Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Eevaa    19/06/2022    9 recensioni
Erano solo dei bambini.
Non conoscevano niente dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevano che dietro l'angolo li attendesse un destino da schiavi, mercenari.
Nessun pianeta sul quale tornare, nessun castello, niente più notti stellate sul promontorio di Vegeta-Sei, niente più folle di persone acclamanti al loro ritorno.
Solo sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, corse solo andata.
Erano solo dei bambini, ma avrebbero imparato a crescere in fretta.
[Un doloroso scorcio sull'infanzia e sull'adolescenza di Vegeta]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Radish, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.


 

- MERCENARI -

Capitolo 6
Xandar


 
Per arrivarci c'era voluto più tempo del previsto. Due anni e mezzo, per la precisione.
Durante il viaggio erano subentrate nuove missioni, nuovi incarichi improrogabili. Molteplici nuove occasioni per farsi umiliare da Zarbon e Dodoria, nuove purghe planetarie per conto della molesta Squadra Ginew, persino un incontro spiacevole con Freezer in cui Vegeta era uscito tutt'altro che vittorioso. E, anzi, aveva avuto ancor più modo di fermentare odio, più desiderio di conoscenza, più sete di verità.
Più il tempo passava, più Vegeta si incattiviva, più si inaspriva.
Aveva imparato a non fidarsi di nessuno, a volte stentava persino a fidarsi della sua stessa squadra, sebbene non ce ne fosse alcun motivo reale. Non era più un moccioso per il cosmo, era cresciuto, era maggiorenne e il desiderio di indipendenza cresceva ogni anno in modo esponenziale. Più volte aveva pensato di liberarsi di loro, o anche solo di andare via e lasciarli perdere.
Si costringeva a non farlo solo perché Nappa e Radish gli erano utili, malgrado non fossero forti quanto lui. Nappa aveva un grande potenziale combattivo, e – anche a favore di età - era piuttosto rispettato all'interno dell'Esercito, e chissà come era sempre a conoscenza di alcuni pettegolezzi intergalattici che facevano sempre comodo. Una stupida guardia del corpo, in poche parole.
Radish invece era debole. Se quando erano bambini c'era stato un momento in cui la loro forza non differisse di molto, lo scarto aumentava sempre più col passare del tempo. No, non era per la forza combattiva che Vegeta non poteva uccidere Radish, ma per una lunga lista di buoni motivi che potevano essere riassunti col fatto che fosse il miglior figlio di puttana del cosmo. Scaltro, furbo, calcolatore e un ottimo pilota.
Vegeta li detestava entrambi, ma li detestava comunque meno rispetto a tutto il resto della popolazione intergalattica. Una volta maggiorenne, aveva assunto lui stesso il ruolo di “capo” all'interno della loro piccola divisione. Da quando comandava lui e non doveva più rendere conto a Nappa come tutore, si sentiva il Re dell'universo. La sua sete di potere era aumentata, così come aumentava sempre di più la voglia di sorpassare Freezer e non farsi più umiliare. Ma quel giorno era ancora lontano e, per il momento, poteva solo sperare di vederlo il meno possibile e di uscire dal suo cospetto senza ferite al limite del trapasso.
L'ultima volta era stata dura, non erano bastate tre ore nella vasca di rianimazione per uscirne tutto intero. Era stato una volta guarito, che aveva capito di non poter più aspettare. Missioni o non missioni, avrebbe dovuto conoscere la verità, anche se non avrebbe cambiato nulla. Lo doveva semplicemente a se stesso, a tutte le umiliazioni che subiva. Lui doveva sapere.
Aveva quindi iniziato a elaborare un piano piuttosto dettagliato su come agire per trovare le sue verità nascoste - mantenendo anche un mezzo segreto con i suoi sottoposti.



«Vuoi trovare tuo fratello?» domandò Nappa, mentre masticava un panino stoppo su un attracco portuale.
«Non di certo per chiedergli di unirsi a noi: era troppo debole e troppo pacifico per combattere. Voglio solo sapere la sua ubicazione, per qualsiasi evenienza» raccontò Vegeta.

Era una bugia. Non gli poteva importare un fico secco di dove si trovasse Tarble. Suo padre l'aveva esiliato appena nato per lo scarso potere combattivo, da allora non aveva avuto più sue notizie. E, a dirla tutta, dubitava persino che Freezer sapesse della sua esistenza, o l'avrebbe già schiavizzato. Era solo un bene per Tarble rimanere nell'ombra a vivere chissà dove.
Non che gli importasse della sua sorte.
«Pensi che si trovi su Xandar?» domandò Nappa.
Vegeta scosse il capo. Quel babbeo non aveva capito niente! «No, ovviamente».
«Su Xandar si trova qualsiasi cosa, Nappa! Se si cerca un'informazione, lì è possibile accedervi. Ci sono i sistemi di spionaggio più avanzati di tutte le Galassie!» intervenne Radish. Ovvio che invece quel babbeo avesse colto al volo. Cosa che lo infastidì parecchio, date le scarse capacità del Principe di manifestare compiacimento verso gli altri.
«Come dice lui» borbottò quindi Vegeta, annoiato. «Abbiamo solo un problema: Xandar è sorvegliata dall'Esercito di Freezer, e io non voglio che Freezer scopra che siamo lì, e di conseguenza che scopra dove si trovi quel buono a nulla di mio fratello» spiegò poi, trattenendo un sorrisetto. Aveva trovato la scusante perfetta per andare laggiù sotto copertura.

Lui e Radish erano abbastanza abili nell'hackerare i sistemi di sicurezza - avrebbero potuto facilmente accedere a quei sistemi una volta laggiù ma... rimaneva il problema di riuscire ad arrivarci senza farsi beccare. Se davvero Freezer aveva corrotto gli Xandariani per nascondere lo scandalo della distruzione di Vegeta-Sei, i Saiyan erano senz'altro una presenza poco gradita su quel pianeta. Tipo ricercati numero uno, o una cosa simile.
Radish fece spallucce. «Procurare schede identificative false? Un gioco da ragazzi!»
Vegeta strabuzzò gli occhi. A volte dimenticava che quel bastardo fosse il miglior figlio di puttana del cosmo. «Lo puoi fare?»
Aiutato da una lunga sorsata di Rokk, Radish ingurgitò i resti di quel panino orripilante. Era disgustoso! Vegeta, che non sapeva se in quel posto fosse peggio bere o mangiare, aveva saggiamente deciso di digiunare.
«Sì, conosco una tizia. Me le può inviare in un paio di settimane».

Nappa allargò le braccia, esterrefatto. «Dove diamine l'avresti conosciuta, moccioso?»
Non aveva mai smesso di chiamarlo così. Sebbene Radish avesse oramai quasi diciotto anni.

«Quinta ammiraglia dell'Esercito, in una missione sette mesi fa. Non avete idea di quanti bastardi sotto copertura ci siano in quel battaglione! Beh... la signorina mi deve un favore» ammiccò. «Due favori!» specificò poi.
Vegeta alzò gli occhi al cielo. «Siamo fottuti». Ultimamente Radish aveva quella fastidiosa abitudine di infilare l'arnese in qualsiasi essere vivente dotato di uno o più orifizi.
«E comunque non è un po' rischioso andare su Xandar con dei documenti falsi, contando i loro sistemi di spionaggio?» intervenne poi Nappa, puntualizzando l'ovvio.
«Si, lo è» grugnì Vegeta.
Molto, molto rischioso. Ma lui doveva sapere. Lui aveva sete di una verità che sapeva non avrebbe affatto dissetato. Avrebbe bruciato più che un disgustoso Rokk, ma lui la voleva lo stesso. Se ne sarebbe ubriacato, di quella verità. Perché oramai sapeva fosse tale, ne voleva solo una conferma.
«Sì, probabilità di fallimento intorno al 75%...» annuì Radish, mettendosi le mani dietro la testa con un gran sorriso giulivo. «Che cosa stiamo aspettando?»




Avevano impiegato diverse settimane per procurarsi delle false schede identificative e delle divise dell'esercito contraffatte, e altrettante settimane per giungere su Xandar nel completo anonimato, con un'astronave traballante presa in prestito – che nel linguaggio di Radish era sinonimo di “rubata” - da un vecchio imbecille su un pianeta mercantile.
Così, con le code schiacciate dentro quell'armatura di vecchia annata e le chiome da Saiyan – ovviamente non quella di Nappa – ben strette nei caschetti, erano riusciti a passare i primi controlli identificativi per l'attracco.
Xandar era un pianeta verdeggiante e ultra-tecnologico ai confini dell'estrema Galassia dell'Ovest, abitato da popolazione variopinta. Gli autoctoni erano alieni encefalo-sviluppati ma con un bassissimo livello di combattimento tuttavia, a quanto sentito dire, il pianeta si era ripopolato di forestieri dopo la conquista di Freezer.
Erano infatti state erte diverse basi dell'esercito, e la città principale pullulava di guardie.
Non fu difficile confondersi con esse agli occhi degli autoctoni, ma ogni passo compiuto lungo la navata verde centrale, alcuni soldati li avevano osservati come se stessero compiendo una sfilata. Qualche bisbiglio, qualche saluto tipico dell'Esercito, probabilmente da parte di qualche guardia che stava lì da molto tempo e quindi che sapeva riconoscere le facce nuove.
«Kaioh demonio, vorrei strapparmi la coda per quanto mi fa male» bisbigliò Radish, intento a deambulare come se avesse qualcosa di poco piacevole infilato su per lo sfintere anale.
«Smettila di lamentarti e cammina» sibilò Nappa, anch'egli persino più goffo del normale.
Sembravano due bestie da soma. Due bestie da soma molto brutte e grosse.
Al termine della lunga via centrale si ergeva un grosso edificio di vetri scuri, mastodontico, al limite dell'inquietante. Doveva essere il quartier generale dello spionaggio.
Giunti all'ingresso, il rischio di fallimento del loro piano gli si presentò sul conto: telecamere, ingressi presidiati, tutti quelli che entravano dovevano presentare un badge. Insomma, tutto tranne che semplice.
«Ok... quello che ci serve è qualcuno a cui rubare il badge» sussurrò Radish.
Nappa sbuffò. «Non conosci qualche prostituta anche qui che te ne può fare uno falso?»
«Ehi, Rakna non è una prostituta!» s'indispettì Radish. «E comunque no. A meno che vogliate darmi qualche giorno di tempo».
Qualche giorno era già un lasso di tempo troppo, troppo lungo, in un pianeta in cui non avrebbero dovuto nemmeno mettere piede. Vegeta si morse il labbro e spiò di nuovo l'ingresso principale della struttura. «Meno stiamo sopra questa palla di fango, meglio è. Troviamo un modo per procurarc-»
«Seguitemi» lo interruppe Nappa, incamminandosi dietro quattro personaggi che avevano l'aria di essere del posto.
Vegeta e Radish si lanciarono un'occhiata da sotto il casco, poi iniziarono a camminare dietro a quel grosso imbecille. Da quando Vegeta aveva acquisito potere completo all'interno del gruppo, detestava farsi dare ordini da qualcuno, ma era evidente che Nappa avesse in mente qualcosa per risolvere quel problema e, suo malgrado, avrebbe dovuto cogliere ogni occasione per uscire sano e salvo di lì – con le informazioni che gli servivano.

Proseguirono a pedinare i nativi oltre una piazza con delle fontane a forma di sfera, fino a giungere a palazzi e grattacieli più diroccati fuori dal centro.
«Ehi, voi!» gridò loro, una volta giunti nei pressi di un vicolo meno frequentato.
I quattro autoctoni si voltarono e, nel vedere i soldati dell'Esercito, si misero sull'attenti.
«C'è qualche problema, signore?» domandò uno di loro, quando Nappa gli si avvicinò.
«Sì. Dobbiamo operare dei controlli a tappeto, ci sono stati casi di intrusione».
«Ma noi sia-»
«Ordini di Re Cold» li interruppe, e loro si ammutolirono di nuovo per poi annuire. «Seguitemi» intimò infine, dirigendosi nel vicolo.
Non attese neanche di giungere in un posto dove non batteva la luce del sole. Uno, due, tre, quattro fasci di luce dritti al cranio. Le loro teste macrocefale esplosero come bolle di sapone, imbrattando le mura di un palazzo color antracite.
«CHE CAZZO?!» urlò Radish, esterrefatto.
«Shhht!» lo spintonò Nappa. «Vuoi farci scoprire?»
«IO?! Tu vai in giro a uccidere gente a caso e sono io quello che-»
«Li ho visti uscire dal palazzo principale, quindi sono in possesso di un badge» gli ringhiò in faccia.
Vegeta alzò gli occhi al cielo. I metodi rozzi di Nappa non erano i più saggi, ma sicuramente i più sbrigativi. E avevano anche un certo senso, contando che se avessero tentato di rubare i badge o uccidere qualcuno dell'Esercito di Freezer sarebbero stati perseguibili dall'Impero, mentre a uccidere nativi non avrebbero rischiato così grosso.
Così, sotto lo sguardo esterrefatto di Radish e quello fiero di Nappa, Vegeta si chinò su uno dei cadaveri e iniziò a frugare nelle tasche del mantello.
«Forza, cerchiamo questi badge e preghiamo i Kaioh che nessuno si accorga che non sono nostri».



Non se ne accorsero. Riuscirono a passare i controlli per miracolo divino, dopo aver stipulato un piano d'azione arrabattato e potenzialmente fatale. Una vera fortuna che Radish avesse imparato a scollegare gli Scouter dal server imperiale, così da poter comunicare in totale sicurezza.
La torre di spionaggio era grande, colma di uffici, di via vai di personale, di guardie, di postazioni disparate per il controllo delle comunicazioni radio intergalattiche, server di connessioni, programmazioni tecnologiche, tutte cose di cui Vegeta conosceva solo il nome.
«Scendete al piano -3» li guidò Nappa che, posizionato in uno degli uffici burocratici, aveva il compito di guidarli nella planimetria di quel luogo infernale.
Vegeta e Radish, schiacciati spalla a spalla nell'ascensore insieme ad alcuni nativi operai, rimasero in silenzio fino a fine corsa. Camminarono veloci secondo le indicazioni, fino a trovarsi completamente soli.
«Sinistra. Primo corridoio a destra. Radish, c'è un ufficio vuoto nella terza porta. Vegeta, prosegui dritto fino all'ascensore Y. L'Ufficio Archiviazioni è al -4».
Radish si voltò verso di lui, e da sotto il casco Vegeta poté intravedere uno sguardo divertito. «Ultime volontà, prima di venire catturati e giustiziati?» gli sussurrò, giusto perché serviva un po' di ottimismo in quella missione suicida.
Vegeta sbuffò. «Sì: che la tua morte sia lunga e dolorosa. Mi basterebbe questo per morire felice». Poi si rese conto che, con la fortuna che aveva, sarebbero finiti nello stesso girone dell'Inferno e Radish l'avrebbe infastidito per l'eternità. E quella era senza dubbio una buona motivazione per rimanere vivi più a lungo possibile e centellinare quel fastidio solo in alcuni momenti della giornata.
«Annotato, capo!» ridacchiò e fece un saluto militare, poi corse baldanzoso alla terza porta.


L'Ufficio Archiviazioni era una stanza buia, lunga e stretta, poco illuminata da qualche luce al neon verde e dagli schermi dei pochi computer accesi. C'erano solo sette postazioni occupate, quindi Vegeta decise di dirigersi in quella più lontana da occhi indiscreti. Nessuno sembrava averlo notato.
«Ventuno» sussurrò nello Scouter, attivando lo schermo. Ricercò in incognito i file sui Saiyan ma, naturalmente, risultavano criptati.
«Ok, dammi un minuto» rispose Radish, dopo qualche istante. «Non appena scollegherò il tuo computer dal server intergalattico, ti metterò in collegamento con una rete nascosta così che nessuno possa risalire alle nostre ricerche. Attendi il mio via libera, non appena avrò mandato in corto circuito le telecamere, avrai dai trenta secondi ai tre minuti prima che gli addetti alla sicurezza se ne accorgano, se non se ne accorgono, meglio ancora. Devi fare più in fretta che puoi. Nappa, tu sei pronto a distrarli?»
«Affermativo» rispose questi, pronto come da piani a entrare nell'Ufficio Controllo e Sicurezza per distrarre le guardie.
«... server scollegato... rete nascosta... attivata... e... telecamere... scollegate. Via libera!»
Trenta secondi circa.
Il cuore di Vegeta martellava all'impazzata. Non era mai stato così vicino alla verità come in quel momento.
I file che poco prima erano inaccessibili risultarono consultabili, ma erano miliardi, milioni. Le ricerche erano difficili. Una vera fortuna che in quegli anni avesse imparato a consultare i database intergalattici, per alcune missioni.
Trovare e trasferire nello Scouter i dati delle navicelle spedite altrove da Vegeta-Sei negli anni 737 e 738 fu più facile del previsto, veloce, indolore. Ma lui non era affatto lì per quello, ed era il suo segreto.
Trenta secondi erano già trascorsi, ma tutto taceva, a parte il battito del suo cuore che pulsava nelle orecchie. Iniziò la ricerca del traffico nel quadrante del pianeta, ma alcuni file sembravano corrotti.
«A che punto sei?»
Vegeta non rispose, continuò a digitare sulla tastiera criteri di ricerca, con la lingua tra i denti che oramai sanguinava.
«... capo?»
«Sta' zitto» sibilò Vegeta, con la vista oramai offuscata per tutti quei numeri che scorrevano sullo schermo, quei dati infiniti che sembravano muoversi tutti insieme senza un vero criterio. Provò a lanciare un download per decriptare, ma le tempistiche risultarono troppo lunghe.
Stava andando nel panico, e la voce di Radish che gli intimava di sbrigarsi non lo aiutava.
«Dovresti aver trovato già quello che cercavi, a quest'ora. C'è qualche problema?»
«I file sono criptati. Chiudi quella dannata bocca, ce la sto per fa-»
Allarme rosso.
Una sirena iniziò a suonare a volume alto nella stanza, probabilmente in tutta la struttura.
«Scusate, non avrei potuto intrattenerli oltre senza essere scoperto. Ci vediamo alla nave».
Vegeta ignorò la voce affannosa di Nappa che correva per qualche scala. I sette nativi che erano nella stanza con lui si guardarono intorno, lui fece lo stesso.
“Violazione di sistema. Possibili intrusi. Violazione di sistema. Possibili intrusi. Violazione di sistema. Possibili intrusi” ripeteva una voce pre-registrata dagli altoparlanti.
«Le telecamere sono ancora spente?» domandò Vegeta.
«Sì. Ma le stanno ripristinando. Missione interrotta, vieni via di lì».
«Ancora un minuto» ringhiò e, senza pensarci due volte, fece fuoco e fiamme nella stanza. Una vera fortuna che i nativi non avessero alcun potenziale combattivo. Perirono con un colpo secco, poi Vegeta distrusse le telecamere e si sedette di nuovo alla postazione ventuno.
«Si può sapere cosa-»
Ignorò la voce di Radish, ignorò l'allarme.
“Violazione di sistema. Possibili intrusi”.
«Forza» ruggì allo schermo, che da troppi secondi sostava al 99%. «FORZA!» urlò di nuovo, e finalmente la scritta “download completo” apparve in rosso. «Ce l'ho fatta!»
I movimenti nell'orbita di Vegeta-Sei quel giorno infernale di undici anni prima. Nessun buco nero. Nessun asteroide, nemmeno un fottuto minuscolo meteorite in quel quadrante di galassia nell'ora dell'impatto.
Solo l'ammiraglia di Freezer.


Era stata tutta una menzogna. Sempre. Freezer aveva mentito, li aveva attirati tutti sul pianeta per procedere al genocidio di massa.
Per tutti quegli anni aveva fatto lo schiavo di colui che aveva distrutto il suo regno.
La verità che aveva ricercato negli ultimi due anni e mezzo si rivelò più scottante, più amara di quello che avrebbe mai pensato. Ma il peso che avvertiva nel petto era niente, nulla in confronto alla rabbia, al prurito che percepiva sulla punta delle dita. La voglia di uccidere, di distruggere, di disintegrare e spezzettare e far patire a chiunque la stessa sorte.
Avrebbe voluto urlare, radere al suolo quel pianeta e tutti quelli che avrebbe incontrato di lì alla rotta verso l'infinito, sporcarsi le mani di sangue e leccarselo via con compiacimento. Avrebbe voluto ballare sui cadaveri di ogni soldato dell'Esercito e lasciare Freezer per ultimo, agonizzante, scorticarlo fino all'ultimo centimetro di pelle, fratturargli anche le ossa più piccole del suo corpo una ad una, lasciarlo agonizzante a farsi stuprare a turno da ogni figlio di puttana della galassia e ridere delle sue urla. E solo infine ucciderlo, quando sarebbe stato coperto solo da sangue e sperma e sputi e fango.
Quella sarebbe stata la sua nuova missione finale. Il suo obiettivo di vita. Avrebbe iniziato a contare i giorni in quell'attimo, il lasso di tempo che lo separava dal guardare quegli orribili occhietti rossi spegnersi.

Si alzò di scatto dalla postazione, distrusse tutti i computer e, dopo aver scavalcato uno a uno tutti i cadaveri, uscì dalla stanza. Camminò veloce, con i pugni stretti e il sangue che gli colava dalla bocca talmente si era morso la lingua. E fu lì che lo trovò: Radish, in mezzo a un corridoio, circondato da altrettanti cadaveri di guardie. Persino dell'Esercito di Freezer. Li aveva uccisi, pur sapendo che avrebbe rischiato la pena di morte per questo. Tutto per far sì che non li scoprissero con le mani nel sacco.
«Kaioh maledetto, ma dov'eri finito?!» gli urlò Radish, costernato. Vegeta non rispose, continuò a stringere i pugni. Non una parola uscì dalla sua bocca, nemmeno quando Radish lo afferrò per un braccio e lo trascinò dalla parte opposta del corridoio. Non oppose nemmeno resistenza, non lo uccise per l'affronto. Tutta la sua rabbia era proiettata altrove. «Vieni, c'è un'uscita secondaria, ho trovato il modo di disattivare tutte le telecamere ancora per qualche minuto. Dobbiamo muoverci».
Salirono per delle scale secondarie, il vociare e l'allarme si fece più intenso e, dopo aver spiato che nessuno stesse osservando la porta, uscirono e si unirono al flusso di gente che si stava dirigendo alle uscite di sicurezza.
Era fatta. Non erano stati visti.
Su Xandar erano sicuramente i migliori hacker della galassia, ma in quanto a sistemi di sicurezza, avevano ben da migliorare.
Per quanto potenzialmente fatale, il piano aveva funzionato. Un piano elaborato da due teste di cazzo, ma due teste di cazzo che gli erano devote ed erano disposte a uccidere e morire per lui.
In fin dei conti Radish avrebbe potuto lasciarlo lì, scappare. Invece aveva ucciso delle guardie pur di non farlo scoprire.
Per quanto doleva ammetterlo, si rese conto in quell'istante di non poter rinunciare alla sua presenza e a quella di Nappa, almeno per il momento.
Per quanto lui fosse potente, nello spazio c'era sempre qualcuno di più potente di lui, qualcuno pronto a volerlo fregare, raggirare, umiliare, o solo approfittare della sua posizione e della sua forza. Ci sarebbe stata sempre una missione con un'alta percentuale di fallimento, ma quella percentuale divisa per tre sarebbe stata più facile da affrontare.
Apprese in quell'istante che avrebbe dovuto mettere da parte il suo desiderio di indipendenza e venire a patti che non poteva agire da solo. Gli servivano alleati in quell'universo di nemici.
Alleati di cui avrebbe dovuto fidarsi almeno un poco, anche se non al cento per cento. Nessuno nello spazio è degno di totale fiducia, quando scopri che la tua vita negli ultimi undici anni è stata costruita sulla menzogna.


 


«L'hai trovato?»
Vegeta fissava il vuoto, mentre sul display del suo Scouter scorrevano dati e numeri che non stava nemmeno fissando. Non da qualche minuto, almeno. La sua testa era vuota, mentre il suo petto era colmo di rabbia.
«Vegeta?» domandò di nuovo Nappa.
«Cosa?» rispose, rude.
«Tarble!»
Ah, Tarble. Il finto motivo per il quale aveva spinto tutti e tre su Xandar per ricercare la verità.
«Sì...» rispose. Aveva capito dove si trovasse, i dati erano piuttosto inequivocabili, anche se la navicella spedita era anonima. Pianeta Tech Tech, dicevano i file. Un pianeta inutile, proprio come suo fratello.
Nappa ghignò. «Bene. Andremo da lui?»
«No» rispose, secco. «Assolutamente no. Non mi importa niente di lui».
Disse. Mentiva, mentiva anche a se stesso. Non voleva che Freezer scoprisse che avesse un fratello, non voleva che anche lui venisse schiavizzato, non voleva un altro Saiyan servo di un impero che li aveva sterminati.
Aveva deciso che Tarble sarebbe dovuto rimanere nell'ombra. Come aveva deciso che sarebbe rimasto segreto il reale motivo per cui era andato su Xandar. Non avrebbe detto niente a Nappa e Radish. Avrebbe tenuto la cosa per sé, convinto che sopportare quella rabbia da solo l'avrebbe fortificato. Quegli altri due imbecilli non se ne sarebbero fatti niente di quella rabbia.
«Sicuro che vada tutto bene? Hai una faccia!» gli sussurrò Radish, prima di impostare il pilota automatico per raggiungere l'attracco portuale dove avrebbero ritrovato la loro pulciosa astronave. Lo osservava sottecchi, ben attento a non farsi udire da Nappa che aveva già iniziato a russare.
Dannazione a lui, che sapeva leggere tra le righe dei suoi silenzi!
Vegeta mentiva a se stesso anche quando si raccontava che avrebbe potuto sostenere quel peso tutto da sé. Sapeva che almeno a Radish e Nappa avrebbe dovuto dirlo. Che avrebbe potuto dirlo senza alcuna conseguenza. Sapeva che sarebbe stato più semplice condividere tutto quello insieme, ma farlo avrebbe significato dare importanza a loro, a quei buzzurri che stentava spesso a sopportare.
«Se vuoi tenerti la tua di faccia, stai zitto» gli rispose, spegnendo la luce di cortesia. Si voltò verso l'oblò, a osservare il cosmo.
E Radish, come quella lontana notte quando il pianeta era esploso, fece esattamente quello che Vegeta avrebbe voluto da lui: fece finta di niente. Non forzò la mano.
Dannazione a lui.
Vegeta non voleva apparire debole. Lui non voleva apparire scosso, lui non voleva mostrarsi sconfitto. Vegeta IV non aveva amici. Aveva solo sottoposti, forse alleati.
Avrebbe portato quel peso per sé, gli fosse costata la sanità mentale.
Tutto, pur di non mostrarsi vulnerabile.
Tutto, pur di non dare mai più fiducia a nessuno.
Tutto, pur di continuare a mentire a se stesso.


Ma ogni tanto ancora peccava. Ogni tanto mentire a se stesso gli risultava ancora complesso – anche se si sarebbe allenato di più, negli anni.
E quella notte non riuscì a mentirsi, non quando decise di prendere in mano lo Scouter e mandare un messaggio anonimo alla navicella inviata su Tech Tech. Un atto di debolezza per cui si detestò, una falla nel suo sistema inespugnabile di menefreghismo. La prova che la sua umanità risiedesse ancora da qualche parte, in mezzo alla sua rabbia, alla sua cattiveria, alla sua sete di vendetta. Da qualche parte c'era, ma era solo uno dei suoi tanti segreti.

“Sono vivo. Un giorno sarò il più forte. Fino a quel giorno, rimani dove sei. Non cercarmi. -V”


 
 
Continua...

Riferimenti:
-Importante: alcuni di voi hanno puntualizzato che Vegeta scopre la verità su Namek per via di Dodoria. E nel manga è così, ma nell'anime è diverso: c'è una puntata, dopo Namek, in cui Vegeta ripercorre il suo passato ed è Nappa a rivelargli che Freezer ha distrutto il suo pianeta, ma Vegeta in quel momento dice che ne era già al corrente da un po' di tempo. È ovviamente una cosa in cui manga e anime differiscono, ma io mi sono basata sull'anime e quindi... beh, ecco perché Vegeta ne era al corrente. Ecco lo spezzone di quella puntata: https://www.youtube.com/watch?v=Rpbmlx_MO_0
-In Dragon Ball Super è stato confermato che sia canonica l'esistenza di Tarble, il fratello di Vegeta, che si è visto nel oav "Il ritorno di Goku e i suoi amici".

ANGOLO DI EEVAA:
Eeeehilà, gente spaziale! 
La missione dei nostri "eroi" è andata più liscia del previsto, stavolta... o almeno così pensano Nappa e Radish. Vegeta ha però scoperto tutto sull'esplosione del loro pianeta e, DANNAZIONE A LUI, non gli dice niente. 
Che dire... se già adesso il Pinrcipino è un dito nel retto di traverso, dopo questa presa di coscienza immaginatevi come diventerà. E poveri i suoi alleati, che dovranno sopportarlo.
Signori, mancano tre capitoli alla fine. Ancora non avete capito in che direzione andranno le cose? Oh, tranquilli, nell'ultimo capitolo sarà più chiaro qual è il mio intento, qui. Oltre a quello di dare uno scorcio su come Vegeta sia arrivato a essere il Vegeta che è giunto sulla Terra, la prima volta.
Nel frattempo vi giuro che nel prossimo capitolo avrete una gioia.
A presto e grazie di cuore per come sempre a chi continua a leggere!



 
Nel prossimo capitolo!
Lo afferrò con rabbia e lo spinse fuori da una porta di servizio, fuori, sotto una pioggia scrosciante.
Lo sollevò contro il muro e lo schiaffeggiò, furioso.
«Cosa cazzo hai fatto, Radish?» gli urlò Vegeta, dritto in faccia, ad un palmo di naso.


 
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Eevaa