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Autore: Stillathogwarts    01/06/2022    4 recensioni
"Un minuscolo errore, uno stupido, piccolissimo, semplice e all'apparenza innocuo dettaglio, e la sua vita sarebbe stata completamente diversa."
- Dalla Storia
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Draco e Hermione vengono convocati con urgenza da Harry Potter al Dipartimento Auror per occuparsi di una faccenda che li riguarda personalmente e che farà crollare tutte le loro certezze.
Aiutando il suo sosia e sua moglie a tornare nella loro dimensione d'origine, Draco Malfoy capirà l'importanza delle piccole azioni e imparerà a cogliere l'attimo e a lasciare andare il suo passato una volta per tutte.
OneShot in 2 parti/Dramione
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Multiverse of Madness [Dramione]'
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Disclaimer: I personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. La storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
 
Draco & Hermione
Nel Multiverso Della Follia


PARTE 1


Era forse la ventesima volta che Draco Lucius Malfoy veniva convocato al Ministero della Magia dopo il processo che lo aveva assolto dalle accuse di complicità con i Mangiamorte e l’operato di Voldemort.
Potter aveva testimoniato a suo favore e quello era stato l’elemento chiave che aveva permesso al rampollo di casa Malfoy di sfuggire ad una condanna ad Azkaban, sebbene il suo avambraccio sinistro recasse il Marchio Nero, ormai sbiadito.
Draco lo odiava, quel segno che deturpava la sua pelle; era quasi invisibile ormai, leggermente roseo, ma cozzava comunque con la sua pelle diafana; lui riusciva a vederlo ugualmente e attraverso i suoi occhi era ancora nero. Un perenne e permanente promemoria del ruolo che aveva avuto nella guerra, delle scelte sbagliate che aveva fatto, della persona orrenda che era stato.
Colpevole. Mangiamorte. Codardo.
Nonostante Potter avesse deciso di dargli una seconda occasione, un’occasione di fare meglio, e nonostante Malfoy Manor fosse stata perquisita un centinaio di volte, il giovane uomo continuava a convocarlo al Dipartimento Auror ogni dannata volta che sbucava fuori qualche strano Artefatto Oscuro o qualche caso isolato di attacchi da parte di Neo-Mangiamorte o sostenitori del Signore Oscuro ancora in circolazione e restii a sventolare bandiera bianca.
«Sentiamo, Potter» esordì Draco con la sua voce fredda e strascicata. «Di cosa sono accusato, questa volta?»
Il moro lo guardò mordicchiandosi l’interno di una guancia per qualche secondo e restò in silenzio.
«Veramente, devo farti vedere una cosa» gli disse esitante. «Spero che tu possa aiutarmi a fare luce sulla… questione
Malfoy corrugò la fronte e arricciò leggermente il naso.
Il suo vecchio compagno di scuola alzò le tendine del vetro della sala degli interrogatori, mostrando… un Draco Malfoy molto seccato e nervoso, seduto su una sedia, mentre faceva tamburellare le dita sul tavolo dei sospetti.
Draco sbarrò gli occhi.
«Ma che cavolo?» esclamò sconcertato. «Che cosa significa, Potter?»
«Non ne ho la più pallida idea» ammise sospirando l’altro. «E non è sotto Polisucco. È qui da ore» aggiunse poi, prima che il biondo potesse ipotizzare quell’eventualità.
«E la cosa più strana è…»
Hermione Granger fece il suo ingresso nella stanza proprio in quel momento, tutta trafelata.
«Mi hai mandata a chiamare, Harry?»
Draco si irrigidì quando la vide arrivare e notò che anche la ragazza era leggermente impallidita alla sua vista.
La Granger deglutì. «Malfoy.» lo salutò freddamente.
«Granger.» ricambiò lui dopo essersi schiarito la gola, sentendosi visibilmente a disagio.
L’immagine della giovane che si contorceva sul pavimento del salotto di casa sua, torturata dalle Cruciatus di quella pazza svitata di Bellatrix Lestrange inondò la sua mente; chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di chiudere via quel ricordo orrendo facendo ricorso alla sua Occlumanzia.
Potter annuì e indicò alla sua storica amica il vetro alle sue spalle; le sopracciglia della Granger scattarono immediatamente all’insù. Poi però, il moro alzò un’altra tendina, rivelando un ulteriore doppelganger… quello di Hermione.
«Ma cosa…?»
Il giovane Auror informò anche lei che non si trattava di Pozione Polisucco.
«Salvatevi queste reazioni per dopo» li avvertì poi, «non avete ancora sentito il nome che lei ha rilasciato.»
Potter tese un foglio alla Granger, sul cui volto si susseguirono diverse reazioni, che precisamente andavano dallo scioccato, al perplesso, all’inorridito.
«Se è uno scherzo, è veramente di cattivo gusto» asserì in tono asciutto la ex-Grifondoro. «Non è divertente.»
«Non è uno scherzo» le rispose amareggiato Potter, mentre si accingeva a passare il foglio che Hermione gli aveva restituito al biondo alla sua sinistra, così che potesse leggere anche lui.
«Che cosa?» sbottò replicando la stessa reazione che aveva avuto la Granger poco prima. «Che accidenti vorrebbe dire?»
Riabbassò lo sguardo sul foglio per verificare di aver letto correttamente quel report.
La ragazza aveva dichiarato di chiamarsi Hermione Jean Malfoy.
«Ti giuro, Harry Potter, che se dici a Ronald di questa faccenda ti ammazzo» sibilò Hermione livida. «E non so quanto ti convenga tentare un terzo giro con l’Avada.»
Harry deglutì e mimò con un gesto della mano che le sue labbra erano sigillate.
✦✦✦
«Rifiutano di parlare se prima non li facciamo incontrare» raccontò Potter una volta che gli animi si furono leggermente pacati; faceva avanti e indietro per la stanza, con aria pensierosa, mentre riepilogava gli eventi accaduti nell’arco di quella assurda giornata.
«Lui chiede di sua moglie» aggiunse, dal momento che entrambi i giovani continuavano a fissarlo accigliati; Draco con le spalle poggiate al muro, le braccia conserte e una smorfia oltraggiata stampata sul volto, e Hermione che esibiva un cipiglio che la rendeva inquietantemente molto simile alla McGranitt. «E non è che sia molto più… affabile di te.»
«Harry Potter, tu adesso mi spieghi per filo e per segno cosa diamine sta succedendo!» trillò la giovane donna.
«Smettila di chiamarmi per intero, Hermione, niente di tutto questo è colpa mia!» proruppe urtato il giovane Auror. «Ad ogni modo, vagavano per la città confusi, cercandosi disperatamente. Immagina la mia sorpresa quando Neville mi ha incontrato al bar questa mattina e mi ha detto che Draco Malfoy lo aveva raggiunto correndo e che aveva ringraziato il cielo di averlo trovato, mentre gli dava un’amichevole pacca sulla spalla.»
La smorfia sul volto di Draco si tramutò in una di disgusto.
Che cosa aveva appena detto?
«Quella Hermione lì, invece, si è presentata a Villa Zabini chiedendo a gran voce di parlare con Blaise
Hermione sollevò un sopracciglio.
«Zabini, ovviamente, si è rifiutato e prima che sua moglie potesse affatturarla, - o quanto meno provarci, ha un caratterino peggio del tuo quella Hermione -, ha fatto una segnalazione al Ministero.»
La Granger sbuffò innervosita. «Insomma, che cos’hanno detto?»
«Che Zabini e Neville sono loro amici
«Blaise ed io non ci parliamo dal sesto anno, Potter» lo informò in tono piccato Malfoy.
«E di certo non prendo il tè con Paciock.»
«Né io ho nulla a che fare con Zabini» puntualizzò l’altra, irritata. «Per ovvi motivi.»
Blaise Zabini, nonostante la sua famiglia si fosse mantenuta neutrale durante la guerra, era noto per essere rimasto un prosecutore della linea purosanguista e di certo non avrebbe voluto avere alcun rapporto con una Nata Babbana; per non parlare del fatto che aveva recentemente sposato Pansy Parkinson, che non era esattamente la loro migliore amica… e neanche più pappa e ciccia con Malfoy, a quanto pareva.
«Adesso ci parlo io con questi due impostori furfanti» dichiarò spazientita Hermione, dirigendosi verso la porta della sua sosia; poi, però, parve ripensarci.
«Mettili insieme» ordinò a Harry. «Se non mi spiega subito perché va in giro a dire di essere sposata con… lui» aggiunse disgustata, «potrei affatturarla.»
«Potrei aiutarti» convenne il biondino, annuendo.
Potter fece quanto gli venne chiesto e lasciò Draco e Hermione fuori dalla sala degli interrogatori, ad osservare e ascoltare quello che accadeva nella stanza; i due ebbero pressoché la stessa reazione nel vedere l’altra versione di loro stessi abbracciarsi e baciarsi con passione: cacciarono la lingua di fuori e mormorano «Bleah» all’unisono.
Harry li raggiunse con un’espressione al contempo scioccata e disgustata dipinta in viso.

 
«Stai bene?» chiedeva apprensivo il Malfoy attraverso il vetro, mentre accarezzava i capelli della giovane con entrambe le mani.
La giovane aveva annuito. «Tu?»
Fu il turno del biondino di assentire con il capo.
«Spiegami che cosa diavolo è successo! Harry non è… Harry» gli disse lei.
«Ehm, ecco, ricordi che mi hai chiesto di mettere in sicurezza tutti gli Artefatti Oscuri in casa prima dell’arrivo del bambino…»
 
«Bambino???» tuonarono allibiti Draco e Hermione nello stesso momento.
Si scambiarono un’occhiata disgustata.


«Uno di loro mi è accidentalmente caduto per terra e deve essersi attivato e averci mandato in una dimensione parallel-»
La mano di Hermione colpì la sua guancia con un sonoro paf!
Draco chiuse gli occhi e respirò a fondo.


«Oh, ora ragioniamo!» esclamò Hermione esibendo un mezzo sorrisetto.
«Ora la affattura» ribatté Draco piccato, avvicinandosi alla Granger e assottigliando gli occhi in attesa della reazione dell’altro sé a quello schiaffo.
«Non hanno le bacchette» commentò Harry, che iniziava a trovare il tutto estremamente esilarante. «E poi è incinta a quanto pare.»
«Chiudi il becco!» sbottarono contemporaneamente la sua amica e il biondino alle sue spalle.
Harry represse una grassa risata.


«Non fare così, tesoro» le sussurrò Draco cercando di stringerla tra le braccia.
«Non l’ho fatto di proposito. Mi dispiace
Hermione si lasciò abbracciare da dietro, mentre il giovane prendeva ad accarezzarle la pancia che, di profilo, sembrava appena evidente.

 
«Che cosa?» sbottò Draco accigliato. «Che accidenti era quello
Harry a quel punto non riuscì a trattenere uno sghignazzo. «Ve lo avevo detto!»
Hermione gli tirò uno schiaffo sul braccio.

 
«Sistemerò tutto, te lo prometto» le disse ancora, lasciandole un casto bacio sull’incavo del collo.
La ragazza dietro al vetro chiuse gli occhi e sospirò.
«Vuoi dire che io sistemerò tutto» ribatté piccata.
«Insieme. Come sempre.» replicò lui.
Hermione sospirò e si voltò a guardarlo, passandogli una mano nei capelli. «Non avrei dovuto colpirti, mi dispiace.»
Il giovane non rispose, ma la baciò dolcemente sulle labbra.

 
«Merlino, sono anche smielati» commentò Hermione simulando un conato di vomito.
Draco, ormai a pochi passi da lei, non sembrava stare meglio; aveva assunto un colorito giallognolo alla visione di quella scena.

 
«Voglio tornare a casa. Questo mondo è orrendo» asserì la ragazza, guardando atterrita il marito. «Sembra tutto uguale, ma al contempo è tutto diverso, tutto peggiore. Blaise mi ha chiamata Sanguemarcio, quando mi ha vista.»
Draco chiuse gli occhi e posò la fronte contro quella di lei.
«Neville mi ha chiesto se avessi bisogno di un passaggio al San Mungo. Che problema hanno in questo posto?»

 
«Ah, noi?» commentò Draco seccato, facendo schioccare la lingua.
«Io ho visto abbastanza» affermò Hermione, «e se lo sento un’altra volta chiamarla…»
Proprio in quel momento, il giovane attraverso il vetro chiamò nuovamente ‘tesoro’ la ragazza.
La ex-Grifondoro ringhiò dalla frustrazione. «Risolvila, Harry» gli urlò contro furiosa. «Immediatamente
«Perché non ci parlate voi? Cercate di capire che cavolo di oggetto possono aver usato?» propose l’Auror. «Malfoy, potresti averne uno anche tu e utilizzarlo per rispedirli indietro prima che facciano danni, no?»
Il biondino sbuffò dal naso, ma annuì. «Vado a vedere che dice» concordò, già pieno di quella assurda, totalmente insensata, storia. «Ma separali o potrei vomitare.»
✦✦✦
Se ci avessero messo qualche secondo in più a convincerli a staccarsi, Draco avrebbe usato la Maledizione Imperius per farlo.
La sua versione alternativa proprio non voleva saperne di staccarsi dalla sua Granger.
«Malfoy» lo aveva corretto irritato ogni volta che l’aveva chiamata così, ma Draco proprio non riusciva a pensare alla sua ex compagna di scuola/nemica/rivale come a… una Malfoy. In nessun universo.
Represse un brivido al pensiero.
«Volete dire che voi due in questo mondo non-» aveva provato ad insinuare la Hermione dell’altra dimensione, ma la Granger l’aveva zittita immediatamente esclamando un «Merlino, no!» così acuto che a Harry, che osservava e ascoltava il tutto al di là del vetro, aveva ricordato della Signora Grassa quando si era messa in testa di voler rompere i bicchieri di vetro con il solo suono della sua voce.
I due malcapitati avevano poi promesso loro di aiutarli a tornare a casa e Hermione era riuscita a convincerli a separarsi con la scusa di fornire un pasto salutare alla sua controparte incinta; quell’argomentazione era sembrata convincere il Draco dell’altra dimensione, che nel frattempo avrebbe parlato dell’oggetto incriminato con il Malfoy del loro mondo.
Harry seguì la sua amica e la sua doppelganger, essendo anche lui leggermente affamato. 
Draco, invece, era rimasto da solo con il suo sosia; avrebbe dovuto chiedere immediatamente informazioni sull’Artefatto, ma la prima cosa che gli era balenata in mente era stata un’altra.
«Come diavolo ci sei finito, con lei?» 
L’altro alzò gli occhi al cielo e poi sollevò entrambe le sopracciglia. «Come diavolo hai fatto tu a non finirci insieme, semmai.»
Il biondino si passò la lingua sui denti e sbuffò. «Non avete senso.»
«Voi due non avete senso» ribatté piccato il suo sosia. «Qual è il tuo problema?»
«La domanda è qual è il suo problema» specificò in tono asciutto Draco, «se ti ha dato una possibilità dopo tutto quello che, dalla cicatrice che anche tu hai sul braccio, sono abbastanza certo le abbia fatto.»
Il Malfoy dell’altra dimensione parve incupirsi leggermente e si tirò più giù la manica della camicia.
Quindi, lo odia anche lui.
«Lei mi ha salvato» gli disse in tono sommesso. «Non ho mai capito perché lo abbia fatto, ma… Ha detto che credeva che io fossi ancora salvabile.»
Draco deglutì, mentre veniva colto da un profondo senso di disagio e al contempo da una punta di irritazione.
Perché la Granger del loro mondo non aveva creduto che lui fosse salvabile?
Avrebbe potuto salvarmi. Lei avrebbe potuto aiutarmi, impedirmi di fare tutto quello che ho fatto.
«Come?» gli chiese incapace di trattenersi.
«Durante il mio sesto anno a Hogwarts, mi ha convinto a chiedere aiuto a Silente ed è stata la migliore decisione che abbia mai preso in vita mia» spiegò il ragazzo. «Dopo quella di chiederle la mano, ovviamente.»
Draco fece una smorfia.
Lui anche era stato sul punto di accettare l’aiuto di Silente, ma quell’occasione gli si era presentata troppo, troppo tardi.
Perché la Granger non lo ha proposto a me? Perché la mia Granger non si è accorta che avevo bisogno di aiuto?
«Cos’è, è venuta da te dopo anni di ‘Sanguemarcio’ e prese in giro e ti ha detto “hey, Malfoy, ho capito che stai di merda e se vuoi posso aiutarti”?»
Il suo doppelganger sorrise a quella domanda. «No, ha solo sbagliato svolta durante una ronda ed è finita nel bagno di Mirtilla Malcontenta, dove ha trovato me in preda a un attacco di panico.»
Draco sgranò gli occhi.
Seriamente? È tutto qui? Una svolta sbagliata, una cosa così stupida e quel Draco Malfoy felice e… amato avrei potuto essere io? Una versione di me stesso che non trascorre le sue giornate tra le mura del Manor a rimuginare sulla propria miserabile esistenza, che non deve provare vergogna a mettere piede fuori dalla villa? Un Draco Malfoy che ha rimediato ai suoi errori e non deve convivere con il senso di colpa?
«E tuo padre?» lo interrogò ancora. «Gli sta bene… questo
Il Malfoy dell’altro mondo scoppiò a ridere, ma di una risata amara e sardonica. «No. Ma non importa, visto che trascorrerà il resto della sua vita ad Azkaban. Come merita
Lo guardò scioccato da quelle parole, sbattendo le palpebre allibito.
«Lo penseresti anche tu, se avesse cercato di uccidere la ragazza di cui sei innamorato davanti ai tuoi occhi, dopo averlo supplicato di risparmiarle la vita.»
Draco deglutì, mentre si chiedeva se anche la sua versione di Lucius avrebbe fatto la stessa cosa.
Sì, se quella ragazza fosse stata una Nata Babbana si rese conto con orrore; suo padre era riuscito ad evitarsi la prigione fornendo nomi di Mangiamorte alla Corte, ma non gli era più permesso di lasciare Malfoy Manor. Aveva cercato di ristabilire un rapporto con lui, ma Lucius non voleva saperne di accettare la sua decisione di abbandonare per sempre la linea purosanguista, quell’ideologia che Draco era arrivato a disprezzare profondamente e a cui imputava tutti i dispiaceri e i dolori della sua esistenza.
E aveva di fronte a sé la prova di ciò. Il suo sosia aveva avuto il coraggio di abbandonarla molto prima, aveva deciso di fare la cosa giusta, di prendere parte e non cercare di tirare acqua al suo mulino e uscirne indenne. Aveva deciso di rischiare.
Per la Granger.
Per una versione della Granger che aveva visto in lui qualcosa di buono e aveva scelto di credere in lui e nella sua redenzione.
«Hai combattuto, nella guerra?» domandò ancora, senza più alcuna parvenza di disgusto o irritazione nel tono della sua voce.
Il Malfoy alternativo annuì. «Ho combattuto per lei. Dopo tutto quello che aveva fatto per me… Non potevo non fare nulla e aspettare semplicemente che San Potter salvasse la situazione. Non la proteggevano mai abbastanza, quei due idioti» commentò acidamente. «Non dirle che li ho insultati.» aggiunse poi facendo ruotare gli occhi.
Draco rise di una risata sincera a quelle parole.
Era vero; anche la sua Granger salvava i fondelli a quei due stupidi Grifondioti di continuo e loro sembravano avere quell’assurda convinzione che lei fosse invincibile e non necessitasse di alcuna protezione, o quantomeno, di attenzione alla sua sicurezza. Come quando i Mangiamorte avevano attaccato il campo alla Coppa del Mondo di Quidditch e loro si stavano facendo una tranquilla passeggiatina nei boschi invece di fuggire a gambe levate e mettere quanta più distanza potevano tra gli uomini incappucciati e la Granger.
Almeno il nomignolo per Potter è lo stesso, constatò nella sua mente, ma era veramente una magra consolazione per lui.
Una svolta, una stupida svolta sbagliata e anche la mia Granger avrebbe avuto modo di vedere il ragazzo dietro la maschera. Una svolta, una stupida svolta sbagliata e mi avrebbe consegnato le chiavi per la mia redenzione… e per la mia felicità.
«Tu?» gli domandò all’improvviso il doppelganger, vedendo che Draco non proferiva più parola.
Il biondino fece scattare lo sguardo su di lui.
«Io non ho mai avuto possibilità di scegliere» disse solamente; poi cambiò discorso. «Vi farò mettere a disposizione una camera in un hotel, mentre io e la Granger o Potter cercheremo l’oggetto che avete usato. Sarà meglio che non usciate» lo avvertì. «Non sono esattamente ben visto.»
Il suo sosia lo aveva scrutato pensieroso e poi aveva annuito; gli aveva descritto l’Artefatto in questione e gli aveva chiesto se potesse fare in modo che gli venissero restituite le bacchette, non si fidava di quel mondo per la sicurezza di sua moglie.
Draco aveva acconsentito.
«Dici che non hai avuto alcuna scelta» gli mormorò prima che si alzasse dal tavolo su cui si era seduto. «Ma forse intendi dire che non hai avuto il coraggio di farne una scomoda.»
Il giovane assottigliò gli occhi. «È la mia famiglia. Io non avevo altro per cui lottare.»
«E quindi sei rimasto dalla parte dei Mangiamorte e hai fatto i loro sporchi comodi?»
«Non ho avuto il coraggio di fare neanche quello» ammise Draco, chinando il capo. «Non l’avevo in me, la natura del Mangiamorte.»
Il suo doppelganger gli rivolse un mezzo sorriso. «Lo so. Non ce l’avevo neanche io.»
«Ho fatto quello che i Serpeverde sanno fare meglio. Mi sono adattato, facendo quello che mi conveniva in quel momento… E poi, mi sono seduto in disparte con i miei genitori quando Potter lo ha affrontato definitivamente. Come il codardo che sono sempre stato.»
Il Malfoy dell’altra dimensione assottigliò gli occhi e lo fissò mentre ponderava le sue parole.
«Pensi ancora che i Nati Babbani siano inferiori ai Purosangue?» gli domandò.
Draco sgranò leggermente gli occhi, ma fece cenno di no con il capo.
«Puoi essere coraggioso ora, allora. Chiedile scusa, avvicinati a lei… Falle capire che sei cambiato.»
«Non mi interessa la Granger» ribatté in tono asciutto lui. «E comunque sta con la Donnola.»
«Ma chi, Ronald Weasley? Davvero?» domandò con una smorfia disgustata la sua versione migliore, così aveva deciso di chiamarla.
«Lo so, mai vista coppia peggiore» affermò il biondino. «Mi chiedo se capisce almeno la metà delle cose che lei gli dice.»
«Probabilmente annuisce e basta e poi si rimette a ingurgitare cibo come faceva a scuola.» gli diede man forte l’altro Malfoy.
Draco sghignazzò. «Sei strano. Sei me, ma non sei me» rifletté con una strana espressione sul viso.
«Sono te, se avessi il coraggio di farti conoscere veramente» lo corresse lui. «La maschera che Lucius ti ha insegnato ad indossare sarà la tua rovina, se non te ne sbarazzi subito. E credimi quando ti dico che non vale la pena assecondarlo; ti perderesti molto
✦✦✦
Draco non aveva fatto che chiedersi quanti Draco Malfoy esistessero, quante versioni di sé stesso respirassero e camminassero come lui in quello stesso momento, in un altro punto dell’universo. O in un altro universo. C’era un Draco che stava peggio di lui? Uno che era riuscito ad avere il coraggio di uccidere Silente su quella Torre e che ora marciva ad Azkaban? C’era un Draco che era ancora migliore di quello che aveva conosciuto, uno che Lucius non lo aveva mai idolatrato e non aveva mai cercato di diventare come lui? Un Draco Malfoy che non aveva mai insultato una Nata Babbana e non si era mai creduto superiore a tutto e a tutti? Che aveva scelto di stare dalla parte giusta fin dall’inizio? Un Draco Malfoy che non era mai stato un codardo?
«Granger, hai mai sbagliato strada durante una ronda?» domandò il giovane all’improvviso, mordendosi l’interno della guancia, il cuore che gli pulsava rapidamente. Voleva sapere come aveva perduto la sua occasione, la possibilità che invece era stata data al suo doppelganger.
«Una volta» ammise lei arrossendo. «Avrei dovuto pattugliare il secondo piano, ma l’ho praticamente saltato perché ho sentito un rumore provenire dal terzo. Alla fine, era solo Pix che si comportava da… Pix, ma non sono più tornata indietro e me ne sono resa conto solo il giorno dopo.»
Lei ridacchiò in imbarazzo, ma Draco aveva chiuso gli occhi e serrato i pugni nascosti dal suo mantello; lo sbaglio della sua Granger lo aveva condannato, quello della Granger del suo sosia lo aveva salvato.
Un minuscolo errore, uno stupido, piccolissimo, semplice e all’apparenza innocuo dettaglio, e la sua vita sarebbe stata completamente diversa.
«Perché questa domanda?»
Il biondino scrollò le spalle e simulò indifferenza, come se quella risposta non avesse avuto l’importanza epocale che invece aveva avuto.
«Tutto questo è fottutamente assurdo» mormorò Hermione dopo un attimo di silenzio.
Il giovane l’aveva guardata alzando un sopracciglio.
Chissà se anche la Granger è stata incuriosita dalla loro storia…
«Il fatto che il Multiverso esista o che quei due siano effettivamente riusciti ad attraversarlo?» domandò lui in tono neutro.
«Il fatto che quei due stiano insieme» specificò lei, enfatizzando con aria scioccata e nauseata le ultime due parole.
«Granger, non stanno insieme. Sono sposati» le fece notare ruotando gli occhi.
«Oh, certo, così è più normale» asserì sardonica. «Quella povera ragazza ha bisogno di aiuto»
Il biondo si bloccò sul posto. «Quella ragazza è felice, Granger. Non ha bisogno proprio di un bel niente e fidati che lui… le darà qualsiasi cosa vorrà.»
Draco deglutì dopo essersi lasciato scappare quelle parole a voce alta.
«Certo. Perché sono i soldi a fare la felicità, Malfoy, non è vero?»
Lui la guardò per qualche secondo, incassando il colpo; ne aveva sempre parlato in quei termini, ma la verità era che lui non aveva la minima idea di cosa volesse dire veramente essere felici; i regali che gli avevano fatto i genitori da bambino e che gli avevano dato l’illusione di essere al settimo cielo non erano abbastanza da permettergli di evocare un Patronus. Non sarebbe mai riuscito ad evocarne uno.
«Lui non è me» le disse soltanto. «La ama. Accetta che ci sia una versione migliore di Draco Malfoy e una versione di te che ne porta il cognome e falla finita, Granger. Abbiamo da fare.»
Hermione lo aveva fissato con le labbra dischiuse dalla sorpresa e dallo shock per qualche secondo, poi lo aveva seguito in silenzio.
Com’era possibile che lui si fosse fatto una ragione della cosa prima di lei?
✦✦✦
Hermione deglutì quando vide il cancello di Malfoy Manor pararsi davanti ai suoi occhi; aveva pensato di essere in grado di farlo, quando aveva detto a Harry che le stava bene occuparsi lei della faccenda. In realtà voleva solo assicurarsi che la sua controparte stesse effettivamente bene e che quel suo Malfoy la trattasse con riguardo e rispetto, voleva aiutarli a tornarsene nel loro mondo, mondo che, a quanto le aveva raccontato la sua doppelganger, aveva imparato più dalla guerra di quanto non aveva fatto il suo.
Erano mesi che Bellatrix non le faceva visita nei suoi incubi, anche senza pozione per il sonno senza sogni, ma ritrovarsi lì, in quel luogo così cupo e incolore, non aveva fatto altro che catapultarla indietro nel tempo.
Non si era accorta di aver smesso di camminare e di essersi bloccata a fissare il castello con occhi spalancati.
«Granger?»
«I-io aspetto qui» affermò la ragazza, «farò compagnia ai pavoni.»
Draco le si avvicinò e le rivolse uno sguardo così morbido, così poco da Malfoy, che quasi le fece saltare un battito.
«Sarai al sicuro, Granger» cercò di tranquillizzarla, ma lei non mosse un muscolo, né proferì suono alcuno.
«I-io n-non…» lei deglutì, tentando di formulare una frase di senso compiuto. «…non ci riesco.»
Le tese una mano, incerto; tremava appena. Hermione neanche la guardò.
«Te lo prometto, Granger» le disse sommessamente. «Nessuno ti farà mai più del male in casa mia.»
Lei parve riflettere su quelle parole per qualche secondo, ma poi scosse il capo.
«Non posso. Ti aspetto qui» dichiarò risoluta, stringendo la sua bacchetta tra le dita con talmente tanto vigore che le nocche le divennero bianche.
Draco sospirò e lasciò ricadere la mano lungo il suo fianco.
«Ci metterò poco.»
✦✦✦
Ci aveva messo veramente poco a individuare l’oggetto; una sfera cangiante circondata da anelli dorati e argentati; l’aveva chiusa in una piccola teca con cautela e poi l’aveva sigillata.
Aveva raggiunto la Granger dopo neanche una ventina di minuti; lei gli aveva chiesto se avesse trovato l’Artefatto e poi, una volta ottenuta la risposta a quel quesito, non gli aveva più rivolto la parola.
Draco aveva consegnato personalmente l’arnese al suo doppelganger; la Granger alternativa stava facendo una doccia e questo aveva lasciato loro del tempo per continuare a parlare.
O meglio, al suo sosia per cercare di convincerlo a non mandare al diavolo la sua possibilità di essere felice.
«Sii coraggioso» lo incitò con un fil di voce. «Fidati di me, non lasciartela scappare.»
«Non mi interessa la Granger» ripeté lui, anche se la sua voce fu scossa da un tremito di incertezza a quelle parole. Il Draco dell’altra dimensione lo guardò con l’aria di uno che non aveva la minima intenzione di bersi quella frottola.
«Anche se fosse, non avrei alcuna possibilità, con lei» aggiunse in torno fermo.
«Ah, tu dici? Secondo me sei il suo tipo» ribatté ammiccando l’altro.
Ma lui non rise alla battuta. «Sono rimasto a guardare» confessò in tono cupo, «mentre Bellatrix la torturava sul pavimento del salotto di casa mia. Lei urlava e si contorceva dal dolore e io non ho fatto niente
Una smorfia fugace comparve sul viso del suo doppelganger, un accenno di disgusto che cercò di celare, ma che Draco notò ugualmente; gli aveva appena rivelato di essere rimasto fermo mentre la controparte della donna di cui era innamorato veniva torturata, non si sarebbe di certo aspettato una pacca sulla schiena e qualche parola di conforto per i suoi stupidi e inutili sensi di colpa, che non lo avrebbero portato da nessuna parte a quel punto; il dado era tratto, il gioco era fatto. Non aveva alcun modo di rimediare ai suoi errori.
«Allora, dille almeno che ti dispiace» gli consigliò il suo sosia. «Potresti ritrovare un briciolo di pace interiore.»



⸻⸻⸻ 
Salve a tutti!
Non sono pazza, è che ho alcune fanfiction pronte e sto recuperando con la pubblicazione! 
Questa è una One Shot in due parti, per esempio (la seconda la pubblicherò domani); ho anche un'altra versione di questa storia già pronta, la pubblicherò tra qualche giorno (è in fase di revisione); si tratta di una versione 
alternativa che diverge a metà di questa prima parte e procede diversamente; sarà divisa in 7 capitoli (aggiornamenti sempre quotidiani). Mi sento molto ispirata da questi due personaggi ultimamente!
Premesse a parte, spero davvero che vi stia piacendo; se vi va, lasciatemi un feedback, fa sempre piacere :)
A presto!

 
   
 
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