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Autore: Crepuscolina13    24/05/2022    1 recensioni
Raccolta di storie indipendenti tra di loro con i Merthur come unico filo conduttore. Le ambientazioni possono muoversi tra le varie stagioni arrivando anche al futuro moderno e alle AU.
Cap.1: Il rituale delle cicatrici
"Per loro due non ci sarebbe stato nessun lieto fine e per questo cercavano di godersi e rendere prezioso ogni singolo istante che passavano insieme."
Cap.2: La vita di un Re vale molto più di quella di un servo
Merlin continua a voler sacrificare la propria vita per il suo Re e ad Arthur questa cosa proprio non piace.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Contesto: post quinta stagione/futuro

 

            ADESSO LO SAPETE

 

I polmoni di Arthur si gonfiarono e il Re aprì di scatto gli occhi respirando pura e vera aria.

Di colpo si mise a sedere e guardandosi attorno scoprì di trovarsi in una specie di chiesa diroccata, davanti a lui il grande Drago lo guardava curioso.

Di istinto il Re strisciò lontano da lui cercando istintivamente la propria arma di cui purtroppo non sembrava esserci traccia.

-Non dovete avere paura di me grande Re-.

Arthur si trovò a sobbalzare nell’udire quella voce mistica e non umana.

I draghi potevano parlare? E da quando? Ma dettaglio ancora più importante, come faceva ad essere ancora vivo? Arthur lo aveva riconosciuto e ricordava bene di averlo ucciso durante l’assedio alla sua Camelot.

-Dove mi trovo?!- esclamò il Re, deciso nel non mostrarsi debole o spaventato.

-E come fai ad essere vivo? -.

Il Drago rise. Il Drago rise? I Draghi potevano ridere?

-Non lo sono infatti…. Qual è l’ultimo ricordo che possedete? -.

Che strana domanda.

Arthur lentamente si mise in posizione eretta osservandosi le mani.

Aveva indossa i propri abiti da battaglia ma della spada ancora niente.

Poi, non poté fare a meno di esaudire la richiesta del Drago e ….

Flashback confusi passarono di fronte ai suoi occhi, ma erano troppo veloci ed inafferrabili.

-Io…- non sapeva cosa dire, voleva solo capire dove diavolo si trovasse.

Attraverso le finestre ed il tetto in rovina del santuario non riusciva a vedere il cielo ma solo un bianco accecante, era inquietante.

-Concentratevi-.

Ma cosa pretendeva da lui quel Drago? Lo aveva forse rapito? Forse…

Una fitta dolorosissima e bruciante esplose all’altezza del suo addome. Subito si portò la mano sulla pancia sicuro di trovarci del sangue ma niente, non era ferito eppure gli faceva male.

Chiuse gli occhi e Mordred gli conficcò la spada nello stomaco.

Si piegò in due dal dolore ma riaprendo gli occhi constatò di ritrovarsi ancora all’interno della chiesa insieme al Drago.

-Ma cosa!?-

“No! Arthur! Restate con me”.

-Merlin???-

Si guardò subito intorno per cercare di capire da dove provenisse la sua voce ma niente, di lui non c’era traccia. Ma lo aveva sentito, ne era sicuro. Avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque.

“Non posso perderlo! È mio amico!”.

Di nuovo, era lui! Ne era sicuro.

Poi una consapevolezza.

Aveva ancora poco chiaro i ricordi delle sue ultime ore, ma il tono della voce di Merlin gli aveva suggerito la giusta risposta.

La sua voce era sofferenza pura, qualcosa di brutto doveva essergli capito e poi realizzò ciò che da quando aveva aperto gli occhi gli era sembrato strano, innaturale.

Il suo cuore non batteva.

-Sono morto- e non era una domanda.

-Sì Arthur Pendragon- gli rispose il drago con voce più delicata, quasi dolce e comprensibile.

-Sono nel mondo dei morti? - era l’unica spiegazione possibile, sentiva di non star sognando.

Un altro flashback; il volto di Merlin piangente così vicino al suo. Lo stava abbracciando e confortando nei suoi ultimi istanti di vita.

Piano piano stava rimettendo insieme i pezzi della mappa.

-Si, ma ancora per poco-.

-Che cosa significa? -

-Fa parte della vostra profezia, voi siete il Re in passato e Re in futuro, la vostra morte e la vostra rinascita sono state predette molto prima che voi veniste al mondo-.

Quel nome gli era familiare, lo aveva sentito dire una volta da Merlin, ma allora non ne aveva capito il vero significato.

Aveva sempre saputo di aver grandi responsabilità in quanto Re e di essere considerato speciale da alcuni, ma poteva essere così importante da sconfiggere addirittura la morte? Gli sembrava impossibile.

-Sto per tornare in vita? -

Mordred lo aveva tradito, si era schierato con Morgana e poi lo aveva ucciso.

Quel ricordo gli spezzò il cuore.

-Si-

-Ma perché? Camelot è nei guai? - era l’unico motivo valido per cui la vita terrena lo rivolesse indietro.

-Camelot non esiste più-.

Il volto selvaggio del drago sembrava mortalmente serio, ma la sua mente non poteva davvero accettare che quelle parole fossero la verità o altrimenti ne sarebbe stato distrutto.

-Arthur- la pausa del Drago fu quasi teatrale -Sei morto da mille e cinquecento anni-.

Il suo cuore morto non batteva, per cui non ci furono cambiamenti apprezzabili all’interno del suo corpo, altrimenti si sarebbe accasciato a terra in preda ad un attacco di cuore se avesse potuto.

-Cosa..pe..pperché?-.

Non aveva bisogno di respirare eppure si sentiva come soffocato, come se non riuscisse più a restare tutto d’un pezzo.

-Siete stato via per mille e cinquecento anni, ma adesso Albion richiede il vostro ritorno-.

In mezzo a quelle parole apparentemente senza senso Arthur realizzò poi il vero significato di ciò che aveva appena appreso.

Tutti quelli che aveva mai conosciuto erano morti a loro volta. Non esistevano più. Camelot non esisteva più, il suo intero mondo non esisteva più.

Avrebbe voluto piangere, ma sentiva di non poterlo fare.

Il suo corpo non aveva liquidi.

Non ricevendo risposta il Drago continuò.

-La magia è il filo che tesse il mondo, senza di essa la vita cesserebbe di esistere.

Voi siete nato dalla magia e adesso la vostra vera madre richiede il vostro aiuto in cambio-.

Quelle parole fecero male.

Ormai il dolore era diffuso ad ogni parte del suo corpo fantasma.

Conosceva le vere cause che avevano portato alla sua nascita, ma non gli faceva piacere ricordarle.

-La magia sta morendo ed il vostro compito è quello di riportarla di nuovo in vita-.

Ironico.

Suo padre aveva dedicato tutta la propria vita ad estirpare la magia dalle sue terre e adesso invece era suo dovere riportarcela?

Il destino aveva davvero un morboso senso del divertimento.

-Merlin vi aiuterà in questo-.

Merlin????? Aveva dato per scontato che fosse morto insieme a tutti gli altri.

Poi ricordò l’ultimo tassello, forse il ricordo più importante di tutti.

Merlin era un mago.

Il mago più potente ad aver mai camminato sulla terra.

-Merlin…?- il drago sembrò intuire quale sarebbe stata la sua domanda.

-Merlin è vivo e vi sta aspettando... ma prima dovete conoscere la verità-.

e poi il drago aprì le proprie enormi fauci non per sputare fuoco, ma per alitargli contro il proprio respiro ancestrale e mistico.

 

“Sophia era bellissima, ne era totalmente incantato e innamorato, poi lei lo baciò e lo affogò all’interno del lago di Avalon.  Ma lui non era davvero lui. Stava solo assistendo alla scena da un terzo punto di vista, come se stesse vedendo una rappresentazione di un’opera teatrale. Una messinscena. Ma sapeva che quei ricordi erano reali. Non c’era niente di inventato, quel momento era avvenuto davvero una vita fa.

Merlin si fece avanti, sconfisse la ragazza con la propria magia e poi si buttò nel lago per salvarlo. Merlin lo chiamava e con tutta la forza che aveva in corpo riuscì a tirarlo fuori dalle acque che sembravano volerlo richiamare a sé.

Merlin lo aveva salvato, ma lui non si ricordava questa parte.

Ma certo, come poteva? Era privo di senso.

Ed eccoli a Camelot, Merlin alla gogna dopo essersi preso la colpa dell’assenza del principe.

Merlin bevve dal suo calice avvelenato. Era lui la luce che lo guidava attraverso l’oscurità. I suoi poteri erano davvero così potenti?

Il ricordo cambiò di nuovo e l’istante dopo erano ad Eldor.

La mano di Merlin si alzò, i suoi occhi brillarono di quel bellissimo oro ed un tornado spazzò via i loro nemici. Sembrava così fiero e così potente. Possibile che non si fosse mai accorto di niente? Adesso sembrava così chiaro e limpido.

Will era morto e si era preso la colpa al suo posto. Come aveva potuto essere così cieco?

Di nuovo Merlin cerca di sacrificarsi per lui, eppure era colpa sua, era stato lui ad aver ucciso l’unicorno. Merlin lo aveva avvertito.

E non finiva qui.

Arthur era a letto morente a causa di un veleno. Merlin lo fece bere dalla coppa della vita in cambio della propria. Come era possibile che gli fosse così completamente devoto? Non se lo meritava.

Cornelius Sigan? Lo ricordava solo di volto.

Eppure, in quel momento era steso a terra, quasi privo di vita.

Merlin accorre a salvarlo e si confronta con l’uomo. Lui lo invita ad usare i propri poteri per conquistare Camelot, Arthur non meritava i suoi servigi, e di questo adesso ne era pienamente convinto. Ma Merlin non accetta, lui è buono, non è il potere ciò che cerca.

Morgause gli apparve davanti, ricordava bene le sue parole. Parole che adesso sapeva bene essere vere. Ed anche Merlin lo sapeva, aveva sempre saputo la verità, per quale diavolo di motivo non glielo aveva mai detto?

Poi la scena cambiò, lui stava per uccidere il proprio padre, la rabbia gli annebbiava la mente e poi Merlin che lo ferma.

“Sta cercando di manipolarvi, è ciò che vuole, le magia è malvagia”.

Non ricordava quelle parole eppure era avvenuto davvero.

Merlin aveva preferito sacrificare la propria felicità, condannare la propria esistenza da libero stregone pur di non fargli commettere quell’errore.

Quanto gli era costato pronunciare quelle parole?

Balinor era il padre di Merlin? Come poteva non averlo capito? Lo vide piangere e la sua sofferenza gli lacerò in due l’anima. Quel giorno era diventato il Signore dei Draghi eppure continuava a comportarsi da servo.

Aveva scacciato il drago?? Dunque, il drago non era morto, eppure gli aveva dato il credito di ciò. Arthur era stato osannato per mesi grazie alla sua testimonianza.

Arthur l’ammazzadraghi, ma il drago non era mai morto.

Era stato Merlin ad aver salvato Camelot.

E poi uno dei momenti più dolorosi di tutta la sua vita.

La morte di suo padre ed il mago…il vecchio mago era Merlin!! I suoi occhi! I suoi maledetti occhi erano identici, come diavolo aveva fatto a non realizzarlo??

Aveva davvero cercato di salvare la vita del Re ma Morgana aveva fatto in modo che ciò non avvenisse.

E nonostante la sofferenza che provava nel rivedere la morte del padre, il dolore nei lapislazzuli blu di Merlin non era niente a confronto.

Arthur avrebbe potuto rendere la magia legale, il sogno del mago era stato a pochi istanti dall’essere finalmente realizzato e invece lui aveva rinnegato tutto.

Doveva essere stato orribile. Aveva sempre incolpato quel mago per la morte di Uther ed invece era stata la propria sorellastra.

Il padre si trasformò nel fantasma che aveva evocato, lo stavano cercando nelle cantine e poi… “I was born with it”*.

Quella voce, così piena di orgoglio e fierezza lo fece rabbrividire. Fu bello vederlo in quella nuova luce. Nella veste del grande e potente Mago che era e che era sempre stato.

Il Re aveva cercato di avvertirlo ma non c’era riuscito ed il sospiro di sollievo che uscì dalle labbra di Merlin non gli sfuggì, non questa volta.

Quanto gli era costato vivere in tutti quegli anni all’interno di una menzogna?

Poi Ginevra lo avvelenò. No, era stata Morgana ma attraverso le mani della sua regina. Avevano davvero imprigionato Merlin? Come si erano permessi? E poi lui lo aveva salvato, di nuovo. Era evaso, si era arrampicato a mani nude lungo le pareti del palazzo ed era venuto a salvarlo.

Avrebbe dovuto prevedere che il ricordo più doloroso sarebbe stato l’ultimo.

La vita di Mordred era appesa ad un filo.

Merlin conosceva la sua vera identità e sapeva che sarebbe stato l’artefice della sua morte. E Merlin per la prima volta smette di essere Merlin.

Della sua compassione e del suo ottimismo non ce n’è più traccia.

Se ne fosse in grado ucciderebbe il druido con le proprie mani pur di salvarlo.

E poi l’opportunità.

Arthur ha l’occasione di rendere legale la magia, Merlin potrebbe essere finalmente libero, non dovrebbe più nascondersi eppure…

Quel momento lo ricordava bene.

“There can be no place for magic in Camelot”*.

E per certi versi questo era un sacrificio ancora peggiore di cedere la propria vita per lui, adesso stava rinunciando a tutta la sua esistenza per lui.

Come aveva fatto a non vedere il cuore di Merlin spezzarsi in quell’esatto istante?

E non era valso a niente perché poi Mordred si era ripreso e lo aveva ucciso.

Come doveva essersi sentito in tutti quegli anni che gli erano rimasti da vivere? Sicuramente si era sentito sommergere dalla colpa.

E poi altri mille piccoli momenti.

Rami che cadevano dagli alberi, lance che deviavano direzione, fuochi che divampavano dal nulla, aliti di vento nei momenti più convenienti.

Merlin. Era sempre stato Merlin e lui non se ne era mai reso conto.”

 

-Adesso lo sapete-.

La voce del Drago lo fece risvegliare da quella specie di sogno.

Sì, adesso lo sapeva e non l’avrebbe più dimenticato.

-Sì lo so-.

-E’ stato creato per voi, prendetevene cura, avrete bisogno di lui per compiere il vostro destino ma prima dovrete salvarlo da se stesso-.

-Che cosa significa? -.

Merlin stava male? Ma poi la domanda più importante di tutte.

-Anche lui è ritornato in vita? -

-No, Emrys non è mai morto, è immortale e sta aspettando il vostro ritorno da secoli-.

Sembrava impossibile. Immortale? Era davvero così potente?

Ne fu quasi orgoglioso, ma ancora non sapeva quanto in realtà ciò lo aveva distrutto.

Nel mentre il Drago lo stava lentamente conducendo verso la porta d’uscita dal santuario.

-Andate e salvatelo, salvateci tutti-.

Arthur intuiva che non sarebbe stato affatto facile.

Ci sarebbero stati parecchi ostacoli.

In fin dei conti era morto da più di un millennio e la sua casa non esisteva più.

La Terra sarebbe stata un posto molto diverso da ciò di cui aveva memoria.

Ma Merlin lo stava aspettando e quello era tutto ciò che aveva bisogno di sapere.

Con Merlin al suo fianco avrebbe affrontato di tutto, perfino la morte, anzi, l’aveva già fatto.

Poggiò la mano, ricoperta dai propri guanti di pelle, sulla maniglia della porta che si piegò sotto il suo peso.

Merlin aveva bisogno di lui e finalmente avrebbe potuto ripagarlo per tutto ciò che aveva sacrificato in suo nome.

Forse non ci sarebbe mai riuscito ma lo avrebbe ringraziato per ogni giorno a venire.

Ringraziarlo per averlo sempre protetto, per essergli stato sempre fedele, per non aver mai vacillato nemmeno nei suoi momenti più oscuri, ringraziarlo per essere stato il migliore amico che si potesse mai desiderare di avere.

L’apertura fece un click e lentamente iniziò a spingere la porta.

E poi un ultimo ricordo.

“Vi amo”.

Non aveva udito la sua voce dirlo ma mentre le sue palpebre si stavano chiudendo per l’ultima volta aveva letto con facilità le labbra del mago.

Stava morendo e Merlin, mentre lo teneva stretto a sé, gli aveva confessato di amarlo.

Merlin lo amava.

La porta si aprì completamente, una luce bianca e forte lo costrinse a portarsi un braccio davanti agli occhi.

Merlin lo amava. Come aveva fatto a non capirlo prima?

Sorrise ed il suo cuore riprese a battere.

Tu tum. Tu tum.

 

 

 

 

 

*Tradurre queste iconiche frasi penso sia un grave crimine per cui ho preferito lasciarle in inglese.

  
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