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Autore: EleonoraParker    26/05/2022    4 recensioni
Lan Wangji vorrebbe urlare, e non lo ha mai voluto prima.
"Adesso basta, Wei Ying. Dimmi perché sei venuto qui."
Non si spegne, il suo sorriso. Forse traballa.
"Perché…" accarezza il flauto al suo fianco, rivolgendogli lo sguardo, come se ne avesse bisogno, per ragionare, per essere ancora quello che vuol fargli credere, per tenere in piedi la sua difesa.
Dita bianche, lunghe. Sarebbe meno sinuoso un serpente nelle sue mosse, meno fascinosamente inquietante il lento avanzare di un aracnide.
Poi, solleva nei suoi occhi quello sguardo.
"Sono venuto per liberarti."
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti! Un paio di necessarie premesse prima di iniziare.
Questa storia è basata sulla novel, strettamente direi, quindi come caratteri dei personaggi sono assolutamente da considerare quelli.
Come tempo, ci troviamo nella notte subito seguente la visita di Lan Wangji a YunMeng, quando Wei Wuxian gli ha fatto lanciare i fiori dalle ragazze fantasma per intenderci. Ergo, c'è già stato il bacio al Monte della Fenice, e infatti l'episodio a cui, nella storia, Lan Wangji si riferirà più volte chiedendosi se Wei Wuxian "sappia" è proprio quello.
I fatti si svolgono in una locanda di YunMeng, e li si potrebbe considerare come un missing moment ma forse di più come what if?.
Ultima cosa: è presente un momento di lieve dub-con. Se la cosa dovesse turbarvi vi prego di non leggere.
 
 

 
 
Scarlet
 
 
 
I, I am the misery you crave
And you, you are my faithful enemy
This hunger seems to feed on me
A sacred sin, a dying breed
And we risk everything
 
 
"Lan Zhan..."
Un sussurro, leggero, segreto, pare graffiare appena la guancia, provocando un fremito, gelido sulla pelle.
Sembra quasi reale, per un momento, al punto da riuscire a destarlo. Ma lui sa che non lo é, presto crolla l'illusione, come troppe volte é già accaduto questa notte, lasciandolo in questa tormentosa attesa di sonno, volenterosa d'abbandono ma incapace di lasciare del tutto la coscienza.
Eppure, ecco una risata lieve, non si era mai presentata, non ancora, in questa notte infinita. Solo quella voce, solo lei, solo lui, perpetuamente, a tenere una strenua stretta sulla sua mente affaticata e sul suo animo in tumulto.
Ma ecco, una risata.
Gli occhi si spalancano.
Quel tocco sulla guancia...percepisce una presenza, finalmente, e d'un tratto sa che é reale.
I sensi all'erta, la mano si apre e richiama Bichen, mai del tutto lasciata andare.
Sa che non è positiva, quella presenza, e sa anche che non è lui.
La lama si sfodera con un sinistro stridio, e l'uomo, prima immobile, fulmineo si volta e colpisce.
Fumo rosso si libera nell'aria, lievemente, quasi fosse polvere, poi si dissolve.
Ancora una volta quella risata, mentre gli occhi spalancati cercano di sondare l'oscurità degli angoli della stanza.
Passi lenti, arroganti.
Uno schiocco di dita, e candele esauste tornano improvvisamente alla vita.
"Ah, Lan Zhan, Lan Zhan... sei sempre stato irascibile ma devo dire che con gli anni sei peggiorato."
Guizza lo sguardo, in direzione di quella voce.
E lui é lí, é stato lí nell'oscurità forse per tutto il tempo. Veste il nero della pece ed il rosso del sangue, e vi si fonde come non appartenesse più a questo mondo.
E forse é cosí, forse lui non appartiene più a questo mondo.
La mano è ancora stretta attorno all'elsa, ed è lì che dovrebbe rimanere, la sua ragione lo sa, la sua ragione percepisce il pericolo, tangibile come il freddo che la figura di fronte a lui emana, ma il cuore no, il cuore rifiuta di ascoltare gli avvertimenti, rifiuta di crederci.
Il cuore costringe, no, semplicemente rende impossibile evitare che la stretta si allenti e che la lama torni nel fodero.
"Wei Ying..."
É sorpresa, incertezza, domanda...
Cosa vuole? Perché è qui? Perché ora, dopo quello che ha detto? É davvero qui?
Qualcosa ciondola al suo fianco, qualcosa di scuro, dev'essere la nappa di quel flauto, quel maledetto flauto, che suonerà via una ad una le note della sua anima.
L'angolo sinistro delle sue labbra si solleva.
"Tranquillo, Lan Zhan, non sono qui per combattere. "
Per cosa, allora? Per cosa?
Deglutisce, Lan Wangji.
"Cos'era quella cosa?"
Lui ride di nuovo, per poi fermarsi lentamente, e perché, perché suona così empia la sua risata? Dov'è la vecchia spensieratezza, la vecchia allegria?
Cosa contiene essa, adesso? Cosa, capace di agghiacciare a tal punto il sangue e bloccare il respiro?
"Scusa, scusa ma...volevo proprio vedere quale sarebbe stata la tua reazione quando ti saresti sentito toccato da qualcosa nel sonno."
Ride di nuovo.
"E...devo ammettere che é stata anche più brusca di quanto mi aspettassi."
"Cos'era?"
Chiede lui, di nuovo, ignorando le sue provocazioni.
Wei Wuxian si stringe nelle spalle, continuando a camminare davanti a lui.
"Una...collaboratrice, diciamo cosí. Fortunatamente non umana, o adesso non avrebbe più una mano. Non dovresti essere cosí violento, sai, Lan Zhan?"
Lui stringe i denti, in bocca un sapore amaro, a non capire, non sapere, e non volersi azzardare a chiedere.
"E tu non dovresti aggredire le persone mentre dormono."
I suoi passi, snervanti e costanti, si fermano. Così come lo sguardo, dritto nel suo, a generare l'ennesimo brivido.
Come può fare cosí freddo, quando il cuore batte cosí forte?
Un suo sopracciglio guizza verso l'alto, come se ricordasse, come se sapesse.
"Davvero? Aggredire, dici?"
E non é paura, no, quella che prova dinanzi a lui, é disagio. Perché parla come se ormai non avesse più nulla da preservare, nulla da perdere, nessuno su cui contare, e tutto da dimostrare.
Ed un senso di colpa sottile gli ricorda che forse é parte di tutti quelli che ora lui considera nemici, anche se non lo vorrebbe. Forse lo merita perfino.
Poi, la tensione evapora, il ghigno che stira le labbra, quasi scure sul pallore spettrale, si rilassa un poco, distoglie lo sguardo.
"Non lo definirei aggredire, ti ha appena sfiorato la guancia. Certo, per l'intoccabile giada di Gusu, suppongo che anche questa sia un'aggressione."
Riporta lo sguardo su di lui, ma è più gentile ora.
"Non deve averti mai toccato nessuno, vero Lan Zhan?"
L'aria entra nei polmoni tutta d'un colpo, il suo sguardo si affila mentre lo guarda.
"Cosa vuoi?"
Ma lui pare ignorarlo, riprende a camminare.
"Non ti manca mai avere un po' d'affetto, Lan Zhan?" continua, senza innocenza ed al tempo stesso senza malizia, come fosse semplice constatazione.
"Voi Lan siete sempre cosí freddi e delicati...sembra sempre come se il più piccolo tocco possa mandarvi in frantumi."
Poggia di nuovo lo sguardo su di lui.
"Mi domando se sia davvero cosí."
Lan Wangji non gli risponde, cerca di mantenere la calma, anche mentre il suo sangue sta ribollendo, alla ricerca di risposte e alla disperata supplica di conforto, di perduta normalità.
L'altro improvvisamente si ferma, si volta ed inizia di nuovo a camminare, questa volta dirigendosi verso di lui.
"Tu cosa ne pensi, Lan Zhan?"
Continua a restare in silenzio, i denti stretti.
Un sorriso che si avvicina, ironico ma non del tutto. Qualcosa di vero, sul fondo, di ormai antico, che forse sarebbe meglio non vedere.
"Lascia perdere, so che non risponderai mai ad una domanda del genere. Eppure...sono curioso. In realtà non mi hai mai dato l'idea di una persona fredda, più che altro...sola. Una tale veemenza, una tale fermezza nelle proprie posizioni...non possono appartenere ad una persona fredda."
È vicino ormai, così vicino da percepire il suo profumo, indefinibile ma graffiante, ed il lieve sentore d'incenso che ha permeato le sue vesti.
Perché? Perché tutto questo? Non può evitare di chiedersi.
Cosa, per suscitare tale curiosità, tali parole?
Cosa, per meritare tanto dolore?
Scuote appena la testa, richiama la sua concentrazione sugli occhi gelidi, più di quanto lo siano mai stati i propri, eppure molto più scuri, quasi impossibile distinguere iride e pupilla.
"Avanti, Lan Zhan, dí qualcosa! Se resti lí a fissarmi con quell'aria truce, crederò di non essere il benvenuto e mi sentirò costretto ad andare via."
Uno spasmo improvviso, giú, nell'anima. Un istantaneo rifiuto. L'impulso di scattare ed afferrare il polso sottile.
Poi, il ricordo, ed il risentimento.
"Pensavo fossi tu a non voler stare con me."
Poche parole, sufficienti a cogliere l'attenzione -e con essa l'anima tutta- del ragazzo innanzi a lui. L'occhio si oscura per un istante, il sorriso si sforza di star su. Ma un ombra copre il viso, e la sua autentica emozione.
La nota, Lan Wangji. Non potrebbe farne a meno.
Ricorda dolorosamente il dispiacere, lontanamente il rimorso.
Eppure è costretto ad ascoltare la sua ragione, lí a ripetere che non è cosí.
Che non dovrebbe essere cosí.
Che non potrebbe essere cosí.
Che lui vorrebbe, che fosse cosí.
"Già, a proposito di quello..."
Lui parla, ed è terrore ad ogni sillaba.
"...devi avermi trovato terribilmente scortese."
Deglutisce, la gola secca.
"Tu sei Wei Ying."
E non vuol dire niente, ma in quel momento vuol dire tutto. Molto più di quanto lui potrà mai comprendere, nonostante i suoi occhi si sgranino appena, quasi sorpresi, per poi tornare a mascherarsi d'illusione, di finto scherno.
"Giusto. Hai ragione, sono Wei Ying, essere scortese é nella mia natura. Ma...vedi, non lo sono mai stato nei confronti di chi non lo merita, e...non voglio tu sia il primo."
Resta in silenzio, il cuore a battere più di quanto dovrebbe.
Come può questa non essere umanità? Come può non esserci più nulla per cui lottare?
"Non sto dicendo che verrò con te ai Meandri delle Nuvole, però... avresti potuto usare la forza per portarmici, la minaccia o, chissà, l'inganno, ma non lo hai fatto. Lo apprezzo."
"Wei Ying..."
É quasi un ringhio. Un avvertimento. Come può pensarlo?
"Hai ragione, non è una cosa che tu faresti. Scusami."
E come può, come può capirlo solo da una voce, da una parola...
Come ha potuto comprendere la sua persona, unico a farlo, quando ha ricevuto solo silenzio e lontananza?
"Però...lo apprezzo ugualmente."
Wei Wuxian sorride, e c'è del genuino dietro le labbra scure.
L'espressione si rilassa un poco di fronte alla frase che non potrebbe essere che sua. Come a scongiurare la terribile minaccia che non possa più essere cosí.
Deglutisce, Lan Wangji. Non deve lasciarsi distrarre.
"Se non vuoi venire con me...perché sei qui?"
Il sorriso di Wei Wuxian si spegne. Si allontana di qualche passo.
"Quello di Yunmeng é il mio clan. O almeno, lo è sempre stato. Comunque, questa è casa mia. Non ho forse il diritto di andare dove voglio?"
Si volta ancora e lo fissa, uno sguardo di sfida.
"Non ci sono mille regole ad impedirmelo, qui."
L'altro inarca appena le sopracciglia.
Perché una sfida? Perché ora? Cosa ha fatto per meritarlo?
"Perché?"
Chiede solo, e resta ad aleggiare, la domanda, nell'aria della notte, tersa e appena gelida.
La domanda su cosa ne sia stato di lui, di quello che era e che Lan Wangji vuole ostinarsi a credere possa ancora essere.
La domanda su cosa ne sarà dello stesso Lan Wangji, quando ogni credenza si dimostrerà debolezza ed illusione.
Perché.
Lui ha capito benissimo la questione, eppure si ostina a tenersi distante, oceani di lontananza.
Distante ed ostile.
"Mi pare di avertelo appena detto. Cosa c'è, non gradisci la mia presenza? In tal caso, perché saresti venuto qui a Yunmeng?"
"Non sono venuto per te."
Quasi sussurra, lapidario. Perché non ha bisogno di saperlo, non ha bisogno di avere altro potere. Ne ha già troppo.
"Ah no? E per cosa allora?"
E non avrebbe neanche dovuto dirglielo, non avrebbe dovuto averne bisogno, solitamente non lo avrebbe fatto, ma non gli è certo nuova l'abilità che lui possiede di fargli perdere il controllo.
Lui sa farlo sentire minacciato, esposto.
E non vorrebbe sentirsi così, non vorrebbe sentirsi costretto a proteggersi, innanzi a lui.
Eppure conosce se stesso, e proprio per questo teme lui più di ogni altro.
Ma non teme che lo ferisca, no. Non teme il suo male.
Teme lui.
"Wei Ying." dice, e sa che é sufficiente.
Ha la sua attenzione, il suo sguardo.
"Cosa è successo?"
Vuole la sua sincerità. Prega per la sua verità.
Perde ciò che aveva ottenuto.
"Perché ritenete tutti che sia successo qualcosa? La gente cambia, non lo sai? Anche tu sei cambiato, Lan Zhan."
Silenzio, freddo e perplesso.
"Cosa intendi?"
"Beh, intendo che...da giovane eri così ligio ai tuoi doveri ed impeccabile, che sembrava quasi che non potessi vedere o sentire altro al di fuori di ciò che le tue regole dettavano. Invece adesso...ci tieni cosí tanto a convincermi, a farmi cambiare idea che..."
Ghigna.
"...inizio a credere che ti interessi di me, Lan Zhan. Ammesso che non ti sia stato ordinato dalla tua scuola di venire qui a cercarmi e convincermi."
"Non mi è stato ordinato."
Eccolo ancora, quel bisogno di farsi vedere, riconoscere. Quel bisogno di essere diverso e ancora sé stesso.
Il ghigno si stempera, e gli occhi sono fissi nei suoi per un secondo.
Sa che vi è solo verità, all'interno. Spera che lo capisca anche lui, perché non potrebbe trovarvi altro a meno che non volesse.
"Allora, vedi? Avevo ragione. Siamo amici."
E nonostante non lo abbia mai voluto, prima, e non desideri altro, ora, sa che non é cosí.
"Non sembri essere mio amico."
Wei Wuxian scoppia a ridere.
"Io? Io non sembro essere tuo amico? Beh, Lan Zhan, sei tu che continui a volermi rinchiudere in quella prigione che voi Lan chiamate casa, senza offesa."
Deglutisce e abbassa lo sguardo. Non vorrebbe che parlasse cosí del suo clan, dovrebbe redarguirlo, dovrebbe difendere ciò che é portato a credere sia la retta via, ciò che gli hanno da sempre insegnato sia giusto, e di certo non dubita che lo sia, ma non può negare, non a lui, il peso di quella disciplina.
"Non voglio rinchiuderti..." sussurra.
Wei Wuxian si zittisce.
"Cosa vuoi allora?"
Deglutisce, Lan Wangji. Respira.
"Aiutarti."
Altri secondi di silenzio.
"Tsk, aiutarmi? Cosa ti fa credere che abbia bisogno di aiuto, Lan Zhan?"
Lan Zhan...perché continua ad usare il suo nome? Se vuole essere cosí distante, perché lo fa senza mancanza di rispetto, solo con...sincerità?
"Lo sai."
Ride, di nuovo.
"Lo so? Ti riferisci alle mie cosídette...perdite di controllo? Io ho perfettamente il controllo, Lan Zhan. Credimi, tutto quello che accade, accade perché sono io a volerlo."
Scuote appena la testa.
"Non dovresti dirlo."
"Non dovrei?"
Alza un sopracciglio.
"E perché?"
"Perché non conosci ancora le conseguenze."
"Le conseguenze di cosa?"
"Della strada che hai intrapreso."
Sospira teatralmente, gettando la testa all'indietro. La luce delle luna che penetra dalla finestra gli accarezza il collo. Un velo bianco di purezza, a riempire il solco lasciato da quella forse ormai perduta.
Un brivido.
"Lan Zhan! Quando ti stancherai di dirmi che questa strada è dannosa?"
"Quando lo capirai."
Torna dritto, lo guarda.
"Guardami. Non sono incantevole come sempre?"
Incantevole...
Non aveva mai trovato l'aggettivo giusto per descriverlo. Conosceva migliaia di parole ma non quella giusta. Non l'aveva mai contemplata.
Incantevole.
Così lui si definisce.
Così, lui ignora di esserlo.
Ora più che mai, forte dall'eccessiva debolezza, fragile dall'eccessivo potere, padrone e schiavo, vittima e carnefice, preda del suo stesso predare; stanco.
Incantevole.
Elude la risposta, impensabile dirla.
"Cosa è successo?"
"Dove?"
"A te."
Serio, distoglie lo sguardo.
"Cosa ti dice che sia successo qualcosa?"
Silenzio, intravede un sentiero. Uno spiraglio nella sua barriera.
Silenzio, rinforza la sua fede.
"Tu non sei cosí."
Ancora, silenzio.
Un momento di speranza.
Finge, l'altro, di essere ancora intoccato.
"Non sai come sono."
Lui non ribatte, abbassa lo sguardo.
No, forse non lo sa. Forse pretende solo di saperlo. Forse si sta solo illudendo.
Ma poi giunge la sua voce, e lo sorprende.
"Non é giusto...dovrei andarmene."
Sussurra, e sembra distante, assente. Forse parla con sé stesso.
Si riaccende l'interesse, allora. La curiosità che corrode. Il bisogno di sapere.
Cosa è venuto a fare?
"Wei Ying."
Ancora, l'intimità che ha già superato il confine del tempo. Tra una vita ed un'altra.
Incrocia il suo sguardo, perso.
Dove sei, Wei Ying?
"Perché sei venuto da me?"
Tace, gli occhi cercano una via di fuga.
Non la trovano, e l'ironica fortezza, l'ultima rimasta, diventa polvere.
Uno, due secondi.
Troppo a lungo per qualsiasi versione di lui.
Sorride. Si stringe nelle spalle.
Uno sguardo talmente innocente da straziare il cuore, sotto le venature nere.
Come quello che usava avere, e che pure allora lui non poteva riconoscere come innocente.
Ma lo vede chiaramente, ora.
"Non ho molti altri posti dove andare."
Punge, il cuore.
Forse una minuscola, invisibile parte, prova sollievo.
L'altra, la più grande, forse a quest'ultima indissolubilmente legata, prova dolore.
"Questo é il tuo clan."
Risponde, come se dovesse significare tutto, come per centinaia di eroi della storia non ha significato.
Sorride ancora, più distrutto che vivo.
"Non più."
Precipita, il peso, come pioggia violenta sulla pietra. Bagna, ed a lungo andare scalfisce. Anche lui sta soffrendo. Anche lui sta perdendo tutto. E, Lan Wangji lo sa, non per pura arroganza. Non per il potere.
Sa che c'è una ragione.
E ciò che uccide è il non poterla conoscere.
"Perché?"
Ancora, perché. C'è forse domanda più adatta?
"Non sei l'unico a non approvare quello che faccio, Lan Zhan. Anzi. Sei pedante e tutto il resto, con la tua perfetta illusione di retta via, ma sei forse uno dei pochi che, sapendo tutto, tenta ancora di convincermi con tanta gentilezza."
Sapendo tutto?
"Io non so tutto."
Si stringe ancora nelle spalle, leggermente. Una mano sul flauto, quasi istintivamente.
"Sai abbastanza. Nessuno sa tutto. Nessuno deve mai sapere tutto di nessuno, Lan Zhan, o non si avrebbero più difese. Immagino tu lo sappia bene."
Già, lo sa bene. Lo ha sempre saputo, ed ha sempre fatto in modo che fosse cosí, ma non è quello l'importante, non adesso.
Di quali difese ha bisogno, Wei Wuxian?
Lui, brillante, spontaneo, sincero.
Inarrestabile, ora più che mai.
"Cosa ti minaccia?"
Di nuovo, lui sbuffa rumorosamente e distoglie lo sguardo.
"Ah, Lan Zhan, devo proprio insegnarti tutto. Come puoi sperare che qualcuno si apra con te se cerchi di scoprire le sue carte ad ogni occasione? Continui a fare domande, questo non ti porterà a niente."
È buffo sia lui a dirlo.
Un tempo, era Wei Wuxian a fare innumerevoli domande e ad insistere per ottenere la sua più piccola reazione. La sua più piccola apertura. Ora invece…
"Me lo hai insegnato tu."
Una frase spontanea, dritta dal cuore, forse dalla mente. Lo ferma, lo cattura. Semplicemente, stupisce.
Wei Wuxian lo guarda, in silenzio. Poi annuisce.
"Già, è vero. E adesso mi accorgo di quanto fossi nel torto. Se questa tortura é un modo per punirmi per il modo in cui ti ho assillato in gioventú, potresti in effetti avere ragione."
E bruciano, le parole, quelle parole. Come vorrebbero bruciare il passato.
Quasi come un insulto.
"Sei stato tu a venire da me."
Una verità innegabile che spiazza, riporta un ricordo.
Gli occhi si scuriscono ancora, la mano pericolosamente serrata attorno a ChenQing.
"Non avrei dovuto…"
Sussurra, ancora una volta più a sé stesso.
Ha lo sguardo perso, per un istante, come se stesse ponendo ascolto a qualcosa, una voce che solo lui può sentire.
Poi torna a guardarlo, e per un attimo una luce pericolosa illumina i suoi occhi. L'altra mano va al polso, unghie scavano nella carne.
Cosa ha, Wei Ying?
Si ferma, appena prima di incontrare il sangue.
Sorride.
"Sai, Lan Zhan, penso proprio che abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Tutto sommato, la mia era davvero una visita di cortesia. Pensavo di dover fare qualcosa, dopo...oggi. Ed inoltre, volevo scoprire perché il nobile Hanguan-Jun ci ha fatto l'onore di fermarsi a Yunmeng questa notte. Vieni."
Si avvicina al basso tavolino nell'angolo opposto della stanza. Raccoglie da terra una giara di cui Lan Wangji ha ignorato l'esistenza fino ad ora. Forse, Wei Wuxian l'ha portata con sé, ha i suoi stessi colori, dopotutto. Ma nel suo interno scorre liquore, in Wei Wuxian invece…
Cosa scorre in Wei Wuxian?
Riempie un bicchiere, si siede.
"Vieni qui, Lan Zhan. Beviamo qualcosa e conversiamo, come ai vecchi tempi. Senza litigare."
Non sono mai esistiti, quei vecchi tempi. Il fatto che lui scelga di dimenticarlo mette, in qualche modo, ancora più paura. 
Non hanno mai conversato, non hanno mai smesso di litigare.
Forse, tra loro, le cose possono andare solo in questo modo.
O forse, si apprezza ciò che si ha avuto solo quando non lo si ha più.
Lo raggiunge comunque. Vuole sapere.
Si siede e fissa il liquore nel bicchiere.
Non deve bere, non può bere. Lo sa. Wei Wuxian lo ha già fatto, ed ecco che riempie ancora il piccolo recipiente.
Decide di stare al suo gioco, magari di distrarlo.
Forse, quello funzionerà.
"Di cosa vuoi conversare?"
Wei Wuxian solleva appena lo sguardo, sorride.
"Parliamo sempre di me ultimamente, credo dovremmo parlare di te questa volta."
Solleva il bicchiere mentre lo guarda. Lo sta studiando, dissezionando, con le pupille di buio che il buio assorbono, oltre al quale vedono.
Lo vedono.
E vorrebbe scomparire, Lan Wangji, sotto quello sguardo. Sa di non dover essere lui, tra i due, quello sotto inquisizione, ma non può evitare di sentirsi tale.
Si è sempre sentito così, sotto il suo sguardo, per questo non ha mai voluto che lui lo fissasse, per questo ha sempre reagito male.
Ma in realtà, nessuno prima di lui si era mai preoccupato di farlo. Nessuno aveva mai trovato quella figura di giada, bella come il minerale, ma gelida e silenziosa come la pietra, interessante.
E quello di Wei Wuxian non è mai stato, per lui, uno sguardo abbastanza neutro da farci l'abitudine.
Per questo, vuole scomparire.
E al tempo stesso vuole essere visto.
A differenza dell'uomo di fronte a lui, vuole mettere a nudo ogni sua intenzione, ogni sua verità, per quanto pericoloso sia, ad ogni possibile occasione, ad ogni sguardo, solo perché lui smetta di considerarlo un nemico, una minaccia.
Ma cosa può ancora cercare, voler sapere, Wei Wuxian, di lui, quando gli sta già mostrando, dando tutto?
Ha invalicabili difese, all'apparenza, certo, ma non per lui.
Ne è consapevole, Lan Wangji, ed è sicuro lo sia anche Wei Wuxian.
E forse è proprio questo il punto.
Deglutisce. Gli occhi fuggono dai suoi, si tuffano nella trasparenza del liquore ancora intatto nel bicchiere, solo per un istante.
Poi, si costringe a risollevare lo sguardo.
Non è lui, tra i due, quello che fugge.
O forse lo è, ma non vuole esserlo.
Non può esserlo.
"Cosa vuoi sapere?"
Lo guarda, con quella stessa intensità, per qualche momento ancora. Poi guarda il piccolo recipiente tra le sue dita: pallide e lunghe, lo avvolgono. Non si stupirebbe di vedere la ceramica ricoprirsi di ghiaccio, sotto quei polpastrelli e la loro presa fin troppo decisa.
"Come sta tuo fratello?"
La domanda spiazza. Si aspettava qualcosa di diverso, qualcosa di più.
Un sollievo sottile, una delusione sottile.
"Ho sentito che avete ricostruito i Meandri delle Nuvole."
"Mn."
Non riesce a dire altro. Vorrebbe, ma non sa davvero cosa potrebbe dire.
Cosa abbia ancora senso dire, a questo punto, solo per colmare conversazioni vuote. Conversazioni come questa.
"Mi fa piacere."
Ma Wei Wuxian è sincero, anche se non lo guarda. Questo può dirlo.
"A parte tutte le vostre regole, è davvero un bel posto."
-A parte voi- suona nelle sue orecchie, ma si sforza di ignorare quella pugnalata al petto.
Che non sarà mai giusto, e non sarà mai abbastanza, ma questo lo sapeva già.
Solo, non dovrebbe volerlo essere, non adesso.
"Stiamo ricostruendo anche noi" continua Wei Wuxian, a colmare il silenzio che altrimenti li divorerebbe.
"Jiang Cheng…lui soprattutto." lo sguardo si perde per un istante, tristezza che neanche tutta l'oscurità del mondo potrebbe cancellare.
Perchè? Cosa ha perso?
Lan Wangji vorrebbe saperlo. Vorrebbe capirlo.
"È un ottimo capo clan, con shi…Jiang YanLi al suo fianco… renderanno il Pontile del Loto un posto migliore di quanto sia mai stato, ne sono certo."
Sorride, amore sulla tristezza, forse persino più grande di questa.
Come può affermare che questo non sia più il suo clan? Questa sarà per sempre la sua famiglia. Se cosí non fosse…un enorme parte di lui verrebbe a mancare.
"E tu?"
Si azzarda a chiedere.
Wei Wuxian riporta il fuoco del suo sguardo su di lui. Uno spasmo nel petto, l'ennesimo, ad incontrare quel buio, no, quel vuoto di luce, ma ormai ha quasi smesso di farci caso.
Sembra stupito, come se non avesse ancora capito che l'interesse di Lan Wangji è sincero.
Dopo un istante, si stringe appena nelle spalle.
"Io faccio il possibile per aiutare. Jiang Cheng mi accusa sempre di non fare abbastanza, ma la verità è che non c'è molto che io possa fare. È lui il capo clan, io…non ne faccio neppure più realmente parte."
E Wei Wuxian deve notare la perplessità nel suo sguardo dopo quelle parole, anche se non la rabbia, l'avversione prima ancora di sapere, sapendo già che lui non merita quello.
Continua, spiega, come se le sue silenziose domande avessero una voce.
Come l'hanno sempre avuta, con lui, perché lui stesso era la loro voce.
"Il mio ruolo qui non è mai stato definito. Da giovane, quando Jiang Fengmian era ancora vivo, ero primo discepolo si, ma anche suo figlio adottivo, in qualche modo. Non avevo propriamente un titolo, ma portavo le vesti del colore dei Jiang. Adesso…Jiang Cheng ha deciso di cambiare le cose."
Guarda altrove, scappa, forse si morde la lingua.
È come se non voglia accettarlo, ma al tempo stesso non si senta in diritto di desiderare altro.
Quanto è ingombrante, la pressione, la tensione, a trascendere tempo e generazioni, per portare a questo?
Per un istante l'uomo in nero di fronte a lui non sembra più un tale mistero. Sembra quasi…umano.
Quasi.
Vorrebbe che restasse cosí.
Ma vorrebbe che non stesse cosí.
Così male.
"Per… tenere ordine, ha stabilito che all'interno del clan tutti seguano lo stesso percorso di coltivazione. In realtà è sempre stato così, ma lui lo ha reso ufficiale. E…"
Solleva lo sguardo su di lui, la luce calda delle candele si riflette in uno scintillio gelido e sinistro su quelle perle nere, gli angoli delle labbra tirati appena all'insù.
"...è inutile che ti dica che quel percorso di coltivazione non è il mio."
Raddrizza la schiena, reclina il capo e accoglie senza altra esitazione quella liquida trasparenza da troppo in attesa nel suo bicchiere tra le labbra.
Deglutisce una volta. Gli basta.
Non basta a Lan Wangji, per impedire al proprio sguardo di cedere al sottile richiamo della pelle chiara che sporge sotto quelle invalicabili barriere di nero, sfiorata dal freddo della notte, ornata della minuta scia di una fuggitiva goccia perlacea.
Potrebbe deglutire a sua volta, o potrebbe distogliere lo sguardo.
In realtà, riesce solo a farsi disgusto, distraendosi in modo così materiale quando ciò di cui stanno parlando mette in gioco molto di più.
Si sforza di concentrarsi su quello, sulle azioni di Jiang WanYin.
Lo colpisce, in un attimo, la realizzazione di quanto terribili siano state per Wei Wuxian.
-Perché lo ha fatto?- vorrebbe chiedere, ma non è nessuno per giudicare le azioni del capo di un clan che non è il suo, così resta in silenzio.
Tornato a guardarlo ancora una volta, è come se Wei Wuxian lo sentisse perfettamente, ancora una volta.
È quasi inquietante: non è mai stato un libro aperto Lan Wangji. Non ha mai voluto esserlo, non lo vuole neanche adesso. Adesso meno che mai.
Ma non può fuggire, non da quella oscurità, non da lui.
Forse non è quello che vuole.
"Lo ha fatto perché… sai, Lan Zhan, la gente parla. Qui come negli altri clan, soprattutto dopo quanto accaduto al Monte della Fenice. Lui semplicemente non vuole dar adito alle voci che ritengono si serva del mio potere, prestami il termine, corrotto, per portare in alto il suo clan."
No. Non corrotto. Non può prestargli quel termine perché lui non lo ha mai usato.
Corrotto, che termine terribile.
Il clan Wen, era corrotto. Il clan Jin lo è. Ma non Wei Wuxian, di lui non lo direbbe mai.
Corrotto, è qualcosa di ormai rovinato, qualcosa per cui non c'è più speranza.
Corrotto… Wei Wuxian non lo è, non ancora, e, se questa sua visita a Yunmeng potrà avere un senso, non lo sarà.
Perché arrendersi, smettere di combattere quando non è ancora finita?
Sa bene che la maggior parte delle persone lo ha già fatto, persino Jiang WanYin, inizia a sospettare, ma lui non lo farà. Non è nella sua natura.
"È normale non potesse fare un'eccezione per me. Non può mostrare di favorirmi in alcun modo. Sono sempre sotto il suo clan, ma come cultore ospite, adesso. E ti dirò la verità Lan Zhan, ultimamente il semplice essere ancora definito cultore è un complimento per me."
Ride, e risuona così vuota quella risata che non ha più niente di lui, che sembra sia l'aria, l'atmosfera tutta, a rimbombare in essa e non il contrario.
Resta a fissarlo, brividi nell'anima, paura nel cuore. Non dice ancora una parola, anche se ne avrebbe, ne avrebbe eccome da dire.
Culture ospite in casa sua.
La rabbia che dovrebbe essere l'altro a provare a far tremare appena la punta delle dita. Lo stesso non provarla dell'uomo di fronte a lui ad alimentarla, invece, in Lan Wangji.
Ma, silenzio. Lo ascolta smettere di ridere, gradualmente, esaurendo le ultime gocce di amarezza che ancora devono pungergli la lingua.
Lo osserva scuotere appena la testa china come fosse tutt'ora incredulo.
Poi, Wei Wuxian riempie nuovamente il suo bicchiere, senza interesse, senza sforzo. Come se, semplicemente, non trovasse di meglio da fare. Come se si fosse ormai arreso passivamente all'idea di buttarsi via.
E la cosa lo irrita, improvvisamente, inspiegabilmente.
Ricorda che è stato lui a portare il vino. Che doveva starlo bevendo prima ancora di palesarsi a lui.
"Smettila di bere, Wei Ying."
Queste parole, in qualche modo, sembrano svegliarlo dalla specie di trance in cui era caduto, quel mondo desolato e oscuro di delusioni e solitudine.
Alza lo sguardo lentamente, assorbendo la figura di Lan Wangji pezzo per pezzo, smembrandolo gradualmente.
Non ha espressione, non si legge giudizio di alcun tipo sul suo viso.
Per una volta, si limita a tacere.
Solleva il bicchiere, e come fatto poco prima, ne ingoia il contenuto in un unico sorso, ma questa volta non abbandona il suo sguardo, i suoi occhi, per tutto il tempo.
Sembra una sfida, uno sberleffo fatto per il solo gusto di disobbedire.
Lan Wangji lo odia, mentre le sue interiora si sciolgono fronteggiando quello sguardo, quel tipo di sguardo.
Poggia il bicchiere, un lampo di rosa scuro raccoglie quanto rimasto sulle labbra, a gustarlo fino all'ultima goccia.
A guastare il sangue, fino alla sua ultima goccia.
E gli occhi ancora lì.
"Visto che sei venuto in visita, avresti potuto portare del Sorriso dell'Imperatore. Lo avrei apprezzato. Ti avrei anche accolto meglio, probabilmente."
Afferra il collo della giara, la solleva quasi soppesandola, guardandola con aria assente.
"Qui a Yunmeng ci provano, ma i loro liquori non reggono il confronto. Jiang Cheng dovrebbe fare qualcosa a riguardo, assumere qualcuno da Gusu, magari."
Ascolta assente. Dovrebbe rispondere, ma non ne trova l'utilità. Respira.
"Visto che sei cultore ospite, potresti anche andartene."
Torna concentrato, Wei Wuxian, per quanto ha dimostrato di poterlo essere questa notte.
Lo guarda sorpreso, gli occhi appena sgranati.
"Andarmene, dici? E dove potrei mai andare io?"
Potresti venire con me. Nessuno oserebbe mancarti di rispetto. Non lo permetterei.
Spontanea, la risposta. Spontaneo, stringere silenziosamente le labbra.
"Spero non sia un tuo ulteriore tentativo di invitarmi nei Meandri delle Nuvole, Lan Zhan, diventeresti ripetitivo e tu non lo sei."
No, non lo è. Non solo, non per forza. Ma lui continua a vedere e sentire solo quello che vuole, e non smetterà di farlo.
Crolla lo sguardo, scoraggiato per un istante.
" E poi non appartengo più a questo posto, è vero, non ufficialmente, ma…credo non apparterrò mai ad alcun posto più di quanto appartenga a questo. Non mi servono più le illusioni, Lan Zhan. Non quanto servono a voi. È tutto quello che il resto del mondo sa dare.
A me serve solo la verità adesso, e non c'è nulla di più vero di ciò che mi lega a questo posto."
Nulla di più vero…
Nulla di vero.
È dunque finzione, messinscena, questa sofferenza? Vorrebbe davvero che fosse cosí, Lan Wangji. Cosí, forse, lasciando questo posto all'alba, non sentirebbe di starsi lasciando alle spalle l'ultimo riflesso rimasto della sua giovinezza.
"Ma stiamo ancora parlando di me. Ho detto che voglio parlare di te stasera, Lan Zhan. Tu cosa farai, adesso che le acque si sono calmate?"
Il vuoto, alla domanda.
Annientamento rivelato alla stessa mente che lo ha generato.
Cosa farà? Non ne ha idea.
Sa che continuerà a studiare, a coltivare e ad allenarsi. Sa che terrà alto il nome del suo clan, o almeno ci proverà, e che continuerà a portare ordine nel caos.
Lavorerà di giorno, e mediterà di notte, e non avrà un solo momento di libertà, come è sempre stato.
Ma cosa è che farà?
Perché tutto questo fare d'un tratto sembra essere niente.
Niente d'importante.
Quando si è giovani si hanno progetti, ambizioni. Lui non ne ha mai avuti.
È sempre stato tutto segnato, per lui: un ruolo nel clan, regole, lezioni, percorso di coltivazione, via di condotta, obbiettivi, da che si alzava al mattino a che andava a dormire la sera.
Solo nei sogni, aveva potuto conoscere qualcosa di diverso dalla vita che qualcun altro aveva preparato per lui.
Lì era germogliato, il pericoloso seme della libertà, quando era stato bagnato per la prima volta dalle gocce di una nuova emozione. E quell'emozione era stata conoscere Wei Wuxian.
Con lui, aveva potuto vedere per la prima volta qualcosa di diverso, nel mondo ed in sé stesso.
Di lui, aveva potuto vedere e riconoscere lo spirito libero e coraggioso, onesto ed audace.
E non se ne vergognava, perché sapeva di non essere solo quello. Sapeva che i piccoli, segreti progetti, e la crescente voglia di libertà che aveva nutrito nel petto, non erano solo un'eco della voce allegra di Wei Wuxian, o un riflesso dei suoi sorrisi radiosi. Erano suoi. Semplicemente, da Wei Wuxian aveva imparato ad accettare la possibilità della loro esistenza. E non poteva dimenticarlo, certo che no.
Poi però, era giunta la guerra, ed il ragazzo era dovuto crescere.
Non c'era più stato tempo per le aspirazioni e per i sogni.
Il presente era diventato tutto, e ciò per cui era stato preparato per la sua intera vita aveva sopraffatto ciò che, un tempo, aveva ritenuto essenziale per vivere.
Ed era successo troppo perché quei sogni non si dissolvessero tanto rapidamente quanto avevano avuto origine.
Finché poi ciò che in primo luogo li aveva generati si era ripresentato.
Wei Wuxian, una diversa versione di lui.
Una da conoscere, una da salvare, una per cui combattere. Auspicabilmente non una da combattere.
Un nuovo obbiettivo.
Ma, così come sa continuare a combattere quando ancora c'è qualcosa per cui combattere, Lan Wangji è in grado di riconoscere una causa persa. E non considererà mai Wei Wuxian una causa persa, solo, considererà la sua battaglia ormai inutile.
Perché probabilmente non è lui colui che può salvarlo. E probabilmente non ha neanche il diritto di arrogarsene il privilegio.
Dopotutto, è una scelta dell'altro, non sua.
Ma, quando rinuncerà anche a questo, tornerà a rinchiudersi nella sua vita prescritta, ritenendosi ormai troppo grande per maturare un nuovo sogno, ma troppo piccolo per reclamare la propria libertà da quella che una prigione, in fondo, non è mai stata.
Quindi no, non sa cosa farà, dopo.
Non può rispondere a quella domanda.
Il silenzio si prolunga, la distanza, ma entrambi fanno finta che non sia cosí.
Wei Wuxian distoglie lo sguardo, come se si aspettasse di non avere una risposta.
Forse, c'è un barlume di delusione nel suo sguardo, che scatena il senso di colpa.
Ma non c'è più alternativa al silenzio, per Lan Wangji, e lo stesso Wei Wuxian ha fatto in modo che fosse così.
Risponde lui al suo posto, come sempre.
"Suppongo ti dedicherai alla coltivazione e alla meditazione, e aiuterai tuo fratello a portare avanti il clan. Chissà, magari in una delle tue missioni in giro… troverai persino una moglie."
Parla piano e non lo guarda, e il silenzio assume un nuovo spessore, per Lan Wangji.
Un sentore di rischio, per la prima volta, la voglia di rispondere, e al tempo stesso il desiderio che lui possa parlare di qualsiasi cosa tranne che di quello.
Ma nutre quel silenzio, ancora una volta, con tutto il turbamento che porta.
"Credo, anzi, sono sicuro, di sapere l'unico  tipo di moglie che mai potresti scegliere. Dovrebbe essere intelligente e bella almeno quanto te, cultrice ovviamente, con il più puro percorso di coltivazione, proveniente da un clan rispettabile."
Si volta appena, piega una gamba e abbandona il braccio sul ginocchio, con l'irriverenza per la compostezza che gli è appartenuta fin dai tempi delle lezioni ai Meandri delle Nuvole. La veste allentata, insolitamente larga sulle membra -più sottili di quanto le ricordasse, svuotate dall'interno- a scoprire quasi del tutto la spalla sinistra, attirata verso il basso pericolosamente.
Sospira drammaticamente, guardando il soffitto.
"Qualcuno con cui fare discorsi forbiti e noiosi e con cui andare a caccia notturna per il resto della tua vita."
Lo dice come fosse una condanna, per lui probabilmente lo sarebbe.
Lo guarda.
"Ho ragione, Lan Zhan?"
Ho ragione, Lan Zhan?
Ecco quello che pensa il mondo.
Ecco quello che pensa lui.
E chi si crede di essere, Wei Wuxian, per pretendere di conoscerlo?
Ho ragione?
No. Lui non sa niente.
Nessuno sa niente di lui, anche se tutti credono di sapere tutto.
Non sa, non capisce, che lui non cerca la perfezione, né la rettitudine. Forse lo ha fatto un tempo, ma ora non più.
Non sa che darebbe via tutto, tutto, per chi ama, se solo ne avesse la possibilità.
Ho ragione, Lan Zhan?
"Non intendo prendere moglie."
Roca la voce, dal turbamento impetuoso che troppo a lungo si è agitato nella gola senza trovare sfogo. Da cui trova parziale sollievo ora, solo per cadere nel pentimento subito dopo, come per troppe volte ha ritenuto le proprie parole frivole ed inutili, questa volta persino dannose.
Ma non ha potuto evitarlo.
Quel desiderio dannato di nascondersi, e di farsi riconoscere.
È stupido. Sarebbe meglio se lui pensasse di avere ragione, se lui credesse ciò che crede il resto del mondo.
Cosa gli importa, dopotutto? Questo non cambierà le cose se non in peggio, lo sa.
Continuare a tacere sarebbe stato meglio di certo, ma non ha potuto.
Perché non ha mai sopportato le bugie, Lan Wangji, ha sempre cercato e detto solo la verità. Piuttosto che negare il vero resterebbe in silenzio, e mai racconterebbe una bugia.
Non può raccontarne a lui, non vuole.
Farsi riconoscere… e brillare dello stesso orgoglio per cui, un giorno, rovinerà la propria vita con le sue stesse mani.
L'orgoglio di essere uomo oltre l'uomo che tutti credono sia.
L'orgoglio che orgoglio non è, ma solo verità.
Innegabile verità.
Le sopracciglia di Wei Wuxian si sollevano appena.
"No? E perché? Ho sempre creduto che, dopotutto, nelle giuste circostanze, saresti potuto essere un tipo piuttosto sentimentale, Lan Zhan."
Nelle giuste circostanze.
Quali sono, per te, le giuste circostanze, Wei Ying?
Può evitare di rispondere, a questo. Deve.
Un attimo di vuoto nello sguardo di Wei Wuxian, come se d'improvviso avesse dimenticato ciò di cui sta parlando, o il motivo per cui lo sta facendo.
Genera un brivido, un'improvvisa, dirompente apprensione.
Ma dura un istante, poi torna in sé. 
Sorride lentamente, sotto l'ombra inquietante che oscura le guance scavate.
"Se solo parlassi un po' di più e avessi meno quell'espressione da funerale sempre in viso, se ti lasciassi conoscere…sono sicuro che saresti ambito da centinaia di donne.
In fondo, la bellezza non ti manca, la prodezza neanche, e per molti persino tanta serietà può avere il suo fascino."
Lan Wangji distoglie lo sguardo. Vorrebbe che la smettesse di parlare, vorrebbe smettere di ascoltarlo con tale compulsività, come se le sue parole fossero acqua e lui un assetato nel deserto, e fermare il suo cuore dal battere quasi fuori dal petto.
Ma non può.
Vorrebbe fermare la sofferenza.
Ma non può.
E sa che è sciocco. È sciocco goderne come è sciocco soffrirne, ma è proprio il contrasto a renderlo inevitabile.
Sono complimenti -quelli che gli sta facendo- quelli che una parte di sè forse ha sempre desiderato sentire da lui.
Vengono dalle sue labbra, ma non vengono dalla sua anima.
E di certo non li pretende, Lan Wangji, non lo ha mai fatto, ma preferirebbe non udirli affatto, che non poterli distinguere dallo scherno.
Poi, l'altro sembra realizzare all'improvviso qualcosa, sgrana appena gli occhi, più sorpreso del previsto, poi guarda in basso, di nuovo quell'espressione assente, di nuovo come se stesse prestando ascolto ad una voce fuori di sè.
"No cosí no…"
Sussurra, poi è come se annuisse e scuotesse la testa allo stesso tempo, prima di tornare lucido, ancora una volta.
A guardarlo, ancora una volta.
Ma questa volta c'è qualcosa di strano nel suo sguardo, e quando parla lo fa come se corresse un rischio. 
"A proposito, Lan Zhan, in tutti questi anni non te l'ho mai chiesto, ma…dopotutto non sarebbe cosí assurdo, pensandoci. Il tuo percorso di coltivazione prevede la castità?"
Ed ecco, ecco c'è un rischio, si, nelle sue parole, ma qual'è? Quale potrebbe essere, legato ad una domanda così diversa, cosí inutile, cosí insensata?
Lan Wangji deglutisce.
Sente di dover rispondere, in qualche modo, e al tempo stesso non  può trovare la ragione per farlo.
Rimane ancora il silenzio, il ticchettio di un fastidioso gocciolare dall'esterno.
Poi, in un'impulsività che non conosce, prima di potersi fermare, è spinto a dire l'unica frase che gli sembra avere senso, anche se forse non ne ha affatto.
"Non sono tenuto a dirtelo."
Di cui sa, da un attimo dopo averla pronunciata, che si pentirà.
Wei Wuxian sorride. Non è un bel sorriso. È il sorriso che precede una risata di stupore, incredula e al tempo stesso amareggiata.
Lo fa rabbrividire.
"Non sei…tenuto a dirmelo…" ripete lentamente, come fosse la più grande insensatezza abbia mai sentito.
Si volta, gli occhi di una fenice e il divertimento maligno di una divinità della fortuna sul volto.
"Cosa fai, Lan Zhan, usi giustifiche formali per la tua personale vergogna?"
Esatto. Usa giustifiche formali per la sua personale vergogna.
Un altro brivido, non a livello della pelle questa volta, nel profondo.
Il terrore di essere stato scoperto, messo a nudo.
Per quanto insensato, terribile.
Si impone calma che non sente. Chiude gli occhi.
"Che cosa vuoi dire?"
Il fuoco in quegli occhi si spegne, il divertimento nel ghigno beffardo si affievolisce, quasi vinto dalla noia.
Torna a guardare il soffitto, scuotendo appena la testa reclinata all'indietro.
"Rendi sempre così difficile parlarti, Lan Zhan… accusi me di tenere segreti, di non lasciarmi conoscere, ma in realtà sei tu quello che non si lascia conoscere."
E Lan Wangji sa quanto è vero tanto quanto sa di non poterlo fare.
"Ma hai ragione, dopotutto, non sono affari miei."
Silenzio. Dovrebbe calmarsi ma non riesce. Questo, se possibile, agita persino di più.
"D'altronde lo hai detto, non siamo amici."
No.
Come sempre, il fraintendimento a spaventare più della verità.
"Forse, dopotutto, è meglio che me ne vada."
Si alza, quasi lentamente, quasi lasciando a Lan Wangji, a sè stesso, il tempo.
Il tempo di fare cosa?
Fermarsi, fermarlo.
No.
È meglio che vada, infatti.
"Non sarei dovuto venire in primo luogo."
Non sarebbe dovuto venire in primo luogo.
Perché è venuto?
No.
"Che cosa intendevi?!"
Wei Wuxian si ferma. L'impeto in quelle parole a sorprenderlo probabilmente più di quanto vorrebbe mostrare.
Lo guarda, ancora.
Una benedizione.
Sembra cercare nei suoi occhi qualcosa, una risposta, una conferma forse.
Una maledizione.
Scuote lentamente la testa. Non sorride.
"Lan Zhan, Lan Zhan… in qualsiasi modo te lo spiegassi finiresti per offenderti."
Sospira appena, sembra perdere l'intenzione  di andarsene e questo è abbastanza.
Non lo ha mai invidiato cosí tanto, Lan Wangji. Se avesse la sua stessa capacità di leggere oltre le barriere e le bugie, avrebbe forse occasione di comprenderlo
Perché non sta riuscendo a farlo adesso.
Cos'è che cerca, esattamente, Wei Wuxian?
Sospira appena, fa qualche passo.
"Vedi, il punto non è cosa intendessi io, ma cosa intendessi tu. Io mi chiedo perché…"
si interrompe, tace. Lo guarda, e tutta la distanza e lo scherno sembrano essere scomparsi.
Solo sincerità, purezza, dolore nel tono.
"...perché tu debba fare sempre così. Insomma, non…"
Silenzio. Guarda altrove. Scava nel suo petto.
"...non pretendo tu ti faccia conoscere da me, nessuno vorrebbe, adesso che sono…quello che sono, ma…"
Lo guarda, sincerità disarmante.
"...ma noi stavamo solo parlando, Lan Zhan."
Ed eccolo, quel senso di colpa che divora le viscere, quello che sentirà, proverà sempre, quando sarà troppo tardi per questo.
Deglutisce.
"Era solo curiosità, la mia, non…"
Si interrompe. Riflette.
Lan Wangji cerca di pensare alla risposta da dargli, o a qualcosa da dire in generale. Gli servirebbe.
Ovviamente, non ne trova alcuna.
Wei Wuxian parla, guardando la finestra e non guardandola affatto.
Piano, sembra dispiaciuto.
"...ti comporti sempre come se le altre persone fossero una minaccia. Come se…ogni domanda fosse posta con il proposito di scavare dentro di te, dentro i tuoi segreti, per esporti e metterti in pericolo."
Già, è così. E a causa di chi?
Della sua vita, della sua storia forse.
Questa notte, di lui.
Lo sta guardando adesso, lo guarda e Lan Wangji si accorge di non aver smesso di guardarlo a sua volta per un istante da che ha scelto di restare, anche solo per un minuto in più.
Inclina il capo, Wei Wuxian, leggermente.
I suoi capelli -mai cosí neri, mai cosí lisci, mai cosí lunghi, persino quei ciuffi anteriori più corti che tanto lo distinguevano sono quasi scomparsi- scivolano languidamente dalla sua spalla, appena un secondo più tardi.
Parevano bordi di nuvola, un tempo, fuggendo, ribelli come il loro proprietario, in ogni direzione.
Adesso sono serpi, lucide, nere e seducenti, che accompagnano ogni suo movimento - schiudendosi e riavvolgendosi attorno a lui costantemente, quasi difendendo la sua incolumità; lisciando il suo fascino, letali.
"Perché non lasci avvicinare nessuno a te, Lan Zhan?"
E suona come prima, ma è diverso, ora.
Ora c'è qualcosa, nel suo sguardo, nelle sue labbra. Qualcosa di sconosciuto.
Di pericoloso.
Il tono, sotto la perplessità e l'innocenza, vuoto.
È solo una conferma.
Sta recitando, Wei Wuxian? Stava recitando, un attimo fa?
Cosa vuole da lui, Wei Wuxian?
"Tu perché lo fai?"
È tutto ció che sa dire. Tutto ciò che si sente di dire.
L'unica possibile risposta.
Ed è gelo in un istante.
Wei Wuxian si blocca, stringe i pugni.
Lan Wangji lo sta già facendo da ore.
E poi, eccola, arriva la sua risata.
No, non la sua.
Potere, superiorità. Superbo divertimento.
Basta.
Ridi, Wei Ying, ma non ridere di me.
Vivi nell'ombra se vuoi, ma non lasciarmi nell'oscurità.
Ti prego, Wei Ying…
"Ah, Lan Zhan, avevo ragione, sei proprio cambiato. Sai parare i colpi adesso, e ricambiarli, anche. Prenderti in giro non è più cosí facile, mi piace." annuisce puntando quelle scaglie brillanti nel buio su di lui, senza lasciargli via d'uscita.
Prenderlo in giro… ecco quello che sta davvero facendo.
Vorrebbe distogliere lo sguardo, ma non riesce.
Chiude gli occhi, allora, perché ignorare del tutto la realtà è meglio che guardare ad una realtà diversa, anche se solo per un momento.
"Cosa c'è, non vuoi più guardarmi, Lan Zhan?"
E sembra…risentito, in qualche modo, quando Lan Wangji è l'unico in diritto di esserlo.
Riapre gli occhi, un cipiglio irritato ad affilarli.
"Smettila."
La finta innocenza schiude le sue labbra.
"Di fare cosa?"
Questa volta non cede alla sua farsa.
"È per questo che sei venuto? Per divertirti?"
"Per…"
Esita, Wei Wuxian. Lo sguardo si perde nel vuoto ed è di nuovo distante. Sembra inseguire un pensiero, la stessa voce di prima, che nessuno oltre lui può udire, poi tornare indietro, a quella stanza, a quella farsa, a lui.
Ghigna debolmente.
"Cosa ti fa pensare che mi stia divertendo?"
"Non sembri avere scrupoli."
Guarda il pavimento, scuote la testa.
"Non ne ho, infatti. Non più."
Ma questa volta Lan Wangji non si accontenterà. Questa volta andrà a fondo.
"Dimmi cosa ti ho fatto, Wei Ying."
Lui sgrana appena gli occhi, gli concede la sua totale attenzione.
"Cosa mi hai fatto?"
"Per trattarmi così devo averti fatto qualcosa. Dimmi cos'è."
Accenna una risata.
"Per trattarti come, esattamente, Lan Wangji?"
Lo fissa, fermo, esala.
"Lo sai."
"Lo so?" le sopracciglia di Wei Wuxian schizzano verso l'alto.
"Forse, ma, lo sai, quando faccio qualcosa alle persone non sempre me ne accorgo. Quindi dimmi, come ti sto trattando? Voglio sentirtelo dire, direttamente."
Ma non lo sentirà dirlo, Wei Wuxian. Non avrà vinta anche questa battaglia. Perché non c'è un modo per descrivere quello che gli sta facendo, di certo non ce n'è uno per esprimerlo.
Perché in fondo non è chiaro neanche allo stesso Lan Wangji come lui lo stia trattando.
Non da amico, certamente.
E, quasi sfortunatamente, neanche da estraneo.
Ma non lo fa sentire bene, il modo in cui lo sta trattando, per niente. E non che a lui debba importare di questo, ma a Wei Ying importava di questo, prima.
Non lo dava a vedere, ma Lan Wangji si era fatto la chiara impressione che fosse così.
E si cambia naturalmente, ma non cosí tanto.
Dunque deve esserci una ragione dietro quel suo provocare. Dietro quel suo attirarlo e respingerlo, bloccarlo fuori solo per mostrargli un'altra strada dietro un'altra porta spalancata subito dopo.
E Lan Wangji ha bisogno di conoscerla.
Ma no, non gli risponderà. Non gli permetterà di incatenarlo ancora in quella punizione che lui non merita, anche se, forse, da ciò in cui lo ha incatenato Wei Wuxian ormai da tempo, non si libererà mai.
"Sono stanco dei sussurri, Lan Zhan. Dei bisbigli e delle insinuazioni. La gente parla quando dovrebbe stare zitta, e tu invece taci quando dovresti parlare. Quindi, se davvero credi ti stia facendo qualcosa di ingiusto, piuttosto che buttarmi addosso il fango della vergogna che dovrei provare, voglio che tu lo dica chiaramente. È meglio la pietra del fango, Lan Zhan. Una pietra può ucciderti, o almeno ferirti. Il fango…il fango può solo sporcarti."
Resta senza pensieri, Lan Wangji, per un momento. O forse ne formula cosí tanti da diventare massa grigia ed indistinta nella mente.
A quel tono deciso, che sembra esser stato inteso per suonare iracondo, e invece resta solo freddo, di un freddo acceso e rovente, eppure ancora stranamente vuoto, ancora stranamente calmo.
Vorrebbe pensare sia perché non può prendersela davvero con lui.
Ma è più saggio di cosí.
Senza pensieri per la sua scelta di parole, per quello che era tra uno sfogo e una confessione.
Per quanto gli abbia fatto male.
Sta davvero passando questo, Wei Wuxian? Il mondo getta davvero fango su di lui? E si, avrebbe dovuto saperlo, ma non si aspettava…non si aspettava fossero già arrivati a tanto.
Non si era reso conto fosse già così tardi.
"Wei Ying, io…"
"No" lo interrompe lui :" non voglio la tua compassione, voglio sincerità. Solo quello che è vero può raggiungermi adesso. Ed è l'unica cosa che voglio da te."
Potrebbe non essere un insulto questo. No, quasi sicuramente non lo è. E sembra quasi…sincero.
Ma Lan Wangji non si ritiene più in grado, a questo punto, di capirlo.
Non si sente più in grado di distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Ancora una volta, non può dargli quello che vuole.
Forse però, può provare a dargli una risposta, almeno per smettere di sentirlo usare quel tono.
"Tu…"
Anche se è difficile, sotto lo sguardo fisso e indagatore della belva ferita.
"...Tu mi stai provocando, come se…volessi ottenere qualcosa da me."
E non è Lan Wangji quello che esita con le parole, non è mai lui. Le sue parole sono poche, sì, ma sempre sicure, ma non possono esserlo adesso, adesso che un singolo passo falso potrebbe essere abbastanza per far scappare la belva.
O per farla attaccare.
Wei Wuxian resta in silenzio per un momento. Poi sorride, divertito, improvvisamente calmo, e sembra quasi innocente.
"Non è forse quello che ho sempre fatto, Lan Zhan?"
Lan Wangji esita.
Sì, è quello che ha sempre fatto. Ma no, non lo ha mai fatto cosí, con qualcosa di cosí simile alla cattiveria.
Sospira, china lo sguardo, non risponde.
Il suo sorriso si allarga, un chè di predatorio a deformarne la bellezza.
"Lan Zhan, non fare cosí!"
Lo raggiunge, si avvicina, più di quanto sarebbe necessario, più di quanto dovrebbe.
La distanza era dolorosa, ma necessaria, per entrambi. Li teneva protetti, li teneva al sicuro, nascosti in bella vista.
Quando è stata sul punto di diventare insondabile e permanente, è parsa inaccettabile.
Adesso che, lentamente, si annulla in una logorante agonia, quasi terrorizza.
Il profumo di Wei Wuxian, no, il suo sentore, impresso involontariamente nella sua pelle, irremovibile, invade la sua aria.
Si china alla sua altezza, un fiume di nero a precederlo.
"Vedi, con le giuste motivazioni si riesce a farti parlare. Dovresti farlo più spesso, credo verresti meno frainteso."
Ma non è forse peggio il tono che sta usando adesso?
Non era meglio la rabbia sopita dal vuoto che la dolcezza subdola e pretenziosa?
Wei Wuxian sospira.
"Lan Zhan, Lan Zhan…sai dopotutto hai ragione, ti provoco, come ho fatto sempre, ma non come ho sempre fatto, perché io non sono quello di sempre, giusto? Ho capito bene?"
Tace un attimo, Lan Wangji. Respira.
"Mn."
"Già…già, è proprio cosí. Ma dimmi, Lan Zhan, ti infastidisce davvero questo mio modo di fare o ti fa solo paura?"
Non risponde, Lan Wangji.
Non ha paura, Lan Wangji.
"Non ho paura di te."
Inclina ancora la testa, come fosse lui a doverlo studiare. Come fosse Lan Wangji ad essere cambiato e non lui ad essere quasi irriconoscibile.
"No? Allora perché vuoi che io cambi?"
Non ascolta. Non ascolta. E se non ascolta come può fare Lan Wangji a salvarlo?
"Ti dirò la verità, Lan Zhan. Io credo che questo mio…modo di essere, ti abbia mostrato che non tutto è destinato a rimanere per sempre come sembra. Non è costretto a farlo e a volte non ne ha neanche la possibilità.
Ma soprattutto, la mia trasformazione ti ha mostrato che restare nei limiti, quegli stessi limiti che vincolano te, per tua scelta, certo, ma prevalentemente per imposizione del tuo clan, non significa sempre avere la vittoria in pugno, la sincerità per riconoscerlo, o la giustizia dalla propria parte.
E non sono io, ma è questo a farti paura.
Non ho ragione, Lan Zhan?"
No, non è questa la causa per cui vuole che lui cambi, migliaia di anni e nessuna eccezione: sa che l'arroganza di Wei Wuxian sarà la sua rovina.
E parte di quello che ha detto è vero, ma Lan Wangji lo sapeva già.
È abbastanza grande per aver ormai capito che quelli del suo clan non sono vincoli, ma principi. Principi in cui lui crede. Per questo ha scelto attivamente di seguirli.
E no, non sono intesi per portare alla vittoria, non possono rendere un uomo senza difetti né rappresentare la giustizia senza eccezioni, però questo non li rende limiti o legacci. Li rende solo quello che sono: principi. Da adattare alle circostanze.
Il vecchio Wei Wuxian sarebbe, a quest'età, probabilmente in grado di comprenderlo a sua volta.
Ma non questo.
Ed è quasi buffo come parli come se conoscesse ormai ogni più infimo trucco demoniaco, e racchiuda nella sua persona la più disorientante fusione di yin e yang, ma nonostante questo continui a voler vedere, in alcune cose, una netta distinzione tra bianco e nero.
Probabilmente anche questa è solo un'altra finzione. Non crede che nessuna versione di Wei Wuxian possa essere davvero cosí.
Non può crederlo.
Wei Wuxian guarda il soffitto, sbuffa appena, come se trovasse una sottile ironia nell'oscurità della stanza e nello scetticismo delle sue parole.
"Vedi, Lan Zhan, io so che sei diverso da tutti loro. Tu sei abbastanza intelligente da essere consapevole del fatto che, se non fosse stato per me e per quello che ora sono in grado di fare, non avremmo vinto questa guerra. Hmpf, la "Campagna dell'Eclissi"…il solo volerle dare un nome tanto pittoresco dimostra quanto siano le apparenze, quello che conta per loro. Quanto credano che la loro potenza esteriore, i petti gonfi e le spade tanto pesanti da poter essere a malapena sollevate, siano sufficienti per sbaragliare eserciti. E intanto, sono stati i piani rubati da un figlio illegittimo a cui nessuno prestava attenzione, a portare alla vittoria. E, naturalmente, la forza del mio potere che tutti si sono sempre preoccupati di sottovalutare e rinnegare con tanto ardore.
Ma tu…sei perfettamente consapevole di questo, vero, Lan Zhan? È per questo che, nonostante tutto l'impegno con cui cerchi di convincermi, nutri ancora del rispetto nei miei confronti. Lo percepisco, questo, non credermi così cieco o ingrato.
Questo ti fa onore, tuttavia…non ti porterà molto lontano."
-La guerra è finita, Wei Ying. Non c'è più niente da dimostrare.- vorrebbe dire, ma sa che probabilmente sarebbe inutile: quello che è successo a Wei Wuxian, qualsiasi cosa sia, gli darà per sempre qualcosa da dimostrare.
Rilascia appena l'aria trattenuta nei polmoni.
"Il tuo aiuto è stato fondamentale, è vero."
Riesce finalmente a dire.
Wei Wuxian annuisce appena senza guardarlo, una risposta fin troppo piena di sé.
"Mi fa piacere tu sia d'accordo."
"Ma adesso non ce n'è più bisogno."
Ripiomba il silenzio, crudele, glaciale.
"Perché non abbandoni questo cammino?"
Sente il suo sguardo trapassarlo, non lo ricambia.
Poi, la sua risata.
Parte stentando i suoi passi, si ingrossa d'improvviso, profonda ed acuta al tempo stesso, pare quasi stia per diventare pianto, ma non lo fa.
Si spegne.
Si avvicina, di più.
L'oscurità assorbe l'aria, l'aria accoglie l'oscurità.
E Lan Wangji, adesso, è aria.
 
 
You, you’re everything I want
And I, I’m everything you need
This night is cutting into me
You tie me down, you watch me bleed
And we risk everything tonight
 
 
L'oscurità non risponde. L'oscurità acceca e distrae.
Wei Wuxian allunga il braccio, alliscia le estremità del suo nastro, quelle che arrivano sui suoi capelli, ed è come se toccasse la sua pelle.
"Wei Ying…"
Lo richiama. Dovrebbe servire a richiamarlo alla realtà, all'ordine, ma lo richiama solo alla sua realtà, quella che un ordine non ha più. O almeno, quella che lui vuole far credere sia la sua realtà.
Wei Wuxian lo ignora, ancora.
"Non sapevo i Lan indossassero il nastro frontale anche mentre dormono."
Dice, come fosse serio, come se stesse riflettendo su qualcosa, cercando di dire qualcos'altro.
Lan Wangji non riesce a capire, esita un istante.
"Non lo fanno."
Ed è la verità, hanno libertà di toglierlo quando dormono, perché l'abbandono dei sensi è incontrollabile. Non innocente, ma incontrollabile.
Lo tengono solo quando c'è qualcosa ancora da dominare, da controllare, da costringere, da rispettare, da temere.
Dentro e fuori di loro.
E questa notte…questa notte ha avuto, sin dal suo primo istante, l'odore  di tutto questo. Di più, lo ha portato fino a lui.
E forse, in parte, è sempre stato lì.
E adesso tutto questo, o solo chi lo rappresenta, sta ridendo. Di lui e, lo sa, dei suoi goffi tentativi di domare l'indomabile.
"Allora tu perché lo hai tenuto, Lan Zhan?"
Un evidente riferimento, retorico, alla domanda che lui gli ha posto. Un riferimento che, tuttavia, Lan Wangji non riesce a cogliere nelle loro situazioni. 
E una bugia, una qualunque bugia andrebbe bene. Una casuale scusa, tutto per non fargli capire il potere che lui detiene sulla realtà e sulla sua mente.
Una sola bugia.
Ma Lan Wangji non mente.
Ed il silenzio, che per chiunque altro significherebbe indifferenza, sarebbe, per questa versione di Wei Wuxian, solo debolezza. E lo è davvero.
In trappola, ecco dove si trova.
Stretto da invisibili vincoli.
Da quanto tempo, non saprebbe dirlo.
"Sono lontano da casa."
È la soluzione più prossima che riesca a trovare. Non è tutta verità, non è tutta finzione. Qualsiasi altra cosa non sarebbe stata abbastanza, non per Wei Wuxian. Ora, spera che la noia che ricopre, nella mente dell'altro, l'idea del suo clan, sia sufficiente a non attirare ulteriormente il suo interesse.
Lui tace per un secondo, annuisce.
"È vero, sei lontano da casa. Questo luogo non ti appartiene, qui le cose non vanno come voi comandate, non seguono le vostre regole, come in qualsiasi altro posto che non siano i Meandri delle Nuvole, d'altronde. Posso capire perché ti faccia sentire minacciato."
Minacciato…non ha mai detto di sentirsi minacciato. Non ha mai detto come, in sua presenza, quel nastro sia l'unica cosa a trattenerlo dal dare la parte peggiore di sé, una bestia dormiente nel profondo, pronta a svegliarsi al più lieve soffio dell'essenza dell'altro.
Lo trattiene, a volte a stento. È una catena per quella bestia. A volte troppo lunga.
Non può evitare di ricadere nel ricordo, nella vergogna per quanto ha fatto, ignorando il rischio, il rispetto, la decenza e ogni regola. Ignorando il potere che quel nastro aveva sempre avuto su di lui, prima di allora.
E dopo quanto ha fatto, dopo l'arroganza con cui si è sentito in diritto di liberarsi dalle sue giuste costrizioni, come può essere ancora in diritto di sentirsi minacciato?
E da cosa, se non da sè stesso?
"Ma…non è tutto, vero Lan Zhan?"
Chiede, richiamandolo alla sua presenza, vicina, troppo vicina alla verità. Non può cedere.
"In realtà qualcosa che ti fa paura c'è, anche se magari non riconosci il sentimento come tale. Dobbiamo essere onesti l'uno con l'altro, giusto? Perché non mi dici cos'è?"
"Onesti?"
"Mhm"
Ma cosa c'è di onesto in tutto questo? Nel modo in cui, si accorge, Wei Wuxian non ha mai lasciato la presa sul suo nastro, e ne sta ora intrecciando l'estremità tra le dita, guardandola a malapena, pigramente.
"Tu non mi stai dicendo cosa ti fa paura. Non vuoi dirmelo. Perché io dovrei essere onesto?"
Lo sguardo di Wei Wuxian resta impigliato nell'immagine del suo viso.
Lo guarda a lungo senza dire nulla. Poi, sorride.
"Hai ragione, Lan Zhan. Tu pensi che io non voglia rivelarti nulla perché ho qualche oscuro segreto da tenere, perché ho fatto qualcosa di indicibile che le vostre regole non potranno mai accettare. Pensi voglia corromperti perché non posso tollerare la vostra perfezione, le vostre regole sulla giusta via da seguire. Ma, vedi, non è solo questo. C'è molto di più. In quello che faccio io e in quello che fai tu."
Parole vere, dolorosamente. Le sente scavare nella carne e nell'anima, impossibile ignorarne il significato, come impossibile sarà, in futuro, cancellare i segni che lasceranno sulla pelle.
E lui sembra impercettibilmente più vicino, sebbene questo dovrebbe persino allontanarlo.
Ma non esiste, in fondo, un universo in cui Lan Wangji possa desiderare Wei Wuxian più lontano di quanto già non sia.
"Semplicemente, Lan Zhan, indossiamo corazze diverse io e te. Se mi chiedi di deporre la mia, inizia a mostrarmi in che modo sai liberarti della tua."
Termina, in un sussurro.
È un istante, non capisce.
Ma qualcosa, qualcosa…
C'è qualcosa che non c'è.
C'è il sollievo, inatteso.
Sgrana gli occhi senza farlo notare, forse non lo fa davvero.
Poi, la realizzazione.
Il nastro bianco scivola sul pavimento. Volteggia, guadagnando centimetro dopo centimetro la sua rovina, con la lentezza di un agonia e la fatalità di un peccato.
Una sinuosità nell'aria, una dichiarazione di guerra, una condanna a morte.
Una liberazione.
"Wei Ying!"
Ringhia. Il nome che ha destato la bestia, l'uomo che l'ha liberata, recidendo la sua catena.
L'ha già fatto, tempo fa, ma non era come ora. Non aveva già avuto, allora, il suo primo assaggio di libertà.
Non tirava ancora quella catena, fino a restarne quasi strozzata, solo per riconquistarla.
Non si può liberare una bestia cosí.
Non si deve.
E ci sono incantesimi nelle vesti, ma un nastro è solo un nastro.
E Lan Wangji è solo un uomo, ma la sua mente sarà più forte.
Prevarrà, domerà la bestia. Deve farlo.
Wei Wuxian ride.
Lava nelle vene, fumo negli occhi. Acqua tra le dita, disperatamente stretta nei pugni.
Perché tutto questo?
È questa la punizione per quello che si è permesso di fare?
Se l'avesse saputo…se solo avesse saputo…
Ma lo ha sempre saputo, e per questo lo ha fatto.
E adesso non può che piangere la sua rovina.
Non è Wei Wuxian quello da biasimare.
"È solo un nastro, Lan Zhan. Non c'è bisogno che tu te la prenda così tanto. L'ultima volta che mi sono azzardato a toccarlo avevi chiaramente scritta negli occhi l'intenzione di uccidermi. Assegnerò alla mia simpatia ed al mio fascino il merito per essere ancora vivo."
"Ti diverte tutto questo, Wei Wuxian?"
Lo interrompe, chiede. Una durezza nella voce che non aveva prima. Che porta traccia del ringhio della bestia e del suo latrato di dolore.
Wei Wuxian non sorride più. Lo fissa ancora, e sarebbe davvero il momento che la smettesse.
È molto, per Lan Wangji, ma in fondo è solo un uomo come lui.
Non può permettersi tanto. Non è giusto.
Non gli ha mai fatto niente di male, Lan Wangji.
O forse non è così.
È istantanea la consapevolezza che non ci sarà mai pace, nè liberazione, finché il senso di colpa rimarrà.
Si pente.
"Wei Ying…"
"No, Lan Zhan." sorride, inquietante:" no, non scusarti. Hai ragione, sono stato scortese, irrispettoso della vostra tradizione. Tuttavia… non sono sicuro di quello che questo nastro significhi per voi, ma suppongo… principalmente autocontrollo.
E sai, mi sembra tanto una messinscena anche questa, perché insomma, persone come voi, membri del clan Lan, hanno bisogno di un nastro per mantenere il loro autocontrollo?"
Ride brevemente, e non è questo quello che il nastro significa, ma infastidisce l'amara e istantanea intuizione che lui possa avere, lontanamente, ragione.
"Alla caccia del Monte della Fenice non mi hai permesso di prenderlo, era questo il motivo? E cosa sarebbe accaduto, dimmi, se lo avessi fatto? Cosa accade se perdete il vostro prezioso nastro? Il vostro autocontrollo va via con esso, è questo che succede?"
Tace, Lan Wangji. Chiude gli occhi, respira. Che Wei Wuxian non sa di cosa sta parlando, e non sa davvero cosa significhi per loro. Ma non fa niente, non è questo il punto.
Il punto è che stia cercando di macchiarli, con tutte le sue forze.
Di macchiare anche lui, e quello in cui crede.
Che stia cercando in loro un difetto, quando loro ne hanno così tanti.
E che sia perchè si senta superiore, o inferiore, fa male ugualmente.
E fa male, se lo sta facendo solo per sentirsi meno solo, come lo farebbe se lo stesse facendo per puro divertimento.
Magari perché è quello che ha sempre voluto.
Magari perché è davvero cambiato.
Ma no, deve esserci un motivo. Deve esserci. Non può smettere di crederci.
Di credere in quell'idea, sogno, solo illusione, che ormai coltiva da anni.
"Tuo fratello stava per dirmelo, ma tu non glielo hai permesso. Perché, Lan Zhan? Se mi avessi spiegato la ragione avrei probabilmente avuto più rispetto, se fosse stata abbastanza convincente."
Ma non può neanche lasciarsi alle spalle l'ideale che da ancor prima lo ha accompagnato. Non sarebbe giusto, e Lan Wangji non potrebbe mai farlo.
"Non avevi bisogno di saperlo."
Una pausa.
"Non sarebbe successo niente, ma mi avresti disonorato."
Rivela, la voce bassa, la rabbia un ricordo, ora solo dispiacere che inizia a somigliare troppo alla rassegnazione.
Si sparge sull'anima di Wei Wuxian, cancella il suo tono, cullante nelle frequenze, beffardo nelle parole.
"Come ho appena fatto…" sussurra.
Ma se vuole essere nemico, che lo sia e basta.
Se vuole sembrare perso, che ammetta di esserlo.
Ma questa confusione…
Si riprende, ma non è come prima.
"Lascia che ti dica una cosa, sinceramente, Lan Zhan. Tu non sei questo. Ed il tuo onore è più di un semplice nastro."
Non sa da dove vengano  quelle parole. Se intendano verità o siano un ennesimo inganno. Si abbandona quasi alla tentazione di credere che siano un buon segno, e non un segnale di avvertimento, ma non riesce a fidarsi del tutto, maggiore la paura dell'ennesima delusione.
E, ancora una volta, non può lasciare, per il proprio bene, che il suo clan sia insultato.
"Non sei tu a decidere, Wei Ying."
No, ha già deciso troppo.
Gli occhi di Wei Wuxian guizzano a destra, d'improvviso, come avesse percepito qualcosa. Ma la stanza è vuota, ed il silenzio è l'unico ad incombere, pesante.
Ma non per lui. Wei Wuxian ascolta il silenzio del buio, e, in risposta, si morde il labbro fino a farlo quasi sanguinare, donandogli il colore che finora gli era sempre mancato.
Uno spasmo nel petto, nell'angolo destro della gabbia toracica. Una contrazione.
Non è cuore, non è stomaco, ma è fame e desiderio.
È sbagliato. Fa paura.
La ferocia della bestia, le sue testate nelle costole, mentre cerca la libertà.
Terrorizza.
Poi, Wei Wuxian accenna una risata, stira le labbra, e strizza gli occhi, ma da lui non esce suono.
Sembra stia cadendo a pezzi.
"Lo dico per te, Lan Zhan."
E basta, adesso basta. È stanco di questo tiro alla fune tra la rabbia e il pianto.
Lan Wangji vorrebbe urlare, e non lo ha mai voluto prima.
"Adesso basta, Wei Ying. Dimmi perché sei venuto qui."
Non si spegne, il suo sorriso. Forse traballa.
"Perché…" accarezza il flauto al suo fianco, rivolgendogli lo sguardo, come se ne avesse bisogno, per ragionare, per essere ancora quello che vuol fargli credere, per tenere in piedi la sua difesa.
Dita bianche, lunghe. Sarebbe meno sinuoso un serpente nelle sue mosse, meno fascinosamente inquietante il lento avanzare di un aracnide.
Poi, solleva nei suoi occhi quello sguardo.
"Sono venuto per liberarti."
 
They can never know just what we’ve done
They will never know all the blood we’ve shed
The scarlet cross we bear until the bitter end
And they, they can never know just what we’ve done
 
E, d'improvviso, Wei Wuxian è ovunque.
È di fronte a lui ed è dietro di lui, è tutt'intorno a lui ed è dentro di lui, come le sue parole, dritte all'anima, a precederlo, a bruciare la strada.
Non sa cosa intenda, ma non sa neanche cosa sia Wei Wuxian, in questo momento.
Neppure un brivido ha la capacità di sfuggire a quell'indefinito tutto che lo circonda.
E non sa se sia colpa sua, a causa di quello che Wei Wuxian è per lui, ma non sa neanche più cosa sia la colpa, solo il proprio viso riflesso negli occhi carminio.
Il rosso del sangue.
Wei Wuxian è il suo sangue.
E la sua colpa è desiderarlo fino all'amara fine.
Senza ragione, senza pudore.
Senza vergogna.
Distratto, non si accorge del suo spostamento.
Non se ne accorge, o forse Wei Wuxian non si è spostato affatto.
Lo percepisce, parte dell'oscurità ora, mutevole e libero come lei è.
Non lo può vedere, vede un lampo di lucido nero, il moto dei suoi capelli.
Posa le mani sulle sue spalle, e hanno l'effetto di immobilizzarlo come nessun incantesimo del clan Lan potrebbe fare.
Ghiacciarlo, in un'attesa guardinga e in una disperazione improvvisa.
Non gli piace il contatto fisico, non gli è mai piaciuto, ma non potrebbe valere lo stesso con Wei Wuxian. Non potrebbe mai.
Avrebbe tutto il diritto di respingerlo, scostarlo, aggredirlo perfino, ma non ci riesce.
C'è qualcosa dentro di lui che non glielo consente. Forse è quella bestia, ancorata inamovibilmente all'idea del suo primo, possibile, pasto. Nelle narici già l'odore, nella bocca già il sapore.
Tutto quello che può fare è restare immobile.
Si immobilizza per non tremare.
"Io non…"
Io non volevo questo.
Voleva esattamente questo.
"Lan Zhan…"
Sibilo del ferro rovente.
Come lama, scinde l'aria nera, nella sua mente, nel suo petto.
"..meriti di essere liberato dalla falsità di questo mondo. Dalla gabbia in cui ti hanno tenuto sin dall'inizio, dall'ipocrisia…"
Le sue mani scorrono sulle spalle, un eccessivo spazio infinitesimale, insufficiente.
Stringe appena la presa.
La bestia ringhia.
Non toccarmi, vorrebbe dire lui, a entrambi, ma sa che le conseguenze sarebbero persino peggiori.
"...meritiamo entrambi la verità e, te l'ho detto, mi interessa solo questo ora. Ti sto chiedendo solo questo. Niente di male, nessun inganno. Solo verità."
Le dita scostano i capelli, ricaduti liberi sul volto non appena privi della costrizione del nastro, quasi casualmente. Ma non c'è niente di casuale in tutto questo.
Sfiorano il suo viso, il suo collo, dolcemente, in una gelida carezza quasi impercettibile.
È questo che ha voluto, Wei Wuxian,
sin dall'inizio.
E perché? Perché?
Perché arrivare a tanto? Di cosa ha bisogno davvero, di così importante da arrivare a questo?
Quale verità sta cercando?
Una che Lan Wangji non può dargli certamente. Non così.
"Quale verità?"
Chiede, con una voce che quasi non riesce a riconoscere.
Wei Wuxian, o qualcosa di inumano che si finge lui, gli risponde.
"Esistono forse molteplici verità, Lan Zhan? Io credo sia solo una, la verità, ed è nel centro di tutti noi. Ma per tutta la vita, per tutta la vita il mondo ci insegna a nasconderla. Ci insegna che non è giusto sentire, soffrire… persino amare.
No, la verità, la nostra verità, la teniamo sempre nascosta. Ce ne vergognamo. Ci vergognamo di essere chi siamo. E dimmi, allora, Lan Zhan, che senso ha esistere? Essere, senza mai essere noi stessi?"
Ed hanno un senso, le sue parole, enorme. La mente di Lan Wangji lo capta e vi si allinea, come se riconoscesse in esse un gemello.
Anche lui ha sempre proferito verità. E ha cercato, nel possibile, di non dimenticarla mai.
Ma la verità può salvarti tanto quanto metterti in pericolo, è forse proprio per questo che sono giunti a questo punto.
Rivelare la verità, significa cedere, abbandonarsi vulnerabili nelle mani del mondo. Nascondere la verità significa logorarsi in una lenta agonia.
Eppure, perché Wei Wuxian ne parla proprio ora?
La lucidità torna a prevalere nella mente di Lan Wangji, per un momento.
"Perché mi stai dicendo tutto questo?"
Trattiene il respiro, e c'è silenzio. Solo silenzio, Wei Wuxian non respira.
"Perché…perché io l'ho capito soltanto adesso. E non voglio che tu…tu tra tutti, debba subire lo stesso mio destino: capirlo quando ormai è troppo tardi. "
C'è tristezza, nel suo tono.
L'amarezza del perdente.
Non è troppo tardi.
Non è troppo tardi, Wei Ying.
Se solo lui…
Se solo tu me lo permettessi…
"Il tempo…le perdite, non si recuperano mai, Lan Zhan. Si posano sul cuore, come macchie nere, e poi diventano voragini, ogni giorno più profonde, finché non devi sostituire il tuo cuore con la tua anima, ed è lì che capisci di essere giunto alla fine.
Quando perdi qualcosa, qualcosa di importante, continui a perdere con essa una parte di te -la tua parte migliore, in molti casi- giorno dopo giorno.
E quando smetti di soffrire per la tua perdita…è allora che essa ti ha portato davvero via tutto."
Usa parole ferme, eppure vibrano. E Lan Wangji non sa dove lui voglia arrivare, ma spera non sia davvero quella la fine.
Non lo è.
"Però quello è anche il momento in cui ti rendi conto che il vero motivo per cui hai sofferto tanto è il non aver vissuto ciò che hai perso, quando lo avevi, nella verità.
Perché la verità è secca e brutale: una volta estirpata, non lascia traccia.
E, in virtù della sua linearità, nasconderla è facile, quasi quanto un gioco. Almeno all'inizio.
Ma la finzione, le bugie… lasciano dietro di loro una scia, una serie di inconfondibili orme per sempre capace di riportarti, in un momento, a ciò che è stato la causa della loro origine.
Ed è questa, infine, l'essenza della sofferenza: essere in grado di tornare all'origine.
E rimpiangerla, e respingerla, infine persino biasimarla, quando, bella o brutta che sia, è ciò che amerai per sempre. Non potresti evitarlo."
Silenzio, il cuore batte quasi nella testa. Troppo, troppo tutto insieme.
Lan Wangji non può capire, non riesce a immaginare cosa esista di così grande da far parlare così.
Dopotutto, lui non lo ha mai provato.
"Ti manca la verità, quando nel tuo passato, nel tuo presente e nel tuo futuro non riesci più ad individuarla.
Un tempo ti credevi un dio, invece ti accorgi di essere solo un uomo. Un uomo solo.
Siamo solo uomini, Lan Zhan. Soli. Cosí soli da arrivare a combattere con la nostra stessa ombra.
Nell'oscurità, nella nostra oscurità, si cela la verità, e abbiamo paura che, se rivelata, ci renderà ancora più soli, per questo cerchiamo di eliminarla.
È questo è un crimine, Lan Zhan. Il più grave. "
Ripete quel movimento, sui suoi capelli, sul suo viso.
Un ennesimo brivido di repulsione e attrazione.
Non dovrebbe essere così.
"Lo commettiamo per non essere soli, ma se neghiamo la verità, in fondo lo saremo per sempre."
Ancora, Lan Wangji continua a non capirlo.
Che verità sta cercando? Continua a non saperlo.
Perché da lui? Chi è, lui, per Wei Wuxian?
Davvero l'ultima persona, la meno importante, la più sacrificabile per ottenere questo, qualsiasi cosa sia che vuole ottenere?
O forse…
Forse…
"Eppure…"
La sua mano ferma quel movimento ormai abituale.
C'è sollievo, come se si tornasse a respirare.
C'è mancanza, come se tutta l'aria fosse stata, di colpo, negata.
"...eppure, Lan Zhan, stanotte io e te siamo in due."
In due, nel silenzio.
In due soli, o in due insieme?
È in questa sottile differenza che potrebbe celarsi il destino del loro futuro.
Deglutisce, ma la gola è già secca da tempo.
"Tu vuoi essere solo, Wei Ying."
Dice, o forse sussurra, perchè non sembra ci sia più bisogno dell'udito per sentire, questa notte.
E lui non risponde, non ancora.
Pensa abbia bisogno di dare una risposta a sé stesso, prima di poterla dare a lui.
Poi, sorride.
"No. Non stanotte."
Le mani ancora sulle sue spalle, o forse no. Non lo sa più, perché non sembra ci sia più bisogno del tatto per toccare, questa notte.
"Lan Zhan, penso tu sia l'unica persona viva, adesso, in grado di vedere la verità."
Ma Lan Wangji non vuole la verità. Lui vuole solo una ragione, era questo che stava cercando, quando ha deciso di raggiungere YunMeng.
Solo una ragione, per quanto umana, forse sbagliata, ed in parte illusa.
Non la verità assoluta, la verità del cuore, del cuore di Wei Wuxian.
Gli sarebbe stata sufficiente, gli sarebbe sufficiente.
"Io non conosco la verità, Wei Ying. Non posso darti le risposte che stai cercando. Nessuno può."
Risposte impossibili a domande mai poste. Domande giuste, a cui è impossibile rispondere. Perché inizia a credere che ciò su cui si sta interrogando Wei Wuxian, ciò su cui lo sta interrogando, sia la tragedia umana stessa, la natura della nuvola che oscura la via del destino.
E non esiste a questo risposta o spiegazione.
Non per qualsiasi uomo.
Ma Wei Wuxian non è più un uomo qualsiasi. Forse non lo è mai stato.
E poi, d'improvviso, lui ride. Ed il suono acuto si insinua nelle ossa di Lan Wangji come un brivido freddo, insieme alla disperata realizzazione che adesso Wei Wuxian è pericoloso.
Perché quella risata appartiene a qualcosa di diverso da lui.
"Risposte? Io non cerco risposte, Lan Zhan, io le ho, le mie risposte, io le ho!"
Alza la voce, allarga quel baratro di follia e disperazione ad un passo di distanza da entrambi.
Sembra troppo vicina, ora, la caduta.
"Wei Ying…"
È quasi una supplica, ma non ha nessun effetto.
"In cosa, credete di essere tanto superiori da poter dare risposte? Io non cerco risposte, e non le cerco da voi. Io cerco…io voglio, invece, che siate voi adesso ad iniziare a porvi domande. Domande, prima di ergervi a giudici e salvatori della vita altrui.
Sei venuto qui dicendo di volermi aiutare, Lan Zhan, non è cosí? Credi di esserne in grado, credi di poterlo fare tramite quelle vostre regole rigide ed infinite, ma io ti sto sfidando. Vuoi davvero aiutarmi, Lan Zhan?"
Un attimo di esitazione, l'orgoglio che stride con l'affetto, come i denti ormai serrati.
Un respiro, che riporta la certezza.
"Si."
Silenzio, quasi sorpreso. Solo per un istante.
Poi sussurra, di nuovo apparentemente calmo.
"Allora, anziché cercare di mettere me in riga con le vostre regole, prova tu a piegarti alla mia realtà. Perché la verità non è una cascata, Lan Zhan, è un torrente tortuoso, è acqua fluente e mai, mai costante nel suo percorso."
Ed ecco, si, ancora una volta, è in trappola, Lan Wangji. Non c'è modo di fuggire a questo.
Non senza perdere sé stessi, o lasciarsi tutto alle spalle.
Wei Wuxian riprende a sfiorargli i capelli, invadendo la sua gabbia di dolce profumo, ma senza aprirla, rendendola invece, se possibile, ancora più stretta, l'aria ad entrare nelle narici, la sua aria, a prendere il sopravvento sui sensi.
"Andiamo, Lan Zhan, dopotutto…non ti spezzerai. Sei più forte di cosí."
Ma Lan Wangji non è acqua, non lo è mai stato. Non sa adattarsi, non sa piegarsi.
Lan Wangji è pietra, e, per cambiare forma, può solo frantumarsi.
"Non ti sto chiedendo molto. Chiunque altro…chiunque altro accetterebbe."
-Non ti sto chiedendo molto.-
Cosa mi stai chiedendo davvero, Wei Ying?
-Chiunque altro accetterebbe.-
"Io non sono chiunque altro."
A prescindere, l'orgoglio gratta la gola e, infine, il bisogno di essere riconosciuto prevale, prima che possa anche solo pensarci. Lo getta dritto nelle grinfie della belva.
E ora non può che attenderne le conseguenze come una sentenza. La sua sentenza.
Wei Wuxian sbuffa appena, sembra divertito, ma non ha davvero importanza quando le sue dita si intrecciano ai suoi capelli, e per un istante diventa certo che questi ne porteranno la forma per sempre.
"Oh, questo lo so bene, credimi. Se cosí non fosse…non sarei qui stanotte."
Sorride, può sentirlo che sorride. Può sentire persino come sta sorridendo.
E poi, sente la sua voce, persino più vicina, appena un respiro dal suo orecchio, impossibilmente vicina, impossibile, senza che la bestia frantumi la sua gabbia toracica con un'ultima, poderosa testata, e afferri con i denti quella sua libertà nuova.
"Se così non fosse, non ti riterrei pronto alla verità."
E se parlerà di verità solo un'altra volta è sicuro che lascerà la bestia libera di farlo.
"Se così non fosse, non saresti ancora qui, immobile e muto ad ascoltarmi, Lan Zhan…"
Le mani di nuovo sulla schiena, d'improvviso. Bruciano come fossero ferite, esattamente come quelle che ritiene di meritare dopo tutto il proprio indulgere di questa notte.  Non in un'idea, non in un'immagine. In Wei Wuxian stesso.
Risalgono alle spalle, ritrovano il loro posto senza indecisione, come se ormai le conoscessero, come se le possedessero.
"Non so se sono le mie parole, a catturarti cosí tanto, ma ad ogni modo…non sono io a trattenerti qui. Se davvero non fossi venuto a YunMeng per me avresti già potuto cacciarmi e andare via, ma non lo hai fatto. Non lo stai facendo neanche adesso."
Neanche adesso che lui, che tutto, è diventato troppo.
Neanche adesso che andare via è l'unica alternativa. Alternativa a lui.
Non lo sta facendo, no. Non è venuto qui cercando un'alternativa. È venuto cercando una soluzione.
E scappare non è la soluzione.
"Perché dovrei? Non ho paura di te. Non puoi farmi del male."
Sussurra a sua volta -come Wei Wuxian sta facendo da tempo- fingendosi deciso, fingendosi sicuro.
Non lo è, non lo è mai stato meno di adesso.
Wei Wuxian potrebbe fargli del male, lo sa. Gliene sta già facendo, dopotutto.
Ma la paura…la paura è qualcosa di diverso. Non è di lui, che ha paura.
Lan Wangji ha paura per lui. E, intrinsecamente, per sé stesso.
Wei Wuxian ghigna, senza farsi vedere e senza nascondersi. Ancora una volta, lui lo percepisce.
"Hai ragione, non voglio farti del male. E anche se volessi probabilmente non potrei. Però…questo non esclude il fatto che non potrai mai dire di essere stato trattenuto da me, perché non sono io a tenerti qui."
Ma c'è qualcosa di strano, una sorta di stento nelle sue parole pronunciate lentamente, quasi una soffocata volontà di comunicare, comunicare qualcos'altro, e convincersi del contrario.
E forse lo sente deglutire, ma forse è solo un'altra illusione. Quando parla di nuovo, non c'è più innocenza o indecisione nel suo tono.
"E dunque, se sarai sincero con me e con te stesso, ti accorgerai persino che non ti sto chiedendo niente. Ti sto solo offrendo qualcosa, quello che desideri, in cambio di sincerità, in cambio del vederti davvero, senza bugie o restrizioni a coprirti. Una corazza per una corazza, non ti sembra equo?"
No, non lo è, perché Wei Wuxian, la sua corazza, non l'ha mai abbandonata.
Perché Wei Wuxian non può avere idea di quello che lui realmente desideri.
"Non sai cosa desidero."
Sorride ancora, come prima, ma in un modo peggiore.
"No? Non lo so, Lan Zhan?"
Non lo sa, ma quel suo non saperlo, quel suo fraintenderlo, in questo momento spaventa persino di più.
Forse ha ragione lui, forse questo è il prezzo per non dire la verità.
Ma come si può dirla, e dunque accettarla, esponendola agli occhi del carnefice, abbandonandola alla sua pietà, nudità esposta al gelido vento, fragile, ridotta solo ad un tremore di carni, come gelida è l'aria che si posa sulle spalle un po' più esposte, appena scoperte da un istinto furtivo, criminale, della cui violenza non resteranno tracce?
Un bisbiglio tentatore, un tocco tanto insopportabile quanto irrinunciabile, di mani che, quando si sono ritrovate sulle sue clavicole, avrebbe preferito gli si stringessero intorno al collo, rubandogli il respiro, piuttosto che sotto l'incrocio della veste, stoffa sottile, ad allentarlo in un gesto colmo di quella stessa sicurezza, quella stessa convinzione, quella stessa esperienza che mostrano da ormai troppo tempo.
"Davvero non lo so, Lan Zhan?"
Sei diventato davvero questo, Wei Ying?
"Dimostrami che sto sbagliando, allora."
Dimmi che sto sbagliando, ti prego.
"Dimostrami che non è vero."
Dimmi che non è vero.
"Che non è questo che vuoi."
Che non è questo che vuoi.
"Avanti, Lan Zhan."
Ti prego, Wei Ying.
Si morde la lingua, ed il sapore del sangue riporta parte di lui alla ragione. Allenta i pugni, impossibilmente stretti.
"No, Wei Ying. Non è questo che voglio."
Ma trema, trema la voce di Lan Wangji, e non può nasconderlo.
E la cosa forse peggiore è che non trema di timore, ma di indecisione.
Vorrebbe tremasse anche quella di Wei Wuxian, ma forse, a questo punto, non può più farlo.
"Non c'è bisogno di negarlo. Siamo solo io e te qui, Lan Zhan. È solo la verità, in cambio di quello che vuoi."
Quello che vuoi.
Perché continua a ripeterlo? Non dovrebbe. Non dovrebbe, o Lan Wangji inizierà a pensare che sia vero. Che sia veramente questo, ciò che vuole. Che basti questo poco -che di per sé è già infinitamente tanto, eppure è poco in confronto a quello che realmente vuole- per ottenere ciò a cui, forse in parte persino inconsciamente -perché non è certo di aver ancora del tutto realizzato l'entità del suo desiderio- il suo cuore anela.
Inizierà a pensare che la bestia non sia nel torto, e, facendolo, diventerà bestia lui stesso.
"Lan Zhan…sei un uomo adulto, no? Se davvero volessi, o meglio, se davvero non volessi, potresti fermarmi in qualsiasi momento."
Si, è un uomo adulto Lan Wangji. Ed è proprio questo il problema.
È questo ciò che lo rende cosí debole. Debole nella carne, ormai consapevole di cosa sia in grado di risvegliarla dal suo eterno, gelido torpore, con una inestinguibile fiamma. 
E debole della consapevolezza di quanto farebbe male, dopo.
Di quanto maggiore sarebbe il freddo che sostituirebbe quell'insostenibile calore.
Vorrebbe non essere adulto.
Vorrebbe poter dire che quanto sta accadendo, e quanto potrebbe accadere, non dipende da lui.
Ma non può.
"Non servirebbe."
No, non salverebbe lui e non salverebbe sé stesso.
Deve essere lui a fermarsi. Quello salverebbe entrambi.
Ma risponde senza aspettarsi che lui capisca, non più.
Solo il simulacro ormai della prima persona in grado di fargli tremare il cuore.
Ancora insostenibilmente simile a quella.
Ancora capace di farlo. Ancora l'unica.
"Non servirebbe? Eppure potresti bloccarmi, immobilizzarmi persino, voi Lan avete i giusti incantesimi per farlo, no? Potresti allontanarmi da te, accusarmi pubblicamente, rivelare quello che ho cercato di fare e fare in modo che io venga punito per questo. Potresti farlo, e tornare ai Meandri delle Nuvole facendo finta di niente, dimenticandoti di stanotte e di me. In fondo potresti farlo in ogni caso. Potresti accettare la mia offerta e poi darmi la colpa. Il mondo crederebbe a te, come è ovvio e giusto che sia. Ma tu non sei cosí, vero, Lan Zhan?"
Come può pensarlo? Come può dirlo?
Dove ha sbagliato, Lan Wangji?
"Ed è proprio questo il problema, o non avremmo questa conversazione. Se tu potessi solo darmi quello che voglio e poi voltarmi le spalle, probabilmente lo avresti già fatto, avresti già accettato. Ma tu non sei cosí. Tu…"
Si zittisce per un attimo. Le sue mani diventano di piombo, nella morsa di quell'improvviso silenzio. Solo un attimo, poi tornano ad essere seducente velluto.
"...tu sei peggio di cosí. Tu preferisci…lasciar vivere nell'ombra quello che sei, concedendo la luce solo a quello che fai finta di essere."
"Wei Ying."
Intima, ma non è davvero una minaccia.
Perché?
Non lo scalfisce.
"Quando eri solo un bambino ti hanno cucito addosso principi e regole come fossero vesti. Adesso sei cresciuto, e quelle vesti ti stanno strette, di più, sono strappate in più punti, ma tu…preferisci portare addosso quegli strappi, sforzarti di nasconderli ed eventualmente di chiuderli come meglio riesci, e soffrire per questo, piuttosto che liberarti di quelle vesti."
Strappi…di quali strappi sta parlando?
Il dubbio che Wei Wuxian sappia si insinua in lui ancora una volta.
"E lo fai…per cosa? Per onore? Rispetto della tua famiglia e del tuo clan? Forse solo per sentirti in diritto di giudicare me e le mie vie corrotte. Dimmi, cosa metti avanti a te stesso, Lan Zhan?"
Qualcuno. Qualcun altro. Sempre qualcos'altro. Forse solo perché non ha mai davvero posseduto nulla.
E dovrebbe solo smentirlo ma "Wei Ying" dice ancora, dando conferma alle sue congetture.
Wei Wuxian ride. Ride da vincitore, e Lan Wangji sa di essere ad un passo più vicino alla fine.
"Sta tranquillo, non voglio distruggere la tua reputazione. Non dirò niente a nessuno di tutto questo, in qualsiasi modo finirà."
Ma Lan Wangji lo sa. Sa, purtroppo, che non lo sta facendo per un motivo tanto banale che non lo minaccerebbe davvero.
Sa che c'è qualcos'altro, ed è quello che gli impedisce di cedere, e gli impedisce di andar via.
"Non mi interessa quello che il mondo pensa di te, mi interessa quello che tu pensi di te. La realizzazione che si insinuerà, sottile, nel momento in cui inizierai a sentire e ti mostrerà che io e te, in fondo, siamo uguali. Come lo sono tutti gli altri esseri umani. Ma almeno, Lan Zhan, noi avremo smesso di fingere. Perché, una volta abbattute le loro mura, non potremo rifugiarci nelle bugie mai più.
Quando realizzi la verità, Lan Zhan, quando inizi ad essere autentico, l'autentico te come sono io adesso, e come autentiche sono le mie parole, ti rendi conto che è l'intero mondo ad essere disgustosamente, pateticamente falso. Molto più corrotto delle mie vie, e da sempre. Ed è di quello che dovresti preoccuparti. Non di salvarti da me, ma di salvarti da quello.
Ora come ora, sarei disposto a fare qualsiasi cosa pur di vedere un unico essere autentico."
Qualsiasi cosa.
Lui sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa. Persino quello. Persino questo.
"Non è questo il modo."
Gli dice, anche se suppone non servirà.
Ma Wei Wuxian adesso tace. Tace per un tempo troppo lungo per lui, come se quelle parole gli avessero comunicato qualcosa.
Quando parla, la sua voce sembra provenire da dolorose profondità, arrampicandosi a fatica, graffiando le loro ruvide pareti.
"Il modo…a volte…a volte, Lan Zhan, l'unico modo per sopravvivere a qualcosa è quello a cui non avresti mai pensato di ricorrere."
E Lan Wangji non sa a cosa debba ancora sopravvivere, Wei Wuxian, ma sa, si accorge, di quello spazio inaudito tra le sue parole.
Un vuoto cosí profondo, nella sua voce, che neppure centinaia di queste potranno mai riempire. 
E gli dà un'immagine, un frammento, solo un'idea di quanto immenso possa essere, allora, il vuoto che porta dentro.
È stranamente spiazzante, inappropriatamente sconvolgente.
Avrebbe dovuto immaginarlo. Avrebbe potuto prevederlo.
Ma quello che, invece, capisce adesso, è che forse Wei Wuxian ha già perso cosí tanto che non ha più molto da perdere. Nulla che lui possa portargli via, in ogni caso. E nessuna parte di sé stesso, del suo corpo o della sua mente, che ritenga valga la pena preservare.
Adesso, Wei Wuxian potrebbe veramente farlo.
Ed è una realizzazione improvvisa, anche se non dovrebbe, e terribile, anche se per chiunque altro non lo sarebbe.
In fondo, Wei Wuxian non gli ha mai dato motivo di dubitarne, ma lui non ha mai smesso di farlo.
Perché Wei Ying non era cosí. Perché Wei Ying non lo avrebbe mai fatto.
Eppure adesso le cose sono cambiate, questo è evidente, e sono cambiate per tutti.
Dopotutto, si costringe a pensare, neanche il Lan Wangji di un tempo avrebbe mai fatto quello che lui si è permesso di fare al Monte della Fenice. Quindi, ancora una volta, come può giudicarlo?
E realizza che Wei Wuxian ha sbagliato vittima, questa notte, perché la sua verità, Lan Wangji, purtroppo l'ha compresa da tempo.
Wei Wuxian torna a parlare, come stava facendo prima, ma in qualche modo suona diverso, adesso.
"Quindi vedi, Lan Zhan, credo questo sia l'unico modo. E poi…credo anche sia il più adatto a te, a renderti più umano. Più vivo. Più vero."
Chiude su una nota di oscurità, e d'improvviso è chiara, come la fitta di un pugnale in pieno petto, la sua presenza dietro di sè, un'ombra a torreggiare su di lui, inspiegabilmente più alta, improbabilmente più grande sulla parete, complice di quelle della notte. Il tocco delle sue mani, la pressione leggera, il gelo.
Il ghiaccio che imprigiona le membra bollenti.
Il fuoco.
E la consapevolezza della realizzazione sveglia, in un attimo, la paura. Quella paura che non credeva di poter provare.
Sboccia nel suo cuore come un fiore notturno, rara ma non cosí tanto, auspicabilmente dalla vita altrettanto breve, ma brillante, cosí brillante e nitida nel buio da sembrare persino bella.
E poi quelle mani sono sul collo, sul petto.
Non ci sono più confini, adesso, tra lo stato di realtà di Wei Wuxian ed il suo.
Non ci sono più margini tra ciò che Wei Wuxian rappresenta per lui e ciò che lui vorrebbe rappresentasse.
Solo il freddo, contro il calore.
La paura contro il desiderio, o la paura del desiderio stesso.
Il sangue a spingere contro i muri di carne.
La prepotenza del contatto e l'inevitabilità dell'abbandono.
Wei Wuxian lo sta riportando alla vita, attimo dopo attimo, e lo sta uccidendo nel farlo.
Ma Lan Wangji non vuole vivere cosí.
"Fermati, Wei Ying."
Un sospiro che sa di sorriso. Il nero della paura avanza dai bordi del suo campo visivo.
"Perché?"
Dovrebbe essere lui a chiederlo.
Paura assoluta, paura dannata.
Paura di cosa?
"Wei Ying..."
Le mani scendono lente, inesorabili, nella più dolorosa delle carezze.
"Perché, Lan Zhan, non ti piace?"
Sussurra, l'incarnazione del desiderio e della sofferenza, al suo orecchio.
"Sai, adesso... vedo molte più cose. Sono stato stupido, cieco, in passato."
Lan Wangji trema. Trema di desiderio, desiderio di non essere più in quel corpo.
Quel corpo che lui adesso odia, quel corpo che ama, e sente, e risponde.
Odia come risponda, come bruci, la traccia lasciata da quelle mani, una dolorosa scia.
È Wei Wuxian è un bugiardo, anche se forse non sa di esserlo, o finge di non saperlo, troppo preso a recitare quella tremenda parte.
Non è vero, non vede nulla.
Non vede quanto male gli sta facendo, o Lan Wangji è sicuro che si fermerebbe.
Lui crede sia solo provocazione, crede sia solo desiderio quello che sta accendendo la sua carne.
Non è così.
Lan Wangji trema dal desiderio di morire.
"Ho fatto cose...ti ho provocato, sempre nel giusto modo, ma senza mai sapere quanto giusto fosse prima."
Le mani si fermano, le dita si inarcano, le unghie si conficcano appena nella pelle tesa dell'addome.
Vorrebbe afferrargli i polsi, fermarlo, spingerlo via.
Afferrargli i polsi, fermarlo, attirarlo a sè.
Vorrebbe...
È questo il problema, ha voluto troppo per troppo tempo. E adesso, non può più avere niente.
Non vuole avere niente. Non così.
Ci sono state volte, in passato, in cui la sua mente ha vagato, solitaria in terra a lui del tutto straniera, da che lo ha conosciuto.
Per sabbie roventi, e acque fluide, caverne umide e picchi vertiginosi.
Ha vagato, e ha sperato, inconsciamente.
Un giorno, forse.
Ma solo con lui, con nessun altro. E dunque mai. Mai, perché lui era troppo in alto.
Irraggiungibile.
Avrebbe potuto avere i suoi fiori, forse, il suo tronco e le sue foglie, ma mai, mai i suoi frutti.
Perché era terra arida, Lan Wangji, e gli alberi non danno frutti nel deserto.
Era grigio, Lan Wangji, -o almeno questo era ciò che credeva- e i colori non sbocciano nella tempesta.
Lan Wangji non voleva un'unica goccia d'acqua, lui voleva l'intero oceano.
E Wei Wuxian lo possedeva, dentro di sè, lo custodiva insieme al suo sole ed ai suoi frutti. Ma non lo avrebbe di certo dato via, non a lui, forse a nessuno.
E allora, si accontentava di vagare nella sua aridità, Lan Wangji.
Meglio della goccia che moltiplica la sete.
È per questo che adesso fa così male.
Adesso, gli viene offerta acqua, un fuoco, della carne.
Ma come potrebbe accettarla, quando tutto quello che ne resterà, dopo, sarà la cenere?
E fa così male. Fa così male voltare le spalle a ciò a cui si è agognato per anni solo per non smettere di poterlo ammirare dal basso, in alto, irraggiungibile sopra di sé, come sempre sarebbe se solo... se solo tutto questo fosse vero.
Chiude gli occhi, li serra, perché il nero è diventato insopportabile, la paura una morsa che gli mozza il respiro, come quella voce, quel fiato gelido sul collo, quelle unghie nella pelle.
"Perché vuoi ferirmi, Lan Zhan? Perché mi respingi?"
Perché...
Non ci sarà altra domanda che più tormenterà Lan Wangji, fino alla fine del suoi giorni.
Gli occhi iniziano a pizzicare.
La testa reclinata all'indietro, in un abbandono, una resa sottile.
Crudeli lacrime traditrici svelano quel dolore dirompente. Le lascia scorrere, non gli importa più.
Non gli importa più di niente.
"Io...volevo solo aiutarti."
E lo dice come fosse un modo di chiedere scusa, e lo mormora, con la voce ricolma di pianto, come fosse un'ultima supplica, mentre sente le lacrime scorrere lungo le sue guance.
La forza nelle dita diminuisce, le mani restano immobili.
Non giunge risposta, dall'alto. Solo silenzio, agghiacciante. Un respiro pesante, lento.
Silenzio.
Poi, la parola.
"Allora aiutami."
Fredda, inespressiva. Forse, in qualche modo, esigente.
Poi, la fronte crolla contro la spalla. Forte, questa la sostiene tremando, inconsapevolmente, un'istintiva risposta.
"Aiutami..."
Sussurra, piangendo.
Wei Wuxian sta piangendo.
E l'intero mondo potrebbe star precipitando in un abisso, ma non sarebbe più profondo di quello in cui sta precipitando il cuore di Lan Wangji.
Il corpo si irrigidisce, catturato in un abbraccio improvviso, disperato. La stessa posizione di un istante fa, completamente diversa da come era un istante fa.
Non ha più neanche il coraggio di tremare, perché, scopre, non c'è niente, niente, che lo spaventi, no,  terrorizzi, più delle lacrime di Wei Wuxian, soprattutto ora, ora che credeva che lui non ricordasse neanche più che sapore avessero, le lacrime, furioso per quella sua stessa mancanza di fede.
Così resta immobile, fermo.
Lo sente sussultare, lo sente tremare, lo sente piangere.
Sente le sue lacrime bagnargli la spalla scoperta e lo disgusta scoprirsi fortunato, privilegiato, esaltato dall'essere l'unico essere sulla terra in grado di assistere a questo momento, qui e ora.
Resta ancora immobile, in fondo, non ha mai fatto altro, per tutta la vita forse.
Non saprebbe che dire, non saprebbe che fare.
Non lo sa.
E poi eccola, giunge la sua voce, oasi nel deserto, appiglio nella tempesta, come è sempre stato e sempre sarà.
"Io non..."
Silenzio che taglia le ossa, tra il suono delle sue lacrime e un nuovo tipo di terrore.
"...non riesco più a sentire...niente."
 
Nothing good will come of this
I’m screaming out with my last aching breath
I’ll be yours until my dying day
But I can never see you
 
 
Una parola, un colpo. Quello che il suo cuore non batte.
E riconosce quel terrore, il terrore di capire, di sapere, di non aver fatto niente per evitare, e probabilmente di non poter fare niente per evitare, ancora adesso.
Cerca, timorosamente, di respirare, nell'attesa di ciò che ancora ha da dire, ció che sente di sapere già e che pure non può accettare di riconoscere.
Non è mai stato cosí difficile.
"Non sento più il calore del sole sulla pelle, né il freddo della notte.
A volte non sento più neanche il sapore di quello che mangio, o del liquore che bevo.
Non mi fa più effetto. Non...per quanto ne beva, non mi stordisce più.
Niente mi fa più effetto.
Ho anche provato a cercare il sangue, Lan Zhan, il mio sangue. Ho scavato fino a trovarlo. Ma, quando mi ha macchiato la pelle... non ho provato nulla.
Non so neanche com'è possibile che io stia...piangendo."
Sussurra, parla piano, lentamente, come se stesse camminando sul ghiaccio, scalfendolo appena, cercando di non romperlo. Una paura profonda, più profonda della sua, nel suo tono.
"Ho avuto paura, Lan Zhan."
Confessa, trema.
"Ma poi…poi ci sono riuscito. Tu…"
Una pausa più lunga del dovuto.
"...qualcuno, mi ha fatto provare qualcosa."
Tremore quasi delirante nella voce, un nuovo brivido, paura e consapevolezza.
Chi?
Come?
…che sappia?
Trema forse di più il suo respiro.
Eppure deve sapere. E, se può, deve aiutarlo.
"...come?"
Sussurra appena, in attesa di una risposta che forse preferirebbe non sentire.
Wei Wuxian prende un respiro. Lo ruba al tempo che forse sente non bastargli più.
"Io…ho avuto un… contatto. "
Lan Wangji deglutisce, sentendosi arrogante, tremendamente, a poter solo pensare di…valere tanto. Cosí tanto per lui.
Ma l'arroganza non è primordiale, mentre il suo bisogno lo è.
"Che tipo di contatto?"
Bisogno di sapere, bisogno di capire.
Sussurrare, affinché il suono non dia consistenza a queste parole, ma il silenzio ne dia a questo momento.
Inatteso, ricercato, eppure, mai come ora, temuto.
Wei Wuxian scuote appena la testa contro la sua spalla.
"No…non chiedermelo. Solo…un contatto. Ed ero stato rinchiuso in un corpo morto per cosí tanto tempo, mentre la mia anima lo guardava marcire e decomporsi, che quando quel contatto lo ha riportato alla vita, anche se solo per brevi, fuggevoli istanti, non è esistito più nient'altro. Nient'altro…ed ha continuato ad essere cosí. Anche dopo, quando era tutto finito, da allora…il ricordo di quel contatto non ha abbandonato la mia mente per un istante, perché anche soltanto quello…"
Esita. La voce inciampa sulle parole contorte come radici, cacciate da quella che è sempre stata la loro casa, la loro terra, la sua bocca, adesso che il marcio ha iniziato a prosperarvi.
"...anche soltanto quello è in grado di ridarmi, per un momento, una sola scintilla…una debole fiamma che mi ricordi di essere, in qualche modo, ancora vivo."
Stringono il cuore, le sue parole. Crudelmente, e colpevolmente.
Una morsa da cui, a questo punto, non può più fuggire.
Eccolo, il suo perché. Ciò a cui Wei Wuxian cerca di sopravvivere, ciò a cui deve sopravvivere.
E stanotte Lan Wangji non ha fatto altro che assistere al suo modo di farlo.
Un modo a cui, come lui stesso ha detto, non avrebbe mai pensato di ricorrere.
Lo realizza. Finalmente capisce.
E non prova più alcun rancore.
Avrebbe potuto dirlo prima. Avrebbe potuto, e Lan Wangji…
Già, cosa avrebbe fatto?
"Wei Ying…" respira il suo silenzio, trovandovi la propria indecisione
" …cosa cercavi qui stanotte?"
Una domanda audace, lo fa meravigliare del proprio coraggio. Ha saputo di più, e per un attimo ha creduto di sapere abbastanza, abbastanza per essere in diritto di porre quella domanda, e in grado di sentirne la risposta.
Ma in un attimo non ne è più cosí sicuro, perché non è più sicuro di conoscersi come credeva. Oltre le restrizioni ed i principi, oltre i propri limiti.
Chi è lui, cosa è, oltre i suoi limiti?
"Io cercavo…credevo …"
La voce flebile, ancora leggermente distorta. E d'un tratto la sua presenza, invadente, ingombrante, soffocante, confortante, diventa distanza. Mancanza.
Wei Wuxian si allontana, si alza, ed è già quasi ad un passo da lui.
Ma allora, inevitabilmente, quasi ormai ci fosse una corda a tenerli uniti, lo sguardo di Lan Wangji, il suo volto e la sua postura tutta lo seguono. A rispettosa, sicura distanza, lo seguono.
Perché è chiaro sin da subito che Wei Wuxian sia pronto a fuggire, che lo stia già facendo, rifuggendo il suo sguardo e asciugando con un inutile gesto tanto secco quanto sprezzante, le lacrime sul suo viso.
Intende fuggire dai suoi errori e dalle sue debolezze, senza accorgersi di quanto forti siano.
Lan Wangji non può che chiedersi perché lui sembri essere l'unico, oltre forse ad una sola altra persona, a rendersene conto.
"Tu…no, non lo so cosa credevo di poter trovare, io non…non so neanche perché tu me lo stia ancora chiedendo quando avresti dovuto cacciarmi, persino uccidermi, tempo fa.
Quello che ho fatto oggi…a te tra tutti, è imperdonabile.
Non so davvero…non so come ho potuto dirti certe cose.
Non mi meraviglierebbe se a questo punto tu non volessi vedere il mio volto mai più. Avresti ragione. Hai ragione. E non dovrai più farlo."
Lo guarda, per un istante, troppo lungo. Gli incrina l'anima.
Sembra voglia piangere ancora, e molto più di quanto ha fatto finora.
E no, non può fargli questo.
"La tua educazione e gentilezza sono davvero encomiabili, Lan Wangji. Chiunque altro mi avrebbe già ucciso.
Scusami."
Aumenta la distanza con la formalità, ed il suo nome diventa il suo primo passo lontano da lui.
Poi si volta, finalmente fuggendo.
E Lan Wangji non può che guardarlo a sua volta, profondamente. Fissarlo, credendo che il suo sguardo da solo sia sufficiente a trattenerlo.
Con la voglia di dire che no, non deve sentirsi in colpa.
Che aveva ragione: niente lo tratteneva davvero lì, di certo non lui.
Che non è l'unico a provare vergogna, perchè Lan Wangji non è gentile.
È egoista, è dipendente, è assuefatto. Ma non è gentile.
E non è rimasto lì, immobile nelle le sue grinfie, per gentilezza.
È rimasto lì perché lo ha scelto, come altre cose altrettanto vergognose ha scelto di fare ancora prima.
È anche, principalmente, colpa sua.
Con la voglia di urlargli di fermarsi.
Però non sa dire niente di tutto questo. Ci vorrebbe troppo, per spiegarlo, e probabilmente finirebbe per venire frainteso come troppe volte prima d'ora. Se vuole realmente raggiungerlo, adesso, deve puntare direttamente all'unico aiuto che Wei Wuxian riconosca come valido: uno scambio, un sacrificio.
Afferra il suo braccio, in un gesto fin troppo rapido dopo tanta immobilità. È in piedi anche lui adesso, quasi senza accorgersene, di un passo più vicino.
Riesce a fermarlo.
"Wei Ying…"
Fissa la mano avvinghiata al di lui polso. Percepisce la veste scivolare lungo le spalle, le braccia, un po' di più, con un leggero moto di disgusto, spontaneo ed inevitabile, verso sè stesso, verso quanto si è lasciato fare, e al tempo stesso verso quanto non ha fatto e non ha concesso.
Ma cerca di ignorarla, concentrandosi su quanto è vero, esattamente come voleva Wei Wuxian.
"...dimmi di cosa hai bisogno."
Lui si volta.
Guarda la sua mano, alza gli occhi sul suo volto quasi con paura.
Ancora, paura di cosa?
Forse la stessa che ha trattenuto Lan Wangji fino ad ora.
Il suo silenzio si estende nel tempo, interminabile. Non ha mai desiderato sentire la sua voce come ora.
"Io…solo…credevo che avere nuovamente quel tipo di contatto mi avrebbe…fatto sentire ancora come allora. Quelle sensazioni, solo…fatto sentire. Ma…forse non è cosí. E comunque, non posso chiederlo a te."
E tutto si riconduce all'unica, solita domanda, che tuttavia adesso ha cambiato questione.
Perché, Wei Wuxian, è venuto qui, stanotte?
Se era solo contatto, quello che stava cercando, avrebbe potuto trovarlo molto più facilmente in molti altri posti.
Eppure no, lui è venuto qui. Qui. Da lui. Dall'ultima persona da cui si sarebbe dovuto aspettare di trovarlo.
E ci deve essere un motivo. Ci deve essere qualcos'altro, qualcosa di ancora più profondo alla disperazione che lo ha condotto a tutto questo.
Ed è un sollievo. Lo ha fatto, e lo sta facendo soffrire, ma è un sollievo pensare che non sia davvero cosí.
Realizzare che quei frutti crescono ancora sul ramo più alto. Ancora irraggiungibili.
È un lampo di tale felicità da esaltarlo.
-Non posso chiederlo a te- ha detto.
Eppure voleva farlo. Voleva, seppur per un incomprensibile motivo. Cercava quel contatto da lui, quella salvezza da lui.
È davvero eccessivo lo spasmo di orgoglio che questo pensiero gli provoca nel petto.
"Sei stato tu a venire qui."
Dice, per la seconda volta.
E non puoi più tirarti indietro.
Vorrebbe aggiungere, questa volta.
Perché, si accorge, il sollievo è sostituito adesso dal disturbo per quelle sue ultime parole.
-Non posso chiederlo a te.-
A chi, allora? A chi altro?
E non ha assolutamente senso, perché finora non ha desiderato altro che tutto quello finisse. E non ha senso, per quanto ne sta soffrendo. Ma non può tollerare l'idea che quella sofferenza diventi di qualcun altro. Qualcun altro che non ne soffrirebbe affatto, perché non porta le sue stesse colpe e la sua stessa dipendenza nel cuore.
No, se davvero deve abbeverarsi ad una fonte per tornare a fiorire, quella fonte dovrebbe essere Lan Wangji. Anche se finirà per prosciugarla.
"Ho sbagliato."
No.
"No."
Coraggio liquido che scorre nelle vene, coraggio timido, che offusca la vista con tanto ardore.
Wei Wuxian sembra non capire. Inclina appena il capo.
"No?"
No. Ma Lan Wangji non può esporsi in questo modo. Lo ha fatto, in passato ed anche adesso, in un impulso disperato, ma non coscientemente.
Lascia il suo polso, inopportunamente tardi.
Risistema la veste sulle proprie spalle, l'incrocio sul suo petto.
"Hai bisogno di aiuto, Wei Ying."
Lui distoglie lo sguardo, una scintilla della vecchia furia, che questa volta somiglia più a pentimento.
"Non ho bisogno di aiuto."
"Allora non puoi aver sbagliato."
Spontanea, la replica. La brillantezza di questa stupisce lo stesso Lan Wangji.
È sempre stato Wei Wuxian a conoscere tutte le vie per farlo cadere in trappola. Adesso, per la prima volta, è lui a sapere esattamente come condurlo lì.
Wei Wuxian alza lo sguardo su di lui, stupito a sua volta.
Solo l'oscurità avrebbe potuto portarlo qui, con l'intenzione di sfruttare o, chissà, di ferire. Solo seguendola ciecamente lui potrebbe aver "sbagliato".
E quello che Wei Wuxian ha sempre cercato di fare è convincere -Lan Wangji più di chiunque altro- di essere lui, a condurre l'oscurità, e non viceversa.
Quindi, a questo punto, se afferma di aver sbagliato ammette di aver perso.
E, così come Lan Wangji non può sopportare un dubbio, lui non può sopportare una sconfitta.
"Lan Zhan, tu…"
Sa che non gli dirà mai perché abbia scelto proprio lui, lo sa, cosí come sa che lui stesso non direbbe mai il vero motivo per cui ha scelto di restare, ma non ha importanza. Sarà sufficiente, finché lo terrà qui, legato a quest'idea, e non altrove, a sprecarla e sprecarsi.
"...forse tu vuoi veramente aiutarmi. Ma aiutarmi in questo modo…rovinerà te. Non sono come tutti credono, non voglio farti questo."
È cosí sincero da fare male.
E Lan Wangji lo sa. Ed è per questo che vuole farlo.
Per anni, è stato tanto arrogante da osare sperare in un singolo sguardo che da lui provenisse, e in molto di più. È stato arrogante, perché lui era Wei Ying, con tutta la sua bellezza, la sua intelligenza e la sua brillantezza, e lui…non era niente di comparabile. Niente di altrettanto vivo, niente di altrettanto colorato.
Non c'era motivo per cui dovesse attirare il suo sguardo.
E di più, ha osato avvicinarsi a quella speranza. Toccarla e prenderla persino, per poi vergognarsene profondamente. Non per quanto aveva fatto in sé, ma perché lui era Wei Wuxian, fuori dalla sua portata, solo un sogno, ed un Lan non è fatto per inseguire i sogni, arrivando persino ad infrangere le regole per questi.
Adesso, non potrebbe avere arroganza tale da sottrarsi a questo solo perché finirebbe per danneggiarlo.
No, per distruggerlo, per annientare ogni parte di lui.
Non se ne sente in diritto.
Si avvicina di un passo, rispondendogli senza parlare.
Non vuole farlo.
"Quello che stavo cercando…"
Ricomincia Wei Wuxian, ma non può dire una parola ora, no, perché la lama ha già iniziato ad affondare, lentamente, nel suo petto, più in profondità ad ogni passo, e questa sofferenza è troppa per essere prolungata anche un solo secondo di più.
"Va bene, Wei Ying."
Dichiara, in un momento, sentendosi fragile come un soffione, mostrandosi forte come un crisantemo.
È per questo che è venuto qui, dopotutto. Voleva aiutarlo. E immaginava di correre dei rischi nel farlo. Questo però non è un rischio. Questa potrebbe essere la soluzione che stava cercando.
E non importa che siano due istinti diversi a muoverli. Non importa che Wei Wuxian lo faccia solo per liberarsi dal freddo mentre Lan Wangji stia anelando calore.
Tirarsi indietro, a questo punto, non avrebbe senso, o lo avrebbe fatto ore fa.
"Lan Zhan…"
Lui si volta completamente. Si avvicina di un breve passo a sua volta. E davvero, non ha importanza il prezzo, adesso che si è schiusa della meraviglia nel suo sguardo, sufficiente a dissipare quell'aura di freddo che non ha mai smesso di circondarlo fin ora, e a riportare, almeno sul suo volto, almeno per quell'istante, il ragazzo che era pochi, innumerevoli anni fa. Sorpreso da un atto di gentilezza, che di gentilezza non è.
Sembra poi incantato, disperatamente, del tutto rapito, non da Lan Wangji, forse dalla fiaba antica di benessere che gli occhi di quest'ultimo stanno cercando di trasmettergli, senza dire una parola, come sempre. Nascondendo la dolorosa verità, come sempre.
Wei Wuxian non vuole comprendere davvero quale sia la verità. Crede di volerlo, ma non può saperlo con certezza, non conoscendola.
Se comprendesse davvero quel dolore, la sofferenza dietro quello sguardo, non potrebbe mai trovarvi salvezza, solo perdizione. La stessa perdizione che sta devastando il cuore di Lan Wangji.
Ma va bene così, è meglio così.
È proprio quello che sta cercando di dirgli.
Va tutto bene.
Andrà tutto bene.
Non devi avere paura.
Posso aiutarti, senza distruggermi.
Posso mentire, senza che tu lo sappia.
Perché dopotutto, ogni fiaba a lieto fine nasconde una tragedia. Ma quando il finale è più importante, questa può essere trascurata, e cosí sarà.
Wei Wuxian sarà il finale, e Lan Wangji la tragedia.
Solo cosí, la fiaba avrà un senso.
Wei Wuxian gli sfiora il viso, piano, come a tastare la sua realtà.
C'è qualcosa di liquido nei suoi occhi. Sollievo o forse sofferenza. Probabilmente entrambi.
"...e le regole? Cosa ne sarà della tua coltivazione?"
È più debole la sua voce,cosí come la sua protesta.
Lan Wangji ha paura di sapere cosa ci sia nei suoi, di occhi, quando realizza di aver davvero imboccato l'ultimo possibile sentiero. Di essersi appena lasciato alle spalle l'ultimo bivio.
Scuote appena la testa.
"No."
"...cosa, no?"
"Il mio percorso di coltivazione non prevede la castità."
E adesso che sa, non può che ripensare a tutte quelle sue domande. Casuali, apparentemente, ma non del tutto. Lo stava studiando, si, come credeva, ma non per la ragione che immaginava. Non per ferirlo nel modo più diretto ed efficace, ma per evitare di ferirlo in modo letale.
E non può che convincerlo, ancora una volta, di star facendo la scelta giusta.
Non ha parole, Wei Wuxian, di fronte ad una risposta che probabilmente non si aspettava più di ricevere. Ma non c'è neppure sorpresa, a questo punto, nei suoi occhi. Qualcosa di più simile al dispiacere e al terrore liquido. Alla realizzazione e alla rassegnazione.
Scuote appena la testa a sua volta, la mano gelida ancora sul suo viso, un freddo ustionante a cui Lan Wangji si è già abituato. Impossibilmente vicino ora, senza che lui potesse accorgersene, ad un respiro di distanza.
Non lo vede più. Vede gli occhi chini, quasi socchiusi, e le ciglia scure, piume sulle ali appena spiegate della fenice.
Vede la pelle bianca e fredda, e il ricordo di umanità che porta nei suoi pori.
Vede le sue labbra schiuse, labbra che conosce, ma che non lo conoscono.
Gli mancano, pensa, gli sono mancate, eppure non le ha mai davvero conosciute, non quando si sono rivelate capaci di esprimere tale, violenta verità.
Non lo vede più, vede solo frammenti di lui. Frammenti di chi è stato, frammenti di chi è diventato, e forse cosí sarà più facile.
Pensando che siano labbra, quelle che bacerà, e non le sue labbra, il dolore che il loro veleno provocherà sarà meno lancinante.
Pensando che sia pelle, quella che sfiorerà, e non la sua pelle, il fuoco che il contatto con essa accenderà sulla sua  brucerà di meno.
Pensando che sia un corpo, quello che possiederà, e non il suo corpo, avrà forse una speranza di sopravvivere alla futura consapevolezza di averlo perso per sempre.
Wei Wuxian non lo guarda. Porta anche l'altra mano sul suo viso, rendendo chiaro a sua volta che anche lui ha in realtà già fatto una scelta, e ogni seguente tentativo di sottrarsene sarà solo una debole, inutile scusa.
"Non è giusto…"
Sussurra.
E no, non lo è. Ma cosa lo è stato negli ultimi tre anni? Lan Wangji non crede di essere davvero in grado di dirlo, probabilmente nessuno può.
Non è giusto, non lo è per nessuno, ma è necessario per Wei Wuxian. E questo lo rende inevitabilmente giusto per Lan Wangji.
Non risponde, si limita a fissarlo. Aspetta che il suo sguardo lo raggiunga, come fa poco dopo.
E crede sia chiara, a questo punto, la sua risposta.
Wei Wuxian si avvicina piano, inesorabilmente.
Ha già il suo viso, ha già il suo pensiero, ha già il suo cuore.
Dopotutto, lasciargli prendere quanto resta di lui non cambierà il modo in cui già lo possiede.
Perchè Wei Wuxian lo possiede già, realizza, e da tempo, più tempo di quanto gli piacerebbe sapere.
Però adesso il tempo è finito.
È finito lo spazio, la distanza e la realtà tutta.
Ogni cosa ha raggiunto il suo punto di non ritorno.
Le labbra di Wei Wuxian hanno raggiunto le sue,  ed eccolo, ora può sentirlo, il contatto.
Vero, autentico, profondo.
Più di quanto lo è stato la prima volta, rubato. Meno di quanto potrebbe essere se non fosse solo una via di fuga.
Una dolce via di fuga, da sempre permeata da un familiare gusto di veleno.
Ed è avvincente, intossicante, inevitabile. Basta il più lieve dei tocchi perché a loro ritorni, ad abbeverarsi, come ha fatto in passato. Con il vuoto nella testa e l'unico obbiettivo nelle labbra, schiuse, aperte, irrefrenabili, a volere di più, a chiedere di più, a prendere di più. Donando esattamente quanto loro richiesto, e molto più di quanto sia necessario.
Questo, ha ridato l'umanità a Wei Wuxian. Questo, porterà via quella di Lan Wangji.
E c'è qualcosa di tenero, dolce, commovente, nel sentirlo tremare come ha tremato lui in quel bosco.
Non è da lui, o forse è esattamente da lui. E non può che ricordargli, dopotutto, che è sempre stato lui chi ha conosciuto.
Era già diverso, era già cambiato allora.
Contro quell'albero, erano già le sue le labbra che ha baciato.
Non ha mai smesso in fondo di essere sè stesso, Wei Wuxian, e questa non è che l'ennesima conferma a ciò in cui Lan Wangji credeva già. 
Ed è un sollievo, come gridare fino a strapparsi dai polmoni l'ultimo respiro, scoprire quel contatto febbricitante che stanno condividendo essere, in qualche modo, catartico, dopo tutto il buio e la desolazione e il dolore.
Riconoscerlo come la prima cosa bella di un qualcosa che bello non è. Che potrebbe esserlo, ma che rifugge la sua bellezza per paura della maledizione insita in essa. Del danno che essa potrebbe arrecare.
Lan Wangji si accorge di averlo afferrato, di star stringendo le sue vesti tra i pugni, troppo umile per stringerlo davvero e troppo orgogliosamente disperato per non toccarlo, tenerlo vicino, per impedire che tutto quello raggiunga una fine.
Fa troppo male pensare di privarsene, adesso. È un contatto maledetto e doloroso, ma irrinunciabile, e ne odia già la fine perché sa che, inevitabilmente, riporterà indietro tutta la paura e il senso di sbagliato che prima comunque possedeva, e che forse, per quanto cerchino di convincersi del contrario, non abbandonerà mai.
Ed è assurdo, ha desiderato cosí a lungo baciare Wei Wuxian, baciarlo davvero, non come ha osato impunemente fare, e adesso che ne ha la possibilità l'unica cosa a cui riesce a pensare è la paura.
Non dovrebbe essere cosí.
Forse è questo ad essere veramente sbagliato.
E quando, dopo un istante, o forse un minuto, o forse l'intera notte, le labbra di Wei Wuxian si allontanano, vorrebbe inseguirle, fermarle e riportarle da sè, lo vorrebbe quella bestia dentro che ha finalmente trovato il suo nutrimento, e non può sopportare di esserne privata, non può non desiderare di più.
E lo fa, d'impulso, lo insegue, ma, quando la sua mente torna al passo con il suo corpo, si ferma. Lo ferma.
Respirano appena, entrambi, con l'unico desiderio di respirarsi di nuovo, solo per sentirsi, ma nessuno dei due osa fare un passo o un movimento.
Lan Wangji si chiede per un attimo se quello sarà abbastanza per Wei Wuxian. Se quel contatto  sia stato sufficiente a ricordargli di essere vivo, come vivo è, e se sarà necessario Lan Wangji sarà disposto a ricordarglielo ogni singolo giorno finchè non diventerà legge di natura.
Però c'è ancora qualcosa nei suoi occhi, nel modo in cui lo guardano, nel modo in cui le sue iridi tremano, nell'improvviso bisogno che celano, fame, fuoco.
Un brivido percorre le spalle di Lan Wangji, facendolo sentire preda come non si è mai sentito prima. Ma, sebbene abbia la tenera tentazione di lasciarsi esserlo, sa di non poterlo fare. Perché Wei Wuxian non è lucido, e non lo è totalmente neanche lui, ma ha bisogno della sua forza per ricevere quello che non ha il coraggio di chiedere, ed è esattamente quello che lui gli darà.
È chiaro ora che Wei Wuxian abbia bisogno di più di quello, ed è esattamente quanto avrà.
Convince i pugni ad allentarsi e a lasciare andare la sua veste, nonostante la paura che lui possa scomparire nel nulla non appena smetterà di trattenerlo. Dopo però non si ferma. Con mani tremanti ed una determinazione in cui non credeva, riporta le braccia a sé, alla fascia che tiene chiusa la propria veste. Non riesce ancora a distogliere lo sguardo da quello di Wei Wuxian ma deve farlo per sciogliere quel nodo, deve farlo, per abbassare gli occhi e non fronteggiarlo in quella che, in qualche angolo del suo cervello che si rifiuta di riconoscere in questo momento, continua a sembrare un'umiliazione.
Ma, non appena lo fa, quello che vede sono due mani bianche che si poggiano sulle sue, silenziosamente. Le stringono appena, fermandolo.
"No."
Risuona, da una voce che quasi non riconosce di fronte a lui.
Solleva lo sguardo, Wei Wuxian si avvicina, lo sguardo basso e una tristezza insesprimibile, improvvisa, sul viso. Gli spezza il cuore ancora una volta.
"Lo sapevo…" sussurra, quasi a sè stesso.
"...eri tu…"
Lo sapevo.
Lo sa.
E questo, questo terrorizza. Perché quanto stanno facendo ha un senso, ma quanto lui ha fatto non ne ha. Non ne ha che possa essere compreso senza sapere.
Senza sapere di lui, dei suoi desideri, della sua ossessione.
E scoprire il suo corpo non sarà mai tanto spaventoso quanto scoprire la sua anima.
Smette di guardarlo.
"...sul Monte della Fenice, contro quell'albero…riconoscerei ovunque quel contatto."
"Wei Ying…"
Dice, e spera di fermarlo. Lo supplica di fermarsi: non potrebbe sopportare una parola di più.
Meglio spogliarsi, e darsi via prima di accorgersene, piuttosto che stare a guardare la propria vergogna venire scoperta strato dopo strato.
A quel richiamo, Wei Wuxian torna a guardarlo.
"No, Lan Zhan. Non posso farlo."
C'è di nuovo calma, nei suoi occhi. Una calma piatta che scatena in un istante nostalgia per quel fuoco di pochi momenti prima.
"Credevo questo mi avrebbe aiutato, ma…non posso farlo, davvero. Starei solo peggio, io…cosí non farei che perdere la mia umanità. Non mi interessa sentire se questo deve essere il prezzo. È un prezzo troppo grande, Lan Zhan, per me e per te. Non posso farti questo."
"Wei Ying…"
Stringe appena la sua mano, accenna un sorriso.
"Starò bene, Lan Zhan, non devi preoccuparti. Dopotutto…io sto sempre bene. Mi abituerò. Ma non…non cosí."
E, purtroppo, Lan Wangji lo capisce, meglio di quanto  vorrebbe.
Sospira, talmente leggermente da non essere udito.
È vero, non ha mai lamentato un dolore, Wei Wuxian. È forse, nella sua dimensione di sofferenza è sempre stato solo.
D'un tratto gli pare diventi chiaro quale sia l'unica cosa, l'unico calore che potrebbe farlo stare meglio.
Lo guarda con nuova determinazione.
"Wei Ying…ti fidi di me?"
È perplesso, Wei Wuxian. Lo guarda cercando di capire, ma poi dà l'idea di arrendersi.
Annuisce appena, senza la forza di dire una parola negli occhi rossi e stanchi.
Lan Wangji prende un respiro.
Conta nella sua mente, fino a tre.
Poi, avvolge le braccia intorno al suo corpo.
È un movimento goffo e insesperto: dopotutto, Lan Wangji non ha mai abbracciato nessuno. Ha visto altri farlo, però. E ha letto abbastanza libri da sapere cosa dicono si provi, la vicinanza ed il calore.
Crede che Wei Wuxian sia una di quelle persone capaci di trovare, in un abbraccio, conforto. Lo era da giovane e crede lo sia ancora.
E resta immobile, senza nemmeno respirare, in silenzio, con la paura di aver appena fatto un passo troppo grande, o una mossa troppo strana, più intima di quello che stavano per fare, inopportuna per quello che sono, a divorargli il cuore.
Lo sente irrigidirsi, ma poi, in un istante, rilassarsi.
Forse ha fatto la cosa giusta.
Si permette di respirare, ed il profumo dei suoi capelli gli invade le narici.
"Questo riesci a sentirlo?"
Chiede sussurando, neppure certo di poter essere sentito, stringendolo di più, quasi a volerlo trattenere, e impedirgli di sbiadire.
Perché è questo che ha fatto Wei Wuxian, finora: è sbiadito, ogni giorno di più, ogni momento di più, fino a che l'uomo che era non è praticamente scomparso ed ha lasciato solo il vuoto che è rimasto. E lo ha fatto davanti ai suoi occhi, facendo sbiadire, con sé, il ricordo brillante di quella giovinezza che hanno condiviso.
Ma adesso si può rimediare, Lan Wangji è qui per rimediare.
Ed ecco, lo stringe come ha sempre voluto, lo stringe come vorrebbe fare per l'eternità. E spera che sia abbastanza.
Spera che lui capisca, quanto sia importante.
Wei Wuxian non risponde. Lentamente, così lentamente da sembrare un movimento persino illusorio, le sue mani tremanti si poggiano sulla sua schiena.
Non lo afferra e le sue braccia non lo stringono, ma non sta scappando. È ancora qui e questo è sufficiente per Lan Wangji.
Non ha fatto la scelta sbagliata.
Wei Wuxian ha tremato, baciandolo, ma adesso sta tremando ancora di più, si accorge. Perché si, è un contatto molto più intimo, questo. Più vero, in un certo senso più doloroso.
Ma è ciò di cui ha davvero bisogno, di cui entrambi hanno davvero bisogno.
E si sta abbandonando, lentamente, alla sua stretta. Esala un sospiro tremulo, come se finalmente vi avesse trovato quella forza che finora ha dovuto fingere con tutti, che ha dovuto palesare per non essere schiacciato, rifugiandosi in essa e tornando a respirare davvero per la prima volta.
E questo abbandono…questa disperata debolezza sta uccidendo Lan Wangji. Perché era forse più facile, crederlo davvero tanto più forte di lui. Era più facile, portare nel cuore la dannazione della sua lontananza, che conoscere la grandezza della sua pena.
Eppure lo ha voluto, e lo vuole ancora, e lo vorrà sempre. Sempre, essere al suo fianco e sostenerla con lui. Sempre, e spera lui glielo concederà.
Passano minuti, ore cosí: figure fuse nel buio, lontano anni luce dal resto del mondo; predicatori di ombre persi in quest'ultimo alone di luce concesso loro, custodito nelle loro anime, tra le loro braccia; creature notturne, rifuggendo invano la luce del mattino, in grado di riportarli al momento, solo frammento affilato di questa eternità, scioglierli in niente più che ricordi del loro passato e sogni sfumati del loro futuro, assorbiti da un presente troppo cruento ed affamato da fuggire.
Ma, inevitabilmente, presto, troppo presto, il sole inizia a comparire in lontananza dietro le imposte. Sono state ore, ma solo una breve illusione della presenza di Wei Wuxian, della sua consistenza, non destinata a durare.
Quando poi qualcuno si azzarda a muoversi, è come udire uno specchio andare in frantumi: la loro immagine ne era la superficie, la loro separazione ne sarà le schegge.
Wei Wuxian non pare più così pallido, eppure non vuole guardarlo, mentre lui non può farne a meno, non riesce a distogliere lo sguardo.
Un passo, due, ed è ancora lontano, di nuovo, mentre la realtà inizia a colare sul cuore, e la speranza via, lungo le braccia abbandonate lungo i fianchi senza più uno scopo.
"Avevi ragione, Lan Zhan, non era quello il modo. Adesso…adesso lo so, grazie per avermelo fatto capire."
Un passo verso di lui, debole tentativo di recuperare quanto già perso.
"Wei Ying…"
Un passo indietro.
"Io…sto bene, davvero. Posso controllare tutto questo, anche se a volte non ne dò l'impressione. Non…mi hai già aiutato, più del necessario. Non sentirti più in dovere di farlo."
Di nuovo, non capisce.
Non si è mai trattato di dovere.
Di nuovo, la barriera ghiacciata.
Di nuovo, la lama si fa strada nel petto di Lan Wangji.
Sapeva forse che sarebbe fuggito, solo non si aspettava lo avrebbe fatto cosí presto.
Altri passi indietro, Lan Wangji gli tende una mano.
"Wei Ying, aspetta…"
Lui scuote la testa, senza speranza.
"Va bene cosí, Lan Zhan. Vedrai, andrà tutto bene…"
E poi, lo guarda.
Lo trafigge.
Lo distrugge.
Andrà tutto bene…
Nulla andrà bene, e d'un tratto Lan Wangji ne è terribilmente cosciente e sicuro.
D'un tratto sente già la tragedia, quella tragedia che era felice di rappresentare, ma che ora non rappresenta più -che non è più la sua- nell'aria statica del mattino, nella luce triste e fioca che inizia ad illuminare la stanza, nel modo in cui sfiora le superfici con la noncurante inevitabilità con cui il tempo sfigura gli uomini.
Nulla andrà bene.
"Wei Ying…"
E Wei Wuxian lo guarda, come se gli stesse dicendo addio.
Sorride, o almeno ci prova.
"Scusami, Lan Zhan. Perdonami, se puoi. E…grazie."
Dice, mentre la voce si spegne nella scia di uno stinto raggio di sole e lui scompare, cosí come era apparso, nell'ultimo angolo di oscurità della stanza.
 
We, we knew how this would end
And we knew we’d die before we lived
But I’ll never let you go
I’ll never let you go
 
 
 

 
Grazie! Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
Lasciatemi dire un altro paio di cose in chiusura XD
Scrivere questa storia è stato per me davvero davvero difficile. È stata forse una delle storie più difficili che abbia mai scritto. L'avevo iniziata tempo fa, poi l'ho abbandonata e poi dopo mesi l'ho recuperata e mi ci sono fissata in maniera direi ossessiva fino a che sono riuscita a finirla (e non direi sia proprio finita lì visto che l'ho corretta quattro volte come minimoXD).
Il punto è che adoro parlare di cose del genere, con atmosfere del genere ed un Wei Wuxian del genere, ma la difficoltà è stata proprio questa: mantenere una simile atmosfera e un simile stile per tutta la storia e al tempo stesso non andare OOC che è ciò che più di tutto temo. Spero di esserci riuscita, almeno nei limiti della decenza, perché amo questi personaggi esattamente come sono e non vorrei mai dipingerli diversamente in una mia storia.
All'inizio non sapevo fin dove spingermi, poi è venuto un po' tutto da sé.
Ma, in principio, questa storia è stata ispirata dalla meravigliosa canzone 'Scarlet' degli In This Moment, di cui porta infatti anche il titolo e a cui appartengono i versi in corsivo tra le varie parti.
Sebbene tenda ad associare questa versione di Wei Wuxian ad un rosso più scuro, carminio, la storia in generale, in un misto delle sensazioni di entrambi i protagonisti, mi sembra associabile a questo colore: rosso scarlatto.
Ci sono, comunque, riferimenti ad altre due canzoni nel testo che mi sembra giusto citare, per me ormai indissolubilmente legate a questa storia: 'Familiar taste of poison', degli Halestorm, e 'Shadow Preachers' di Zella Day.
Ancora una volta, vi ringrazio per aver letto l'intera storia e vi sarei grata, ovviamente, se voleste lasciarmi anche un piccolissimo commento visto che ho appunto tanti dubbi a riguardo e mi sono infine decisa a pubblicarla proprio per sentire qualche opinione pulita e incondizionata dalla spirale di dannazione in cui questa storia mi ha trascinataXD
Grazie mille a tutti!
A presto.
Eleonora.
   
 
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