Coleen Matthews
aprì la porta della
propria casa esibendo un sorriso “Posso esserle
utile?” ***
“Desdemona
Hawkins?”
Aveva
una voce delicata e un tono garbato, uno sguardo attento ma
cortese.
John Winchester, invece di un sorriso, esibì il proprio
finto distintivo da finto agente dell'FBI “Coleen
Matthews? Sono
l'agente Baker, posso farle qualche domanda?”
Coleen si
accigliò appena ma si scostò dalla porta per
permettere all'uomo di
entrare. Lo fece accomodare in salotto, in quella sua casa
fastidiosamente immacolata, indicandogli il divano mentre lei
prendeva posto sulla poltrona di fronte.
“Posso offrirle del
tè freddo, agente Baker?”
“No, solo delle
risposte.”
Coleen si umettò le labbra, sorridendo in
maniera sarcastica prima di frugare nella borsa posta sul tavolino in
bambù.
John si portò una mano al fianco, percependo al tatto il
freddo della propria pistola, ma non ebbe bisogno di agguantarla. La
donna tirò fuori a sua volta un distintivo, porgendolo al
cacciatore.
“Detective Morgan?”
La donna annuì,
riponendo il distintivo nella borsa “Coleen Matthews
è uno
pseudonimo, sono sotto copertura. L'ho vista a casa di Beverly
Wallace, sta indagando anche lei sul caso Hawkins?”
John
forzò un sorriso, un sorriso che agli occhi della donna
parve
naturale. Era abituato a mentire e ad improvvisare e anche per quel
motivo non si lasciò avvolgere dal panico quando la
detective gli
porse il distintivo.
“Sto indagando su un caso, non è ancora
il caso Hawkins.” ma il suo istinto da cacciatore
gli suggeriva
che ci fosse qualcosa che non quadrava del tutto.
“Forse è
più avanti di me nelle indagini, detective Morgan.”
Un
sorriso, quello di John, capace di ammaliare nonostante la furbizia
palese.
Ma Coleen Matthews - o la detective Morgan - era furba
quanto lui.
Sorrise a sua volta, ferma in quella postura
professionale ma che richiamava sicurezza “Non posso
dire di no
ad un agente dell'FBI, giusto?”
John piegò le labbra in un
sorriso diverso, rassicurante, ma non rispose a parole. Stava
studiando la situazione, stava studiando la donna, quasi fosse certo
che qualcosa stonasse in tutto quello.
Sapeva che non erano le
parole del figlio maggiore, quella sicurezza che Dean aveva mostrato
nel proclamare innocente Desdemona Hawkins, c'era qualcosa di
più,
un qualcosa di indefinito ma quasi palpabile.
La donna si umettò
le labbra e sospirò pesantemente, palesando una certa
rassegnazione.
Con dei movimenti lenti si alzò dalla poltrona,
dirigendosi ad uno scaffale alle sue spalle da dove prese alcuni
fascicoli.
John non perse un singolo movimento di lei, i muscoli
tesi pronti a scattare anche quando lei si sedette nuovamente.
Non
gli porse i fascicoli, li tenne in grembo mostrandosi titubante
nonostante lo sguardo fosse fermo e deciso su John.
“Su cosa
sta indagando, di preciso, agente Baker?”
La voce le tremò
appena, ma John ignorò volutamente ciò che
sembrava timore. O ciò
che la donna volesse passasse per tale.
“Lei sa che le ultime
morti avvenute in questa cittadina non sono accidentali, giusto?”
John non aggiunse altro e la donna annuì, consegnandogli
finalmente i fascicoli.
“Stavo indagando su un omicidio
avvenuto a Lawrence, in Kansas, meno di un anno fa.”
John
serrò la mascella nel sentire il nome della cittadina.
Si
costrinse a sotterrare nuovamente quei ricordi che facevano ancora
male nonostante fossero ormai lontani.
Lontani, ma vividi. Troppo
vividi. Era anche per quei ricordi che continuava a combattere quella
crociata infinita, mosso dalla vendetta e dal dolore per aver perso
la sua Mary.
Aveva ancora incubi su quella terribile notte anche
se non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno ai suoi stessi figli e
di tanto in tanto gli sembrava di sentire ancora l'odore di bruciato,
l'odore del fumo e il calore di quelle fiamme
Coleen parve non
notarlo e proseguì il suo racconto, il capo lievemente chino
e le
mani giunte, le dita intrecciate tra loro.
“Jordan Bailey era
un assistente sociale. Si occupava di adozioni e alcuni anni fa
avrebbe dovuto occuparsi della pratica per l'adozione di Desdemona
Hawkins.”
Fece una breve pausa, deglutendo a vuoto e John
annuì, sporgendosi in avanti a mostrare maggior interesse.
“Era
sano come un pesce! Poi, improvvisamente, ha iniziato a sputare
sangue fino a che non è morto. La moglie era terrorizzata,
ancora
non si capacita di come sia potuto succedere, di cosa sia successo. I
medici non hanno dato risposte concrete. Durante le indagini abbiamo
sospettato si trattasse di avvelenamento, ma i test non hanno
rilevato nulla.”
John aggrottò le sopracciglia, sfogliò
brevemente i fascicoli e scosse il capo, ridendo amaramente.
“Come
Laura Morales, Mark Peterson e Steve Wallace.”
asserì “E
la signorina Hawkins è sospettata per quale motivo? Una
mancata
adozione? Mi sembra un po' poco, detective.”
Coleen sorrise
appena e solo per un breve istante distolse lo sguardo dal volto
dell'uomo.
A John non sfuggì, ma non fece nulla per farlo capire
a lei.
“Pochi giorni prima che il signor Bailey morisse,
era
stato visto in compagnia di Desdemona. Lui l'aveva invitata al bar
per discutere di una probabile nuova adozione, ma la ragazza
andò su
tutte le furie. Arrivò persino a colpirlo in viso,
può leggere le
testimonianze, è tutto in quei fascicoli.”
John si prese
qualche istante per leggere. Tutti i sei testimoni sostenevano la
medesima cosa: Desdemona Hawkins aveva aggredito verbalmente e
fisicamente Jordan Bailey.
“L'avete interrogata.” disse
all'improvviso dopo aver voltato pagina.
Il giorno seguente la
morte di Jordan Bailey, Desdemona Hawkins era stata portata alla
centrale di polizia per essere interrogata come persona informata sui
fatti, ignara che fosse invece una sospettata.
“L'abbiamo
interrogata. Il suo alibi non reggeva, venne smentito subito quando
interrogammo gli assistenti sociali e le suore che si occupano dei
ragazzi e dei bambini dell'orfanotrofio. Solo diversi giorni dopo
venne poi confermato dalla fonte: un altro ragazzo dell'orfanotrofio.
Non siamo riusciti ad andare avanti con le indagini nonostante i
nostri sforzi.”
Coleen sembrava amareggiata, stanca, il
sorriso che le illuminava il volto sembrò sparire, quasi
avesse
abbattuto quella barriera invisibile che si era costruita da
sola.
“Ma non mi sono arresa e quando ho saputo che era
stata
presa in affido qui a Carroll ho fatto carte false per seguirla. Non
so se sia un caso o se sia riuscita in qualche modo a farsi affidare
ad una famiglia del posto.”
John la guardò con aria
interrogativa. Era curioso e voleva sapere cosa la donna avesse da
dire ma ancora c'era qualcosa che stonava. Non riusciva ad
inquadrarlo totalmente, ma era lì, quasi visibile sebbene
fosse
quasi certo che la donna non stesse mentendo. Non su tutto,
almeno.
Coleen sospirò, si allungò verso John e
sfogliò il
fascicolo fino ad una pagina ben precisa. L'unghia laccata di rosa
antico picchietto sul foglio dove, nero su bianco, spiccavano due
nomi.
“Laura Morales e Mark Peterson avrebbero dovuto
adottare Desdemona. Poi hanno rinunciato all'adozione sotto consiglio
di Jordan Bailey.”
Desdemona sollevò lo sguardo e istintivamente la
sua mano andò a cercare quella più vicina. Non si
rese conto se
stesse stringendo la mano di Sam o quella di Dean, ma
percepì quando
la stretta venne ricambiata.
Annuì all'uomo, un giovane agente di
polizia che taccuino alla mano si apprestava a farle delle
domande.
“Dove si trovava al momento della morte di Beverly
Wallace?”
La rossa deglutì a vuoto e un fastidioso brivido
le percorse la schiena. Non aveva mai avuto un buon rapporto con le
forze dell'ordine, nemmeno quando era poco più di una
bambina, ma le
cose erano precipitate appena un anno prima.
Ricordi non lontani
furono capaci di scuoterla, di farla sentire con le spalle al muro,
messa alle strette. La paura le serpeggiò addosso, infida e
prepotente e Desdemona serrò i pugni, conficcandosi le
unghie nel
palmo della mano libera da quella del Winchester. Si voltò
appena,
realizzando che a stringerle la mano fosse Sam.
“Ero...ero
con loro.” disse indicando i ragazzi. Dean le
posò una mano
sulla spalla, stringendola con delicatezza.
L'agente guardò
entrambi i ragazzi come a cercare conferma, una conferma che
trovò
nello sguardo fermo dei due.
“E i due bambini?”
A
quella domanda, Desdemona tremò. Si voltò verso
la casa della
signora Martin trovando la porta chiusa. Il solo pensiero che Jane e
Dylan avessero visto qualcosa la destabilizzava, ma la fiducia che
nutriva nei confronti dell'anziana vicina riusciva in parte a
liberarla da quel peso.
“Quando sono uscita di casa li ho
portati dalla signora Martin. Beverly era in cucina in quel momento,
probabilmente a bere.”
Celò una sfumatura di rabbia nelle
ultime parole che l'agente non notò a differenza di Dean che
le
strinse maggiormente la spalla in un moto quasi involontario. A quel
gesto Desdemona parve calmarsi, irrigidendosi nuovamente un istante
dopo quando sentì la risata di scherno del poliziotto.
“Che
c'è, rispondi alle domande prima che ti vengano fatte?”
Desdemona ghignò, lasciandosi andare ad una breve risata
sarcastica “Non è il mio primo rodeo,
agente.”
“Lo
sappiamo. Quante volte sei stata in centrale in poco più di
un
mese?”
Lo sguardo strafottente del giovane agente fu in
grado di irritarla, lasciando defluire la paura provata fino a poco
tempo prima, quel senso di ansia e inquietudine che l'aveva
avvolta.
Se non fosse stato per la presa di Dean sulla sua spalla
e quella di Sam che ancora le stringeva la mano, probabilmente si
sarebbe avventata con rabbia contro il poliziotto.
“Tecnicamente
non sono mai stata arrestata.” fu la lapidaria
risposta.
Dean
represse un sorriso che Desdemona non avrebbe comunque avuto modo di
vedere, ma sorrideva soddisfatta a sua volta nel vedere l'espressione
sbigottita che si era dipinta sul volto dell'agente.
“Quindi
la signora Wallace era ancora viva quando sei uscita di casa?”
in quella domanda vi era nascosta la speranza di coglierla in fallo,
ma Desdemona si limitò ad annuire con lentezza.
Fu Sam a parlare
inaspettatamente “Siamo venuti a prendere Desdemona
nel primo
pomeriggio e sì, la signora Wallace era ancora viva.”
Desdemona
gli strinse maggiormente la mano in un silente ringraziamento. Era
come se stesse assorbendo il conforto che i due ragazzi erano capaci
di darle ed era la loro semplice presenza che le impediva di inveire
contro l'agente.
“A prenderla per andare dove?”
“Al
Burke Inn Motel, dove alloggiano. Dovevamo studiare.” una bugia a
metà quella
di Desdemona e né Sam né Dean fecero nulla per
smentirla.
Dean,
a dire il vero, non si sorprese nemmeno della prontezza dimostrata
dalla ragazza nel rifilare quella bugia all'agente. Per quanto
Desdemona fosse per lui ancora un mistero, aveva capito alcune sue
sfumature.
In altre circostanze forse avrebbe continuato a non
fidarsi di lei, ma complice il legame che la ragazza sembrava aver
stabilito con Sam, Dean si era completamente convinto della sua
innocenza.
Tuttavia quel caso era forse il più intricato nel
quale si fosse mai imbattuto.
“Posso andare dai
miei...fratelli adesso?”
L'agente attese qualche istante
prima di rispondere. Guardò Desdemona il cui sguardo
richiedeva
comprensione. Vi lesse paura in quelle iridi chiare, una paura che
decifrò erroneamente, attribuendola al fatto di aver perso
entrambi
i genitori affidatari. Infine annuì, le fece cenno di andare
indicando la casa poco distante della signora Martin, ma quando
Desdemona si alzò, lui la fermò per un braccio
facendole serrare la
mascella in un moto incontrollato di rabbia.
“Non lasciare la
città, intesi?”
Desdemona sbuffò una risata sarcastica
liberandosi dalla presa dell'agente “Sono minorenne,
agente...”
“Nichols.”
“Agente Nichols.
Non potrei lasciare la città neanche se lo volessi.”
Si
voltò senza aspettare risposta, dedicò solamente
uno sguardo ai due
Winchester come a chiedere conforto pur senza parlare.
I due
ragazzi la seguirono, Sam perché non voleva lasciarla da
sola, Dean
perché doveva eseguire gli ordini di suo padre: restare con
lei.
La
signora Martin gli accolse tutti e tre, stringendo Desdemona in un
breve abbraccio prima di lasciarla andare. Jane e Dylan le corsero
incontro e lei si inginocchiò per stringerli a sé.
“Andrà
tutto bene.” mormorò con voce tremante.
Li osservò come se
volesse incidere nella propria memoria ogni più piccolo
particolare
dei loro visi.
Forse avrebbero trovato una famiglia migliore,
qualcuno che si sarebbe preso cura di loro e che li avrebbe amati per
davvero, ma non sarebbero stati più tutti e tre insieme.
Le si
strinse il cuore a quel pensiero e trattenne le lacrime, alcune
rimasero intrappolate sulle ciglia scure ma non le scivolarono sul
volto segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione, altre le
ricacciò indietro facendosi forza da sola come sempre.
“Ora
ascoltatemi bene. Steve e Beverly non ci faranno più del
male, ma io
non potrò più stare con voi. Avete l'un l'altra e
io mi farò viva
se ne avrete bisogno, ok? Basta chiamarmi e sarò da voi.”
Disse
quelle parole a fatica e Jane le gettò le braccia al collo
cercando
di non piangere. Dylan invece ricercò il suo sguardo,
stringendo tra
le mani l'action figure di Batman “Come con il
Bat-segnale?”
le chiese facendola ridere. Lei annuì, sorridendo ancora
“Come
con il Bat-segnale, pulce.”
Sam guardò la scena in
silenzio, Dean distolse lo sguardo, soffermandosi per un istante ad
osservare il fratello, provando una paura che era sempre stata
assopita in lui: seperarsi dalla sua famiglia.
Una famiglia
imperfetta e incasinata, forse persino maledetta, ma che amava con
tutto se stesso.
Si ripromesse, in quel momento, che avrebbe fatto
qualunque cosa per tenerla unita e per proteggerla, come in fondo
aveva sempre fatto, anche senza rendersene conto.
Poi si ritrovò
a sorridere a Desdemona. Lei, grata, ricambiò il sorriso e
fece
cenno a lui e a Sam di seguirla in cucina.
Offrì loro qualcosa da
bere sotto la direzione della signora Martin e si sedette al tavolo,
invitando i due ragazzi a fare altrettanto.
“Mi dovete
aiutare.” disse sorprendendoli.
Sam sgranò gli occhi
preoccupato, Dean li assottigliò confuso.
“Fra non molto
verranno gli assistenti sociali. Non ci voglio tornare in
orfanotrofio. Aiutatemi a scappare.”
Sam e Dean si resero
così conto che le parole che lei aveva rivolto a Jane e
Dylan erano
parole di addio o di uno speranzoso arrivederci.