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Autore: stefy_81    17/07/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Xavier camminava per le strade della città di Abalon. Quella mattina era libero da impegno ufficiali e ne approfittò per fare visita alla famiglia Colleman.

La madre, Serena, contava molto su di lui per tante piccole cose. Nonostante fosse un’eccellente sarta e i suoi merletti non avessero uguali in tutta Zàkhara, in tempi di guerra il suo lavoro non le permetteva di sostenere la famiglia. Dalla morte del marito la loro entrata principale era il sussidio che la regina aveva messo a disposizione delle famiglie dei caduti. Quei soldi bastavano a mala pena a sostenere le spese della casa e il capitano era ben lieto di aiutarli con quello che poteva. L’unico modo per onorare la memoria del suo amico Phill.

Ad aprirgli la porta di casa fu una ragazza dai capelli bruni. Era Rebekha la sorella di Reafly. Era di qualche anno più grande del fratello ma i lineamenti delicati e la sua corporatura minuta la facevano sembrare una ragazzina.

Non appena lo riconobbe gli saltò al collo

- Mamma, mamma, indovina chi è venuto a trovarci? -

Serena si affacciò dalla cucina e venne incontro al capitano con un largo sorriso.

- Questo sono le provviste per una settimana – disse porgendo alla donna un involto con dentro i viveri.

- Che gli spirti ti benedicano Xavier - lo ringraziò Serena abbracciandolo con forza. Xavier ricambiò il gesto poi guardò la donna negli occhi.

- Come sta Reafly – nel nominarlo lo sguardo di Serena si rabbuiò

- Sempre agitato. Ieri sera non riusciva ad addormentarsi e stamattina ancora raccontava di come aveva parlato con i due draghi, quello con le squame blu zaffiro e l’altro rosse –

Erano passati sette giorni ormai dagli eventi legati all’arrivo della cometa. Aveva attraversato i loro cielo e se ne era andata via lasciando dietro di sé un senso di inquietudine e di incertezza. Tutti sapevano dell’arrivo del cavaliere dei draghi Murtagh e del suo drago Castigo, che era ospite della regina e che si era offerto di aiutarli nella guerra contro gli elfi oscuri.

- Rebekha per favore va in cucina e sistema nella dispensa quello che ci ha portato il capitano – chiese alla figlia. Serena voleva parlargli sola. Rebekha intuì le intenzioni della madre e sbuffò.

- Va bene madre. -

La donna seguì la figlia con lo sguardo fino alla porta poi si rivolse all’uomo.

- Dimmi sinceramente Xavier, cosa ne pensi di questo Cavaliere?- la donna usava il suo nome solo quando voleva da lui un parere spassionato. - Ci si può fidare? Reafly ne sembra così affascinato! –

- Come lo sono tutti i ragazzini della sua età. – rispose Xavier soppesando bene le sue parole prima di continuare.

- Non ho potuto conoscere bene il cavaliere in questi giorni, la regina lo tiene sempre occupato ma che io sappia non ce ne sono altri come lui. -

- Se è così, allora chi sono Eragon e Saphira? Dove può averli conosciuti? -

- Non lo so Serena - disse il capitano pensieroso.

- Ho paura che tenti di andare a cercarli. Non è la prima volta che scappa inseguendo quello gli passi per la testa. E gli elfi oscuri sono tornati a navigare il mare – disse riferendosi alle navi nere avvistate qualche giorno fa.

- Ho già perso un marito a causa loro, nono voglio perdere anche un figlio.-

- Abbiamo raddoppiato i turni di guardia alle porte dalla città.                                                                         

Di una cosa sono certo. La nostra regina sa quel che fa, con un cavaliere al nostro fianco tutto sarà diverso –

Serena non ne era convinta.

- Tutto quello che so è che eravamo appena usciti a ristabilire una certa normalità nelle nostre vite ed ora una nuova guerra incombe su tutto quello che abbiamo faticosamente ricostruito. –

Xavier poteva capire le preoccupazioni della donna ma lui era pur sempre un militare. Come tale aveva giurato fedeltà alla sua regina e alla sua patria. Il sacrificio faceva parte della sua vita, come lo era stato per il marito.

- Il popolo è stanco, Xavier e non vuole altri martiri da sacrificare. -

In quel momento entrò Rebekha, guardandosi negli occhi entrambi tacquero di comune accordo.

- Ho pensato potessi gradire - disse la giovane reggendo tra le mani un vassoio con sopra tè e biscotti.

Xavier sorrise e si andò a sedere al tavolo mentre la madre gli avvicinò la tazza per versargli il tè.

Con la presenza di Rebekha la loro conversazione si alleggerì. Xavier raccontò alle due donne di alcuni avvenimenti accaduti in caserma, mentre Rebekha intrattenne il capitano con episodi che le erano successi a scuola. Tra una risata e l‘altra il tempo voltò via in fretta.

- Devi ascoltare questa Capitano - stava dicendo Rebekha mentre si preparava ad imitare la voce della sua insegnante.

- Temo dovrai raccontarmi questa storia un’altra volta, si è fatto tardo devo rientrare - disse alzandosi dalla sedia.

- Di già?! - esclamò la ragazza delusa. Xavier la guardò aggrottando appena la fronte, prese uno degli ultimi biscotti dal piatto e se lo mise in bocca assaporandolo con gusto.

- Non posso resistere ai tuoi biscotti - la lusingò con un sorriso. – la prossima volta cercherò di rimanere più a lungo. -

***

Reafly era di ritorno dalla scuola. Aveva deviato di proposito il percorso allungano il tragitto fino a casa per un motivo ben preciso. Da qualche giorno, a dispetto dei consigli della madre e del capitano, si era messo a fare domande sul cavaliere dei Draghi. A chiunque avesse chiesto, la risposta che riceveva era sempre la stessa, come una litania. Il cavaliere era una benedizione e sarebbe stato a loro fianco se ci fosse stato un nuovo attacco.

Ma Reafly aveva un ricordo ben diverso di quel giorno. A sbarcare non era stato solo Murtagh ma anche suo fratello Eragon. Lui non si era subito fidato di loro ma la loro gentilezza e la presenza dei draghi gli aveva fatto abbassare quasi subito la guardia. I draghi poi gli avevano parlato. Le loro voci risuonavano ancora limpide nella sua testa, quella cristallina si Saphira e quella più rude di Castigo, non era qualcosa che si poteva dimenticare così facilmente.

Reafly sembrava l’unico che lo ricordasse. Ed ora era diretto a palazzo deciso ad andare in fondo a l’enigma.

Non era la prima volta che andava a trovare il capitano. Le guardie lo lasciarono passare e lui si recò direttamente verso il campo d’addestramento dove sapeva che lo avrebbe trovato.

Al centro Xavier stava combattendo con un cadetto. Parò con facilità una sera di fendenti poi, con un colpo fulmineo, fece ruotare la sua spada e disarmò l’avversario che cadde a terra di schiena con un sonoro tonfo; la lama del capitano calò fermandosi a qualche centimetro dalla testa del ragazzo.

- Morto - disse l’uomo madido di sudore e con il respiro affannato. – Sei migliorato Ivan ma sei ancora troppo lento nei movimenti. Riprenderai gli allenamenti domani - diede una pacca paterna al giovane e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi, quindi si avviò a grandi passi verso Reafly che lo stava osservando dal limite del campo.

- Ragazzo cosa ti porta da queste parti, vuoi allenarti anche tu? - Reafly scosse la testa con un sorriso.

- Ero venuto a chiederti una cosa - Xavier si stava asciugando il sudore con un panno e si fermò a guardarlo intensamente.    

 - Cosa? -

- Riguardo ancora al il Cavaliere dei Draghi Murtagh - Xavier che sapeva dove il giovane sarebbe andato a parare lo guardò accigliato

- Tua madre sa che sei qui? - gli chiese. Reafly abbassò lo sguardo smuovendo il terreno sotto i piedi. Xavier sospirò.

- È molto preoccupata per te. Avevamo già parlato riguardo a questa tua fantasia -

- Non è una fantasia – ribatté con decisione Reafly - Se solo mi permettessi di parlare con lui! Non chiedo altro- Xavier rimase impassibile. Era pericoloso alimentare questo suo capriccio. Doveva essere duro con lui per il suo bene.

- Il Cavaliere non può essere disturbato da una cosa così sciocca - usò quella parola con l’intento preciso di dissuaderlo ma il risultato che ottenne fu il contrario.

- Non è sciocco. Ti dico che c’erano due cavalieri e due draghi - Reafly era offeso e il sorriso bonario che gli rivolse Xavier lo fece ancora più infuriare.

- Suvvia vieni dentro ragazzo, torna a casa prima che tua madre si preoccupi davvero -

Reafly sapeva che il capitano parlava per il suo bene, non riusciva mai a rimanere arrabbiato con lui troppo a lungo. L’uomo gli passò una mano sulla testa scompigliandogli i capelli come faceva sempre e lui annuì seguendolo, deciso, però, a defilarsi non appena la situazione glielo avesse permesso.

**

Murtagh accarezzò il caschetto nero di Jill e le baciò la nuca. La ragazza aveva la testa appoggiata sul suo petto ma si tirò su quando lui si alzò scostandola gentilmente. Era diventata una abitudine stare con lei dopo le lunghe riunioni con Isobel e la sua corte.  

- Sei turbato – affermò lei osservandolo in volto preoccupata.

- È così evidente? – le rispose Murtagh alzando un sopracciglio. In quel momento gli sembrò che Jill fosse tornata ad essere sé stessa. 

- Se è qualcosa che ho fatto io ti chiedo perdono. – si affrettò a giustificarsi la ragazza arrossendo. Murtagh cacciò indietro un sospiro di frustrazione.

- No Jill, non sei tu – Le disse scansandole con dolcezza una ciocca di capelli che le era caduta sul volto. Jill aveva riacquistato la sua memoria ma tutto quello che lo aveva fatto innamorare di lei, la sua forza il suo coraggio e la sua intelligenza era offuscato da un unico scopo: quello di compiacerlo. La sua personalità era stata annullata asservita a Isobel a cui lei riferiva ogni cosa.

- Allora cos’è? –  

Il volto di Jill si rabbuiò nel sentire il suo sospiro frustrato.

- È ancora per tuo fratello Eragon? Io non so dove lo hanno portato e Isobel dice è meglio che tu non lo sappia, per il tuo bene – Murtagh scosse la testa

- So bene quello che dice Isobel. Ma non è questo che ora mi preoccupa adesso -  

- Se non è tuo fratello allora cos’è? Lo sai che puoi dirmi tutto – Murtagh soppesò bene le sue parole.

- Sì tratta di Eleonor – Ad aggiungersi alle persone che Isobel aveva in pugno, infatti, si era aggiunta anche la bambina incontrata il giorno del loro arrivo ad Abalon e a cui Saphira aveva donato il gadwey-ignasia. Era arrivata a palazzo qualche girono fa a chiedere la protezione dei cavalieri. Il simbolo dei draghi che brillava sul suo palmo aveva attirato non poche attenzioni e la gente, superstiziosa, aveva iniziato a fare congetture sul suo significato. Non potendosi dare risposte qualcuno aveva iniziato ad avere paura della bambina; il seme del sospetto si era insinuato nelle loro mente tanto da accusare la sua famiglia di avere legami con gli elfi oscuri.

- Vedi come l’influenza di Eragon ha rovinato anche l’esistenza di questa bambina? - Gli aveva detto Isobel una volta in più. – Cos’altro ti serve per capire che devi prendere le distanze da lui?

Murtagh cacciò via dalla sua testa quelle parole e tornò a guardare Jill che stava in attesa che proseguisse a raccontare.

– Isobel mi ha chiesto di portarla di fronte alle uova. Ma nessuna di loro si è schiusa. –

- E non sai darti un perché - aggiunse Jill dando voce ai suoi pensieri. Murtagh i limitò ad annuire

-  Le ho interrogate attraverso la magia. Ho usato diversi incantesimi cercando di essere il più delicato possibile con loro. – Murtagh era rimasto colpito della forza delle giovani vite che pulsavano al loro interno. Era stata un’esperienza elettrizzante, le loro menti erano malleabili come creta e delicate come il cristallo. - Hanno subito mostrato entusiasmo e curiosità quando le ho toccate con la mano, riconoscendomi come cavaliere. La mano di Eleonor l’hanno sentita a stento –

- Ti sei dato una spiegazione? -

- È qualcosa di molto insolito, a meno che in futuro Saphira e Castigo non generino altre uova oltre a quelle che già abbiamo –

- Devi parlarne con la regina. Credo sia una cosa importante –

- Lo farò. Ora vorrei uscire a fare un giro da solo desso, ci vediamo domani? – disse e la lasciò con un bacio sulla fronte.

Orami fuori Murtagh si lasciò andare a un respiro più profondo. Tante cose erano successe in quei sette giorni che aveva dovuto nascondere a Jill. Isobel parlava giornalmente con lei e se fosse venuta a conoscenza delle sue attività sarebbe stata la fine per tutti loro. Aveva scoperto che Aglaia, una delle sue ancelle più vicine, era in realtà le orecchie e gli occhi degli elfi nella capitale. Grazie a lei era riuscito a sapere che Arya era stata portata al sicuro e che stavano organizzando una spedizione per portare tutti loro via, lontani dall’influenza di Isobel. Una nave li avrebbe attesi nella baia del fiume Striamone a nord di Abalon

Murtagh stava ragionando su quante cosa ancora dovevano fare quando si trovò di fronte il capitano Xavier.

Il suo sguardo andò subito al giovane dai capelli rossi accanto al capitano. Murtagh vi riconobbe il ragazzo che aveva incontrato con Eragon alla spiaggia. Gli sembrava fossero passati secoli da allora

- Capitano - disse rivolgendosi all’uomo. Il capitano mise le mani sulle spalle di Reafly e se lo portò davanti.

- Cavaliere ti ricordi di Reafly? -

- Ma certo, come stai ragazzo? - gli fece Murtagh rivolgendogli un sorriso distratto

- Bene Signore - Reafly guardò Murtagh con occhi pieni di ammirazione ma il caliere lo stava considerando a male pena.

- Ora se mi scusate devo andare - disse con una certa fretta.

- Mi ha fatto piacere divederti Reafly - Il ragazzo arrossì appena, si era ricordato di lui e questo era già tanto.

Quando rimasero soli, Xavier gli rivolse uno sguardo eloquente - Hai visto? Come ti ho detto è molto occupato. -  

Il ragazzo si limitò ad annuire seguendolo in silenzio. Arrivati in prossimità dei cancelli stava già disperando di dover tornare a casa senza aver ottenuto nessuna riposta, quando il capitano lo fermò ponendogli una mano sulla spalla. - Aspettami qui e non ti muovere - gli disse e andò incontro a due soldati. Con il capitano distratto dalla conversazione Reafly ne approfittò per sgattaiolare di nuovo dentro. Fece un cenno alle due guardie che sorvegliavano le porte di essersi dimenticato qualcosa e chiese loro il permesso di ritornare indietro. Le guardie lo lasciarono andare.

Xavier si sarebbe arrabbiato parecchio per questa sua fuga, ma a questo ci avrebbe pensato più tardi. Ripercorse a ritroso il sentiero appena fatto e si diresse verso la porta dove aveva visto entrare Murtagh. Varcata la soglia si ritrovò davanti un lungo corridoi, una fila di colonne correva su entrambi i lati. Il rumore di passi lo costrinse a nascondersi dietro ad una di esse. Erano due cameriere che stavano camminando fianco a fianco chiacchierando.

- Devo portare queste cose nelle stanze del Cavaliere, ti raggiungo tra poco - Reafly non poteva credere di aver avuto un colpo di fortuna. Prestando attenzione ad ogni passo seguì la ragazza.

Una volta dentro Reafly impiegò diversi minuti ad abituarsi all’oscurità che vi regnava. Si acquietò ad un lato e si mise ad attendere. I minuti scorrevano lenti e si trovò a studiare le ombre della stanza illuminata da un filo di luce proveniente dallo spiraglio di una finestra. Dal punto dove si trovava notò la spada del cavaliere poggiata al muro e il debole bagliore rosse del rubino incastonato nell’impugnatura; una serie di carte geografiche radunate sopra un tavolo sporgevano dai bordi. Il cavaliere sembrava stesse progettando qualcosa.
Poi finalmente la porta si aprì e vi entrò Murtagh, non era solo. Aglaia chiuse la porta dietro alle spalle. Il cavaliere si buttò sul letto con un tonfo sordo ma si accorse subito di una presenza nella stanza. Si rialzò di scatto.
- Chi c’è? -
Reafly, che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, si alzò dal suo nascondiglio, e si fece avanti un poco titubante.
- Sono io signore…-
- Reafly? Come hai fatto ad entrare? -
- Signore…io…volevo parlare con te di…di quello che è successo da quando tu e tuo fratello Eragon siete arrivati…-
Se non ci fosse stato l’oscurità Reafly avrebbe visto un’espressione di stupore e di speranza accendersi negli occhi del Cavaliere.
- Ti prego non chiamare nessuno…- chiese supplichevole il ragazzo. Aglaia intanto era andata ad aprire la finestra lasciando entrare la luce nella stanza.
Murtagh non poteva credere alle proprie orecchie. Si avvicinò al bambino ed inginocchiandosi davanti a lui lo prese per le spalle:
- Stai dicendo che ti ricordi di Eragon e Saphira?- il ragazzo annuì timidamente.
- Eragon è tuo fratello e Saphira è il suo drago. Dovevo parlarti di loro, così ho ingannato il capitano Xavier e mi sono intrufolato qui - Reafly disse quelle ultime parole con un certo orgoglio per l’imprese compiuta, facendo scappare a Murtagh una risata benevola.
- Sei molto coraggioso ragazzo, anche se il capitano non ci metterà molto a scoprire dove sei –

- Ma ora so che quello che ho visto alla spiaggia non era solo frutto della mia immaginazione… –

- No, non lo è - gli disse Murtagh a conferma le sue parole.

Il ragazzo era eccitato. Quella risposta lo portò al quesito successivo.

- Ma se Eragon e Saphira erano con voi, ora dove sono? – il sorriso di Murtagh si trasformò in una leggera smorfia.

- Mio fratello è nel palazzo ma non mi è permesso vederlo. Saphira, invece, l’hanno portata qui, da qualche parte tra queste montagne – disse prendendo una mappa e facendo scorrere l’indice su una zona montuosa.

- Perché la Regina gli sta facendo questo!? Non hanno fatto niente di male – Gli occhi di Reafly si accesero di sincero stupore. Non capiva. Murtagh sospirò e chiuse la mano a pugno mentre ricordava come la donna li avesse ingannati tutti.

- Lei vuole quello che abbiamo io ed Eragon. Il potere che deriva dal nostro legame con i draghi. –

- Se state progettando di andarvene – quella di Reafly non era una domanda ma una semplice constatazione. - Avrete bisogno di tutto l’aiuto possibile-

Murtagh lo guardò con affetto. - Reafly non posso chiederti di rischiare tanto, è già pericoloso che tu sia qui adesso… - ma Reafly lo interruppe subito.

- No, non sto parlando di me, ma del capitano Xavier. Lui vi aiuterebbe, se solo sapesse la verità! -

- Reafly posso? - gli chiese Aglaia che fino ad ora era rimasta in disparte. Il ragazzo conosceva bene chi fosse Aglaia ne era intimorito. Cercando di mantenere i nervi saldi annuì semplicemente non volendo provare la fermezza della voce. La ragazza gli prese delicatamente il viso tra le mani e appoggiando i pollici sulle palpebre per tenerle alzate osservò i suoi occhi per alcuni istanti. L’iride era limpida.

- La tua mente non è offuscata dalla magia – disse lasciandolo di nuovo andare. - Forse parlare con i draghi ti ha permesso di resistere, non posso dirlo con certezza – Reafly batté gli occhi e scosse la testa con decisione

- Ma ci hanno sempre detto che la pratica della magia è proibita! -

- Isobel vi ha mentito. Usa da anni la magia per tenervi tutti sotto il suo potere, alimentando il vostro odio nei confronti degli elfi oscuri -

Reafly non seppe dire il perché ma sapeva che la ragazza gli stava dicendo la verità.

- Xavier è sotto il suo incantesimo come tutti a Abalon. Posso provare a spezzarlo, ma non posso garantire che ci aiuterà -

                                        ***   

Xavier era arrabbiato con sé stesso per essersi fatto raggirare dal ragazzo in quella maniera. Fino a qualche attimo prima Reafly era al suo fianco e in quello successivo era scomparso. Quando si metteva in mente qualcosa non c’era modo di tenerlo lontano dal suo obiettivo. Xavier temeva solo che la sua bravata potesse arrivare alle orecchie della regina. Allora non sarebbe stato più in gradi di proteggerlo.   

- Cavaliere, apri la porta per favore, so che Reafly è li con te –

Dall’altra parte della porta Murtagh fece cenno agli altri di tacere quindi andò ad aprire.

- Capitano Xavier entrate - disse stendendo il braccio e facendogli cenno di entrare.

L’uomo lo superò con poche falcate e fece scorrere rapidamente lo sguardo nella stanza. Era in cerca del ragazzo ma la sua attenzione fu attirata dalle presenza di Aglaia, una delle ancelle più intime della regina, e dalle molte carte sparse su un tavolo il cui accesso era riservato a pochi. 

- Fatemi parlare con Reafly. Questo posto non adatto a un ragazzo, se la regina lo sapesse passerebbe dei guai – disse fremendo impaziente.

- Sono qui Capitano-  si fece avanti Reafly a capo chino. - Ti prego ascolta Murtagh – Il capitano guardò uno ad uno i presenti. Reafly gli aveva già chiesto una volta di farlo, quando erano alla spiaggia ma quella volta aveva rifiutato di farlo. Ora gli sembrò di non avere più un motivo valido. Molte cose gli sembravano confuse adesso

- Perché non ti siedi - lo invitò il cavaliere porgendogli una sedia. L’uomo accettò l’invito di buon grado.

- Non saremo noi a parlare alla regina del ragazzo, se è questo che temi Capitano e questa stanza è da tempo schermata dalla magia - gli rispose Murtagh. Più di una volta Xavier gli aveva dimostrato di avere poca dimestichezza con tutto ciò che era magico ma era anche un uomo d’armi e aveva un animo pratico, la chiarezza poteva essere la chiave giusta per avere il suo appoggio.

Murtagh si andò ad poggiare con la spalla alla pare opposta e guardandolo da quella distanza incrociò le braccia.

- So che Reafly ti ha parlato di mio fratello, Eragon. Mi ha detto ci avresti aiutato se ti avessimo spiegato la verità su di lui e sul suo drago, Saphira–

- Per cui non sono frutto della sua immaginazione? - Xavier sentì improvvisamente la sua mente leggera e fu grato di aver accetto di sedersi. Aglaia aveva iniziato a pronunciare le parole necessarie per spezzare l’incantesimo che teneva la sua mente offuscata.

- Sono reali come lo siamo noi. Ed Isobel, la donna che hai giurato di servire, non è quello che vuol far credere di essere. -

Xavier batté le palpebre come destato da un sonno lungo cent’anni

- Ti ascolto -

* * *

Eragon aveva completamente perso la cognizione del tempo. Non aveva idea di quanti giorni fosse rimasto confinato nella sua cella. Al suo risveglio, il giorno seguente il suo arresto, aveva trovato una fascia sottile di metallo che gli cingeva il collo.

Non ci mise molto a collegare la presenza del collare al fatto di non poter più usare la magia. Prima d’ora non si era reso conto di quante volte al giorno si affidava a lei anche per compiere i più piccoli gesti, ad ogni accenno di usarla poteva sentire il metallo sfrigolare dolorosamente contro la sua pelle mentre attingeva alle sue energie lasciandolo spossato e con un senso di vuoto. Eragon iniziò a porre attenzione a quello che faceva per non scatenare il dolore ma non era solo quello lo scopo del collare. Eragon scoprì presto che attraverso esso chiunque in gradi di usare la magia potevano infliggergli dolore. Isobel gli aveva mostrato ciò che era in grado di fare solo qualche giorno prima quando aveva usato Eleonor come pretesto per punirlo. Quando lo lasciò riverso a terra con tutti i muscoli del corpo tesi e doloranti la sola consapevolezza fu che non si sarebbe potuto difendere da lei se fosse tornata.  

Quell’isolamento forzata lo stava facendo impazzire ed ogni giorno cercava di rompere la monotonia delle sue giornate eseguendo degli esercizi fisici e meditando per calmarsi e trovare pace quando i dubbi e le paure lo assalivano.
Quando quel pomeriggio sentì i chiavistelli scorrere di nuovo Eragon si mise lentamente in piedi mentre sentiva un miscuglio d’emozioni affollarsi nell’anima. In quei giorni si era posto così tante domando, su Isobel, sul collare connesso con la sua magia e su Eleonor. Tante volte aveva formulato delle risposte senza riuscire a giungere mai ad una conclusione. Quando vide nuovamente la donna in piedi sulla porta le parole gli morirono in bocca.
Isobel lo squadrò da capo a piedi, soddisfatta nel vedere il turbamento sul suo volto.

- Seguimi- gli ordinò con voce tagliente.
Bastò una leggera scossa dal collare ed Eragon si affrettò ad obbedire. Fuori c’era una ragazza ad attenderli. - Questa è Oliviana il mio braccio destro. È un formidabile sicario e una potente maga - lo informò Isobel con voce secca. Era appoggiata allo stipite della porta d’ingresso e stringeva tra le mani una cinghia di cuoio che terminava con una catenella. Ad un cenno della regina si staccò dalla porta e gli andò incontro. Eragon serrò la mascella quando lei assicurò la catenella all’anello sul suo collare e usò la cinghia come un guinzaglio. I loro sguardi si incrociarono. - Finalmente conosco chi ha spezzare il mio incantesimo. Sei un mezz’elfo – constatò lei con freddezza scrutando con attenzione i suoi lineamenti.  Eragon sussultò a quelle parole – l’avresti lasciata morire togliendole ogni speranza. Che razza di persona ha il coraggio di fare questo? – gli disse sostenendo il suo sguardo.

- Qualcuno che ora ha il controllo di un Cavaliere. – gli rispose Oliviana strattonando il guinzaglio e ponendo fine alla loro breve conversazione.

Guidati da Isobel camminarono per una serie infinita di cunicoli sotterranei per quelle che ad Eragon parvero ore. Uscire fuori dalle mura della città in un tratto che si affacciava in aperta campagna. Fuori c’erano tre cavalli. Eragon assaporò alcuni attimi di libertà mentre tornava a respirare l’aria fresca poi Oliviana lo strattonò dirigendolo verso il più giovane dei destrieri. Il cavallo scalpitò nervoso non appena gli furono vicino.

- Sali – gli ordinò fredda. Sotto lo sguardo vigile di Oliviana Eragon si accostò al cavallo che nitrì e agitò la testa seguito a distanza dagli altri due, erano tutti e tre spaventati. Istintivamente poggiò la mano sul suo collo e iniziò ad accarezzarlo per fargli sentire la sua presenza. Quando infine riuscì a tranquillizzarlo, gli salì in groppa Oliviana lo assicurò alla sella legandogli i polsi con l’estremità libera del guinzaglio.

Anche le due donne montarono sui loro cavalli ed Eragon capì il perché di tanta agitazione e provò compassione per loro, entrambe le donne avevano in mano un frustino che non esitavano a usare per impartirli ogni comando. Oliviana fece trottare il suo destriero intorno a quello di Eragon un paio di volte per poi accostarsi e prendere le sue redini, quindi i cavalli vennero spronati al galoppo, diretti verso l’entroterra.
Per Eragon non fu un viaggio piacevole, nel legarlo Oliviana aveva lasciato poco gioco al guinzaglio e ad ogni sobbalzo sentiva il collare sferzarlo dolorosamente.

Presto il paesaggio di prati e le colline lasciarono il posto a una serie di affioramenti rocciosi. I cavalli vennero spronati in quella direzione. Quando furono abbastanza vicini Eragon notò che sulle sue pareti di roccia che si ergevano tutte intorno a loro si aprivano delle caverne. Trepidò mentre iniziava a comprendere chi potevano ospitare.
- Sì Eragon, stiamo andando a trovare Saphira - lo raggiunse la voce di Isobel mentre Oliviana lo liberava dalla sella. Il viaggio sarebbe proseguito a piedi.  

Ignorarono le prime aperture dalle grandi entrate e si diressero, invece, verso quelle più piccole che si aprivano su una serie di insenatura nella roccia. Isobel scelse l’imbocco di una galleria stretta e angusta e ne percorse la lunghezza per alcune iarde poi il corridoio si aprì su una grotta dalla grande capienza. In fondo alla sala c’era Saphira. La luce nella grotta proveniva da una grande apertura sul soffitto. La dragonessa aveva le zampe posteriori incatenata al muro, altre catene le bloccavano le ali e la coda e il suo muso era serrato da un museruola. Saphira non si mosse al loro arrivo. Sembrava dormire.
A quella vista, Eragon camminò dritto verso di lei fino a tendere il guinzaglio ma Oliviana tenne la posizione con fermezza.
- Che cosa le avete fatto?! – chiese, le dita intorno al collare mentre premeva facendo resistenza.
-La dragonessa è ostinata quasi quanto il suo cavaliere. Ma non così tanto. – rispose Isobel con voce melliflua
Il basso ruggito di Saphira scosse le pareti della sala. Aveva udito la voce di Eragon e lanciò alla regina uno sguardo eloquente.
- Oliviana lascia che Eragon la raggiunga -
La donna lasciò cadere il guinzaglio dalle mani permettendogli di muoversi liberamente. Eragon non se lo fece ripetere due volte e in pochi passi percorse la distanza che lo separava dalla sua compagna. Saphira teneva ancora la sua mente serrata. - Saphira ti prego parla. Di qualcosa. - gli disse ad alta voce. Ma la sua unica risposta fu un basso ringhio. La dragonessa esitava, aveva riconosciuto il suo cavaliere ma allo stesso tempo non capiva perché non l’avesse già raggiunta con la mente.
Eragon allungò una mano per sfiorarle il muso e gli occhi di Saphira lampeggiarono di rabbia quando caddero sull’oggetto intorno al suo collo. Rimasero così fermi per alcuni lunghissimi minuti  poi qualcosa sfiorò la mente di Eragon.
Piccolo mio, come stai? Il cavaliere piegò gli angoli della bocca in un sorriso triste.

- Sono stato meglio, tu invece? - Saphira gorgogliò appena.
Non ti preoccupare per me, sono più forte di quello credono. Eragon annuì, fiero di lei, ma iniziò a percepire un misto di ansia e di trepidazione provenire dalla sua compagna. Da tempo aveva imparato a conoscere il suo modo di agire e di pensare. Saphira aveva già messo in atto qualcosa di cui ancora non era a corrente ed ora stava cercando il momento giusto per parlagli.

- Saphira so di Eleonor e del suo fallimento - disse tenendo gli occhi fissi in un punto di fronte sé mentre ricordava come Isobel lo avesse punito poi li rialzò lentamente - Puoi dirmi il motivo per cui siamo qui? – Incalzata dalla sua domanda Saphira rispose
La bipede è ossessionata. Non si fermerà finché non avrà capito perché nessuna delle mie uova si è schiusa per lei. Eragon notò lo sdegno nella voce della sua compagna ma anche qualcos’altro. Lei sapeva la verità. Eragon lo percepì chiaramente. Le ho consentito di condividere questa conoscenza con lei a patto di mostrarlo prima a te disse Saphira anticipando la sua domanda. Sei pronto? Chiese. Eragon annuì e prendendo un profondo respiro allargò il torace e chiuse gli occhi. Le immagini lo investirono con tutta la loro potenza. Lo stupore per ciò che rivelarono gli fece dimenticare per un attimo la presenza dei loro carcerieri. Eragon aprì gli occhi e poggiò la fronte al suo muso, ora che si erano ritrovata era dolorosa anche solo l’idea di lasciarsi.

Dall’altra parte della grotta la regina seguì la scena fremendo di impazienza. Batté lentamente le mani tre volte. Eragon vide con la coda dell’occhio Oliviana che si avvicinava a lui poi le ginocchia cedettero sotto il suo peso e cadde a terra colpito da un dolore acuto che gli strappò un gemito. Quando riaprì gli occhi un attimo dopo Oliviana troneggiava su di lui, la vide piegarsi per raccogliere il guinzaglio che giaceva a terra e senza troppe cerimonie lo fece alzare da terra e lo trascinò via.

Saphira al suo fianco riuscì ad emettere solo un basso ruggito. La regina sentì la mente della dragonessa toccare la sua. Rabbia e odio sprigionavano dalla possente creatura.
Ti dirò ciò che vuoi, ma non abusare del tuo potere. La intimò la dragonessa.
Ti ascolto.
Saphira chiuse gli occhi e mostrò nuovamente la visione a favore della regina. Era come essere in volo sul dorso di un drago. Isobel riconobbe la sua terra, la costa e la città di Abalon. Poi il paesaggio sotto di lei iniziò a cambiare, si erano addentrati dove nessuno aveva mai osato, oltre le Terre Selvagge. Li, in mezzo a un paesaggio roccioso, Eleonor faceva schiudere un uovo di drago. Un drago femmina. Il suo colore era di un bianco iridescente e non apparteneva a nessuna di quelle in suo possesso. Era un uovo nato in quella terra. Isobel non poteva dire perché ma sapeva che era così poi la visione svanì
- Questo va oltre ogni mia immaginazione. – disse con un sorriso.

                                        
  
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