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Autore: Striginae    26/06/2022    3 recensioni
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#1 Witch!AU - Het!FrUK: Francia/Fem!UK;
#2 Mermaid!AU - Fem!FrUK: Fem!Francia/Fem!UK;
#3 Ghost!AU - FrUK [Questa storia partecipa alla #Halloweek2022 indetta dal forum Siate Curiosi Sempre];
#4 ?
[Raccolta di one shot a tema soprannaturale]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nyotalia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: La Sirenetta!AU con Francis tritone Marianne sirena che rinuncia alla propria voce per conquistare il principe Arthur la principessa Rose. E alla fine quando Francis Marianne recupera la voce, la prima cosa che Arthur Rose dice è: «Oh cazzo, sei FRANCESE.»
 

The silence of the sea


Rose aveva solo sette anni quando la vide per la prima volta.
Era una serata estiva, fuori tirava un venticello frizzante e Rose era appena scappata di casa e cercava di trattenere le lacrime dopo aver litigato per l’ennesima volta con sua sorella maggiore, Alba. Per festeggiare la fine dell’estate a casa sua, una villa fin troppo grande per i suoi gusti, era stata organizzata una festa ma Rose non aveva alcuna voglia di assolvere ai suoi doveri da principessa. Preferiva giocare con i suoi amici di fantasia e immaginare grandiose avventure piuttosto che fare la bella statuina ad un soporifero gran gala o quello che era.
A metà serata, però, la piccola Rose non era più riuscita a sfuggire dalla sorella e Alba aveva iniziato la sua solita ramanzina sulle sue maniere poco consone, scatenando il milionesimo scontro su quella questione. La piccola Rose era più che convinta di avere ragione e che neppure a sua sorella piacesse la vita da principessa ma che, essendo la più grande, si era dovuta sobbarcare di responsabilità, che le piacesse o meno. Ma era pur sempre l’ultimo giorno nella loro residenza estiva e Rose lo voleva passare a modo suo, non voleva che obbligassero anche lei a quella vita e… e non voleva neppure piangere ma era così arrabbiata! La bambina era quindi corsa via, inciampando nelle pieghe del suo raffinato vestitino, fino a quando non aveva raggiunto la spiaggia non molto lontano da casa. Con il fiatone, Rose fece vagare lo sguardo sulla baia. Non c’era nessuno lì quella sera, tra le bianche scogliere di Dover.

Saranno tutti quanti a quella sciocca festa.

Pensò Rose con stizza e abbandonò le scarpette sulla spiaggia sabbiosa. Si avvicinò all’acqua gelida, sollevandosi la gonnellina sopra le ginocchia per non bagnarla e, con gli occhi un po’ appannati da qualche lacrima ribelle, scrutò l’orizzonte all’imbrunire. Non si vedeva nulla oltre la spessa nebbiolina umida ma Rose sapeva bene che in serate più limpide era possibile scorgere i promontori francesi, distanti appena una trentina di chilometri, sull’altra parte del Canale della Manica. Rasserenata da quella vista, Rose si asciugò alla svelta gli occhi, non avrebbe dato a sua sorella la soddisfazione di averla fatta piangere. Continuò invece a fissare l’orizzonte, seguendo rapita le navi che al largo del Canale scivolavano veloci sull’acqua.
Poi, all’improvviso, qualcosa increspò la superficie del mare.
Incuriosita, Rose notò un rapido susseguirsi di bollicine e una strana ombra sotto l’acqua. Un po’ spaventata fece un passo indietro ma non distolse lo sguardo, nonostante il timore voleva capire cosa stesse accadendo. E tutto poteva aspettarsi la piccola principessa, tranne che una testolina dai fluttuanti capelli biondo cenere spuntasse dal mare.

«E tu chi sei?!»
Esclamò Rose, con voce involontariamente troppo acuta. La principessina stentava a credere a ciò che era appena successo. Vide due curiosi occhi blu che la stavano fissando con interesse e Rose si rese conto che quella sembrava proprio una bambina come lei, magari solo di poco più grande. Anche se… aveva qualcosa di strano, come ad esempio quelle particolarissime orecchie pinnate, di uno splendido indaco e decorate di perle, che Rose ammirava affascinata. Comunque, la sconosciuta non sembrava aver compreso le sue parole ma le rivolse comunque un sorrisetto, parlando in una lingua che a Rose risultò tanto incomprensibile quanto incantevole, quasi magica.

«Dovresti uscire dall’acqua o rischi di prenderti un malanno e... e non dire che poi non te lo avevo detto!»
Si riscosse Rose ancora rapita dal suono di quella voce. Incrociò le braccine al petto e sollevò il capo con fare capriccioso, facendo ondeggiare le sue lunghe codine bionde. La sconosciuta la studiò ancora qualche attimo e di sicuro trovò divertente la sua reazione poiché accennò una risata cristallina, che a Rose per qualche motivo ricordò il suono del mare calmo.

«Non c’è niente da ridere, io dico sul serio!»
Borbottò ancora Rose ma l’altra bambina non solo non le diede ascolto ma le fece anche una linguaccia dispettosa e, un po' per volerle fare un ulteriore dispetto e un po' per gioco, si allontanò maggiormente dalla riva e Rose notò subito quanto aggraziati fossero i suoi movimenti in acqua. L’inglese gonfiò le guanciotte, era un po’ invidiosa, lei non sapeva nuotare.

«Ehi, aspetta!»
La chiamò allora Rose, voleva parlare con lei ancora un po’. Senza pensarci mosse qualche passo in avanti, immergendosi quasi del tutto in acqua, per cercare di raggiungerla. Era curiosa, voleva sapere di più su quella bambina misteriosa. Fu solo quando l’acqua le arrivò al busto che dovette fermarsi. L’altra continuava a nuotare verso il largo, probabilmente divertita da quell’acchiapparella, ma Rose sapeva che le sarebbe bastato un altro passo e non avrebbe toccato più. Già sfiorava solo con le punte i ciottoli scivolosi e quando se ne accorse ebbe paura. Fece per tornare indietro ma, incautamente, la giovane principessa non aveva considerato i flutti marini che, invece che farla avvicinare, la stavano spingendo verso il largo, lasciandola in balia delle correnti.

«A-aiuto!»
Riuscì a urlare Rose agitando le braccia e ingurgitando acqua salata. A quel grido inaspettato l’altra bambina si voltò, con il viso distorto da una smorfia preoccupata. Andò sott’acqua e con una velocità impressionante fu accanto all’inglese che ancora stava sbattendo le braccia come una forsennata e, cingendole la vita da dietro, senza sforzo la ragazzina mise in salvo la principessa sulla riva. Rose però, l’aveva vista. Sotto la superficie delle acque brillava una splendida coda blu, che invece che di squame sembrava essere fatta di turchesi, lapislazzuli ed altre pietre preziose ma, Rose l’aveva potuta sentire quando era stata salvata, al tatto era morbida, quasi di velluto e non somigliava a nulla che conoscesse.

Quella bambina, infatti, non era come lei. Quella bambina era una sirena.
Ed era l’ultima cosa che Rose si poteva aspettare.

Quando uscì dall’acqua, ormai fradicia, saltellando Rose puntò un ditino verso la sirenetta. Era così emozionata che aveva pure dimenticato che era appena stata salvata da un annegamento.

«Sei una sirena, una sirena vera! Io sono Rose, Rose Kirkland! Mi dici come ti chiami?»

La sirenetta sembrò esitare ma Rose rimase in attesa, con un’espressione talmente felice che la sirena non ebbe cuore di deluderla. Infatti, la sirenetta sapeva bene di stare infrangendo un mucchio di regole, non era permesso alle sirene di avvicinarsi agli umani. Quegli strani bipedi erano infatti creature pericolose che non soltanto consideravano le sirene dei mostri crudeli, ma che addirittura davano loro la caccia per imprigionarle, venderle o rinchiuderle da qualche parte e chissà quali altri atrocità, le creature marine rabbrividivano al solo pensiero degli arpioni. La sirenetta, comunque, incuriosita da tutte quelle leggende, voleva vedere gli umani con i suoi occhi e per questo quella sera si era avventurata così tanto in superficie... l'ultima cosa che si aspettava era di incontrare una bambina in lacrime dall’aria per nulla cattiva.

La sirenetta osservò Rose di sottecchi ed infine parlò di nuovo, con la sua voce melodiosa.
«Marianne.»
 
Rose allargò un sorriso pieno di entusiasmo.

«A-aspettami qui Marianne! Voglio presentarti alle mie sorelle!»

Rose era in visibilio, chissà che faccia avrebbe fatto Alba, amante delle creature fantastiche tanto quanto lei,  quando le avrebbe presentato la sua amica sirena in carne ed ossa. E coda, soprattutto quella. Prima che Marianne potesse protestare, però, la piccola Rose era già sfrecciata verso casa. Quando tornò, tutta trafelata, con le vesti bagnate e con le sue sorelle al seguito, Rose non stava più nella pelle.

«È una sirena vera, ve lo giuro! Ed è proprio...»
Stava narrando l’inglese, tirando Alba da un braccio e poi indicando con sicurezza un punto con il dito, dove era certa di aveva lasciato Marianne.
«... proprio qui!»
Concluse con orgoglio ma il suo sorriso si ruppe in mille pezzi quando si accorse che Marianne era sparita.

Alba inarcò un sopracciglio, evidentemente non credendole.
«Ci hai provato. Sarà per la prossima volte, Rosie. Se hai finito di giocare, io ho un ricevimento da gestire.»

Rose, incredula, non sapeva cosa dire. Si sentì un po’ tradita, perché Marianne era scomparsa? O… o forse era stata lei a sbagliare qualcosa? L’avrebbe voluta almeno salutare.

Dando le spalle alle candide scogliere, Rose si allontanò per seguire le sorelle. Si bloccò a metà strada, un pensiero improvviso l’aveva colpita. Tornò indietro, trotterellando risoluta verso il mare.

«Tornerò, te lo prometto Marianne!»

E proprio mentre andava via, riuscì a distinguere un canto soave che Rose riconobbe essere la voce di Marianne.

 

* * *


Erano passati dieci anni dal primo incontro Marianne. Rose era cresciuta, aveva messo da parte il suo spirito ribelle e si era impegnata a diventare la lady dalle maniere impeccabili che era destinata ad essere. Erano cambiate molte cose ma Rose non aveva mai smesso di pensare a Marianne, la sirena a cui doveva la vita. Quella sera di dieci anni prima Rose non ci aveva neppure fatto caso, ma era in debito con lei e il pensiero della sirena non si era mai allontanato dalla sua mente. Il suo unico desiderio durante quegli anni era stato quello di volerla ardentemente rivedere. Purtroppo, però, la sua educazione a Londra aveva richiesto molto tempo e molti sacrifici e a causa dei suoi regali impegni, non era più tornata nella sua casa di villeggiatura a Dover. Solo sotto sua insistenza, proprio in occasione del suo diciassettesimo compleanno, Rose era riuscita ad ottenere il permesso per ritornarvi. E quando fu lì, quella stessa sera, non perse tempo a disfare le valigie e corse fino in spiaggia nella speranza di vedere nuovamente la sirena, incurante dei pescatori che le lanciavano occhiatine un po’ perplesse e un po’ ironiche.

«Marianne!»
Urlò a gran voce, fissando la superficie del mare, nella speranza che da un momento all'altro la sirena emergesse. L’acqua rimase imperturbata.

«Marianne, ti ricordi di me? Sono io, Rose!»
Esclamò ancora a pieni polmoni, tenendosi con le mani la falda del cappellino per evitare che il vento lo facesse volare via. Anche questa volta non ottenne risultato.

«Scusa se ti ho lasciato attendere per così tanto tempo. Te ne sei andata anche tu?»
Mormorò sconfitta Rose, sedendosi in riva al mare e lo sguardo fisso all’orizzonte, incurante di bagnarsi il vestito o sporcarsi con la sabbia tiepida e dorata.

Rose, però, non poteva sapere che a dispetto della quieta apparenza del mare, qualcosa sott’acqua stesse accadendo. I pesci e le altre creature marine avevano sentito distintamente le urla dell'inglese che chiamava un nome così tanto familiare per loro. Proprio un granchietto attaccato ad uno scoglio si era tuffato in acqua e aveva nuotato a gran velocità fino a cercare la diretta interessata, la principessa del Canale, Marianne, per raccontarle dell’umana.

«Lei è qui?»
Aveva chiesto incredula la sirena che stava conversando con un simpatico delfino. Marianne fece un'elegante piroetta su stessa per la gioia, producendo tante bollicine intorno a sé. Ovviamente in quei dieci anni anche la sirena era cresciuta ma non aveva mai dimenticato l’incontro con l’inglese. Quella volta, quando la aveva vista correre in spiaggia in lacrime, Marianne aveva pensato di volerla in qualche modo consolare sebbene fosse severamente proibito alle sirene di avvicinarsi agli umani. Ma quella era una bambina come lei e non poteva certo essere una minaccia! Era stata però costretta a nascondersi quando Rose aveva portato le altre ragazzine con sé, di loro Marianne non sapeva di potersi fidare. Rose invece, l’aveva convinta fin da subito, al primo sguardo.

«Non mi sembra vero, ho atteso così tanto questo momento!»
Infatti, Marianne stentava a credere che Rose avesse mantenuto la sua promessa, anche se una parte di lei non aveva mai smesso di sperarlo.

Era tornata.
Era tornata per lei.

Anche Marianne infatti non aveva passato un giorno senza pensare a Rose, finendo per provare una sorta di romantico attaccamento a quel ricordo, il più caro che avesse. Non c’era una spiegazione logica, semplicemente quello con Rose era stato l’incontro più importante della sua vita e si sentiva in qualche modo legata a lei. Senza ulteriori indugi, con veloci pinnate Marianne risalì fino in superficie, facendo capolino soltanto con la testa e con lo sguardo cercò Rose che, con il suo vestitino azzurro, stava fissando silenziosamente il mare.

Marianne si nascose dietro uno scoglio, per poterla osservare meglio e con discrezione. Si intrecciò una lunga ciocca di capelli intorno al dito, ritrovandosi inconsciamente a sorridere. Oh, Rose era così bella. Marianne sentì qualcosa agitarsi nello stomaco ed ebbe l’impulso irrefrenabile di andare a parlarle e fu dura trattenersi. Ma come poteva fare? Era rischioso avvicinarsi a riva con così tanti pescatori in giro e comunque non poteva uscire fuori dall’acqua, non con una coda in bella vista, i marinai l’avrebbero catturata subito nelle loro diaboliche reti. Marianne si imbronciò. Se solo ci fosse stato un modo per avere delle gambe!

«Aspetta… forse potrei…»
Era un’idea stupida. E pericolosa.

Ma Marianne aveva già preso la sua decisione, per quanto folle potesse essere e nessuno avrebbe potuto fermarla.


 
* * *


Marianne agì la notte stessa in cui aveva visto Rose sulla spiaggia. Aveva pensato bene a cosa fare, trovando un’unica soluzione: scambiare la sua coda per un paio di gambe. Marianne trovava che gli arti inferiori degli umani fossero... particolari e le veniva un po’ difficile immaginarsi senza la sua coda, ma ogni cosa aveva un prezzo e lo avrebbe volentieri pagato per poter stare con Rose. Bastava solamente scoprire il modo per compiere quella magia e ciò, per fortuna, non sarebbe stato molto difficile.
Il bello di essere una sirena era poter esplorare i fondali in completa libertà e sul fondo del mare era possibile trovare un sacco di cose interessanti, come tesori dimenticati, cianfrusaglie di cui gli umani si disfacevano e ogni tanto lo scheletro di qualche sfortunato pirata. Cercando tra i vecchi cimeli, Marianne aveva trovato un libro che per forza doveva avere qualcosa di speciale: non era stato distrutto dall’acqua e l’intestazione riportava a chiare lettere che fosse appartenuto ad uno stregone. Tra quelle pagine, Marianne aveva trovato la formula che faceva per lei: come trasformare una sirena in un essere umano. Per compiere il rituale, però, la formula richiedeva uno scambio. Delle gambe per la sua voce. Questo la sirena non l’aveva previsto. Inoltre, a Marianne non era sfuggita la piccola clausola in basso nella pagina: aveva tre giorni per riuscire a fare innamorare l'umana di sé o si sarebbe trasformata in spuma di mare. Marianne roteò gli occhi, un classico. Per fortuna la sirena era abbastanza fiduciosa nelle sue doti da seduttrice, avrebbe corso il rischio.

Perciò quando Rose il giorno dopo ritornò in spiaggia, non riuscì a credere ai suoi occhi: Marianne era lì! Era immersa nell’acqua fino alle spalle e la stava salutando, con un affascinante sorriso sul viso.

«Marianne!»
Il primo impulso di Rose fu quello di correrle incontro ma quello che vide la bloccò.

Marianne, proprio come una Venere che emergeva dalle acque, si stava ravvivando i capelli e con ammaliante lentezza stava uscendo dal mare e... della sua meravigliosa coda di zaffiri non vi era traccia. Al suo posto vi erano due lunghe gambe, sinuose, e Rose pensò di aver visto male. La principessa era sicura che Marianne fosse una sirena, com’era possibile che avesse delle gambe? Marianne, nel frattempo, si era fermata di fronte a lei, godendosi l’espressione sorpresa dell’inglese. La sirena si era esercitata tutta la mattinata a camminare, a provare quell’uscita ad effetto e si sentiva ancora instabile, sebbene fosse brava a dissimulare ma l'espressione della principessa era impagabile. Rose sbatté le palpebre, facendo vagare gli occhi verdi su Marianne. Era rimasta talmente attonita che solo allora si rese conto di un dettaglio importante: senza un briciolo di vergogna Marianne era completamente nuda di fronte a lei e Rose, pudicamente principesca, avvampò fino alla punta dei capelli.

«Cosa significa tutto questo e… per l’amor del cielo, copriti!»
Marianne però continuava a guardarla estasiata e fu la stessa Rose, ancora scombussolata, a togliersi il mantello dalle spalle per avvolgerlo intorno a quelle di Marianne e a coprirla alla meno peggio.

«Io… ero sicura che fossi una sirena.»
Sussurrò Rose incredula ma Marianne, ovviamente, non rispose. Ciò non la fermò dal dare spiegazioni. Indicò il mare, poi le sue gambe, la sua gola e poi Rose. Prese poi entrambe le mani della principessa nelle proprie, rivolgendole un altro sorriso.
Rose la guardò interdetta.
Poi realizzò.

«Hai scambiato la tua coda e la tua voce solo per poter venire... da me
Marianne annuì, contenta che l’inglese avesse compresa così velocemente.

«Questa è… questa è…. questa è in assoluto la cosa più stupida che tu potessi fare!»
Sbottò Rose. Perché mai una sirena aveva rinunciato a così tanto solo per parlare un po' con lei? Non aveva senso! E... e poteva rivelarsi estremamente pericoloso. Marianne però ridacchiò, lanciandole un’occhiatina maliziosa. Rose sospirò.

«Hai una casa in cui passare la notte?»
Marianne fece cenno di no con la testa. Non aveva avuto il tempo di pensare a quei futili dettagli.

«Lo immaginavo. Allora visto che questa è involontariamente colpa mia… starai da me, va bene?»
Marianne annuì di nuovo, stringendo Rose in un abbraccio per ringraziarla. E nonostante Rose continuasse a darle della sconsiderata per essersi presa un rischio così grande, si ritrovò comunque ad arrossire.

 

* * *
 
 
Nella villa della principessa, Marianne fu accolta calorosamente, essendo presentata come un’amicizia di lunga data di Rose.

Era tutto così strano sulla terraferma! Marianne trovava incredibilmente interessante il mondo degli umani. Era pieno di cose bizzarre che mai aveva visto in vita sua o che aveva sempre pensato appartenessero ad altri ambiti. Infatti, durante la cena era stata Rose a spiegarle a cosa servisse una forchetta che no, non serviva a farsi i capelli come la sirena aveva sempre pensato.

«Il mondo umano è così noioso, non vedo proprio cosa ci trovi di speciale.»
Affermò Rose in vestaglia, quando si ritirarono in camera, sciogliendosi i capelli. Erano state ore molto concitate e si era fatto più tardi del solito. Marianne era davanti allo specchio e si stava divertendo a mettersi in posa. Era più abituata a vedere il suo riflesso sulla superficie increspata dell’acqua che davanti a quella stramba cosa riflettente. Alle parole di Rose, si voltò quindi verso di lei, sollevando un sopracciglio sottile. Be’, non è che la vita sottacqua fosse molto movimentata, Marianne la trovava abbastanza monotona.

La sirena si strinse nelle spalle, avrebbe voluto dire così tante cose a Rose ma aveva sottovalutato la perdita della voce. Gesticolò, facendole un gesto con la mano per sminuire la questione. Rose la guardò, attenta.

«Dov’è che hai le branchie?»
La sirena si indicò il collo e Rose si ricordò mentalmente che era inutile cercarle, adesso Marianne era umana. Sospirò.
«Io comunque anche se le avessi non potrei mai vivere sottacqua perché non ho ancora imparato a nuotare.»
Confessò l’inglese, quasi seccata con se stessa. Marianne inclinò il capo, ricordando il loro primo incontro.

«Però anche se non so nuotare, mi sarebbe piaciuto essere una pirata! Come Anne Bonny o Mary Read! Invece devo fare la principessa.»
Rose si imbronciò ancora ma venne distratta da Marianne che stava indicando se stessa e poi la sua testa. Rose sembrò un po’ in difficoltà nel capire cosa stesse cercando di dirle la sirena, perciò Marianne con un dito mimò la sagoma di una corona a tre punte sulla sua testa.

«Sei una principessa anche tu?»
Marianne annuì, gonfiando il petto con orgoglio. Avrebbe anche voluto aggiungere che in quello stretto tratto di mare vi erano un sacco di tesori sommersi, lasciati proprio da alcuni filibustieri e forse anche da alcuni pirati e che le sarebbe piaciuto tanto farglieli vedere se ne avesse avuto l’occasione. Fece perciò cenno a Rose di voler disegnare qualcosa su un foglio e, una volta avuta carta e penna, Marianne fu soddisfatta nell’aver tracciato una mappa del tesoro, un po’ approssimativa, che conduceva sui fondali di Dover.

Lo sguardo di Rose si illuminò, come quando era una bambina.

«Da piccola adoravo le cacce al tesoro! Con le mie sorelle ci giocavamo spesso, a turno una di noi nascondeva qualcosa e le altre dovevano cercare. Però non avrei mai pensato di avere tra le mani una mappa del tesoro vera e...»

Marianne la bloccò, posandole un dito sulle labbra. Le rivolse un’occhiatina complice, non aveva ancora finito di tracciare la sua rotta. Ammutolita, Rose le porse di nuovo il foglio e la sirena lo voltò sul lato pulito. Sulla destra realizzò una figura stilizzata con due codini ed una chiave in mano, ovviamente Rose, poi tracciò un percorso tratteggiato che portava fino ad un’altra sagoma altrettanto stilizzata a sinistra, metà donna e metà pesce, con in evidenza un lucchetto a forma di cuore nel petto. Marianne stava ancora sorridendo, evidentemente soddisfatta della sua opera. Rose, invece, una volta decifrato il messaggio, venne colta ancora una volta dall’imbarazzo. Ah, era così ingiusto che a Marianne bastasse così poco per farla andare nel panico! Solitamente aveva più autocontrollo, quella sirena invece aveva un effetto quanto mai curioso su di lei.  

«Forse... forse è meglio parlare di queste cose domani!»
Esclamò un’impacciatissima Rose che non era affatto abituata a ricevere quel tipo di dichiarazioni. Marianne invece avrebbe solo voluto abbracciarla di nuovo, era così carina quell’umana.

Quando si augurarono finalmente la buonanotte, Rose diede un’ulteriore occhiata alla mappa che conduceva al cuore della sirena di cui, a sua detta, lei possedeva la chiave. Con un sorrisino felice e ancora un po’ imbarazzato, Rose sistemò il foglio al sicuro tra le pagine del suo diario.


 
* * *


I due giorni che seguirono furono molto movimentati. Rose aveva deciso di insegnare a Marianne a scrivere, così da facilitare la loro comunicazione e, quando terminavano le lezioni, le due principesse si erano divertite da matte a combinare piccoli subbugli in casa. Marianne inoltre era ancora emozionata per le sue nuove gambe e aveva insistito parecchio per imparare quei balli che gli umani amavano tanto fare e, per entrambe, era stato bello condividere quei momenti di vicinanza, accompagnate dal pianoforte in sala. E Rose se n’era accorta, stare con Marianne le faceva battere il cuore all’impazzata e si sentiva le farfalle nello stomaco... anche quando la sirena a sorpresa le sollevava la gonna per poter esaminare le sue gambe e confrontarle con le sue. E Rose doveva davvero cercare di ricorrere a tutta la sua pazienza da lady in quei casi e non lasciare che il panico avesse la meglio su di sé. Al contempo però, era davvero da tanto tempo che Rose non si sentiva così spensierata, l’arrivo di Marianne aveva davvero portato una ventata di aria fresca nella sua vita. E comunque, anche Marianne le aveva insegnato qualcosa, come raccogliere le conchiglie sulla spiaggia e creare delle collane che tutte le sirene possedevano. E quando Marianne ne aveva regalata una all’inglese, Rose l’aveva indossata e non se ne era separata più.

Perciò, quando al tramonto del terzo giorno vide Marianne stranamente più tranquilla, Rose si chiese se fosse successo qualcosa. Quando glielo chiese, Marianne semplicemente sospirò. Mancavano solo poche ore prima della mezzanotte, poi... scosse la testa, scacciando il pensiero. I giorni trascorsi in compagnia di Rose erano passati fin troppo velocemente e per Marianne erano stati tra i più belli della sua vita. Avrebbe solo voluto avere più tempo e non voleva ancora separarsi dall’inglese, aveva così tante cose da raccontarle e da scoprire.

Marianne sospirò di nuovo e con gentilezza prese per mano Rose, guidandola nei corridoi e poi verso l’esterno.

«Aspetta Marianne, dove stiamo andando?»
Rose però riconobbe subito la strada che le avrebbe portate alla spiaggia, dove tutto era iniziato. Senza lasciarle andare la mano, Marianne si avvicinò alla riva cosicché le onde le bagnassero le caviglie. Rose, al suo fianco, seguì il suo sguardo perdersi verso il mare.

«Perché siamo qui?»
Chiese Rose in un sussurro, temendo un po’ la risposta.

In fondo, pensava Rose mentre Marianne faceva qualche passo in avanti e lasciava la mano dell’inglese, lei appartiene all’oceano, non ho diritto di sperare che voglia rimanere con me sulla terraferma.

Marianne, silenziosa, sapeva di avere delle responsabilità. Sapeva di essere una principessa che stava per voltare le spalle al suo popolo per amore di un’umana. Era sicura che avrebbe sentito la nostalgia dei suoi amici pesci e delle acque scure del Canale, ma sentiva che il suo posto non era lì, ma accanto a Rose. Pensierosa si era mossa ancora, l’acqua adesso le arrivava un po’ sopra il ginocchio. Dietro di sé, sentì che Rose si avvicinava.

«Ti manca casa tua?»
Domandò ancora l’umana, mal celando una punta di preoccupazione nella voce e senza accorgersene, la riprese per mano quasi avesse paura che si immergesse e la lasciasse. Era un pensiero egoista, ma Rose non voleva che Marianne se ne andasse.

Marianne si voltò lentamente verso di lei, poggiandole una mano sulla guancia. Le ragazze si guardarono negli occhi, per interminabili istanti. Marianne abbassò lo sguardo sulle labbra di Rose lievemente dischiuse e dolcemente la baciò.

Poi, successe qualcosa di inaspettato.
Marianne si sentì travolta come da un’ondata di magia e anche Rose dovette percepirla perché la guardò stupita, quasi in attesa di spiegazioni.   

«Un vrai baiser d’amour...»[1]
Disse piano Marianne, sfiorandosi le labbra con la punta delle dita, non affatto sorpresa di aver ritrovato la voce. Sorrise. Aveva funzionato! Sollevò lo sguardo su Rose che la guardava boccheggiante e ad occhi sgranati. A Marianne ricordò un pesciolino buffo.

«Bloody hell, you’re french!»
Proruppe finalmente Rose facendo ridere di gusto Marianne. L'inglese era sconvolta ma qualcosa scattò nella sua mente, facendole collegare tutti i pezzi. Quella volta, dieci anni prima, quando Marianne le aveva parlato e lei non era riuscita a capirla... quella non era la lingua delle sirene, era solamente francese! Rose era senza parole, trovava più plausibile l’esistenza delle sirene che quella dei francesi.

Le sorprese però, non era ancora finite. Marianne infatti si sentiva strana rispetto a prima e... forse la magia doveva aver funzionato fin troppo bene perché Marianne riuscì a tornare nella sua vera forma di sirena per poi tramutarsi in umana, solamente volendolo.

«C'est incroyable, posso trasformarmi!»

Non riuscendo a trattenere l’entusiasmo, Marianne travolse Rose in un abbraccio e, perdendo l’equilibrio, entrambe si ritrovarono a mollo ma questo non scoraggiò Marianne che, tornando sirena, aveva iniziato a riempire le guance di Rose di teneri bacetti.

«Questo significa che resterai con me?»
Chiese Rose, inzuppata fradicia, ma ancora stretta alla sirena un po' come una piovra.

«Per sempre, ma crevette[2]
E anche se per Rose adesso si allargava tutto un nuovo scenario, su una cosa era sicura. Francese o meno, lei e Marianne avevano ottenuto il loro lieto fine.
 
 
Fine
 


 
[1]: "Il bacio del vero amore..." ™️ 
[2]:
letteralmente: "gamberetta". In italiano corrisponde a "nanerottola", ma in questo caso Marianne lo intende proprio nel senso letterale perché è una sirena e gamberetta mi sembra un nomignolo carino per una sirena da dare alla sua umana (?)

 
Note finali
OOOH, FINALMENTE SCRIVO QUESTA AU. Com'è che avevo detto a gennaio? "Dammi una settimana e sarà fatta"? Mentivo. Ma meglio tardi che mai, come dico sempre io (semi-cit.). Ma, procediamo con ordine.
Prima di tutto questa storia nasce grazie a Carmaux_95 che mi ha dato questo prompt. Grazie mille, spero che la storia ti sia piaciuta <3 
Come mai ho scritto di queste belle signorine? Be', perché io adoro le Nyotalia. E perché è da quando ho cancellato una shot proprio con Fem!Francia e Fem!Inghilterra che mi riprometto di scrivere di nuovo su di loro, quindi ho colto la palla al balzo ed eccoci qua. Poi, se vi chiedete chi è Alba, è il nome con cui ho chiamato Fem!Scozia perché Alba è il nome gaelico della Scozia. L'altra scelta era Nessie, come la creatura di Loch Ness, e sono ancora molto tentata di cambiare il nome all'ultimo. E sì, qua e la c'è qualche citazione alla Sirenetta della Disney, teoricamente questa era una La Sirenetta!AU ma poi ho fatto un po' di testa mia xD
A parte questo, non era previsto che creassi una raccolta ma, dato che ho qualche altro prompt da sviluppare (spoiler: so già quale sarà il prossimo) ed avevano tutti qualcosa di soprannaturale in comune, ho deciso di ordinarle sotto un unico titolo. Quindi, questa non sarà una raccolta che si aggiornerà spesso ma solo quando mi verrà promptato qualcosa.
Credo di aver detto tutto e queste note stanno diventando lunghe. 
Ringrazio ancora Carmaux <3 e grazie anche a chiunque altro abbia letto fin qui! 
E anche se siamo a fine giugno, happy pride month e ci vediamo alla prossima <3 
   
 
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