Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il cactus infelice    30/05/2022    3 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NON SEI UN’ANOMALIA

 

Teddy e James si erano rifugiati in un McDonald’s alle due del mattino dopo il concerto dei Ghost; un regalo di Natale da parte di Harry a Teddy ed essendo sia lui che Jim appassionati della band metal ci erano andati insieme. Si erano divertiti a cantare, a pogare e avevano persino chiacchierato e scherzato con alcuni altri spettatori. 

“Ci voleva una serata come questa”, disse il più giovane addentando il proprio panino. 

“Concordo”, approvò Teddy con convinzione, masticando i suoi chicken nuggets. “E dopo una serata come questa, il cibo del McDonald’s diventa quasi il più buono del mondo”.

Jim ridacchiò. “Vero”.

I due continuarono a mangiare in silenzio, nel ristorante quasi vuoto ad eccezione di un ragazzo coi capelli da punk a qualche tavolo di distanza. C’era ben poco che poteva rovinare il loro buon umore in quel momento. 

“Tu come stai?” domandò Teddy, piano, questa volta più serio ma senza guardare Jim in volto per farla sembrare una domanda casuale. 

Jim sembrò pensarci un attimo prima di rispondere. “Sto bene. Le cose vanno meglio”.

Teddy sorrise. “Mi fa piacere”.

“E tu? Come vanno le cose con Vicky?”

“Molto bene. Stiamo cercando una casa adatta a noi”. 

“Be’, è figo. E come sta andando?”

Teddy sospirò. “Diciamo che ci sono tante opzioni, però vogliamo trovarne una giusta. E’ una casa in cui dobbiamo vivere per molto tempo, quindi non può essere qualcosa di random”.

“Capisco”. 

“E farla costruire costa troppo”. 

“Sono sicuro che troverete il posto giusto”. 

Teddy annuì. “Ma sì, non me ne preoccupo. Succederà quando dovrà succedere”. 

Dopo aver finito il loro pasto, i due ragazzi tornarono all’auto di Teddy e si rimise in marcia, questa volta con la radio più bassa, più silenziosi rispetto alla partenza, stanchi ma soddisfatti di quelle ore di distrazione e di divertimento.
Era da un po’ di tempo che Teddy e James non trovavano un momento per legare, per divertirsi insieme, ed erano contenti di aver potuto approfittare di quell’occasione. Era un po’ come tornare ai vecchi tempi e con tutti i cambiamenti che erano avvenuti ci voleva. 


“Penso che l’abbiamo trovato!” esclamò Regulus. “Gli ingredienti coincidono. Almeno quelli che sono scritti su questo foglio. Purtroppo ne abbiamo solo una parte”.
“La descrizione non è molto chiara. Dice solo Pozione del risveglio, e qualcosa che ha a che fare con i cicli lunari e i temporali”, commentò Dominique. 

“E’ possibile che la Pozione debba essere usata durante certi fenomeni atmosferici e durante qualche ciclo lunare specifico. Pozioni di questa complessità lo richiedono, soprattutto se oscure”.

Dominique arricciò il naso, pensierosa e un po’ confusa. “Non ricordo se ci sia stato qualche particolare fenomeno atmosferico nel periodo in cui siete risuscitati. Però… Alcuni di voi sono tornati in momenti diversi, quindi… Non ha molto senso”.

“Dipende… Magari è un effetto non previsto. Dubito che Zeudi avesse voluto resuscitare anche chi fa parte dell’Ordine della Fenice”. 

“Può una pozione del genere avere effetti collaterali?”

“Sì! Più una pozione è forte e pericolosa, più è soggetta ad effetti collaterali”. 

La ragazza spostò lo sguardo verso il pavimento, il telefono tra le mani dove fino a poco fa aveva cercato parole latine nel dizionario e un foglio di carta in grembo. Lei e Regulus erano rimasti per circa tre ore a cercare di tradurre il testo di quella fantomatica pozione e sembrava che finalmente avessero ottenuto un risultato. Tuttavia c’era ancora un pensiero che la turbava. 

“Reg?” chiamò, alzando lo sguardo sul ragazzo seduto a gambe incrociate sul pavimento, vicino al divano. “Ma perché stiamo facendo tutto questo? Voglio dire… Che importanza ha capire di che pozione si tratta? Di solito lo si fa per trovare delle contro-pozioni, quindi, in questo caso… E’ utile per catturare i Mangiamorte che sono tornati?”

Regulus la guardò, poi spostò gli occhi sulle proprie gambe, e infine la guardò di nuovo.
“Quello che voglio dire…”, continuò Dominique, cauta con le parole e con un tono incerto. “Se anche trovassimo la contro-pozione. Questo che cosa implica? Che possiamo liberarci dei Mangiamorte risuscitati? E per quanto riguarda voi? Te, Sirius, i genitori di zio Harry, zio Fred e tutti gli altri? Che succederebbe? Morireste nuovamente? Scomparireste e basta?”

Il ragazzo sospirò asciugandosi le mani sui pantaloni. Dominique aveva sollevato una giusta questione e non lo sorprendeva perché lo stesso pensiero aveva attanagliato anche i suoi pensieri. Non era certo stupido e non si faceva illusioni. 

“Potrebbe essere”.
“Potrebbe essere? E lo dici come nulla fosse? Saresti davvero pronto a sacrificare la tua esistenza per… Per sconfiggere dei Mangiamorte?”
“Se è il metodo più veloce sì. Non possiamo certo rischiare un’altra guerra per un capriccio?”
“Capriccio, Reg? E’ della tua vita che stiamo parlando anche”. Dominique iniziava a scaldarsi. Non voleva arrabbiarsi con Regulus, non con lui e non in quel momento. Poteva capire la gravità della cosa, ma… Forse era egoista a pensarla così, ma non avrebbe sacrificato tutte quelle persone che erano ritornate nelle vite dei suoi cari. Non voleva sacrificare Regulus.
Era la persona che l’aveva tenuta a galla. E poteva dire che erano amici. Non conoscevano grandi cose l’uno dell’altra e non si frequentavano da tanto tempo, ma Dominique sentiva che avrebbe fatto qualunque cosa per lui.
Certo, avrebbe voluto qualcosa di più oltre all’amicizia, ma si sarebbe accontentata di averlo nella sua vita e basta, senza troppe richieste. Non sarebbe caduta nella stessa trappola come con Teddy. Poteva controllare i suoi sentimenti. 

Puoi davvero?

“L’ho già fatto. Posso rifarlo. Dopotutto, io e tutti gli altri che sono tornati non apparteniamo a questo mondo. Siamo un’anomalia”, fece Regulus, alzandosi di colpo e cominciando a mettere in ordine i fogli che i due avevano sparso in giro.
Dominique gli posò una mano sull’avambraccio sinistro, proprio sopra il Marchio Nero coperto dalla manica della camicia, e lo guardò in volto. “Per me non sei un’anomalia”, gli disse. “So che non ci conosciamo da tantissimo e ti sembrerò un po’... Sdolcinata, ma ci tengo a te. Ci tengo molto. Non voglio che lasci questo mondo, qualunque sia la motivazione”. 

Regulus piegò una gamba sul divano e si sedette in modo tale da avere Dominique di fronte. Non disse niente in un primo momento, limitandosi a spostare una ciocca di capelli che era caduta di fronte agli occhi della ragazza, che intanto alternava lo sguardo tra i suoi occhi grigi e le sue labbra rosate, non troppo grosse ma nemmeno troppo sottili. Le labbra giuste che avrebbe voluto… Baciare. 

Merlino e Morgana, quanto avrebbe voluto baciare quelle labbra. 

I due rimasero così per un po’, in silenzio, cercando qualcos’altro da dire. Regulus sapeva che era il suo turno di dire qualcosa ma non c’era nulla che gli venisse alla mente e Dominique… Dominique voleva solo che il suo cuore la smettesse di battere come se fosse impazzito perché temeva che qualcuno potesse sentirlo. Non che fosse una cosa veramente possibile, ma al momento era l’unico suono che le sue orecchie riuscivano a captare e le sembrava rimbombare ovunque nella stanza. 

I due si riscossero quando un piccolo colpo di tosse li distrasse con un sussulto e girarono gli sguardi verso Harry che era appena entrato nel salotto, vestito ancora da lavoro. 

“Sto morendo di fame, ragazzi!” esclamò questi spostandosi verso la cucina. “E’ ora di cena. Sapete se qualcuno dei miei figli o mia moglie sono a casa?” domandò, gridando un po’ per farsi udire mentre apriva il frigorifero.
Regulus e Dominique si affrettarono a mettere via le loro cose, i fogli di carta sparsi e le penne, quando un foglio di carta cadde per terra. Il ragazzo si chinò a raccoglierlo, accorgendosi che proveniva dall’album da disegno di Dominique che aveva preso senza accorgersi, e mentre lo stava per mettere via, gli occhi notarono il disegno: ci mise un attimo ad accorgersi, ma quello era definitivamente un suo ritratto di profilo, il capo chinato su un libro. Il disegno era in bianco e nero, non molto grande - non occupava neanche metà pagina - però era… bellissimo. Regulus rimase a guardarlo senza dire nulla.
“Ehm…”, fece Dominique accorgendosi della situazione e sentendosi improvvisamente percorsa da brividi lungo la schiena. Sperava di non essere arrossita come un peperone. 

“Quando lo hai fatto?” le chiese il ragazzo. 

“Qualche giorno fa, mentre leggevi quel libro. Volevo disegnare qualcosa e tu… Insomma, hai un bel profilo. Mi dispiace se…”.

“No, no!” la interruppe Regulus, questa volta parlando più piano. “Mi piace molto. E’ bellissimo”.

Dominique si trovò improvvisamente a sorridere, sentendosi più sollevata. Aveva davvero avuto paura che a Regulus potesse dare fastidio. Quello non era l’unico ritratto che aveva di lui.
“Oh, è solo una bozza”.

“Be’, se questa è la bozza. Chissà come deve essere un ritratto intero”. Regulus ripose il disegno nell’album e lo diede in mano alla ragazza.

“Posso fartelo, se ti va”.
“Mi piacerebbe molto, ma solo se va a te”.  

   

 

Quell’anno la grigliata degli Auror toccava a Sirius. Dato che però questi aveva un appartamento troppo piccolo e troppo scomodo per organizzare una cosa del genere, Harry gli offrì di farla nel suo giardino.
Non erano molti gli Auror che avevano potuto partecipare, ma c’era comunque da divertirsi, tra buon cibo, birra, compagnia e, naturalmente, la piscina. 

Dominique era contenta di vedere un po’ di persone attorno a sé, la aiutava a distrarsi. C’era anche sua cugina Roxanne che quell’anno sarebbe entrata ufficialmente nel corpo degli Auror, e la sua compagnia era decisamente una bella ventata di aria fresca. Con Roxanne non doveva mai impegnarsi troppo per stare bene. 

Jim e Lily erano in piscina con alcuni figli degli altri Auror. Albus probabilmente si era rifugiato in casa. Harry aiutava Sirius alla griglia e Ginny chiacchierava di quidditch con James senior, Adam, e altri. 

Regulus però non era lì. I suoi occhi cercavano sempre lui. Alla faccia della distrazione. 

Decise di andare in bagno. Le scappava la pipì e ne avrebbe approfittato per mettere in ordine i pensieri.
Fu proprio lì che lo trovò. Stava uscendo dal bagno proprio mentre lei voleva entrare.
“Oh, ehi!” lo salutò colta alla sprovvista.

“Devi entrare?”
“Ehm… sì”. 

La ragazza però esito, gli occhi che indugiavano su Regulus, sulla sua figura elegante, sul viso delicato, sui vestiti scuri. 

Improvvisamente lo bloccò per un braccio. “Non hai caldo a stare sempre con le maniche lunghe”.

Regulus scrollò le spalle. “Non voglio che si veda il Marchio Nero, tutto qui”.

Dominique sbuffò. “Penso che sia una stupidaggine. Se gli altri non sono in grado di accettare il tuo Marchio Nero, allora non sono in grado di accettare te”. 

Regulus sospirò appoggiandosi contro il muro dietro di lui. “Non è così. E’ solo che… So cosa vuol dire e non voglio… Non voglio disturbare nessuno. E poi, non è solo agli altri che potrebbe dare fastidio… Nemmeno io voglio guardarlo più del necessario”.

Dominique gli lasciò andare il braccio e inarcò le sopracciglia, pensierosa. Effettivamente non ci aveva pensate e la cosa aveva senso. 

Improvvisamente però le venne un’illuminazione. “Forse ho un’idea!”
“Cioè?” le chiese il ragazzo. 

Dominique sorrise furbescamente. “Lo saprai a tempo debito. Non sono sicura che funzioni, ma ci proverò”. E con quello, si chiuse in bagno, decisamente con l’umore più sollevato. Cercò di sbrigarsi e poi recuperò il suo album da disegno, afferrò una matita e si mise ad abbozzare l’idea che le era venuta in mente. 


“Albus!” esclamò Roxanne quando entrò in casa per prendere l’insalata russa dal frigo, trovando Albus seduto sul divano intento a scrivere. “Che ci fai qui solo soletto?”

“Fa troppo caldo fuori”, rispose il ragazzo. Non era del tutto vero, ma parzialmente quindi non era nemmeno del tutto una bugia. 

“Puoi farti una nuotata in piscina”, fece la cugina, gli occhi che scorrevano il frigo per prendere tutto quello che le era stato ordinato di prendere: un’altra confezione di birre, delle salsiccie e una scatola di fragole. 

“Hmm”. Albus scrollò le spalle, tornando al suo racconto. Tuttavia era distratto. La sua testa aveva un unico pensiero fisso in quel momento e decise di approfittare della presenza di Roxanne prima di poter cambiare idea. “Roxy?”
“Sì?”
“Tu quando hai scoperto di essere lesbica?”
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre e inclinò il capo, sorpresa da quella domanda così a bruciapelo. “Uh, domanda particolare. Come mai me lo chiedi?”
Albus abbassò lo sguardo, le guance che si tinsero di rosso all’improvviso. “Ehm, ecco… sto scrivendo un racconto e… una delle protagoniste è lesbica, quindi volevo… Volevo darle un background che non fosse banale. Magari ispirarmi a qualcosa di reale potrebbe renderla più… vera”. Mentì Albus, mostrando il suo miglior sorriso ingenuo. 

Roxanne inspirò ed espirò forte mentre si avvicinava ad Albus, appoggiandosi poi allo schienale del divano. “Be’, avevo quattordici anni. Ho baciato la mia compagna di stanza una sera che avevamo bevuto un po’. Non è successo niente poi fra noi due, lei è etero come non so cosa, ma quello mi ha fatto capire… Mi è piaciuto baciarla e ho realizzato che mi piaceva molto guardare le mie compagne di squadra nello spogliatoio. Dopo poco ho iniziato a frequentare una ragazza più grande e da lì, be’... E’ stato tutto abbastanza intuitivo. Ho frequentato molte ragazze, ma fino ad ora nessuna era quella giusta”.

“E… I bulli? Non so, qualcuno ti ha mai preso in giro?”

Roxy piegò le labbra in un piccolo sorriso sommesso. “Be’, sì… Non bulli veri e propri, ma solo qualche battutina. Perlopiù da ragazzini che si credevano fighi a chiamarmi leccafighe o epiteti simili. Ma non mi hanno mai veramente dato fastidio perché i miei amici comunque mi supportavano. E non ero certamente l’unica persona lesbica o gay ad Hogwarts. Dopotutto, siamo nel 2000 inoltrato, non negli anni Settanta, grazie a Merlino. La gente ha sempre meno di questi pregiudizi”. 

“Oh, capisco”. 

“Comunque sia, non mi piace etichettarmi. Sono lesbica solo perché gli altri hanno bisogno di definirmi così, ma che differenza c’è tra frequentare un ragazzo o una ragazza? A me il pisello non piace, mi piace la vagina, proprio come mi piace il tiramisù e odio i broccoli”. 

“Grazie della risposta”.

“Figurati”, Roxanne cominciò a dirigersi nuovamente verso la cucina per prendere quello che aveva lasciato sul tavolo, quando si bloccò a metà strada e si rivolse di nuovo al cugino.
“Comunque, Al, se hai bisogno di farmi altre domande… Per la tua storia, non esitare. Mi piace essere d’aiuto. E poi, è bello che tu voglia inserire un personaggio gay, ce ne sono sempre troppo pochi nella letteratura”. Gli fece un occhiolino che aveva tutta l’aria di voler dire qualcos’altro, qualcosa come so che mi stai mentendo e so quello che stai passando. 

“E mi raccomando, cerca di dare a questa protagonista dei buoni amici, qualcuno che la supporti”. 

Roxanne se ne andò con le sue cose e Albus rimase di nuovo solo coi suoi pensieri. Non voleva spingersi tanto a dire che parlare con la cugina lo avesse rincuorato perché il peso che sentiva non se ne era andato via del tutto. Quella parolina che gli girava in testa da giorni, da quando aveva rubato inavvertitamente il fumetto, gli dava ansia, lo teneva in agitazione e aveva un po’ monopolizzato i suoi pensieri.
Gay.
A dirla tutta, ci pensava da ben prima dell’episodio del fumetto. Ma dirlo ad alta voce era ben differente dal pensarlo. Perché doveva toccare proprio a lui? Come se non si sentisse già abbastanza fuori luogo; un’anomalia in mezzo alla perfetta famiglia Potter con due figli perfetti, intelligenti e talentuosi. E poi lui, con la paura di volare, pessimo nel fare gli incantesimi, pessimo nel rapportarsi con altre persone, un Serpeverde senza ambizioni da Serpeverde.
Un’anomalia. 

 

*** 


Buonsalve, amici!
Finalmente siamo giunti al tanto atteso Lunedì dell’aggiornamento.
Come state? 

Cosa mi raccontate? Vi piace questo capitolo? Fatemi sapere. E secondo voi, qual è l’idea di Dominique per aiutare Regulus col Marchio Nero?

A presto,
C,

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il cactus infelice