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Autore: Rainbow_unicorn    12/07/2022    1 recensioni
Zoe è una ragazza normale... Normale? ok forse non così tanto, dopotutto essere la nipote di Stephen Vincent Strange toglie tutto quello che può essere considerato razionalmente nella norma.
Ma d'altronde cosa significa normale? Zoe non l'ha mai capito, ma forse ora che entrerà alla E.S.U. riuscirà a comprenderlo.
Le stranezze però sono dietro l'angolo e non solo quelle purtroppo, ma per fortuna non è da sola... o forse per sfortuna: dipende dai punti di vista. Starà a lei decidere se essere una normale adolescente o la stravagante nipote di un dottore piuttosto... particolare.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nick Fury, Nuovo personaggio, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vennero interrotti dalla zia del ragazzo che si affacciò alla porta: «Che pizze volete?»

«Io una margherita» rispose Zoe, preferiva andare sul semplice, sapeva benissimo che la pizza americana era molto diversa da quella tradizionale italiana quindi era meglio non chiedere cose troppo complicate; dopotutto lei era italiana da parte di mamma e passando l’estate in Italia aveva avuto modo di conoscere questo piatto simbolo della sua patria.

«Io prendo quella con le patatine fritte» disse Peter.

«Perfetto! Allora vado a ordinarle e già che ci sono faccio un salto al market qui vicino, mi sono accorta che ci manca il caffè e dei detersivi.
Peter se intanto vuoi apparecchiare così quando arrivo è tutto pronto!»
Il ragazzo annuì.

Quando May se ne fu andata il ragazzo si alzò e si diresse verso la porta.

«Vuoi che ti porto qualcosa da bere nel mentre che aspettiamo?»

«Ok!»

«Allora aspettami qui, io intanto vado a vedere che bibite abbiamo di là.»

Zoe annuì mentre metteva i modellini al loro posto.

L’adolescente si diresse in cucina e aprì il frigorifero: «Allora vediamo un po’…»
 


La ragazza rimase in piedi a guardare la stanza: era la prima volta che entrava nella camera del suo amico, quando facevano ripetizioni di solito rimanevano in salotto perché il tavolo era più grande rispetto alla scrivania e in più avevano la dispensa vicina, nel caso avessero avuto voglia di uno spuntino.
Notò i poster di star wars: wow era proprio fan di quella saga!
Sulla scrivania c’erano alcune foto: una era con May, una con un ragazzo hawaiano, probabilmente era Ned di cui parlava tanto, una era con… Tony Stark! Wow dovevano conoscersi proprio bene quei due!
Sorrise divertita nel notare che il giovane teneva con sé un diploma, probabilmente legato alla borsa di studio, al contrario, chissà quando si era accorto di averlo nel verso sbagliato come aveva reagito!

Il suo filo di pensieri venne improvvisamente interrotto da un venticello freddo.

Si girò: la finestra era aperta, eppure era sicura che quando erano entrati fosse chiusa.

Sentì un leggero fruscio.

Era meglio chiuderla.

Si avvicinò alla finestra.

«Zoe» disse una voce melliflua.

«Ancora tu!» esclamò la diretta interessata.

Si guardò intorno: non c’era nessun altro oltre a lei nella stanza.

Percepì come una forza invisibile venirle addossò.
La girava terribilmente la testa.
Le orecchie le fischiavano.
Le gambe tremavano.
Si attaccò al calorifero vicino alla finestra per non cadere.

Non seppe esattamente come, ma si trovò a terra.
 


Peter guardò con attenzione il frigorifero e disse ad alta voce: «Allora abbiamo la Coca Cola, Fanta, Ace o anche della semplice acqua se vuoi.»

Non ottenne nessuna risposta, forse non lo aveva sentito.

Sentì un tonfo provenire da camera sua, come se qualcuno fosse caduto.

«Zoe!» la chiamò correndo dove si trova l’amica.

La trovò per terra.

«Hey, tutto bene?» si maledisse mentalmente, ovvio che non stava bene: era pallida come un cencio.

«Credo di aver avuto un calo di zuccheri» gli rispose frastornata.

Peter le si avvicinò: perché la finestra era aperta, ma soprattutto perché aveva la brutta sensazione che non fossero soli in casa!?
La chiuse.
«Riesci ad alzarti?» le porse la mano.

Scosse la testa: «Sento ancora le orecchie fischiare»

Peter le si sedette accanto «Allora aspettiamo un po’, se non ti senti meglio prendo qualcosa di zuccherato, May dice sempre che è la soluzione migliore nel caso di un calo zuccheri.»
Sarebbe andato immediatamente, ma sentiva che se l’avesse lasciata da sola sarebbe stato peggio.

«Ti capita spesso?» chiese improvvisamente.

«No è la prima volta» gli rispose «magari è perché sta mattina non ho mangiato tanto, ero in ansia per l’esame…»

«Può essere… anche a me capita di avere lo stomaco chiuso prima di una prova.»
Lui sapeva perfettamente che non era un semplice giramento di testa, ma che era legato a quella brutta sensazione che aveva sentito prima, l’aveva percepito con il suo senso di ragno o come lo chiamava sua zia, per prenderlo in giro, il Peter prurito.

«Riesci ad alzarti adesso?»

Scosse la testa.

«Ho un’idea» disse, si mise di schiena davanti a lei «aggrappati!»

Zoe iniziò a ridere.

Lui si girò: «Ti porto in salotto» continuò convinto.

La giovane decise di accettare l’offerta dell’amico e si appoggiò a lui che si alzò e partì verso la cucina.

Per tutto il tragitto risero come due bambini.

«Ding: fermata divano, ripeto fermata divano» Peter imitò l’autobus.

Lei non riuscì a smettere di ridere e si lasciò cadere sul sofà.

«Vado a versarti un po’ di ACE, torno subito!»

Le passò il bicchiere, Zoe lo bevve pian piano.

Iniziò a sentirsi meglio.

«Ti va di vedere qualcosa intanto che preparo la tavola?» chiese lui.

«Ok, cosa guardiamo?» non era una di quelle persone che stava ora davanti alla tv, anche perché semplicemente al Sancta Sanctorum una televisione non c’era.

«Se vuoi posso farti vedere Star Wars!» propose prendendo il telecomando.

Mise il primo film della saga.

«Non sono sicuro riusciremo a vederli tutti, ma si può almeno iniziare» continuò.

La giovane strinse a sé il cuscino leggendo con aria curiosa la spiegazione che c’era ogni volta a inizio di tutti i film di Star Wars.

Peter invece si mise a preparare la tavola.

May arrivò poco dopo con le pizze, la serata continuò tranquillamente tra risate e chiacchere.

Alla fine la donna decise di lasciare ai due ragazzi la sala per vedere il film, mentre lei si rintanò in camera sua.
 


Era ormai tardi quando il campanello suonò.

May andò a vedere chi era.

«Salve sono Stephen Strange, lo zio di Zoe, sono venuta a prenderla» si presentò l’uomo alla soglia.

«Piacere sono May, la zia di Peter, prego entra pure.» gli fece spazio.

«Vuoi un caffè?»

«No, no non scomodarti.»

«Ma figurati, non è un problema» gli rispose con un sorriso.

Stephen scrutò con attenzione la casa e suoi occhi si soffermarono sulla nipote appisolata sul divano che utilizzava uno dei braccioli come cuscino mentre abbracciava un pupazzo di Chewbecca, probabilmente preso dalla stanza del ragazzo che  era seduto vicino a lei con le gambe sul puff: aveva appoggiato sullo stomaco un sacchetto di patatine che era intento a sgranocchiare mentre guardava il film.

May notò dove andava l’attenzione dello stregone e sorrise: «Non si è addormentata da tanto» sussurrò.

Il dottore si avvicinò ai due ragazzi.

«Grazie per esservi presa cura di Zoe sta sera.»

«Oh nessun problema, ci ha fatto molto piacere, è una ragazza dolcissima, siamo solo che contenti di averla in casa con noi.» rispose la donna guardando la scena.

Stephen prese in braccio la ragazza addormentata e si diresse alla porta.

«Grazie ancora per l’ospitalità, purtroppo non posso accettare l’offerta del caffè perché domani devo alzarmi presto ed è già tardi» spiegò lui prima di congedarsi.

Peter si alzò e andò a salutarlo.

«Allora sarà per la prossima volta!» esclamò la donna «Ora andate via in macchina?»

«Sì c’è un taxi che ci aspetta giù» mentì Strange, mica poteva dire che avrebbe utilizzato un portale per trovarsi direttamente nella cameretta di Zoe.

«Allora buona notte!» augurò ai due prima di uscire dalla porta e dirigersi verso le scale.

«Mandate un messaggio quando siete a casa.»

«Scriverò a suo nipote.» fece uno sguardo di intesa a Peter, in poche parole gli stava dicendo di sbrigarsela lui.
Peter annuì e si rivolse alla zia, preoccupato che cercasse di tenerli ancora sulla soglia della porta «May andiamo a letto anche noi, domani dobbiamo svegliarci prestissimo.»
Se non fosse intervenuto probabilmente la donna li avrebbe ancora tenuti con le sue chiacchere e il signor Strange non sembrava il tipo di persona a cui piaceva perdere tempo.

Finalmente solo con sua nipote tra le braccia poté scendere le scale e aprire il portale diretto al Sancta Sanctorum.

Con un semplice movimento delle mani i vestiti della ragazza divennero un comodo pigiama, la poggiò con delicatezza sul letto e le spostò una ciocca di capelli dal viso.

Zoe aprì leggermente gli occhi assonnata: «Dove siamo?»

«Siamo a casa, ora torna a dormire» le disse dolcemente Stephen accarezzandole i capelli.

La giovane gli prese un lembo della sua veste da poco tornata nella sua forma originale, visto che prima si era presentato in abiti civili.

«Zio, ti devo dire una cosa» sbadigliò stanca «importante»

Lui si risedette sul letto: «Dimmi pure»

«Ho risentito la presenza di quella figura strana che mi aveva provocato la paralisi nel sonno, però sta volta ero sveglia e mi è girata la testa» sussurrò mentre con fatica cercava di tenere gli occhi aperti.

«Ora pensa a riposarti, ne riparliamo domani mattina» le disse prima di darle un bacio sulla fronte.

Zoe annuì prima di tornare nel mondo dei sogni.

Stephen non se ne andò subito, rimase ad osservarla per un po’, sentì un peso sul petto: avrebbe fatto di tutto per proteggerla da quella cosa, non voleva perdere anche lei come era stato per sua sorella, per sua madre, per suo fratello e per la mamma di Zoe.
Avrebbe risolto la questione in fretta.

Si alzò.

Era tempo che quell’essere capisse chi si stava mettendo contro!
   
 
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