Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    31/05/2022    1 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic. Tac. Tic. Tac.
La Pendola del Fato continua il suo ticchettio, nonostante il tempo completamente compromesso dalla malvagia mano della Regina Rossa. Iracebeth guarda con intensità il quadrante, ossessionata dalla sicurezza che non appaia mai l’evento che possa ricordare il giorno Gioiglorioso. Non c’è. La sovrana tira un sospiro di sollievo, ma qualcosa sembra toglierle la serenità quando si accorge che proprio sul quadrante sembra apparire qualcosa. Gli occhi della regina si fanno sempre più perplessi ad ogni forma assunta dal disegno del quadrante. La perplessità si tramuta in ira quando si rende di vedere qualcosa che sembra ricordare Alice che combatte contro la sua creatura più preziosa, il suo amatissimo Jabberwocky.
«No... No...» ansima Iracebeth facendo un lieve passo indietro e calpestando la zampa di una delle scimmie addette a “mobilia” – come le chiama lei insensibilmente «No, non può essere...»
La Pendola del Fato sta “parlando” di nuovo, sta annunciando che la storia sarà destinata a ripetersi. Alice è tornata e presto ucciderà nuovamente il Jabberwocky, mettendo ancora una volta la Regina Rossa sotto scacco.
In un attacco di furia, Iracebeth srotola via l’evento attuale dal quadrante nel tentativo di stracciarlo in mille pezzettini. Per sua sfortuna, non avendolo premeditato, Iracebeth è costretta a fermarsi a causa di una violenta, seppur breve, scossa di terremoto che fa ballare il pavimento e quasi incrinare le pareti di tutto il castello. Dai sotterranei, interrompendo bruscamente il fante con le sue malefatte, alla stanza in cui Alice è tenuta prigioniera.
Non solo. Il movimento tellurico viene avvertito da tutto l’Underland, nello stesso momento e della stessa intensità.
A Marmorea, infatti, la Regina Bianca si dimostra molto preoccupata e insieme ai presenti – McTwisp e i gemelli compresi – realizza che non possa trattarsi di un buon segno. Lo stesso e identico discorso vale per il luogo in cui vive Tempo, che a sua volta trema all’idea di un evento catastrofico non molto lontano.
«No, no!» esclama Iracebeth, fino a che il suo enorme volto non assume la tonalità di rossissimo pomodoro «STAAAAAAYNE!» ulula lei.
Il ruggito della regina viene udito da tutto il castello, letteralmente. Dalle prigioni, finendo alle orecchie del fante che – per una lieve fortuna del Cappellaio, di Mally e del Leprotto – è costretto ad allontanarsi e recarsi immediatamente dalla sovrana, fino a giungere ad Alice.
Partendo da Stayne, quest’ultimo corre fulmineamente verso la stanza della sua sovrana e il suo animo comincia a temere il peggio. Non può essere un caso se la regina lo abbia chiamato dopo quell’improvviso sisma.
Ottenuto il permesso di entrare, il fante trova Iracebeth lontana di qualche passo dalla Pendola del Fato, con lo sguardo impietrito verso il quadrante.
«Maestà,» prende la parola Stayne «state bene?»
«Chiama subito il vate di corte.» dice in un sussurro cupo.
«Come dite...?»
«Chiama il vate di corte! Ora!»
Non volendo farselo ripetere di nuovo, Stayne convoca alcune guardie e si reca immediatamente nella sala adibita allo studio del vate appena nominato, costretto contro la propria volontà di recarsi prima da Alice e appagare le proprie spietate soddisfazioni. Riconosce che non sia saggio fare attendere la sovrana, non ora che l’ha appena vista così turbata. Con un temperamento simile, il rischio che la Regina Rossa possa farlo decapitare per un impulso di rabbia è troppo alto.
Il lettore potrebbe domandarsi se lo stesso rischio non sia comunque alto per il fante proprio ora che la Regina Rossa abbia comandato di portarle il vate di corte, l’indovino, il veggente personale della sovrana. La risposta è unicamente negativa.
Il vate in questione, altro non era che una volpe antropomorfa e un ex sottoposto del Tempo, il quale lo aveva scacciato su due piedi quando lo aveva sorpreso a frugare tra i suoi cataloghi senza nessun permesso, relativi all’ordine del tempo, dei pianeti e delle circostanze sovrannaturali. Voleva diventare una sorta di astrologo, come lo chiameremo noi del nostro mondo, ma la sua insolenza gli era costata cara – lo stesso Tempo, nella sua severa semplicità, lo aveva redarguito affermando che gli sarebbe bastato semplicemente di chiedergli il permesso di venire a conoscenza di tali apprendimenti.
Allontanato per sempre da quel luogo, il tanto rinomato vate altro non era che un ciarlatano comune che si dilettava ad imbrogliare coloro che andassero da lui, in buona fede, per avere dei consigli relativi alle circostanze future.
Vuoi per il suo carisma, vuoi per la sua dote di saper padroneggiare le parole, quest’ultimo si era costruito da pochissimo la fama di vate ed era partito da una semplice capanna dove era solito accogliere i suoi clienti – parola non usata a caso, visto che voleva essere pagato profumatamente dagli ingenui che volevano sentirsi dire parole che volevano sentirsi dire – vantandosi subdolamente e bugiardamente di aver lavorato a stretto contatto con il Tempo e, quindi, di aver ricevuto il dono di una vasta sapienza.  
Persino la Regina Rossa – dopo aver “restaurato” il proprio regno - era caduta dritta nella sua tela e, in pochissimo tempo, lo aveva accolto nel suo castello e nominato vate di corte.
Ogni giorno, la regina era rallegrata da frasi del tipo “Sarete una grande sovrana”, “Nessuno oserà mai più ribellarsi” e tante altre menzogne simili.
Persino Stayne non era rimasto indifferente dinanzi alla sua figura, fino a quel giorno. Perché mai, si stava domandando, il vate non aveva mai predetto il ritorno di Alice? Un dettaglio così importante non era una cosa di poco conto e il fante cominciava a nutrire non pochi sospetti. Con ogni probabilità, doveva trattarsi di un ciarlatano e si ripromette che, alla prima occasione, chiederà alla regina di fargli tagliare la testa.
Irrompe nella sala del vate senza tante cerimonie, senza nemmeno prendersi la premura di bussare. Lo ritrova intento a fare qualcosa di strano, come se stesse raccogliendo tutti i propri oggetti personali all’interno di un bagaglio di medie dimensioni.
Fingendo di non aver prestato attenzione a quel dettaglio, Stayne obbliga il vate di seguirlo.
«La regina vuole parlarti... ma credo che questo tu lo abbia predetto, vero?» lo canzona, iniziando a burlarsi di lui.
«Assolutamente.» quasi balbetta il vate, cercando di rimanere composto e apprestandosi ad indossare la sua “tunica da lavoro”, un mantello nero con richiami rossi dalla forma di rombi.
Come il lettore può ben intuire, quel ciarlatano aveva fiutato l’aria di guai ed era pronto ad andarsene. Si può solo immaginare la sua espressione quando è stato colto di sorpresa dal fante, alla notizia di venire convocato immediatamente dalla regina.  
 
Tornando ad Alice, nel frattempo, non era riuscita a dare una sola pennellata a quella stupida e maledetta tela tanto desiderata da quel corvaccio di Stayne. Evidentemente, nessuno gli aveva mai detto che un artista non può mai trovare l’ispirazione necessaria se messo sotto tensione. Ci mancava solo quel breve sisma a peggiorare le cose, facendole urtare la tela con un’accidentale pennellata tinta di nero, come una grossa ferita su di un lenzuolo immacolato. Inoltre, il movimento oscillatorio improvviso le aveva fatto perdere l’equilibrio e l’impatto violento contro il pavimento le ha fatto perdere la cloche dalla testa. È importante che la recuperi e che si copra i capelli, non volendo che il fante la colga all’improvviso e la riconosca – inconsapevole del fatto che egli sia già a conoscenza della sua identità.
«Vedo che, per fortuna stai bene.» pronuncia una voce calda a lei familiare, sopra di lei.
La ragazza alza la testa e trova lo Stregatto, ghignante e acciambellato sopra una delle tende della finestra. È lieta di vederlo, ma il felino dalle qualità evaporatrici non sembra intenzionato a perdere tempo in conversazioni amichevoli.
«Meno male. Ho fatto in tempo.» continua il felino e, aprendo le fauci, porge ad Alice qualcosa poggiato sulla propria lunga lingua. Una piccola bacca azzurra, simile ad un mirtillo e lo Stregatto la invita ad ingoiarlo subito.
 
Per non confondere nessuno, nel castello della Regina Bianca si stavano scervellando per cercare una soluzione per salvare Alice, il Cappellaio e gli altri dalle grinfie di Iracebeth. McTwisp, con somma vergogna, aveva ammesso di non possedere molto coraggio per avventurarsi nel regno della malvagia sovrana tagliateste. Per quanto ci tenessero a farsi avanti, offrire una simile missione ai Pinchi era del tutto fuori luogo. Le speranze sembravano perdute quando, proprio nell’ultimo momento, lo Stregatto aveva fatto la sua comparsa senza la preparazione dei presenti. Faceva spesso così, apparire da un momento all’altro, quando nessuno se lo aspettava e questo vizio era stata di grande ispirazione per Mirana. O, meglio, lo erano state le qualità evaporatrici del gatto.
All’interno delle sue serre private, Mirana amava fare crescere le piantagioni più rare e disparate e, tra queste, vi era un maestoso albero di rose blu notte che aveva la caratteristica di produrre all’interno di questi fiori dei frutti molto particolari. Il rarissimo Fruttofugante era conosciuto per garantire a chi lo mangiasse di possedere le stesse capacità evaporative dello Stregatto, anche se per un tempo breve. Inoltre, non ne andava mai mangiato più di uno, dato che si trattava di un frutto velenosissimo. Uno solo era più che sufficiente. Solo la Regina Bianca ne era in possesso e, per fortuna, questo sarebbe stato più che utile per salvare Alice e i suoi amici.
E, come ulteriore fortuna, lo Stregatto aveva accettato – per una volta – di farsi avanti per soccorrere qualcuno.
Prima di recarsi da Alice, lo Stregatto aveva raggiunto le prigioni e aveva liberato dapprima il Cappellaio e gli altri. Dopo essere stati informati della qualità del Fruttofugant, lo Stregatto aveva riferito loro che per sfumare via da un posto all’altro dovevano solo immaginare il luogo in cui avrebbero voluto recarsi. Naturalmente, Alice non era ancora in grado di riconoscere Marmorea, per cui sarebbe stato saggio se lo Stregatto l’avesse “accompagnata”.
In principio, voleva essere Tarrant a farlo, ma Mally era stato chiaro: il Fruttofugante funzionava una volta sola, come spiegato dal felino, quindi il Cappellaio doveva sfruttarne l’effetto per arrivare al castello della Regina Bianca, soprattutto per farsi curare quelle orrende ferite.
 
«Dobbiamo fare in fretta.» le dice lo Stregatto, inducendola a mangiare un Fruttofugante. Non appena Alice ingoia il frutto bluastro, dal sapore decisamente aspro e sgradevole, lo Stregatto le afferra una mano. In meno di pochi secondi, Alice sente qualcosa di strano. I suoi occhi si strabuzzano quando si rende conto di stare scomparendo insieme al felino, il quale la esorta a non avere paura.
«Presto sarai al sicuro.» le accerta, scomparendo con la ragazza in una nube di fumo argenteo.
Pochi istanti e la stanza di Stayne rimane completamente vuota. Della presenza di Alice rimangono solo le tele incomplete, i pennelli, i pigmenti e... la cloche sul pavimento.
 
«Esigo una spiegazione!» ruggisce la Regina Rossa, mettendo in suggestione il vate di corte, visibilmente agitato.
La volpe tenta di prendere tempo, facendo finta di ispezionare ogni quadrante della Pendola del Fato.
«Allora?» irrompe Iracebeth «Allora?!» strilla, pretendendo una risposta istantanea.
È un imbroglione, non c’è alcun dubbio, ma è pur sempre una volpe e si sa che tali animali siano riconosciuti per il loro intelletto. Con fredda e calcolata astuzia, il vate sembra aver trovato una spiegazione plausibile e, paradossalmente – e per la prima volta in tutta la sua falsa carriera – aveva indovinato.
«Sembrerebbe» spiega «che la Pendola del Fato abbia subito degli importanti compromessi quando Vostra Maestà l’ha indotta a modificare il tempo.» breve pausa «Evidentemente, ciò deve averle causato degli sforzi eccessivi. Temo proprio che indurla a richiedere altri cambiamenti...» la sua voce si ferma.
«Parla!» lo esorta Stayne.
«Ho paura che il nostro mondo finirà per sempre.» conclude il vate, tutto d’un fiato.
«Ma non può essere!» si lamenta la Regina Rossa, guardando con astio il disegno del quadrante che ricalca la figura di Alice contro il suo Jabberwocky «No! No! Non permetterò mai che quell’Alice rovini di nuovo tutto!»
«E questo “vate di corte”» si intromette viscidamente Stayne «perché mai non ne ha predetto il suo ritorno?» la domanda raggela la stanza «Non eri forse tu,» continua il fante, aizzando la spada contro un’atterrita volpe «che farcivi la mia regina con notizie relative al suo grande riscatto? Perché, invece, non le hai mai accennato nulla riguardo il possibile ritorno di quella mocciosetta, fonte di tutti i guai della mia amata sovrana?»
Il lettore avrà già intuito che Stayne stia usando quelle parole così smielate nei confronti della Regina Rossa per puro spirito di adulazione. Il risultato ottenuto gioca a favore del malevolo Fante di Cuori e, difatti, Iracebeth, istigata da quest’ultimo, è accecata dalla furia.
«Tagliategli la testa!» comanda aspramente, indicando alle guardie il povero vate.
Non prova nessuna pietà di fronte al suo lamento impaurito, nemmeno quando la povera volpe tenta un ultimo appello, mentre viene trascinato via dalle guardie.
La soddisfazione del fante si incrina quando fanno il loro ingresso un gruppo di guardie che, come se non bastasse, hanno una pessima notizia da dare alla regina.
Il Cappellaio, il ghiro, il Leprotto sono spariti dalle prigioni.
  
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