Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Robin Stylinson    01/06/2022    0 recensioni
Venerdì 31 gennaio 2020, Rivermountain, Wyoming.
Elisabeth viene assassinata nella sua farmacia e il colpevole sembra aver sistemato malamente la stanza per inscenare una rapina andata male. Il detective Christian Wood si ritrova ad indagare sui segreti di una piccola cittadina sperduta in mezzo alla campagna. Nessuno sembra essere colpevole ma tutti hanno un segreto da nascondere che li collega alla vittima. Si uccide per amore, per soldi e per vendetta, ma Elisabeth per cosa è morta? Forse il passato è tornato a bussare alla porta e la vittima non ha potuto fare altro che aprirgli e pagare il suo debito.
Genere: Mistero, Noir, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mercoledì 29 gennaio 2020
Due giorni prima dell'omicidio


Artur Rosa l'aveva liquidato con poche parole: Wood Wood era stato licenziato e al capo della polizia non importava che cosa volesse fare da quel momento in poi, non era più un suo problema.
Wood aveva ribaltato una sedia e imprecato infinite volte, ma poi aveva lasciato il commissariato e si era precipitato a casa a fare i bagagli, o meglio, a riempire un borsone con qualche vestito preso dall'armadio totalmente a caso mentre la rabbia gli offuscava i pensieri. 
Dopo aver preparato la valigia, Wood si dedicò all'alcol che teneva nel mobiletto accanto al frigorifero in cucina. L'uomo aveva aperto l'antina di legno e aveva iniziato a passare in rassegna tutte le bottiglie che possedeva: molte si assomigliavano, il colore del liquido era trasparente ed erano quasi tutte prosciugate per metà. Wood si passò una mano nel capelli immaginandosi l'alcol scendere senza ostacoli nel suo stomaco per poi afferrare una delle bottiglie, svitare il tappo e bere senza nemmeno l'ausilio di un bicchiere. Solo dopo due ore, una bottiglia di gin e due pacchetti di sigarette si era deciso a chiamare un taxi, controvoglia. 
Bergamo in inverno era fredda e grigia per colpa dell'umidità e della nebbia mattutina ma a Wood Wood non dispiaceva, rispecchiava perfettamente il suo umore malinconico ma doveva lasciarsela alle spalle e andarsene per un po', magari cambiare totalmente Stato ed era quello che aveva intenzione di fare.
Il viaggio in taxi durò più del previsto a causa delle diverse soste chieste dal passeggero per alleggerirsi lo stomaco. Ubriacarsi di prima mattina o essere totalmente sbronzo per tutta la giornata era una delle caratteristiche di Wood così come fermarsi a vomitare ogni cinque passi, ma a lui non importava, aveva perso tutto, gli restava solo il lavoro e adesso aveva mandato a quel paese anche quello. 
L'autista accostò il taxi vicino al marciapiede dell'entrata dell'aeroporto e scese dall'auto per aiutare il suo cliente che faceva fatica anche solo a stare seduto composto sui sedili: l'uomo aveva i lineamenti del viso molto duri e scuri al punto da ricordare la Turchia, parlava benissimo l'italiano e non sembrava per niente infastidito da quella situazione, piuttosto sembrava provasse pena per Wood e questo lo irritava parecchio, non voleva la carità di nessuno. Il tassista appoggiò l'unico bagaglio sul marciapiede mentre l'ex detective cercava di uscire dall'auto con un po' di contegno, pagò l'uomo che l'aveva aiutato, si sistemò gli occhiali da sole e si appoggiò al primo muro che trovò davanti a sé. L'aria fredda del mattino gli accarezzava la pelle facendogli venire i brividi per tutta la schiena e si strinse nelle spalle per cercare di stare il più al caldo possibile mentre si accendeva una sigaretta, l'ennesima di quella giornata appena iniziata. 




Wood era agitato, non aveva potuto permettersi la prima classe e si era accontentato di qualsiasi posto pur di lasciare l'Italia. Aveva dovuto aspettare delle ore prima di poter trovare un posto libero su un volo per il Wyoming e per di più non era nemmeno un diretto ma doveva fermarsi in tre città diverse per fare scalo rendendo così il viaggio tremendamente lungo. 
Wood era riuscito ad atterrare su suolo americano dopo poco più di ventitré ore, dieci bicchierini di scotch e infinite maledizioni.
Appena l’aereo aveva toccato terra, si era precipitato giù dagli scalini per poi correre all’uscita dell’aeroporto alla ricerca di un qualsiasi taxi. Con sé non aveva altro che un piccolo borsone che aveva potuto tenere tranquillamente nelle cappelliere senza doverlo imbarcare in stiva, evitando così tutta la coda al ritiro bagagli una volta arrivato a destinazione.
L’aria del Wyoming era leggera nonostante fosse inverno. Wood, in piedi sul marciapiede in mezzo a una folla di gente irrequieta e agitata, si accese una sigaretta e fece un lungo tiro fino a quando i polmoni non furono saturi di fumo e lui finalmente si tranquillizzò. Aveva all’incirca trentacinque anni, gli occhi azzurri e i capelli scuri e corti, aveva il fisico allenato, la faccia scavata di chi ne aveva passate tante e si era arreso a qualsiasi vizio lo facesse stare meglio. All’uomo bastò alzare un braccio per far fermare un taxi proprio accanto a lui:
«La conosci la Baita Margherita?» chiese Wood al tassista.
«Certo! Sono sessanta dollari per la corsa» rispose l’uomo al volante.
Wood imprecò ma accettò il passaggio, si mise la sigaretta tra i denti e aprì la portiera posteriore per caricare il suo borsone.
«Non si fuma nel mio taxi» l’ammonì l’autista prima che il passeggero potesse salire. 
Wood roteò gli occhi e si lasciò sfuggire un’altra parolaccia, lasciò cadere la sigaretta per terra e, senza nemmeno calpestarla per spegnerla, salì sul taxi. 




Il luogo che Wood doveva raggiungere era situato appena fuori un piccolo paesino dello Stato. Si ricordava perfettamente il nome del paese, ci era cresciuto, ma non voleva pensaci e non gradiva nemmeno sentirlo nominare lontanamente. La Baita Margherita era del padre, dove aveva vissuto per più di sessant’anni, fino a quando non era rimasto coinvolto in una sparatoria mentre era in vacanza a Miami e non era più tornato a casa. La baita prendeva il nome dalla madre di Wood, Margherita, una signora italiana tutto pepe e simpatia. I suoi genitori si erano incontrati a Barcellona in giovane età, alloggiavano nello stesso albergo insieme a diversi amici e quando si erano ritrovati faccia a faccia, da soli, all’interno dell’ascensore, si erano accese le scintille e insieme erano diventati un fuoco fino a quando Margherita non dovette tornare in Italia e John in America ma continuarono a scriversi imperterriti per diversi anni finché lei non si trasferì in Wyoming. La loro storia d’amore sembrava perfetta: si sposarono ed ebbero un bambino, Christian Wood, ma un bel giorno tutto cambiò. I continui tradimenti di John fecero scappare Margherita in Italia portandosi appresso il figlio appena undicenne. Wood vedeva il padre una volta l’anno ma quando compì vent’anni, decise di non trascorrere più un minuto in Wyoming con lui, la sofferenza che aveva causato alla madre era troppa e la povera donna non era più riuscita a farsi una vita, aveva trovato qualche lavoretto per sopravvivere finché Wood non riuscì a diplomarsi e ad entrare nelle forze dell’ordine, poi si era lasciata andare piano piano fino a quando l’Alzheimer non si era impossessato di lei e al figlio non era rimasto altro da fare che portarla in una casa di riposo. Quando il padre di Wood morì a lui non importò particolarmente, tanto che non andò nemmeno al funerale per poi pentirsene. 
Il paesaggio che circondava Wood era da togliere il fiato, sembrava una cartolina: pochi palazzi, poche casette, la strada era quasi deserta ed era tutto circondato tutto da alberi e da montagne, rendendo il posto incantato e degno di una favola, ma queste cose gli davano il voltastomaco, aveva passato diversi anni a cercare di dimenticare la sua infanzia e quel posto, invece, era stato costretto a tornare, anche a causa del suo licenziamento. Wood non era più un detective, non era più nemmeno un poliziotto, non era niente se non un semplice cittadino di una qualsiasi città lui avesse voluto. La morte del padre era arrivata forse nel momento giusto: Wood aveva preso la palla al balzo e, nonostante tutto l’odio per quel posto e per il genitore, aveva deciso di tornarci, sistemare la baita e provare a starsene isolato per un po’, o almeno fino a quando non gli sarebbe venuta in mente un’idea geniale per rimettere in sesto il proprio disastro di vita. 



Il viaggio in taxi non era stato molto lungo e Wood sapeva benissimo che, nel paesino di Rivermountain, l’avevano vista tutti quella macchina gialla. D’altra parte non arrivavano mai turisti in quel piccolo posto sperduto e dimenticato anche da Dio, quindi la notizia avrebbe fatto il giro di tutte le bocche di tutte le pettegole una volta scoperto che il taxi era diretto alla Baita Margherita. 
Lo chalet era fatto interamente in legno: aveva un porticato con una sedia a dondolo, il tetto era spiovente e il tutto si confondeva perfettamente con la natura. Dopo essere arrivato davanti alla casa del padre ed essere sceso da taxi, Wood si avviò lentamente verso la porta d’entrata, anch’essa in legno e ricamata con delle incisioni. Wood aveva il suo borsone tra le mani e lo lasciò cadere ai suoi piedi, proprio davanti all’entrata, e decise di entrare senza pesarci troppo. 
La casa era come se la ricordava: interamente in legno, con le travi a vista e un piccolo soppalco usato come camera da letto. In mezzo al salotto che fungeva anche da cucina, vi era un enorme lampadario ma l’uomo sapeva che non sarebbe servito granché poiché le enormi vetrate della casa facevano entrare tutta la luce sufficiente per evitare di schiacciare l’interruttore. La baita era ricoperta da tappeti e coperte con motivi che ricordavano le fantasie degli indiani americani, l’odore del legno entrava prepotente nelle narici ma non dava alla testa, anzi, dava un senso di calore a cui Wood non voleva proprio cedere.  
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Robin Stylinson