Ricapitolando…
Alicia
e Tatiana chiariscono; la seconda rivela un segreto del suo passato che
permette la riappacificazione.
Intanto
Lisbona è condotta, da chissà chi, al
nascondiglio dei Dalì…
“Lisbona”
– esclama, emozionata, Stoccolma correndole incontro,
liberandola della benda
sugli occhi.
Tutti
gli altri la circondano, aiutandola a svincolarsi dalle corde e la
rassicurano
di essere al sicuro, con i suoi amici.
“Muovetevi,
controllate i dintorni, magari troviamo chi l’ha lasciata
qui”- ordina
Palermo ai serbi che non esitano ad
eseguire.
“Non
ci credo! Cosa è successo? Pensavo volessero farmi del
male…” – ripete,
spaesata, la ex ispettrice.
“Non
sappiamo chi fossero quei tizi, non abbiamo visto i loro volti
perché sono
andati via in un battibaleno” – spiega Denver, mai
così contento di vedere la
compagna del Professore.
Confusa,
spiazzata, ma con il cuore a mille, la Murillo si accascia sulle
ginocchia,
liberandosi della tensione accumulata, specialmente nelle ultime ore, e
riceve
tutto l’affetto e la premura dei suoi compagni.
“Piangi,
piangi pure, amica! Ti può fare solo che bene”
– le sorride Monica,
stringendole una mano con forza.
Non
riesce a non sentirsi in forte sintonia con Raquel, che, proprio come
fece lei
due anni prima, cambiò fazione innamorandosi di un membro
della Banda.
Nessuno
come la Murillo può capire cosa significa essere da un lato,
avere una vita
impostata in una data maniera, e scoprire di trovarsi nel posto
sbagliato.
Le
due sorelle Sierra, intanto, rimaste all’interno
dell’abitazione, sono sedute,
una accanto all’altra, e si tengono per mano. Stanno
riscoprendo un affetto mai
assopitosi, e la rivelazione di Tatiana circa il passato doloroso
vissuto ai
tempi del Conservatorio, è stata la luce necessaria ad
Alicia per dare nuovo
ordine alle sue priorità di vita.
“Non
tocchiamo più quest’argomento, ti
supplico!” – la prega la minore, dopo averla
udita ripetere come mai non le chiese aiuto in quei giorni.
“Come
preferisci, sappi che adesso che abbiamo chiarito, non ci
separerà niente e
nessuno”
“Se
non fosse stato per Berlino, il fratello di Sergio, non so che fine
avrei
fatto. Perciò, Alicia, fidati… il professore non
è il cattivo della storia. E non
ha nulla a che fare con la morte di Anita”
“Già,
comincio a capirlo…” – aggiunge la
maggiore, amareggiata per i precedenti
avvenimenti che l’hanno vista fronteggiare vergognosamente la
banda del
Marquina.
In
quei minuti, il vociare della banda, di rientro in casa, le zittisce.
Le
due ex ispettrici, di trovano una di fronte all’altra.
La
Sierra si mette in piedi pronta ad un confronto, per quanto possibile,
pacifico. L’ha promesso a sua sorella. Nessuna ulteriore
tensione…prima
risolvono la questione, prima lasceranno Madrid, prima ricominceranno a
vivere
sul serio.
“Cosa
ci fai tu qui?” – domanda lecita da parte della
Murillo.
“Ciao
Raquel, è bello rivederti”
Lisbona,
però, non abbassa la guardia, e continua a fissare stranita
la vecchia amica.
Gli
occhi perplessi della donna si posano immediatamente sui compagni.
È Palermo a
darle spiegazioni – “E’ dei nostri, per
il momento”
“Dei
nostri? Scherzate?” – replica lei.
“Sotterriamo
l’ascia di guerra…temporaneamente… ti
va?”
Alicia
le porge la mano, attendendo di sigillare la tregua.
“L’ultima
volta che abbiamo contrattato un armistizio, Nairobi è stata
sparata…ed io ero
costretta nella tenda e ricattata da te! Sei poco credibile”
Precisa
Raquel.
“Ascolta”
– precisa la Sierra, avanzando verso la ex collega
– “Avrei potuto denunciarvi,
mandare qui una volante della polizia, contattare quella merda di
Tamayo…non
l’ho fatto”
“Beh,
questo perché, ti ricordo…sei ricercata anche
tu” - commenta Lisbona.
“Amica
mia, per favore, evita discussioni. Ce ne sono state già in
abbondanza.
Mettiamoci all’opera e salviamo Sergio” –
la supplica Palermo, intervenendo per
porre fine al confronto.
“Martin
ha ragione” – aggiunge Tatiana –
“Stiamo perdendo solo del tempo utile”
Sapere
l’uomo che ama in pericolo è la sola motivazione
che spinge la neoarrivata a cedere.
“Va
bene, sia chiara una cosa però” –
precisa – “Una mossa sbagliata e vedrai di
cosa sono davvero capace”
Il
tono deciso, freddo, quasi minaccioso, della donna del professore
spiazza
tutti.
Poi,
decisa a sorvolare sulla presenza della collega, Lisbona chiede dei
pezzi
mancanti.
“Come
sta Nairobi?”
“E’
con Tokyo. Era molto scossa sapendo qui la Sierra”
– spiega Stoccolma.
“Immagino,
ha le sue buone motivazioni”
“Come
ci muoviamo? Ora che tu sei qui, il solo da liberare è il
Prof” – aggiunge Rio.
“Innanzitutto
vorrei capire chi è stato a condurmi qui, offrendomi la
salvezza”
“Forse
Sergio aveva qualche carta nella manica” – sostiene
Denver.
“Non
vorrei fosse una tattica del nemico” – è
il timore di Helsinki.
“In
che senso?” – domanda, confusa, Manila.
“Se
avessero fatto credere noi che Lisbona salva ma si organizzano per
arrivare qui
e catturarci tutti?”
“No,
dubito! Prieto e Tamayo non sono così svegli”
– interviene Alicia, avanzando
verso il gruppo, con le braccia conserte e l’aria pensierosa.
“La
mente astuta della polizia ero io, non quei due rammolliti. Penso,
piuttosto,
ci sia un traditore tra loro”
“Antoñanzas?”
– avanza la sua idea Marsiglia.
La
Sierra scuote il capo, poi punta gli occhi su Raquel –
“Forse ho capito chi
potrebbe aver architettato un piano perfetto, regalandoti la
libertà”
“Chi?”
– chiede Stoccolma.
“Pensaci
bene” – dice la rossa, rivolgendosi proprio alla
Murillo – “Tra quella gente,
c’è qualcuno che tiene a te, probabilmente troppo,
che sarebbe pronto a
offrirti la salvezza andando contro il suo distintivo”
“No,
non può essere” – esclama la donna del
professore, intuendo il soggetto in
questione.
“Si
può sapere di chi parlate?” – sbotta
Denver.
“Angel!”
– risponde Lisbona, osservando Alicia annuire, decisa.
“Cazzo,
non farebbe una piega. Lui è così innamorato al
punto tale da mandare a puttane
il lavoro della polizia!” – Palermo è
convinto della teoria della Sierra e l’appoggia
a pieno.
“Beh…appurato
ciò, come ci muoviamo adesso?” –
aggiunge Rio, voglioso di chiudere quanto
prima la vicenda, fissando, rancoroso, la ispettrice che l’ha
torturato per
mesi.
“Se
Angel li ha traditi una volta, per tutelare Raquel, potrebbe farlo di
nuovo.
Mettersi in contatto con lui, portarlo dalla nostra parte, e che agisca
da spia
può tornarci utile” – riflette la Sierra
ad alta voce.
“Mission
impossible, allora!” – esclama, rassegnato, Denver,
consapevole che è realmente
una soluzione inattuabile.
“Va’
trovato il giusto escamotage…” –
riflette Alicia ad alta voce.
Lisbona
osserva la ex collega totalmente concentrata sulle mosse da compiere
che
capisce quanto il suo intervento possa essere rilevante.
“Alicia
ha ragione, diamoci una mossa. Entro 24 ore voglio essere su una nave,
diretta
verso la salvezza… e con Sergio al mio fianco!”
– conclude Lisbona, prendendo
definitivamente il controllo della situazione, sotto lo sguardo
compiaciuto di
Sierra che sente riconosciuto il suo operato da quella che tempo
addietro era
una sua amica.
Sotterrata
l’ascia di guerra, le due ex ispettrici sono pronte a
collaborare.
Ma
c’è qualcuno, decisamente giù di tono,
che non riesce a rilassarsi e riunirsi
con il gruppo.
Nairobi
si è isolata, con Tokyo, nel cucinino e, assieme
all’amica, ha sbollito la
rabbia.
Accettare
la presenza tra i Dalì di chi ha tentato di eliminarla, di
chi ha recato male a
Rio, di chi ha usato Axel per i propri scopi, di chi ha minacciato e
torturato
il Professore, di chi le ha sbattuto in faccia la vicenda di German,
è
decisamente difficile per lei.
E
Silene è dello stesso parere.
“Costringerci
a collaborare, ad agire fianco a fianco ad Alicia, è una
vera e propria beffa.
Non so se ridere o meno di questo” – commenta la
Olivera.
“Passo
sopra la faccenda del mio ex, nonché suo defunto marito,
però… non posso
tollerare, non riesco a farlo, è più forte di me,
che abbia sfruttato un
bambino per ferirmi e vendicarsi”
“Palermo
è il capo, al momento. Non c’è neanche
Raquel che, probabilmente, ci potrebbe
spalleggiare…cosa facciamo? Un ennesimo colpo di
Stato?” – chiede Tokyo alla
gitana.
“Direi
anche basta. Non ho neanche le forze per reagire. Né
fisicamente, né
emotivamente” – sostiene Agata, volgendo gli occhi
alla finestra aperta.
Punta
lo sguardo sull’esterno, un paesaggio incontaminato, bello,
pulito, che
alleggerisce la sua anima.
Ripensa
a quando, per la prima volta, portò il piccolo Axel in una
campagna poco
distante il loro barrio. Il piccolo, di appena un anno, era euforico di
fronte
a tanto verde.
Una
lacrima scivola, involontariamente, lungo la guancia della zingara.
“Che
ti prende? Non piangere per Sierra, non ne vale la pena”
– Silene si accorge
subito di tale dettaglio e, senza esitare, si inginocchia di fronte
all’amica, seduta
a sua volta su una vecchia sedia di paglia. Le prende le mani e le
avvolge alle
sue.
“Forse
ho la soluzione al nostro problema, sorella mia” –
le dice poi – “Mostrarci
forti, e decisamente menefreghiste nei confronti di chi vuole solo
farci male,
è l’arma vincente. Se diamo l’idea che
la sua presenza non ci tocca
minimamente, lei capirà che qualsiasi cosa farà o
dirà sarà di scarso valore.
La nostra forza sarà la sua debolezza. Pensa a cosa
starà passando Rio in
questo momento. È un esempio di tempra da imitare. Facciamo
come lui”
Nairobi
sorride di fronte alla saggezza di Tokyo – “Hai
ragione. Faremo così. Ma tu, ti
prego, restami accanto. Se mi vedi tentennare e cedere,
sorreggimi…”
“Non
ti lascerò, amica! MAI”
Si
abbracciano, lasciando andare il rancore. Eppure nella memoria della
gitana
scorrono ancora quei ricordi di una giornata in campagna. E la vocina
di Axel,
talmente dolce e innocente, che riecheggia nelle sue orecchie
è struggente.
Proprio
in tale istante scoppia a piangere, stringendo a sé, con
forza, il corpo esile
della compagna d’avventura.
E
Silene non parla, si limita ad essere la sua spalla.
Mentre
singhiozza, la Jimenez libera il cuore dal peso dei ricordi –
“Era un luogo
come questo… era un paradiso dove saremmo potuti rimanere a
vita…”
“Di
cosa parli?”
“Ho
intenzione di prendermi il mio bambino e vivere in un posto lontano dal
caos
della città, lontano da ogni pericolo, immerso nel verde, in
un paesaggio come
questo che vedo dalla finestra…” – le
indica la campagna adiacente all’abitazione
in cui si trovano.
“Sicura?
Qui, le possibilità sono scarse…”
“Possibilità
per cosa? a me basta essere felice, avere accanto chi amo, e goderne a
pieno.
Tutto il resto è secondario”
In
tale istante, dei passi ben riconoscibili all’orecchio di
Agata, interrompono
la conversazione.
Le
due si voltano.
“Bogotà”
– esclama la gitana, asciugandosi il viso bagnato di lacrime.
Il
saldatore, affranto nel vederla tanto triste, le si avvicina e si
sostituisce a
Tokyo.
La
giovane, infatti, dà modo alla coppia di sostenersi in
intimità.
Lascia
la cucina e si riunisce ai Dalì.
I
due innamorati, invece, non hanno bisogno di parlare. I loro occhi
comunicano
in silenzio.
“Scommetto
che Sierra non ha esitato a ferirti, rivelandoti di German,
vero?” – Nairobi
intuisce subito, dallo sguardo spento del saldatore, che qualcosa lo ha
turbato
oltremodo.
“Mi
capisci al volo, ormai”
“Funziona
così tra anime gemelle, sai?” – precisa
lei, guardandolo con la solita
dolcezza.
Lui
ricambia con una carezza delicata e un successivo bacio a stampo.
“Come
ti senti?” – le domanda, già conscio
della risposta.
“Adesso
va meglio”
“Quanto
durerà?”
“Cosa?”
“Questo
tuo “stare meglio!”… scommetto che
appena ti ritrovi faccia a faccia con
Alicia, potresti ripiombare nella disperazione”
“Non
ci voglio pensare più. Mi mostrerò forte,
l’ho sempre fatto. Adesso ho ceduto
perché è stato toccato il mio punto debole.
Però, è da tutta la vita che mostro
il mio essere leonessa, nonostante, spesso, morissi dentro. Lo
farò anche ora!”
“Fingere
non ti farà stare meglio, amore mio” –
amareggiato nel dirglielo, Bogotà non
esita a farlo.
“Lo
so, ma ho poche scelte. Anche Rio soffre della presenza della
ispettrice. Quel
ragazzo ha patito le peggiori torture, eppure adesso è
lì… tra gli altri, e
partecipa al piano… sapendo Alicia a pochi passi. Ho molto
da apprendere dal
suo coraggio. Farò esattamente come lui”
– ricordandosi di quanto consigliato
da Tokyo, Nairobi fa sua quella stessa tesi.
Ciò
riesce a convincere il suo compagno della volontà di non
ritrarsi, di non
abbandonarsi al dolore.
Certo,
soffrirà…ma fingerà di non farlo!
“Non
esiste arma migliore dell’indifferenza” –
continua a spiegare.
“Sei
la persona più in gamba che abbia mai conosciuto in vita
mia, Nairo”
La
gitana ha proprio bisogno di quella dose di autostima e in risposta lo
bacia di
nuovo, approfondendo quel semplice sfiorarsi di labbra come solo lei sa
fare.
“Stavolta
non c’è pericolo che l’ascensore esploda
o si blocchi… potrei continuare a
baciarti fino a perdere il respiro” – confessa
Bogotà, arrossendo.
“E
allora fallo” – continua Nairobi, tirandolo a se,
assaporando ogni sensazione
del suo corpo, al massimo livello.
È
la voce di Raquel, ben udibile dai corridoi, a interrompere quella
magia.
“Aspetta…”
– si blocca Agata – “..ma questa
è…?”
“Già!
Non te l’ho detto ma… Lisbona è salva
ed è qui con noi”
Quella
rivelazione è finalmente una notizia buona che tranquillizza
la Jimenez.
“Con
lei qui, Sierra ha poco spazio. Andiamo, voglio salutarla. Mai come in
questo
momento sento che la sua presenza è essenziale al mio
benessere” – preso per
mano il compagno, si accinge ad uscire per raggiungere i
Dalì.
“Ti
amo” – sussurra l’uomo, per farle forza,
quando sono a pochi passi dal gruppo.
“Nairo”
– esclama la fidanzata del Professore, riconoscendo la gitana.
Tutti
si voltano verso Nairobi che, lentamente, si avvicina, ignorando
volutamente
Alicia Sierra, posta proprio di fianco a Raquel.
“So
quanto è dura per te, e te ne sono grata. Sei qui,
nonostante tutto, per il
bene di Sergio”
“Lui
mi ha regalato una nuova vita. Gli devo ogni briciolo di ritrovata
felicità” –
confessa Agata – “E poi…siamo una
famiglia. E la famiglia non si abbandona!”
“Mai”
– risponde commossa la Murillo.
L’abbraccio
tra le due donne è sigillato da un applauso del gruppo,
inclusa Tatiana
emozionata.
Alicia,
invece, non proferisce parola.
Approfittando
della scarsa considerazione nei suoi riguardi, si allontana.
Raggiunge
l’esterno dell’abitazione, standosene da sola con i
suoi numerosi pensieri.
Quanto
della sua vita è cambiato nelle ultime ore.
Dalla
rapina, al tradimento dei suoi collaboratori, al parto, alla ritrovata
sorella
di cui ha scoperto un passato orribile, e ora… ora
è con i Dalì…con i nemici
numero uno.
Nemici
divenuti nel giro di poco i perfetti alleati per la sua rinascita.
“Cosa
fai qui?” – le chiede una voce alle sue spalle,
comparsa all’improvviso.
“Tati,
torna dentro con gli altri. Hanno bisogno di te” –
le risponde, concentrata ad
ammirare la bellezza e il canto della natura circostante.
“Hanno
bisogno anche di te!” – precisa la seconda delle
Sierra.
Quell’affermazione
fa ridere la grande, che fatica a condividere tale parere.
“Sono
stata una merda con tutta quella gente!” – confessa
la ex ispettrice,
amareggiata, riconoscendo la responsabilità di quanto
accaduto – “Come
potrebbero avere bisogno di me”
“Ehi,
non dirmi che ti stai tirando indietro? perché? Fino a poco
fa eri spalla a
spalla con Lisbona!”
“Ho
visto il viso di Nairobi. Con quanta indifferenza mi ha trattata. E la
rabbia
di Rio. Il disprezzo di Tokyo e Bogotà…
percepisco tutto ciò. Ma non voglio
giustificarmi, sono cosciente che me lo merito”
“Sorellina,
non temere. Stai tornando la Alicia di un tempo. Quella di qualche ora
fa, non
avrebbe mai riconosciuto di avere delle colpe. Sii fiduciosa. Io sono
qui e ti
darò una mano. Ma un primo passo è quello di
chiedere perdono. Loro adesso ti
vedono come la cattiva. Dà prova che stai cambiando. Apri il
tuo cuore ai Dalì
e mostragli quanto di bello hai da offrire”
“Non
ho nulla di bello dentro. Sono una figlia di puttana che non ha esitato
a
torturare, a sparare sfruttando debolezze degli avversari. Quale mostro
arriverebbe addirittura ad abbandonare il sangue del suo
sangue?”
Il
richiamo alla piccola Anita è un segnale positivo per
Tatiana. Finalmente
Alicia riconosce la presenza della neonata nella sua vita.
“Devi
perdonare te stessa e per farlo bisogna prima chiedere perdono a chi lo
merita.
Per quanto riguarda Anita, stai tranquilla. Quella bambina
conoscerà il lato
bello della sua mamma quanto prima! Avrai modo di redimerti anche con
lei”
“L’ho
abbandonata. Antoñanzas l’ha consegnata a non so
chi. Non ho voluto saperlo,
per me era un peso di cui liberarmi”
“Io
ho i miei giri, sorellina! Anita tornerà tra noi. Presto la
riabbraccerai. Adesso,
però, torniamo dentro. Bisogna salvare il professore. Questo
è il primo segnale
che dimostrerà ai Dalì le tue buone
intenzioni” – le porge una mano ed Alicia,
forte della vicinanza della consanguinea, la afferra camminando fianco
a fianco
fino a raggiungere il gruppo.