Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
Segui la storia  |       
Autore: AMYpond88    12/07/2022    2 recensioni
Raccolta di missing moments Satosugu (o Sugusato?), senza ordine cronologico.
Un po' di fluff, tanto angst
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Ehi! Sei in ritardo, raggio di sole".
Non è tanto la voce cantilenante e piatta di Shoko a riportarlo nel mondo dei vivi, quanto la sue dita, estremamente forti per essere attaccate ad una mano così piccola, che gli pizzicano la spalla nuda, scoperta della protezione del lenzuolo.
Senza contare che anche per il suo infinito è decisamente troppo presto.

Apre gli occhi, ma li richiude subito con una smorfia, infastidito dalla luce che irrompe dalla finestra, chiedendosi perchè diamine non abbia chiuso le tende la sera prima e soprattutto quando si deciderà a cominciare a lasciare i suoi occhiali da sole sul comodino, invece che lanciati chissà dove nelle stanza.
Quando si rassegna a riaprire gli occhi, la ragazza torreggia su di lui, lo sguardo già stanco e fin troppo annoiato, troppo anche per gli standard di Shoko, ma non per questo meno minaccioso.

"Fai qualcosa per quegli occhi, Gojo! Smettila di accecare le persone" sbuffa la compagna, priva di qualsiasi voglia forma di pietà.
"E muovetevi, niente giorno libero! Yaga vi manda in missione".
Mentre parla gli inforca gli occhiali ('come faceva a sapere dove erano?', non può fare a meno di chiederselo) rischiando di cavargliene uno, di occhio.
'Beh te ne rimarrebbero cinque, giusto Satoru?' Si dice tra sé e sé, in un botta e risposta veloce nella sua testa.
'No, non sei un fottuto gatto e i sei occhi non sono le fottute nove vite'.

Intanto Shoko continua, implacabile e insensibile al suo stato evidentemente confuso: "Sì ho usato il plurale e sì Geto, ti ho visto".
A quel punto anche il groviglio di capelli neri si rianima al suo fianco, distraendolo dalle battute pungenti di Shoko.
Svegliato così di soprassalto non si è ricordato né di non essere da solo, né tanto meno di essere nudo come un verme sotto le lenzuola.

"Buongiorno".
La voce di Suguru è un balsamo per le sue orecchie maltrattate dalla compagna, ma quando sta per rispondere al saluto, il suo sguardo cade sul ragazzo al suo fianco, per la prima volta da quando la sua burrascosa  mattinata ha avuto inizio.
È confuso tanto quanto lui, mentre si stropiccia gli occhi con il dorso di una mano e cerca di districarsi i capelli con l'altra.

È bello, Suguru lo è sempre, niente stravaganti capelli nivei o occhi esageratamente azzurri. È bello di una a bellezza classica, antica.
Ma Satoru non può fare a meno di notare le occhiaie più accentuate del solito, gli occhi segnati di rosso.
Geto ha perso peso, anche se quando glielo chiede nega. Come nega di vomitare spesso.
Ormai ci ha quasi fatto l'abitudine, suo malgrado, a quelle costole sporgenti.
Quando si trattiene dal fargli battute, quando vorrebbe saltargli in spalla, ma capisce che è troppo stanco. 
Quando si accorge che è sempre più raro vederlo mangiare di gusto come prima.
A volte vorrebbe solo interrompere qualsiasi cosa stiano per fare, anche se in certi casi può essere qualcosa di molto divertente, e trascinarlo a svaligiare il negozio di mochi migliore di Tokyo, guardandolo mentre si rimpinza di dolci, invece di maledizioni.
Sì, lo sa anche lui che Geto preferisce il salato, ma quello può mangiarlo tutti i giorni, no?

"Satoru, ci sei?"
La voce calma di Suguru lo porta indietro dal viaggio mentale in cui si è partito.
Shoko, veloce come è arrivata, è già uscita. Rimangono loro.
Deve essersi perso per un po', perché il ragazzo lo guarda con aria infastidita e al contempo preoccupata.
Se quello sguardo avesse un nome, sarebbe "sguardo che Geto Suguru riserva a Gojo Satoru".
Quasi ride del suo stesso pensiero, quando la voce di Suguru lo richiama di nuovo. Questa volta molto meno paziente.
"Ti ho chiesto, dove ha detto che dobbiamo andare?"  insiste il compagno, che evidentemente meno sospeso di lui tra il sonno e la veglia è vicino ad insospettirsi seriamente per il suo silenzio prolungato.

Ma Satoru non si fa intimorire. Come se Geto non perdesse la pazienza almeno una decina di volte al giorno con lui.
In effetti, è già una conquista che non gli abbia lanciato una maledizione contro.
Si prende ancora un secondo e pensa.
Pensa che questa volta lo farà davvero. Al diavolo la maledizione, può aspettare.
Ci andrà lui e risolverà la cosa in dieci minuti.
Anzi, sicuramente ne basteranno cinque di minuti.
Probabilmente due.
Oggi vuole solo vedere sorridere Suguru.

"A Yanaka"
"Yanaka?... vuoi dirmi che una maledizione sta facendo strage un una deI quartieri più trafficati di Tokyo?"
"Esatto. Yanaka".



Come ha fatto quel momento, vecchio di un decennio, a tornargli in mente proprio ora?
Mentre sfacciato, stupido e soprattutto ignorando qualsiasi buon senso, sbottona la giacca di Suguru e gliela fa scivolare lungo le braccia, fino a farla cadere a terra.
A far compagnia alla sua.
Rinuncia quasi subito a capire i suoi schemi mentali e sorride contro la pelle dell'uomo, mentre ripensa a quella mattina.
A come alla fine l'avesse passata guardando Suguru assaggiare dubbioso un gusto di mochi dopo l'altro. Era stato quello al macha a farlo sorridere sorpreso? Sì, era stato quello.
Davanti a quell'espressione curiosa e allegra, Gojo era corso dentro il negozio a comprarne un altro sacchetto, solo al gusto macha.
Poco importava se a lui quel gusto non faceva impazzire, all'amico era piaciuto più degli altri, visto come lo aveva fatto sorridere e a diciassette anni, tolta la boria, sotto quelle sua arroganza, lui Suguru voleva solo vederlo sorridere.
Purtroppo non è bastato.
Non è riuscito a proteggerlo dalle sue maledizioni allora, né riuscirà a portarlo indietro ora. Ha iniziato a tentare troppo tardi.
Se ne è accorto troppo tardi.
Anche in quel momento così lontano nel tempo e da quello che sono, da non sembrare nemmeno più un ricordo.
Anche mentre lo guardava ridere con le dita sporche di zucchero appicicaticcio, senza riuscire a staccargli gli occhi da dosso, che come era possibile che Suguru sapesse essere elegante anche in quello stato, era già tardi.
('E se invece avessi potuto salvarlo? Hai fatto abbastanza Satoru? E ora, è rimasto qualcosa oltre la tua arroganza? Per chi sei il più forte?')

Ora Suguru è cambiato.
I suoi capelli sono più lunghi, se ne accorge davvero solo facendoli scorrere tra le dita.
Le sue costole non sporgono più. È sempre magro però, più di quanto le vesti da monaco gli avessero suggerito quel pomeriggio.
La sua vita, così stretta da essere quasi femminile, fa ancora a pugni con le sue spalle larghe.
La sua mascella è più netta. La può sentire contro la sua mano.

Suguru è cambiato nel profondo.
Se ne è accorto già quel pomeriggio. Il suo sguardo gentile è come "sporcato" da una rabbia che ha smesso di esplodere all'esterno.
Il sorriso pare un gioco di prestigio messo su per incantare.
Poco è rimasto del ragazzo che cercava sempre di far da pacere, il compagno che si occupava di smussare gli angoli della sua arroganza, nell'uomo che è ricomparso di fronte a lui.

Sì, Suguru è cambiato.
'Oh è decisamente cambiato', non può fare a meno di pensare, ora che Geto è  inginocchiato di fronte a lui. Ed è bravo.
Dannatamente bravo.
Lo è da mandarlo fuori di testa.
Talmente tanto che potrebbe chiedergli di fare a pezzi tutti i senza poteri nell'arco di chilometri e prenderebbe in considerazione l'ipotesi.
Sarebbe questione di un attimo, allacciare una mano a quella di Suguru e incrociare indice e medio dell'altra.
Non se ne accorgerebbero nemmeno e Geto avrebbe il mondo che vorrebbe.
'Pensa a Maki, pensa a Toge, pensa ai tuoi allievi. Pensa a Yuta! Pensa a Megumi! Li deluderesti così?'
A parlare è la parte più sensata di lui, ma ora i suoi studenti sono davvero l'ultima cosa a cui vuole pensare
Non con la bocca di Suguru che sembra volergli portar via anche l'ultimo briciolo di senno, fino all'ultimo respiro.

Non sono più due ragazzini impacciati. Ne sono passati di anni da quei primi amplessi, furiosi e imbarazzati, che li lasciavano stremati e beatamente instupiditi per ore.
Satoru stesso non può dire di aver passato l'ultimo decennio a vivere di ricordi.
Ha avuto donne, ha avuto uomini. Mai nessuna relazione, quello no. Non sarebbe mai stato in grado di essere fedele.
A volte non può fare a meno di chiedersi se con lui lo sarebbe stato.
Da quello che vede (sente) per Suguru deve esser stato lo stesso.
Immaginava lui? Allacciato ad altri corpi, cercava lui?
'Ti ha abbandonato per un'idea Satoru, pensi che ci abbia messo tanto a sostituirti?' cantilena una voce nella sua testa ed è come se fosse Geto a parlare.
Lo attraversa come una scossa elettrica, gli fotte il cervello, tra rabbia e gelosia.
Prende l'uomo per i capelli e senza troppe cerimonie, lo tira in piedi.
È anche la parte più autoconservativa di lui ad agire, quella che gli urla che deve fermarsi e fermarlo, prima che la lingua e la bocca di Suguru lo rendano un burattino nelle sue mani.
E cadere più di quanto abbia già fatto è quello che vorrebbe evitare. Perché Geto è lì solo per quello.
Solo per vedere l'invincibile Satoru Gojo, andare in pezzi tra le sue mani.
È quello che pensa, davvero, finché non stringe in pugno i capelli corvini e obbliga Suguru, il collo forzato in quella che deve essere davvero una posizione scomoda, ad incrociare il suo sguardo.
Finché non incontra i suoi occhi.
Quando lo colpiscono così forte che nemmeno tutto il suo Infinito potrebbe proteggerlo e lui capisce che forse qualcosa non è cambiato...

Non è cambiato come Suguru possa arrivargli fin nelle ossa.
Nè come lo fanno sentire le sue mani sulla pelle. Sembra scavargli fino alla carne viva, fino ad entrargli nelle vene.
Per uno abituato ad avere a disposizione un Infinito personale, tutto ciò da alla testa come una sbronza. E lui l'alcol non l'ha mai retto.
Nel tempo di un respiro Suguru è in piedi e il petto dell'uomo è schiacciato così forte contro il suo da sentirsi esplodere.
Non saprebbe dirlo, davvero, di chi è il battito più forte.
'Tu riesci davvero ancora a distinguerli, Satoru?' Sembra chiedergli con uno sguardo Geto, ancora, sempre e in modo quasi estenuante bravo a leggerlo.
No, davvero non ci riesce.

Non sarà gentile. Lo pensa. Forse lo dice anche ad alta voce, visto che Suguru sorride, come se non potesse chiedere di meglio.
Lo guarda come se volesse prendergli tutto, fino all'ultima goccia di energia maledetta, il suo Infinito, i suoi Sei Occhi, fin l'anima.
E Satoru vuole dargli tutto quello che ha. Ed è deciso a farglielo sapere, riprendendo il controllo, sbattendolo forte contro la parete, allacciando le labbra alle sue, in un bacio che di dolce non ha nulla.
Si stacca, solo per guardarlo, per incrociare il suo sguardo ed essere certo di non vederci il minimo dubbio o ripensamento.
Gli mancava quel momento. Quel preciso istante che precede l'esplosione.
Il momento di effimera pace tra loro, con gli occhi di Suguru che lo guardano gentili e, potrebbe quasi dire, miti.
Lo solleva, sfruttando l'appoggio della parete, e lo bacia ancora, questa volta con quello che potrebbe sembrare un velo di tenerezza.
Sente le mani di Suguru accarezzargli piano il collo, per poi finire artigliate alla sua schiena.
Lo bacia ancora e si prende il tempo di sentire il suo stesso sapore su di lui e pensa che potrebbe impazzire per molto meno.

È lucido quando decide di prenderlo, di prendersi tutto. Le gambe allacciate strette ai suoi fianchi e i denti piantati nella pelle tenera del collo sono uno stimolo al limite del dolore, lo tengono ancorato alla realtà.

Sa bene che  tutto ciò non è altro che un modo per sentire Suguru di nuovo suo, per illudersi che sia ancora suo, almeno per quel momento, nonostante tutto quello che verrà.
Sa che su quella pelle calda non troverà la cura per le ferite che si sono fatti, quando hanno stracciato le promesse e buttato l'affetto incondizionato e la fiducia che si erano accordati.
Non possono essere risanate, né le sue né quelle di Geto.
Sì, non è facile per il suo ego ricordare che non è l'unico ad esserne uscito ammaccato.
'Non l'hai abbandonato anche tu?' gracchia la voce nella sua testa. 'Non l'hai lasciato solo?'

Ma allora perché sembra tutto così giusto?
Bere direttamente dalle labbra di Suguru il gemito strozzato che non riesce a trattenere quando entra in lui.
Stringere tra le mani i suoi polsi, inchiodarli tra i palmi al di sopra della sua testa, fotterlo così, per poi lasciare che le dita scorrano gentili tra le mani, fino ad intrecciarsi con le sue.
Incollare le loro fronti, obbligarsi a tenere gli occhi aperti fissi nello sguardo sfocato dell'altro.
Ignorare le sue lamentele sui suoi occhi, troppo vicini, troppo luminosi.
Può fingere di non sentire, visto quanto la voce di Suguru risulti quasi incomprensibile tra i sospiri spezzati dai colpi delle sue reni.
Sembra così giusto e sembra l'unica cosa con un senso ora.
Spingere, spingersi in lui, forte, finché fa male, fino a non capire dove cominci uno e finisca l'altro.
Lasciare che ancora una volta, Suguru ritorni ad essere tutto il suo mondo.
Per un'ultima volta.


Quando torna la pace, Satoru sente la sua carezza sul viso.
Lo guarda rivestirsi in silenzio, mentre gli da le spalle. Non stacca gli occhi da lui finché non è completamente rivestito, finché la sua sagoma non fa un passo per andar via.
Geto però si ferma. Si ferma e si volta leggero. Lo guarda, accennando un sorriso da sopra alla spalla.
Vorrebbe essere un'ultima sfida, Gojo lo sa bene, la piega che distorce le labbra di Suguru dice quello.
Lo sguardo che lo colpisce però è malinconico, quasi deluso. Le parole che seguono, hanno un gusto agrodolce, dietro al velo di sarcasmo.
"Avevi detto che mi avresti fermato, Satoru".
Non ci prova nemmeno a mascherare il bluff. Ormai non importa più. Lo stregone più forte è abbandonato da qualche insieme alle bende. In quel momento è solo Satoru.
Pesa di più lasciarlo andare via senza avere la forza di dirgli che è così ingiusto, che se ci sarà un'altra vita, forse meriterebbero di viverla insieme.





"Almeno alla fine, fammi sentire qualche maledizione".
"... bagliore rosso"
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Jujutsu Kaisen / Vai alla pagina dell'autore: AMYpond88