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Autore: Ivy001    21/05/2022    1 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricapitolando…

Alicia e Tatiana chiariscono; la seconda rivela un segreto del suo passato che permette la riappacificazione.

Intanto Lisbona è condotta, da chissà chi, al nascondiglio dei Dalì…

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Vedere Raquel Murillo, sana e salva, finalmente tra loro, come fosse un miracolo, è, per i Dalì, la speranza di poter vincere quella che è, a tutti gli effetti, una guerra.

“Lisbona” – esclama, emozionata, Stoccolma correndole incontro, liberandola della benda sugli occhi.

Tutti gli altri la circondano, aiutandola a svincolarsi dalle corde e la rassicurano di essere al sicuro, con i suoi amici.

“Muovetevi, controllate i dintorni, magari troviamo chi l’ha lasciata qui”-  ordina Palermo ai serbi che non esitano ad eseguire.

“Non ci credo! Cosa è successo? Pensavo volessero farmi del male…” – ripete, spaesata, la ex ispettrice.

“Non sappiamo chi fossero quei tizi, non abbiamo visto i loro volti perché sono andati via in un battibaleno” – spiega Denver, mai così contento di vedere la compagna del Professore.

Confusa, spiazzata, ma con il cuore a mille, la Murillo si accascia sulle ginocchia, liberandosi della tensione accumulata, specialmente nelle ultime ore, e riceve tutto l’affetto e la premura dei suoi compagni.

“Piangi, piangi pure, amica! Ti può fare solo che bene” – le sorride Monica, stringendole una mano con forza.

Non riesce a non sentirsi in forte sintonia con Raquel, che, proprio come fece lei due anni prima, cambiò fazione innamorandosi di un membro della Banda.

Nessuno come la Murillo può capire cosa significa essere da un lato, avere una vita impostata in una data maniera, e scoprire di trovarsi nel posto sbagliato.

 

Le due sorelle Sierra, intanto, rimaste all’interno dell’abitazione, sono sedute, una accanto all’altra, e si tengono per mano. Stanno riscoprendo un affetto mai assopitosi, e la rivelazione di Tatiana circa il passato doloroso vissuto ai tempi del Conservatorio, è stata la luce necessaria ad Alicia per dare nuovo ordine alle sue priorità di vita.

“Non tocchiamo più quest’argomento, ti supplico!” – la prega la minore, dopo averla udita ripetere come mai non le chiese aiuto in quei giorni.

“Come preferisci, sappi che adesso che abbiamo chiarito, non ci separerà niente e nessuno”

“Se non fosse stato per Berlino, il fratello di Sergio, non so che fine avrei fatto. Perciò, Alicia, fidati… il professore non è il cattivo della storia. E non ha nulla a che fare con la morte di Anita”

“Già, comincio a capirlo…” – aggiunge la maggiore, amareggiata per i precedenti avvenimenti che l’hanno vista fronteggiare vergognosamente la banda del Marquina.

In quei minuti, il vociare della banda, di rientro in casa, le zittisce.

Le due ex ispettrici, di trovano una di fronte all’altra.

La Sierra si mette in piedi pronta ad un confronto, per quanto possibile, pacifico. L’ha promesso a sua sorella. Nessuna ulteriore tensione…prima risolvono la questione, prima lasceranno Madrid, prima ricominceranno a vivere sul serio.

“Cosa ci fai tu qui?” – domanda lecita da parte della Murillo.

“Ciao Raquel, è bello rivederti”

Lisbona, però, non abbassa la guardia, e continua a fissare stranita la vecchia amica.

Gli occhi perplessi della donna si posano immediatamente sui compagni. È Palermo a darle spiegazioni – “E’ dei nostri, per il momento”

“Dei nostri? Scherzate?” – replica lei.

“Sotterriamo l’ascia di guerra…temporaneamente… ti va?”

Alicia le porge la mano, attendendo di sigillare la tregua.

“L’ultima volta che abbiamo contrattato un armistizio, Nairobi è stata sparata…ed io ero costretta nella tenda e ricattata da te! Sei poco credibile”

Precisa Raquel.

“Ascolta” – precisa la Sierra, avanzando verso la ex collega – “Avrei potuto denunciarvi, mandare qui una volante della polizia, contattare quella merda di Tamayo…non l’ho fatto”

“Beh, questo perché, ti ricordo…sei ricercata anche tu” - commenta Lisbona.

“Amica mia, per favore, evita discussioni. Ce ne sono state già in abbondanza. Mettiamoci all’opera e salviamo Sergio” – la supplica Palermo, intervenendo per porre fine al confronto.

“Martin ha ragione” – aggiunge Tatiana – “Stiamo perdendo solo del tempo utile”

Sapere l’uomo che ama in pericolo è la sola motivazione che spinge la neoarrivata a cedere.

“Va bene, sia chiara una cosa però” – precisa – “Una mossa sbagliata e vedrai di cosa sono davvero capace”

Il tono deciso, freddo, quasi minaccioso, della donna del professore spiazza tutti.

Poi, decisa a sorvolare sulla presenza della collega, Lisbona chiede dei pezzi mancanti.

“Come sta Nairobi?”

“E’ con Tokyo. Era molto scossa sapendo qui la Sierra” – spiega Stoccolma.

“Immagino, ha le sue buone motivazioni”

“Come ci muoviamo? Ora che tu sei qui, il solo da liberare è il Prof” – aggiunge Rio.

“Innanzitutto vorrei capire chi è stato a condurmi qui, offrendomi la salvezza”

“Forse Sergio aveva qualche carta nella manica” – sostiene Denver.

“Non vorrei fosse una tattica del nemico” – è il timore di Helsinki.

“In che senso?” – domanda, confusa, Manila.

“Se avessero fatto credere noi che Lisbona salva ma si organizzano per arrivare qui e catturarci tutti?”

“No, dubito! Prieto e Tamayo non sono così svegli” – interviene Alicia, avanzando verso il gruppo, con le braccia conserte e l’aria pensierosa.

“La mente astuta della polizia ero io, non quei due rammolliti. Penso, piuttosto, ci sia un traditore tra loro”

“Antoñanzas?” – avanza la sua idea Marsiglia.

La Sierra scuote il capo, poi punta gli occhi su Raquel – “Forse ho capito chi potrebbe aver architettato un piano perfetto, regalandoti la libertà”

“Chi?” – chiede Stoccolma.

“Pensaci bene” – dice la rossa, rivolgendosi proprio alla Murillo – “Tra quella gente, c’è qualcuno che tiene a te, probabilmente troppo, che sarebbe pronto a offrirti la salvezza andando contro il suo distintivo”

“No, non può essere” – esclama la donna del professore, intuendo il soggetto in questione.

“Si può sapere di chi parlate?” – sbotta Denver.

“Angel!” – risponde Lisbona, osservando Alicia annuire, decisa.

“Cazzo, non farebbe una piega. Lui è così innamorato al punto tale da mandare a puttane il lavoro della polizia!” – Palermo è convinto della teoria della Sierra e l’appoggia a pieno.

“Beh…appurato ciò, come ci muoviamo adesso?” – aggiunge Rio, voglioso di chiudere quanto prima la vicenda, fissando, rancoroso, la ispettrice che l’ha torturato per mesi.

“Se Angel li ha traditi una volta, per tutelare Raquel, potrebbe farlo di nuovo. Mettersi in contatto con lui, portarlo dalla nostra parte, e che agisca da spia può tornarci utile” – riflette la Sierra ad alta voce.

“Mission impossible, allora!” – esclama, rassegnato, Denver, consapevole che è realmente una soluzione inattuabile.

“Va’ trovato il giusto escamotage…” – riflette Alicia ad alta voce.

Lisbona osserva la ex collega totalmente concentrata sulle mosse da compiere che capisce quanto il suo intervento possa essere rilevante.

“Alicia ha ragione, diamoci una mossa. Entro 24 ore voglio essere su una nave, diretta verso la salvezza… e con Sergio al mio fianco!” – conclude Lisbona, prendendo definitivamente il controllo della situazione, sotto lo sguardo compiaciuto di Sierra che sente riconosciuto il suo operato da quella che tempo addietro era una sua amica.

Sotterrata l’ascia di guerra, le due ex ispettrici sono pronte a collaborare.

Ma c’è qualcuno, decisamente giù di tono, che non riesce a rilassarsi e riunirsi con il gruppo.

Nairobi si è isolata, con Tokyo, nel cucinino e, assieme all’amica, ha sbollito la rabbia.

Accettare la presenza tra i Dalì di chi ha tentato di eliminarla, di chi ha recato male a Rio, di chi ha usato Axel per i propri scopi, di chi ha minacciato e torturato il Professore, di chi le ha sbattuto in faccia la vicenda di German, è decisamente difficile per lei.

E Silene è dello stesso parere.

“Costringerci a collaborare, ad agire fianco a fianco ad Alicia, è una vera e propria beffa. Non so se ridere o meno di questo” – commenta la Olivera.

“Passo sopra la faccenda del mio ex, nonché suo defunto marito, però… non posso tollerare, non riesco a farlo, è più forte di me, che abbia sfruttato un bambino per ferirmi e vendicarsi”

“Palermo è il capo, al momento. Non c’è neanche Raquel che, probabilmente, ci potrebbe spalleggiare…cosa facciamo? Un ennesimo colpo di Stato?” – chiede Tokyo alla gitana.

“Direi anche basta. Non ho neanche le forze per reagire. Né fisicamente, né emotivamente” – sostiene Agata, volgendo gli occhi alla finestra aperta.

Punta lo sguardo sull’esterno, un paesaggio incontaminato, bello, pulito, che alleggerisce la sua anima.

Ripensa a quando, per la prima volta, portò il piccolo Axel in una campagna poco distante il loro barrio. Il piccolo, di appena un anno, era euforico di fronte a tanto verde.

Una lacrima scivola, involontariamente, lungo la guancia della zingara.

“Che ti prende? Non piangere per Sierra, non ne vale la pena” – Silene si accorge subito di tale dettaglio e, senza esitare, si inginocchia di fronte all’amica, seduta a sua volta su una vecchia sedia di paglia. Le prende le mani e le avvolge alle sue.

“Forse ho la soluzione al nostro problema, sorella mia” – le dice poi – “Mostrarci forti, e decisamente menefreghiste nei confronti di chi vuole solo farci male, è l’arma vincente. Se diamo l’idea che la sua presenza non ci tocca minimamente, lei capirà che qualsiasi cosa farà o dirà sarà di scarso valore. La nostra forza sarà la sua debolezza. Pensa a cosa starà passando Rio in questo momento. È un esempio di tempra da imitare. Facciamo come lui”

Nairobi sorride di fronte alla saggezza di Tokyo – “Hai ragione. Faremo così. Ma tu, ti prego, restami accanto. Se mi vedi tentennare e cedere, sorreggimi…”

“Non ti lascerò, amica! MAI”

Si abbracciano, lasciando andare il rancore. Eppure nella memoria della gitana scorrono ancora quei ricordi di una giornata in campagna. E la vocina di Axel, talmente dolce e innocente, che riecheggia nelle sue orecchie è struggente.

Proprio in tale istante scoppia a piangere, stringendo a sé, con forza, il corpo esile della compagna d’avventura.

E Silene non parla, si limita ad essere la sua spalla.

Mentre singhiozza, la Jimenez libera il cuore dal peso dei ricordi – “Era un luogo come questo… era un paradiso dove saremmo potuti rimanere a vita…”

“Di cosa parli?”

“Ho intenzione di prendermi il mio bambino e vivere in un posto lontano dal caos della città, lontano da ogni pericolo, immerso nel verde, in un paesaggio come questo che vedo dalla finestra…” – le indica la campagna adiacente all’abitazione in cui si trovano.

“Sicura? Qui, le possibilità sono scarse…”

“Possibilità per cosa? a me basta essere felice, avere accanto chi amo, e goderne a pieno. Tutto il resto è secondario”

In tale istante, dei passi ben riconoscibili all’orecchio di Agata, interrompono la conversazione.

Le due si voltano.

“Bogotà” – esclama la gitana, asciugandosi il viso bagnato di lacrime.

Il saldatore, affranto nel vederla tanto triste, le si avvicina e si sostituisce a Tokyo.

La giovane, infatti, dà modo alla coppia di sostenersi in intimità.

Lascia la cucina e si riunisce ai Dalì.

I due innamorati, invece, non hanno bisogno di parlare. I loro occhi comunicano in silenzio.

“Scommetto che Sierra non ha esitato a ferirti, rivelandoti di German, vero?” – Nairobi intuisce subito, dallo sguardo spento del saldatore, che qualcosa lo ha turbato oltremodo.

“Mi capisci al volo, ormai”

“Funziona così tra anime gemelle, sai?” – precisa lei, guardandolo con la solita dolcezza.

Lui ricambia con una carezza delicata e un successivo bacio a stampo.

“Come ti senti?” – le domanda, già conscio della risposta.

“Adesso va meglio”

“Quanto durerà?”

“Cosa?”

“Questo tuo “stare meglio!”… scommetto che appena ti ritrovi faccia a faccia con Alicia, potresti ripiombare nella disperazione”

“Non ci voglio pensare più. Mi mostrerò forte, l’ho sempre fatto. Adesso ho ceduto perché è stato toccato il mio punto debole. Però, è da tutta la vita che mostro il mio essere leonessa, nonostante, spesso, morissi dentro. Lo farò anche ora!”

“Fingere non ti farà stare meglio, amore mio” – amareggiato nel dirglielo, Bogotà non esita a farlo.

“Lo so, ma ho poche scelte. Anche Rio soffre della presenza della ispettrice. Quel ragazzo ha patito le peggiori torture, eppure adesso è lì… tra gli altri, e partecipa al piano… sapendo Alicia a pochi passi. Ho molto da apprendere dal suo coraggio. Farò esattamente come lui” – ricordandosi di quanto consigliato da Tokyo, Nairobi fa sua quella stessa tesi.

Ciò riesce a convincere il suo compagno della volontà di non ritrarsi, di non abbandonarsi al dolore.

Certo, soffrirà…ma fingerà di non farlo!

“Non esiste arma migliore dell’indifferenza” – continua a spiegare.

“Sei la persona più in gamba che abbia mai conosciuto in vita mia, Nairo”

La gitana ha proprio bisogno di quella dose di autostima e in risposta lo bacia di nuovo, approfondendo quel semplice sfiorarsi di labbra come solo lei sa fare.

“Stavolta non c’è pericolo che l’ascensore esploda o si blocchi… potrei continuare a baciarti fino a perdere il respiro” – confessa Bogotà, arrossendo.

“E allora fallo” – continua Nairobi, tirandolo a se, assaporando ogni sensazione del suo corpo, al massimo livello.

È la voce di Raquel, ben udibile dai corridoi, a interrompere quella magia.

“Aspetta…” – si blocca Agata – “..ma questa è…?”

“Già! Non te l’ho detto ma… Lisbona è salva ed è qui con noi”

Quella rivelazione è finalmente una notizia buona che tranquillizza la Jimenez.

“Con lei qui, Sierra ha poco spazio. Andiamo, voglio salutarla. Mai come in questo momento sento che la sua presenza è essenziale al mio benessere” – preso per mano il compagno, si accinge ad uscire per raggiungere i Dalì.

“Ti amo” – sussurra l’uomo, per farle forza, quando sono a pochi passi dal gruppo.

“Nairo” – esclama la fidanzata del Professore, riconoscendo la gitana.

Tutti si voltano verso Nairobi che, lentamente, si avvicina, ignorando volutamente Alicia Sierra, posta proprio di fianco a Raquel.

“So quanto è dura per te, e te ne sono grata. Sei qui, nonostante tutto, per il bene di Sergio”

“Lui mi ha regalato una nuova vita. Gli devo ogni briciolo di ritrovata felicità” – confessa Agata – “E poi…siamo una famiglia. E la famiglia non si abbandona!”

“Mai” – risponde commossa la Murillo.

L’abbraccio tra le due donne è sigillato da un applauso del gruppo, inclusa Tatiana emozionata.

Alicia, invece, non proferisce parola.

Approfittando della scarsa considerazione nei suoi riguardi, si allontana.

Raggiunge l’esterno dell’abitazione, standosene da sola con i suoi numerosi pensieri.

Quanto della sua vita è cambiato nelle ultime ore.

Dalla rapina, al tradimento dei suoi collaboratori, al parto, alla ritrovata sorella di cui ha scoperto un passato orribile, e ora… ora è con i Dalì…con i nemici numero uno.

Nemici divenuti nel giro di poco i perfetti alleati per la sua rinascita.

“Cosa fai qui?” – le chiede una voce alle sue spalle, comparsa all’improvviso.

“Tati, torna dentro con gli altri. Hanno bisogno di te” – le risponde, concentrata ad ammirare la bellezza e il canto della natura circostante.

“Hanno bisogno anche di te!” – precisa la seconda delle Sierra.

Quell’affermazione fa ridere la grande, che fatica a condividere tale parere.

“Sono stata una merda con tutta quella gente!” – confessa la ex ispettrice, amareggiata, riconoscendo la responsabilità di quanto accaduto – “Come potrebbero avere bisogno di me”

“Ehi, non dirmi che ti stai tirando indietro? perché? Fino a poco fa eri spalla a spalla con Lisbona!”

“Ho visto il viso di Nairobi. Con quanta indifferenza mi ha trattata. E la rabbia di Rio. Il disprezzo di Tokyo e Bogotà… percepisco tutto ciò. Ma non voglio giustificarmi, sono cosciente che me lo merito”

“Sorellina, non temere. Stai tornando la Alicia di un tempo. Quella di qualche ora fa, non avrebbe mai riconosciuto di avere delle colpe. Sii fiduciosa. Io sono qui e ti darò una mano. Ma un primo passo è quello di chiedere perdono. Loro adesso ti vedono come la cattiva. Dà prova che stai cambiando. Apri il tuo cuore ai Dalì e mostragli quanto di bello hai da offrire”

“Non ho nulla di bello dentro. Sono una figlia di puttana che non ha esitato a torturare, a sparare sfruttando debolezze degli avversari. Quale mostro arriverebbe addirittura ad abbandonare il sangue del suo sangue?”

Il richiamo alla piccola Anita è un segnale positivo per Tatiana. Finalmente Alicia riconosce la presenza della neonata nella sua vita.

“Devi perdonare te stessa e per farlo bisogna prima chiedere perdono a chi lo merita. Per quanto riguarda Anita, stai tranquilla. Quella bambina conoscerà il lato bello della sua mamma quanto prima! Avrai modo di redimerti anche con lei”

“L’ho abbandonata. Antoñanzas l’ha consegnata a non so chi. Non ho voluto saperlo, per me era un peso di cui liberarmi”

“Io ho i miei giri, sorellina! Anita tornerà tra noi. Presto la riabbraccerai. Adesso, però, torniamo dentro. Bisogna salvare il professore. Questo è il primo segnale che dimostrerà ai Dalì le tue buone intenzioni” – le porge una mano ed Alicia, forte della vicinanza della consanguinea, la afferra camminando fianco a fianco fino a raggiungere il gruppo.

 

   
 
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