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Autore: _ A r i a    12/06/2022    1 recensioni
[ post!canon | what if | possibili spoiler del manga ]
Scendono di nuovo giù per le scale, fino a tornare all’ingresso. A un certo punto, però, Enji sente un gemito di dolore che lo mette subito in allarme, costringendolo a voltarsi.
Trova Keigo piegato su se stesso, le braccia strette attorno al proprio corpo, e questo basta a riempirlo di paura.
«Hawks!», lo chiama, terrorizzato. Lo raggiunge all’istante, stringendolo a sé.
«S-se continui a restarmi così vicino mi fai mancare il respiro, Endeavor-san…», lo provoca Keigo, lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Enji lo fulmina con lo sguardo. «Ti sembra il momento di flirtare, ragazzino?», lo rimprovera, ma la sua voce non suona per niente arrabbiata, piuttosto solo terribilmente preoccupata.
«Ho f-flirtato con te fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati, se non te ne fossi accorto…», gli fa notare il ragazzo. Un sorriso compare sul suo volto nell’osservare lo sbigottimento di Endeavor, ma poco dopo entrambi sono costretti a mutare espressione. Keigo, infatti, sembra essere scosso da una nuova fitta di dolore, il volto che si contrae per la sofferenza, mentre Enji torna a posare su di lui occhi pieni di apprensione.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Al risveglio, Hawks viene avvolto dall’aroma intenso di legno, che impregna tutto ciò che lo circonda.
Ci mette qualche secondo a persuadersi di aver passato la notte a casa Todoroki. Gli eventi delle ultime settantadue ore gli sembrano tutti così assurdi, irreali…
Si distende supino nel futon, accartocciando le lenzuola sul fondo. Fissa il soffitto, confuso, cercando di razionalizzare i pensieri che avverte ronzare nella propria mente.
Per essere mattina, fa già un gran caldo. Probabilmente ha dormito più a lungo del solito, considerata la stanchezza che si portava dietro.
Il che è un problema, visto che al momento non è a casa sua ma ospite di Endeavor.
Il ragazzo balza in piedi, boccheggiando. Nella stanza di Shoto non c’è una sveglia, ma è terrorizzato al pensiero che si sia fatto fin troppo tardi. Magari ha avuto una chiamata d’emergenza e deve correre in agenzia, figurarsi se può perdere tempo restando lì a casa ad aspettare lui…
Si passa in fretta e furia una mano tra i capelli dorati, trovandoli tremendamente arruffati e in disordine. Sono un disastro, ma avrà tempo per sistemarli dopo che si sarà accertato di non star comportando un disagio a Endeavor.
Prima di aprire le shoji che danno sul corridoio, Hawks s’immobilizza per un momento, una mano stretta attorno al telaio di legno. Gli sembra ancora incredibile di aver dormito a casa del suo eroe. Sa bene che, fin da quando Enji gliel’ha proposto, un senso di soggezione s’è impossessato di lui. E come sarebbe potuto essere diversamente, d’altronde? Per anni ha guardato a quell’uomo come la sua massima fonte d’ispirazione, ed è esattamente questo che continua ad essere per Keigo. È consapevole di provare dei sentimenti molto forti nei confronti di Enji, tuttavia ha sempre soffocato le proprie emozioni, convinto di non poter mai essere ricambiato. Si sente sopraffatto da tutta questa situazione, avere Enji così vicino, costantemente preoccupato per lui gli fa battere il cuore fin troppo in fretta, e si era ripromesso di non lasciar succedere una cosa del genere.
Solo che, in questo momento, non riesce proprio a metterci un freno.
Hawks chiude gli occhi per un momento, inspirando a fondo e stringendo con forza il telaio nella mano, finché le nocche diventano bianche.
Okay. Può farcela.
Lentamente fa scorrere la shoji di lato, che gli apre la vista sul corridoio.
Spera di aver memorizzato a sufficienza il percorso che Endeavor gli ha mostrato la sera precedente. Inizia a camminare lungo il corridoio, i piedi nudi che lenti si muovono sul legno.
Ritrova Enji nella sala che ha intravisto la sera precedente e in cui gli ha detto che di solito consuma i pasti. È inginocchiato davanti al tavolino, su cui ha messo diversi cibi e bevande.
Keigo non ha idea di quanto tempo abbia già trascorso ad aspettarlo lì.
«Oh, buongiorno!», esclama, portandosi una mano dietro alla nuca, in imbarazzo. «Spero di non averti fatto attendere troppo. Non… non è troppo tardi, vero?»
Enji solleva lo sguardo, sembra quasi sorpreso di vederlo. Il ragazzo ha un’espressione riposata in volto, e la cosa lo fa sentire così sollevato che riesce perfino ad abbozzare un sorriso.
«No, tranquillo», lo rassicura. «Mi sono svegliato un’oretta fa ma ho preferito aspettarti per fare colazione. Prego, accomodati.»
A quell’invito, Keigo non può far altro che inginocchiarsi a terra. Credeva che si sarebbe trovato più in difficoltà, invece il clima che avverte tra loro quella mattina è particolarmente mite e rilassato, lo fa sentire a suo agio. «Per caso hai ricevuto qualche chiamata dalla tua agenzia?», s’informa il ragazzo. «Sono terrorizzato all’idea di star tenendoti lontano dal tuo lavoro, lo confesso.»
«Che è anche il tuo lavoro, Hawks», gli fa notare Enji. «No, comunque nulla. Come hai dormito?»
«Uh, benissimo!», confessa Keigo. Per sottolineare il concetto allunga le braccia verso l’alto, stiracchiandosi appena.
Enji sorride, sembra rassicurato da quella risposta. Keigo, invece, non può fare a meno di notare il leggero accenno di occhiaie osservando il volto dell’uomo.
«Tu, piuttosto, sicuro di non essere stanco?», domanda Hawks, preoccupato. «Hai una faccia…»
Enji si sente un’idiota per aver sperato che il ragazzo non se ne accorgesse. Alla fine è rimasto a vegliare su di lui fino alle cinque del mattino, quando ha cominciato ad albeggiare. A quel punto, vedendo Hawks tranquillo, è tornato in camera sua e ha provato a riposarsi per un paio d’ore, ma decisamente quello scarso lasso di tempo non è stato sufficiente a cancellare ogni traccia di stanchezza dal suo volto.
«Sì, tutto a posto, tranquillo…», decide di rispondere, elusivo.
Keigo inarca le sopracciglia, preoccupato. «Sicuro?», chiede ancora, apprensivo. «Guarda che se sei in ansia per qualcosa riguardo al lavoro o qualsiasi altro argomento puoi parlarne con me, lo sai…»
Hawks allunga la mano sopra il tavolo, cercando quella dell’altro per dargli conforto. Ha paura che quello che gli ha raccontato possa aver riaperto in lui ferite che sta cercando di far rimarginare da fin troppo tempo.
Enji accoglie con gentilezza il tocco dell’altro. «Lo so. Ti ringrazio», gli assicura, rincuorato.
Hawks accenna un sorriso nella sua direzione. Osservandolo, si accorge di un dettaglio che trova insolito. «Uh, non ti facevo tipo da caffè al mattino!», confessa, riferendosi alla tazza che Enji tiene tra le mani.
L’uomo gli rivolge uno sguardo confuso, poco dopo però sembra intuire a cosa il ragazzo stia accennando. «In realtà preferisco il tè. Il caffè non è esattamente l’ideale visto il mio… carattere, ma senza prenderne una buona dose al mattino fatico ad iniziare al meglio la giornata», spiega, comprensivo. «Allora, cosa posso offrirti per colazione?»
Keigo decide di cogliere al balzo il cambio di argomento per cercare di alleggerire l’atmosfera. «Caffè, assolutamente!», risponde subito, sicuro. «Però mi serve una tazza bella alta…»
Enji lo osserva dubbioso per qualche secondo, ma alla fine solleva dal tavolino una tazza verde che sembra rispondere ai requisiti che gli ha indicato Keigo. «Questa va bene?», chiede.
«È perfetta!», esclama Hawks. «Ora potresti versarmi il caffè, per favore?»
«Certamente.» Enji recupera la caffettiera, versando il contenuto nella tazza. «Così?»
«Mh, mh. Poi aggiungo latte…», spiega il ragazzo, aprendo in fretta la bottiglia e riempiendo la tazza fin quando non è colma quasi all’orlo. «E lo zucchero! Tanto caffè, tanto latte e tanto zucchero! Più è dolce e più è buono!»
Enji osserva divertito Keigo mentre agita vigorosamente il cucchiaino per mischiare per bene tutti gli ingredienti della sua bibita. «E da mangiare cosa prendi? Nella credenza ho trovato brioche confezionate, biscotti, cereali…»
«Penso che opterò per i biscotti», gli confessa Hawks, pescando un frollino al cioccolato dalla busta sul tavolo e portandoselo alle labbra. «Allora, qual è il piano per la giornata?»
Enji resta per un momento assorto a fissare le briciole di biscotti che si posano vicino alle labbra del ragazzo. «Direi che ci conviene andare a prendere lo shinkansen per Fukuoka il prima possibile», ammette. «Probabilmente arriveremo lì nel primo pomeriggio, per cui suppongo che ci potremo concedere una piccola pausa per il pranzo. Dopodiché andrei subito verso casa tua, così possiamo recuperare quello che ti serve. Purtroppo il viaggio è un po’ lungo, quindi penso che non riusciremo a tornare a Tokyo che a tarda sera, però ce la possiamo fare.»
Hawks gli sorride incoraggiante. Ora che ci pensa, quella è la prima volta che fanno quel tragitto insieme, nell’unica – disastrata – occasione in cui Enji lo ha raggiunto a Fukuoka infatti lui si è limitato ad andare a prenderlo in stazione all’arrivo e a riaccompagnarlo una volta giunto il momento della partenza.
Non sa perché, ma si sente particolarmente elettrizzato al pensiero di quell’esperienza.
«Non vedo l’ora!», commenta, strizzando gli occhi, entusiasta.


Come Enji aveva previsto, quando arrivano a Fukuoka sono circa le quattro del pomeriggio.
Si fermano a prendere qualcosa da mangiare al volo in un piccolo locale poco lontano dalla stazione. Alla fine optano per alcuni baozi con ripieno di carne, e li mangiano mentre camminano lungo le varie strade.
Hawks è felicissimo di fare da guida. Quella gli sembra l’occasione che attendeva da un po’ per cercare di porre rimedio all’unica altra occorrenza in cui lui ed Endeavor si sono trovati insieme nel Kyushu. È un pomeriggio mite, nell’aria c’è una brezza tiepida che preannuncia l’arrivo imminente dell’estate, sembra il clima perfetto per concedersi una passeggiata.
Di tanto in tanto Keigo ne approfitta per mostrare a Enji questa cosa o quell’altra. Spera di coinvolgerlo col suo entusiasmo, che riesca a percepire quanto sia felice al pensiero che loro due siano lì, insieme, l’uno accanto all’altro e, a giudicare dall’espressione serena sul volto di Endeavor, probabilmente qualcosa sta trasparendo.
Mentre sono fermi ad un incrocio, aspettando che scatti il verde per l’attraversamento pedonale, Keigo avvicina il viso alla propria spalla.
«Mh. Mi sa che ho bisogno di farmi una doccia…», commenta, arricciando il naso.
La scena strappa un altro sorriso a Endeavor. «Va bene, vorrà dire che ci penserai quando torniamo stasera», propone, conciliante.
Hawks si volta a guardarlo, e gli rivolge il sorriso più luminoso del mondo di rimando. Quella vista finisce per scaldare il cuore di Endeavor, che si limita a tossicchiare per nascondere quel poco di colore che ha tinto le sue guance. Poco dopo il semaforo permette loro di attraversare, e anche quel momento finisce per cadere nel limbo delle cose già dimenticate.
In ogni caso, Enji cerca di rimanere comunque abbastanza vigile. Se il padre di Hawks non si è ancora spostato dal Kyushu, probabilmente potrebbe ancora essere lì da qualche parte, in giro per Fukuoka. Dubita che possa attaccarli così apertamente, tuttavia la prudenza non è mai troppa.
Quando guarda Hawks, però, sente di star vacillando. Il ragazzo ha un’espressione così felice e rilassata in volto, Enji si ritrova a pensare che vorrebbe vederlo sempre così. Per un momento gli sembra che i contorni di ciò che li circonda stiano svanendo, ci sono solo loro, i loro sorrisi tranquilli e il cielo aranciato che si avvia verso il tramonto.
Hawks gli appare un po’ più turbato solo quando raggiungono la via in cui abita. È come se si aspettasse di veder comparire di nuovo suo padre in qualsiasi momento. Endeavor cerca istintivamente la mano del ragazzo, stringendola nella sua.
A quel gesto, Keigo solleva lo sguardo su di lui, stupito. Enji gli rivolge un sorriso, che spera sia per lui incoraggiante, e gli occhi di Hawks si colmano all’istante di gratitudine.
Attraversare quella via, adesso, è decisamente più facile. Si ritrovano in fretta davanti alla casa del ragazzo, e Keigo fruga nelle tasche dei pantaloni alla ricerca delle chiavi.
Che situazione paradossale. Mai in vita sua si sarebbe aspettato di veder entrare l’eroe che da sempre aveva amato più di ogni altro nella propria abitazione, eppure eccoli lì.
Le chiavi girano nella toppa, le mani di Hawks che tremano appena, e la porta si apre davanti a loro.
«Benvenuto a casa mia», lo accoglie Keigo, e gli occhi di entrambi iniziano a vagare nel nuovo spazio che li accoglie.
Enji nota subito che, in effetti, la casa di Hawks è ben diversa dalla sua. Già dalla conformazione la definirebbe una piccola villetta a schiera in un moderno quartiere residenziale, nulla a che vedere con i grandi spazi a cui è abituato. All’ingresso c’è un tavolino di vetro, forse per appoggiare chiavi o altri piccoli oggetti all’arrivo, sormontato da uno specchio.
Keigo chiude la porta alle loro spalle, e insieme si avviano più all’interno della casa. Enji individua il soggiorno, ampio e spazioso, in cui spiccano un divano dall’aspetto comodo e un bel televisore. Sul lato opposto rispetto a quella stanza, invece, c’è la cucina.
«Beh, non è affatto male qui», commenta Enji, tornando ad osservare il ragazzo.
«Sono felice che ti piaccia!», ammette Keigo. «Non ho mai avuto voce in capitolo, visto che la casa ce l’ha trovata l’HPSC e poi a tenerla ci ha pensato mia madre. Comunque, le camere sono al piano di sopra!»
Endeavor è quasi sorpreso che ci sia un altro piano, ma non può negare a se stesso di aver intravisto il corrimano delle scale fin da quando ha fatto ingresso là dentro. Così si limita a seguire Hawks su per i gradini di legno, il ragazzo che gli fa abilmente strada.
Keigo procede diretto fino in camera sua, e a quel punto Enji decide che la cosa migliore da fare sia rimanere sulla soglia ad aspettarlo.
Camera di Hawks è incredibilmente in ordine, non se lo sarebbe mai aspettato. Il letto è rifatto, gli oggetti sono in ordine sia sulla cassettiera che sulla scrivania. Considerando che vive da solo da circa un anno, se l’è cavata decisamente bene.
La stanza di Tomie doveva essere quella di fronte. Enji intravede un letto con le coperte in ordine, ma sa bene che nessuno dorme più lì ormai da diverso tempo.
Nel frattempo Keigo ha recuperato un borsone e ci sta mettendo dentro un po’ di vestiti puliti. La presenza di Enji a pochi passi da lui, in un certo senso, lo rilassa.
Chiude il pc nella borsa per trasportarlo, per poi dare un’occhiata in giro. Non gli sembra di aver bisogno d’altro, ma ci riflette comunque un’ultima volta per sicurezza.
«Hai preso tutto?», gli domanda Enji, che nel frattempo ha di nuovo spostato lo sguardo su di lui.
«Mh mh», gli conferma Hawks. «Direi che possiamo andare.»
Prima che Keigo esca dalla stanza, Enji si decide finalmente a entrare. Percorre giusto qualche passo, per poi fermarsi quasi subito, nei pressi della cassettiera, dove ha notato qualcosa che ha attirato la sua attenzione.
«E questo?», domanda, prendendo tra le mani un oggetto che ha trovato là sopra.
Keigo ridacchia, avvicinandosi a lui. Fin da quando sono saliti in camera sua si è sentito in imbarazzo al pensiero che Enji potesse vedere il peluche di Endeavor che ha continuato a conservare in tutti quegli anni.
«Ce l’ho da quando sono piccolo», confessa. «Non dovresti essere sorpreso che io sia un tuo fan, number one
Enji si lascia sfuggire uno sbuffo imbarazzato, posando nuovamente il peluche sulla cassettiera, il che fa ridacchiare Keigo, divertito. Alla fine l’uomo esce dalla stanza, e il ragazzo si limita a seguirlo.
Endeavor gli lancia uno sguardo perplesso vedendolo pieno di borse. Pensa al livido sul suo volto e all’aspetto emaciato in cui l’ha visto ridotto in quegli ultimi giorni, per poi muoversi spontaneamente verso di lui poco dopo. «Lascia, faccio io», propone, riferendosi a quei pochi bagagli.
Hawks gli rivolge uno sguardo perplesso, tuttavia alla fine si lascia sfuggire un sospiro e gli consegna la tracolla del pc e il borsone coi vestiti a Endeavor. La verità è che, nonostante quella mattina si sia svegliato più riposato, adesso la stanchezza di quegli ultimi giorni sta ricominciando a farsi sentire.
Enji sembra soddisfatto del risultato ottenuto. Un sorriso gli balena per un momento in viso, dopodiché riprende ad attraversare la casa, seguito a breve distanza da Hawks. 
Scendono di nuovo giù per le scale, fino a tornare all’ingresso. A un certo punto, però, Enji sente un gemito di dolore che lo mette subito in allarme, costringendolo a voltarsi.
Trova Keigo piegato su se stesso, le braccia strette attorno al proprio corpo, e questo basta a riempirlo di paura.
«Hawks!», lo chiama, terrorizzato. Lo raggiunge all’istante, stringendolo a sé.
«S-se continui a restarmi così vicino mi fai mancare il respiro, Endeavor-san…», lo provoca Keigo, lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Enji lo fulmina con lo sguardo. «Ti sembra il momento di flirtare, ragazzino?», lo rimprovera, ma la sua voce non suona per niente arrabbiata, piuttosto solo terribilmente preoccupata.
«Ho f-flirtato con te fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati, se non te ne fossi accorto…», gli fa notare il ragazzo. Un sorriso compare sul suo volto nell’osservare lo sbigottimento di Endeavor, ma poco dopo entrambi sono costretti a mutare espressione. Keigo, infatti, sembra essere scosso da una nuova fitta di dolore, il volto che si contrae per la sofferenza, mentre Enji torna a posare su di lui occhi pieni di apprensione.
«M-male… f-fa male…», farfuglia il ragazzino, cercando di stringere le braccia attorno a un punto della pancia.
Endeavor lo solleva attentamente da terra, prendendolo in braccio e tenendolo saldamente contro il proprio corpo. «Piano…», mormora, provando a tranquillizzarlo.
Attraversa il soggiorno con ampie falcate, fino a raggiungere il divano. Una volta giuntovi davanti, sistema il corpo del ragazzo comodamente su di esso, per poi inginocchiarsi accanto a lui.
Hawks cerca di rannicchiarsi su se stesso, il volto contratto e un po’ arrossato. Enji gli accarezza la fronte e le guance, cercando di rassicurarlo.
«Ehi…», lo chiama piano, ha quasi paura di spaventarlo. «Posso fare qualcosa per te?»
Keigo cerca di riacquisire lucidità in fretta. «I-in camera di mia madre, nell’armadio… dovrebbe esserci una coperta di plaid blu. Potresti prendermela, p-per favore?», chiede, debolmente.
Enji è in parte confuso da quella richiesta, ma decide comunque di assecondarla. «Certo», gli assicura, lasciando un’ultima carezza sulla sua fronte.
Non è affatto entusiasta all’idea di lasciarlo da solo, anche se per breve tempo. Tuttavia cerca di convincersi dicendosi che se fa in fretta, poi dopo potrà subito raggiungerlo nuovamente. Rivolge uno sguardo pieno di apprensione al ragazzo, per poi decidersi ad alzarsi.
Seguendo le indicazioni di Hawks, riesce a trovare la coperta a colpo sicuro. Cerca di non muovere niente a parte ciò che gli serve, vuole lasciare quel luogo immutato, così come l’ha trovato. In caso contrario, gli sembrerebbe quasi di mancare di rispetto a Keigo.
Poco dopo, sta già scendendo di nuovo giù per le scale.
Ritrova Keigo sul divano, esattamente nella posizione in cui l’ha lasciato.
«Grazie…», mormora il ragazzo quando gli consegna il plaid. Se lo avvolge intorno alle spalle, stringendoselo al corpo.
Enji torna a inginocchiarsi ai piedi del divano. «Mi hai fatto prendere un colpo», ammette, puntellando un gomito su un cuscino e posando una guancia sulla mano chiusa a pugno per poterlo guardare meglio.
«Scusami, non volevo allarmarti…», si affretta a giustificarsi Keigo. Sembra sinceramente mortificato.
«Ma figurati se devi scusarti per una cosa del genere», cerca di tranquillizzarlo Endeavor.
Hawks accenna un sorriso nella sua direzione, ma sembra ancora parecchio dolorante. Enji osserva il modo in cui le sue mani massaggiano la parte alta della pancia, all’altezza dello stomaco, e anche quella bassa.
«Posso vedere?», chiede, per poi mordersi la lingua.
Quella è una richiesta un po’ delicata, lo sa bene. Gli sembra quasi di invadere lo spazio personale di Hawks, e non sa se il ragazzo ha intenzione di condividerlo con lui.
Keigo non sembra essere particolarmente a disagio per via di quella domanda. Forse, più che l’idea di rimanere a torso nudo davanti a Enji, a turbarlo è la consapevolezza che l’uomo prenda effettivamente atto delle condizioni in cui è ridotto.
Ciononostante, Keigo si solleva appena col busto. La coperta gli cade dalle spalle, e afferra il bordo della t-shirt, sollevandolo con entrambe le mani, scoprendo progressivamente il proprio petto agli occhi di Endeavor.
Il corpo di Hawks è tonico, esattamente come quello di tutti gli eroi. Ha muscoli ben delineati, e in diversi punti sono chiaramente individuabili le cicatrici che raccontano anni di battaglie. Enji resta incantato a osservarlo per qualche secondo, incapace di negare a se stesso di trovarlo bellissimo. Sa bene che ha ormai smesso da tempo di considerare Hawks semplicemente come un ragazzino fastidioso, solo che ha sempre preferito negarlo a se stesso.
Perché la verità è sempre stata particolarmente difficile da accettare.
Ad attirare maggiormente l’attenzione di Endeavor, però, sono le vistose ecchimosi che percorrono la pelle. Sembrano più evidenti all’altezza dello stomaco e della parte bassa del ventre, esattamente i punti che Enji ha notato Hawks massaggiare con maggiore insistenza.
Si sente così furioso alla vista di com’è stato ridotto il ragazzo. Vorrebbe trovare quell’uomo all’istante e sistemarlo a dovere.
Non c’è nulla di giusto, in tutta quella storia. Hawks è un suo amico, tiene tantissimo a lui, non si merita in alcun modo di soffrire così.
Quei lividi, però, mettono anche in azione un tarlo che comincia a mangiucchiargli il cervello.
Questo, in fondo, non è poi molto diverso dallo stato in cui fin troppe volte ha lasciato Shoto a riversare. Chi è lui per fare la morale a qualcuno su un argomento del genere?
Una persona che sta facendo del suo meglio per diventare migliore, probabilmente.
Istintivamente, avvicina la mano alla pelle livida di Keigo. Hawks sussulta al contatto, tuttavia non si sottrae.
Gli ematomi sono parecchio scuri e preoccupanti. Enji comincia a domandarsi se non sia il caso di farli visitare da un medico.
Le dita di Enji percorrono quella pelle livida, cercando di rilasciare un poco di calore col suo quirk nel mentre. Hawks sembra rilassarsi all’istante, tanto che si lascia sfuggire un sospiro di sollievo, sistemandosi meglio con la schiena contro il bracciolo del divano e chiudendo gli occhi.
«Meglio?», s’informa Endeavor, disegnando caldi arabeschi sulla sua pancia.
«Mh mh», annuisce il ragazzo, grato.
È una situazione così rilassante che potrebbero restarci immersi entrambi all’infinito. Dalle finestre con le tapparelle abbassate, penetra appena la luce aranciata del tramonto.


Quando tornano a casa le dieci di sera sono ormai passate da un pezzo.
Keigo attraversa l’ingresso quasi sfrecciando. Enji lo guarda con una certa incredulità, sembra che i malesseri di quel pomeriggio siano svaniti nel nulla.
«Stasera cucino io!», proclama, allegro.
Enji non fa in tempo a replicare che il ragazzino è già sparito in cucina. Rassegnato, si limita a seguirlo.
«Da quando in qua sai cucinare?», s’informa, mentre sta ancora camminando lungo il corridoio.
Keigo, nel frattempo, si aggira tra i mobili della cucina. «Mia madre se ne è andata via di casa da un anno, non potevo andare avanti a cibo takeaway! O meglio, all’inizio ci ho provato, però ho scoperto che non era una cosa molto salutare…», spiega. Apre un pensile della credenza sopra ai fornelli, osservando ciò che contiene con aria perplessa. «E poi mi stai letteralmente ospitando in casa tua, questo mi sembra il minimo che io possa fare per cercare di sdebitarmi!»
Enji si appoggia con la schiena contro lo stipite della shoji, osservando il ragazzo muoversi con dimestichezza in quell’ambiente, come se vi facesse parte da sempre, come se non fosse mai stato altrove e appartenesse lì di diritto. È una visione che lo riempie di tranquillità, resterebbe lì a guardarlo tra tegami e ingredienti per il resto dei suoi giorni. «Te l’ho già detto, è una cosa che faccio con piacere», commenta, incrociando le braccia al petto.
«E io faccio con piacere questa cena! Direi che siamo pari!», insiste Hawks. Enji non lo vede in volto perché, dalla posizione in cui si trova, il ragazzo è di spalle rispetto a lui, tuttavia riesce a immaginare perfettamente il sorriso luminoso che gli sta incurvando le labbra in quel momento. Keigo apre uno dei pensili e diverse pentole minacciano di cadergli addosso, così lo richiude subito alla velocità della luce.
«Va bene», si arrende infine Enji, chiudendo gli occhi per un momento e lasciandosi sfuggire un sospiro. «Allora che cosa mi cucini?»
«Ecco!», esclama Hawks, soddisfatto. Il ragazzo apre il frigorifero e i suoi occhi sembrano illuminarsi per una realizzazione improvvisa. «Pollo, peperoni…»
Mentre parla, tira fuori man mano i vari ingredienti che elenca. Chiuso il frigorifero, passa alla credenza. «Salsa di soia e semi di sesamo! Direi che ci sono tutti gli ingredienti per fare un gran piatto»,  comunica, con una certa fierezza.
«Mh. E io cosa posso fare per aiutarti?», gli chiede Enji.
«Proprio un bel niente!», ridacchia Keigo. «Tu stai lì e guardi, vedrai che ti tiro fuori un manicaretto!»
Enji scuote la testa, ma in realtà sta sorridendo anche lui. Keigo estrae un tagliere da un cassetto e, recuperato un coltello, inizia ad occuparsi dei peperoni.
«Comunque chissà perché mi aspettavo che la tua scelta sarebbe ricaduta sul pollo», commenta Endeavor, osservando i filetti che Hawks ha lasciato per il momento sul bancone della cucina. Stacca la schiena dal telaio della shoji, incamminandosi in direzione dei fornelli.
«Oh, andiamo, non puoi biasimarmi per questo», ribatte Keigo, mentre sistema una grossa padella sul fuoco e ci versa dentro abbondante olio. «Dopotutto, sai che è una delle mie più grandi debolezze.»
«Non lo faccio, infatti», gli assicura Enji. L’uomo apre il frigorifero, da cui estrae una bottiglia di vino bianco.
Hawks gli lancia uno sguardo incuriosito. «Mh? E che ci fai con quella?», domanda infatti poco dopo.
Enji recupera un cavatappi dal cassetto. Poco dopo, stappata la bottiglia, sfila due calici dalla credenza, riempiendoli con una piccola quantità della bevanda. «Te lo offro, che domande», spiega l’uomo, porgendogli uno dei due bicchieri.
Keigo accetta il calice con condiscendenza. A contatto con la sua pelle, il vetro risulta incredibilmente freddo, reso ancor più gelido dal vino che contiene. «Uh, ma grazie!», commenta, sinceramente affascinato da quel gesto.
Enji mesce appena la bevanda all’interno del bicchiere con un lieve gesto della mano. «A cosa brindiamo?», domanda, tendendo appena il proprio calice verso quello del ragazzo.
Keigo sembra rifletterci per qualche istante. Di colpo, però, i suoi occhi vengono attraversati da una scintilla di consapevolezza. «A questo luogo», propone Hawks. «Che possa diventare un posto da chiamare casa.»
Enji resta molto colpito da quelle parole. Ha l’impressione che, in quelle poche ore che vi ha trascorso, Hawks abbia già percepito come, a conti fatti, Endeavor stesso si senta un alieno in casa propria. In un certo senso, il pensiero che Keigo stia facendo di tutto per rendergli quel posto più accogliente non può che farlo rasserenare.
Enji unisce il bicchiere a quello del ragazzo, facendoli tentennare lievemente.

A fine cena, sul tavolino rimangono soltanto le ciotole ormai vuote.
Il pollo preparato da Hawks era a dir poco delizioso. Enji ne ha mangiato ogni singolo pezzo, e ora le bacchette sono state finalmente deposte con soddisfazione.
Come gli aveva annunciato nel pomeriggio, Keigo è andato a farsi una doccia. Lui, invece, è uscito in veranda per fare qualche telefonata.
L’aria è ancora quella del giorno appena trascorso, secca e calda. Giugno e l’estate sono in arrivo, e sembrerebbe tutto così incredibilmente tranquillo, se non fosse per il motivo che, di colpo, ha portato Hawks a vivere in casa sua, sotto la protezione che Enji gli offre.
Enji resta per un po’ ad osservare il giardino di casa Todoroki nella penombra della sera. Sente delle cicale frinire, in lontananza, forse su dei pini.
Le persone a cui deve telefonare sono probabilmente quelle con cui, in generale, comunica più spesso. Estrae il cellulare dalla tasca dei pantaloni, non deve cercare a lungo, i numeri che cerca sono letteralmente i primi due del registro.
La prima chiamata è per Fuyumi. In questi giorni la ragazza è partita per una breve vacanza a Okinawa, assieme ad alcune ex compagne di università.
Nonostante l’orario, la ragazza risponde subito dopo pochi squilli. «Papà? Tutto bene?», domanda, accettando la chiamata.
Sentire la voce cristallina di Fuyumi ha su Enji lo stesso effetto di trarre una boccata d’ossigeno fresco dopo lungo tempo – in fondo, gli ultimi due giorni sono stati parecchio impegnativi, e gli sembra di star riuscendo a smaltire la tensione solo in quel momento. Si lascia sfuggire un breve sospiro, chiudendo gli occhi per un istante. «Fuyumi. Sono felice di sentirti», si ritrova ad ammettere.
Dall’altro capo del telefono, Enji avverte il rumore delle onde che s’infrangono quiete sulla sabbia. Immagina che sua figlia si sia concessa una passeggiata in riva al mare, prima di andare a dormire.
Fuyumi si sistema una ciocca di capelli candidi dietro l’orecchio. Fissa l’oceano davanti a sé, scuro nella notte, perdersi verso l’orizzonte, mentre il vestito bianco che indossa ondeggia appena nella leggera brezza marina. «Certo che è tardi per una chiamata», si ritrova a valutare la ragazza. «È successo qualcosa? Hai fatto di nuovo tardi al lavoro?»
«No, è tutto a posto, tranquilla. In realtà oggi mi sono preso un giorno libero», confessa Enji. «Come sta andando la vacanza?»
«Bene!» Fuyumi continua a camminare, i piedi che percorrono la sabbia umida. «Oggi le ragazze hanno voluto visitare l’isola di Taketomi. Ci sono delle stradine caratteristiche e delle case particolari, è stato davvero bello!»
L’entusiasmo del racconto di sua figlia finisce per contagiare anche lui. Sul viso gli compare un accenno di sorriso. «Sono felice che ti stia divertendo», ammette. «Fuyumi, io… avrei bisogno di chiederti una cosa.»
La ragazza si siede sulla spiaggia, osservando la schiuma biancastra delle onde avanzare e ritrarsi a seconda del moto del mare. «Certo, dimmi pure», lo esorta lei, comprensiva come sempre.
Enji fissa un punto indefinito del giardino buio. «Hawks sta avendo diversi problemi, ultimamente», spiega, cercando di non entrare troppo nello specifico per non violare la privacy del ragazzo. «Al momento lo sto ospitando qui a casa perché mi è sembrata la cosa migliore da fare. Ci tenevo ad avvisarti così da non spaventarti se dovessi passare da queste parti, e poi anche perché, dopotutto, tu stessa hai vissuto qui così a lungo…»
«Papà.» La voce di Fuyumi lo interrompe con gentilezza. «Guarda che non devi chiedermi il permesso per ospitare Hawks a casa tua. Lui è un bravo ragazzo, se al momento sta attraversando un periodo di difficoltà e ritieni che ospitarlo da te possa aiutarlo non ci trovo nulla di male. E poi sono sempre stata dell’idea che avere qualcuno in giro per casa non potesse che farti bene, lo sai.»
Enji resta per un momento in silenzio, lo sguardo che si sposta tra le varie fronde degli alberi. Un soffio di vento fa muovere i rami, ed Enji lo sente raggiungere la sua pelle. È grato alle parole di sua figlia, se ne sente così profondamente rassicurato.
«Fuyumi, grazie…», mormora, ritrovandosi a chiudere di nuovo gli occhi.
Gli sembra quasi di sentire il rumore delle labbra di Fuyumi che si piegano in un sorriso. «Papà, non mi devi ringraziare per questo, lo sai…», commenta, dolcemente. In lontananza, si avvertono dei passi e una voce. «È Shizuka. Devo andare. Ci sentiamo presto, papà, e mi raccomando, cerca di preoccuparti un po’ meno! Ti voglio bene, buonanotte!»
«Buonanotte, Fuyumi. Ti voglio bene anch’io», mormora Enji. Poco dopo, avverte il suono dell’apparecchio che viene riagganciato.
La telefonata con Fuyumi gli ha messo addosso un po’ di malinconia, ma al tempo stesso lo ha sollevato. Forse si è preoccupato troppo, già.
In ogni caso, per non correre rischi, Enji decide che è meglio effettuare anche la seconda chiamata.
Questa volta il cellulare squilla un po’ più a lungo.
Quando dall’altro capo rispondono, Enji sente un gran frastuono in sottofondo. «Chi diavolo è che chiama a quest‒ oh, capo. Sei tu. Buonasera…» Moe si morde il labbro inferiore, sperando di non aver fatto una figuraccia infernale. Mette in pausa la serie tv che stava vedendo al pc e si tira meglio a sedere sul letto.
«Buonasera, Burnin. Spero di non averti disturbata», commenta Enji, in tono piatto.
«No, nessun disturbo! Tra poco sarei andata a dormire ma adesso sono ancora sveglia», si appresta ad assicurargli la sua sidekick. «Allora, a cosa devo questa chiamata?»
Endeavor si slaccia un bottone del colletto della camicia. «Domani sarò in ufficio, ma ho bisogno che tu faccia delle ricerche per me», si limita a spiegare. «La prima riguarda l’HPSC.»
Enji sente dei rumori confusi dall’altra parte del telefono, probabilmente Burnin arranca lungo il letto fino ad arrivare alla scrivania. Poco dopo, infatti, la sente appuntare qualcosa a matita, forse su un taccuino. «L’HPSC? Come mai?», domanda lei, confusa.
«Adesso non posso spiegarti, domani ti dico. Vedi se riesci a trovare documenti desecretati. Mi servono dei contatti, perlomeno dei membri che erano al vertice», risponde Enji, evasivo. «La seconda ricerca è sul caso Takami. Me ne sono occupato anni fa. Dovrebbero esserci ancora dei rapporti a riguardo, perlomeno in archivio…»
Dall’altro capo c’è silenzio. Burnin ha smesso di prendere appunti da qualche secondo. «Il caso Takami?», chiede. «Capo, è successo qualcosa a Hawks? Devo preoccuparmi?»
Enji si preme una mano contro il viso, tirando un sospiro esausto. È stanco. E ha un’assistente fin troppo perspicace. «No», taglia corto. «Voglio solo accertarmi di un paio di cose, tutto qui. Tu occupati di queste ricerche e vedrai che non ci saranno problemi.»
Moe esita ancora per qualche secondo. «Okay», concede infine, spostando il peso del corpo da un piede all’altro. «Domani ti faccio trovare tutto pronto sulla tua scrivania. Buonanotte, capo!»
Enji chiude la chiamata senza salutarla. Di colpo tutte le preoccupazioni che lo stanno angustiando si fanno di nuovo sentire.
I lividi sulla pelle di Hawks tornano a tormentarlo, e sente lo stomaco stringersi in una morsa. Se solo pensa a come quel mostro ha osato ridurlo… al dolore a cui ha costretto un ragazzo innocente…
Vorrebbe trovare quell’uomo e ridurlo in cenere in quel preciso istante. Pagherà per tutte le sofferenze che ha inflitto al figlio, Enji è deciso a non concedergli sconti.
In quel momento, Keigo fa capolino da dietro la shoji socchiusa. Ha fatto la doccia e si è già cambiato con gli indumenti per la notte. Lo osserva con i suoi grandi occhi dorati, come percependo nell’aria che qualcosa non va.
Enji è piuttosto certo che non abbia sentito niente di ciò che lui e Moe si sono detti.
«Va tutto bene, Endeavor-san?», gli domanda, preoccupato.
Enji accenna un sorriso nella sua direzione. «Sì, certo», cerca di rassicurarlo. «Vieni qui.»
Avvicina una mano a quella del ragazzo, stringendola nella sua e attirandolo a sé. Keigo gli vola tra le braccia, ed Enji ne approfitta per passargli una mano tra i capelli dorati, ancora umidi di doccia. Inizia a frizionargli la cute, rilasciando un poco di calore col suo quirk per asciugarli nel mentre.
Keigo ride, il gesto gli fa il solletico. Enji fissa il suo sorriso pieno di incanto.
E si ritrova a valutare che sì, in effetti quello è davvero un bel posto da chiamare casa.





notes
sono tornataaa!
eh sì, è passato un bel po' da quando ho aggiornato per l'ultima volta. vogliate scusarmi, sfortunatamente i giochini scemi con le date non si portano avanti da soli.
in compenso torno con un capitolo parecchio lungo, che supera abbondantemente le 5.000 parole e che (spoiler) è forse il mio preferito di tutta la long. non che succeda nulla di che, ma questo hurt/comfort croccantello... ahh. letteralmente il motivo per cui ho scritto la long.
ma andiamo con ordine. una cosa di cui probabilmente mi sono dimenticata di parlare nelle note del precedente capitolo è la fine del matrimonio di enji e rei. troppo semplice e sbrigativa come soluzione? oh, prendetemi per egoista ma a me premeva di occuparmi del rapporto tra endeavor e hawks, per cui è andata così.
parlando di questo capitolo in sé per sé, in realtà non credo ci sia molto da dire. non so perché mi dia delle comfort vibes tanto forti, forse perché la mia scena preferita è senza dubbio quella in cui endeavor si prende cura dei lividi di hawks e... ah, pure perfection se chiedete a me.
ma nella disgrazia (perché ricordiamocelo sempre, alla fine non è un clima per niente tranquillo quello in cui si trovano) ci sono questi spiragli di vita quotidiana che m'infondono un sacco di pace. loro che fanno colazione insieme, la passeggiata a fukuoka mentre mangiano (tra l'altro una cosa che io ho assaggiato per la prima volta allo scorso lucca comics, lol), keigo che prepara la cena, insomma sono tutte scene che mi piacciono un sacco.
[ aggiornamento non richiesto sulla mia vita: mi sono trasferita a vivere da sola circa un mesetto fa, sono stanca ma felice. forse sto iniziando a lavorare a una storia nuova, nel mentre nel manga di mha sta tipo succedendo il delirio ma meglio non parlarne :)) ]
per ora penso di aver detto tutto. vi ringrazio ancora una volta per tutto l'amore che inaspettatamente sta ricevendo questa creaturina ♥
a presto
aria
   
 
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