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Autore: tbhhczerwony    13/07/2022    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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e rieccomi di ritorno! dopo un sacco di mesi, ma ce l'abbiamo fatta, blocco permettendo. ci sto mettendo una vita dopo l'altra per scrivere i capitoli, ma di tutte le mie long, non solo di questa. quindi ogni volta che aggiorno qualche fanfic è come un traguardo per me, don't mind me being happy, anche perché oggi ho avuto colpi di fortuna a caso su genshin impact. non c'entra niente, ma mi ha risollevato il morale e se non lo condivido con tutti non sono contento. questo capitolo è leggermente più lungo rispetto agli altri mi pare di ricordare, perché proprio per il blocco li stavo postando più corti, invece mi è venuta una botta di ispirazione improvvisa--che poi so come devo finire la storia, solo che il problema è scrivere tutto il resto. sto pensando anche di ripostare la vecchia long in cui jenna e mirton sono andati ad alola, è giusto da editare un po' ma ci stavo ripensando anche perché volevo scriverne un seguito (di cui sto scrivendo il primo capitolo dall'anno scorso ma dettagliii). ma ora basta, ho parlato anche troppo, vi lascio al capitolo. buona lettura!
 
 



Il limite



 

Come tutti i lunedì, Jenna ricominciò ad andare a scuola. Nonostante non le piacesse indossare la benda sull’occhio, doveva comunque tenerla per non far vedere il livido rimasto, che si stava lentamente scurendo con il tempo. Aveva comunque intenzione di tornare agli allenamenti di pallavolo, per dimostrare che avrebbe potuto giocare con o senza infortuni—e considerando che il colloquio tra Mirton e il professor Healey non era per niente andato bene, pensava che sarebbe stata la soluzione migliore.

Durante la lezione di storia si sentiva gli occhi puntati addosso da tutta la classe. I suoi compagni sapevano bene quanto lei fosse maldestra, ma erano tutti insicuri sul perché indossasse la benda sull’occhio.

“L’avranno picchiata?”

“Secondo me è inciampata come suo solito”

“O forse ha scoperto di avere una malattia”

Diana sospirò, avvicinandosi alla compagna di banco con delicatezza per non farsi sentire troppo dalla professoressa.

«Io non li sto sopportando più con questo borbottare continuo» sussurrò.

Jenna scrollò le spalle, «A chi lo dici, ma non possiamo farci niente.»

«Ma non ti dà fastidio che parlino di te in questo modo?» le chiese l’amica.

«Ormai ci ho fatto l’abitudine, parlavano prima e ora parleranno ancora di più. Contenti loro»

Jenna staccò la mano dalla penna, smettendo di scarabocchiare compulsivamente sul quaderno. Alla fine, tutto pareva inutile. Doveva solo concentrarsi su sé stessa. Quando finirono le lezioni, la ragazza uscì dalla classe insieme alla sua amica. Si diressero verso i loro armadietti, aprendoli per mettere dentro alcuni libri.

«Buongiorno, ragazze»

Una voce familiare le fece voltare, era l’allenatrice della squadra di basket, quella che Jenna aveva incontrato alle selezioni.

«Oh, buongiorno… uh…?»

«Chiedo perdono, probabilmente l’altra volta non mi ero presentata. Sono Linda Davis» le disse, con un sorriso, «Non per ficcare il naso nei tuoi affari, ma quando tuo zio era venuto al colloquio con l’allenatore Healey c’ero anche io, a guardarli»

Jenna sgranò gli occhi dalla sorpresa, «Veramente?»

Linda annuì, «Mi dispiace davvero per l’accaduto, è da tempo che sorveglio quell’allenatore perché ho sempre avuto dei sospetti sui suoi metodi di allenamento, e vedendo te… a quanto pare non mi sbagliavo.»

Diana intervenne, facendo un passo avanti, «Mi scusi, ma se aveva questi sospetti su di lui, perché non ce l’aveva detto prima di consigliarlo a Jenna?»

La donna abbassò lo sguardo mortificata, «Perché non ero sicura. Non potevo di certo accusarlo senza alcuna prova»

«Ha ragione,» concordò Jenna, «Ma ad ogni modo non si preoccupi, io sono dura come un Geodude! Continuerò gli allenamenti di pallavolo, dopotutto ho anche Mightyena a supportarmi»

«Anche dopo quello che ti ha fatto?»

Lo sguardo della ragazza dei capelli rosa si spense gradualmente.

«Se continui ad allenarti con lui, potresti rischiare di non poter giocare più a nessuno sport con i tuoi Pokémon. È questo quello che vuoi?» le domandò, «Vuoi allenarti a tutti i costi?» 

Jenna si morse le labbra con indecisione. La pallavolo era una bella alternativa al basket, ma con un allenatore del genere non ne valeva la pena—esattamente ciò che le diceva anche Mirton, che da un lato non voleva neanche farla andare a scuola per qualche giorno come protesta, e per farla riposare.

«Io veramente…»

«So quanto ti piace giocare, lo posso vedere dai tuoi occhi. Però pensaci bene»

Detto ciò, si salutarono e la donna si diresse dalla parte opposta del corridoio. Le due ragazze si guardarono in silenzio per qualche secondo, finché Diana non tirò un sospiro.

«Tu che cosa vuoi fare?»

«Non saprei, immagino che dovrò prendere questa decisione e basta…» Jenna abbassò lo sguardo, pensierosa, chiudendo il suo armadietto, «In ogni caso dovrei comunque parlarne con l’allenatore Healey, qualunque sia la mia decisione.»

«Sì, questo è vero» Diana si avvicinò a lei per posarle una mano sulla spalla, «Se vuoi, posso restare il pomeriggio per accompagnarti»

La ragazza le sorrise, «No, tranquilla. È una faccenda che spetta a me risolvere, immagino che tu abbia altri impegni più importanti»

«Sì, però…» l’amica cercò di protestare.

«Non preoccuparti! Ci vediamo domani!» esclamò, prima di correre via.

E non poco lontano da loro, Diana poté scorgere Anthony che, appoggiato su uno degli armadietti più in là, le stava osservando. Dopodiché si scostò da lì, per andare via anche lui nella direzione opposta.

 

***

 

Quel pomeriggio, Mirton era ancora alla Lega. Un Allenatore lo aveva trattenuto, la sfida si era fatta talmente accesa che durò più di un’ora. L’Allenatore non vinse, ma i due si strinsero la mano e il giovane andò via, lasciando la sala del Superquattro di tipo Buio. Proprio quando quest’ultimo si stava preparando ad andarsene, entrò un altro Allenatore. Era lo stesso che gli aveva fatto visita pochi giorni prima.

Capelli viola rasati da un lato, modo di vestirsi piuttosto sciatto con le scarpe piegate per lasciare libero il tallone; riconobbe subito l’Allenatore proveniente da Zondopoli.

«Buon pomeriggio, Blair. A cosa devo la tua visita oggi?»

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, «Lo sai, no? Devo sfidarti»

«”Devi”?» gli chiese, prima di aggiungere una risatina, «Scusami, ma io stavo per andare via… devo andare a prendere mia nipote a scuola.»

«Può tornare a casa da sola, non ha di certo cinque anni» gli rispose Blair, «Ho già battuto Antemia»

Mirton si voltò completamente verso di lui, tirando un leggero sospiro mentre stringeva la presa sulla tracolla della borsa.

«Sei uno preciso, eh? Ti capisco, anche io sono come te. Però ho degli affari da sbrigare che non possono aspettare.»

«Ripeto, tua nipote non ha cinque anni, può benissimo tornare a casa da sola» gli sorrise, prendendo in mano la Poké Ball, «Allora, lottiamo o no?»

Il Superquattro rimase qualche secondo in silenzio, la sua fronte si aggrottò leggermente.

«Senti, non so cosa ti sia preso oggi, ma stai testando la mia pazienza.» gli disse, «No, non può tornare a casa da sola, per motivi che non sto qui a raccontarti. Quindi ora spostati,» ordinò, facendo un passo in avanti, ma Blair lo precedette mettendo una gamba davanti a lui, facendolo sussultare appena dallo stupore.

«Ho bisogno di questa lotta.»

Mirton sgranò appena gli occhi, Blair inarcò un sopracciglio con uno sguardo di sfida. Non aveva altra scelta, aveva già sconfitto Antemia, e in più gli orari di lavoro di Catlina e Marzio si sarebbero estesi comunque per colpa sua. Lo specialista di tipo Buio sospirò, facendo un passo indietro.

«E va bene. Questa però sarà l’ultima volta, se lo rifarai di nuovo non esiterò a chiamare un agente.» lo ammonì, tornando al suo posto davanti al divano per lottare. Si tolse la borsa dalla spalla, lasciandola sul divano. Prese il telefono per scrivere velocemente a Jenna, prima di prendere anche lui una Poké Ball una volta che Blair si era messo in posizione sul campo.

Mirton tirò la Poké Ball, facendo uscire fuori Krookodile. Blair, invece, chiamò il suo Seviper. Non sarebbe stato difficile. Anche l’altra volta, Blair aveva solo Seviper e Garbodor. In poco tempo, Krookodile sconfisse Seviper, come la volta precedente. 

“Bene,” pensò quindi Mirton, “Butterò giù anche Garbodor e potrò andarmene”

Però, non era Garbodor il prossimo Pokémon che Blair chiamò per lottare: ma Toxapex. Mirton sapeva benissimo che Alola, per chi viveva ad Unima o regioni vicine, non era effettivamente difficile da raggiungere. Bastava semplicemente un aereo, anche un jet sarebbe andato bene. Ma d’altro canto, erano passati pochi giorni. Il Superquattro rimase incantato per qualche secondo, non riusciva davvero a spiegarsi il perché, il come, il quando.

«L’ho catturato a Spiraria mentre facevo una passeggiata, c’è stata una comparsa massiccia e ne ho approfittato» Blair ridacchiò, «A proposito, bella casa. Anche tua nipote è carina, sai?»

Sapeva che glielo stava dicendo solamente per provocarlo. Ma non doveva neanche osare guardarla in quella maniera.

«Tu, lurido pervert—»

«Ehi, dovevamo solo fare una lotta Pokémon, no? Non sei un Superquattro?» il ragazzo scrollò le spalle, «Toxapex, usa Idrobreccia.»

E in un attimo, Krookodile venne sconfitta. Mirton la fece tornare dentro la sua Poké Ball, e ne prese subito un’altra.

«Absol, vieni fuori!» esclamò, e non appena Absol mise piede sul campo di battaglia, ordinò, «Usa Psicotaglio!»

«Schivalo e usa Velenoshock!»

Alla schivata e la mossa tempestiva di Toxapex, Absol non poté reagire subito, ma resistette dall’accasciarsi a terra dopo l’immediato effetto del veleno. Mirton strinse i pugni e i denti, aggrottando appena la fronte.

“Absol, resisti…” pensò.

«Che succede? Non sei più tanto bravo, vero?» ricominciò a provocarlo.

Il Superquattro sospirò, «Non arrenderti, Absol! Usa di nuovo Psicotaglio!»

Fortunatamente, Toxapex venne sconfitto con quel colpo. Ma allo stesso tempo in cui Blair fece tornare il Pokémon nella sua Poké Ball, Mirton fece lo stesso, per far riposare Absol. Dalla reazione del ragazzo, il Superquattro poté capire che probabilmente, la Poké Ball che stava stringendo in quel momento era del suo ultimo Pokémon. Non ci pensò troppo su che fine avesse fatto Garbodor.

A quel punto, entrambi lanciarono le Ball per far uscire rispettivamente Scolipede e Houndoom. Una coincidenza che fece innervosire non poco lo sfidante. Arceus solo sapeva quanto Mirton volesse sconfiggere il Pokémon Coleottero e Veleno prima che gli venisse un colpo a guardare quelle zampette. Scolipede sembrava anche piuttosto fiducioso, in quel momento. Houndoom, invece, altrettanto innervosita, si mise a ringhiare.

«Houndoom, usa Fuocobomba. E chiudiamola qui.»

E il Pokémon Buio fece come l’Allenatore chiese, stendendo il Pokémon Megapede in un solo colpo. Blair lo fece ritornare nella sua Poké Ball, sospirando.

«Come sapevi che Scolipede era il mio ultimo Pokémon in squadra?»

«Hai dato alla tua Poké Ball uno sguardo speranzoso.» rispose semplicemente Mirton, «Cosa che sicuramente non mi aspettavo di vedere da te… ma dimmi una cosa, il tuo Garbodor?»

«Non sono affari che ti riguardano.» Blair si avvicinò minacciosamente a lui, tornando ad avere quel sorrisetto, «Sappi che un giorno ti batterò… e quel divano su cui tanto adori sederti, diventerà il mio trono.»

«Stai cercando di dirmi che vuoi rubarmi il posto?» il Superquattro fece tornare Houndoom nella sua Poké Ball, per poi prendere la borsa tra le mani e metterla in spalla, «Provaci. Vediamo quanto durerai.»

In quel momento Blair inarcò un sopracciglio, dandogli un’ultima occhiata prima di uscire dalla sua sala. Mirton aspettò qualche secondo prima di uscire a sua volta, prendendo un respiro profondo, e trovandosi poco dopo i suoi colleghi davanti alla porta.

«Ragazzi…?» alternò lo sguardo tra i tre, «Qualcosa non va?»

«Quel ragazzo ti ha trattenuto…» Antemia lo squadrò, preoccupata, «Stai bene?»

Mirton sospirò, «Non voglio mentirvi… mi ha ulteriormente sfidato. Ha detto che vorrebbe rubarmi il posto, penso che mi sfiderà finché non otterrà quello che vuole.»

«Ma che cosa frulla nella mente di quel tizio?» domandò Marzio, incrociando le braccia.

«Ah, non ne ho idea. Mi sono trattenuto dal dargli una sberla.»

«Potevi anche dargliela» commentò Catlina.

«No, lo sai bene…» il Superquattro di tipo Buio sospirò e passò davanti a loro, «Devo andare a prendere Jenna, non posso più essere sicuro.»

«Aspetta, aspetta, aspetta,» il Superquattro di tipo Lotta lo fermò mettendogli una mano sulla spalla, «In che senso?»

Mirton si voltò nuovamente verso di loro, «Quello sa dove abito. E ha anche osato… fare pensieri osceni su di lei—non fatemici neanche ripensare, mi dà il voltastomaco.»

«Ehi, se succede qualcosa di questo tipo almeno non esitare a chiamarmi. Ci metto meno di dieci minuti a venire in macchina» cercò di rassicurarlo Marzio.

«Tranquillo… per ora ci penso io.»

I tre colleghi lo salutarono, Mirton si diresse fuori dall’edificio della Lega Pokémon, tornando nella sua auto.

 

***

 

Vedendo che lo zio ancora non arrivava, Jenna ne approfittò per provare a tornare agli allenamenti dell’allenatore Healey. L’uomo sembrò contento di vederla, anche se dopo quella discussione tra lui e Mirton, Jenna decise di mettersi in guardia. Quel sorriso non la convinceva, tanto meno Mightyena che aveva già i canini esposti.

Non appena si cambiò d’abito per mettersi la sua uniforme, iniziò ad allenarsi con le altre ragazze. I loro Pokémon, altrettanto collaborativi, le aiutavano a tirare o battere, sembrava andare tutto bene e l’allenatore Healey non aveva ancora proferito parola.

Finché non successe effettivamente qualcosa. Il Dragapult di Garvey mirò per sbaglio all’angolo della mano destra dell’Allenatrice, che colpì la palla poco prima di cadere sulla rete, scontrandosi con Mendoza e il suo Cottonnee, per rimbalzare successivamente a terra. L’allenatore Healey si alzò, avvicinandosi alle due.

«Ma che cosa vi è passato per la testa?!» esclamò, «Siete delle incapaci, non sapete nemmeno fare una schiacciata o respingerla!» e subito dopo, quando Garvey si stava rialzando, le diede uno schiaffo sul lato sinistro del volto.

La ragazza corvina si massaggiò la parte colpita, sotto lo sguardo pietrificato di Jenna e le altre due ragazze del primo anno.

«Rimettetevi in posizione e rifatelo daccapo, non pensate di rifare errori simili.»

«Sì, allenatore!» risposero collettivamente le ragazze, da alcune si poteva sentire il tono spaventato e titubante. Per chi era già nella squadra era più che normale vedere scene simili, ma Jenna non riuscì a smettere di pensarci. Era terribile, e lui era un bruto, con delle ragazze così giovani.

“Eppure… le veterane non hanno battuto ciglio.” pensò Jenna, “Ma non pensano alle loro compagne di squadra…?”

La ragazza strinse appena gli occhi, scosse la testa e cercò di togliersi quei pensieri dalla mente. Però, non fece in tempo a prepararsi psicologicamente che si trovò un’altra pallonata in volto e cadde a terra.

«Scusa…!» urlò Smith.

Healey soffiò forte sul suo fischietto, alzandosi nuovamente dalla sedia, «Ma che vi prende oggi?! Mars, rialzati!»

«S… sì—!» Jenna annuì e cercò di alzarsi rapidamente, anche se a fatica, seguita da Mightyena. Healey la raggiunse con impazienza, stava per alzare la mano, ma qualcosa lo bloccò.

«Non ne avevamo già parlato?»

La ragazza si voltò subito, riconoscendo la voce, «Zio!» esclamò, «E c’è anche lei, professoressa Davis…!»

Healey alzò lo sguardo verso di loro, «Di nuovo tu?» si rivolse infine a Mirton.

«L’aveva detto lei che ero troppo giovane per parlare con un docente, no? Allora, ho incontrato una sua collega che faceva proprio al caso nostro.»

Linda corrucciò le sopracciglia, avvicinandosi al campo. Incrociò successivamente le braccia, guardando Healey dritto negli occhi, «Sapevo che c’era qualcosa di strano nel modo in cui si comportavano le ragazze, ma non immaginavo che le trattassi davvero in questo modo» iniziò, nervosa, «Ma non ti vergogni?!»

«Le mie allieve non hanno mai avuto nulla in contrario sui miei metodi di insegnamento. Ti consiglio di farti gli affari tuoi, Linda, e di pensare alla tua squadra.»

«Sono l’allenatrice Davis per te, Clark.» la donna calcò particolarmente sul suo nome, successivamente guardò le allieve, «Ragazze, siete libere di tornare a casa. E tu,» guardò nuovamente l’uomo, «C’è il consiglio di istituto. Ne parleremo lì.»

Dunque, le ragazze uscirono, e a loro volta i due docenti. Jenna e Mightyena si avvicinarono a Mirton, il Superquattro si mise una mano su un fianco inarcando un sopracciglio.

«Che cosa ti avevo detto? Non volevo che tornassi qui.»

La ragazza abbassò lo sguardo, «Scusami… il fatto è che volevo—»

«Sia io che la professoressa ti abbiamo detto che avresti rischiato grosso.» continuò lui, tirando un sospiro, «Torniamo a casa… hai bisogno di riposarti.»

«E l’uniforme?»

«Ti cambi a casa, non c’è problema»

Jenna annuì, prendendo il suo borsone per seguirlo fuori dall’edificio, dirigendosi al parcheggio sul retro. Entrarono in macchina insieme, e quando si chiusero le portiere passarono un paio di secondi di silenzio tra loro.

«Mi dispiace di non averti ascoltato, zio… avevi ragione tu. Però volevo vedere se si sarebbe ripetuto come l’altra volta, invece è andata anche peggio»

Il Superquattro posò le mani sul volante, «Non preoccuparti, grazie alla professoressa Davis ora si sistemerà tutto»

«Beh, grazie anche a te» la ragazza sorrise, «Mi facevano pena le mie compagne…»

Non appena la macchina si accese, Mirton partì per tornare a Spiraria. Decise di non dirle ancora di ciò che era successo quel pomeriggio alla Lega. Sarebbe stato meglio aspettare a quando si trovavano a casa, senza rischio che qualcuno potesse ascoltarli.

 
   
 
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