Tokyo
e Rio accolgono Santiago, giunto alla loro porta, mentre sono
indaffarati a
preparare alcuni borsoni con la roba che l’ispettore gli ha
ceduto per vivere
dignitosamente.
Lopez
ha, davanti agli occhi, la prova della partenza e del conseguente
addio, di
quelli che hanno abitato le sue mura e a cui, volendo o non volendo, si
è
affezionato.
E
il macigno che pesa sul cuore dell’ormai Bogotà
è inevitabile.
“Cosa
succede?” – chiede Silene, intenta a ripiegare una
t-shirt.
“Ho
bisogno del vostro aiuto” – spiega il
quarantaduenne, sentendosi decisamente
scomodo nella richiesta.
“Certo,
dicci tutto” – risponde Anibal, accortosi subito
dell’aria preoccupata dell’uomo
che gli ha aperto le porte di casa sua.
“Una
vostra testimonianza” – senza giri di parole,
Santiago va dritto al punto.
Tokyo,
spiazzata, si interrompe nel suo da farsi, spostando, lenta, lo sguardo
sul
quarantaduenne – “Stai scherzando, spero! Credevo
avessimo deciso che…”
“Si,
Tokyo, lo so e mi dispiace coinvolgervi ancora. È che, voi
siete in partenza, e
noi necessitiamo di quanti più dettagli possibile”
“Io
non so nulla oltre ciò che ti ho raccontato il primo
giorno” – sostiene la
Olivera, amareggiata dalla promessa infranta –
“Inutile che mi tempestate di
domande, per l’ennesima volta. Otterrete gli stessi
risultati”
Infastidita,
getta una camicia sul letto, allontanandosi per raccogliere i restanti
pezzi in
bagno e sistemarli nell’apposito borsone.
“Perdonala,
Santiago. Io, se avete bisogno, ci sono”
“Ti
ringrazio, Anibal” – risponde Bogotà,
dandogli una pacca sulla spalla.
“Ti
aspetto nel salone. Comprenderò se Tokyo non
vorrà intervenire…” –
così
dicendo, l’ispettore lascia la coppia nuovamente da sola.
È
in tale momento che Rio raggiunge la compagna, notando il nervosismo in
lei.
“Mi
amor, perché sei così restia nel dare una mano a
chi ti ha salvato la vita?”
“Non
è per recargli un dispiacere. Sai bene che, per chiunque si
dimostra umano
verso di me, io do il cuore… ma Santiago ci aveva promesso
che…”
“Ma, Silene, in casi di questo tipo, dove gli eventi si
susseguono senza avere
modo e tempo di gestirli, tutto cambia rapidamente. Non si
può dare per
assodato qualcosa… come tu necessiti di fuggire da Madrid,
Lopez ha bisogno di
chiudere la sua indagine”
“Nairobi non la prenderà bene”
– commenta la Olivera, spostando l’argomento
sulla gitana.
“La
prenderà come l’hai presa tu, immagino”
“Forse anche peggio. Avvertirà il peso di questa
invasione di privacy…”
“Se
avete raccontato i fatti come li avete vissuti, non trovo alcun
problema
nell’esporli ancora” – sostiene Cortes,
decisamente confuso dai comportamenti
delle due Farfalle – “Se non avete nulla da
nascondere, perché alzate questi
muri contro la giustizia?”
“Mi
vida, conosci quanto di losco si cela in quel dannato Night
Club”
“Già”
“Comprenderai
che per le sottoscritte parlare è dura…ricordare
è dura… e più riportiamo a
galla vecchi ricordi, più diventa complicato poter
dimenticare e ricominciare
da capo. Nairobi e io desideriamo solamente abbandonare i panni di
Mariposas.
Siamo stanche di identificarci nelle vesti succinte di spogliarelliste.
Non
vogliamo avere più niente a che fare con quel posto e con
quella gente”
“Proprio
per tale ragione, prima collaboriamo, prima gli ispettori risolveranno
il caso
di Lisbona, prima potremo iniziare una nuova vita. Vieni con me, Tokyo.
Metti
da parte il dispiacere per la promessa non mantenuta. Ne va’
della tua felicità
e del tuo futuro” – le porge una mano, cercando di
convincere la fidanzata ad
unirsi nell’interrogatorio.
A
Rio basta poco.
Silene
accetta, seppure con un peso sullo stomaco… credeva fosse
tutto finito; invece,
al momento è costretta a tornare ad indossare i panni di
Farfalla.
Bogotà,
nel frattempo, giunge davanti la porta della camera di Agata.
Deve
chiedere anche alla gitana di testimoniare, di nuovo.
È
una fatica enorme farsi avanti e affrontarla dopo la litigata.
Eppure
il tutto viene facilitato dall’improvvisa apertura
dell’uscio da parte della
stessa Nairobi.
“Che
fai qui, fermo come una statua?” – chiede lei,
stranita, accortasi di un’ombra riflessa
e giunta alla porta appositamente per controllare di chi si trattasse.
“Ehm…ecco
io…” – l’agitazione
dell’ispettore nel vedere la donna con cui discusse qualche
ora prima, è percepibile.
“Sei
qui per farmi un’altra scenata?”
Combattuto
se chiederle scusa per l’eccessiva reazione, o rafforzare la
sua tesi, il
quarantaduenne esita dal rispondere.
Ma
la zingara non coglie nel turbamento dell’ispettore la causa
dovuta
all’interrogatorio imminente. Ipotizza sia dovuto al loro
litigio.
“Che
strana la vita” – commenta lei, rientrando in
stanza, dando modo a Santiago di
mettervi piede, seguendola.
L’uomo
si chiude l’uscio alle spalle, ascoltandola in silenzio.
“Stavamo
per fare l’amore, poi…una parola di
troppo…e ora a stento ci guardiamo negli
occhi”
Avvertendo
la responsabilità di quanto accaduto, Bogotà lo
conferma – “So di avere le mie
colpe, ma ti ho parlato del mio passato, di come sono stato abbandonato
da ben
sette donne. Avresti potuto prevedere la mia
reazione…”
“Ma
se mi hai attaccato senza che dicessi qualcosa per
spiegare...” – aggiunge la
zingara.
Il
confronto tra i due, dopo una notte insonne, è necessario a
chiudere il
discorso rimasto in sospeso e mettere la parola fine a inutili
dissapori.
“Perdonami”
– risponde Lopez, realmente amareggiato e cosciente di aver
alzato i toni inutilmente
– “Però, le mie scuse sono vane,
giusto?”
“Che
intendi dire?”
“Che
te ne andrai lo stesso. Tokyo e Rio hanno preparato dei borsoni e
partiranno
quanto prima. Li seguirai?”
La
questione così delicata e dolorosa per Nairobi è
stata l’assillo che, nelle ore
di solitudine, l’ha dominata con prepotenza.
“Non
lo so. Non so più nulla. Fino a qualche settimana fa avevo
chiaro in mente cosa
fare della mia vita, una volta lontana dal Mariposas. Ma conoscerti e
innamorarmi di te non era nei miei piani”
“Lo
stesso vale per me, Nairobi. Però…questo
imprevisto che entrambi non potevamo
prevedere, è stato l’imprevisto più
bello che potesse capitarmi”
La confessione di Bogotà, mista all’imbarazzo nel
pronunciare tali parole,
imbarazzo che credeva superato verso di Agata, tocca il cuore di
quest’ultima.
Sentirlo
e vederlo talmente dolce e fragile basta ad eliminare quanto avvenuto
poco
prima.
“Ho
agito da immaturo ed egoista. Ti chiedo di nuovo perdono,
Nairo” – con il capo
chinato e gli occhi bassi, come un bambino che fa una marachella e se
ne
vergogna, l’ispettore si lascia andare perfino a qualche
lacrima.
Ed
è solo allora che la zingara gli si avvicina e lo abbraccia.
Gli
accarezza i capelli, mentre lo sente stringerla con forza e nascondere
la testa
sul suo collo.
“Vorrei
tanto restare con te a Madrid…” –
sussurra la donna al suo orecchio, fortemente
combattuta nel prendere la decisione più giusta al suo
benessere.
“Non
posso vivere senza di te” – confessa il
quarantaduenne, singhiozzando.
Seguono
minuti di silenzio, durante i quali la coppia gode della vicinanza.
Che
piacere potersi inebriare l’uno del profumo
dell’altra, e di riscoprirsi più
innamorati che mai.
Man
mano che i secondi scorrono, e i corpi si appicciano, così
come i loro cuori
che battono all’unisono, Santiago avverte dentro di
sé quanto sia essenziale la
presenza di Agata nella sua quotidianità. Ed ecco che si
lascia totalmente andare,
giungendo a dire cose che, fino a minuti prima, non avrebbe mai
pronunciato – “Sono
disposto a venire via da questa città e di mandare tutto al
diavolo pur di
starti accanto”
E
Nairobi, spiazzata da tali dichiarazioni, ricorda inevitabilmente le
parole di
Tokyo della sera precedente.
“E
tu cosa hai deciso di fare? Verrai via con noi come avevano stabilito
mesi fa?”
“Non
so più cosa fare, a dire il vero!”
“Per
via di Santiago? Beh…potrebbe venire con noi, no?”
“Toky,
lui ha il suo lavoro qui. Non ho intenzione di metterlo di fronte a un
aut aut”
“Però
tu qui sei in pericolo, Nairo, e lui ne è consapevole. Se ti
ama sul serio, non
avrà dubbi”
“Non
voglio perderlo, ma… no…non posso
andarmene…”
“Proprio
perché non vuoi perderlo, mettilo di fronte al fatto
compiuto! Vedrai che sarà
la prova del nove, hermana, perché capirai cosa nutre
davvero per te! Anche se
io sono stracerta del suo amore”
Esattamente
come le disse Silene nei minuti prima del rientro a casa
dell’ispettore e dell’arrivo
di Rio alla villa, Santiago dà prova certa dei suoi
sentimenti, e questo basta
a Nairobi per prendere la decisione della vita.
Così
gli chiede, per avere certezza assoluta - “Partiresti con
noi?”
L’uomo
solleva il capo, incrociando gli occhi commossi della gitana.
Le
sfiora con tenerezza il viso, estasiato dalla morbidezza della sua
pelle – “Sarei
un coglione a perdere la donna che amo. Prima ho agito come il solito
Santiago.
Ma adesso…adesso sono Bogotà. E Bogotà
non abbandonerebbe mai Nairobi, costi
quello che costi”
Emozionata
e con il cuore a mille, Agata lo bacia sulle labbra. Un bacio delicato,
dolce, che
sugella un momento da immortalare tra i suoi ricordi.
Godendo
a pieno di tali istanti, il quarantaduenne sembra aver messo da parte
la
principale ragione per cui si è recato nella stanza della
zingara.
Ed
è Rio, assieme a Tokyo, a riportarlo con i piedi per terra.
La
coppietta, infatti, notando il ritardo di Nairobi in salone, dove
Daniel è
intento ad attenderli, si è recata esattamente nella camera.
“Che
succede?” – chiede la Jimenez ai due, trovandoli
sull’uscio.
“Stiamo
aspettando te, amica mia, sbrigati” – risponde
Silene, mostrandosi mansueta nei
toni, per merito delle parole del suo ragazzo che ha saputo
tranquillizzarla
dopo l’attimo di nervosismo.
“Per
quale motivo?” – domanda, stranita, Nairobi.
“Ehm…”
– i fidanzatini, imbarazzati, intuiscono che il padrone della
villa non ha
ancora rivelato il motivo di quell’incontro in salotto.
Quindi, con una banale
scusa se la danno a gambe, lasciando la gitana nuovamente sola con il
suo compagno.
“Si
può sapere che cosa sta succedendo?”
“Ecco
io… vedi, Nairo… prima che tu fraintenda quanto
sto per dirti, sappi che la
richiesta che ti faccio non ha nulla a che fare con il nostro
rapporto”
“Eh?”
– esclama, confusa – “Arriva al punto, ti
prego”
“Ehm…le
indagini su Raquel continuano. Abbiamo bisogno di voi…di
nuovo”
Agata
solleva un sopracciglio, spiazzata – “Cosa? Non
dirmi che…”
“Non
ti arrabbiare, ti prego”
“Non
mi arrabbio, però sai come la penso. Ci avevi promesso che
eravamo fuori da questa
storia”
“E lo siete. Ma prima di lasciare Madrid, vorrei mettere la
parola fine a
questo caso e salvare Lisbona”
Nairobi,
indietreggia, tornando cupa e silenziosa, il che causa un dispiacere in
Bogotà.
“Ecco,
lo sapevo, ti sei incazzata di nuovo. Non era mia intenzione. Daniel
è un
coglione…mi ha messo nei casini per
niente…”
“Shhh”
– lo zittisce lei all’improvviso –
“Siediti qui” – lo invita a prendere
posto
sul letto, accanto a dove si è appena seduta.
“Agata,
non voglio deluderti più, se non te la senti, lasciamo
perdere” – premette l’ispettore.
Tale
premura fa sorridere Nairobi che, invece, contrariamente a quanto si
potesse
ipotizzare, non alza muri e barriere.
“Mi
fa male ricordarlo, mi farà ancora più male
raccontarlo a voce… però, basta patire
in silenzio”
“Sei
sicura di volerlo fare?”