Era primo
pomeriggio quando Castigo rientrò nella cittadella dopo aver
volato sulle campagne
intorno ad Abalon. Nuvoloni neri si stava ammassando
all’orizzonte minacciando l’arrivo
di un temporale. Sulle montagne, verso nord, erano già
visibili il bagliore dei
lampi in lontananza.
Murtagh aspettò l’arrivo di Castigo nel cortile
del palazzo mentre un
venticello frizzante face svolazzare il mantello.
Ho sorvolato il posto dove tengono Saphira. Lo
informò il drago
attraverso il loro legame mentale.
Ci sono
enormi voragini che squarciato la roccia, alcune di queste sono
abbastanza
grandi da permettere a un drago di passare... Aggiunse
mandando una serie di immagini di quello che
aveva visto …Mi sarebbe bastato poco per
distruggerle e liberarla.
Murtagh
sentì tutta la rabbia e la trepidazione trapelare dalla voce
del suo compagno.
Lo so
Castigo ma dobbiamo avere pazienza.
Quando sarà il momento lo farai.
Che cos’altro hai scoperto? Domandò
invece mentre lo osservava battere
le ali e scendere verso terra in verticale.
C’è
una
radura tra le rocce. È un buon nascondiglio da cui possiamo
volare via una
volta che saremo tutti fuori.
Castigo poggiò le possenti zampe posteriori a terra, chiuse
le ali con eleganza
quindi allungò il muso verso il suo cavaliere. Murtagh
accorciò la distanza tra
loro. Quando gli fu accanto face scorrere lo sguardo sulle squame
cremisi del
mento e con le dita lo accarezzò con dolcezza.
Te la
senti di volare un altro po’ con me? Gli
chiese passandogli la mano su un fianco. Sotto la pelle i muscoli del
drago
erano ancora caldi e tesi per lo sforzo. Castigo sbuffò
orgoglioso. Sono
sempre pronto, Tigre.
Il ragazzo gli
sorrise quindi andò a prendere la sella e iniziò
a sistemarla con cura sul suo
dorso. Mentre si muoveva stringendo le cinghie con sicurezza i suoi
pensieri correvano
rapidi Manca un giorno all’arrivo della nave
promessa da Arya poi questo in cubo
finirà. Disse mentre finiva di tirare
l’ultimo laccio della sella.
Se Castigo
era preoccupato per Saphira, Murtagh lo era per Eragon.
Non lo
avrebbe mai ammesso a sé stesso ma da quando avevano
lasciato Alagaësia era
divento molto protettivo nei confronti del fratello minore. Il pensiero
che
Isobel potesse fagli del male gli era insopportabile. Conosceva bene
quella
sensazione di impotenza mista a rabbia e sconforto, l’aveva
provata lui stesso sulla
sua pelle quando era stato catturato da gemelli.
Stai
proiettando le tue paure su di lui. Eragon è forte
abbastanza da sopportare
tutto questo, come hai fatto tu. Ti stai preoccupando troppo per lui Lo
rimproverò bonariamente Castigo percependo
i suoi pensieri. Come potrei non farlo, sono il fratello
maggiore. Disse
e montò con agilità sul suo dorso.
Castigo si
diresse
verso la costa per evitare pericolose correnti temporalesche che
avrebbero
potuto sbatterli a terra. Volarono a lungo sfruttando i venti
provenienti dal
mare. Quando rientrarono nel cortile Aglaia era lì ad
attenderli. La ragazza aspettò
che Murtagh scendesse prima di avvicinarsi; in alto l’aria
carica di poggia e umidità
avevano imperlato gli abiti e i capelli di Murtagh di tante piccole
goccioline
d’acqua. Nel venirle incontro il ragazzo se le
sgrullò di dosso con non curanza
e sul viso aveva uno sguardo limpido e pieno di vita, per alcune ore
aveva dimenticato
i loro problemi lasciando che vi fosse solo il legame con il suo drago.
Il volto
teso che gli rivolse Aglaia lo riportò rapidamente alla
realtà.
- Dobbiamo rimandare la nostra riunione. La regina ti vuole nella sala
del
trono. Subito. Non so cosa abbia in mente. – le disse la
ragazza.
Murtagh
corrugò la fronte - Pensi sospetti qualcosa? –
chiese.
Aglaia
valutò
per un attimo a quella possibilità poi scosse la testa
- No, se così fosse, non saremmo qui a parlarne ma stai
comunque molto attento-
Murtagh annuì. Non aveva altra scelta che andare ma non era
necessario
rimandare la loro riunione. Si rivolse mentalmente a Castigo.
Manteniamo il nostro contatto mentale così potrai
riferire agli altri ciò
che mi dirò con la regina.
Poi
rivolgendosi alla ragazza - Se manterrò il mio contatto con
Castigo sarò in
grado di comunicarti le informazioni più importanti e Isobel
non sospetterà
nulla se parlo con il mio drago -
Aglaia
annuì
- Potrebbe funzionare. Ora va però, la regina ti aspetta -
Una volta
entrato a palazzo Murtagh venne raggiunto da due intendenti incaricati
di
accompagnarlo da Isobel. Non lo portarono alla sala del trono ma nei
suoi
appartamenti privati, nella stanza adibita alle riunioni
- Vieni pure avanti Murtagh. - lo invitò Isobel. Il
cavaliere la raggiunse ma
non si inchinò. Erano soli e senza i dignitari ad osservare
ogni suo movimento Murtagh
non aveva nessuna intenzione di portare rispetto alla donna.
La regina sorrise divertita e tamburellò le unghie sul mento.
- Per questa volta lascerò correre sul protocollo. Ho alcune
cose urgenti di
cui voglio parlarti – fece una piccola pausa prima di
continuare.
– Sai
già
che il luogo in cui i troviamo si chiama sala dei misteri.
Quello che forse
non sai è che contrariamente a quanto si crede, al loro
interno non si svolge
alcun rito ma vi lavorano le menti più alte del mio regno.
I maghi inviati
qui da Galbatorix ne sono entrati a fare parte e hanno insegnato
l’uso
dell’antica lingua sia a chi aveva il dono come arte magica
sia a semplici
studiosi, come arte alchemica. -
-
Cos’è
l’arte Alchemica? – domandò Murtagh
interrompendola.
Isobel gli
sorrise, Murtagh ebbe la sensazione che la regina stesse esattamente
aspettando
che le facesse quella domanda.
- È
l’arte
di trasformare le sostanze con la sola conoscenza della materia
– disse con un
certo orgoglio. - Anche Galbatorix ne era rimasto molto affascinato
– aggiunse.
- Fu lui a
suggerirmi
di non divulgare quanto veniva svolto qui e di proteggere il segreto
con la
magia.
Ed è
proprio
agli alchimisti che tempo fa, quando appresi della morte di Galbatorix
e persi
la speranza di avere un drago, diedi loro il compito di mettere a punto
un’arma
capace simulare le loro capacità in battaglia.
Ora
l’arma è
stata ultimata e vorrei che mi dessi una tua opinione –
Murtagh
corrugò la fronte, scettico. - Ho partecipato a diverse
battaglie ed ho visto già
macchine da guerra costruite con questo intento Isobel. Nessuna di loro
si è
mai lontanamente avvicinata alla potenza di fuoco delle fauci di
Castigo. -
- Non hai
ascoltato
bene la storia che ti ho raccontato. Queste nuove armi non hanno nulla
a che vedere
con le pesanti e antiquate macchine da guerra ideate dai vostri
militari.
Credimi Murtagh, la fantasia degli alchimisti ti
sorprenderà, non hai mai visto
nulla di simile – un guizzo di curiosità si accese
negli occhi del cavaliere
facendo sorridere Isobel.
- Tra non
molto sarà pronto anche il tuo giuramento –
Murtagh cercò di non far trapelare
nessuna emozione mentre lasciava che il legame con Castigo permettesse
al suo
drago di ascoltare tutto quello che stavano dicendo - Non mi sembri
molto sorpreso
– Murtagh ricambiò lo sguardo della regina. Era
riuscito a sorprenderla e
voleva mantenere quel vantaggio.
- Lo sarei
del contrario, Galbatorix lo avrebbe già preteso da tempo
– disse sprezzante.
Gli occhi di
Isobel scintillarono di orgoglio - Galbatorix non aveva con
sé le giuste leve per
tenerti ancorato a lui – rispose con un ghigno divertito,
Murtagh serrò la
mascella riconoscendo la verità delle sue parole.
La sua
reazione soddisfò la regina che continuò a
parlare.
- I tuoi
affetti sono la tua debolezza Murtagh. Se solo ti lasciassi andare
all’incantesimo dell’oblio come tutti gli altri non
ci sarebbe bisogno di
nessun giuramento! Immagina di abbandonare tutta questa sofferenza e
tutti i tuoi
dubbi alle spalle. – la sua voce divenne suadente e Murtagh
dovette alzare le
sue difese per non rimanerne ammaliato. Nel farlo chiuse gli occhi.
Quado li
riaprì Isobel era di fronte a lui.
- Cosa ci
sarebbe di male ad essere felice al mio fianco? – gli chiese.
Murtagh scosse la
testa con decisione.
- E diventare
una marionetta come il resto dei tuoi sudditi? Preferisco di no
– Isobel sostenne
il suo sguardo e scosse la testa.
- Non
saresti uno schiavo al contrario saresti il solo davvero libero. Le
deboli
facoltà di un semplice umano non possono competere con
quelle di un Cavaliere. Jill
ha pagato questo prezzo ma tu, sapresti sopportare il peso di questo
incantesimo
senza subire alcuna interferenza sul tuo libero arbitro. –
lasciò che le sue
parole facessero il loro effetto senza mai lasciare con lo sguardo il
cavaliere.
- Pensa a
come ti sei sentito poco fa, quando hai cavalcato con Castigo
– gli occhi di
Murtagh scintillarono dalla sorpresa. Come fa a sapere!
- Non ti
piacerebbe sentirti sempre così? – Murtagh sapeva
bene che Isobel stava
mentendo, le sue bugie erano lì, evidenti come la luce del
sole, ma aveva delle
ottime argomentazioni; quando alla fine riprese il controllo delle
proprie
emozioni si accorse di stringere i pugni così forte da
sentire le unghie
penetrare la carne.
- Cosa mi
dici di mio fratello Eragon? Anche lui godrà dei miei stessi
privilegi? – Isobel
sbuffò infastidita.
-
Per lui ho altri progetti. La sua visione del mondo è
diversa dalla nostra. Per questo su di lui sto usando un altro metodo.
Sai c’è
un oggetto messo a punto dai miei alchimisti, un collare, composto da
una lega
in grado di controllare la magia senza l’antica lingua.
–
-
Come è possibile una cosa del genere? -
-
Attraverso il dolore naturalmente – spiegò lei con
voce
asciutta. Murtagh digrignò i denti ma si trattenne dal
rispondere - il solo
contatto ha degli effetti sorprendenti su chi cerca di usarla. Eragon
ha
compreso subito che è inutile combattere. Potrei permetterti
di vederlo una volta che ti
sarai votato completamente
alla mia causa. –
- Sarebbe
più facile per te se lo facessi! - Isobel rimase ad
osservarlo per alcuni
istanti in attesa che la sua ira scemasse prima di riprendere a parlare
- Non te ne
accorgi nemmno ma lo stai già facendo Murtagh. Mi sei stato
di grande aiuto l’altro
giorno con la tua intuizione su Eleonor. - disse cambiando
così argomento.
- Contrariamente
a ciò che pensavi Saphira non dovrò deporre altre
uova. Il motivo per cui non
si sono ancora schiuse è semplicemente che questa terra ne
nasconde altre – Murtagh
sentì la sorpresa e la meraviglia di Castigo attraverso il
loro legame. È
come se lo avessi sempre saputo gli disse. Isobel stava
dicendo il vero, il
drago poteva sentirlo fin dentro le ossa.
Castigo,
questo non è qualcosa che Isobel può aver
scoperto da sola. Murtagh
tornò a guardare la regina.
- Mi sembri
molto sicura di questo – un presentimento si
insinuò nelle sua mente confermato
subito dopo dalle parole di Isobel.
- La visione
che Saphira ha condiviso con me non lascia adito a dubbi. Domani quado
il sole
sarà al suo apice vorrei che venissi con il tuo drago nel
luogo dove tengo
Saphira. Quello visitato stamattina da Castigo - Murtagh sgrano gli
occhi,
sgomento. Isobel sorrise.
- Pensavi
non sapessi dei vostri movimenti? – aggiunse.
- Siete
prevedibili. Ma le vostre resistenze sono inutili. Stare dalla mia
parte o soccombere,
non ci sono alternative - Senza badare alle proteste di Murtagh Isobel
lo
congedò. Al ragazzo non rimase altro che annuire e uscire.
***
La mente di
Murtagh vorticava velocemente mentre faceva ritorno nelle sue stanze
dove Aglaia
e Xavier lo stavano attendendo. Le parole di Isobel ancora risuonavano
nella
sua testa.
Quando lo
vide entrare Aglaia gli andò subito incontro e gli prese il
volto tra le mani -
Isobel può dire ciò che vuole. Noi crediamo in te
- gli disse con un sorriso.
Murtagh guardò il suo volto e poi quello che Xavier dietro
di lei.
- Grazie
–
disse profondamente commosso e poggiando una mano al petto.
- Io e Xavier
vogliamo dirti qualcosa di più su l’arma di cui ti
ha parlato la regina, così
da essere preparato per domani-
Il capitano
si era alzato dalla sedia con sguardo grave.
- È
da prima
che voi cavalieri arrivaste che la regina lavora su
quest’arma. Carichi di
zolfo e carbone vengono regolarmente inviati ad Abalon da diverse
provincie di
Zàkhara al fine di creare la miscela. L’ho vista
con i miei occhi esplode in
tante piccole fiammelle di fuochi fatui quando viene messa a contatto
con una
fiamma. Ma le armi alimentate da questa polvere sono state sempre
inaffidabili,
fino ad ora. - Xavier descrisse con precisione come erano fatte e il
loro funzionamento
– Non siamo mai stai in grado di provarne
l’efficacia. Le canne esplodevano, quando
venivano a contatto con il fuoco, provocavano ustioni talmente gravi da
uccidere chi malauguratamente veniva colpito –
Mentre
l’uomo parlava Murtagh comprese che non di trattava di un
semplice capriccio
della regina come aveva pensato inizialmente. Non dovevano affatto
sottovalutarla.
- Nel nostro
ultimo incontro - intervenne Aglaia - Isobel ha parlato di aver risolto
questo
problemi – Xavier si grattò il mento meditando.
- Questo
vuol dire che ha trovato il modo di creare una canna di metallo
abbastanza
resistente da incanalare l’esplosione. –
- Domani
osserverò quest’arma per capire quanto
può essere pericolosa. – disse Murtagh
tenendo conto di tutto quello avevano appena detto ma avendo in mente
il loro
principale obbiettivo. Ora che aveva la certezza che Isobel stava
torturando il
fratello non voleva lasciarlo nelle sue mani un minuto di
più - Purtroppo non
abbiamo tempo per fare altro a riguardo. Domani sera dovrà
essere tutto pronto
per la fuga–
–
Xavier pensi
che Reafly sia pronto a venire con noi? - l’uomo rimase in
silenzio profondamente
combattuto. Se la decisione fosse dipesa da lui, naturalmente non
avrebbe mai
acconsentito a coinvolgere il ragazzo, ma le circostanze avevano deciso
altrimenti. Lasciarlo indietro adesso significava metterlo ancora
più in
pericolo - Il ragazzo è proto e determinato a seguirci. Gli
ho spiegato cosa
dovrà fare domani. Non vi deluderà –
gli altri annuirono poi Aglaia prese di
nuovo la parola – Tu Murtagh sei il più vicino a
Jill. Che cosa pensi di fare
con lei? –
Murtagh
serrò
le labbra prima di parlare soppesando bene le parole –
E’ meglio che rimanga ancora
all’oscuro di tutto. Isobel me l’ha affidata per
potermi sorveglire. Deve continuare
a credere che sia così se non vogliamo che sospetti qualcosa
- Vederla ogni
giorno ritornare al suo fianco era una sofferenza constante ma
l’aveva
accettato per poterle stare vicino
- Eragon?
–
chiese infine Murtagh ponendo la domanda che più lo
spaventava. Gli occhi di Aglaia
lampeggiarono quando riprese la parola.
- Lui
è
tenuto in una delle torri più esterne delle mura della
cittadella. Si tratta di
un’area isolata del resto degli edifici. –
- Cosa mi dici del collare? –
-
L’ho già visto usare da Isobel su un elfo caduto
prigioniero. Un ammonimento per tutti coloro che avessero cercato di
ribellarsi.
C’è un altro particolare, però, che ho
scoperto e non ti piacerà. –
Murtagh
sospirò - Quale? -
- Da ieri i Ra’zac si sono insediati nella
torre a
guardia della sua entrata. A nessuno è più
permesso entrare. -
- Ra’zac,
che cosa sono? – chiese Xavier
guardando il volto sconvolto del cavaliere nell’apprendere la
notizia.
- Incubi
nati da un’aberrazione della magia. Augurati non di non
doverli mai incontrare
nella tua vita – gli rispose Murtagh in tono grave.
– Come riusciremo a farlo
uscire? -
-
Userò
l’effetto sorpresa, le creature mi conoscono, sanno che sono
tra la cerchia
intima di Isobel. Quando si accorgeranno dell’inganno noi
saremo già lontani. –
I tre
continuarono
a discutere per stabilire come avrebbe recuperare le uova di drago. Per
ciò che
riguardava Eleonor, invece, Aglaia avrebbe fatto in modo che la piccola
fosse portata
con la madre in segreto da alcuni suoi parenti, lontano dalla capitale.
Era quasi
sera quando ogni cosa fu stabilita.
Fuori la
tempesta
infuriava e la pioggia aveva iniziato a battere contro le finestre.
***
Sdraiato sul pagliericcio Eragon chiuse gli occhi e deglutì
a vuoto. Da quando Oliviana
lo aveva riportato nella sua cella qualcosa era cambiato. Si era
sentito come
avvolto da uno strano torpore e ancora adesso delle presenze vagamente
familiari aleggiavano in un angolo recondito della sua mente senza che
riuscisse ad individuarne l’identità. Sapeva solo
che erano presenti,
appestando l’aria con un odore nauseabondo che lo
disorientava lasciandolo con un
senso di inquietudine. Si rese anche conto che da tempo non gli veniva
più portato
né da mangia né da bere. Fame e sete
contribuirono ad aumentare il suo
malessere
L’incubo
si
insinuò lentamente senza che lui se ne rendesse conto.
Iniziò con la sensazione
opprimente delle mura della cella che si stringevano su di lui. Era una
paura
irrazionale ma abbastanza reale da fagli accelerare il battito del
cuore. Poi i
demoni iniziarono a emergere. Uno ad uno le sue paure più
recondite lo assalirlo
colpendolo in successione senza dargli tregua.
L’intensità di quelle emozioni fu
tale da lascarlo senza fiato. Con il respiro affannato si costrinse a
fare
lunghe bucate d’aria per calmare il cuore che gli batteva
forte nel petto. Con
le dita si tastò una guancia e si accorse, con stupore, che
erano bagnate dalle
lacrime.
Dietro la porta della cella, in un angolo buio, alcune figure celate da
un
mantello osservava la scena emettendo sibili di trepidazione.
Gli ordini della loro madre erano stati molto chiari: il prigioniero
non poteva
essere toccato e le creature si accontentarono di vederlo logorare
lentamente
nelle sue paure.
***
La pioggia
batteva forte sopra i vetri della finestra formando continui rivoli
d’acqua che
cadevano giù rapidi lungo le pareti. Ogni tanto veniva
illuminate da un lampo.
La luce esplodeva nel cielo seguita subito dopo dal tuono che
squarciava l’aria
con il suo rombo.
Un tuono più forte degli altri fece sobbalzare Arya, seduta
su una poltrona a
contemplando placida il fuoco di un camino.
Era passati
dieci giorni da quando era giunta in quella nuova terra e aveva
conosciuto il
popolo che vi abitava. Nelle loro vene scorreva lo stesso sangue dei
loro
progenitori, prima che gli Elfi acquistassero
l’immortalità attraverso il patto
di sangue stipulato alla fine della guerra con i draghi.
Il loro re, Arold, l’aveva accolta come una figlia In quella terra si stava
svolgendo una guerra
centenaria, ed Arya aveva accettato di insegnare loro
l’antica lingua per
contrastare la forza della regina Isobel che voleva tenere per
sé quel potere.
I suoi amici su Zàkhara, invece, si erano cacciati senza
saperlo in una
trappola; attraverso la loro spia a corte, Aglaia, Arya era venuta a
sapere che
solo Murtagh e Castigo erano apparentemente liberi di muoversi. E in
tutto
questo la popolazione sembrava non accorgersi di nulla, annebbiata da
un
qualche incantesimo lanciato dalla stessa Isobel. Arya si
domandò che tipo di magia
avesse usato e dove avesse trovato l’energia necessaria per
mantenere un simile
sforzo.
Consapevoli che il sostegno dei Cavalieri dei Draghi rappresentava
l’ago della
bilancia nella guerra Arold aveva acconsentito a organizzare una
spedizione di
salvataggio per i suoi amici. Con il cambio di venti più
favorevoli una nave
con a bordo un manipolo di soldati si stava preparando a salpare ed
Arya aveva
tutte le intenzioni di partecipare a quella missione. Re Arold si era
fermamente
opposto alla sua decisione ma lei era stata altrettanto inamovibile.
Quando anni
fa aveva accettare l’incarico di diventare la portatrice
dell’uovo era arrivata
a sfidare tutto il suo popolo e l’autorità della
madre per tenere fede alla sua
decisione. Non sarebbero stato di certo Arold a farle cambiare idea,
soprattutto quando ad essere in pericolo erano le persone a cui teneva
di più
al mondo.
Un altro tuono scoppiò nell’aria facendo vibrare
le pareti della stanza e
destando Arya dai suoi pensieri.
L’Elfa prese allora la decisione di divinare Eragon. Nessuna
delle informazioni
fornite da Aglaia lo riguardavano in particolare. Doveva sapere come
stava. Andò
alla finestra, e con alcune parole dell’antica lingua, fece
in modo che un po’
d’acqua dal vetro si raccogliesse nel palmo della mano, poi
evocò l’immagine
del Cavaliere.
Il volto di Eragon comparve lucente sul piccolo specchio
d’acqua, teneva gli
occhi chiusi e i suoi lineamenti, di solito dolci, erano ora tirati.
Sembrava
molto stanco e spaventato; gli occhi di Arya si riempirono di lacrime a
quella
vista e l'Elfa fece scivolare via subito l’immagine.
***
Eragon ebbe
l’immediata sensazione di due occhi che lo stavano
osservando, si tirò su di
scatto tastandosi il petto in cerca dell’amuleto donatogli da
Gannel. Quando al
suo posto le dita toccarono il collare di metallo si ricordò
di non averla più
con sé. Mi è stata tolta quando sono
stato portato qui pensò realizzando
amaramente dov’era il qui.
La cella era
avvolta nella semi oscurità e fuori pioveva. Dalla feritoia
poteva sentire il
rumore della pioggia che cadeva copiosa mentre intravedeva il bagliore
dei
lampi riflettersi nell’incasso della finestra. Un tuono
più vicino degli altri
fece vibrare le spesse pareti della torre.
Gli incubi con il loro carico di dolore erano sempre lì ai
margini della sua
mente pronti a prendersi gioco di lui. Presto o tardi sarebbero tornati
all’attacco ma in quel momento Eragon non voleva pensarci.
Con cautela provò a
mettersi in piedi ma un capogiro lo costrinse ad appoggiarsi alla
parete.
Quando il mondo smise di girargli intono il suo sguardo andò
verso la porta.
Solo allora notò che la finestrella da cui solitamente gli
veniva passato il
cibo era stata lasciata aperta lasciando uno spiraglio sulla sala
antistante. Incuriosito
Eragon barcollò in quella direzione e si mise ad osservare
nell’oscurità. Delle
ombre gli passarono davanti e udì un fruscio di vesti
accompagnato da sibili
indistinti.
Eragon indietreggiò incespicando di un passo. Il terrore gli
serrò lo stomaco.
Conosceva fin troppo bene quei suoni. Erano Ra’zac.
La sua mente
stanca cercò disperatamente di ricordare quello che aveva
appreso sulla loro
storia, quando era ancora allievo di Oromis.
I Ra’zac erano stati, con
molta
probabilità, la causa per cui il re Palancar aveva deciso di
emigrare dalla sua
terra natale. Era fuggito lontano, raggiungendo la terra di
Alagaësia ma quegli
esseri, proprio come dei segugi che fiutano la preda, lo avevano
seguito.
A suo tempo i Cavalieri avevano dato loro la caccia, uccidendoli uno ad
uno. No
aspetta, non tutti, ricordò
alla fine. Due di loro riuscirono a sopravvivere
e strinsero un patto con Galbatorix, servendolo in cambio della sua
protezione
e della possibilità di cibarsi di carne umana.
Era un incubo che ora si ripeteva con Isobel. Eragon si
domandò quali promesse
avesse fatto la regina per averli assoldati.
Si allontanò rapidamente dalla porta e tornò a
sedersi sul suo giaciglio. Ora
sapeva da dove venivano gli incubi e la cosa non lo fece sentire
meglio. Piegò
le ginocchia al petto e iniziò a porre attenzione ad ogni
rumore sperando di
non aver attirato troppo la loro attenzione.
***
l giorno
seguente il sole salutò un cielo limpido e sereno. La
pioggia si era dissolta
in una sottile patina d’acqua che ricopriva tutto lasciando
alla vista un
piacevole senso di pulito; la pace e la tranquillità avevano
preso il posto del
frastuono e il temporale era diventato solo un lontano ricordo.
A mezzogiorno Murtagh era in sella su Castigo. Il drago
compì diversi giri
intorno allo sperone roccioso mentre osservava i grandi macigni che si
trovavano dove il giorno prima c’erano fenditure, crepacci e
gole. È come
fosse passato un terremoto Qualcuno o qualcosa lo aveva
provocato.
Da sotto
videro Isobel che li osservava. La donna indossava
un’armatura leggera che le
copriva il petto e le spalle ed era a comando di una dozzina di uomini
armati.
Poi le videro. Le armi erano proprio come gliela aveva descritta
Xavier. Una
lunga canna di metallo cilindrica lunga poco più di quattro
iarde posta sopra
una pedana fornita di due ruote. Quando Castigo poggiò le
sue zampe a terra Murtagh
saltò giù dalla sella si guardò
intorno circospetto.
- Benvenuto
Murtagh
e salve a te Castigo -
Gli uomini non
avevano i colori della divisa della guardia reale e al comando non
c’era Xavier
ma una ragazza che Murtagh non aveva mai visto.
- Oliviana la
squadra è pronta? -
- Sì,
mia Signora
- disse la ragazza piegando il capo in segno di rispetto. Gli uomini al
suo
seguito erano posizionati in fila ed ognuno di loro aveva in mano una
lunga
canna di metallo fornita di manico con in alto una leva e una sorta di
grilletto al di sotto di essa.
- Mi
permetti? – chiese Isobel tendendo le braccia verso
l’arma nelle sue mani. Oliviana
gliela consegnò. Isobel impugnò il manico sotto
il braccio e guardò Murtagh.
- Adesso osserva
bene -
Puntò
con
non curanza l’arma prima verso i suoi uomini poi verso
Castigo e infine verso
la parete rocciosa alle sue spalle. Dopo avergli rivolto uno sorriso
ferino si
girò e premette una levetta due volte, in successione,
puntando la canna contro
dei bersagli invisibile.
Due schioppi fortissimi partirono da quell’oggetto, ne
uscì subito del fumo e
un forte odore di zolfo investì le narici di Murtagh.
Due fori delle dimensioni di una noce si erano aperti nei punti dove
aveva
puntato l’arma mentre a terra delle rocce infiammate
crepitavano debolmente.
-
Quest’arma
è in grado di uccidere un uomo con la stessa
velocità dell’antica lingua - gli
disse Isobel tornando a guardarlo per osservate la sua reazione.
- Non ha
certo la sua eleganza e il suo fascino ma non puoi negarne
l’efficacia. –
proseguì Isobel – vuoi provarla? - Castigo
ringhiò e
Murtagh la fissò per alcuni istanti prima di scuotere la
tasta in segno di
diniego.
- Non si
tratta di fascino o eleganza Isobel. La tua arma è
più che efficace, lo vedo,
ma non può essere lontanamente paragonata alla magia. -
Nonostante Xavier gli
avesse parlato del loro funzionamento, nel vedere l’arma in
azione Murtagh
realizzò qualcosa di allarmante.
- Anche il
più giovane dei maghi sa che usarla ha prezzo. Pronunciare
un incantesimo chiede
sempre un costo, La sua pratica necessita di un costante studio al fine
di bilanciare
le proprie energie. Se non impari questa lezione in fretta rischi di
rimanere
ucciso. La tua arma, ha la sua stessa capacità di uccidere e
cosa richiede? Solo
di premere un grilletto - disse rivolgendole uno sguardo severo.
- Come vuoi,
per adesso posso capire la tua riluttanza. Ma non to ho ancora
presentato Oliviana
– la regina richiamò a sé la ragazza e
Murtagh se la ritrovò di fronte. Poteva sentire
il suo sguardo che lo ispezionava da capo a piedi indugiando sul volto
– Cosa
c’è? – le chiese innervosito da quella
sua insistenza. Oliviana non aspettava
altro che la sua domanda – Qualche giorno fa ho portato qui
il mezz’elfo,
Eragon, non sembrate affatto fratelli – Murtagh
scattò e le afferrò il braccio
guardandola a denti stretti. – La cosa non ti deve riguardare
- Oliviana sorrise
calma e levò lentamente la mano di Murtagh dal suo braccio
– la mi era una
semplice curiosità, non c’è bisogno di
alterarsi tanto –
Prima che
potesse rispondere Isobel intervenne a sedare gli animi
- Oliviana, per
piacere, Murtagh è qui in veste di nostro alleato. Lasciamo
fuori qualsiasi
dissapore. Rispondimi invece, i cannoni sono tutti in posizione -
- Sì
Maestà
– le rispose proto il sicario.
- Come credo
avrai notato al tuo arrivo – continuò Isobel
rivolgendosi ora a Murtagh - molte
delle entrate alle grotte sono state fatte crollare. –
Murtagh fece un cenno di
si con la tesa – Ho notato ma non ne comprendo il senso.
– rispose fremendo di
apprensione per Saphira.
- Lo vedrai
presto. Ieri ti ho promesso un’arma capace di competere con
il fuoco di un drago.
Cos’altro potrebbe distruggere quei massi? - Olivina diede
l’ordine di accendere
tre torce che vennero avvicinate alle altrettante micce poste
all’estremità
opposta delle canne.
Un boato
ancora più grande di prima esplose nell’aria. Una
nuvola di fumo e detriti
grandi quanto piccoli ciottoli si espanse nel punto in cui le palle dei
cannoni
centrarono il loro obiettivi. Quando il fumo si dileguò le
rocce che ostruivano
il passaggio erano state frantumate e l’interno delle caverne
era nuovamente visibile.
Il riflesso blu delle scaglie di Saphira brillò alla luce de
sole e Murtagh poté
infine vederla. Era incatenata al muro ma era viva. A quella vista
Castigo
emise un basso ringhio minaccioso verso Isobel.
- Di al tuo compagno di calmarsi -
Gli fece lei con voce gelida.
Castigo…come sta? Chiese mentalmente al
drago
Passarono alcuni istanti, poi udì la voce del compagno che
gli disse:
Sta bene ma vuole parlare con te
Murtagh rivolse nuovamente lo sguardo verso Isobel . La donna gli
porgeva delle
chiavi – Do a te l’onore di liberarla –
Murtagh
raggiunse
la dragonessa e la osservò con attenzione valutando le sue
condizioni prima di
fare qualsiasi cosa. Non sembrava ferita in maniera grave
così con cautela iniziò
a toglierle la museruola. Saphira gli porse il muso docilmente mentre
con
delicatezza sfilava il ferro intorno a mascella e mandibola.
Grazie lo raggiunse
improvvisamente la sua
voce. Murtagh le annuì con un sorriso mesto Castigo
ha detto che vuoi
parlarmi…
La
bipede-senza-cuore è qui per quello che le ho rivelato
l’altro giorno. L’ho
fatto perché non facesse del male a Eragon ma Castigo mi ha
parlato di torri e Ra’zac.
Devi aiutarlo! Murtagh
ascoltò le sue parole in silenzio
Lo stiamo
già facendo Saphira ma adesso lascia che sia io ad aiutare
te
Murtagh non
aveva modo di spiegare alla dragonessa il loro piano di fuga, non con
Isobel
che li osservava da dietro, così si mise al lavoro sulle
catene e una per una
le aprì sfilando via gli anelli stretti intorno alla coda e
alle zampe.
Una volta
libera la dragonessa si avvicinò a Isobel, le labbra del
muso fremettero e si
alzarono a mostrare le zanne. Saphira alzò lentamente la sua
zampa anteriore e
con l’unghia la toccò al petto, a sinistra,
premendo appena contro l’armatura.
Tu disse incidendo
quell’unica parola nella mente della
Isobel come se fossero scolpite nella roccia.
- Ho dovuto
colpirti
al cuore, dove fa più male o non ti avrei mai avuta al mio
fianco – le disse
Isobel abbassando lo sguardo dove l’unghia aveva lasciato un
segno. Con una
mano face cenno di fermarsi alle guardie che a un comando di Oliviana
si erano
messe in posizione, puntandole contro le armi. Rimasero a guardarsi
così per
alcuni interminabili istanti poi Saphira ritirò il suo
artiglio e agitando le
ali con un balzo superò i detriti e raggiunse Castigo appena
fuori dalla
grotta.
- Dopo tante
incomprensioni alla fine abbiamo trovato un obbiettivo comune trovare
le uova
di drago. Vorrei che tu, Murtagh, partissi con Saphira alla loro
ricerca. Ho
già informato Xavier che ti fornirà e carte per
raggiugere le terre selvagge e
il supporto logistico per il viaggio.
…E
lasciare a lei i nostri compagni?... intervenne
Saphira con un ringhio mentale. Murtagh abbassò lo sguardo
serrò la mascella.
Glielo
lasceremo solo credere Saphira…
***