Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: MollyTheMole    25/05/2022    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 49

La marcia 

 

Non appena fu rientrata nel Tempio e le porte si furono chiuse alle sue spalle, Satine crollò. Fu solo merito dei due Jedi se non batté la testa per terra accasciandosi come un sacco vuoto. 

Le Figlie dell’Aria andarono immediatamente a recuperare oggetti per costruire un giaciglio più comodo di quello che la ragazza già aveva, per evitare di doverla lasciare a riposare per terra, e così Qui Gon si fece carico di tenerla in braccio fino a che non ebbero finito.

Il suo nuovo letto non era molto diverso dal precedente, a dire il vero, ma avevano usato una maggiore imbottitura ed avevano evitato di farla dormire sulla stuoia che aveva precedentemente occupato. Sicuramente si trattava di un miglioramento ed Obi Wan fu costretto ad ammettere che avrebbe schiacciato volentieri un pisolino anche lui. 

Non appena la adagiarono sul letto per lasciarla riposare, la duchessa fu immediatamente circondata da persone pronte a portarle del cibo e dell’acqua. Certo, non era granché, considerato che la guerra aveva decisamente messo in crisi il settore degli approvvigionamenti, tuttavia le stavano fornendo tutto quello che era a loro disposizione, e Satine accettò di buon grado. Protestò un poco solo quando le portarono dei cibi non confezionati, preferendo destinarli all’ospedale da campo, ma Inga Bauer insistette talmente tanto che alla fine anche la duchessa capitolò.

Obi Wan era stanco ed affamato, ma non aveva avuto bisogno di chiedere niente. Non lo avrebbe fatto in ogni caso: in quanto Jedi, non era il suo posto quello di chiedere aiuto o sostegno, almeno non per sé. Satine, però, l’occhio attento come sempre ai minimi bisogni della gente, aveva tenuto da parte qualcosa anche per loro.

Presto l’attenzione dei soldati fu attratta altrove, innanzitutto per la grande risonanza che il filmato dell’acclamazione aveva avuto a livello galattico. Erano in molti a provare a mettersi in contatto con il movimento dei Nuovi Mandaloriani, adesso, e persino l’holonews aveva difficoltà a descrivere quanto stesse accadendo in quei momenti concitati. C’era Vizla da controllare, e così la generale Kell e gli altri decisero di ritirarsi nel quartier generale per decidere il da farsi. Il piano di Satine era ancora valido, per cui c’era solo da mettere a punto gli ultimi dettagli prima di metterlo in pratica.

- Non credo che riuscirò a fare alcunché prima di oggi pomeriggio, mi spiace. Sono davvero stanca, ho bisogno di riposare.-

Nessuno osò obiettare. 

- Dite al generale Kell che potrebbe essere utile piazzare qualche cecchino sul tetto del palazzo di fronte a quello governativo sin da adesso, e di controllare il Museo di Scultura e la torre della Fondazione dell’Astronomia. Non voglio che sparino, ma se Vizla si mette le dita nel naso, voglio saperlo.-

A quel punto l’avevano lasciata sola, libera di mangiare e di disquisire con i due Jedi in tranquillità. 

Obi Wan si era subito fatto avanti, inginocchiandosi accanto a lei, seguito a ruota dal maestro Qui Gon. 

Satine spinse il piatto in avanti con quello che aveva tenuto loro da parte.

- Avete combattuto valentemente oggi. Non so come ringraziarvi. Questa non era la vostra battaglia, eppure siete stati protagonisti eroici della nostra vittoria. Avrete la mia eterna gratitudine.-

Il maestro le scompigliò i capelli con simpatia e il ragazzo affondò la propria crocchetta dentro la salsa. 

Non sentì nemmeno il piccante, questa volta. 

- Sapete, Obi Wan è stato coraggiosissimo.- gli disse, passandogli una galletta.- Ha combattuto fino allo stremo e mi ha protetto in modo eccellente. Non ha mai avuto paura degli spettri, e non li ha nemmeno odiati. Un vero Jedi. E’ stato perfetto.- 

E calcò bene l’ultima parola per far passare meglio il messaggio.

- Sono contento di sentirvelo dire. Ammetto che dubitavo della sua lucidità. Uomini migliori di lui non sono stati in grado di affrontare il proprio nemico dopo aver subito ferite come le sue. Sono fiero di lui.-

Qui Gon gli dette di gomito ed Obi Wan sorrise, arrossendo un po’.

- Satine ha fatto tutto il lavoro. Dovevate vederla. Concentratissima, aveva tutto sotto controllo. E’ stata fantastica!-

Il buon maestro sapeva che i due ragazzi avevano bisogno di spazio, così con la scusa di controllare la medicazione alla gamba si allontanò un poco, piazzandosi sulla porta e facendo la guardia.

Nessuno aveva mai fatto nulla di simile per lui e Tahl, ma adesso non lo rimpiangeva più. Era passato molto tempo, e sapere di avere fatto qualcosa di buono per Obi Wan gli dava la certezza che, in fondo, il sacrificio della magistra non era stato vano. 

Satine si fece da parte immediatamente, per consentire al padawan di sdraiarsi accanto a lei.

- Hai l’aria sfinita.-

- Sinceramente, lo sono. Fosse anche soltanto per il colpo che mi hai fatto prendere là sotto.- commentò, ammiccando in direzione della Porta.

Poi, fissando la luce del sole che trapassava i vetri della lanterna, commentò.

- Vedere che stai bene è… Un sollievo.-

Satine sorrise, e gli strinse le dita in segno di incoraggiamento.

- Dev’essere stato difficilissimo per te. Non sai quanto sono dispiaciuta di averti fatto soffrire. Tu, però, sei stato perfetto. Tu sei perfetto, tutto quello che potrei desiderare.-

E strusciò la testa sulla sua spalla.

- Il mio cavaliere Jedi senza macchia e senza paura.-

E accidenti, dopo quello che avevano passato avevano tutto il diritto di coccolarsi un po’. Il contatto con Satine gli mancava, soprattutto adesso che entrambi erano fragili e stanchi. Così, messo da parte il piatto leccato come uno specchio, le permise di accoccolarsi nell’incavo del suo collo, tenendola stretta e sussurrandole una canzone in Mando’a.

 

Ed io ti aspetterò

nel campo blu di sogni,

ti aspetterò 

sulla riva del fiume,

ti aspetterò

al limitare del bosco,

e dovunque il Fato

ti abbia portato, 

il vento ti parlerà di me,

e nell’alba di un mondo straniero

mi sentirai cantare

che il giorno dura troppo

nel caldo dell’estate…

 

- La Canzone dei Cosmonauti?-

- Perché? Che c’è di male?-

- Te la cantavo quando eri ancora convalescente.-

- Lo so, me lo ricordo.-

Gli lasciò un bacio sulla guancia prima di accoccolarsi e dormire un poco.

Inga Bauer li colse così, con Satine che dormiva profondamente sulla sua spalla ed Obi Wan che provava a rimboccarle le coperte senza svegliarla.

Non si fece notare e richiuse la porta con delicatezza. 

Qui Gon, però, la colse sul fatto.

- Tutto bene, generale?-

La donna, che aveva l’aria di voler dormire più di ogni altra cosa, lo guardò con lo sguardo di chi non aveva voglia di problemi.

- Volevo semplicemente informare la duchessa che abbiamo efficacemente piazzato le nostre spie sui tetti dei palazzi limitrofi a quelli del governo.- e dondolò la testa con soddisfazione.

- Vizla si è messo le dita nel naso?- commentò il maestro, una vena di sarcasmo nella voce.

Inga rise.

- Non ci crederete mai, maestro, ma sì, si è ficcato le dita nel naso! Volevo dirglielo, ma apparentemente la nostra giovane duchessa è impegnata in attività più proficue.- 

Qui Gon non sapeva come interpretare la frase della generale. Gli era parsa una donna sui generis, decisamente poco incline al conformismo, ed era praticamente certo che non le importasse poi più di tanto l’estrazione sociale dell’uomo con cui Satine era solita, ehm, intrattenersi. Tuttavia, dato il peculiare rapporto tra Jedi e Mando, il buon maestro non sapeva esattamente che cosa aspettarsi. 

- Vi pregherei, a questo proposito, di non rendere pubbliche le, ehm, attività che la duchessa svolge nel tempo libero. I Jedi potranno anche andare bene come guerrieri, ma non esattamente come, ehm…-

- … Amanti?- concluse la donna, con un sorriso quasi offeso sul volto.- Maestro, per chi m’avete preso? Conosco il mio popolo a sufficienza per poter dire che non abbiamo bisogno di un’altra guerra civile.-

Qui Gon fece ammenda con un delicato gesto del capo.

- E voi, generale? Scatenereste una guerra civile?-

Inga parve pensarci un po’ su.

- Dipende. Se siete qua, è anche perché io ho dato il consenso al piano assurdo di Korkie Bauer, assieme al duca e alla maggior parte della corte della duchessa. Per converso, mettiamola così: dipenderà da come vi comporterete e da come si comporterà il ragazzo.-

Qui Gon si aggiustò la benda sulla gamba e si riposizionò sullo stipite della porta per montare la guardia.

Aveva immaginato che Inga si sarebbe ritirata per riposare, ed invece la osservò con stupore piazzarsi accanto a lui e montare la guardia, imperterrita.

- Dite un po’.- commentò la donna, in modo apparentemente casuale.- Io credevo che questo genere di, ehm, intrattenimento vi fosse proibito. Mi è parso di capire che un Jedi non potesse creare legami.-

Qui Gon tentennò.

Che faccio, parlo?

- Mettiamola così - disse, optando per una via di mezzo.- Non possiamo creare legami. Tuttavia, abbiamo fatto un voto di celibato, non di castità, anche se alcuni di noi lo interpretano in quel modo.-

Inga aggrottò le sopracciglia, perplessa.

- Sarà che da noi le due cose vanno per forza insieme, ma non posso fare a meno che trovarvi sempre più biasimevoli.-

- Mi dispiace se ho offeso il vostro credo.-

- Ho detto che da noi le cose funzionano in un modo diverso, non che io seguo le regole.-

Ah.

Qui Gon stava seriamente cominciando a chiedersi dove quella conversazione lo stesse portando. Che cos’era che voleva esattamente la generale? Qual era lo scopo di tutte quelle domande?

Non dovette attendere molto per avere una risposta.

- Quindi nel vostro modo di vedere le cose sedurre una donna ed abbandonarla è perfettamente normale.-

- Diciamo che chi sceglie di intrattenersi con noi sa già a che cosa va incontro.-

- E quello che sta facendo il vostro padawan è perfettamente legittimo.-

- In linea teorica, sì.-

- Ed in linea pratica?-

- Qualunque cosa accada, cresceranno, tutti e due. Sapranno ricavare il meglio da questa esperienza.-

- E voi? Saprete ricavare il meglio da questa esperienza?-

- Che cosa intendete dire?-

Inga Bauer sembrò pensarci su un attimo.

- Se il vostro padawan dovesse decidere di non tornare al Tempio, voi che cosa fareste?-

Ah.

Inga continuava a confonderlo. Non riusciva proprio a venire a capo di quell’interrogatorio, eppure una parte di lui sentiva che si stava comportando come un fesso e che la risposta era così ovvia da far diventar bianco persino Mace Windu.

- Questa è una bella domanda, a cui temo di non avere risposta. Sarà la Forza a guidare le decisioni del mio padawan. Per il momento, le cose sono già fin troppo complicate senza contare l’impiccio dei legami sentimentali.- 

La generale tacque e un silenzio scomodo li avvolse. Qui Gon continuò a guardare fisso davanti a sé, attendendo un commento di Inga, e la donna continuò a guardare in giro, attendendo un commento dell’uomo.

- Una cosa è certa, però.- concluse il maestro, pur di non sopportare oltre quel terribile silenzio pieno di non detto.- Il mio ragazzo, di là, detesta la politica.-

Inga Bauer si mise a ridere.

- Un grosso problema per un duca consorte!-

- Già.-

Aveva una bella risata, Inga. Qui Gon si sorprese a pensarlo, ma alla fine comprese anche perché. La generale non rideva quasi mai. Le poche volte che lo aveva fatto, si era limitata ad un gorgoglio contenuto, eccetto rari casi. Adesso, invece, si era sentita libera di ridere, con sollievo. Era diversa dalla donna imperiosa ed austera che aveva conosciuto. La sua risata era squillante, un suono imprevisto che lo distrasse dai suoi pensieri confusi, e all’improvviso ebbe la risposta a tutte le sue domande.

- Non so che cosa accadrà in futuro, però posso dire una cosa.-

Pensò che Tahl non l’avrebbe mai perdonato, e allo stesso tempo pensò anche che lo avrebbe capito. 

Se mi senti, perdonami, ma ho bisogno di tornare a vivere per capire.

- Non avrei mai pensato di dirlo, ma Mandalore mi piace.-

La generale sollevò un sopracciglio.

- Mandalore, eh? Non che ci sia molto, a parte il deserto e le città distrutte. Dovevate vedere com’era prima. Sundari era bellissima. Vetro e beskar dovunque. Adesso restano solo sassi, schegge e strade sporche di sangue.-

- Forse un giorno tornerò, e rivedrò Sundari riportata agli antichi splendori. Oppure potreste farmi vedere voi quanto era bello questo pianeta prima della guerra.-

Inga annuì, considerando seriamente la sua proposta. 

- Sapete, sulle prime non ero per niente contenta della piega che avevano preso gli eventi. Non era mai successo prima che un ragazzino con due peli di barba in faccia osasse contraddire l’opportunità dei miei ordini.-

Qui Gon ghignò.

- Avete soltanto avuto un piccolo assaggio della lingua lunga di Obi Wan. Vi posso garantire che farebbe stare zitto persino il dittatore.-

- Chi si somiglia si piglia.- commentò la generale, ammiccando alla ragazza che dormiva sulla spalla del giovane.

Satine, effettivamente, dormiva della grossa, e Obi Wan con lei, la testa reclinata ed appoggiata sui suoi capelli biondi.

- E’ stata una fortuna, in un certo senso. In missioni difficili e prolungate come la nostra, o ami il tuo compagno di viaggio, o lo odi.-

- Il vostro ragazzo vi ha preso alla lettera.- sogghignò Inga, tornando a badare al corridoio e facendosi apparentemente gli affari propri.

Sì, solo in apparenza.

- Sarete ansiosi di tornare a casa. Qualcuno, di sicuro, vi starà aspettando.-

Ah, finalmente c’è arrivata!

- A dire il vero, no.- commentò l’uomo, facendo spallucce.- Anzi, meglio, sicuramente tutta la compagine femminile del Tempio nella giusta fascia d’età sta attendendo in gloria il ritorno del bel ragazzo dagli occhi di bruma, ma per quanto mi riguarda, temo che mi aspetti soltanto un sacco di burocrazia.-

- Proprio nessuno nessuno?-

- Nessuno nessuno.-

- Questo è un peccato.-

- Sì, lo è.-

Un guerriero in beskar venne a chiedere informazioni sulle postazioni di controllo del Palazzo del Governo. Inga si piazzò prontamente davanti alla porta, occludendo la visuale e dando disposizioni alla massima velocità che la sua lingua le permetteva.

- Pericolo scampato.- commentò, non appena l’uomo se ne fu andato.

- Il vostro è stato un lavoro prezioso.- disse Qui Gon, lanciando l’ultimo affondo e sperando che andasse in porto.- Devo dire che ho apprezzato molto le vostre abilità.-

Se avesse avuto i baffi, Inga avrebbe gongolato parecchio sotto di essi.

- Vi ringrazio. Non sono cose che mi sento dire spesso.-

- Questo perché incutete timore.-

- Anche a voi?-

- Io non sono tutti.-

Dentro la stanza, Satine mugugnò e Obi Wan la strinse meglio sul cuore.

- Quei due fanno venire il diabete.-

- Non siete sentimentale.-

- Io? Lungi da me. Sono, diciamo, pragmatica.-

Qui Gon decise che era stufo di quel tira e molla. La Forza sembrava non nascondere insidie, per cui decise di azzardare.

- E’ un invito?-

La generale lo fissò con intensità, una patina di leggerezza negli occhi che le ringiovanì il viso e la rese più bella di quanto già non fosse.

- Perché no? Si dice che ad Eyaytir risiedano le più belle donne della galassia.-

- Se verrò, non verrò sicuramente per consultare il catalogo. Sarebbe oltraggioso da parte mia.-

- Avete già qualcuna in mente, allora.-

- Forse.-

- Forse.-

 

Satine sognò.

Sognò che un uomo vestito di rosso si avvicinava verso di lei tentando di ucciderla, e sognò che alle sue spalle c’era Larse Vizla. 

- E’ così, dunque, sei uno schiavo della Repubblica.- aveva commentato la ragazza, fissandolo negli occhi con aria di sdegno.

- Ricordati che devi morire.- le aveva risposto l’uomo, gli occhi freddi e algidi di sempre mentre l’orribile essere ammantato di rosso stendeva le mani pallide e grinzose verso il suo collo, rantolando tra i denti sudici.

Che razza di creatura era quella?

Si svegliò di soprassalto, disturbando Obi Wan, che dormiva saporitamente assieme a lei.

- Che è successo?-

- Nulla, solo uno strano incubo.- commentò, passandosi le mani sugli occhi per svegliarsi meglio.

Avevano dormito tanto. Il sole era alto nel cielo e brillava attraverso i vetri rotti della lanterna. 

Satine si sentiva più riposata, ma era ancora stanca. Nonostante tutto, l’adrenalina scatenata dal sogno la teneva lucida e vigile. 

E decise che era giunto il momento di sferrare l’ultimo attacco a Vizla, prima che fosse troppo tardi. 

Obi Wan ebbe da ridire con il suo maestro, perché non gli aveva dato il cambio nel fare la guardia alla porta, ma con sua grande sorpresa, lo trovò che sbadigliava, arruffato, mentre mangiava qualcosa con Inga Bauer. 

- Perché, ragazzo mio? Non c’era bisogno. Hanno montato la guardia le Figlie dell’Aria.-

Oh.

E all’improvviso comprese che forse una Figlia dell’Aria aveva fatto la guardia anche a lui, e girò sui tacchi per lasciarlo solo a concludere qualunque conversazione stesse intrattenendo con la generale. 

Quando rientrò nella stanza trovò Satine seduta mentre tratteneva Vanya per la manica e le chiedeva di poter conferire con lo stato maggiore e con Ursa Wren.

- Riposate, avete bisogno di riprendervi…-

- Grazie, ma ho dormito anche troppo. Questa guerra finisce oggi. Dite a vostra zia che ho intenzione di conferire con lei, Maudra Kell e il sottotenente Skirata, assieme ad Ursa Wren.-

- Satine, che ti prende?- borbottò il padawan, rientrando e sedendosi accanto a lei.- Almeno mangia qualcosa, prima!-

Ma la ragazza aveva già la bocca piena di barrette e i baffi di latte.

- Vieni a mangiare. Latte di susulur.-

Quando Inga Bauer rientrò nella stanza, reggeva tra le mani una postazione commlink pronta per essere utilizzata, con grande soddisfazione di Satine.

- Vedo che vi siete svegliata bene, duchessa.-

La ragazza sorrise, visibilmente energica. Il viso e le labbra non erano più così gonfie, anche se il livido era ancora visibile, e il naso non sanguinava più.

Le due donne si scambiarono un’occhiata complice mentre armeggiavano con il commlink per avviare il collegamento. In un momento di distrazione, la generale lanciò uno sguardo perplesso alla mano di Obi Wan, che era scivolata via dalla spalla di Satine con rapidità quando aveva compreso che era il momento di avviare le comunicazioni. Non potè fare a meno di rimuginare, ancora una volta, sull’argomento che l’aveva preoccupata di più da quando aveva scoperto dell’intenso rapporto tra la duchessa e il padawan, un tema che non aveva avuto il coraggio di affrontare nemmeno con Qui Gon. 

Che succede se il ragazzo decide di restare?

Un ex Jedi duca consorte?

Sospirò, il forte dubbio che non fosse possibile, e tornò a concentrarsi su altro.

Le comunicazioni furono avviate e gli ologrammi di Maudra Kell, Idril Skirata e Ursa Wren comparvero di fronte a loro.

- Signori, credo che sia giunto il momento di sferrare l’attacco finale.-

Ci fu un mormorio di assenso generalizzato.

- Generale, abbiamo novità dal fronte?-

- Sì. Ci sono stati strani movimenti per tutta la notte. Il giovane Saxon è stato richiamato all’ordine e sembra aver ricevuto un incarico importante. Per quanto riguarda Vizla, dopo un po’ è sparito. Giusto il tempo di darci la soddisfazione di vederlo infilarsi le dita nel naso.-

Satine abbozzò un sorriso.

- Siamo certi che non abbia usato travestimenti per uscire dal palazzo e nascondersi, o scappare fuori da Sundari?-

- E’ altamente improbabile. Abbiamo controllato tutte le porte del palazzo e i quattro accessi della città. Nessuno è entrato o uscito, né dei nostri, né dei loro, e non abbiamo ricevuto cargo di sostegno, né abbiamo spedito nulla.-

- Nemmeno l’immondizia?-

- No, duchessa. Nemmeno l’immondizia.-

- Interventi manutentori?-

- Nessuno.-

La duchessa annuì con concentrazione.

- Penso che il piano che avevamo progettato io e la generale Kell sia ancora valido. Procediamo a cingere d’assedio il palazzo di Sundari.-

Poi, i suoi occhi si fecero volpini.

- Tuttavia…-

Inga alzò gli occhi al cielo.

C’era qualcosa in Satine Kryze quando diceva tuttavia, che sapeva far venire i brividi. Forse era l’aria da birba e la lucina negli occhi di chi sta per combinarne una delle sue, o forse era l’irrimediabile sensazione che lei stesse per incastrarti, Inga non avrebbe saputo dire quale delle due. Certo era che, non appena la duchessa ebbe pronunciato quel tuttavia, quasi tutti gli astanti abbassarono il capo in segno di rassegnazione.

E adesso che c’è?

- Credo che valga la pena di tenere d’occhio il piccolo Saxon. Qualcuno di voi ha una vaga idea dei rapporti intercorrenti tra Larse Vizla, Evar Saxon e suo figlio Gar?-

La prima a rispondere fu Inga.

- Per quanto ne sappiamo noi, dopo la batosta subita su Draboon, Evar Saxon è stato degradato a tirapiedi semplice di Vizla. Da quel momento si è mosso solo il giovane rampollo. Non che abbia ottenuto risultati migliori, beninteso.-

- E’ proprio questo che non mi convince, Inga cara.- commentò Satine.- Mi rendo conto che in questo momento sono a corto di generali e luogotenenti, tuttavia mi sembra assurdo continuare a riporre fiducia in due figuri loschi come Saxon padre e figlio. Io, fossi stata Vizla, avrei fatto una scelta diversa.-

- Ovvero?-

- Mi sarei affidata a qualcun altro e mi sarei liberata di Saxon, in un modo o nell’altro. Vero è che a Vizla serve il supporto del clan, e per questo motivo non può mandarli a dirigere il traffico, tuttavia non avrei affidato loro gli incarichi importanti. Quelli li avrei affidati a qualcun altro, e Vizla ha dimostrato di saper essere spietatamente efficiente quando vuole, come a Loras e Sal. Chi c’era lì?-

- Morto.- commentò Ursa Wren, ruvida come la carta vetrata.- Non importa. Era l’ultimo in linea gerarchia. Non l’ha sostituito nessuno.-

- Ne sei certa?-

- Come è vero che l’acqua parla.- 

Satine si grattò il mento.

- E se le cose stessero in un altro modo?-

Inga alzò di nuovo gli occhi al cielo.

- Ovvero?-

- Sono l’unica ad avere la sensazione che questa sia una colossale trappola?-

Venne fuori che Satine aveva intenzione di vincere. Definitivamente.

E per poterlo fare, aveva intenzione di avere un piano che reggesse di fronte a tutte le variabili.

Nella sua testolina bionda, la giovane duchessa aveva partorito la seguente idea.

Per qualche ora, la popolazione - dittatore incluso - l’aveva creduta morta. Questo aveva dato a Vizla la possibilità di giocare le proprie carte. 

C’era quella considerazione, un pensiero che aveva preso corpo durante le sue prime ore a Sundari. Un’idea che, se confermata, le avrebbe fatto vincere la guerra nel giro di cinque minuti. 

Satine si era infatti aspettata in quel frangente d’indecisione una mossa lampo da parte del dittatore, un attacco definitivo che avrebbe scompaginato le fila dei Kryze e dei Wren, inebetite dall’evento clamoroso dell’apertura della Luce di Mandalore e sfinite dalla resistenza senza quartiere che avevano messo in atto negli ultimi giorni. 

Eppure, Vizla non l’aveva fatto. Perché?

 

Le questioni erano due, come al solito, sempre le stesse su cui andava rimuginando da diverso tempo, ormai: o il dittatore si stava preparando al colpo finale, con il quale avrebbe distrutto tutto attraverso un grande spiegamento di forze e con un assedio in piena regola, oppure aveva completamente perso la trebisonda. 

Fatta salva quell’ultima, estrema possibilità, prima improbabile e che, questa volta, poteva diventare realtà.

Ormai, Vizla aveva perso definitivamente il controllo sul potere. I suoi gli erano ancora fedeli, ma l’esercito era decimato, a giudicare da quanto avevano riferito Inga Bauer ed Ursa Wren. Se i suoi collaboratori più stretti erano soltanto Evar e Gar Saxon, allora era messo male. Satine era certa che non fosse proprio così, ma dopo l’apertura della Luce di Mandalore la ragazza aveva conquistato una posizione di forza inimmaginabile per il dittatore, indipendentemente dal numero di uomini e mezzi a disposizione. 

Si poteva dire che avesse praticamente ribaltato la situazione, e lei, i suoi generali, non solo ce li aveva ancora tutti, ma aveva i migliori in circolazione.

C’era stato un tempo in cui Satine Kryze aveva pensato che il dittatore sarebbe stato disposto a fare qualunque cosa pur di portare a termine la sua missione ed avere la sua vendetta. 

Adesso, cominciava a dubitarne.

Perché se avesse davvero avuto altro buruk, se avesse davvero avuto altre armi nucleari, allora Vizla non avrebbe esitato un secondo. Avrebbe aperto il suo arsenale ed avrebbe distrutto tutto: Sundari, i suoi cittadini, la duchessa con loro. Avrebbe affondato tutta la nave con il capitano. Avrebbe fatto tabula rasa. E lui si sarebbe tenuto il potere.

Almeno finché un altro Kryze o un Wren non fosse venuto a reclamare il ruolo di Mand’alor da uno dei pianeti del sistema che ormai Vizla aveva perso. 

Cioè, tutti tranne Concordia, che oltretutto era una semplice luna.

E una parte di Satine era fermamente convinta che chiunque stesse finanziando la guerra da oltre i confini del sistema di Mandalore queste cose le sapesse. Vizla era un abile politico, ma aveva dimostrato enormi limiti come stratega. Chi lo spalleggiava, invece, quel semplice omissis sul conto corrente che Satine aveva rintracciato ormai quasi un anno prima, lui sì che sapeva giocare la partita. Era certa che, chiunque fosse, avesse ormai capito di aver perso, che tutti i soldi nella sua saccoccia non avrebbero mai potuto comprare Mandalore, se Mandalore non voleva essere comprato. 

Se dunque la guerra era persa, se Vizla si era reso conto di essere solo e soprattutto di non avere i numeri per poter combattere contro Inga Bauer e gli altri esponenti dei Kryze, a questo punto gli restavano soltanto due strade da percorrere: trovare un modo per andarsene oppure distruggere tutto al momento giusto.

E quale momento migliore, se non quello in cui Satine o chi per lei avrebbe marciato verso di lui con l’esercito per l’assalto finale?

- Quindi, fammi capire: tu pensi che il movimento degli ultimi minuti non sia finalizzato ad organizzare un’offensiva?-

- Oh, al contrario, io penso che stia macchinando qualcosa, solo che credo che sia un diversivo.-

- Uno specchietto per le allodole?-

- Esattamente.-

Il punto, però, era riuscire a stabilire che cosa Vizla stesse tramando. Le informazioni che le spie avevano riportato erano ancora troppo poche.

- Giusto per sincerarmene, sappiamo dov’è questo benedetto arsenale?-

Inga scosse il capo.

- Bene. Faremo senza. Da quello che mi è parso di capire, ha usato sia le radiazioni che il buruk, e in entrambi i casi deve aver usato qualcosa per la diffusione. Sulla bomba nucleare, siamo tutti d’accordo. Sul buruk?-

- Anche in quel caso si è trattato di esplosivo.-

- Chiarissimo. Siamo tutti d’accordo che una bella esplosione, indipendentemente da che cosa spargerà, sarebbe un’eccellente diversivo nel caso in cui qualcuno di nostra conoscenza dovesse tentare la fuga?-

- Ma chi, Vizla?- domandò Maudra Kell, gli occhi sgranati.- Duchessa, mi era parso di capire che fossimo d’accordo sul fatto che, piuttosto che fuggire, quello sarebbe stato in grado di uccidersi.-

- Dipende. Ha ancora l’avamposto di Concordia e le armi che ha accumulato col tempo. Sul perché non le stia usando, non ho ancora una risposta. Non sappiamo nemmeno quante ne abbia e chi gliele stia pagando. Fuggire all’estero non sarà una grande idea, ma potrebbe provare a raggiungere Concordia.- 

Satine batté i palmi aperti sulle cosce e si alzò in piedi. 

- Bene. Rivediamo i nostri piani. Ursa, come sono messi i tuoi artificieri?-

La ragazza lanciò un’occhiata attorno a sé, sperando di trovare conforto nello sguardo degli altri generali, ma dovette ben presto rassegnarsi.

- In piedi.-

- Ho bisogno che tu svolga un incarico molto delicato per me. Ho bisogno che tu circondi il perimetro della città senza farti vedere e che tu controlli che non ci siano ordigni o altri trabiccoli che potrebbero causare un eccidio di massa. Abbiamo una mappa dei luoghi strategici per il piazzamento di bombe?-

Maudra Kell annuì e decise che avrebbe discusso con la contessina il da farsi.

- Perfetto. Ho tutta l’intenzione di batterlo sul tempo. Se ho ragione, è altamente probabile che cercherà di trarre vantaggio dall’azione di Saxon. Dubito che si tratti di qualcosa di particolarmente importante. Avrà tenuto il gran finale per sé, qualunque esso sia. Piazzare una bomba e tornare all’ovile mi sembra un compito all’altezza di Gar. Altri obiettivi sensibili?-

- Potrebbe prendere di mira i civili al mercato coperto.-

- Lì ci siamo noi.- commentò Ursa Wren, questa volta più sicura.- Si può star certi che non passerà nemmeno dalla porta.-

- Ricordatevi che non abbiamo una contraerea. Se dovesse usare dei missili, avremo bisogno di jetpack. Carburante?-

- Non molto, ma ne abbiamo abbastanza.-

- Ottimo.-

- Siamo sicuri che funzionerà?-

- No, ma dobbiamo tentare. E’ anche una questione politica, Maudra. Non possiamo permetterci una sconfitta adesso, non possiamo abbassare la guardia.-

Quella era una versione del tutto inedita della giovane duchessa di Mandalore. Qui Gon ed Obi Wan avevano conosciuto una ragazza dolce dai grandi ideali, ma in quel momento di lei e del suo sorriso compassionevole restava ben poco. Avevano davanti una Mando fatta e finita che, per quanto detestasse la guerra, sapeva farla estremamente bene. 

Un conto era guardarla mentre indovinava le strategie di qualche vecchio saggio su una cartina olografica sbiadita, un conto era vederla in azione nella realtà della guerra. 

Non aveva nulla da invidiare ad Inga Bauer, in quel momento. 

La cosa straordinaria era che Satine non stava complottando per danneggiare, ferire od annientare il nemico, anzi, tutt’altro. La giovane duchessa intendeva neutralizzare l’attacco sul nascere al fine di spargere meno sangue possibile, catturare il proprio nemico e concludere una guerra che aveva fatto fin troppi morti senza esplodere un colpo.

O almeno così sperava.

Il piano, dunque, era quello di pattugliare i luoghi sensibili al fine di intercettare Saxon prima che facesse un disastro, arrivare in prossimità del Palazzo del Governo prima che Vizla potesse fare alcunché e metterlo nelle condizioni di arrendersi. 

Questo voleva dire non andare da sola. 

In generale, il gruppo si disse d’accordo. Ursa Wren propose di schierare i suoi guerrieri, una volta di ritorno dal pattugliamento, come riserve dietro alle fila dei Kryze, nella speranza che vedere i Wren subentrare nella formazione di attacco potesse dissuadere Vizla dal procedere oltre.

- Mi sembra una buona idea, tuttavia ci tengo a mettere in chiaro che non intendo combattere. Preferisco tentare la mediazione, anche personalmente, se necessario.-

Ci fu uno scambio di sguardi tra i membri del consesso.

- Duchessa, se permettete…-

- Non è un luogo sicuro per una pacifista? Sì, avete ragione. Vizla non negozierà mai? Probabile. Starà organizzando un contrattacco e c’è il rischio di rimanere incastrata in un fuoco incrociato? Verissimo, tuttavia non ho intenzione di ritirarmi dal momento decisivo del conflitto. Ho i miei protettori, non graverò su di voi.-

- Con tutto il rispetto, Duchessa, ma un uomo solo e un ragazzo non credo che possano fare molto contro l’esercito di Vizla.-

Satine sorrise ad Ursa con delicatezza. 

A parte i suoi sostenitori, non tutti erano stati informati della scelta dei Jedi. I collaboratori più stretti di Satine ne erano stati messi subito a parte e, nonostante rappresentasse un segreto solo per modo di dire, non sapeva come Ursa avrebbe preso la notizia.

- Questi due uomini sono stati in grado di proteggermi a Loras. Il ragazzo, come tu lo hai definito, è l’unico sopravvissuto alle ferite infertegli durante un attacco massivo di spettri, ed è stato in grado di proteggermi là sotto, da solo, quando ero diventata il bersaglio della maggior parte di quelle creature immonde nel tentativo di aprire la Luce di Mandalore. Come vedi, è ancora in piedi.-

Ursa lanciò uno sguardo ammirato al giovane Obi Wan, che inchinò la testa con rispetto.

Wren non replicò.

- Dunque, se nessun altro ha delle obiezioni da muovere, per quanto mi riguarda non c’è nient’altro da dire. Intendo prepararmi per raggiungere il palazzo in tarda mattinata, e non sarò sola.-

- Che intendete, duchessa?-

Satine sogghignò.

- Vizla non si arrenderà mai di fronte ad una parata militare, ma si arrenderà di fronte alla popolazione di Mandalore.-

Obi Wan fece tanto d’occhi, e così fecero anche gli altri. 

Ci fu un mormorio di protesta, ma Satine non volle sentire ragioni.

- Non sono così sciocca, tuttavia, da presentarmi disarmata. A questo proposito - e fissò Inga Bauer con aria implorante.- Non è che qualcuno di voi ha una beskar’gam da prestarmi?-

 

La conversazione si chiuse così, con l’impostazione dell’orario per il rendez-vous a metà pomeriggio.

Obi Wan non era certo che la strategia della duchessa potesse funzionare. 

Innanzitutto, era davvero complicato radunare in un solo posto la popolazione civile.

- Che cosa hai intenzione di fare?- le disse, affrontandola una volta che gli ologrammi furono scomparsi.

- Semplicemente, voglio mettere in atto l’ennesimo piano alla Kryze nella speranza che Sundari mi venga dietro. Qualora non dovesse riuscire, mi accontenterò del mio manipolo di fedelissimi.-

Qui Gon, tuttavia, era di altro avviso.

- Siete sicura che sia saggio condurre i civili in una zona di guerra?-

- Maestro, su Mandalore la differenza tra un civile e un soldato è di fatto inesistente. In ogni caso, non ho intenzione di coinvolgere la popolazione resistente nella battaglia. A quella, se ci sarà, penseranno le milizie.- rispose, scuotendo i capelli biondo alba.- Intendo fermare la marcia prima di fare alcunché. Tuttavia, voglio che Vizla veda.-

Quindi era questo il suo piano? Marciare con la popolazione civile verso il Palazzo del Governo e dimostrare a Vizla di non avere più sostegno?

Beh, l’idea non era male: pacifica e persino sicura, se la contessina fosse riuscita a controllare la mappa degli hotspot e a neutralizzare eventuali ordigni.

Aveva un solo difetto: era utopistica.

Avrebbe funzionato se la gente l’avesse seguita.

Se Ursa fosse riuscita a neutralizzare gli attacchi bomba.

Se Vizla non avesse deciso di ingaggiare battaglia.

Insomma, un sacco di se.

Satine, tuttavia, era convinta che la sua idea potesse realizzarsi. Così, chiese aiuto ad Inga Bauer per piazzare il drone e aprire le comunicazioni. 

- Se mi vedranno, capiranno che è finita e che è il momento di partecipare.-

Mentre la generale aggiustava il drone, Satine esperì un goffo tentativo di ricomporsi con l’aiuto di Obi Wan e Qui Gon.

- Ancora una volta, duchessa, non mi intendo di moda.-

Così, toccò ad Obi Wan, su ordine perentorio di Satine, provvedere all’aspetto estetico.

- Fammi il raccolto che mi avevi fatto la volta scorsa.-

- Eh?-

- Quella cosa che avevi fatto ai miei capelli, quando ho rilasciato il comunicato su Krownest.-

Eh, se solo tu non ti fossi tagliata i capelli.

Mettere il beskar, invece, era stato tutto un altro paio di maniche. Obi Wan e Qui Gon non avevano mai assistito alla vestizione e, tutto sommato, non avevano la più pallida idea di come fosse assemblata un’armatura mandaloriana. Satine li aveva aiutati, suggerendo in che verso andassero applicati gli schinieri e quanto stringere le cinghie. L’armatura - un pezzo di seconda mano del clan Kryze sulla cui provenienza Satine non fece domande - le stava un po’ grande, ma nel complesso cadeva bene e faceva il suo lavoro.

Certo l’armatura di mia madre è un’altra cosa, ma per il momento mi accontento. 

Fu proprio in quel momento, quando fu pronta per uscire e non restava altro da fare che provare il discorso ed accendere il drone, che accadde l’irreparabile.

L’esplosione scosse il Tempio e i pezzi di vetro che ancora erano rimasti attaccati alla lanterna si frantumarono definitivamente al suolo. Obi Wan fu immediatamente sopra Satine, nel tentativo di proteggerla da eventuali urti, e il maestro estrasse immediatamente la spada laser.

Quando le vibrazioni cessarono, Satine, Obi Wan, Qui Gon ed Inga Bauer si guardarono attorno, cercando di capire che cosa fosse successo.

- E’ nel palazzo?-

Inga scosse il capo e si attaccò al commlink.

Sulla prima frequenza non rispose nessuno. 

Sulla seconda, neppure.

Che accidenti stava succedendo?

Satine suggerì di chiamare direttamente Ursa Wren, per vedere se avesse informazioni.

Nulla di fatto.

Venne loro incontro il sottotenente Skirata, che si precipitò di corsa dentro la stanza.

- E’ saltata la cupola!- gridò, indicando fuori da ciò che restava delle finestre.- Qualcuno ha piazzato un ordigno sismico!-

Satine si mise le mani nei capelli.

Un ordigno simile è capace di distruggere da solo mezza città di Sundari. 

La duchessa corse immediatamente ad affacciarsi, ma quello che vide, pur nel disastro, le sollevò l’animo.

La bomba era stata piazzata in un punto specifico, in una rientranza dove nessuno sarebbe mai riuscito a trovarla. L’esplosione si era in parte dispersa verso l’esterno e il deserto, danneggiando prevalentemente la cupola e l’immediato circondario delle mura interne. 

Nel frattempo, Inga stava inveendo con tutto il suo vocabolario contro il commlink che, sentendo la voce del padrone, non mandò a vuoto il tentativo di comunicare sulla terza frequenza. 

Rispose Ursa Wren, l’aria stanca e ferita, la faccia impolverata e il fiato corto, come se avesse corso.

- Saxon!- tuonò inviperita.- Ci ha battuti sul tempo. Quel gran figlio di #@*//! ha innescato una bomba sismica nella parte ovest della città. Le casualità sono contenute, ma ci sono dei morti, e la parte immediatamente vicina alle mura è stata distrutta completamente. La cupola è danneggiata, sospetto irreparabilmente!-

Il primo pensiero di Satine fu che fosse necessario evitare una nuova guerra civile o una rappresaglia. 

- L’avete preso?-

- No, è riuscito a scappare.-

Un altro discorso da rilasciare alla città, prima che sia troppo tardi.

Non posso più aspettare.

Prima che potesse anche solo rendersene conto, cominciò ad abbaiare ordini e fare domande. Filava come un treno in direzione dell’entrata principale circondata da soldati dei Kryze e dalle Figlie dell’Aria. 

Accese il suo datapad e proiettò in aria una cartina di Sundari.

- L’esplosione è avvenuta qua, giusto?-

Sull’ologramma comparve una grossa macchia rossa al tocco della sua mano.

- Sissignora.-

Satine si grattò i capelli.

- Obiettivi civili?-

- Prevalentemente case, ma c’è un grosso spaccio poco lontano e l’acquedotto sulla sinistra. Le vasche sono interrate, ma…-

Il #@*//! vuole farci morire di fame e di sete.

Oh, l’avrebbe pagata cara!

Forse, però, avevano problemi più impellenti a cui pensare.

- Il buruk?-

- Prego?-

- Il kyramla buruk! Può arrivare fino a qui?-

- La pestilenza? No, non può arrivare fino a qui da Keldabe.-

Poi, però, un lampo di terrore passò negli occhi di Inga.

- Lì vicino, però, c’è l’ospedale da campo, e lì ci sono pazienti affetti sia da sindrome da radiazioni che malati di buruk.-

Il #@*//! vuole farci morire di fame, sete e di armi chimiche.

Ah, ma l’avrebbero pagata cara, lui, quella palla da biliardo di suo padre e il loro compare prezzolato!

- Quante ragazze hai nell’ospedale da campo?-

- Una decina, perché?-

- Saxon ha fatto saltare la cupola. Mi serve che sigillino tutte le entrate e le uscite dall’ospedale. Il buruk e le radiazioni non devono uscire da lì!-

La donna non se lo fece ripetere due volte e si allontanò immediatamente per dare gli ordini necessari.

Senza commentare, Satine digitò una frequenza sul commlink e se lo portò alla bocca.

- Generale Kell. Le maestranze che ancora lavorano quali sono?-

- Principalmente quelle che stanno ricostruendo il Centro di Ricerca.-

- Dirottiamole alla cupola. Quanto vetro abbiamo?-

Maudra Kell non parlò e si guardò le scarpe.

- Beskar?-

Silenzio stampa.

Satine sospirò.

- Non c’è un altro modo per riparare la cupola?-

- Ci sarebbe bisogno di far colare del liquido nelle crepe così da stabilizzarla, ma non so se ne abbiamo abbastanza. Parliamo di tonnellate e tonnellate di gel!-

Quindi, la cupola era destinata a collassare.

Satine sospirò.

- Dobbiamo evacuare la città, prima che sia troppo tardi!-

- La vita nel deserto è invivibile, maestro Jedi! Moriremo tutti se passeremo una notte fuori!-

- Maudra ha ragione.- commentò la duchessa, ad un passo dall’uscire nel piazzale del Tempio.- Tuttavia, dobbiamo farla valutare. Chiama le maestranze. Informati se può reggere, e se sì, per quanto. Ci dà il tempo di una battaglia, l’ultima?-

La generale annuì. 

- E Saxon?-

Eh, e Saxon?

Satine contattò di nuovo Ursa Wren.

- Quanti sono i guerrieri che siete riusciti a catturare?-

- Purtroppo non ne abbiamo preso nemmeno uno. Ad ogni modo, ho ragione di credere che siano un bel po’. Io personalmente ne ho visti almeno dieci, ma altri miei uomini raccontano di averne incontrati altrettanti in parti diverse della città. Potrebbero essere anche un migliaio in tutto, forse di più.-

Satine si morse il labbro.

Tra Saxon e Vizla sono abbastanza da mettere a ferro e fuoco la città.

Satine si grattò la testa con veemenza.

Pensapensapensapensa.

Poi, chiamò di nuovo Maudra Kell.

- Cambiamo tattica. Ho ragione di credere che Vizla abbia intuito il nostro piano.-

- Cioè?-

- La manovra a tenaglia. Vuole replicarla. La bomba è un diversivo. Ha sguinzagliato Saxon in giro per la città con i suoi uomini per prenderci alle spalle quando ingaggeremo battaglia sotto il Palazzo del Governo.-

- E che cosa hai intenzione di fare?-

- Chiama Ursa Wren. Dille di non unirsi alle retrovie. Dille di restare in disparte fino a che Saxon non si muove. A quel punto, tagliamo la via di fuga.-

- Una doppia manovra a tenaglia?-

- Chi la dura la vince.-

 

Satine non voleva bruciare le tappe, ma Vizla l’aveva costretta a farlo. Adesso, la sua priorità era quella di evitare la rappresaglia e la guerriglia urbana.

Ideale per scompaginare le fila dei Kryze, ma non darò a Vizla la soddisfazione di riuscirci. 

Vizla si sarebbe reso conto definitivamente che la partita era ormai conclusa.

Non appena il drone fu pronto, Satine uscì dal Tempio.

Il piccolo drone volò in alto e l’immagine di Satine rimbalzò per ogni dove. Per le strade di Sundari, attraverso l’etere dei pianeti del sistema. Persino sull’holonews e sull’holonet.

Aveva tutta l’intenzione di raggiungere quante più persone possibile.

Fuori c’erano un bel po’ di persone. Prevalentemente si trattava di anziani, giovani e bambini, qualche donna che non aveva potuto combattere, ma anche uomini e donne ancora in armatura. Erano tutti impegnati a ricostruire, a ripulire, a mettere in ordine quello che restava della città per renderla almeno un po’ vivibile, fino a che lo scoppio della bomba sismica non aveva gettato tutti nel panico.

La gente si fermò non appena vide Satine Kryze uscire dal Tempio.

Rimase ferma sulle scale, cercando di calmare il respiro per improvvisare il discorso e per dare il tempo alla popolazione di avvicinarsi. 

A giudicare dallo schieramento di forze - inclusa una solenne Inga Bauer che incuteva rispetto impalata accanto a lei - era evidente che la duchessa aveva qualcosa da dire alla sua gente.

Presto, un piccolo capannello si radunò di fronte al Tempio.

Satine si schiarì la voce, aprì le braccia e tuonò:

- Popolo di Sundari! Mantenete la calma. Vi prego di non rispondere alla violenza con la violenza! La cupola è stata danneggiata, ma stiamo facendo quanto in nostro potere al fine di mettere tutti al sicuro. Per il momento, vi chiediamo di fare del vostro meglio. Chi non è abile a combattere, resti in un posto protetto, possibilmente coperto e ai margini della cupola. Consiglio ai più fragili di restare nel mercato coperto, mentre invito gli abili a raggiungermi. 

Vi invito inoltre a stare lontano dalla parte ovest della città e dalla sua porta, luogo di esplosione dell’ordigno. 

Chi è rimasto ferito eviti di uscire dalla città e non raggiunga in alcun modo, ripeto, IN ALCUN MODO, l’ospedale da campo fuori dalle mura. Recatevi al mercato coperto, dove riceverete assistenza. 

Vi chiedo clemenza e pazienza. Riusciremo a risolvere questo pernicioso problema, tuttavia sono qua a chiedervi collaborazione. Non tradite i nostri ideali. Non siamo qua per creare rappresaglia o fomentare la guerriglia urbana, sostenendo il progetto dei rivoltosi. Ci difenderemo, ma non offriremo il fianco ai loro piani di distruzione. 

Le nostre Abiik’ade e i nostri guerrieri sono già all’opera al fine di mettere in sicurezza la città e voi, miei concittadini. Tutto ciò che vi chiediamo di fare è di mettervi al sicuro. 

A Gar Saxon, autore dell’attacco bomba alla nostra cupola, chiedo di abbandonare ogni proposito di guerra e di costituirsi alle autorità. Non verrà fatto alcun male né a lui, né ai suoi sostenitori.

Stiamo lavorando ad un cessate il fuoco.

A Saxon dunque chiedo di cooperare al fine di cessare ogni ostilità.- 

Una giovane Figlia dell’Aria passò una chiamata alla generale, che la girò prontamente alla duchessa.

- Pronto?-

- Sono il capo delle maestranze del Centro di Ricerca.-

- Jatne Manda, dottore. Che mi potete dire?-

- Per quel che mi riguarda, se non scoppia nient’altro, penso che la cupola possa reggere ancora per un bel po’.-

Satine tirò un sospiro di sollievo.

- Non sapete quanto vi ringrazio.-

Chiuse la chiamata e guardò Inga negli occhi.

Le due donne si scambiarono uno sguardo di fuoco.

Quando il gioco si fa duro, i Kryze cominciano a giocare.

Gli altri salgono sui bev ast’ehut.

- Popolo di Mandalore!- tuonò ancora, riprendendo il discorso.

Il drone vibrò in alto nel cielo.

La folla si fermò ad ascoltarla, rapita.

Satine si guardò attorno speranzosa e continuò.

- Sundari era un luogo ameno e prospero, dove la nostra gente era abituata a vivere in pace. Prima gli spettri, e poi Vizla, adesso quest’esplosione, hanno fatto in modo che di quel paradiso non restasse nulla. Oggi viviamo in miseria, tra le macerie, dove i pezzi di metallo e vetro possono ferirci solo camminando per strada, dove i nostri figli hanno conosciuto l’asfalto e non la bellezza della natura, dove i nostri piedi poggiano su strade rosse di sangue!-

Sì, è vero! mormorò qualcuno tra la gente.

- Questo non durerà per sempre, amici, fratelli mie! L’epoca della violenza indiscriminata, della distruzione, è destinata a concludersi! Per questo io vi chiedo, cittadini, figli e figlie di Mandalore, di compiere un ultimo sforzo per il nostro sistema! Chiedo a chi tra vuoi può farlo, di venire con me, per fare in modo non soltanto di far finire la guerra, ma di farla finire quest’oggi!-

La folla rumoreggiò.

- Troppo sangue è stato versato in nome della contingenza, del bisogno immediato di potere e di dominio. Oggi noi combattiamo per costruire il futuro! Oggi noi marciamo per cambiare il nostro destino! Oggi noi daremo a Mandalore la visione che è mancata in questo durissimo periodo di guerra!

Voi siete in strada ed io vi ammiro, perché nonostante la perdita e il dolore, voi siete qua a ricostruire, siete qua a dare un futuro migliore a tutti noi, ed io vi dico, urliamolo! Insegniamo al dittatore che alle sue bombe noi risponderemo con i giardini pensili! Alle sue barricate, noi risponderemo lasciando le porte aperte! Ai suoi pugni, noi risponderemo con le mani tese! Alla sua distruzione, noi opporremo la costruzione di una società più giusta, più aperta e soprattutto più rispettosa delle nostre tradizioni!-

Qualche pugno si alzò in aria, con grida di giubilo.

- Guardo le macerie e vedo i palazzi, vedo i giardini, i fiori ai balconi! Vedo i nostri figli giocare nelle piazze e lo spazioporto pieni di merci! Vedo la mia gente che prospera e dimostra alla galassia intera che essere Mando significa progresso, e per questo io oggi vi chiedo, fratelli miei, marciate con me! Senza violenza, senza odio e senza rancore, mostriamo all’universo che non ci sono mostruosità, radiazioni, piaghe o tragedie che tengano di fronte alla forza del lato migliore di Mandalore!-

Il gruppo era diventato più nutrito, e Satine potè percepire il coro di Mand’alor! Mand’alor! che si levava dalla massa.

Così, senza troppe cerimonie, tentò l’affondo.

- Dimostreremo a chiunque si prenda gioco di noi che non solo sopravviveremo sempre, ma rinasceremo sempre! A chi ci credeva annientati, oggi grido che Mandalore risorge dalle sue ceneri! Oggi faremo vedere alla galassia che questa è Mandalore: speranza, visione, ricostruzione! Oggi noi dimostreremo alla galassia che cosa significano giustizia e verità, onore, lealtà e coraggio!-

E lanciò l’urlo finale.

- Oggi noi siamo Mandalore, e ci riprendiamo tutto quello che ci è stato tolto!-

E fu subito rivolta.

Satine scese nel folto del gruppo, e tutti le furono immediatamente attorno con le mani tese. Le si fecero attorno altre persone, uomini, donne, anziani e bambini, più o meno abili a muoversi, ma tutti animati dallo stesso principio: porre fine allo scempio che Larse Vizla aveva fatto di Mandalore. 

Poi, alla testa del corteo, Satine si mise in marcia verso il Palazzo del Governo.

Obi Wan e Qui Gon le furono immediatamente accanto, le spade laser accuratamente piazzate dentro la veste e pronte ad essere usate, ma quello che si sentiva nella Forza non lasciava supporre alcuna azione punitiva o pericolo incombente nei confronti della nuova Mand’alor. Tutt’altro, la Forza vibrava di energia positiva, sembrava cantare con la coscienza delle persone radunate attorno a Satine, e mai come in quel momento la città era sembrata viva, un grosso organismo pulsante con un cuore solo e una sola intenzione.

Forse, però, era proprio questo il bello di Mandalore: il sistema sarà anche un essere vivente sulla cui esistenza reale vi sono soltanto un turbinio di leggende, ma se aveste chiesto ai due Jedi che cosa ne pensavano, in quel momento avrebbero risposto che sì, un pezzo di Mandalore risiede davvero in ogni abitante della superficie.

Dopo un paio di svolte, qualcuno si mise a cantare quello che poi sarebbe diventato l’inno di Mandalore.

 

Dimmi viandante, nel tuo vagare,

quali meraviglie hai visto accadere?

Ho scoperto un luogo dal nucleo vitale,

che sa d’antico, di storia e di cuore. 

 

In città ho incontrato gente amica,

porte aperte, un popolo perbene, 

la gioia di chi crede che la vita

non sia soltanto quella che si vede.

 

Nei boschi ho incontrato creature, 

che vincono le leggi della scienza,

le stelle brillano, in gran numero unite, 

riflessi d’anime di grande possanza.

 

Dimmi viandante, di sogni alfiere,

quali segreti l’anima ha appreso?

Ho incontrato un popolo fiero

la cui unica legge è il progresso.

 

Una sola cultura, una sola armatura,

una la difesa, una grande famiglia,

una lingua per tutti, una guida sicura,

un unico scopo per vivere ancora.

 

E dimmi viandante, dove andrai ora?

Torno laggiù, nel verde e nel blu,

torno là dove la vita migliora,

da dove vorrei non andare via più!

 

Molte voci si unirono alla sua. La città esplose in un canto unico.

I due Jedi cominciarono a faticare a tenere le persone a distanza. Spuntavano da tutte le parti. Uomini, donne, bambini, anziani, mani tese dovunque. Satine le stringeva tutte, salvo poi continuare nella sua marcia, sempre in avanti alla volta del Palazzo del Governo.

C’erano bambini a piedi nudi in quella poltiglia di asfalto, fango, sangue e schegge. C’erano anziani appoggiati al bastone. Chi non riusciva a camminare, si affacciava da ciò che restava delle case e cantava dalle finestre, dai tetti, sotto i portici rimasti in piedi.

Il drone ha fatto bene il suo lavoro. 

Ciò aveva dato adito a situazioni esilaranti.

C’è stato un vecchietto, ad esempio, che si era organizzato per benino. Si era portato, con l’aiuto della figlia, la sedia sulla soglia di casa, un cuscino per poggiare i piedi gonfiati dal tempo e un tavolino storto su cui aveva poggiato, in impeccabile stile Mando, un fiasco di vino e qualche bicchiere. Offriva da bere a chi passava di lì e cantava a squarciagola la canzone con i tre denti che aveva in bocca, le orecchie a sventola che si alzavano e si abbassavano al ritmo della sua risata.

La figlia, invece, si era organizzata diversamente, in un modo più contenuto. Aveva preso il lenzuolo bianco più grande che aveva ed aveva ingaggiato il figlio piccolo per disegnare delle campanule canterine, su cui lei aveva scritto il motto dei Kryze a caratteri cubitali. 

Non seppero mai se quella donna avesse dato l’idea agli altri o se il movimento si fosse organizzato spontaneamente, ma la città si tappezzò ben presto di stendardi improvvisati, lenzuola e tende dipinte. 

Passarono sotto ciò che restava del Centro di Ricerca di Sundari, dove gli operai stavano provando a salvare il salvabile. Dall’alto piovvero grida di incoraggiamento. Gli attendenti, attaccati ai ponteggi con le funi, cominciarono a penzolare avanti e indietro, facendo piccole acrobazie in aria per dimostrare la propria partecipazione al corteo.

Davanti al mercato coperto, Satine si trovò di fronte ad una folla immensa. Quando aprì le braccia in segno di benvenuto, la folla esplose in un boato ed accorse nelle fila del corteo. 

Il popolo di Sundari non smise mai di cantare, per tutto il percorso della Marcia. Satine li accompagnò sempre, fino a che non arrivarono in prossimità del Palazzo del Governo.

A quel punto, Satine aprì le braccia e fermò il corteo.

Si guardò intorno. Era esattamente dove sarebbe dovuta essere. Davanti a loro si apriva lo slargo che avrebbe condotto alla Via del Corso, da cui avrebbero visto bene il Palazzo del Governo entro il quale Vizla era saldamente asserragliato. Dietro di loro, la strada si disperdeva fin nei meandri della città. Ai lati il viale proseguiva ampio fino al perimetro della cupola.

Satine borbottò qualcosa nel commlink che aveva all’orecchio e Maudra Kell, schierata in assetto di guerra, fece capolino dallo slargo solo per restare a bocca aperta assieme al sottotenente Skirata. 

Era il momento di entrare in scena. 

Satine si avvicinò a lei e le chiese:

- Percorso pulito?-

- Lindo come il posteriore di un neonato.-

- Perfetto. Vizla?-

- E’ dentro, ma c’è stato un movimento curioso. In teoria, l’esercito è schierato, ma lui non esce e non vuole saperne di guidarlo.-

Satine aggrottò le sopracciglia e pensò che fosse qualcosa di molto strano.

Che la Forza o Nebord che dir si voglia ce la mandi buona.

- Non voglio che mi seguano.- disse, ammiccando verso la folla che continuava a cantare alle sue spalle.- Ho bisogno che una parte dei tuoi uomini li tenga buoni mentre io parlo col dittatore. Attuiamo il nostro piano. Pensi di riuscirci?-

La generale guardò la massa in festa e sbiancò. Poi, in un moto d’orgoglio, annuì.

- Bene.-

Una fila di uomini della generale si staccarono dallo schieramento e raggiunsero la folla, spingendola delicatamente indietro ed ordinando loro di rientrare in una strada secondaria. 

Il terzetto, invece, proseguì dietro Maudra Kell fino all’esercito schierato nel viale.

Satine mormorò di nuovo qualcosa nel commlink mentre incedeva imperterrita verso il Palazzo del Governo, infilandosi tra le fila dei suoi soldati.

- Ursa, situazione?-

- Movimento a ore sei. Poi un giorno mi dirai come hai fatto a farti venire in mente una cosa del genere.-

- Il corteo sta arrivando. Tieniti pronta. Non appena Saxon parte, dagli un po’ di vantaggio e poi tallonalo. L’effetto sorpresa è fondamentale e ricorda: se vogliamo sopravvivere tutti, non deve esplodere nient’altro.-

Satine si infilò tra le fila dei suoi soldati e prese a marciare alla testa dell’esercito in direzione del Palazzo.

Il viale era completamente vuoto, costellato qua e la dai resti delle schegge di vetro crollate dalla cupola.

In un momento di incoscienza, Obi Wan ebbe la pessima idea di alzare gli occhi verso il cielo.

La cortina di beskar era parzialmente sollevata, come lo era sempre stata da quando avevano messo piede in città. Dal vetro riluceva il sole del tramonto, e sarebbe stata anche una vista bellissima, se non fosse stato per la ragnatela di spaventose crepe profonde che rischiavano di mandare la cupola di vetro in mille pezzi alla minima vibrazione.

Speriamo che le maestranze c’abbiano preso e non ci crolli tutto in testa.

La marcia solitaria dell’esercito dei Kryze procedette senza intoppi fin quasi alla scalinata del Palazzo del Governo.

Lì, trovarono l’esercito schierato ad aspettarli.

Sulle scale era schierato un copioso battaglione costellato di divise rosse e blu, di un blu diverso da quello dei Kryze, più denso ed opaco. C’era di tutto: dalla fanteria elementare all’artiglieria pesante.

Il che, conoscendo le attitudini dei Mando, non era molto rassicurante.

Qui Gon pensò che anche un semplice fante, se Mando, era di per sé artiglieria pesante, figuriamoci quando era dotato di cannoni di terra al plasma, puntati sulla duchessa.

Satine, per tutta risposta, si mise a ridere, consapevole che qualcuno nell’esercito la stava ascoltando.

- Alla faccia. Hanno così tanta paura di non centrarmi che preferiscono disintegrarmi coi cannoni. Non pensavo di essere dimagrita tanto.-

Obi Wan alzò gli occhi al cielo. 

Satine si attaccò di nuovo al commlink.

- Inga. Novità?-

- No, e non riesco a capire per quale motivo. Le nostre spie non hanno rilevato movimenti sospetti dentro al Palazzo del Governo. Calma piatta. In compenso, Ursa Wren mi ha detto che Saxon ha fatto esattamente quello che tu pensavi che avrebbe fatto.-

- Ed è un bene, no?-

- Semplicemente non mi capacito di come tu abbia fatto. E soprattutto non capisco per quale motivo una follia del genere non sia venuta in mente a me.- 

La duchessa abbozzò un sorriso.

- Suvvia, Inga. Ne hai escogitate tante, di follie. Resta in allerta. Voglio che dal Palazzo non esca niente, nemmeno la spazzatura. Sai per caso se esistono dei cunicoli?-

La generale rise di gusto.

- Mia cara, solo tu sei capace di passare sotto una città assediata per uscirci. No, niente cunicoli sotto il Palazzo del Governo. C’erano a Keldabe, ma non qui. Questa era solo la Magione del Governatore, prima che Vizla la trasformasse.- 

Satine storse la bocca.

Che accidenti sta combinando Vizla là dentro?

Giusto per togliersi ogni dubbio e con gran disappunto dei Jedi, Satine si staccò dall’esercito e si avviò, da sola, verso le truppe posizionate sulle scale.

Ci fu un momento in cui Obi Wan, Qui Gon, Maudra Kell e il sottotenente Skirata si scambiarono uno sguardo perplesso.

Poi, i tre si lanciarono all’inseguimento, mentre il giovane sottotenente albino teneva l’esercito in posizione. 

Quando fu in prossimità delle prime file dell’esercito, Satine pose una semplice domanda:

- Chi di voi comanda qui?-

Una giovane donna si fece avanti.

Satine la squadrò per bene.

- Dov’è Vizla?-

- All’interno del Palazzo del Governo. Qui comando io.-

- Ottimo. Dì al tuo signore che voglio parlargli. Non intendo fargli del male. Digli di uscire.-

La ragazza tentennò, ma alla fine accese il commlink e provò a mettersi in contatto con il dittatore. 

Satine non udì molto della conversazione, tranne la sua conclusione.

- Attenetevi al piano. Mantenete la posizione.-

Obi Wan percepì un cambiamento nella Forza e si accorse che quel mutamento proveniva dalla giovane donna. Sembrava confusa, come se non stesse capendo assolutamente nulla di quanto le stesse dicendo Larse Vizla, e forse era davvero così.

Attenersi al piano, qualunque esso fosse, poteva anche andar bene. Il problema era che si stava rifiutando di incontrare Satine, e non sapevano per quale motivo.

Evidentemente, non lo sapevano nemmeno i suoi.

Il dubbio che l’intuizione di Satine su una doppia manovra a tenaglia fosse stata soltanto parziale cominciò ad insinuarsi nella mente del giovane padawan.

La duchessa, dal canto suo, stava cominciando a perdere la pazienza. 

- Vizla!- tuonò, marciando verso l’esercito nemico schierato sulle scale.

Nessuno si mosse. Nessuno rispose. 

- E’ finita, Vizla!-

Satine rimase in silenzio per un momento, attendendo una risposta che tardava ad arrivare.

L’esercito nemico rimase fermo al proprio posto.

Che accidenti sta succedendo?

Il commlink al suo orecchio prese a suonare.

Satine si allontanò un poco per rispondere senza che nessuno sentisse.

- Ursa.-

- Ci siamo. Saxon ha inquadrato l’esercito. Stanno marciando per prendervi alle spalle.-

- Attieniti al piano.-

Si avvicinò di nuovo alla giovane donna a capo dell’esercito nemico, e ad Obi Wan parve di scorgere un velo di preoccupazione nei suoi occhi.

Temette che qualcosa stesse andando storto e lanciò un’occhiata perplessa al suo maestro.

- Chiamalo di nuovo. Digli che non mi muovo di qui fino a che non si deciderà a trattare la resa.- 

La ragazza si irrigidì.

- Noi non ci arrenderemo mai.-

- Giusto. O vittoria o morte, vero?-

- Dovrete ucciderci tutti.-

- Mi spiace, non fa per me.- 

- Allora dovrai trattare la resa.-

- Sì, la vostra, non la mia.-

In quel mentre, cominciò ad udirsi il clangore del beskar.

Il terzetto si voltò a guardare l’esercito di Vizla che avanzava inesorabile, chiudendo la via di fuga alle spalle delle fila dei Kryze e della duchessa.

Con grande disappunto del giovane padawan, in prima fila c’era un pomposissimo Gar Saxon.

La ragazza sogghignò.

- Manovra a tenaglia. Non ci avevi pensato, eh?-

Obi Wan guardò Satine irrigidirsi, serrando la mandibola con fare estremamente mandaloriano.

Qui si mette male. 

Il commlink della giovane ragazza prese a vibrare, e questa volta l’ologramma di Larse Vizla riempì l’aria.

- Ma guarda un po’ chi si vede.- commentò Satine, eretta come uno fuso e con lo sguardo duro come pietre.- Il dittatore. E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati.-

- E’ quello che succede quando qualcuno scappa invece di combattere.-

- Vizla, finiamola. Getta la maschera. Sai perfettamente che sono sempre stata qui. Mi odi proprio per questo, vero? Nonostante tutti i tuoi tentativi, mi sono nascosta in bella vista e tu non sei riuscito a stanarmi.-

- Ti sei nascosta. Tanto basta.-

- Anche tu, se non sbaglio. Perché c’è una ragazzina alla guida del tuo esercito?-

L’uomo era una maschera impassibile. Non tradiva nessuna emozione. Gli occhi erano cristallini, fermi e vitrei, come se fossero state biglie di vetro.

Non c’era emozione in lui. Non rabbia, non odio. 

Satine ci riprovò.

- Esci, Vizla. Sono disposta a darti una via di fuga onorevole. Possiamo accordarci sulla resa. E’ finita, ormai.-

- Davvero?- e per la prima volta i due Jedi lo videro ridere apertamente.- Non mi pare. Sei rinchiusa tra due eserciti, ragazzina. Non serviranno i tuoi trucchi di magia, adesso. Non importa quanti conigli hai nascosti nel cilindro. Sei in trappola.-

Il commlink di Satine prese a vibrare.

- Sì?-

Poi, senza togliere gli occhi freddi come il ghiaccio dalla figura di Vizla, commentò:

- Sì.-

- Dunque, sentiamo.- riprese, assestandosi meglio sui piedi e piazzandosi a gambe larghe di fronte all’ologramma.- Secondo te, io sono in trappola.-

- Secondo me? Bambina, sei in trappola. Guardati intorno. Tu non sei tuo padre, e nemmeno tuo zio. Quelli sono fuori gioco da un pezzo, ormai.-

- Io ho superato…-

- Sì, sì, la prova dei Saggi. Quell’istituzione venduta. Ho fatto bene ad eliminarli. Adesso non potrai più comprare nessuno.-

- E come li avrei comprati, di grazia?-

- Oh, tu hai molte armi, a cominciare dall’avvenenza.- e la squadrò da capo a piedi.- Se tu non fossi stata una sporca Kryze, avrei anche potuto prenderti in moglie.- 

- E invece hai preferito mandare avanti tuo figlio, una sfilza di cacciatori di taglie e tutto l’esercito di Saxon. Non farti psicanalizzare, Vizla, è meglio.-

Qui Gon non aveva mai avuto dubbi, ma se ne avesse avuti, in quel momento aveva definitivamente chiarito come mai Satine ed Obi Wan andassero tanto d’accordo. 

- Dunque, se ho perso, ormai, per quale motivo non esci a discutere le condizioni per la resa?-

- Semmai, dovrai essere tu ad entrare nel Palazzo, possibilmente in catene.-

- Vizla. Sei tu a non farmi passare. Hai l’esercito schierato sulle scale.-

Era evidente che la duchessa stava cominciando a perdere la pazienza. Le mani giunte dietro la schiena cominciavano a dare segni di agitazione, mentre giocherellava con le dita.

Che fine ha fatto Ursa Wren?

- Voglio che tu consegni Inga Bauer. Per lei c’è la pena capitale, come c’è per sua nipote Vanya Bauer, per Maudra Kell, per Idril Skirata e per tutta la tua famiglia.-

- Se vuoi farmi aspettare fino a che la mia famiglia non arriva da Kalevala, stai fresco, Vizla. Io me ne vado.-

- Accomodati. Ammesso che tu voglia provarci.-

La giovane ragazza fece un passo in avanti per afferrare il braccio di Satine, ma fu bloccata da due spade laser colorate.

L’esercito di Maudra Kell fece un passo in avanti.

Satine alzò il braccio in segno d’attesa.

- Brava, bambina. Vedo che hai finalmente capito.-

- Oh, no, Vizla, sei tu che non hai capito. Non hai capito proprio niente. Non ho nessuna intenzione di trattare la mia resa. Sono qua per trattare la tua.- 

Un sonoro clangore di beskar pervase l’aria, e il cuore di Obi Wan perse qualche colpo quando vide - finalmente - le fila dei Wren sopraggiungere a passo di carica a chiudere a Saxon la via di fuga.

Satine sogghignò e si voltò verso Vizla, l’aria di sfida sul volto.

- Manovra a tenaglia. Non ci avevi pensato, eh?-

Questa volta l’impassibilità di Vizla vacillò. I suoi occhi si fecero mobili, mentre guardava l’ambiente circostante con aria confusa.

Satine l’aveva veramente battuto sul tempo.

La testa della duchessa, però, era tutto fuorché tranquilla. 

Era un momento cruciale, quello. Se fosse riuscita ad incastrare tutte le azioni che aveva in mente nei tempi giusti, l’unica opzione per Vizla sarebbe stata arrendersi.

Almeno, l’unica opzione sensata. 

E se si fosse comportato in modo tutt’altro che sensato?

Era un rischio che aveva deciso di correre e che aveva considerato, tuttavia le variabili sembravano tutte a suo sfavore.

Eppure, Vizla non usciva dal Palazzo del Governo.

Perché.

Che accidenti ha in mente?

Non fece in tempo a chiederlo, però, che l’ologramma del dittatore si dissolse nell’aria.

- Non deve finire così!- gridò ancora Satine, nella speranza che qualcuno la sentisse, dietro le vetrate danneggiate del Palazzo. - Nessuno morirà oggi, nemmeno tu!-

- E’ inutile, duchessa.- 

La giovane donna, sul cui petto campeggiava il simbolo della Ronda della Morte, cercò di ergersi in tutta la sua statura per eguagliare quella di Satine.

- Non ci arrenderemo mai. Se vorrai sopravvivere, dovrai combattere. O morire nel tentativo.-

- Non morirà nessuno.-

- Guardati intorno. Sei assediata. Che dirà la tua gente, quando ti vedrà con le mani sporche di sangue?-

L’esercito dei Kryze si schierò in assetto da guerra e le fila di Ursa Wren sfoderarono le armi.

Non era più il clangore del beskar a farla da padrone, però. C’era dell’altro, un canto lontano che cominciava piano piano a prendere forma.

 

Dimmi viandante, nel tuo vagare…

 

Fu esattamente in quel momento che satine seppe di aver vinto.

Quando il terzetto si voltò per guardarsi alle spalle, si trovarono di fronte alla folla più grande che avessero mai visto.

La Via del Corso traboccava di gente. Si vedeva solo un mare di teste a perdita d’occhio, fino alla fine della strada e ai limiti della cupola.

Una fiumana di gente che si stava avvicinando senza pietà al Palazzo e alle spalle dell’esercito dei Wren, protetta dal cordone di forze disposte da Maudra Kell. 

Quando Satine aveva lasciato il Tempio per dare inizio alla Marcia di Sundari, un evento che sarebbe passato alla storia, era stata circondata da un gruppo consistente di persone.

Per strada dovevano essersene aggiunte altre, perché il corteo si estendeva a perdita d’occhio lungo il viale, fino alle mura della città.

Chiunque stesse osservando la scena avrebbe dovuto rendersi conto che l’intera città di Sundari stava acclamando la nuova duchessa e che, di conseguenza, non avrebbe più tollerato il vecchio regime. 

Un popolo intero che chiedeva un cambiamento. 

Obi Wan tossicchiò per sciogliere il nodo che gli aveva stretto la gola e lanciò uno sguardo a Qui Gon, che per una volta in vita sua lasciò che gli occhi gli si inumidissero in pubblico.

Satine, in un primo momento frastornata da tanto consenso, ebbe la forza d’animo e la prontezza di riflessi di non fermarsi. Si voltò di nuovo verso il Palazzo gridò a pieni polmoni:

- Non serve abbandonare i vostri figli e le vostre famiglie! Loro saranno comunque fieri di voi, indipendentemente dalla vostra sconfitta! Non deve finire così! Non morirà nessuno, per cui ti conviene uscire con le tue gambe, Vizla, assieme ai tuoi sodali, prima che venga a prenderti io stessa!-

Incontrò il più totale silenzio.

Qui Gon ed Obi Wan, però, avevano gli strumenti necessari a comprendere che la battaglia era finita davvero. La ragazza di fronte a loro era terrorizzata, e Saxon, poco lontano, non era da meno. 

Suo padre doveva essere ancora dentro, e qualunque cosa stesse accadendo, il giovane temeva per la sua sorte.

Obi Wan lanciò uno sguardo a Satine ed ammiccò verso il giovanotto. Satine comprese al volo e invitò la ragazza a scendere.

- Come immagino tu ti sia resa conto, adesso siete voi quelli accerchiati.-

Alzò gli occhi verso l’alto giusto in tempo per vedere Inga in groppa ad un viinir sul tetto della Fondazione di Astronomia.

- Se il tuo signore non vuole uscire a negoziare, allora voglio offrirvi la possibilità di salvarvi la vita. Intendete negoziare al posto suo?-

La ragazza non sapeva che pesci prendere.

- Solo parlare. Non muore nessuno. Letteralmente.-

Lei e Saxon intrattennero una breve conversazione al commlink, poi la ragazza si tolse l’elmo ed annuì. 

Era minuscola, con gli occhi mobili e scavati, un caschetto a spazzola che volava da tutte le parti. Fissò i due uomini, le spade laser appese di nuovo alla cintura, e seguì la duchessa giù dalle scale.

Ogni spavalderia sembrava scomparsa, e la ragazza pareva minuscola mentre sfilava in mezzo all’esercito dei Kryze, apertosi al passaggio del terzetto.

Saxon avanzò a sua volta, l’arroganza che lo contraddistingueva sempre dipinta sul volto nonostante la situazione sfavorevole.

Maudra Kell rimase a guida dell’esercito, mentre il sottotenente Skirata si avvicinò con i tre.

Al momento di parlare, però, il ragazzo rimase in silenzio.

- Non voglio fare del male a nessuno di voi. Nemmeno a te e a tuo padre, per quanto la cosa possa suonarti strana.-

Gar digrignò i denti. 

- La mia proposta è questa. Resa incondizionata e abbandono delle armi. Verrete presi in custodia, ma avrete la garanzia di un giusto processo. Non voglio che nessuno muoia né ora né mai, nemmeno tu e tuo padre.-

- Morire sarebbe sicuramente più dignitoso che essere condannati a morte da una dar’manda come te.-

- Ti sembrerà incredibile anche questo, Saxon, ma io non condannerò a morte nessuno. Al massimo, vi condanno all’ergastolo.-

- E non è una condanna a morte? Solo più vigliacca, perché non hai il coraggio di ucciderci!-

- Questo è un buon argomento, Saxon. Mi prometto di riconsiderarlo non appena finiremo questa sceneggiata, perché potresti avere ragione. Il fine pena mai potrebbe non essere legittimo. La condanna al massimo della pena, però, non ve la toglie nessuno.-

- Mi padre uscirà e…-

- Davvero, Saxon? Con tutto il rispetto, ma io non lo vedo da nessuna parte. Anzi, mi piacerebbe proprio sapere che cosa sta facendo. Tu ne sai niente?-

Saxon digrignò i denti e non si mosse.

- Posso dirti che, se lo prenderemo vivo e Vizla non lo uccide prima, tuo padre verrà trattato con i guanti. Come te.- 

Calò il silenzio.

La giovane ragazza dai capelli a caschetto non pareva molto incline a farsi ammazzare. Sembrava star aspettando soltanto l’assenso del ragazzo per deporre le armi.  

Gar Saxon, invece, la fissò con un’espressione indecifrabile sul volto.

Obi Wan sentì brividi freddi percorrergli la schiena.

E adesso?

Saxon aveva due possibilità: l’attacco diretto e morire combattendo, trascinando con sé quanti più Nuovi Mandaloriani possibili, o la resa.

Non era certo di quale avrebbe preferito.

- Non siete stanchi?- chiese Satine, alzando la voce e rivolgendosi direttamente all’esercito nemico.- Non siete stanchi di combattere per un uomo che vi considera carne da macello? Non siete indignati per la faccia tosta di costui che si proclama Mand’alor, parla di onore e rispetto, e poi vi abbandona sotto la scure delle Figlie dell’Aria? In mano al nemico? Dov’è il vostro leader, adesso che avete bisogno di lui?-

Poi, si rivolse direttamente a Gar Saxon.

- Gar, per una volta nella tua vita, accendi il cervello. Persino la stampa internazionale ha già decretato la vostra sconfitta. Non vi sostiene più nessuno. Lascia perdere gli ordini di tuo padre e ragiona con la tua testa. Tutto questo vale la tua vita? Le vostre vite?-

Saxon non replicò e rimase a fissarla con quell’espressione indecifrabile che voleva dire tutto e nulla.

Satine insistette.

- Saxon, per favore. Troppi sono morti per la follia di pochi. Dammi retta. Da’ l’ordine di rompere le righe. Non voglio uccidervi. Per me, oggi, la guerra finisce qui.- 

E per dare l’esempio, aprì la lancia che era stata di sua madre e la conficcò nel terreno polveroso e sporco di sangue.

Per attimi che parvero eterni ai due Jedi, il ragazzo rimase a ponderare la proposta di Satine.

Poi si avvicinò il commlink alla bocca e mormorò qualcosa. 

Ci fu un attimo di esitazione, in cui tutti i guerrieri si scambiarono occhiate perplesse da sotto l’elmo. 

Poi, ruppero le righe e fuggirono da tutte le parti.

L’esercito di Maudra Kell si spaccò a metà, coadiuvato dalle Figlie dell’Aria che calavano dall’alto sui viinire. Ben presto, circondarono ciò che restava dell’esercito e lo presero in custodia.

La folla esplose in grida di giubilo, così forti che la terra tremò sotto le loro scarpe.

Satine fece il percorso a ritroso, salì i gradini e dalla scalinata del Palazzo del Governo, le braccia aperte verso la folla festante, gridò solo poche parole, amplificate dal drone che volava in alto.

- Concittadini! La guerra è finita! Abbiamo vinto!-

 

FINE PRIMA PARTE

 

NOTE DELL’AUTORE: Gentilissimi, per motivi personali la seconda parte del capitolo verrà pubblicata prossimamente. Continuerò a rispettare la cadenza settimanale.

Grazie per la pazienza,

 

Molly.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: MollyTheMole