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Autore: Abby_da_Edoras    23/05/2022    4 recensioni
Eccomi qua con la nuova long fic ispirata alla serie TV "Vikings"! In realtà ormai la serie TV si è conclusa e io ho già dato la mia versione della storia (l'unica e la sola secondo me! XD), ma non potevo proprio separarmi dai miei personaggi, Ivar, Aethelred, Hvitserk, Bjorn e tutti gli altri, e così ho deciso di scrivere una nuova storia che non so neanche dove mi porterà, ispirandomi a varie storie (Vikings: Valhalla prima di tutto, ma anche altre serie TV e film). La storia inizia proprio dove si concludeva Mission impossible: i Norreni sono tornati a Kattegat dopo aver ottenuto da Re Alfred nuove terre e ora ci saranno decisioni da prendere, scelte da fare e ovviamente nuovi avversari da affrontare... oltre a qualche personaggio nuovo!
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e spero che la nuova storia potrà piacere a chi ha letto le altre.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori delle serie TV "Vikings" e "Vikings: Valhalla".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 3: Silence between the words

 

Was I not there when I told I needed you
And you told me we're through?
And was I not there when you needed someone new
To hand yourself over to?

Two of a hearts now oceans apart
Maybe we'll heal but carry the scars
It isn't easy, it's something we must do

The meaning is found in the silence between the words
No love and no lust, lets do what we must though it hurts
Gone is the face of beauty I found in you
Gone is the grace and gone are the days we knew.

(“Silence between the words” – The Dark Element)

 

“Maledizione! Cosa diamine sta succedendo qui?”

Tiago fu svegliato bruscamente dal suo sonno inquieto da una voce rabbiosa e da rumori per nulla rassicuranti, pugni che sbattevano contro il tavolo, ciotole e vasetti che s’infrangevano sul pavimento… ma che accadeva? Il povero spagnolo riuscì appena ad aprire gli occhi prima di essere investito da un violento ceffone che lo sbatté per terra. Disorientato, confuso e con la guancia dolorante, si rese conto che era Erik: era entrato nella piccola casetta dove lui aveva deciso di abitare e di lavorare come guaritore e adesso stava facendo un macello vero e proprio.

“Ma… ma… cosa fai? Perché stai distruggendo tutto?” mormorò Tiago, cercando di rialzarsi in piedi. Gli girava la testa e non capiva cosa stesse succedendo e perché Erik fosse tanto infuriato.

“Osi anche chiedermelo, stupido schiavo? Come ti sei permesso di andartene dalla dimora regale senza dirmi niente e, peggio ancora, di prenderti la libertà di abitare per conto tuo?” ringhiò l’uomo, mentre con uno sguardo carico di rabbia fulminava il povero ragazzo.

Tiago aveva affrontato molte volte Erik e lo aveva visto anche arrabbiato, ma non gli aveva mai fatto tanta paura come in quel momento, forse perché non riusciva a comprendere la sua furia e cosa avesse fatto di sbagliato per scatenarlo così.

“Non credevo che fosse un problema” provò a rispondere, intimorito. “Tu hai trovato una persona con cui stare, la shieldmaiden che ho visto alla festa, e così ho pensato che non avessi più bisogno di me. Ho pensato che…”

Erik lo afferrò per le braccia e lo sbatté contro il muro. Altri vasetti che stavano su una mensola lì accanto caddero a terra in mille pezzi.

“Gli schiavi non devono pensare!” gli urlò in faccia. “Devono solo obbedire! Riesci a immaginare la figura che ho fatto con Grethe e con i miei amici quando, ieri sera, non sei tornato a portarmi l’arrosto come ti avevo ordinato? O quanto ha riso Grethe stamattina quando sono stato per un sacco di tempo a chiamarti perché ci portassi l’acqua calda per il bagno? Tu sei il mio schiavo e il fatto che ora non abbia più bisogno di te come schiavo da letto non significa che tu non mi serva per le cose normali!”

Per un attimo a Tiago parve di vivere un incubo: ciò che stava accadendo non poteva essere reale. Aveva immaginato molte volte che Erik, tornato ad una vita normale, prima o poi avrebbe trovato una donna che gli piacesse davvero e che avrebbe voluto vivere con lei, dimenticandolo. Lo sapeva e lo accettava, non aveva mai creduto veramente che l’uomo fosse innamorato di lui. Però non aveva nemmeno pensato che potesse trattarlo con tanta cattiveria o che volesse tenerlo come suo servetto personale! Perché gli stava facendo questo? Aveva già dimenticato che era solo grazie a lui se ci vedeva di nuovo? Che era stato lui a salvargli la vita quando Ingrid aveva mandato la sua serva ad ucciderlo? Come poteva, adesso, comportarsi in quel modo?

“Io non sono il tuo schiavo, non ci sono più schiavi a Kattegat” provò a spiegare. Era allibito, spaventato e lacerato da un dolore tanto fisico quanto morale e la voce gli uscì in un sussurro. “Me ne sono andato per non disturbare te e Grethe e ho deciso di avere un piccolo spazio tutto mio dove fare il guaritore per la gente della città.”

“Ma che razza di idee ti sei messo in mente?” ruggì Erik, schiaffeggiandolo di nuovo. “Certo che sei uno schiavo e, tra l’altro, non sei neanche un Norreno, per cui sei ancora più inferiore degli altri schiavi! Non hai alcun diritto di prendere decisioni per conto tuo. Devo forse marchiare anche te per farti capire che cosa sei realmente?”

Tiago era agghiacciato e lacrime silenziose cominciarono a scorrergli sulle guance. Intanto, attorno a lui, tutto ciò per cui aveva lavorato e si era impegnato tanto era distrutto e Erik… Erik sembrava impazzito, avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa in quel momento. Lo avrebbe marchiato? O forse lo avrebbe addirittura ucciso di botte? Il giovane spagnolo sapeva che in certi casi, quando era ancora un trafficante di schiavi, Erik aveva effettivamente ammazzato alcuni dei ragazzi e delle ragazze di sua proprietà a forza di percosse e maltrattamenti… Sarebbe successo lo stesso anche a lui?

Tuttavia, per fortuna, Erik era sempre lo stesso che prendeva decisioni d’impulso senza minimamente pensare alle conseguenze e, difatti, aveva fatto irruzione nella casetta lasciando la porta aperta e aveva esclamato a voce alta tutte le sue bestialità, così da attirare l’attenzione dei cittadini di Kattegat che, pian piano, si erano avvicinati per capire cosa stesse accadendo. E, tra di loro, i primi ad arrivare erano stati Hvitserk e Helgi. I due giovani, non appena si resero conto di quello che Erik aveva fatto a Tiago, entrarono anche loro nella piccola casa e, mentre Helgi si precipitava a confortare e rassicurare Tiago, Hvitserk sguainò un pugnale e lo puntò alla gola di Erik senza tanti complimenti.

A dirla tutta, a Hvitserk non dispiacque avere un motivo per strapazzare l’uomo. Non gli era mai piaciuto, lo trovava ambiguo e non capiva come avesse fatto Bjorn a dargli tanta fiducia, facendolo addirittura suo primo consigliere.

“Non azzardarti nemmeno per scherzo ad avvicinarti a Tiago” gli sibilò in faccia. “Non so chi ti abbia fatto credere diversamente, ma il ragazzo è stato catturato da Bjorn e da me durante una spedizione nella penisola iberica, anni fa, pertanto caso mai è un servitore della famiglia reale, non certo il tuo. E, comunque, adesso è stato liberato e quindi può andare a vivere dove gli pare e piace!”

Erik fremeva di rabbia repressa, ma sapeva di non poter reagire colpendo o, peggio, aggredendo con un’arma il fratello del Re.

“Tiago è stato il mio schiavo per tanti mesi e a voi non è mai importato niente, cosa vi cambia adesso?” si limitò a rispondere, in tono brusco.

“Ma allora non capisci proprio, devo farti un disegno? Tiago non è di tua proprietà e può fare quello che vuole” replicò Hvitserk, sempre più innervosito dall’arroganza di quell’uomo.

Intanto erano giunti anche Ivar e Aethelred e, ancora una volta, la voce del Principe Sassone risuonò calma e pacata per riportare la pace e la tranquillità in una situazione che stava per degenerare. Non aveva affatto paura di Erik e, del resto, dopo aver affrontato disarmato l’intero esercito Sassone e suo fratello Alfred per difendere Ivar, non c’era più niente che potesse intimorirlo.

“Non ci sono più schiavi a Kattegat” disse, come spiegando cose ovvie in un convegno di imbecilli. “Re Bjorn ha liberato tutti gli schiavi di Kattegat ormai da mesi e quindi Tiago ha ogni diritto di scegliere come vivere la sua vita.”

Nonostante adesso la situazione fosse completamente ribaltata, Erik non perse la sua arroganza. Fece un passo indietro per allontanarsi dal pugnale di Hvitserk e scoppiò in una risata.

“Oh, sì, va bene, Re Bjorn ha dato la libertà agli schiavi di questa cittadina” disse poi, “ma uno schiavo resta schiavo per sempre, anche se lo chiamate con un nome diverso. È un essere inferiore e non ha alcun diritto, tanto meno uno come quel ragazzino spagnolo, che non è neanche un Vichingo!”

Un lampo passò negli occhi di Aethelred.

“Molto bene” disse, in un tono freddo che in pochi gli avevano sentito. “Se è così che la pensi, allora faremo meglio ad andare tutti a parlare con Re Bjorn, così potrai spiegargli quello che hai combinato. Vedremo cosa dirà lui. Avanti, portatelo al cospetto del Re.”

Dopo un primo attimo di incredulità, perché in effetti Aethelred sembrava davvero molto arrabbiato e non era una cosa consueta per lui, Hvitserk e Helgi furono ben lieti di assecondarlo e, afferrato Erik per le braccia, uno da una parte e l’altro dall’altra, lo spinsero fuori in malo modo dirigendosi verso la dimora regale.

“Chi ti credi di essere? Bjorn è amico mio, non tuo, ascolterà me e non te!” urlò Erik mentre i due Vichinghi lo portavano via. “Neanche tu sei un Norreno, non puoi prenderti tutte queste libertà a Kattegat, sei un Sassone, uno dei nostri nemici, mi ascolti?”

Ma Aethelred non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo. Mentre gli altri cittadini di Kattegat cominciavano a disperdersi, visto che lo spettacolo sembrava essere finito, il Principe entrò nella casetta e si avvicinò a Tiago, aiutandolo a rialzarsi.

“Stai bene?” gli disse, controllando che non avesse ferite. “Non preoccuparti, sistemeremo tutto e poi ti aiuteremo a rimettere in ordine qui, così potrai usare questa casetta come abitazione e come luogo per esercitare il tuo mestiere di guaritore. Erik non potrà più farti del male, Re Bjorn non glielo permetterà.”

Tiago sembrava più tranquillo. Si guardò intorno tristemente, il cuore gli doleva sia per il disastro che vedeva per terra sia per come lo aveva trattato Erik, ormai era chiaro che non ci sarebbe mai più stato niente tra di loro, da quel punto non si poteva tornare indietro. Sarebbe stato molto più facile rimettere a posto erbe medicinali e infusi piuttosto che il suo cuore spezzato… ma il giovane spagnolo aveva affrontato tante difficoltà nella sua vita e sarebbe sopravvissuto anche a questa.

“Grazie, io… ringrazio davvero tutti voi, credo che mi abbiate salvato la vita” mormorò. “Non preoccupatevi, qui riordino io, mi farà bene tenermi occupato.”

“Preferisci restare qui, dunque? Te la senti di restare da solo?” gli domandò ancora Aethelred.

“Sì, anzi, preferisco darmi da fare, così non avrò tempo per… per pensare… insomma, ecco…”

“Va bene, allora noi raggiungiamo gli altri alla dimora regale” disse il Principe. “Comunque, se avrai bisogno di qualcosa, non farti problemi a chiedere. Quello che Erik ha detto è una colossale idiozia: chiunque abiti a Kattegat è un cittadino di Kattegat, Norreno o straniero che sia, e ha gli stessi diritti di tutti. Ne ho già sentiti abbastanza di discorsi del genere e, almeno qui, non voglio mai più sentirne parlare!”

Aethelred sembrava ancora molto irritato quando si avviò verso la dimora regale insieme a Ivar, che lo aveva aspettato guardandolo in modo strano. Lo prese sottobraccio, appoggiandosi a lui e stringendolo a sé.

“Lo sai che mi ecciti quando fai il duro, vero?” gli sussurrò all’orecchio. “Però non ti avevo mai visto così, c’è qualcosa che devi dirmi?”

Aethelred si abbandonò all’abbraccio caldo e rassicurante di Ivar, tuttavia non era ancora del tutto tranquillo e l’ombra nei suoi occhi non scomparve.

“No, niente di particolare, è solo che non sopporto le ingiustizie e tanto meno i discorsi come quello che ha fatto Erik, mi ricordano fin troppo le chiacchiere di Elsewith contro i pagani” replicò. “Non voglio sentire sciocchezze del genere a Kattegat, qui chiunque è il benvenuto e a tutti è data una seconda opportunità.”

“Ah, questo è vero, se non lo so io…” scherzò Ivar. Si rendeva conto che Aethelred non gli stava dicendo tutto e che c’erano cose che lo ferivano nel profondo, ma non voleva insistere e preferì buttarla sul ridere. “Sbrighiamoci a raggiungere gli altri, non vedo l’ora di godermi lo spettacolo di Bjorn che si infuria con qualcuno che non sono io, per una volta!”

E Ivar aveva tutte le ragioni per essere compiaciuto, perché in effetti Bjorn era molto arrabbiato. Quando lui e Aethelred raggiunsero la Sala Grande, Hvitserk e Helgi avevano già raccontato tutto al Re di Kattegat che era rimasto particolarmente deluso e addolorato perché aveva sempre concesso grande fiducia e anche privilegi a Erik e non era per niente contento di vedere che lo ripagava così.

“Io ho combattuto contro i Rus’ e ho rischiato la mia vita per te” protestava Erik, “e tu adesso vuoi rimproverarmi o magari punirmi per uno stupido schiavo che non vale niente?”

Anche Gunnhild, seduta accanto al marito, aveva lo sguardo affranto visto che anche lei si era fidata di Erik. Ingrid, al contrario, che si trovava poco distante, cercava di apparire imperturbabile ma un sorrisetto le si era disegnato sulle labbra: ancora una volta Erik dimostrava di essere uno sciocco presuntuoso e si rovinava da solo con le sue stesse parole!

“No, Erik, non avrei voluto punirti per quello che hai fatto al giovane Tiago, anche se non ne avevi alcun diritto” replicò Bjorn, con una rabbia gelida nella voce, “ma perché proprio adesso hai messo in discussione un mio ordine. Sono mesi, ormai, che ho abolito la schiavitù a Kattegat e tu continui a riferirti al ragazzo come a uno schiavo: significa che non tieni in alcun conto un mio preciso decreto.”

Lo sguardo di Bjorn era penetrante e Erik comprese che, come al solito, aveva fatto tutto da solo. Si diede mentalmente dell’idiota, se l’era presa fin troppo per una scelta di Tiago perché si era sentito ferito nell’orgoglio, quando avrebbe dovuto fregarsene e lasciarlo fare. Voleva diventare un guaritore? Che lo facesse pure, a lui non importava più, aveva già trovato di meglio… Invece aveva voluto riaffermare il suo potere su di lui e, così facendo, si era messo tutti contro. Ora non ci sarebbe stato più posto per lui a Kattegat, aveva deluso Bjorn e Gunnhild, non lo avrebbero più accettato come primo consigliere. Gli altri non erano mai stati dalla sua parte, poteva vedere anche da lì Hvitserk e Ivar che sorridevano soddisfatti per la sua caduta in disgrazia, per non parlare di Ingrid, quella maledetta strega… Era inutile insistere, sarebbe riuscito soltanto a innervosire ancora di più Bjorn.

“Ti chiedo perdono, Re Bjorn” disse allora, cercando di salvare il salvabile. “Tu e la tua Regina siete stati fin troppo generosi con me e io ho abusato della vostra magnanimità e vi ho mancato di rispetto. Ma, in fondo, tu sapevi fin dall’inizio che non sono una brava persona, che ho commesso molti crimini. È stato nobile da parte tua offrirmi una seconda possibilità e io l’ho sprecata. Forse non sono fatto per vivere a corte e per comportarmi onestamente.”

Hvitserk e Helgi si scambiarono uno sguardo perplesso, mentre Ivar fissava l’uomo cercando di capire dove volesse andare a parare con quel discorso.

“Ti sarò sempre grato per quello che hai fatto per me e per il resto della mia vita sarò fiero di aver servito il grande Re Bjorn di Kattegat” riprese Erik. “Adesso, però, è giunto il momento che parta di nuovo e che riprenda la mia vita di prima, con alcuni dei miei compagni di razzie e… con Grethe, la donna che ha deciso di restare al mio fianco.”

“Io non ti sto cacciando da Kattegat” precisò Bjorn.

“Lo so, ma sono io che non posso rimanere e forse era il mio destino. Sono stato accanto a te quando ne hai avuto bisogno, ma adesso ci sono altri che possono prendere il mio posto e io sono pronto a salpare per nuove avventure” replicò Erik. Insomma, alla fine era riuscito a cadere in piedi e a far credere a tutti che andarsene da Kattegat fosse una sua decisione. Oppure chissà, forse lo era veramente, forse aveva fallito troppe volte nella sua scalata al potere, era stato umiliato da Ingrid, aveva capito di non essere tagliato per gli intrighi di corte.

“Vuoi dire che riprenderai a fare il pirata?” domandò Gunnhild.

“Pirata, mercenario, quello che capiterà” rispose Erik, scrollando le spalle. “In fondo sono un Vichingo, ho bisogno di azione e di avventura. Esplorerò altre terre, combatterò per chi mi pagherà meglio… insomma, quello che facevo prima. L’unica cosa che vi prometto, Re Bjorn e Regina Gunnhild, è che mai e poi mai combatterò contro di voi e contro la vostra gente. Per questo mi dirigerò verso terre lontane, forse in Islanda.”

“Ah, bene, ci manca soltanto che lui e Kjetill diventino amici” mormorò Helgi, cupo. Hvitserk lo strinse affettuosamente a sé.

“Non sappiamo neanche se Kjetill sia davvero in Islanda o se sia ancora vivo. Non devi più preoccuparti di lui, te l’ho detto un milione di volte” gli disse.

“E sia, allora” decretò Bjorn. “Erik Thorvaldsson, sei libero di partire da Kattegat e di dirigerti dove vorrai, con tutti coloro che desidereranno unirsi a te. Ti sono comunque grato per aver combattuto al mio fianco contro i Rus’ e per esserci stato quando ne avevo bisogno. Non lo dimenticherò, ma forse gli dèi hanno deciso che le nostre strade debbano separarsi. Che Odino ti protegga.”

Erik si inchinò davanti ai sovrani e poi si congedò, lasciando la Sala Grande. Si sarebbe dedicato ai preparativi necessari e sarebbe partito il mattino successivo, all’alba. Del resto, già da qualche giorno aveva parlato di questa possibilità con Grethe e con qualcuno dei suoi antichi compagni e l’incidente con Tiago aveva semplicemente affrettato le cose.

Sì, già, perché lui non era affatto pentito di quello che aveva fatto a Tiago e, a dirla tutta, non ci pensava nemmeno più. Gli scocciava aver fatto brutta figura davanti a Bjorn, ma riteneva di essersi difeso bene e adesso avrebbe ricominciato la sua vita da vagabondo e mercenario, magari era proprio questo che gli dèi volevano per lui. Non avrebbe avuto alcun rimpianto, non era tipo da rimuginare sul passato.

“Mi sembra che se la sia cavata fin troppo bene” obiettò Ivar, dopo che Erik ebbe lasciato la Sala Grande. “Insomma, Bjorn, gli permetti di andarsene così?”

“Cosa avrei dovuto fare, farlo impiccare per aver picchiato un ragazzo che, fino a poco tempo fa, era al suo servizio? Se così fosse dovrei giustiziare mezza Kattegat” replicò Bjorn. “Non approvo quello che ha fatto, ma la sua decisione di andarsene è la cosa migliore per tutti. Non posso dimenticare che è stato uno dei pochi a rimanere al mio fianco anche nei momenti peggiori, quando tu hai portato qui i tuoi amici Rus’ per invaderci.”

“Dovevi proprio dirlo, vero?” ribatté Ivar, indispettito. Probabilmente la sua reazione sarebbe stata anche più furiosa, ma colse lo sguardo impaurito e addolorato di Aethelred e tutta la sua collera svanì come portata via dal vento. Voltò le spalle al fratello e strinse il compagno tra le braccia: non capiva ancora perché Aethelred continuasse ad essere così cupo e dimostrasse tanta insofferenza verso ogni forma di violenza, ma non sarebbe stato lui a ferirlo iniziando una discussione con Bjorn. Del resto, cosa gli importava della sua opinione? Per lui contava solo Aethelred, il suo affetto e il suo amore.

“Comunque sia, Erik non piaceva a nessuno qui a Kattegat, staremo tutti meglio quando se ne sarà andato” commentò Hvitserk, per chiudere lì la faccenda.

“Ad ogni modo, ci sono diverse questioni molto più importanti di cui devo discutere con voi” disse Bjorn, “e, se anche non fosse accaduto questo spiacevole episodio con Erik, vi avrei convocati comunque per parlarvene.”

Un silenzio carico di tensione calò sulla Sala Grande, mentre Erik svaniva dalla mente di tutti come se non fosse mai esistito. Bjorn avrebbe parlato del Danelaw e della sua decisione di affidarne il governo a Hvitserk o c’erano fatti più gravi che loro ancora ignoravano?

Ivar sentì che Aethelred tremava leggermente tra le sue braccia e, ancora una volta, si sentì impensierito per lui. Da quando avevano fatto ritorno dal Wessex non era più il giovane determinato e sereno che conosceva, sembrava sempre tormentato e angosciato per qualunque cosa. Che gli stava succedendo?

Fine capitolo terzo

 

   
 
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