente > > obiettò un altro mercenario, visibilmente più affaticato rispetto ai suoi compagni.

< < Non possiamo sapere quanti nemici abbia ucciso l’esplosione > > esclamò adirata Sasha, lanciando un’occhiata di puro disprezzo al debole uomo di fronte a lei.

< < Ecco perché dobbiamo proseguire > > continuò la giovane guerriera < < In caso di attacco saremmo molto più preparati tra le montagne. Conosco bene il territorio e vi assicuro che nessun patetico ninja di Suna potrebbe sopravvivere alle trappole che preparerei per loro nell’oscurità di queste montagne > >.

< < Quale via percorreremo? > > domandò Tokuo, tenendosi a debita distanza da lei.

Senza rispondere, Sasha si girò ad osservare i suoi piccoli prigionieri. Incrociò brevemente lo sguardo con Tamara, ma lo distolse in un attimo. Sembrava quasi voler impedire ad ogni costo che il senso di colpa e di vergogna potesse sopraffarla nuovamente davanti a prigionieri e carnefici.

< < Percorreremo la Strada del Demone > > rispose decisa Sasha. < < Allungheremo il cammino di qualche giorno, ma è la via più facile da percorrere, soprattutto per dei bambini. È una strada larga, dove sicuramente saremo più scoperti, ma almeno i nostri piccoli prigionieri potranno viaggiare senza particolari difficoltà > >.

< < La Strada del Demone è indubbiamente la via migliore per attraversare le Montagne del Vento. Probabilmente si tratta dell’unico vero sentiero costruito dalla mia gente in questa landa desolata > > precisò la rossa, per tranquillizzare i propri compagni.

< < Durante la marcia resterò sulla retroguardia. Nonostante ciò che possiate pensare, il pericolo più grande si trova sempre alle nostre spalle ed è sempre rappresentato dai ninja della Sabbia. Non dimenticatelo mai > > disse ancora Sasha, fissando duramente i suoi sottoposti.

< < Ma i popoli di queste terre…… > > provò ad obiettare un mercenario, ma venne interrotto con forza.

< < Sono soltanto storie > > ringhiò furiosamente Sasha < < Leggende raccontate da contadini e mercanti di passaggio. Solo idioti come voi possono davvero credere a sciocchezze del genere, nessun abitante misterioso di queste montagne potrà mai farvi del male. Sono soltanto vagabondi perduti nell’oscurità e nel gelo di questi luoghi inospitali > >.

< < I vostri compagni scomparsi sono stati uccisi dai nostri attuali nemici. È questa l’unica verità > > concluse ferocemente la guerriera, sfidando con lo sguardo i suoi sottoposti per nulla convinti.

I mercenari avevano sempre percorso con estremo disagio i numerosi sentieri di montagna fino al terribile Regno del Fuoco e del Ghiaccio, ma ultimamente la sensazione di consueto estraniamento si era tramutata in una paura silenziosa e senza nome. Nel corso degli ultimi mesi molti mercenari erano scomparsi misteriosamente durante le continue traversate forzate delle Montagne del Vento. Sasha non tollerava il terrore ingiustificato degli uomini sotto il suo comando, ma più di ogni altra cosa non sopportava il loro sospetto che dietro le sparizioni ci potesse essere un qualcosa di dimenticato o perduto, un popolo di fantasmi in cerca di vittime da condurre nel buio della montagna. In realtà, lei stessa trovava molto strano che dei ninja della Sabbia si fossero spinti più volte ben oltre i confini della loro terra, per di più in un luogo che da secoli consideravano maledetto.

Di fronte alla rabbia crescente e sempre più frequente della rossa, gli schiavisti non persero tempo ad accettare anche questa decisione e così il gruppo si preparò finalmente ad imboccare la via che li avrebbe condotti nel cuore delle Montagne del Vento. Come predetto, Sasha restò sulla retroguardia della colonna, attendendo pazientemente il passaggio della colonna di bambini. Sentì il cuore martellarle nel petto con violenza, mentre osservava i volti piangenti e disperati dei suoi piccoli prigionieri. Persino Tamara, la più forte di loro, colei che l’aveva addirittura sfidata apertamente, imboccò la Strada del Demone con le lacrime agli occhi.

Sasha lottò con tutta sé stessa per non urlare al vento la propria rabbia. Mai aveva provato a sua memoria così tanta disperazione, si accorse di desiderare con ogni fibra del suo essere di poter liberare quei bambini. Avrebbe ucciso velocemente i mercenari e subito dopo avrebbe restituito i piccoli alle loro famiglie, riaccompagnandoli a casa. Una volta fatto questo, lei era pronta ad affrontare qualsiasi punizione, qualsiasi destino, persino la morte. Ma non poteva farlo, i suoi desideri dovevano ancora una volta essere soppressi da qualcosa di più grande. Il grande disegno era più importante di questi desideri o almeno doveva esserlo. La fede di Sasha non poteva vacillare.

Per altre due ore il gruppo proseguì la marcia addentrandosi sempre di più nel cuore della montagna. Se non fosse stato per il loro addestramento da shinobi, i bambini sarebbero già tutti crollati esausti da un pezzo, ma con l’avvicinarsi del tramonto erano pericolosamente vicini al crollo totale, fisico ed emotivo. Sasha lo vide chiaramente sui volti stremati e bagnati di lacrime di pura disperazione. Ancora una volta cercò di ignorare le emozioni. Stava quasi per interrompere la marcia, quando le sue abilità sensoriali la bloccarono bruscamente.
Per un attimo Sasha pensò di essersi sbagliata, nonostante si fosse sempre fidata ciecamente della propria abilità di percezione. Si girò lentamente, concentrandosi al massimo sulla strada che avevano già percorso.

Bastarono pochi minuti di concentrazione assoluta e ne ebbe la definitiva certezza: qualcuno li stava seguendo, ma come era possibile? Era troppo presto, i ninja della Sabbia non avrebbero potuto recuperare in così poco tempo tutto quel terreno perso. Osservando la guerriera immobile sul sentiero, anche gli altri mercenari avevano interrotto la marcia. La paura era palpabile in ognuno di loro, mentre i bambini erano troppo stanchi che a mala pena riuscivano ancora a reggersi in piedi.

< < Che cosa succede? > > chiese Tokuo, rendendosi conto dello sguardo perplesso della rossa. Il sentiero che avevano percorso sembrava completamente deserto invaso dalla nebbia, privo del benché minimo segnale di vita.

< < Qualcuno ci sta seguendo > > disse Sasha a bassa voce < < Chiunque sia è molto vicino, al punto da poterci attaccare in qualsiasi momento > >.

Il mercenario spostò nervosamente lo sguardo dal sentiero alle tante vette delle strette gole della montagna, come se la morte potesse nascondersi dietro ogni passo o roccia. < < Dobbiamo ucciderlo, Sasha. Non possiamo permetterci alcuna intromissione > > esclamò Tokuo non mascherando la propria ansia.

< < Non tremare in questo modo, stupido mercenario > > disse Sasha, con voce carica di disprezzo < < Ci penserò io a fermare il nostro misterioso inseguitore. Voi proseguite, ma non lungo questa via. Taglierete da una delle gole più strette e oscure, poi cercherete una grotta dove nascondervi in attesa del mio ritorno. I bambini sono stremati, non potrete allontanarvi troppo > >.

< < Potremmo semplicemente convincerli, Sasha. Non sarà un problema > > osservò il mercenario con un sorrisetto sinistro.

L’arciera rossa si mosse fulminea, stringendo con forza la gola dell’uomo senza neanche dargli il tempo di lasciar morire il sorriso sul suo volto. Tokuo ansimò rumorosamente nel vano tentativo di respirare, mentre con entrambe le braccia artigliò disperatamente il possente braccio della giovane, ma la presa alla gola restò pericolosamente forte e sempre più pressante.

< < Se dovesse succedere qualcosa anche ad uno solo dei bambini, sarò io stessa ad uccidervi, ma non prima di avervi fatto passare le pene dell’inferno. Mi sono spiegata? > >.

Il volto dell’uomo aveva ormai assunto un inquietante colore biancastro e difatti Tokuo non riuscì nemmeno a rispondere. Trovò soltanto la forza per abbassare leggermente il capo in segno di assenso. Sasha lo osservò attentamente impassibile, mantenendo la presa, completamente indifferente della sofferenza del mercenario. Lo lasciò andare dopo qualche secondo, non degnandolo di alcuna attenzione mentre l’uomo crollava in ginocchio boccheggiante.

< < Ucciderò l’inseguitore > > ripeté l’arciera rossa con freddezza, mentre iniziava a tornare indietro verso il sentiero già percorso < < Voi farete come vi ho ordinato, altrimenti me la pagherete. Ora muovetevi > >.

< < Faremo come ci hai detto > > disse a fatica l’uomo ancora in ginocchio.

Senza degnarlo di uno sguardo, l’arciera rossa scattò in avanti lungo il sentiero contro il misterioso inseguitore. Non si voltò, temendo di poter incrociare nuovamente gli sguardi perduti dei bambini. In breve la sua figura si perse nella nebbia delle montagne.

Il mercenario Tokuo fissava rabbioso e spaventato l’oscurità sempre più fitta della Strada del Demone.

< < Maledetto mostro > > sibilò a bassa voce, sperando subito dopo che il vento impetuoso non portasse le sue parole alle orecchie di quella guerriera implacabile.
 
 
*********
 
Le Montagne del Vento erano dominate da una strana ed inspiegabile atmosfera, una specie di energia malefica che circolava continuamente tra le vette aguzze di questa catena montuosa lungo centinaia di miglia, invadendo sentieri e valli. Pur essendoci ormai abituata, anche Sasha attraversava i sentieri di montagna con disagio e timore. Inoltre, questa specie di forza invisibile riusciva sempre a debilitare fortemente le capacità sensoriali della rossa.

La percezione del chakra nemico restava comunque forte, ma non riusciva a definirlo con precisione. Nonostante ciò Sasha non ebbe alcuna difficoltà a seguire il flusso del chakra nemico, anzi divenne sempre più forte mentre marciava immersa totalmente nella fitta nebbia. Estrasse l’arco rosso in un gesto naturale, quasi si aspettasse di veder spuntare il proprio nemico dall’oscurità più profonda della montagna. Ad un tratto, lungo la Strada del Demone, il flusso di chakra cambiò bruscamente direzione e Sasha intuì che il nemico non avesse imboccato quella strada, probabilmente, invece, si era introdotto da un sentiero più stretto nella speranza di raggiungerli prima e tagliare loro la strada.

C’erano così tante gole lungo le pareti rocciose e alcune erano così strette da rendere pressoché impossibile il passaggio. Sasha optò per un piccolo sentiero abbastanza largo non solo per passare, ma soprattutto per difendersi in caso di attacco, anche se non poteva escludere che si restringesse più avanti. L’arciera rossa restò concentrata sulla traccia, certa ormai di essere molto vicina all’obiettivo. Incoccò una freccia nera, continuando a muoversi silenziosa come un’ombra lungo il sempre più stretto sentiero. Addentrandosi sempre di più, la guerriera decise di muoversi con più cautela considerando il buio notturno. La luce lunare non arrivava ad illuminare una strettoia del genere, ma Sasha era abituata all’oscurità. In verità era abituata a cose molto peggiori.
Si trovava in un vero e fitto labirinto di rocce e stradine, ma anche nel buio della notte non c’era il rischio di perdersi, lei sapeva orientarsi molto bene tra quelle lande desolate, a differenza dei ninja della Sabbia. Questo era sicuramente un vantaggio.

Sasha fremeva dal desiderio di incontrare un nemico da affrontare e uccidere. Dopo i suoi ultimi tormenti interiori, la guerriera desiderava soltanto combattere, sfogarsi con il sangue di un avversario da battere. In battaglia non c’era spazio per alcun sentimento o tentennamento.

Avanzò cautamente lungo lo stretto sentiero di montagna, che si stringeva sempre di più come se si trovasse tra le fauci di una mostruosa creatura fatta unicamente di roccia. Fu ben presto costretta a rinfoderare l’arco per proseguire il lento passaggio del sentiero. Una strana sensazione di pericolo si insinuò con forza nella concentrazione della giovane. Dopo un tempo che non riuscì nemmeno a definire, Sasha finalmente scorse davanti a lei la fine di quello che era diventato un antro soffocante. La traccia era ancora forte e conduceva proprio alla fine del sentiero.

Sasha si affrettò a raggiungerla per quanto possibile, consapevole anche della propria vulnerabilità in caso di attacco. Le rocce aguzze lacerarono più volte la tuta aderente nera, procurandole diversi tagli su braccia e gambe. L’arciera rossa era a pochi metri dall’uscita del sentiero, quando il mondo si sgretolò intorno a lei. Un’intensa esplosione, molto simile a quella che lei stessa aveva causato nel deserto, distrusse completamente le pareti di roccia alle sue spalle.

Un terribile oceano di macigni precipitò sul piccolo sentiero minacciando seriamente la vita della guerriera. Dopo un breve attimo di smarrimento, quest’ultima reagì con istinto e abilità. Si gettò in avanti sfruttando tutta la sua prestanza fisica in un unico balzo che percorse gli ultimi metri che la separavano dall’uscita di quella strettoia.

Sasha ignorò le rocce che ferivano ancora la sua carne. Terminò la caduta nella polvere, strisciando rovinosamente sul terreno roccioso. Dietro di lei proseguiva inesorabile la pioggia di macigni.
Nel caso avesse esitato anche solo per un istante, sarebbe rimasta per sempre seppellita tra le macerie. Sasha era stordita, distesa sulla nuda terra e gli effetti dell’esplosione ancora si facevano sentire. Dopo qualche secondo, il silenzio tornò a dominare la montagna, tranne per il suono di piccole ed innocue pietre che continuavano a cadere lungo la parete rocciosa.

Sasha si alzò con estrema fatica. Qualcosa di caldo le bruciava un occhio.  Quando si portò una mano guantata al volto, la guerriera comprese che si trattava del suo stesso sangue, che continuava a fuoriuscire da una profonda ferita alla fronte.

Diede un primo sguardo al luogo che aveva raggiunto. Si trattava di una sorta di larga piazza naturale circondata dalle impenetrabili pareti rocciose. Il sentiero, che aveva percorso, era ormai un cumulo di macerie. Per fortuna c’erano altri sentieri in quella specie valle rocciosa e lei avrebbe presto recuperato la strada. Piena di furore per l’attacco subito, Sasha tentò di sforzarsi al massimo per recuperare la traccia del chakra nemico, ma una voce fredda e determinata la bloccò all’istante. A quanto pare non ne aveva più bisogno. Il nemico l’aveva trovata, anzi l’aveva condotta proprio dove voleva. Questa volta era stata lei ad essersi lasciata sorprendere in una trappola.

< < Speravo proprio che saresti stata tu a seguirmi > >.

La voce era dura come l’acciaio. Una voce femminile. Sasha alzò gli occhi al cielo e nonostante il buio poté vedere il proprio nemico volare letteralmente sopra un’arma che aveva già visto in azione. Non immaginava che il ventaglio servisse anche per volare e ora l’arciera comprese chiaramente come la donna della Sabbia li avesse raggiunti in così poco tempo.

Temari Sabaku atterrò con grazia davanti a lei, posizionando il ventaglio al suo fianco, pronto all’uso. < < Come vedi, assassina, non sei l’unica a saper maneggiare esplosivi > >.

< < Lady Temari > > disse Sasha con calma < < Mi hai sorpreso. Non mi aspettavo certo di rivederti così presto > >.

< < Invece oggi io ti incontro per la prima volta, arciera > > ribatté la kunoichi con freddezza. < < Durante il combattimento con gli schiavisti sei rimasta nascosta nell’ombra. Anche quando hai attaccato il mio villaggio nessuno ha mai potuto scoprire la tua identità. Dietro di te hai lasciato solo frecce nere e morti innocenti > >.

< < Sacrifici necessari, ambasciatrice della Sabbia. Ma è inutile cercare di spiegarti. Non potresti mai capire > > esclamò la donna rossa, sfoderando il micidiale arco rosso.

Per tutta risposta Temari piantò il tessen interamente aperto sul terreno roccioso. < < Né desidero farlo. L’unica cosa che voglio è riportare i bambini a casa e se per farlo dovrò ucciderti, ti giuro che non avrò alcuna esitazione. Non ti permetterò di uccidere ancora > >.

< < Molto bene > > rispose Sasha, mostrando i denti in un sorriso bestiale e crudele. < < In questo modo le cose saranno più semplici. L’ultima volta non ho potuto partecipare allo scontro, ma ho potuto osservare attentamente il tuo stile di combattimento. Ora è mio dovere prendere la tua vita, lady Temari > >.

Le due donne si osservarono per diversi minuti in silenzio. Il freddo vento di montagna si alzava impetuoso ad ondate nella notte. La luna illuminava in modo beffardo la valle rocciosa, dove da lì a poco due guerriere si sarebbero impegnate al massimo per uccidersi a vicenda.

< < Fatti avanti, Temari della Sabbia > > ruggì infine Sasha, incoccando una freccia nera.

Temari, ambasciatrice della Sabbia e compagna del grande stratega della Foglia, caricò in avanti con il tessen, dando inizio allo scontro mortale.
 

 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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