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Autore: Khailea    06/06/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano passati un paio di giorni dalla rivelazione di Jack, e dall’inizio degli allenamenti ideati per affrontare i demoni.
Ogni giorni tutti loro si incontravano per perfezionare i vari piani d’attacco, e per proteggersi a vicenda.
Non un solo momento qualcuno rimaneva da solo, nemmeno per andare in bagno o per mangiare. Dormivano tutti al dormitorio, così da essere più sicuri, ma il timore ad ogni ora di silenzio non faceva che aumentare, e così anche l’ansia e la paranoia.
Sapevano che quei mostri non si sarebbero fermati, e quella calma aveva pesanti effetti sulle loro menti.
Lighneers non dormiva da giorni, rimaneva appostato all’esterno delle camere o accanto alle finestre, fissando il vuoto in attesa e fumando pacchetti interi di sigarette.
Non aveva parlato con nessuno ed evitava ogni genere di interazione, anche se naturalmente non era così semplice.
Ayame aveva insistito fino allo sfinimento a dividere la camera con lui, ed il suo desiderio era stato avverato. Assieme a loro c’erano anche Johanna, Ailea, Khal, Ryujin, la sorella e Yume, che solo stando vicino al ragazzo avvertivano una tensione schiacciante che peggiorava i loro umori.
-Lighuccio, vuoi che ti imbocchi io?- sorrise Ayame portandole la cena.
Come ogni volta Lighneers la ignorò. La sua testardaggine l’aveva spinto addirittura a rifiutare ogni pasto portato dalla ragazza, lei però continuava a tentare, confidando che non appena avesse accettato si sarebbe innamorata di lei.
La via più rapito per il cuore di un uomo dopotutto è per lo stomaco.
-Tesoro, vieni a mangiare, lasciamolo in pace.- sussurrò Yume prendendo l’amica per mano, evitando di guardare Lighneers.
L’atmosfera era già abbastanza testa così com’era, non serviva iniziare una discussione, anche se la ragazza c’era molto vicina.
Vedere come giorno dopo giorno calpestava l’amore della sua migliore amica la torturava, però non poteva farci niente.
Non era il momento adatto per provarci.
-Lighneers, non avrai abbastanza energie per combattere se continui così.- si intromise Khal.
Gli occhi rossi dell’altro scattarono verso di lui, ed una smorfia fu più che sufficiente come risposta.
-Se lui non mangia allora mangio io. Non si spreca il cibo.- sbuffò Ailea alzandosi in piedi, facendo per afferrare il piatto lasciato a terra, ma Ayame la bloccò con la sua motosega.
-È il suo piatto. Non toccarlo.-
-Come non abbiamo toccato tutti gli altri?-
-Non è un problema… non siamo a corto di cibo…- rispose Johanna sperando di evitare una lite.
Anche se evitavano di uscire non erano confinati lì dentro, e se c’era bisogno potevano comprare da mangiare.
-Johanna ha ragione, meglio lasciar perdere.- annuì Ryujin non riuscendo comunque ad evitare di lanciare un’occhiataccia a Lighneers, ma questo non cambiò comunque le cose.
L’unica cosa che ottennero fu fargli accendere un’altra sigaretta.
-Puoi almeno aprire la finestra?- gli disse Ryujin scocciato.
Almeno su questo l’altro l’ascoltò, approfittandone anche per dare un’occhiata in giro.
Trovava stupido rimanere fermi in quel modo, dovevano cercare Daimonas, non stare senza a fare nulla, ogni volta però che aveva provato ad andarsene l’avevano fermato, ed alla fine si era arreso.
Jack aveva ripetuto più volte di quanto fosse impossibile trovarlo con i mezzi che avevano, l’unica speranza forse poteva essere catturare uno dei demoni, anche su quello però non aveva molta fiducia.
Si erano ridotti a dovere cercare di sopravvivere, piuttosto che fare di più.
-Merda, mi avete rovinato la sigaretta.- ringhiò lanciandola fuori dalla porta, quei pensieri tanto amari ne avevano guastato il gusto.
-È una vera disdetta.- commentò sarcastico Ryujin.
-Alì Adabua, fammi incazzare e ti prendo a calci.-
Normalmente Ryujin riusciva a mantenere la calma, era nella sua natura, ma da troppi giorni era rinchiuso in quello spazio con Lighneers, e da troppi giorni doveva sopportare la sua arroganza.
Alzandosi in piedi lo fissò in silenzio. Se aveva così tanta voglia di lottare non lo avrebbe lasciato a bocca asciutta.
-Andiamo ragazzi. Dobbiamo rimanere uniti.-
Khal si mise in mezzo ai due cercando di calmarli, facendo per mettere una mano sulla spalla di entrambi, Lighneers però la evitò disgustato.
-Una merda come te non dovrebbe nemmeno parlare.-
Ailea scattò verso di lui mirando un pugno al viso, Ayame però la bloccò nuovamente, e la sua mano colpì il metallo della motosega inattiva.
Per svariati minuti nessuno si mosse, con Johanna ferma sul letto che teneva lo sguardo basso, almeno fino a quando Yume non raccolse il pacchetto di sigarette di Lighneers, avvicinandogliene un’altra alla bocca.
-Vai a fumare fuori, respira un po’ d’aria fresca oltre che al fumo.-
Il ragazzo rimase immobile, indeciso se tirarle un pugno o meno, afferrando alla fine la sigaretta con i denti, e dirigendosi verso la porta.
Gli altri ripresero a muoversi poco dopo che fu uscito, ma Ailea ed Ayame continuarono a fissarsi con sguardo truce.
-Ragazze per favore, non è il momento.- sospirò Johanna appoggiando una mano sul braccio di Ailea, muovendola verso il letto.
Nessuno disse nulla, non era il momento, ma per quanto potevano ancora mandar giù quella rabbia e tutte le paure?
Lighneers non era il solo a volere uscire per cercare Daimonas, tutti loro soffrivano terribilmente nella loro impotenza.
Nelle camere vicine nessuno faceva eccezione, in quella di Sammy, Astral, Lacie, Seraph, Nadeshiko, Cirno ed Annabelle si leggeva altrettanta tensione, anche se forse meno rabbia.
Tutto sommato la presenza di Lacie e di Cirno contribuiva molto a ridurre lo stress, quest’ultima in particolare aveva portato dalla sua stanza dei peluche di rana e alcune statuine che la ritraevano, in modo che Sammy potesse giocare e distrarsi.
Lacie di tanto in tanto si esibiva addirittura in danze ed acrobazie, alle quali costringeva il fratello a partecipare, per la stragrande maggioranza del tempo tuttavia rimaneva in ascolto di tutto ciò che li circondava, facendo attenzione al minimo rumore.
Astral se ne rendeva perfettamente conto, e stava male all’idea che la sorella dovesse rimanere sull’attenti costantemente.
-Ehi Lacie, che ne dici di riposare un po’?-
-Ma che dici nya! Sono carica di energie!-
Non era vero, anche lei come tutti cominciava ad essere stanca, ma non voleva che se ne accorgessero, perciò si sforzava di mantenere il sorriso. Sapeva purtroppo che Astral era perfettamente in grado di vedere oltre quella facciata, per il momento però le reggeva il gioco.
-Va bene, in caso però non farti problemi.-
-Certo nya!-
-Dovresti riposare anche tu, ieri sera non hai chiuso occhio.- sussurrò Seraph mentre Lacie si allontanava per giocare assieme a Sammy.
-Non dirlo, ti sente benissimo.-
-Astral…-
-Dobbiamo tutti fare dei sacrifici in questi giorni. Un po’ di sonno in meno non sarà un problema.-
-Zitto e fatti una dormita.-
Alla risposta secca di Seraph Astral non seppe come replicare. Non aveva il suo carattere accomodante nei confronti di Lacie, e la ragazza sapeva bene quanto potesse essere testardo. Non intendeva vederlo crollare a terra dal sonno.
Imbarazzato Astral abbassò lo sguardo, sperando nessuno li avesse ascoltati, e dandole retta si appoggiò alla parete rivolgendo lo sguardo verso la porta, chiudendo gli occhi per un quarto d’ora di riposo.
-Uff, ma devono proprio fare i piccioncini…- Nadeshiko come Lacie aveva un udito finissimo, perciò non ebbe alcuna difficoltà a sentirli nonostante fosse dall’altra parte della stanza.
-Di che parli?- chiese Annabelle che non aveva sentito nulla.
-Parlo di quei due…-
-Mh? Astral e Seraph? Ma sono fermi da stamattina.-
-Tutto ciò che una coppia fa assieme è da piccioncini.- replicò infastidita Nadeshiko. -Ci sbattono in faccia la loro relazione.-
-Su su, non dire così.- ribatté l’altra temendo Sammy, lì vicino che giocava con Cirno e Lacie, la sentisse.
-Andiamo, non dirmi che anche tu non vorresti stare con qualcuno. Lighneers ad esempio, lo segui sempre.- ribatté l’altra indicandola. -Non capisco i tuoi gusti, non è così carino.-
-Stai prendendo un grosso granchio.- rispose Annabelle scuotendo il capo. -Voglio solo essere sua amica.-
-Sì, con benefici.-
-Non dire così per favore…- disse la ragazza sospirando. -Dico la verità, non mi interessa nessuno al momento, e non credo Lighneers sia il mio tipo, ma penso sia una brava persona. È solo incompreso.-
-Certo certo. Ci siamo passate tutte per la fase del ragazzo incompreso che solo tu sei in grado di cambiare, vedrai che con il tempo passerà.-
Annabelle non rispose, intuendo sarebbe stato molto più utile lasciare cadere il discorso.
Sospirando stanca rivolse lo sguardo verso la finestra, notando una famigliare acconciatura verde. Senza pensarci si alzò subito dirigendosi verso la porta.
-Prendo una boccata d’aria.-
-Vuoi che venga con te nya?- chiese Lacie pronta a seguirla.
-Tranquilla, c’è già qualcuno fuori.-
Evitò di dire chi fosse questo qualcuno, temendo Nadeshiko potesse fare commenti. Astral e Seraph avevano già controllato, e la lasciarono andare pur tenendo d’occhio il ragazzo.
-Ehilà.- sorrise Annabelle appena uscita, facendo trasalire Lighneers.
-Mai un attimo di pace…-
-Come sta andando da voi?-
-Che domanda stupida.-
Alla quale non si prese nemmeno la briga di rispondere con la sua proverbiale gentilezza.
-Già, non una delle mie migliori domande.- rispose l’altra senza scomporsi. -Anche da noi siamo un po’ tesi.-
-Sai che me ne frega.-
Tornò il silenzio, ma Annabelle sapeva che mentiva. Non sarebbe rimasto se non gliene fosse importato.
Rimasero in quel modo per almeno una decina di minuti, prima che il ragazzo si decidesse a rientrare, rimanendo sulla soglia giusto il tempo di assicurarsi che anche lei fosse rientrata, cosa che Annabelle naturalmente notò.
Solo nella camera di Alexander, Zell, Jack, Milton, Grace e Vladimir nessuno era ancora uscito.
Alexander e Vladimir si erano adoperati per portare dei computer nella camera in cui si trovavano, ed avevano piazzato delle telecamere all’esterno di ciascuna porta in modo da tenere la situazione sotto controllo.
Avevano fatto la stessa cosa anche con la scuola e con le zone in cui si muovevano di più, per il momento però tutto era tranquillo.
-Non stavo così tanto attaccato al pc da… beh, pochi giorni in realtà.- commentò Vladimir cercando di strappare una risata, ma Alexander non sollevò neanche lo sguardo. -Pubblico tosto…-
A malapena lo ascoltava, ringraziava il cielo di non essere in camera con suo fratello ma con Hope, e cercava di assicurarsi che quest’ultima stesse sempre bene.
Hope si era presa l’incarico di cucinare per tutti, ma l’aveva fatto più per distrarsi che per altro.
Si sentiva completamente impotente, e più ci pensava più quelle quattro mura la opprimevano, sapeva tuttavia di non potere uscire, non da sola almeno.
Amava passare il tempo con i suoi amici e soprattutto con Alexander, quella totale assenza di privacy però era dura da sopportare. Perfino a casa con Grace ogni tanto le piaceva restare da sola a leggere un buon libro.
Quest’ultima non stava certo meglio, si erano accordati per accompagnarla addirittura al lavoro, e potevano passare anche inosservati la prima volta, ma alla fine per non destare sospetti tutti e sei avevano dovuto fare un mese di iscrizione in palestra per giustificare la propria presenza.
Il capo almeno ne era stato felice, ed assieme a lui anche Zell visto ultimamente aveva avuto poche scuse per frequentarne una.
Nel bene o nel male perciò tutti avevano trovato qualcosa da fare e per distrarsi, tutti tranne Milton e Jack, i quali pensavano solo ad un’unica cosa ed il loro umore era palese nelle loro espressioni.
Jack parlava ormai praticamente solo durante le esercitazioni e gli allenamenti, tutto il resto del tempo non faceva altro che pensare e pensare, a come trovare Daimonas, a dove potesse essere, a degli indizi nel suo passato che lo conducessero a lui.
Milton almeno cercava di sforzarsi sorridendo agli altri quando li vedeva in difficoltà, ma anche i suoi sorrisi cominciavano ad affievolirsi.
La rosa che teneva costantemente tra i capelli ora era fissa tra le sue mani e non le toglieva mai gli occhi di dosso.
In alcuni momenti vedeva il colore sbiadire leggermente, ma nel giro di qualche ora tornava normale.
Non sembrava mai nulla di grave, eppure significava palesemente che qualcosa stava accadendo al suo amico.
Naturalmente gli altri avevano notato questo suo comportamento, incluso Jack, ed anche se il ragazzo non sapeva niente di quella rosa intuiva fosse qualcosa creato da Daimonas, per questo motivo all’ennesimo sospiro della ragazza si decise ad avvicinarsi.
-Va tutto bene?-
-Mh? All’incirca.- riuscì a dire l’altra alzando la testa, trovando difficile forzare il sorriso.
-Quella rosa… te l’ha data Daimonas, vero?-
Un’improvvisa fitta colpì il ragazzo al petto quando Milton annuì. Lei aveva qualcosa di suo che poteva ricordarglielo costantemente.
-Me l’ha data tanti anni fa.- continuò lei non notando nulla, valutando se continuare a parlare. Non voleva che sapendo la verità Jack diventasse ossessionato dalla rosa e si allarmasse ad ogni suo minimo cambiamento, ma sapeva che meritava comunque di saperlo. -È legata a lui, mi permette di sapere se sta bene.-
-Ed ora come sta?-
Gli occhi di Jack si fissarono sulla rosa, la fitta scomparve e l’ansia lo assalì.
-… bene. Non sembra essergli successo nulla in queste settimane.-
-Ne sei sicura?-
-Sì, questo mi da speranza.- annuì Milton.
Jack strinse le dita un paio di volte tra loro. Voleva toccarla, sfiorare i petali e tenerla tra le mani, ma la colpa di ciò che aveva fatto glielo impediva.
Quella rosa era di Milton, non poteva prendergliela, per quanto desiderasse anche lui avere qualcosa di simile, ma forse non lo meritava.
Lei c’era sempre stata per Daimonas, probabilmente non aveva mai fatto nulla per ferirlo al contrario suo.
Tutto ciò che si meritava era guardarla da lontano, ed osservarne i colori con il ricordo di Daimonas impresso nella mente.
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas:
 
Un altro giorno un altro allenamento.
Una decina di demoni era chiuso assieme a Daimonas nella stanza degli allenamenti, ognuno armato e pronto ad attaccare al minimo errore.
Erano trascorse svariate ore dall’inizio del combattimento ed Alastor gli aveva detto che sarebbe uscito solo dopo averli eliminati tutti, ma ancora il ragazzo non aveva inferto a nessuno di loro un colpo mortale.
Non ci riusciva, togliere la vita non era qualcosa che faceva alla leggera, soprattutto se non ve n’era un reale motivo.
Tutti quei demoni erano lì solo perché gli era stato detto di farlo, per allenarlo, non certo perché volevano ucciderlo.
Tra tutti gli allenamenti che aveva dovuto affrontare fino ad ora quello era il più pesante.
-“Devi eliminarli, o ti uccideranno!”-
Perfino Mostro nella mente del ragazzo tentava con ogni modo di convincerlo, ogni volta però all’ultimo l’altro si fermava.
-Non… non posso…-
Si sentì la porta aprirsi, e tutti i presenti si immobilizzarono.
A passo lento Alastor entrò nella stanza, avvicinandosi a Daimonas, inginocchiatosi a terra dalla fatica.
-Cosa ti turba, figliolo?-
-Non… non posso ucciderli, non è giusto…-
Era una cosa assolutamente naturale per lui, eppure ammetterlo gli costò fatica. Forse perché per tutti i presenti non era così difficile riuscirci.
-Ragazzo, nel nostro mondo non c’è posto per la pietà. È un sentimento infimo, debole, umano. Qualcosa di cui non hai necessità. Sentimenti simili sono come un’infezione, e tu devi liberartene.-
-Ma chi sono io per decidere chi vive e chi muore?- obbiettò Daimonas tenendo lo sguardo a terra.
-Il vincitore dello scontro. È nel corso naturale delle cose che vita e morte si alternino. La vita tua è la morte di un altro, che non è stato abbastanza forte da guadagnarsela. Gli esseri umani hanno creato regole insensate ed abbiette per difendersi, perché sono troppo deboli per vivere come la natura ha stabilito, ma credi che, dandogli l’occasione di ucciderti, riserverebbero a te la stessa pietà che gli mostri? Lasciando andare un tuo nemico gli dai solo modo di tornare più forte, e di ferire chi ti è vicino. Se qualcuno avesse ucciso il professore che ti ha aggredito, non avresti patito altro dolore.-
Erano parole dure ma… orribilmente vere.
Nel profondo del cuore aveva sperato di vedere quell’uomo sparire dalla faccia della terra, e di liberarsi dalla sua ombra, ma non era mai successo.
-Quando stai per indugiare, ricorda che tutto ciò non uccidi potrà tornare per vendicarsi sui tuoi amici.-
Stavolta Daimonas non riuscì a rispondere, lanciò una rapida occhiata ai demoni attorno, ma nessuno di loro fece nemmeno un cenno, un’espressione che gli facesse pensare il padre stesse sbagliando.
Con ogni probabilità tutti loro aveva impartito la morte molte più volte di quanto avesse mai fatto lui.
-Abbatti le tue debolezze, prima che siano loro ad ucciderti.-
Senza aggiungere altro il padre si voltò chiudendo la porta alle proprie spalle lasciando che l’allenamento continuasse.
Le sue ultime parole si attaccarono nella mente di Daimonas come un’eco assordante, sovrastando perfino il rumore delle armi che si scontravano tra loro, ed il suono della carne che veniva lacerata.
   
 
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