Rating:
verde
Contesto:
post quinta
stagione/futuro
ADESSO LO
SAPETE
I
polmoni di Arthur si gonfiarono e il Re aprì di
scatto gli occhi
respirando pura e vera aria.
Di
colpo si mise a sedere e guardandosi attorno scoprì di
trovarsi
in una specie di chiesa diroccata, davanti a lui il grande Drago lo
guardava
curioso.
Di
istinto il Re strisciò lontano da lui cercando
istintivamente
la propria arma di cui purtroppo non sembrava esserci traccia.
-Non
dovete avere paura di me grande Re-.
Arthur
si trovò a sobbalzare nell’udire quella voce
mistica e non
umana.
I
draghi potevano parlare? E da quando? Ma dettaglio ancora
più
importante, come faceva ad essere ancora vivo? Arthur lo aveva
riconosciuto e
ricordava bene di averlo ucciso durante l’assedio alla sua
Camelot.
-Dove
mi trovo?!- esclamò il Re, deciso nel non mostrarsi debole o
spaventato.
-E
come fai ad essere vivo? -.
Il
Drago rise. Il Drago rise? I Draghi potevano ridere?
-Non
lo sono infatti…. Qual è l’ultimo
ricordo che possedete? -.
Che
strana domanda.
Arthur
lentamente si mise in posizione eretta osservandosi le
mani.
Aveva
indossa i propri abiti da battaglia ma della spada ancora
niente.
Poi,
non poté fare a meno di esaudire la richiesta del Drago e
….
Flashback
confusi passarono di fronte ai suoi occhi, ma erano
troppo veloci ed inafferrabili.
-Io…-
non sapeva cosa dire, voleva solo capire dove diavolo si
trovasse.
Attraverso
le finestre ed il tetto in rovina del santuario non
riusciva a vedere il cielo ma solo un bianco accecante, era inquietante.
-Concentratevi-.
Ma
cosa pretendeva da lui quel Drago? Lo aveva forse rapito?
Forse…
Una
fitta dolorosissima e bruciante esplose all’altezza del suo
addome. Subito si portò la mano sulla pancia sicuro di
trovarci del sangue ma niente,
non era ferito eppure gli faceva male.
Chiuse
gli occhi e Mordred gli conficcò la spada nello stomaco.
Si
piegò in due dal dolore ma riaprendo gli occhi
constatò di
ritrovarsi ancora all’interno della chiesa insieme al Drago.
-Ma
cosa!?-
“No!
Arthur! Restate con me”.
-Merlin???-
Si
guardò subito intorno per cercare di capire da dove
provenisse
la sua voce ma niente, di lui non c’era traccia. Ma lo aveva
sentito, ne era
sicuro. Avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque.
“Non
posso perderlo! È mio amico!”.
Di
nuovo, era lui! Ne era sicuro.
Poi
una consapevolezza.
Aveva
ancora poco chiaro i ricordi delle sue ultime ore, ma il
tono della voce di Merlin gli aveva suggerito la giusta risposta.
La
sua voce era sofferenza pura, qualcosa di brutto doveva essergli
capito e poi realizzò ciò che da quando aveva
aperto gli occhi gli era sembrato
strano, innaturale.
Il
suo cuore non batteva.
-Sono
morto- e non era una domanda.
-Sì
Arthur Pendragon- gli rispose il drago con voce più
delicata,
quasi dolce e comprensibile.
-Sono
nel mondo dei morti? - era l’unica spiegazione possibile,
sentiva
di non star sognando.
Un
altro flashback; il volto di Merlin piangente così vicino al
suo. Lo stava abbracciando e confortando nei suoi ultimi istanti di
vita.
Piano
piano stava rimettendo insieme i pezzi della mappa.
-Si,
ma ancora per poco-.
-Che
cosa significa? -
-Fa
parte della vostra profezia, voi siete il Re in passato e Re
in futuro, la vostra morte e la vostra rinascita sono state predette
molto
prima che voi veniste al mondo-.
Quel
nome gli era familiare, lo aveva sentito dire una volta da
Merlin, ma allora non ne aveva capito il vero significato.
Aveva
sempre saputo di aver grandi responsabilità in quanto Re e
di essere considerato speciale da alcuni, ma poteva essere
così importante da sconfiggere
addirittura la morte? Gli sembrava impossibile.
-Sto
per tornare in vita? -
Mordred
lo aveva tradito, si era schierato con Morgana e poi lo
aveva ucciso.
Quel
ricordo gli spezzò il cuore.
-Si-
-Ma
perché? Camelot è nei guai? - era
l’unico motivo valido per
cui la vita terrena lo rivolesse indietro.
-Camelot
non esiste più-.
Il
volto selvaggio del drago sembrava mortalmente serio, ma la sua
mente non poteva davvero accettare che quelle parole fossero la
verità o
altrimenti ne sarebbe stato distrutto.
-Arthur-
la pausa del Drago fu quasi teatrale -Sei morto da mille
e cinquecento anni-.
Il
suo cuore morto non batteva, per cui non ci furono cambiamenti
apprezzabili all’interno del suo corpo, altrimenti si sarebbe
accasciato a
terra in preda ad un attacco di cuore se avesse potuto.
-Cosa..pe..pperché?-.
Non
aveva bisogno di respirare eppure si sentiva come soffocato,
come se non riuscisse più a restare tutto d’un
pezzo.
-Siete
stato via per mille e cinquecento anni, ma adesso Albion
richiede il vostro ritorno-.
In
mezzo a quelle parole apparentemente senza senso Arthur
realizzò poi il vero significato di ciò che aveva
appena appreso.
Tutti
quelli che aveva mai conosciuto erano morti a loro volta. Non
esistevano più. Camelot non esisteva più, il suo
intero mondo non esisteva più.
Avrebbe
voluto piangere, ma sentiva di non poterlo fare.
Il
suo corpo non aveva liquidi.
Non
ricevendo risposta il Drago continuò.
-La
magia è il filo che tesse il mondo, senza di essa la vita
cesserebbe di esistere.
Voi
siete nato dalla magia e adesso la vostra vera madre richiede
il vostro aiuto in cambio-.
Quelle
parole fecero male.
Ormai
il dolore era diffuso ad ogni parte del suo corpo fantasma.
Conosceva
le vere cause che avevano portato alla sua nascita, ma
non gli faceva piacere ricordarle.
-La
magia sta morendo ed il vostro compito è quello di
riportarla
di nuovo in vita-.
Ironico.
Suo
padre aveva dedicato tutta la propria vita ad estirpare la
magia dalle sue terre e adesso invece era suo dovere riportarcela?
Il
destino aveva davvero un morboso senso del divertimento.
-Merlin
vi aiuterà in questo-.
Merlin?????
Aveva dato per scontato che fosse morto insieme a
tutti gli altri.
Poi
ricordò l’ultimo tassello, forse il ricordo
più importante di
tutti.
Merlin
era un mago.
Il
mago più potente ad aver mai camminato sulla terra.
-Merlin…?-
il drago sembrò intuire quale sarebbe stata la sua
domanda.
-Merlin
è vivo e vi sta aspettando... ma prima dovete conoscere la
verità-.
e
poi il drago aprì le proprie enormi fauci non per sputare
fuoco,
ma per alitargli contro il proprio respiro ancestrale e mistico.
“Sophia
era bellissima, ne era totalmente incantato e innamorato,
poi lei lo baciò e lo affogò
all’interno del lago di Avalon.
Ma lui non era davvero lui. Stava solo
assistendo alla scena da un terzo punto di vista, come se stesse
vedendo una
rappresentazione di un’opera teatrale. Una messinscena. Ma
sapeva che quei
ricordi erano reali. Non c’era niente di inventato, quel
momento era avvenuto
davvero una vita fa.
Merlin
si fece avanti, sconfisse la ragazza con la propria magia e
poi si buttò nel lago per salvarlo. Merlin lo chiamava e con
tutta la forza che
aveva in corpo riuscì a tirarlo fuori dalle acque che
sembravano volerlo richiamare
a sé.
Merlin
lo aveva salvato, ma lui non si ricordava questa parte.
Ma
certo, come poteva? Era privo di senso.
Ed
eccoli a Camelot, Merlin alla gogna dopo essersi preso la colpa
dell’assenza del principe.
Merlin
bevve dal suo calice avvelenato. Era lui la luce che lo guidava
attraverso l’oscurità. I suoi poteri erano davvero
così potenti?
Il
ricordo cambiò di nuovo e l’istante dopo erano ad
Eldor.
La
mano di Merlin si alzò, i suoi occhi brillarono di quel
bellissimo oro ed un tornado spazzò via i loro nemici.
Sembrava così fiero e
così potente. Possibile che non si fosse mai accorto di
niente? Adesso sembrava
così chiaro e limpido.
Will
era morto e si era preso la colpa al suo posto. Come aveva
potuto essere così cieco?
Di
nuovo Merlin cerca di sacrificarsi per lui, eppure era colpa
sua, era stato lui ad aver ucciso l’unicorno. Merlin lo aveva
avvertito.
E
non finiva qui.
Arthur
era a letto morente a causa di un veleno. Merlin lo fece bere
dalla coppa della vita in cambio della propria. Come era possibile che
gli
fosse così completamente devoto? Non se lo meritava.
Cornelius
Sigan? Lo ricordava solo di volto.
Eppure,
in quel momento era steso a terra, quasi privo di vita.
Merlin
accorre a salvarlo e si confronta con l’uomo. Lui lo invita
ad usare i propri poteri per conquistare Camelot, Arthur non meritava i
suoi
servigi, e di questo adesso ne era pienamente convinto. Ma Merlin non
accetta,
lui è buono, non è il potere ciò che
cerca.
Morgause
gli apparve davanti, ricordava bene le sue parole. Parole
che adesso sapeva bene essere vere. Ed anche Merlin lo sapeva, aveva
sempre saputo
la verità, per quale diavolo di motivo non glielo aveva mai
detto?
Poi
la scena cambiò, lui stava per uccidere il proprio padre, la
rabbia gli annebbiava la mente e poi Merlin che lo ferma.
“Sta
cercando di manipolarvi, è ciò che vuole, le
magia è malvagia”.
Non
ricordava quelle parole eppure era avvenuto davvero.
Merlin
aveva preferito sacrificare la propria felicità, condannare
la propria esistenza da libero stregone pur di non fargli commettere
quell’errore.
Quanto
gli era costato pronunciare quelle parole?
Balinor
era il padre di Merlin? Come poteva non averlo capito? Lo vide
piangere e la sua sofferenza gli lacerò in due
l’anima. Quel giorno era diventato
il Signore dei Draghi eppure continuava a comportarsi da servo.
Aveva
scacciato il drago?? Dunque, il drago non era morto, eppure
gli aveva dato il credito di ciò. Arthur era stato osannato
per mesi grazie
alla sua testimonianza.
Arthur
l’ammazzadraghi, ma il drago non era mai morto.
Era
stato Merlin ad aver salvato Camelot.
E
poi uno dei momenti più dolorosi di tutta la sua vita.
La
morte di suo padre ed il mago…il vecchio mago era Merlin!! I
suoi
occhi! I suoi maledetti occhi erano identici, come diavolo aveva fatto
a non realizzarlo??
Aveva
davvero cercato di salvare la vita del Re ma Morgana aveva
fatto in modo che ciò non avvenisse.
E
nonostante la sofferenza che provava nel rivedere la morte del padre,
il dolore nei lapislazzuli blu di Merlin non era niente a confronto.
Arthur
avrebbe potuto rendere la magia legale, il sogno del mago
era stato a pochi istanti dall’essere finalmente realizzato e
invece lui aveva
rinnegato tutto.
Doveva
essere stato orribile. Aveva sempre incolpato quel mago per
la morte di Uther ed invece era stata la propria sorellastra.
Il
padre si trasformò nel fantasma che aveva evocato, lo
stavano
cercando nelle cantine e poi… “I was born with
it”*.
Quella
voce, così piena di orgoglio e fierezza lo fece
rabbrividire.
Fu bello vederlo in quella nuova luce. Nella veste del grande e potente
Mago
che era e che era sempre stato.
Il
Re aveva cercato di avvertirlo ma non c’era riuscito ed il
sospiro di sollievo che uscì dalle labbra di Merlin non gli
sfuggì, non questa
volta.
Quanto
gli era costato vivere in tutti quegli anni all’interno di
una menzogna?
Poi
Ginevra lo avvelenò. No, era stata Morgana ma attraverso le
mani della sua regina. Avevano davvero imprigionato Merlin? Come si
erano
permessi? E poi lui lo aveva salvato, di nuovo. Era evaso, si era
arrampicato a
mani nude lungo le pareti del palazzo ed era venuto a salvarlo.
Avrebbe
dovuto prevedere che il ricordo più doloroso sarebbe stato
l’ultimo.
La
vita di Mordred era appesa ad un filo.
Merlin
conosceva la sua vera identità e sapeva che sarebbe stato
l’artefice
della sua morte. E Merlin per la prima volta smette di essere Merlin.
Della
sua compassione e del suo ottimismo non ce n’è
più traccia.
Se
ne fosse in grado ucciderebbe il druido con le proprie mani pur
di salvarlo.
E
poi l’opportunità.
Arthur
ha l’occasione di rendere legale la magia, Merlin potrebbe
essere finalmente libero, non dovrebbe più nascondersi
eppure…
Quel
momento lo ricordava bene.
“There
can be no place for magic in Camelot”*.
E
per certi versi questo era un sacrificio ancora peggiore di
cedere la propria vita per lui, adesso stava rinunciando a tutta la sua
esistenza per lui.
Come
aveva fatto a non vedere il cuore di Merlin spezzarsi in
quell’esatto istante?
E
non era valso a niente perché poi Mordred si era ripreso e
lo
aveva ucciso.
Come
doveva essersi sentito in tutti quegli anni che gli erano
rimasti da vivere? Sicuramente si era sentito sommergere dalla colpa.
E
poi altri mille piccoli momenti.
Rami
che cadevano dagli alberi, lance che deviavano direzione,
fuochi che divampavano dal nulla, aliti di vento nei momenti
più convenienti.
Merlin.
Era sempre stato Merlin e lui non se ne era mai reso
conto.”
-Adesso
lo sapete-.
La
voce del Drago lo fece risvegliare da quella specie di sogno.
Sì,
adesso lo sapeva e non l’avrebbe più dimenticato.
-Sì
lo so-.
-E’
stato creato per voi, prendetevene cura, avrete bisogno di lui
per compiere il vostro destino ma prima dovrete salvarlo da se stesso-.
-Che
cosa significa? -.
Merlin
stava male? Ma poi la domanda più importante di tutte.
-Anche
lui è ritornato in vita? -
-No,
Emrys non è mai morto, è immortale e sta
aspettando il vostro
ritorno da secoli-.
Sembrava
impossibile. Immortale? Era davvero così potente?
Ne
fu quasi orgoglioso, ma ancora non sapeva quanto in realtà
ciò
lo aveva distrutto.
Nel
mentre il Drago lo stava lentamente conducendo verso la porta
d’uscita dal santuario.
-Andate
e salvatelo, salvateci tutti-.
Arthur
intuiva che non sarebbe stato affatto facile.
Ci
sarebbero stati parecchi ostacoli.
In
fin dei conti era morto da più di un millennio e la sua casa
non esisteva più.
La
Terra sarebbe stata un posto molto diverso da ciò di cui
aveva
memoria.
Ma
Merlin lo stava aspettando e quello era tutto ciò che aveva
bisogno di sapere.
Con
Merlin al suo fianco avrebbe affrontato di tutto, perfino la
morte, anzi, l’aveva già fatto.
Poggiò
la mano, ricoperta dai propri guanti di pelle, sulla maniglia
della porta che si piegò sotto il suo peso.
Merlin
aveva bisogno di lui e finalmente avrebbe potuto ripagarlo
per tutto ciò che aveva sacrificato in suo nome.
Forse
non ci sarebbe mai riuscito ma lo avrebbe ringraziato per ogni
giorno a venire.
Ringraziarlo
per averlo sempre protetto, per essergli stato sempre
fedele, per non aver mai vacillato nemmeno nei suoi momenti
più oscuri, ringraziarlo
per essere stato il migliore amico che si potesse mai desiderare di
avere.
L’apertura
fece un click e lentamente iniziò a spingere la porta.
E
poi un ultimo ricordo.
“Vi
amo”.
Non
aveva udito la sua voce dirlo ma mentre le sue palpebre si
stavano chiudendo per l’ultima volta aveva letto con
facilità le labbra del
mago.
Stava
morendo e Merlin, mentre lo teneva stretto a sé, gli aveva
confessato di amarlo.
Merlin
lo amava.
La
porta si aprì completamente, una luce bianca e forte lo
costrinse a portarsi un braccio davanti agli occhi.
Merlin
lo amava. Come aveva fatto a non capirlo prima?
Sorrise
ed il suo cuore riprese a battere.
Tu
tum. Tu tum.
*Tradurre
queste iconiche frasi penso sia un grave crimine per cui
ho preferito lasciarle in inglese.