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Autore: ClarWarrior    19/05/2022    2 recensioni
Alcuni anni dopo la morte di Lily e James, la madrina di Harry Potter lascia il paese per tentare disperatamente di rifarsi una vita, ma si ritrova a tornare quando Remus Lupin, suo fratello maggiore, le scrive per informarla che Lord Voldemort è risorto. A Grimmauld Place, Mina si ritrova davanti al suo primo amore e a tutti i problemi che ciò comporta.
Dalla prologo:
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. -
Capitolo 6:
Mina si passò una mano sugli occhi, asciugandoli, poi lo guardò. - Ti amo. - Disse. 
Il viso di lui fu colto dalla sorpresa, [...] - Cosa? - [...]
- Ti amo, ma non mi piaci più. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Con questo capitolo siamo a - 1 (più epilogo) dalla fine! Non mi piace molto come è uscito, ultimamente sono un po' distratta, ma ho pensato di postarlo comunque, quindi fatemi sapere cosa ne pensate!
Credo che sarà difficile distaccarmi da questi personaggi, ma hanno ormai fatto il loro corso, quindi è tempo di dirgli addio... solo che non so proprio come si fa! Come ci si "disintossica" da una storia? Vi prego illuminatemi. 
Okay, dopo questa delirante intro vi lascio all'effettivo capitolo! Buona lettura!  


Un forte tuono increspò il silenzio, dando inizio ad un violento temporale, ma né Sirius né Hagrid sembrarono preoccuparsene, troppo occupati a parlare dei vecchi tempi, per dare attenzioni al cielo sopra di loro. 

L’odore di terra umida, betulla e quercia, arrivava alle narici dell’uomo, trasportato dal vento dalla foresta proibita vicina alla capanna di Hagrid, fin proprio all’interno di essa. Da una parte c’era il camino acceso, una grossa montagna di legna e una poltrona, dall’altra un letto grandissimo con sopra una coperta di patchwork, al centro, invece, c’era un tavolo di legno rotondo e alcune sedie, su cui i due erano seduti, davanti a loro due calici e una bottiglia di vino elfico.  

Hagrid stava raccontando il primo incontro che aveva avuto con Harry, e Sirius si stava sforzando con tutto se stesso per rimanere concentrato sulle parole del guardiacaccia, anche se spesso sembravano lontanissime e incapaci di penetrare. Odiava che essere ridotto in quel modo, ma andare a chiedere aiuto al San Mungo gli sarebbe costato troppo orgoglio e, secondo lui, non ne valeva assolutamente la pena; sarebbe guarito da solo, si ripeteva di continuo, sarebbe tornato ad essere sé stesso, prima o poi.

- Sirius? Ci sei ancora? - Chiese Hagrid, guardandolo preoccupato. 

Sirius si riscosse ed annuì. - Certo, dicevi di Harry, i suoi undici anni. - Rispose. 

Hagrid aggrottò le sopracciglia, perplesso. - No, quello prima, cinque minuti fa almeno. - Obiettò. - Stavamo parlando di quando tu e James avete rapito il gatto di Mina. - 

Sirius rise sommessamente. - Lo abbiamo fatto solo per irritarla. - Spiegò, nostalgico. 

- E c’eravate riusciti proprio. - Disse Hagrid, dopo aver bevuto. - Aveva pianto per una settimana almeno, finché non glielo hai riportato. Era un bravo micetto. - 

- Questo è vero, era un bravo gatto, tanto affettuoso. - Convenne Sirius. 

La porta bussò alle loro spalle, e Hagrid si alzò goffamente da tavola, raggiungendola. Attraversò la stanza con pochi, giganteschi, passi pesanti e poi la spalancò, ritrovandosi davanti ad una donna, zuppa di pioggia dalla testa ai piedi e tremante, che gli sorrise.  

- Parlavamo proprio di te! - Esclamò il guardiacaccia, facendola entrare in casa. - Vieni, entra, entra… - 

Mina fece un passo in avanti, continuando a sorridere. - Parlavamo? Tu e chi? - Chiese, prima di guardarsi intorno e notando la presenza di Sirius dall’altra parte della stanza. 

Hagrid chiuse la porta e il silenzio cadde sulla capanna, rotto solo dall’incessante battere della pioggia sul tetto e sulle finestre chiuse. Si guardarono senza dire niente per una manciata di secondi, nei quali si scrutarono a vicenda. 

Forse perché non la vedeva da giorni, o magari perché, zuppa di pioggia e infreddolita in quel modo gli faceva un’infinita tenerezza, ma la trovò bellissima, perfetta, sotto la luce fioca del camino acceso di Hagrid: i suoi capelli erano bagnati e tutti appiccicati alla fronte e al viso, mentre i suoi occhi erano sporchi di mascara sciolto, dandole quasi l’aspetto di una persona che aveva appena pianto; lo stavano fissando, facendolo quasi sentire sotto esame. 

- Io me ne vado. - Esordì Mina, distogliendo lo sguardo e voltandosi verso la porta. 

- No, resta; tanto stavo giusto per andarmene via. - Ribatté prontamente Sirius, alzandosi in piedi. 

- Perché non restate entrambi? - Si mise in mezzo Hagrid, guardandoli come si guarda un duello serrato. - Aspettate che smette di piovere, no? Finiamo il vino. -

Mina sospirò, lanciando un’occhiata fugace verso Sirius che, a sua volta, sembrava avere lo sguardo perso in un qualche punto indefinito del pavimento. - Non so se sia il caso. - Disse, tesa e imbarazzata insieme. Non era del tutto sicura di volerlo avere vicino. 

Solo allora lui alzò gli occhi verso di lei. - Perché no? - Le chiese. 

Mina non riuscì a trovare nessuna risposta abbastanza credibile, dunque non rispose e, poco dopo, si ritrovò seduta al tavolo di Hagrid, in una delle grosse sedie di legno, che la fece sentire minuscola, con un calice di vino elfico tra le mani e una coperta sulle spalle.  

Almeno un’ora dopo, Hagrid, diventato espansivo sotto l’influenza dell’alcol, si tuffò in una serie di deprimenti racconti su Fierobecco. - Beccuccio ha aspettato che Sirius tornasse per morire, loro si che avevano un legame profondo. - Disse a Mina, alla fine, come se a lei potesse interessare qualcosa. - Ma tu che fai a Hogwarts, invece? - Le domandò. 

Mina sussultò appena, passando lo sguardo dal calice a Sirius, e viceversa, alla ricerca di una risposta che non includesse il nome di Severus Piton. - Mi trovavo nei paraggi per delle cose… cose molto noiose. - Farfugliò poi, con ostentata nonchalance. 

- Eri con Piton? - Domandò Sirius, di getto, senza nessuna inflessione nella voce. 

- Non sono affari che ti riguardano. - Ribatté lei, gelida. - Piuttosto dimmi, come sta Penelope Wells? - 

Sirius alzò un sopracciglio, senza capire. - Chi è Penelope Wells? - Chiese, perplesso.  

Mina gli lanciò uno sguardo così brutto che Hagrid si preoccupò per lui. - La ragazza che, per citare il Settimanale delle Streghe, hai “sedotto e abbandonato”. - Spiegò lei, disegnando due virgolette in aria, con le dita. 

Lo sguardo di lui si accese, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento. - Come faccio a sapere come sta se, proprio come dici tu, l’ho “sedotta e abbandonata”? - Disse, ghignando, e facendole il verso. - Non sarai mica gelosa, Mina. -   

Mina fece un verso sprezzante, portandosi il calice alle labbra. - Ma figurati… la gelosia è per gli insicuri e gli immaturi come te, Sirius. - Disse, tagliente. 

Hagrid si versò quasi tutta la bottiglia nel suo calice e bevve. - Voi due avete sempre litigato tanto. - Biascicò, guardandoli. - Già dai tempi in cui lui ti rapiva il gatto e… - 

- Sei stato tu a far sparire Bowie? - Chiese Mina, interrompendolo e guardando Sirius con gli occhi sgranati. - Ma perché? Cosa...? -  

Lui la fissò in silenzio per qualche secondo, un sorrisetto dipinto sul volto, creando un po’ di sana attesa. - Ricordi quando te l’ho riportato, dicendo che lo avevo salvato da un berretto rosso che voleva randellarlo a morte? Ovviamente non era vero, ma era una storia inventata per attirare un po’ della tua attenzione. - Raccontò sogghignando. 

Mina si lasciò scappare una risata sommessa, ma poi si ricordò che doveva odiarlo e tornò subito seria, guardandolo male. - Quindi la cotta che avevo per te deriva da una bugia. - Disse, risentita. 

- Quindi ti sei innamorata di me solo perché ho finto di salvare il tuo gatto da un berretto rosso? - Domandò Sirius, piuttosto incredulo. 

Mina sospirò, gli occhi sul calice davanti a sé. - Non lo so perché mi sono innamorata di te. - Bofonchiò, come se ci stesse effettivamente pensando su. Poi sospirò e tornò a guardarlo. - Non me lo spiego nemmeno io. Forse perché eri molto carino. - 

- Anche tu, decisamente molto carina. - Rispose lui. 

- Dovremmo brindare a quel povero micetto, andato via troppo presto, proprio come il povero Beccuccio. - Intervenne Hagrid, come se non li avesse sentiti parlare. 

- Ma Bowie aveva quasi vent’anni, quando è morto. - Obiettò Mina.

- Vent’anni sono troppo pochi, troppo pochi… ma i migliori muoiono giovani. - Grugnì il guardiacaccia, scivolando sul tavolo. - Lily e James erano troppo giovani per andare… e anche Remus… -  Grosse lacrime iniziarono ad uscirgli dagli angoli degli occhi. 

Quando invece Sirius sentì quei nomi, sussultò appena, muovendosi a disagio sulla sedia. Era riuscito a passare le ultime ore senza pensare troppo al fatto di essere l’ultimo rimasto ancora in vita ma, a quanto pareva, la spensieratezza non faceva per lui. Guardò Mina, notando che anche lei sembrava rapita da qualche pensiero poco piacevole, e tutto ciò che provò fu il desiderio di abbracciarla, baciarla e tenerla più lontana possibile da tutto il male che c’era al mondo, proteggendola.  

- Sono ancora cose che fanno soffrire, tanto proprio. - Biascicò Hagrid, e poi il testone irsuto gli rotolò di lato sulle braccia, e si addormentò di colpo, russando forte.

Mina si riscosse, posando lo sguardo su Hagrid. - Ma come ha fatto ad addormentarsi così? - Chiese, più a se stessa che ad altri, leggermente perplessa. 

- Ha bevuto una bottiglia di vino elfico praticamente da solo. - Rispose Sirius. - Sarebbe strano se fosse ancora sveglio. - 

Mina annuì, e poi si voltò verso di lui, prendendosi un vero momento per guardarlo, tenendo fuori qualsiasi forma di astio e di rabbia, da quando era arrivata. Sembrava stare così bene senza di lei, che quasi si sentì ridicola se si soffermava a pensare a quanto invece lui le mancasse. 

Fece un breve sospiro e poi si alzò in piedi. - Adesso torno a casa. - Disse, raggiungendo la porta. - Spero che Alya non abbia fatto esaurire troppo Andromeda. - 

- Come sta Alya? - Domandò Sirius, mentre Mina spalancava la soglia. 

Fuori aveva smesso di piovere, ma la capanna era circondata da tantissima nebbia che dava al parco della scuola un’aria spettrale e tetra. 

- Sta bene. - Rispose Mina, con lo sguardo perso in tutto quel mare di bianco opaco che si estendeva davanti a lei. - Inaspettatamente le piace stare qui. Potrei seriamente prendere in considerazione l’idea di tornare. - 

- Sarebbe molto più comodo per tutti. - Convenne lui. - Così magari potrei vederla, ogni tanto. - 

Mina annuì, ma continuò a non guardarlo. - Stavo pensando che venerdì potresti venire al suo compleanno, se vuoi. - Gli disse, quai faticando. 

- Davvero? - Chiese Sirius, cercando di celare l’entusiasmo nella sua voce. 

- Sì. - Rispose Mina, voltandosi finalmente nella sua direzione. - Insomma, sempre se non devi uscire con Penelope Wells, ovviamente. - 

Sirius fece un verso sprezzante. - Dimmi, ci sarà anche Mocciosus, per caso? - Ribatté.

Mina sbuffò, lanciandogli uno sguardo torvo. - Non voglio litigare con te in questo momento, quindi piantala di chiamarlo in quel modo, per favore. - Disse, freddamente. 

- Io non voglio litigare con te in generale. - Replicò Sirius. 

- Ottimo, sono sicura che, con un po’ di pratica, riusciremo ad imparare ad essere civili uno con l’altra. - Ribatté Mina, con gelido distacco. - Non perché io voglio avere a che fare qualcosa con te, sia ben chiaro. Dobbiamo farlo per Alya, lei merita di avere un padre, dopotutto, anche se non sei questo granché. - 

Sirius prese un respiro profondo, tentando di raccogliere ogni briciola del suo scarso autocontrollo per non gridarle contro. - Bene. - Rispose quindi, facendo un sorrisetto tirato. - Ci vediamo venerdì allora. - 

Mina annuì, e poi lasciò uno rapido sguardo verso Hagrid, ancora addormentato con la testa appoggiata sul tavolo. - Dovremmo metterlo a letto. - Dichiarò. 

- Immaginò di sì. - Annuì lui. 

Bacchette alla mano, trasportarono senza sforzo Hagrid sul suo enorme letto, gli rimboccarono le coperte e poi lasciarono la capanna, iniziando a camminare insieme verso Hogsmeade, in perfetto silenzio. Lei guardava fisso davanti a sé, con uno sguardo piuttosto assorto ed un’espressione seria e severa dipinta in volto, ignorando Sirius a tal punto da farlo quasi sentire invisibile. Lui, d’altro canto, sembrava invece non aver nessuna intenzione di smettere di fissarla.  

- Hai bisogno di un passaggio per tornare a casa? - Chiese Sirius, una volta giunti al villaggio. - Sai ho riavuto la mia moto. - 

- Preferisco tornare usando un camino, fa troppo freddo per volare. - Rispose Mina. 

Sirius aggrottò la fronte, guardandola. - Quando giocavi a quidditch non erano le basse temperature a tenerti a terra. Hai decisamente volato con un clima peggiore di questo. -  

- Avevo diciassette anni, se lo facessi adesso mi prenderebbe un colpo. - Spiegò lei. 

- E se non volassimo? - Tentò di convincerla Sirius. - Potremmo fare come i babbani. - 

Mina alzò gli occhi al cielo e prese ad allungare il passo, quasi come se volesse scappare da lui. - Da qui a Ottery St Catchpole saranno almeno ottocento chilometri, non ci penso nemmeno. - Ribatté, senza voltarsi. 

- Perché no? Lo abbiamo fatto tantissime volte, da giovani. - Insistette lui, seguendola. 

- Hai detto bene, da giovani. - Rispose Mina. - Quando ancora non avevo una bambina ad attendermi a casa e quando tu non ti comportavi di merda perfino con me. - 

- Sì, e anche quanto tu non ti scopavi Piton. - Aggiunse lui, le parole che gli uscirono di bocca prima ancora di riuscire a pensarle. 

Mina si fermò di scatto, come se le suole delle scarpe le si fossero attaccate al terreno ghiacciato, impedendole di muoversi. Prese un interminabile respiro profondo e poi si voltò nella sua direzione, fissandolo intensamente e piena di sdegno, ma senza dire niente. Intorno a loro, l’imbrunire si stava dilatando, avvolgendoli in una densa oscurità nebbiosa, e mentre gli abitanti del villaggio cominciavano a rintanarsi uno ad uno nelle loro case, uno strano e surreale silenzio stava calando su High Street. 

Nella mente di Mina balenò una delle tante occasioni in cui lei e Sirius erano sgattaiolati fuori dal castello, violando il coprifuoco, per fare una passeggiata notturna a Hogsmeade, quando ancora non erano stati segnati da tutte le loro perdite, e da tutti i loro traumi, totalmente inconsapevoli delle cose terrificanti che avrebbero dovuto subire, e quasi riuscì a rivedere sé stessa, proprio lì, che camminava in quella strada ormai deserta. Si immaginò sedicenne, mentre teneva la mano di lui, mentre gli giurava che l’avrebbe amato per sempre, e i suoi occhi presero improvvisamente a bruciare. Come erano arrivati al quel punto? Perché avevano deciso di detestarsi in quel modo? 

Quando finalmente singhiozzò, portandosi una mano alle labbra, Sirius fece un tremante passo verso di lei. - Scusa. - Le disse piano, quando fu distante di un solo passo o forse meno. - Mi dispiace, per tutto. Ho capito di aver combinato un disastro due secondi dopo che sei uscita da Grimmauld Place, forse avrei dovuto rincorrerti, fermarti…. scusa se non l’ho fatto.  - 

Mina scosse la testa e singhiozzò di nuovo. - Tu non puoi pretendere che questo mi possa bastare. - Disse, con voce rotta. - Mi hai fatta sentire sbagliata e sporca; dopo tutti quegli anni io volevo solo stare con te e tu mi hai letteralmente spezzato il cuore… - 

- Anche tu hai spezzato il mio. - Dichiarò Sirius. 

- Tu eri morto! Non ho spezzato il tuo cuore, perché il tuo cuore non batteva!- Sbottò Mina, la rabbia e la tristezza che sembravano volerla fare esplodere. 

- E tu devi capire che per me non sono passati cinque anni! - Ribatté lui. - Per me sono passati pochi secondi; ho chiuso gli occhi per un istante, e quando li ho aperti di nuovo ho scoperto che la donna della mia vita è andata al letto con un altro uomo, e non uno qualunque, ma con una delle persone peggiori che io abbia mai conosciuto. - 

- Ma purtroppo è così! Non sono passati pochi secondi da quando ti ho visto sparire oltre quel velo. - Disse Mina, ormai in lacrime. - Sono passati cinque anni, Sirius. Io ti amo, e so che anche per te è ancora lo stesso, ma non mi conosci, non sai più nulla di me e della mia vita, di quello che ho dovuto passare senza di te. - 

Ci fu un attimo di assordante silenzio, nel quale entrambi rimasero fermi a fissarsi, il fiato corto e gli occhi lucidi, poi Sirius parlò di nuovo: - Quindi è finita? - Domandò, tremante e teso. - Ci stiamo lasciando sul serio? -  

- Sì. - Tagliò corto lei, tirando su con il naso. 

Mina stava soffrendo, lui poteva notarlo dal modo in cui era contratto il suo viso, le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate, piegate verso il basso. 

Sirius scosse la testa, e poi mosse piano una mano verso quella di lei, sfiorandola. - No. - Si limitò a dirle, prendendo il suo volto tra le mani. - Non è vero che non ti conosco. - 

- Sirius… - Mormorò Mina, come una supplica. 

- Io so tutto di te. - Continuò lui, deciso. - So che la prima notte a Hogwarts hai pianto perché ti mancava casa tua, che quando sei triste leggi a ripetizione “Cime Tempestose", che dormi sempre raggomitolata su te stessa e stesa sul lato sinistro, e che ti piace se ti parlo mentre facciamo l’amore… non voglio lasciarti andare. - 

Mina lo guardava dritto negli occhi, come se stesse cercando in tutti i modi di imprimere l’immagine del volto di lui nella sua mente. Sospirò piano, poi mise le mani su quelle di Sirius, ritrovandosi a stringerle nelle sue, e scosse piano la testa. - Questo non basta, lo capisci? - Gli disse, seria, ancora con gli occhi lucidi. - Adesso che c'è Alya non posso permettermi di dare una possibilità a chiunque mi dica qualche bella parola. Se lei si affeziona e poi ti comporti da stronzo, facendola soffrire, deludendola, come potrei mai spiegarglielo? Devi essere una persona migliore se vuoi avere a che fare di nuovo con me, e soprattutto mia figlia. -

- Nostra figlia. - Ribatté lui, gelido. 

Mina alzò gli occhi al cielo. - Nostra figlia. - Ripeté, dopo un sospiro. - Ma il punto rimane lo stesso: non puoi comportarti da immaturo adesso che c’è lei, non puoi rischiare di ferirla, non dopo tutto quello che ho fatto per crescerla come una bambina normale e più o meno felice. Se lo fai io non ti perdonerò mai. - 

- Non accadrà, te lo prometto. - La rassicurò lui, svelto. - Ma devi darmi la possibilità di dimostrartelo; per favore. Abbiamo avuto di nuovo un’altra possibilità, mi sembra così stupido non coglierla. Io e te siamo fatti per stare insieme. - 

Mina sospirò ma non disse niente, limitandosi solo a guardarlo molto intensamente, come se volesse che lui continuasse a parlare. 

- Mina, dimmi la verità. - Disse dunque Sirius, dopo un lungo attimo di esitazione e con improvvisa austerità. - Sei innamorata di lui, di Piton? - Le chiese. 

Quella domanda prese Mina alla sprovvista, facendole assumere un’espressione sorpresa e perplessa insieme. - Come ti viene in mente una cosa tanto stupida? - Disse, indignata. 

- La mia è una domanda lecita. -

- Invece non lo è. Non mi sono mai innamorata di nessuno se non di te, ti amo da così tanto tempo che non ricordo nemmeno come fosse la mia vita prima di amarti. - Ribatté Mina. - Mentre eri ad Azkaban mi sono sposata ma perfino quel giorno, perfino con tutto l’odio che provavo nei tuoi confronti, non c’è stato un singolo istante in cui io non abbia desiderato che ci fossi tu al posto di Avi. Poi ti ho ritrovato, ma meno di un anno dopo sei sparito oltre quel velo, mi hai lasciata di nuovo e questa volta con una bambina da crescere, da sola. Ma ho continuato ad amarti senza nessuna riserva e sono convinta che avrei continuato a farlo anche se mi fossi rifatta una vita dopo di te. Quindi no, non sono innamorata di lui; sono innamorata di te, ma tu mi dai così tante ragioni per non farlo, così tante ragioni… - 

Sirius fece un passo verso di lei e Mina chiuse gli occhi, il respiro accelerato, mentre il naso di lui ormai quasi toccava il suo. Fu allora le loro labbra si sfiorarono piano, quasi timorose, in un bacio poi che si fece via via più incalzante. Mina sospirò, tenendosi alle sue spalle e lasciandosi stringere in un abbraccio quasi soffocante, mentre la bocca di lui le lambiva il collo. 

- Andiamo a casa. - Gemette Mina, quasi come una supplica, mentre lui continuava a baciarla e a tenerla stretta a sé.  

 

Due ragazzi erano fermi davanti al basso cancelletto, al di là del quale, dopo un breve vialetto sterrato, si poteva notare un cottage fatto di mattoni con il tetto scosceso, e un giardino piuttosto trascurato. Lui era alto e molto affascinante, teneva le mani nelle tasche della sua giacchetta di pelle, gli occhiali da sole sul naso celavano i suoi occhi grigi, un sorrisetto compiaciuto era disegnato sul suo volto florido incorniciato da lunghi capelli neri e mossi. Al suo fianco, invece, la ragazza aveva le braccia incrociate sul petto, era bionda e teneva i capelli legati in una coda bassa, guardava verso la casa, gli occhi grandi e verdi erano piuttosto curiosi, ma la sua espressione lasciava dedurre che non sapesse veramente perché si trovasse lì. Dietro di loro c’era una motocicletta e, la signora Sophie, che se ne stava nascosta dietro le tende di una casa proprio alle loro spalle, poteva giurare di averla vista venir giù dal cielo.

- Che ci facciamo qui, Sirius? - Chiese Mina, insospettita. 

Lui si voltò verso di lei e sorrise eccitato, puntando entrambe le mani verso il cottage. - Ti ho comprato una casa. - Rispose, come se fosse ovvio. 

La ragazza sgranò gli occhi e aprì poco la bocca, senza capire. - Tu cosa hai fatto? - 

- Ti ho comprato una casa. - Ripeté Sirius, e poi fece un passo verso il cancello, spalancandolo con un cigolio. - Vuoi entrare a dare un’occhiata? - 

Lei rimase immobile, ancora incredula, ma lo seguì lungo il vialetto, guardandosi attorno. - E come hai fatto a comprare una casa? Hai preso un mutuo o cosa? Non ha senso tutto questo, lo sai? - Domandò, mentre lui tirava fuori da una tasca un mazzo di chiavi. 

Sirius infilò una delle chiavi nel buco della serratura, che scattò, aprendo la porta su un ordinato salotto poco arredato. - Cos’è un mutuo? - Chiese il ragazzo, entrando e facendo strada. 

Mina lo seguì, senza smettere di guardarsi intorno. Si trattava di un'ampia stanza luminosa da cui si vedeva una rampa di scale salire al secondo piano, era arredata con pochi mobili, un grosso divano in tessuto grigio, il camino spento, e un giradischi impolverato. 

- Adesso tu la stai guardando così. - Iniziò Sirius, camminando avanti e indietro. - Ma, con un po’ di fantasia, puoi immaginarla. Ad esempio, qui potremmo mettere una bell… - 

- Sirius, mi devi spiegare cosa diamine ti è saltato in mente. - Lo interruppe lei, gelida, smorzando l’entusiasmo. - Prima di tutto come hai fatto a comprare questo posto? - 

Lui alzò le spalle. - Ho preso una parte dei miei galeoni, li ho cambiati in soldi babbani alla Gringott e poi ho pagato l’ex proprietario. - Spiegò, come se nulla fosse. - Loro hanno dei fogli di carta invece che delle monete, lo sai? Credo che sia molto più comodo. Ah, e su questi pezzi di carta c’è una signora disegnata, sembra un po’ a mia madre… - 

Mina sgranò gli occhi. - Quella è la regina, Sirius. - Disse, portandosi una mano alla faccia e scuotendo la testa. - Tu mi stai davvero dicendo che hai pagato questo posto in contanti? - 

Lui sembrò non capire. - Che cos’è contanti? - Chiese, prima di buttarsi sul divano. 

La ragazza alzò gli occhi al cielo. - Con soldi effettivi, veri, tutti insieme… - Tentò di spiegare. 

Sirius annuì. - Sì, certo. Con le sterline, così si chiama la valuta babbana. - Rispose. 

- Lo so come si chiama, mia madre è babbana, ricordi? - Mina si lasciò cadere al suo fianco, lo sguardo rivolto al camino spento. - Ma perché lo hai fatto? - Chiese poi. 

- Per il tuo compleanno. - Disse Sirius. - Così, non appena finirai la scuola, potremmo venirci a vivere e tuo padre non potrà dire più nulla su di noi. - 

Mina sospirò, voltandosi a guardarlo. - Deve essere davvero bello essere così ricchi da poter comprare una casa in contanti alla propria fidanzata per il compleanno. - Borbottò, amareggiata. 

- Si compiono diciassette anni una volta sola, cosa volevi che ti prendessi? - 

Mina alzò le spalle. - Qualcosa di meno costoso, magari. Qualcosa che non mi facesse sentire in debito con te, tanto per iniziare. - Spiegò, arrossendo. - Non posso accettare, dico sul serio. Questa è una cosa strana perfino per noi. - 

Lui non si scompose. - Va bene, se ti senti così tanto in difficoltà allora, sulla carta, sarà casa mia. - Disse, annoiato. - Però tu vieni a viverci con me? - 

Mina alzò gli occhi al cielo, tentando di celare un sorrisetto. - Mi stai chiedendo di andare a vivere insieme? - Domandò. 

Lui annuì. - Sì, certo. Io ti amo, tu mi ami, stiamo insieme da abbastanza per poterlo fare. - Rispose. - E comunque se ne parla tra dieci mesi, dopo il tuo diploma. - 

- Va bene. - Disse lei, dopo un attimo di esitazione. - Andiamo a vivere insieme. - 

 

I raggi fiochi del pallido sole del primo giorno dell’anno, colpirono Mina in piena faccia, facendola voltare faticosamente dall’altra parte e, ancora mezza addormentata, si ritrovò ad aprire pigramente gli occhi. Accanto a lei, in quel cottage a Ottery St Catchpole, Sirius dormiva ancora, occupando la maggior parte dello spazio, sepolto dalla pesante coperta grigia che ricopriva il letto: i capelli gli ricadevano sul viso in un modo che non sembrava casuale, dandogli un’aria di distratta eleganza, aveva un braccio attorno attorno alla vita di lei, quasi come se temesse di perderla. Non avevano mai dormito troppo vicini, ma durante quelle due ultime notti era capitato che Sirius si stringesse forte a lei, addormentandosi tra le sue braccia, e Mina non aveva di che lamentarsi.

Lo guardò, accarezzandogli piano il viso. Non sapeva cosa fosse successo dietro quel velo, ma Sirius aveva esattamente l’aspetto che avrebbe dovuto avere un uomo di circa quarant'anni in buona salute. Sul suo corpo non c’erano più segni di quei dodici lunghi anni ad Azkaban, il suo viso era di nuovo rigoglioso e per nulla emaciato ma, nonostante ciò, tutto quello che aveva passato lo tormentava ancora, tenendolo spesso sveglio fino a tarda notte, provocandogli incubi orrendi e rendendolo terribilmente instabile. Spesso era così tanto di cattivo umore che sembrava circondato da una invalicabile muraglia che rendeva difficile ogni tentativo di contatto.  

Mina si avvicinò a lui, lasciando qualche lieve bacio sulla sua guancia. Anche quella notte, si era svegliato urlando terrorizzato, e lei si era sentita inutile e impotente come al solito. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sollevarlo dai suoi dolori, anche solo per un istante. 

La donna sussurrò dolcemente il suo nome e Sirius mugugnò sommessamente, prima di spalancare finalmente gli occhi, guardandola e accennando un piccolo sorriso. - Ciao. - Mormorò con voce roca. - Sei così bella… ma come fai? - 

Mina alzò gli occhi al cielo, ma rise. - E tu sei così scemo. - Rispose, avvicinandosi un alto po’ a lui. - Oggi è il compleanno di Alya, ti ricordi? Verranno Harry e gli altri a cena. - 

Sirius annuì e poi si fece scappare un sospiro. Non che non volesse avere gente intorno, ma ultimamente la sua batteria sociale si scaricava molto rapidamente. C’erano momenti in cui perfino l’avere a che fare solo con Mina era troppo per lui. 

L’amava, la desiderava, ma in fondo alla sua mente c’era sempre lo stesso pensiero fisso, che sembrava messo lì esclusivamente per torturarlo: Piton, le sue sporche mani su di lei, il tempo che avevano passato insieme mentre lui non c’era. 

Mina gli aveva raccontato tutto, aveva risposto a tutte le sue domande, una per una, anche a quelle più intime, senza fare una singola piega. Gli aveva raccontato di come erano diventati amici, di come si era svolto quel loro unico appuntamento, di quando lui l’aveva baciata e di come lei non si fosse tirata indietro. Gli aveva confessato che le era piaciuto, che Piton si era inaspettatamente rivelato un buon amante, ma che lei si era ritrovata comunque a pensare a lui cosa che, per un attimo, lo aveva fatto sentire un po’ meglio. Eppure gli risultava così difficile lasciarsi andare: era come se la presenza di Piton aleggiasse continuamente sopra di loro, facendolo sentire estremamente insicuro senza alcun motivo logico. Dopotutto Mina aveva scelto lui; era lui che dormiva insieme a lei, era lui che poteva averla ogni volta che desiderava.  

- Sirius, se non te la senti di vedere gente non fa niente. - Esordì Mina, tirandolo fuori da quell’angolo oscuro della sua mente. - Sono sicura che Harry e gli altri capirebbero. - 

Sirius si affrettò a scuotere la testa, e poi si alzò a sedere. - No, è giusto che Alya abbia la sua festa di compleanno. - Disse. - Sto bene, non preoccuparti per me, dico davvero. - 

- Sei sicuro? Stai bene? - Cercò di accertarsi lei, con una certa apprensione. 

Sirius sbuffò. - Sto bene. - Ripeté. - Non trattarmi come se fossi malato. -  

Mina aggrottò la fronte e schiuse le labbra, pronta a ribattere, quando il suono del campanello non la fece sussultare. - Vado io, tu intanto sveglia Alya. - Ordinò con aria cupa, mentre si alzava dal letto. 

Uscì dalla camera da letto senza aggiungere altro, attraversò il corridoio e scese le scale, mantenendo una certa aria irritata, per poi raggiungere la porta, aprendola. Lì immobile sull’uscio spalancato, la figura sottile di Severus Piton si ergeva davanti a lei, con i soliti abiti neri e un pacco regalo tra le mani. Mina lo guardò con gli occhi sgranati e la bocca aperta, come se si trovasse di fronte ad un enorme e devastante catastrofe. 

Piton ricambiò la sua occhiata, perplesso, scrutandola. - Che ti prende? - Le domandò. 

Mina boccheggiò, alla ricerca di una risposta. Si era totalmente dimenticata del fatto che lui sarebbe venuto a casa sua per portare il regalo di compleanno ad Alya, e se Sirius non fosse stato in casa in quel momento, sicuramente lo avrebbe invitato ad entrare, avrebbe preparato il tea e si sarebbe messa a far colazione insieme a lui, ma adesso, una cosa del genere, avrebbe come minimo fatto scoppiare la terza guerra magica. 

Fu mentre si faceva assalire dal panico che notò che gli occhi di Piton si erano posati su qualcosa dietro alle sue spalle. - Black. - Sibilò il professore di pozioni. - Cosa fai tu qui? - 

Mina si voltò di scatto, guardando Sirius con aria di supplica. 

- Questa è casa mia, Mocciosus. - Rispose Sirius, senza nascondere una velata nota di aggressività nella voce, avvicinandosi ai due. - Che vuoi? -

- Severus è venuto fin qui per portare il regalo di compleanno ad Alya. - Rispose Mina, anticipando Piton, nella speranza di riuscire a mantenere la situazione distesa. - Sono stata io ad invitarlo, ho dimenticato di dirtelo. - 

Sirius prese un respiro profondo, e chiuse gli occhi; poi due parti ben distinte di sé stesso presero a battibeccare in modo serrato nella sua testa. Una, che quasi sembrava avere la voce di James, gli stava dicendo di cacciare immediatamente Mocciosus fuori da quella casa, l’altra, che invece aveva la voce di Remus, gli suggeriva di non comportarsi da stronzo ma, anzi, di essere perfino gentile con quell’idiota oleoso di Piton. 

Quando spalancò di nuovo le palpebre, fece al professore un sorriso più finto di un galeone di ottone. - Bene, Piton. - Esordì, gelido. - Prego, entra. Accomodati. - 

Piton guardò Mina, che a sua volta guardava Sirius con uno sguardo che sembrava dire “che intenzioni hai?”, e poi varcò la soglia, passando al fianco della donna e seguendo Black lungo il corridoio. La casa era luminosa e caotica come al solito, e una volta in cucina, Piton si guardò intorno, rimanendo in piedi accanto a Mina, vicino alla porta. Black si muoveva con nonchalance, come se fosse estremamente a proprio agio e dando mostra di essere proprio nel suo elemento, lì nella casa che aveva comprato solo per andarci a vivere insieme a Mina, lì in quello che era il suo territorio. Lo guardò riempire il bollitore di acqua e preparare tre tazze e poi si voltò verso i due. Proprio come Mina, anche Sirius era in pigiama, e questo fece intendere a Piton che aveva dormito lì, magari con lei, e questo gli provocò quella morsa allo stomaco a lui purtroppo molto conosciuta. L’aveva sentita tantissime volte durante i suoi ultimi due anni a Hogwarts; l’aveva sentita quando era venuto a conoscenza del fatto che Lily avesse accettato di uscire con James Potter, quando li aveva visti baciarsi per la prima volta nel bel mezzo di un corridoio, quando aveva saputo del matrimonio e, infine, quando gli era giunta la notizia della nascita del loro bambino. Aveva detestato così tanto Potter per il fatto che stesse vivendo quella vita al posto suo, ma si sorprese quando si rese conto che, forse, odiava Black molto di più. Non era stato davvero Potter ad allontanarlo da Lily, in quel caso aveva fatto praticamente tutto da solo, inoltre lei non lo aveva mai voluto; ora, invece, era proprio Black l’unico, e apparentemente invalicabile, ostacolo.  

Il bollitore fischiò e Piton si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri. Tutto quello che voleva era andarsene, uscire da quella casa, allontanarsi più velocemente possibile da quella quotidianità in cui quei due sembravano sguazzare, tenersi lontano dalla loro felicità, eppure non si mosse. Rimase immobile e con lo sguardo su Black che faceva il tea, con una strana sensazione addosso, come se la gravità sul pianeta terra fosse aumentata, schiacciandolo. 

Mosse solo la testa, piano, voltandosi verso Mina, che se ne stava impietrita al suo fianco e imbarazzata. 

Anche lei, come Piton, sentiva una forte spinta verso la fuga ma, al contrario di lui, riusciva a muoversi, ma non poteva di certo lasciare quei due da soli. Non sapeva per quale motivo Sirius si stesse sforzando di essere gentile con Piton, ma era sicura che non fosse per nulla di buono. 

Quando poi Sirius si sedette su una delle sedie attorno al tavolo, lei fece la stessa cosa e, poco dopo, Piton la imitò, poggiando il pacchetto per Alya sul tavolo. La situazione era talmente surreale e stressante, che Mina pregò di non vedere Alya spuntare da un momento all’altro, magari correndo incontro a Piton e chiedendogli qualcosa sulle pozioni, come faceva di solito, rendendo Sirius geloso e complicando ancora di più le cose. Si chiese se Sirius l’avesse effettivamente svegliata e se in caso fosse meglio tenerla al piano di sopra, lontano da quella ridicola faccenda. 

- Sirius, hai svegliato Alya? - Domandò dunque Mina, ad un certo punto, fissando la sua fumante tazza di tea. 

- Ci ho provato, ma voleva te. - Rispose Sirius, usando un tono tranquillo che non gli aveva mai sentito. - Forse dovresti andare a controllarla. -

Mina lanciò un fugace sguardo verso Piton, che assurdamente sembrava il più teso dei due, poi tornò a guardare Sirius, che invece era abbandonato sullo schienale della sua sedia come se di fronte a lui non ci fosse la sua nemesi. - Ci metto un attimo. Spero vivamente che riusciate a non affatturarvi per cinque minuti. - Disse Mina, alzandosi. 

- Non ti preoccupare. - La tranquillizzò Sirius, sorridendole. 

Mentre lei usciva dalla cucina, lasciandoli soli, Piton guardò Sirius con uno sguardo pieno di odio e anche Black fece finalmente lo stesso, abbandonando la maschera di falsa affabilità che aveva indossato fino a quel momento. 

Passarono pochi secondi, poi Black si alzò e, continuando a guardarlo, fece il giro del tavolo, avvicinandosi a Piton, che lo imitò, scattando in piedi, pronto. 

- Te l’ho detto che non sono paziente come James, vero, Mocciosus? - Disse Sirius, gelido. - Adesso tu sei qui e va bene così, magari non ti aspettavi che ci fossi anche io, lo capisco. Ma se ti vedo girare nuovamente intorno a lei, se solo ti avvicini più del dovuto… io ti giuro che rimpiangerai di essere sopravvissuto. - 

- Davvero tenero il fatto che tu abbia aspettato che lei ci lasciasse soli per dirmi questo, Black. - Rispose Piton, mellifluo. - Probabilmente Mina ti ha chiesto di comportarti bene e tu, da bravo cagnolino, stai obbedendo, non è così? -  

Sirius strinse un po’ gli occhi, ma non rispose, il viso contratto e pieno di sdegno. 

- Lo so, una volta nessuno poteva darti ordini, vero? - Continuò dolcemente Piton. - Tu e il tuo amico Potter eravate troppo superiori per sottostare alle regole di noi comuni mortali, ma guardati ora, sei così docile… è proprio vero che Azkaban ti ha rammollito. - 

Sirius trasalì, ma prima di poter anche solo cercare la sua bacchetta, alle spalle di Piton, Alya entrò in cucina, seguita da sua madre che rivolse loro uno sguardo sospettoso mentre la bambina li raggiungeva. - Buongiorno, signor Piton. - Esordì educatamente Alya. - Lo sai che oggi faccio cinque anni? -  

Piton alzò i lati della bocca, facendo un sorrisetto che Sirius trovò molto fastidioso, mentre Mina piuttosto tenero. - Lo so che fai cinque anni, ragazzina. - Rispose Piton. - Ti ho portato il regalo di compleanno. - E indicò il pacchetto sul tavolo. 

Lo sguardo di Alya si illuminò, corse in quella direzione prendendo il suo regalo tra le mani e scuotendolo, cercando di immaginare cosa fosse. Adorava scartare i pacchetti, non tanto per l’oggetto che essi potevano contenere, ma perché le piaceva tantissimo strappare con cura la carta che li ricopriva. Quando Alya lo fece, si ritrovò davanti ad una scatola di cartone che si affrettò a scoperchiare, scoprendo con sorpresa che era stata incantata e che, all’interno, risultava essere molto più spaziosa di quanto risultasse dall’esterno. Ci infilò entrambe le braccia, quasi affacciandosi dentro la scatola, sotto lo sguardo pieno di ansia e sdegno di suo padre, e quando le tirò nuovamente fuori lo fece tenendo tra le mani un cucciolo di gatto nero e bianco, con due mucchietti di lunghi baffi che gli spuntavano ai lati del musetto, come delle antenne. 

Alya, incredula, si girò verso sua madre, che se ne stava vicino alla porta, insieme al professor Piton. - Mamma, guarda, un gatto… - Cinguettò, emozionata. - Posso davvero tenerlo? Per davvero davvero? -  

- Immagino che Severus non possa riportarlo indietro, quindi… presumo di sì. - Disse Mina, sorridendo alla bambina e poi a Piton. - Credo che ormai tu l’abbia proprio conquistata. Come facevi a sapere che lo voleva proprio così? - Domandò all’uomo. 

- Me lo ha detto lei. - Rispose Piton. 

Alya strinse il gattino, che protestò miagolando infastidito. - Questo è il miglior regalo di sempre! - Esclamò. - Grazie, signor professor Piton! - 

Sirius guardò sua figlia e subito percepì una dolorosa morsa afferrarlo per lo stomaco, come se un mostro gli fosse appena nato dentro e adesso gli attanagliasse le viscere con i suoi lunghi artigli taglienti. Piton le aveva regalato uno stramaledetto gatto, come poteva competere contro un gatto? Si ritrovò mentalmente a maledire Harry e quella sua idea di regalare ad Alya quell'inutile aggeggio tecnologico babbano con cui giocare, ma da fuori Sirius Black sembrava totalmente ed assolutamente stoico. 

- Come vuoi chiamarlo? - Chiese ad Alya, guardando il gattino tra le sue braccia. 

Alya il micio, cercando di capire quale nome gli si addicesse di più. A parte un pesce rosso di nome Marx (nome che, per giunta, aveva da sua madre), durato solo pochi mesi, non aveva avuto altri animali domestici. - Non lo so… - Mormorò, pensierosa. - Signor Piton, tu come lo chiameresti? - 

- Dalì. - Rispose Piton, dopo una alzata di spalle. 

- Dalì… - Ripeté Sirius, borbottando. - Che razza di nome è Dalì? - 

Piton gli rivolse uno sguardo glaciale. - Solo il nome di uno dei più famosi esponenti del surrealismo, Black, non mi aspetto che tu capisca. - Gli disse.  

- Effettivamente i suoi baffi sembrano davvero molto simili a quelli di Dalì. - Convenne Mina, guardando il gatto. - Che ne dici, Alya? - 

La bambina annuì. - Dalì mi piace. - Rispose, sorridendo contenta. 

Sirius avrebbe voluto mettersi ad urlare, afferrare la bacchetta e affatturare Piton, prima di cacciarlo quella casa a suon di schiantesimi, ma continuava a ripetersi di stare calmo, di comportarsi bene, anche se la voglia di fare qualcosa di molto stupido c’era eccome. 

- Adesso è meglio che io torni a Hogwarts. - Disse Piton, lanciandogli un ultimo sguardo compiaciuto, prima di voltarsi verso la porta. - Buon compleanno, Alya. Mina… - 

- Ti accompagno alla porta. - Si affrettò a dire lei, andandogli dietro. 

Sirius avrebbe voluto seguirli, non poteva di certo lasciarli da soli, ma Alya gli impedì di passare, mostrandogli, ancora sprizzante di gioia, il gatto. 

Mina, nel frattempo, aveva raggiunto l’ingresso insieme a Piton, che si era fermato sull’uscio, come in attesa che lei dicesse qualcosa. Si fissarono per una manciata di secondi interminabili e poi fu lui ad aprire bocca per primo: - Quindi tu e Black siete tornati insieme. - Disse, senza nessuna inflessione nella voce fredda. 

Mina annuì, guardandolo con uno strano sguardo crucciato. - So cosa pensi. - Asserì.  

- Non credo. - Ribatté lui, con un certo distacco. 

- Invece lo so. - Rimbeccò Mina. - Pensi che io stia facendo un grosso sbaglio. Credi che mi farà soffrire, che non è adatto alla persona che sono diventata, ma non è così. -  

- Il fatto che tu senta il bisogno di doverlo sottolineare mi fa pensare il contrario. - Disse Piton. - Ciao, Mina. - 

Le rivolse un ultimo penetrante e vuoto sguardo, poi Piton mise una mano sulla maniglia e spalancò la porta, uscendo da quella casa con il cuore che gli sanguinava a fiotti nel petto e la consapevolezza di aver perso, di nuovo. 

Mina lo guardò attraversare il vialetto con passo svelto, con il solito mantello nero che ondeggiava sulle sue spalle strette e poi, poco prima di arrivare al cancello, il suono della smaterializzazione spezzò il silenzio, e Severus Piton sparì davanti ai suoi occhi. 

Mentre guardava dritto davanti a sé, Mina si lasciò attraversare dalla strana sensazione di aver perso qualcosa di molto prezioso, chiuse la porta e si voltò, incontrando lo sguardo di Sirius, che la osservava dall’altra parte del corridoio. 

- Se ne è andato? - Domandò l’uomo. 

Mina annuì, e poi deglutì, accorgendosi che aveva la gola parecchio secca. - Sì, è andato via. - Rispose, avvicinandosi a lui. - Grazie, per non aver fatto niente di stupido. - 

Sirius alzò le spalle. - So che lui è importante per te, quindi non posso fare altro che accettare la cosa, no? - Le disse, talmente sicuro di ciò che aveva pronunciato che quasi si convinse da solo. 

Lei abbozzò un sorriso. - Sei stato comunque molto bravo, non me lo aspettavo. - Disse, annuendo. - Conoscendoti mi sarei aspettata di tornare in cucina e trovare Piton che levitava a qualche metro da terra, in nome dei vecchi tempi. - 

- Ti ricordo che eravate soprattutto tu e James ad avercela con lui. - Ribatté Sirius. 

- Ma tu ci davi manforte. - Rispose Mina. - A quei tempi avevo un motivo per odiarlo, lui sapeva di Remus per colpa tua e, nella mia testa di quindicenne, bullizzarlo era un buon metodo per fargli tenere la bocca chiusa. -  

- In realtà dicevi che alcune persone erano fatte apposta per essere trattate male e che Mocciosus era una di quelle. - 

- Ero proprio una persona di merda. - Sospirò Mina. 

Sirius alzò le spalle. - Io ti ho sempre trovata fantastica. - Le disse, avvicinandosi e lasciando un bacio sulle sue labbra. - Ti amo. - 

- Anche io. - Mormorò Mina. 



 
   
 
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