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Autore: crazy lion    05/06/2022    0 recensioni
Questa raccolta segue gli eventi di Di nuovo bambini. Se ne consiglia la lettura prima di approcciarsi a I tre sogni di Arya.
Arya sa che Ajihad e Murtagh sono morti, ma vorrebbe tanto rivedere lui ed Eragon piccoli. Una notte le appare davanti Savrielle, lo spirito del lago Costamerna di cui nessuno è a conoscenza, che le dice che farà tre sogni in cui i due ritorneranno piccoli e che alla fine sarà felice. Come saranno questi sogni? E la renderanno davvero contenta?
Attenzione: nella prima fanfiction Murtagh non è ancora morto. Non c'è ancora stata la battaglia con gli Urgali.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà d Christopher Paolini.
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Nuovo Personaggio, Orik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I MIEI TESORI
 
Arya si svegliò nel letto dove aveva dormito con Eragon e Murtagh nel mese in cui erano stati piccoli, nella caverna di Saphira. Sentì un pianto, e poi una voce dolce dire:
“Hai già imparato a piangere, eh? Ma ciao! Ecco, qui c'è la tua mamma.”
Dalla lanterna schermata della caverna, che proiettava una fievole luce, Arya riconobbe Margaret, una donna che aveva un bambino di pochi mesi.
“Che è successo?” chiese.
Era ovvio che si trattasse di un sogno.
“Eragon è un neonato” rispose Margaret con un sorriso e glielo mise subito fra le braccia. “L’ho trovato vicino a te sul letto mentre piangeva.”
A Margaret quella trasformazione sembrava una cosa normale, così come a Orik che arrivò poco dopo. La guerra era finita, si disse Arya pensando alla realtà. Eragon aveva ucciso Durza, e per questo molti lo chiamavano Ammazzaspettri, colpendolo al cuore, e quando era successo i clan degli Urgali si erano messi a combattere l'uno contro l'altro. Molti erano stati uccisi, altri erano fuggiti nei tunnel e i nani e gli umani li stavano stanando. Murtagh era morto. Ma nel sogno tutto era diverso. Non si aspettava che Eragon fosse così piccolo. E cosa più importante, Murtagh era lì e dormiva!
“L'ho appena allattato” disse Margaret. Era una donna giovane, avrà avuto vent'anni, quasi una ragazzina, e aveva i capelli biondi e gli occhi color miele. “Ritornerò ogni due ore. La notte resterò qui. Per fortuna il mio bambino dorme senza mai svegliarsi. Ricordati di tenergli sollevato il collo.”
Arya lo fece. Non aveva mai avuto a che fare con un neonato. Era così minuscolo. Aveva un ciuffo di capelli neri sulla testa e gli occhi del colore indefinibile dei neonati appena nati. Sentì un bozzo duro e poi ricordò che Durza l’aveva colpito e che ora Eragon aveva una cicatrice che andava dalla spalla destra al fianco sinistro. Nessuno era riuscito a guarirla.
“Wayse heill!” esclamò lei, facendo un tentativo, ma non accadde nulla.
Quando Margaret se ne andò, Orik si avvicinò al letto.
“Stai bene?” le chiese.
“Sì, solo che sono stata catapultata in questo sogno e non mi aspettavo tutto ciò.”
“Arya, perché Eragon piange così?”
Murtagh, accanto a lei, si era svegliato, e quando sentì la sua voce, il bambino più piccolo smise di lamentarsi.
“Perché è un neonato” gli spiegò Orik, “e i neonati piangono spesso, mentre tu, in questo sogno, sei rimasto della stessa età, mi sembra. Quanti anni hai?”
“Tre e mezzo.”
“Appunto. Ti va di giocare?”
“Sì, a re e cavaliere. Tu sei il re.”
“D'accordo. Come tuo re, ti comando di correre fino alla fine della caverna in trenta secondi. Io inizio a contare.”
Murtagh non riuscì a farcela in così poco tempo, quindi Orik alzò a due minuti.
Intanto Arya si era alzata dal letto. Teneva Eragon nell'incavo del braccio e lo cullava. Margaret aveva detto “qui c'è la tua mamma”, come se sapesse che, anche se non era stata lei a partorirlo, gli voleva bene come una madre. Lo cambiò e poi il piccolo si addormentò, così lei andò a giocare con Orik e Murtagh.
“Come tuo re, Arya, ti ordino di saltare per dieci minuti senza mai fermarti.”
“Non ce la fa mai” disse Murtagh.
“Si dice farà, lo corresse Orik. E staremo a vedere.”
Mentre lei saltava e il bambino più grande giocava con i cubi di legno, Orik si avvicinò al letto.
“Non è stupefacente?” chiese Arya che, anche se saltava da qualche minuto, non appariva affatto stanca.
“Sì, è un bambino bellissimo” disse Orik a voce bassa. “Ma sei sicura di riuscire a occupartene? È davvero molto piccolo.”
“Ci proverò al massimo delle mie forze” disse Arya.
Dopo dieci minuti di salti non aveva perso il fiato.
“Dimenticavo che voi elfi siete più forti di qualsiasi umano o nano” disse Orik.
Arya si mise a giocare con Murtagh a costruire torri e piccoli castelli con i cubi di legno.
“E chi abita in questo castello?” gli chiese.
“Un re e una regina” rispose subito Murtagh. “Con una principessa.”
“La loro figlia?”
“Sì.”
“E quanto ha?”
“La mia età e si chiama Aurora.”
In quel momento Saphira atterrò.
Sono stata a caccia disse, leccandosi la bocca su cui c'era un rivolo di sangue. Si avvicinò a Eragon.
Si sono ritrasformati?
“Sì” rispose Arya.
Saphira annusò una mano di Eragon e la sua tunica, che gli arrivava alle ginocchia.
È ancora più piccolo! Ho paura di romperlo.
Arya rise.
“Anch'io.”
Orik dovette andare per tornare al suo clan.
Quel pomeriggio, creando una bolla d'aria come aveva già fatto, Arya portò i bambini dall'altra parte del lago. Ma scoprì che faceva freddo.
“Che mese è?” chiese quando rientrò, non volendo che i bimbi si ammalassero, soprattutto Eragon che era delicato.
“Novembre” le rispose Orik.
“Per questo faceva così freddo.”
Il nano si trovò a fissare due occhi luminosi, come se Eragon si domandasse chi lui fosse. Arya lo cambiò di nuovo. Lo faceva a ogni poppata, ma anche prima se sentiva che era bagnato o sporco. Quando si addormentò gli adulti giocarono con Murtagh a fargli il solletico e a rincorrerlo per la caverna. Il bambino si divertì moltissimo e, alla fine della cena e dopo che la balia ebbe allattato Eragon, si addormentò.
Orik aiutò Arya a preparare il necessario per il bambino: fasce pulite, un vestitino per cambiarlo nel caso ce ne fosse stato bisogno, e lei creò con la magia una culla di vimini nella quale metterlo e una copertina azzurra di lana per avvolgerlo.
“Però, ci sai proprio fare con queste cose, sai?” gli disse, prendendolo garbatamente in giro.
“Mi sono occupato di un bambino umano dei Varden, un figlio di una coppia che si era ammalata. Era più grande di Eragon, aveva un anno. E, comunque, mi è sempre piaciuto badare ai bambini piccoli.”
Si sorrisero.
“Ora devo andare, ci vediamo domani” disse Orik.
“D'accordo, buonanotte.”
“Notte.”
Arya avrebbe voluto rimanere sveglia tutta la notte con il bambino in braccio, ma alla fine crollava dal sonno e la balia le consigliò di mettere il bambino nella culla di vimini. Arya lo fece e lo coprì. Il bambino si lamentò appena, ma non si svegliò. Rimase un po' a guardare i suoi bambini dormire, mentre i loro petti si alzavano e si abbassavano.
Murtagh ebbe qualche incubo riguardante il padre, ma Arya riuscì a calmarlo con facilità, dato che il bambino era stanco e si addormentava presto. Ma Arya si alzava spesso per controllare che i piccoli stessero bene. Anche quando la balia nutriva Eragon, Arya si svegliava e rimaneva così fino a quando il bambino riprendeva sonno. Ci teneva. Nel frattempo le due parlavano dei rispettivi bambini.
“Il mio piccolo si chiama Casgar, ed è l'amore della mia vita. Io e mio marito l'abbiamo avuto anche se siamo giovani, e per fortuna i nostri genitori non si sono arrabbiati.”
In effetti era normale che le donne avessero figli in giovane età, anche di più rispetto a Margaret.
“E com'è?”
“Assomiglia a me, ma ha i capelli rossi come il padre.”
Ad Arya non piaceva il nome che gli avevano dato, ma non lo disse.
Il giorno dopo, Eragon si svegliò prestissimo. Saphira si alzò dal suo cuscino e si avvicinò a lui, facendo un basso borbottio. Il bambino si calmò, ma la balia lo nutrì.
“Vado un po' a dormire, ma tornerò presto” disse.
Era stanchissima, lo si vedeva dalle sue occhiaie.
“Grazie” le disse Arya.
“Figurati, sono felice di aiutarti.”
L’elfa prese in braccio Murtagh.
“Come stai?”
“Bene, ma ero più felice quando Eragon era un po' più grande, perché avrei potuto giocare con lui.”
“Forse nel prossimo sogno lo sarà.”
“Farai altri sogni?”
“Sì.”
“Come lo sai?”
“Segreto” gli sussurrò all'orecchio. “Non posso proprio dirtelo.”
“Va bene.”
Poco dopo arrivò un nano a portare la colazione. Arya e Murtagh mangiarono. Giunse Orik con una tela e dei colori a olio.
“Che cosa vuoi fare?”
“Ritrarre questi meravigliosi bambini.”
Arya ne fu sorpresa. Non credeva, chissà perché poi, che Orik sapesse dipingere. Mentre lei giocava con Murtagh o coccolava Eragon, lui li dipingeva. Alla fine Arya fece asciugare la tela con la magia e i due bambini le parvero dipinti alla perfezione.
“Sei stato bravissimo” gli disse. “Sembrano vivi sulla tela.”
“Grazie. Puoi tenerla, se vuoi.”
“Volentieri, grazie.”
Intanto Saphira si era sdraiata vicino a Eragon, che si trovava nella culla di vimini, e l'aveva coperto con un'ala. Ma il bambino si mise a piangere.
“Forse è troppo grande e lo soffoca, ma non è colpa tua” le disse Arya per tranquillizzarla.
Lo cambiò e dovette farlo anche con la tunica, perché si era sporcata. Fece sparire le fasce sporche e diede la tunica a Orik perché la portasse a lavare. Quando questi tornò,, chiese di poter prendere fra le braccia Eragon, visto che non l’aveva mai fatto. Se lo strinse al cuore e lo baciò su una guancia.
“È bellissimo!”
Era come in trance, continuava a rimirarlo senza mai staccargli gli occhi di dosso.
“Già.”
Quando il nano se ne andò, Arya tenne a lungo Eragon e Murtagh in braccio, rimirandoli con gli occhi che le brillavano per la gioia e la commozione. Quelli che considerava suoi figli erano lì con lei ed erano la cosa più bella e preziosa che le avesse dato la vita.
“Siete i miei tesori, vi voglio bene” mormorò, prima di dare a entrambi un bacio sulla testa.
Fu così che i tre si addormentarono, seduti. Quando si svegliò, Arya si ritrovò in un altro sogno.
 
 
 
NOEA:
1. so che Eragon compie gli anni in primavera, ma dato che in sogni successivi avevo bisogno che li compisse a novembre, ho deciso di scrivere così anche in questa fanfiction, dove all’inizio è proprio un bambino appena nato.
2. Wayse heill = guarisci
   
 
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