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Autore: Ivy001    06/06/2022    1 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sergio è a due passi dal carcere maschile di Madrid, con il cuore tremante e la ormai più certa convinzione di non salvarsi da tale destino.

E così, il padre che morì sotto i suoi occhi, combattendo per degli ideali di libertà e di rivalsa sul sistema dei potenti, e lo stesso Berlino, entrambi riusciti a scampare per anni alla cattura, potranno osservarlo da lassù e piangere la sconfitta più grande della vita.

“Benvenuto all’inferno, caro il mio professorino” – ridacchia Suarez, spingendo Marquina all’ingresso.

Ad accogliere il neoarrivato sono alcune guardie e un tizio, a capo di tutto, a cui Prieto stringe la mano.

“Mi raccomando, Rostro, trattatelo come merita” – ci tiene a precisare Tamayo.

“Prenderemo le giuste accortezze con lui. Non vorremmo ideasse quale strambo piano di fuga”

Sergio, muto e abbattuto, non replica. In fondo sa di avere poche chance di scappare da quella prigionia.

Tenuto d’occhio in ogni minimo movimento, difficilmente avrebbe potuto orchestrare qualcosa.

“Vieni con noi, pagliaccio” – lo strattona una guardia. E così ha inizio per il Professore la fase di metabolizzazione della sua disfatta.

Con il pensiero sui Dalì, soprattutto sulla sua Raquel, e sulla famiglia che tanto confidava in lui e che avrebbe voluto vendicare con la vittoria sullo Stato, Marquina china il capo, e si appresta ad essere sottoposto ad ispezioni fisiche e al successivo spostamento nella cella.

“Numero 177, entra” – dice una guardia, ordinandogli di mettere piede nella nuova casa con le sbarre.

“Condividerai la prigione con gentaglia come te. Guai se fai a loro il lavaggio del cervello. Non tolleriamo troppa cultura da queste parti. La cultura apre la mente e spinge la gente a guardare e sognare oltre i propri limiti” – precisa l’uomo in divisa – “E voi che siete l’immondizia della civiltà non siete degni di fare questo” – chiude per poi dileguarsi.

Il professore, dando una rapida occhiata a due persone del tutto indifferenti al suo arrivo, sdraiate sui rispettivi lettini, si siede timidamente sul proprio, e si chiude nel fin troppo familiare, nonché preoccupante, silenzio.

***************************************

Tatiana è nei paraggi dell’area dove è certa di trovare colonnelli e scorte varie.

“Sergio, ti tireremo fuori” – dice ad alta voce, rabbrividendo di fronte al luogo che ha davanti a sé, la prigione maschile in cui il suo alleato è stato condotto.

Attende ore appostata nei parcheggi, tenendosi in contatto con i Dalì.

“Sicura che non siano già andati via? Forse stai aspettando invano lì” – le dice Palermo, constatando che il tempo d’attesa è fin troppo lungo.

“Uno dei miei due uomini è davanti il Commissariato. Mi avvisa se ha novità. Quindi, al momento, sono certa che siano ancora dentro” – sostiene la Sierra, sistemandosi il look di copertura.

E proprio quando le speranze sembrano venire meno e la preoccupazione di non riuscire nell’impresa si fa sempre più pressante, ecco comparire sull’uscio del carcere delle figure mascoline.

“Bingo” – esclama Tatiana, riconoscendo Angel assieme a Tamayo e Prieto, seguito da Suarez.

“Ciack…si gira!” – aggiunge, chiudendo temporaneamente la conversazione con i soci, correndo incontro al gruppo.

“Salve, sono una giornalista, è possibile chiedervi un’intervista?”

“Senta, abbiamo avvisato la stampa che nel primo pomeriggio terremo una conferenza. Ora siamo di fretta” – la liquida Tamayo, invitando il poliziotto alle sue spalle ad aprire l’auto ferma a pochi passi.

“Vi prego, mi licenzieranno se entro oggi non mando alla redazione il mio articolo” – li supplica.

“Ci dispiace, dica ai suoi che avranno la loro pubblicazione presto” – aggiunge Prieto, decisamente poco interessato ai fatti personali della sconosciuta.

A quel punto, Tatiana, cosciente dal principio del loro no secco, li mette di fronte ad una realtà di cui nessuno è al corrente.

Fatta eccezione per Rubio.

“Quindi non sapete dirmi nulla sulla fuga di Raquel Murillo dalla vettura che doveva condurla al carcere femminile?”

Boom… un vero e proprio shock per i due colonnelli che, spiazzati, si guardano confusi.

Uno di loro ridacchia, prendendo la giornalista per folle.

Angel impallidisce.

“Certo che voi pur di estrapolare informazioni, inventate le peggiori cose”

“Ma è vero, signori. La donna, mi pare si facesse chiamare Lisbona, è scappata. Si dice addirittura che sia lontana dalla Spagna da ore ormai”

“Senta, ci lasci andare. E se non la pianta con queste fesserie, ci vediamo costretti a farla realmente licenziare per diffusione di fake news”

“Perché non andate a controllare con i vostri occhi?” – li sfida lei.

“Prieto, ci avrebbero avvisati se la Murillo non avesse raggiunto la sede, no? direi di lasciar perdere questa pazza e andarcene” – sussurra Tamayo al collega.

Effettivamente nessuno aveva comunicato la fuga a chi di dovere, il che rende ancora più false le possibili notizie date dalla sedicente giornalista.

“Se ne vada. Arrivederci” – Prieto chiude così la conversazione.

Saliti sul mezzo, si accingono a lasciare la zona.

“Che fai? Datti una mossa, Angel. Sei sempre la solita zavorra” – brontola Tamayo, notando che Rubio è rimasto indietro.

La talpa della Polizia, infatti, è fin troppo agitata e suda freddo. A breve si saprà di Raquel e comincia a sentirsi in colpa per quanto ha fatto.

“Io ho delle commissioni da sbrigare. Ci vediamo a breve in commissariato” – così riesce a separarsi dai colleghi.

Tatiana, che assiste alla scena, soddisfatta, sa di aver colpito l’uomo raccontando tale dettaglio, e appena l’automobile sfreccia via, torna all’attacco.

“Lei non ne sa nulla?”

“Mi lasci in pace”

“Ho visto la sua faccia scioccata. Io sono una reporter molto informata”

“Le ho detto di lasciarmi in pace”

“So che tra lei e la signora Lisbona c’era qualcosa”
“Senta… la pianti o seriamente le faccio passare una notte in gattabuia!”

Affretta il passo seminando la donna. Ma questa sa come domarlo – “Angel Rubio, lei sa che io posso mandarla in carcere per aver contribuito alla liberazione di Raquel?”

Tale accusa trattiene il poliziotto che si immobilizza.

“Cosa cazzo dice?” – con voce tremante e decisamente arrabbiato, l’uomo si volta verso Tatiana – “Si può sapere cosa vuole davvero? Dubito si tratti di una banale intervista. Vuole altro. Sta cercando qualcosa dal sottoscritto, non è così?”

Con aria maliziosa, la Sierra si avvicina e, così astutamente come anche sua sorella è solita fare, lo minaccia – “Voglio che tu collabori con me”

“In cosa?”
“Nella scarcerazione di Sergio Marquina”
“Chi diamine sei tu?”

“Non deve interessarti”

“Sei una Dalì? Guarda che ho con me un paio di manette. Mando in galera anche te”

“Ok, e io svelerò ai tuoi superiori che sei la talpa che ha permesso a Lisbona di riunirsi ai suoi compagni”

“IO… NON PERMETTERO’ MAI E POI MAI CHE QUEL PROFESSORINO DEI MIEI STIVALI TORNI DA LEI…CHIARO?”

“Allora non sono stata abbastanza chiara” – alza una mano facendo uno strano gesto e in men che non si dica, un omone di grossa stazza si unisce al duo.

“Pensi di spaventarmi?”

“No, non è mia intenzione. Sono stata fin troppo delicata, in realtà”
“Mi ricatti su qualcosa di cui non hai prove”
Tatiana lo fissa inarcando il sopracciglio. Poi scoppia a ridere fragorosamente – “So come fare scacco matto, caro il mio Angel. Secondo te avrei rischiato tutto venendo qui senza avere in mano qualcosa che possa incastrarti? Sei stupido se pensi questo”

“Non mi lascio ingannare”

“Allora… mettiamo in chiaro una cosa. Io ho bisogno che tu agisca in un modo rapido e indolore, dove nessuno sospetterà di te. Farò in modo che tu ne esca pulito al cento per cento. In cambio…Sergio ritroverà la sua libertà”

“Altrimenti mi denuncerai? Mi frega poco”

“Finirai in galera, magari proprio nella stessa cella del tuo peggior nemico. Sai che sofferenza dover stare con lui 24 su 24?!”

Arrabbiato e poco restio a soccombere, Angel riprende il passo allontanandosi.

La sola mossa che potrebbe toccare il poliziotto è quella emotiva.

Perciò Tatiana opta per un argomento che da anni scuote interiormente l’ego soppresso di Angel Rubio.

“Davvero vuoi continuare a spalleggiare gente che ha compiuto azioni terribili, disposta a tutto pur di vincere, andando perfino contro la legge? Sei o non sei un vero polizotto? Di quelli che hanno scelto questo mestiere come vocazione! O sei l’ennesimo pagliaccio con un distintivo che sa vantarsi e che è buono solo a chinare il capo davanti ai suoi boss?”

“Non permetterti di parlare di me, del mio lavoro, dei miei superiori”

“Quando capirai che non ti apprezzano come meriti”

Angel è conscio che Prieto e Tamayo lo usano come burattino, non tenendo mai in considerazione il suo punto di vista, sbattendogli in faccia la sua condizione di subordinato alle loro decisioni. Per di più la donna che si finge giornalista è seriamente intenzionata a metterlo con le spalle al muro. E ci sta riuscendo. Lo fa con una tattica che lo rende inerme.

“Pensaci. Io ti sto offrendo di collaborare, recando uno sfregio a chi ti ha sempre denigrato. E in cambio… tu mantieni il tuo posto intatto e pulito. E loro finiscono nella merda più totale. Basta poco… un tuo ok e tutto andrà bene. Di me puoi fidarti. Se vorrai, poi, potrai lasciare Madrid e ricominciare una nuova vita. Sta a te decidere. Stai con me…. O contro di me?”

Voltatosi verso di lei, colpito da una triste realtà lavorativa, Rubio la fissa in silenzio.

Tatiana gli va incontro, di nuovo, e gli porge una mano.

“Allora?”

L’esitazione è molta; come è tanta la voglia di rivalsa.

In fondo, ha già tradito la sua fazione una volta. Il rischio di essere scoperto si duplica.

Ma si quadruplicherebbe la soddisfazione nel vederli perdere.

“Cosa devo fare?” – risponde lui, accettando l’accordo.

La Sierra, entusiasta, estrae dalla tasca una cimice, porgendogliela.

“Registrerai Prieto e Tamayo in ogni discussione riguardante il Professore. All’occorrenza devi essere tu ad aprire l’argomento e condurli a dire cose che non ammetterebbero mai di fronte la stampa”

“Li ricatterete con delle semplici intercettazioni?”

“Tu pensa a fare questo. Del resto ne parleremo più in là. Sappi che Raquel te ne sarà grata a vita”
“Sai dov’è?” – esclama, sorpreso, illuminandosi al solo pensiero della donna di cui è ancora innamorato.

La sorella di Alicia non risponde, si limita ad attendere una stretta di mano che sancisce l’alleanza.

E Angel idealizzando la sua vendetta personale contro i potenti, cede.

Stringe l’accordo con il nemico, timoroso e al contempo elettrizzato nel veder cadere a terra chi ha sempre sputato sul suo operato.

“Basta fare il leccapiedi. È giunto per me il momento di farmi valere come merito”

*******************************

Nel frattempo, nel nascondiglio, i Dalì sono euforici per la parziale vittoria.

Tatiana si è rivelata l’alleata perfetta; ha saputo toccare le corde giuste per condurre un fedele servitore della patria a patteggiare sul fronte opposto a quello a cui appartiene.

Riunitasi con i suoi soci, viene accolta dai complimenti di tutti.

“Sei stata fantastica, sorellina. Sono fiera di te” – la abbraccia Alicia.

“Quindi possiamo dire di avere in mano la carta vincente?!” – aggiunge, elettrizzata, Stoccolma.

“Angel collaborerà e il Professore ne uscirà sano e salvo. Sono più che ottimista” – prende parola Marsiglia.

“Non esultiamo troppo presto. Ricordiamoci che Sergio è in galera e potrebbero fargli del male. Bisogna agire, cautamente, e soprattutto, rapidamente. Potrebbe esserci qualche folle, criminale, disposto a servirsi del genio del Professore per scappare da quella fogna”

“Cazzo, non riesco a starmene qui tranquilla mentre il mio compagno rischia la pelle”

“Tranquilla, Lisbona! Appena avremo del materiale incriminante Tamayo e Prieto, tocca a noi”
“Cosa faremo di preciso?” – domanda Tokyo.

“Il mondo dovrà saperci morti. E la morte non possiamo orchestrarla senza aiuti speciali”
“Che intendi per aiuti speciali?”

“Lo capirete”

*********************************

Marquina, seduto nel giardino esterno, nel momento di uscita dei detenuti, non dà confidenza a nessuno. Isolato e accucciato su se stesso, sente di essere tornato indietro di anni, quando faticava ad aprirsi al mondo e alzava muri per non dialogare con la gente.

Assiste da lontano all’ennesima litigata tra carcerati, a calci e pugni, o a gente che ride di gusto.

Nessuno sembra dargli attenzioni e questo lo rasserena.

Gli unici che continuano a fissarlo in disparte sono i due con cui condivide la cella.

Li vede confabulare come se tramassero qualcosa, il che lo spinge a tutelarsi.

“Scusi, guardia” – chiama uno in divisa, posto a vigilare – “Non è possibile richiedere una prigione in solitudine?”

L’uomo gli ride in faccia – “E vuoi anche che ti portiamo caffelatte e biscotti al mattino? Ritieniti fortunato ad avere ancora tutti i denti a posto. Qui nessuno ha pensato di sfidare il tuo genio, sapendoti colui che ha orchestrato la rapina più eclatante della storia. Perciò non sfidare la sorte”

“La prego… i miei compagni sembrano poco tranquilli”
“Piantala, Marquina! O ti spedisco in celle peggiori di quella dove alloggi”

Ignorandolo, la guardia torna al suo dovere.

Sergio si siede nuovamente in disparte, spaventato dal rischio di ricevere minacce o percosse da chi vive in quel posto poco civile da tempo e probabilmente ha perduto ogni forma di umanità. Dopotutto sa di avere grandi doti intellettuali, ma non certo capacità di difesa fisica eccellenti. Contro omoni grandi e grossi, gli risulterebbe impossibile controbattere.

E quando li vede avanzare verso di lui, cerca di schivarli, cambiando posto, allontanandosi.

“Ehi, calma, amico. Sei uno straccio. Non avrai paura di noi?” – gli dice uno, decisamente un armadio rispetto al mingherlino Professore.

“Ehm…no, però vorrei starmene per conto mio, se non vi dispiace”
“Piantala di fare il fifone. Sei o non sei il mitico Professore? Tuo fratello ti vantava in ogni modo”

“Mi…mi…mio fratello?” – chiede, spiazzato, Marquina.

A quel punto la questione diventa interessante.

“Voi chi siete?”

“Amici di Andres. Non ti ha mai parlato di noi?”

“No” – risponde, sconvolto, Sergio.

“Bene, noi siamo Antonio e Luca Gonzales. Siamo gemelli…anche se per la stazza non si direbbe” – commenta l’altro, più esile e dallo sguardo penetrante.

“Volete che io vi aiuti ad uscire? Sappiate che mi spiano e non posso fare niente. Non contate su di me perché…”
“Calma, calma. Siamo coscienti che ti è impossibile. Piuttosto…abbiamo pensato che si può agire al contrario”

“Al contrario?”

“Sì, saremo noi il tuo braccio. Tu non puoi mettere in pratica niente. Lo faremo noi”

“Sono sorvegliato. E sicuramente lo siete anche voi, adesso che vi hanno visti parlare con me”
“Allora, preparati, perché agli occhi di tutti saremo i tuoi peggiori nemici”

“Eh?”
“Come copertura, s’intende.  Un modo per scappare lo troveremo. Berlino, è così che si faceva chiamare, giusto?...beh lui ci ha aiutati quando eravamo in difficoltà. Adesso è il momento di ricambiare il favore”

   
 
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