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Autore: mik11    11/06/2022    0 recensioni
Sofia Esposito è una bambina di appena tre anni che, una domenica mattina, scompare misteriosamente. Dopo svariati tentativi di ricerca, la bambina non viene ritrovata. Sarà stata rapita? Sarà annegata a mare? Si sarà allontanata spontaneamente? Sarà stata sequestrata da qualcuno che conosceva? Il suo destino è legato ad intrighi e segreti nascosti per anni che riguardano la sua famiglia. Molteplici sono le ipotesi e verità che verranno a galla, soprattutto grazie alla bravura del commissario Mendica, il quale viene proiettato in uno strano caso in cui anche il più piccolo dei dettagli ha una rilevanza fondamentale. Che epilogo spetterà alla piccola Sofia? Ritornerà ad abbracciare sua madre?
"Cara Madison, seguo il caso di tua figlia da tanto tempo ma ho sempre preferito tacere. So delle verità molto importanti e vorrei che tu sapessi quale destino ha dovuto toccare la tua piccola Sofia. Ho tante cose importanti da dirti, dunque incontriamoci alle cinque di questo pomeriggio al molo, vicino al cantiere abbandonato. Mi raccomando, vieni da sola perché se non sarà così non mi paleserò"
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 2 - PRIMI INDIZI 

Ogni individuo presente nel proprio DNA uno specifico codice che definisce la propria identità genetica. Questa caratteristica è alla base della metodologia utilizzata per determinare se due individui sono correlati geneticamente. Il test di paternità si basa sul principio che ogni individuo eredità il proprio patrimonio genetico dai genitori, il 50% dal padre ed il 50% dalla madre, e consiste nel confrontare le caratteristiche genetiche del figlio oggetto di indagine di paternità con quelle del presunto padre e della madre. La paternità viene esclusa nel caso in cui le caratteristiche genetiche del padre putativo discordino con quelle del figlio oggetto di indagine. La paternità viene, invece, attribuita qualora le caratteristiche genetiche del padre e del figlio concordino.

Giovanni non aveva mai voluto sottoporsi al test di paternità, o comunemente test del DNA, per verificare se effettivamente fosse oppure no il padre biologico di Sofia. Tuttavia, il suo gruppo sanguigno coincideva con quello della sua presunta figlia. L’arrivo misterioso di Pier, vecchio compagno di collage di Madison, scatenò in paese grandi dubbi a tal punto che il giudice che aveva in carico le indagini sottopose l’uomo al test del gruppo sanguigno che risultò compatibile con quello di Sofia. In realtà, quello di Sofia era un gruppo sanguigno molto diffuso, quindi poteva trattarsi di una semplice coincidenza. A livello globale il gruppo sanguigno più diffuso è lo 0 mentre a livello europeo è quello A. Sofia, Giovanni e Pier condividevano il gruppo sanguigno 0. La procura di Miriapoli, in conseguenza a questa compatibilità, sottopose Pier al test del DNA per poi compararlo con quello della bambina. Azione fortemente condannata da Giovanni, che, forse per timore, non voleva che tale procedura avvenisse. Probabilmente Giovanni, in fondo, sapeva che forse quella bambina non era sua figlia. La procedura per il test del DNA è molto rigorosa e richiede una grande e particolare attenzione. Suppongo che al lettore tale procedura non interessi e suppongo anche voglia sapere quali sia stato il risultato del test del DNA. Ma andiamo con ordine e riordiniamo le cose, per avere un quadro di insieme delle informazioni avute fino ad ora. Sofia è una bambina di circa 3 anni scomparsa in maniera misteriosa. I suoi cuginetti giurano di averla vista correre dietro un’auto per recuperare un pallone di stoffa, per poi sparire nel nulla. Ore dopo alla sparizione, un uomo sostiene di aver visto una bambina molto simile a Sofia nelle vicinanze della villa comunale, nel centro di Miriapoli. La bambina presentava lo stesso vestitino giallo e gli stessi sandali di Sofia. Le ricerche sono continuate imperterrite in città di quella misteriosa bambina, senza alcuna traccia. Il commissario Mendica analizzò a fondo la segnalazione senza però arrivare ad una conclusione. È strano che una bambina piccola come Sofia si allontani improvvisamente dal proprio quartiere per dirigersi in città da sola. Il quartiere in cui viveva e il centro distano parecchi chilometri, dunque sembra improbabile che una bambina di 3 anni sia riuscita da sola a percorrere tanti chilometri. Inoltre, la povera disgraziata avrà passato la notte da qualche parte, si sarà cibata di qualcosa. In conclusione, sembra molto improbabile che la bambina si sia mossa di sua sponte dal quartiere alla città, ma quasi sicuramente è stata prelevata da terzi. Quindi le indagini dovrebbero prediligere questa strada e cercare uno o più colpevoli, artefici del rapimento. È possibile che la bambina sia stata rapita da un gruppo di nomadi, da qualche tossicodipendente passato per quella strada in quell’orario o, magari, da qualcuno che conosceva la piccola Sofia. Dopo averla presa, è stata lasciata nel centro della città da sola. Oppure può anche essere vero che la bambina si sia diretta da sola in città, e ciò smonterebbe la teoria di partenza del commissario. O ancora, la bambina vista in città non sia la piccola Sofia che in realtà si è diretta verso la spiaggia e lì poi avrebbe perso la vita. Poche prove, poche piste e tanti dubbi.

Nella strada della sparizione è collocata una videocamera di una macelleria. La polizia dopo averne avuto l’autorizzazione per alcuni accertamenti, si concentrò sul suo contenuto. Le immagini mostravano però solo l’esterno della macelleria e, in un frammento di tempo, la piccola Sofia correre da un marciapiede all’altro per prendere la palla di stoffa. Ma non è quello il momento in cui Sofia è sparita in quanto manca la famosa automobile descritta dai cuginetti. Dunque, anche la testimonianza di questa videocamera può essere messa da parte. I testimoni non si facevano avanti, o per paura o per insicurezza.

I risultati del DNA giunsero dopo qualche giorno. Arrivarono direttamente a casa di Madison e Giovanni. Erano entrambi seduti a tavola con quella busta avanti ai loro occhi, gonfi per le lacrime e per le notti senza dormire in cerca di una soluzione per trovare Sofia. Madison non aveva il coraggio di aprire quella maledetta busta con gli esiti della paternità di Sofia mentre Giovanni sbuffava in continuazione. Poi afferrò la lettera e cominciò a scartarla.

- Giovanni aspetta - disse Madison fermando il marito nel tentativo di rompere il sigillo.

- Che succede Madison -

- Promettimi che qualunque sia l’esito, non ti arrabbierai - 

- L’esito sarà sicuramente negativo, ne sono sicuro - mentiva Giovanni, non ne era sicuro.

Aprì finalmente la tanto attesa busta e estrasse il foglio, ricco di dati tecnici e biologici. Poi lesse l’esito finale, posto in fondo alla pagina. Sofia era figlia di Pier.

L’esito del DNA circolò per tutto il paese e il pettegolezzo fu sulle bocche di tutti i compaesani. Madison e Giovanni litigavano giorno e notte senza tregua, fino al fatidico giorno in cui Giovanni decise di abbandonare l’abitazione che condivideva con lei. Madison rimase completamente da sola, con l’unico supporto delle testate giornalistiche, delle trasmissioni televisive e di Pier che, una volta saputa la paternità della piccola Sofia, passò molto tempo con Madison provocando l’ira di sua moglie Kate.

Nonostante l’esito positivo del test del DNA, continuava a mancare una pista plausibile per cercare Sofia. Mendica riconosceva la complessità del caso per via delle scarse informazioni a disposizione. L’avvocato di Madison fece diversi appelli in televisione pregando a chiunque avesse delle informazioni utili di riferirle in commissariato, ma nessuno si fece avanti. Come se quella mattina di fine agosto nessuno fosse presente a Mineapoli.

In paese cominciò a circolare una pista molto assurda: la piccola Sofia sarebbe stata rapita da Pier per poi essere uccisa da quest’ultimo. Il motivo? Estraniarsi dalla sua figura di padre nei confronti di quella bambina. Mendica analizzò a fondo questa pista e aveva del concreto. Non era una pista da escludere, ma c’erano, però delle incongruenze: perché mai, poi, Pier avrebbe accettato di sottoporsi al test del DNA? In un modo o nell’altro la verità del suo legame con Sofia sarebbe spuntata fuori. Insomma, il caso sulla scomparsa di Sofia divenne un caso mediatico che coinvolse tutti. Divenne un vero e proprio enigma, con molte piste ma con poche cose chiare.

Nel gennaio dell’anno successivo alla scomparsa di Sofia, Pier si trovava in auto per dirigersi a Pisa. Era una giornata molto uggiosa, con qualche nuvola sparsa in cielo mentre piccoli granelli di pioggia cadevano dal cielo. Ascoltava della musica jazz, il suo genere preferito. Il suo cellulare cominciò a squillare, ma poiché si trovava alla guida preferì non rispondere per evitare qualsiasi tipo di distrazione.

Giunse in un autogrill per comperare un panino e lesse velocemente il numero che lo aveva chiamato poco prima.

“Numero sconosciuto”

Pier si alterò parecchio quando lesse l’anonimato della telefonata. Non poteva richiamare nuovamente quel numero perché non era possibile. Così attese qualche minuto affinché richiamasse, ma senza esiti positivi. Magari sarà stato un errore, oppure qualche gestore telefonico per pubblicizzare la propria società. Oppure qualche stupido scherzo telefonico. Entrò in bagno per urinare, quando il telefonò squillò nuovamente. Era sempre quel numero anonimo. Pier non ci pensò due volte e rispose alla telefonata.

- Pronto? - 

Silenzio.

- Chi sei? Perché ha il mio numero? - 

Dall’altra parte si udivano dei rumori di sottofondo, come sedie spostate o mormorii di persone. Poi il pianto di una bambina piccola e poi un respiro affannoso.

- Mi dite chi cavolo siete - 

La telefonata terminò. Pochi secondi che sembravano lunghe ore per il povero Pier, confuso per quella misteriosa chiamata. Chiamò subito il suo avvocato per cercare di localizzare il luogo della chiamata. Attraverso varie analisi, anche grazie al commissario Mendica, si riuscì a localizzare la chiamata. Proveniva da un campo rom ad Ancona. Gli inquirenti indagarono all’interno del campo rom per cercare qualche informazione sull’origine di quella telefonata, trovando aiuto anche attraverso le celle telefoniche. Le celle telefoniche permettono di intercettare con buona approssimazione, anche a posteriori, la posizione di un determinato soggetto in base allo studio approfondito e dettagliato dei tabulati del suo telefono cellulare. Il cellulare venne trovato in una vecchia valigia trasandata. Era un vecchio Nokia 2720, con il vetro del display in frantumi e con una scheda SIM risalente al 2004. Il proprietario del cellulare era sconosciuto. Vennero interrogati quasi tutti gli abitanti di quel campo rom, ma nessuno riuscì a delineare in maniera avvincente chi potesse essere il proprietario di quel cellulare. Mendica, che volle interrogarli lui stesso, mostrò una fotografia di Sofia ad alcuni nomadi, ma giurarono di non averla mai vista. Quella chiamata in quel campo rom rimase un grande mistero.

Le false segnalazioni aumentavano di giorno in giorno. Molti testimoni, al di fuori di Mineapoli, erano convinti di aver visto una bambina simile a Sofia aggirarsi nelle proprie città. Ma si trattava di false segnalazioni. Madison aprì una pagina Facebook in diverse lingue affinché in tutto il mondo si diffondesse la notizia della scomparsa di quella povera bambina. Non riusciva ad avere sospetti, quella bambina era molto amata dal quartiere ed era un vero e proprio angelo. Per questo stentava a credere che qualcuno del paese l’avesse presa: puntava più sulla pista rom. Mendica, invece, sulla sua scrivania aveva molte piste plausibili, tra cui anche quella rom. Sicuramente quella telefonata anonima in quel campo rom fece suscitare in Mendica molti dubbi. Poi proprio ad Ancona, distante da Pisa circa quattrocento chilometri. È possibile che Sofia sia stata rapita da un’organizzazione di nomadi per poi essere portata ad Ancona? E se sì, perché mai quella bambina dalle due trecce lunghe fino al fondo schiena non era presente in quel campo? E l’avvistamento nel centro di Mineapoli cosa c’entrava?

Mendica si pose tutte quelle domande, ma c’era qualcosa che non andava. Notava che nella segnalazione dell’uomo qualcosa non quadrava, ma non riusciva a capire cosa. Poi, analizzando l’identikit posta dall’uomo, capì, solo quattro mesi dopo alla segnalazione, cosa non andasse. La bambina descritta dall’uomo aveva una sola treccia mentre Sofia, il giorno della sua sparizione, ne aveva due. È possibile che quella bambina si sia fatta aiutare da qualcuno per legare i capelli in un’unica treccia? Oppure quella bambina segnalata dall’uomo non era Sofia? Tanta confusione, troppe piste false, poca chiarezza e troppo mistero.

Un freddo pomeriggio di febbraio, in commissariato giunse una testimonianza molto importante proveniente da una vicina di casa di Madison, cioè la signora Claudia. La donna, nel momento in cui la piccola Sofia sparì, stava stendendo le lenzuola fuori al suo piccolo balconcino. Decise di testimoniare solo qualche mese dopo per paura di aver scambiato Sofia per un’altra bambina. C’è da dire che nel periodo precedente alla scomparsa di Sofia, la signora Claudia era particolarmente vicina alla famiglia Esposito essendo una buona amica di Giovanni. Il giorno successivo Claudia fu convocata in commissariato e fu sottoposta ad una serie di domande da parte di Mendica.

Interrogatorio Claudia Annunziata

Mineapoli, 12 febbraio 2008 ore 12.11

C: Signora Annunziata, ci può raccontare cosa stava facendo quel giorno?

CA: Commissario, quel giorno, nell’ora precisa della sparizione della piccola Sofia, stavo stendendo le lenzuola appena lavate. Sa, mi piace molto dormire nelle lenzuola pulite, sono una maniaca della pulizia…

C: Si signora, andiamo oltre…

CA: Si commissario, mi scusi e che sono molto agitata. Sofia era una bambina molto solare ed era amata da tutto il quartiere. Per questo credo che la bambina non sia stata rapita ma che si sia allontanata da sola di casa.

C: Ci racconti meglio

CA: Quella mattina salutai calorosamente la signora Nunzia, nonna della bambina che in quella mattinata si occupava della nipote. La signora entrò dentro per fare qualcosa, mentre io stendevo le ultime lenzuola. La bambina giocava con i cuginetti con un pallone di gomma. Sofia lanciò il pallone dietro a qualcosa, forse un albero. La bambina fece per andare a prenderlo. Poi mi sono voltata per prendere l’ultimo lenzuolo e nel girarmi la bambina non c’era più.

C: Sofia lanciò il pallone? E poi, lei ha specificato che la bambina si sia allontanata di sua spontanea volontà di casa, ha una prova?

CA: Mi scusi, sarà l’agitazione. Non ricordo quel pallone come ci sia finito lì dietro… Si, da casa mia si vede un piccolo tratto di spiaggia e, se la vista non mi ingannava, sono quasi sicura di aver visto una bambina con un vestitino giallo correre su quella spiaggia verso il mare. Ma è stato un qualcosa di veloce. Per questo ho tentennato in questi mesi di raccontare ciò che ho visto, perché non volevo creare false piste.

C: Dunque, crede che la bambina sia andata sulla spiaggia?

CA: Si, magari a mare annegando o magari spingendosi altrove. Forse dalla spiaggia si sarà diretta a Nord fino a Carrara. Non so che dirle.

La testimonianza di Claudia fu come una grande pugnalata per Mendica. L’ipotesi di un presunto allontanamento spontaneo da parte della bambina era tra le piste poco probabili da seguire. Ordinò a cinque pattuglie della polizia di ispezionare tutta la zona della spiaggia e chiese a dei sommozzatori di analizzare i primi 20 metri del fondale marino. Le indagini proseguirono giorno e notte con lo scopo di trovare qualche elemento interessante.

Nel frattempo, Madison chiese aiuto ad una sensitiva per accertarsi se sua figlia fosse viva oppure no e se si, dov’era. Madison non era mai stata amante della magia nera, ma sembrava una delle poche speranze per accertarsi della salute di sua figlia. La sensitiva raccontò che vedeva buio, un buio pesto e un senso di vuoto. Si sentiva in balia delle onde del mare che le provocavano un forte mal di testa. Non riusciva a percepire la linfa vitale di Sofia, ma provava solo una grande nausea provocata da questo dondolio in mare. Mendica prese in considerazione anche questo elemento: era possibile che la balia del mare di cui soffriva la sensitiva fosse legato al fatto che Sofia fosse morta e il suo corpo fosse collocato in qualche parte nascosta del fondale marino? Anche il senso di vuoto e il buio fanno intendere qualcosa privo di vita.

Le ricerche di qualche traccia di Sofia in spiaggia durarono due giorni interi senza alcun risultato. Vennero ispezionate anche tutte le imbarcazioni collocate nel porto accanto alla spiaggia. La mattina del terzo giorno di ricerche, un poliziotto trovò un sandalo con dei diamanti fittizi molto simile a quelli indossati da Sofia il giorno della sua scomparsa. Il reperto fu portato immediatamente in laboratorio per essere analizzato dal RIS. Non si trovarono tracce di DNA sulle scarpette, dunque poteva essere di chiunque. Madison ogni giorno che passava perdeva sempre di più la speranza di trovare sua figlia viva. La pista della fuga in spiaggia la spiazzò perché era l’unica priva di speranza di un probabile ritrovamento in vita. Anche al commissario Mendica quella pista non gli piaceva particolarmente. In effetti, tra quelle più gettonate, era quella con meno speranze.

Molta gente si avvicinò al luogo del ritrovamento, incuriositi dal ritrovamento del probabile sandalo della piccola Sofia. Decine di giornalisti collegati in TV cercavano di aggiornare in tempo reale i correspettivi programmi televisivi, ignari di ciò che da lì a poco sarebbe successo in quella stessa spiaggia.

Su quella spiaggia, oltre ai giornalisti e ai curiosi, c’erano anche Madison e Pier che, mano nella mano, oltre a stare nella bocca di tutto il paese, cercavano disperatamente altri dettagli di Sofia, scavando a fondo nella sabbia e nelle vicinanze della spiaggia. La zona fu messa sotto sequestro, ma la polizia permise il loro accesso affinché contribuissero nella ricerca di altri particolari. Un’auto rossa sfrecciò a tutta velocità nelle vicinanze del marciapiede in cui era situata la folla. Si fermò improvvisamente nel marciapiede opposto, ma nessuno diede importanza. Una nube di fumo si innalzò in aria oscurando tutto il paese di Miriapoli. Poi il buio.

Una bomba era stata fatta scoppiare proprio nelle vicinanze della spiaggia. Molti furono i feriti di quel misterioso attentato. Numerose ambulanze accorsero per soccorrere i feriti e per trasportare i morti all’obitorio.  La bomba esplose nelle vicinanze di un negozio di abbigliamento, a pochi chilometri dall’appartamento di Madison e Giovanni. L’esplosione fu talmente violenta che una buona parte dell’edificio sotto cui era collocato il negozio crollò completamente. Madison e Pier fortunatamente erano molto lontani dal luogo del tragico evento, ma rimasero particolarmente scossi. In un primo momento le ricerche a mare da parte dei sommozzatori cessarono per poi riprendere dopo qualche ora. Uno di loro, sfortunatamente, trovò un cadavere incastrato tra dei lunghi e doppi tronchi posti sul fondale marino, a pochissimi metri dalla costa. Il corpo fu prelevato e trasportato urgentemente in riva. Madison, nel vedere quel cadavere dalle dimensioni di una bambina, si accasciò per terra e cominciò ad urlare. La polizia trasferì il corpo privo di vita in ambulanza sotto agli occhi increduli della poca folla rimasta per avere aggiornamenti sia dell’esplosione e sia delle ricerche della piccola Sofia. Tutti gridavano a squarciagola: - è stata trovata la bambina, è morta -. In effetti le probabilità che quella bambina fosse Sofia erano altissime.

Il dolore di Madison era incolmabile. Aveva il cuore lacerato in mille tagli e in cuor suo sperava che quella bambina non fosse la sua amata bambina. Quella bellissima bambina di appena tre anni con le lunghe trecce, con il suo vestitino estivo giallo e i suoi sandalini comprati qualche anno prima durante una vacanza a Napoli. Pier, al contrario, era convinto che fosse Sofia, che fosse sua figlia. Giovanni, alla notizia del ritrovamento del corpo di una bambina annegata in mare, continuò ad essere fiducioso e a non perdere le speranze. Sofia era troppo piccola per raggiungere da sola la spiaggia. Inoltre, di domenica mattina nel periodo di fine estate quella spiaggia era sempre molto affollata. Qualcuno l’avrebbe vista girovagare da sola e le avrebbe chiesto chi fosse, da dove venisse, chi fosse sua madre, suo padre. Il cadavere fu portato in ospedale per il riconoscimento. In ospedale giunsero anche Kate, moglie di Pier, e le sue due bambine per restare vicino al dolore di Pier e della povera Madison. A dir la verità, Kate era molto restia nei confronti della povera madre. In paese si sospettava che Kate sapesse già tutta la verità sul rapporto parentale tra Sofia e Pier, ma come sempre si trattavano di inutili chiacchiere tra pettegole.

Nel frattempo, il commissario Mendica fece un punto della situazione delle piste prese in analisi e le posizionò su un foglio in ordine di importanza:

  1. Morta annegata: la bambina si è diretta da sola in spiaggia per poi annegare
  2. Rapita da qualche comunità room
  3. Rapita da qualche persona che provava astio per Madison
  4. Rapita da Pier
  5. Rapita da Giovanni
  6. Fuggita da sola

Ovviamente, queste erano solo le ipotesi formulate in quel momento. Ma c’erano altri elementi che mettevano in crisi alcune di queste riflessioni. Prima di tutto, la misteriosa chiamata anonima a Pier dal campo room di Ancona. Basandosi anche sulle visioni della sensitiva, la donna percepì il movimento del mare e un senso di vuoto. Ancona affaccia sul mare, in particolare sul Mar Adriatico, una parte del Mar Mediterraneo che collega l’Italia con l’Europa Orientale. Ma perché quella chiamata? C’era qualcuno che voleva avvisare Pier? E la bomba? Frutto del caso oppure qualcosa di pilotato? Il commissario Mendica era troppo astuto e difficilmente si sarebbe fatto prendere per i fondelli. Sapeva che quella ritrovata qualche ora prima sul fondale marino non era la piccola Sofia, ma un finto cadavere messo lì per ostacolare le indagini. E che la bomba era solo un modo per distrarre le ricerche. E infatti, dopo le analisi effettuate in ospedale risultò che quella bambina era morta molti anni prima per un tumore al cervello e che il suo corpo era stato prelevato da un cimitero vicino Pisa. Dunque, qualcuno voleva ostacolare le ricerche e la speranza per la vita di Sofia erano ancora molto alte.

   
 
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