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Autore: stefy_81    17/07/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Era primo pomeriggio quando Castigo rientrò nella cittadella dopo aver volato sulle campagne intorno ad Abalon. Nuvoloni neri si stava ammassando all’orizzonte minacciando l’arrivo di un temporale. Sulle montagne, verso nord, erano già visibili il bagliore dei lampi in lontananza.
Murtagh aspettò l’arrivo di Castigo nel cortile del palazzo mentre un venticello frizzante face svolazzare il mantello.
Ho sorvolato il posto dove tengono Saphira. Lo informò il drago attraverso il loro legame mentale.

Ci sono enormi voragini che squarciato la roccia, alcune di queste sono abbastanza grandi da permettere a un drago di passare... Aggiunse mandando una serie di immagini di quello che aveva visto …Mi sarebbe bastato poco per distruggerle e liberarla.

Murtagh sentì tutta la rabbia e la trepidazione trapelare dalla voce del suo compagno.

Lo so Castigo ma dobbiamo avere pazienza. Quando sarà il momento lo farai.
Che cos’altro hai scoperto? Domandò invece mentre lo osservava battere le ali e scendere verso terra in verticale.

C’è una radura tra le rocce. È un buon nascondiglio da cui possiamo volare via una volta che saremo tutti fuori. Castigo poggiò le possenti zampe posteriori a terra, chiuse le ali con eleganza quindi allungò il muso verso il suo cavaliere. Murtagh accorciò la distanza tra loro. Quando gli fu accanto face scorrere lo sguardo sulle squame cremisi del mento e con le dita lo accarezzò con dolcezza.

Te la senti di volare un altro po’ con me? Gli chiese passandogli la mano su un fianco. Sotto la pelle i muscoli del drago erano ancora caldi e tesi per lo sforzo. Castigo sbuffò orgoglioso. Sono sempre pronto, Tigre.

Il ragazzo gli sorrise quindi andò a prendere la sella e iniziò a sistemarla con cura sul suo dorso. Mentre si muoveva stringendo le cinghie con sicurezza i suoi pensieri correvano rapidi Manca un giorno all’arrivo della nave promessa da Arya poi questo in cubo finirà. Disse mentre finiva di tirare l’ultimo laccio della sella.

Se Castigo era preoccupato per Saphira, Murtagh lo era per Eragon.

Non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso ma da quando avevano lasciato Alagaësia era divento molto protettivo nei confronti del fratello minore. Il pensiero che Isobel potesse fagli del male gli era insopportabile. Conosceva bene quella sensazione di impotenza mista a rabbia e sconforto, l’aveva provata lui stesso sulla sua pelle quando era stato catturato da gemelli.  

Stai proiettando le tue paure su di lui. Eragon è forte abbastanza da sopportare tutto questo, come hai fatto tu. Ti stai preoccupando troppo per lui Lo rimproverò bonariamente Castigo percependo i suoi pensieri. Come potrei non farlo, sono il fratello maggiore. Disse e montò con agilità sul suo dorso.

Castigo si diresse verso la costa per evitare pericolose correnti temporalesche che avrebbero potuto sbatterli a terra. Volarono a lungo sfruttando i venti provenienti dal mare. Quando rientrarono nel cortile Aglaia era lì ad attenderli. La ragazza aspettò che Murtagh scendesse prima di avvicinarsi; in alto l’aria carica di poggia e umidità avevano imperlato gli abiti e i capelli di Murtagh di tante piccole goccioline d’acqua. Nel venirle incontro il ragazzo se le sgrullò di dosso con non curanza e sul viso aveva uno sguardo limpido e pieno di vita, per alcune ore aveva dimenticato i loro problemi lasciando che vi fosse solo il legame con il suo drago.

Il volto teso che gli rivolse Aglaia lo riportò rapidamente alla realtà.
- Dobbiamo rimandare la nostra riunione. La regina ti vuole nella sala del trono. Subito. Non so cosa abbia in mente. – le disse la ragazza.

Murtagh corrugò la fronte - Pensi sospetti qualcosa? – chiese.

Aglaia valutò per un attimo a quella possibilità poi scosse la testa
- No, se così fosse, non saremmo qui a parlarne ma stai comunque molto attento- Murtagh annuì. Non aveva altra scelta che andare ma non era necessario rimandare la loro riunione. Si rivolse mentalmente a Castigo.
Manteniamo il nostro contatto mentale così potrai riferire agli altri ciò che mi dirò con la regina.

Poi rivolgendosi alla ragazza - Se manterrò il mio contatto con Castigo sarò in grado di comunicarti le informazioni più importanti e Isobel non sospetterà nulla se parlo con il mio drago -

Aglaia annuì - Potrebbe funzionare. Ora va però, la regina ti aspetta -

Una volta entrato a palazzo Murtagh venne raggiunto da due intendenti incaricati di accompagnarlo da Isobel. Non lo portarono alla sala del trono ma nei suoi appartamenti privati, nella stanza adibita alle riunioni
- Vieni pure avanti Murtagh. - lo invitò Isobel. Il cavaliere la raggiunse ma non si inchinò. Erano soli e senza i dignitari ad osservare ogni suo movimento Murtagh non aveva nessuna intenzione di portare rispetto alla donna.
La regina sorrise divertita e tamburellò le unghie sul mento.
- Per questa volta lascerò correre sul protocollo. Ho alcune cose urgenti di cui voglio parlarti – fece una piccola pausa prima di continuare.

– Sai già che il luogo in cui i troviamo si chiama sala dei misteri. Quello che forse non sai è che contrariamente a quanto si crede, al loro interno non si svolge alcun rito ma vi lavorano le menti più alte del mio regno.

I maghi inviati qui da Galbatorix ne sono entrati a fare parte e hanno insegnato l’uso dell’antica lingua sia a chi aveva il dono come arte magica sia a semplici studiosi, come arte alchemica. -  

- Cos’è l’arte Alchemica? – domandò Murtagh interrompendola.

Isobel gli sorrise, Murtagh ebbe la sensazione che la regina stesse esattamente aspettando che le facesse quella domanda.

- È l’arte di trasformare le sostanze con la sola conoscenza della materia – disse con un certo orgoglio. - Anche Galbatorix ne era rimasto molto affascinato – aggiunse.

- Fu lui a suggerirmi di non divulgare quanto veniva svolto qui e di proteggere il segreto con la magia.  

Ed è proprio agli alchimisti che tempo fa, quando appresi della morte di Galbatorix e persi la speranza di avere un drago, diedi loro il compito di mettere a punto un’arma capace simulare le loro capacità in battaglia.

Ora l’arma è stata ultimata e vorrei che mi dessi una tua opinione –

Murtagh corrugò la fronte, scettico. - Ho partecipato a diverse battaglie ed ho visto già macchine da guerra costruite con questo intento Isobel. Nessuna di loro si è mai lontanamente avvicinata alla potenza di fuoco delle fauci di Castigo. -

- Non hai ascoltato bene la storia che ti ho raccontato. Queste nuove armi non hanno nulla a che vedere con le pesanti e antiquate macchine da guerra ideate dai vostri militari. Credimi Murtagh, la fantasia degli alchimisti ti sorprenderà, non hai mai visto nulla di simile – un guizzo di curiosità si accese negli occhi del cavaliere facendo sorridere Isobel.  

- Tra non molto sarà pronto anche il tuo giuramento – Murtagh cercò di non far trapelare nessuna emozione mentre lasciava che il legame con Castigo permettesse al suo drago di ascoltare tutto quello che stavano dicendo - Non mi sembri molto sorpreso – Murtagh ricambiò lo sguardo della regina. Era riuscito a sorprenderla e voleva mantenere quel vantaggio.

- Lo sarei del contrario, Galbatorix lo avrebbe già preteso da tempo – disse sprezzante.                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Gli occhi di Isobel scintillarono di orgoglio - Galbatorix non aveva con sé le giuste leve per tenerti ancorato a lui – rispose con un ghigno divertito, Murtagh serrò la mascella riconoscendo la verità delle sue parole.

La sua reazione soddisfò la regina che continuò a parlare.

- I tuoi affetti sono la tua debolezza Murtagh. Se solo ti lasciassi andare all’incantesimo dell’oblio come tutti gli altri non ci sarebbe bisogno di nessun giuramento! Immagina di abbandonare tutta questa sofferenza e tutti i tuoi dubbi alle spalle. – la sua voce divenne suadente e Murtagh dovette alzare le sue difese per non rimanerne ammaliato. Nel farlo chiuse gli occhi. Quado li riaprì Isobel era di fronte a lui.

- Cosa ci sarebbe di male ad essere felice al mio fianco? – gli chiese. Murtagh scosse la testa con decisione.

- E diventare una marionetta come il resto dei tuoi sudditi? Preferisco di no – Isobel sostenne il suo sguardo e scosse la testa.

- Non saresti uno schiavo al contrario saresti il solo davvero libero. Le deboli facoltà di un semplice umano non possono competere con quelle di un Cavaliere. Jill ha pagato questo prezzo ma tu, sapresti sopportare il peso di questo incantesimo senza subire alcuna interferenza sul tuo libero arbitro. – lasciò che le sue parole facessero il loro effetto senza mai lasciare con lo sguardo il cavaliere.

- Pensa a come ti sei sentito poco fa, quando hai cavalcato con Castigo – gli occhi di Murtagh scintillarono dalla sorpresa. Come fa a sapere!

- Non ti piacerebbe sentirti sempre così? – Murtagh sapeva bene che Isobel stava mentendo, le sue bugie erano lì, evidenti come la luce del sole, ma aveva delle ottime argomentazioni; quando alla fine riprese il controllo delle proprie emozioni si accorse di stringere i pugni così forte da sentire le unghie penetrare la carne.

- Cosa mi dici di mio fratello Eragon? Anche lui godrà dei miei stessi privilegi? – Isobel sbuffò infastidita.

- Per lui ho altri progetti. La sua visione del mondo è diversa dalla nostra. Per questo su di lui sto usando un altro metodo. Sai c’è un oggetto messo a punto dai miei alchimisti, un collare, composto da una lega in grado di controllare la magia senza l’antica lingua. –

- Come è possibile una cosa del genere? -  

- Attraverso il dolore naturalmente – spiegò lei con voce asciutta. Murtagh digrignò i denti ma si trattenne dal rispondere - il solo contatto ha degli effetti sorprendenti su chi cerca di usarla. Eragon ha compreso subito che è inutile combattere. Potrei permetterti di vederlo una volta che ti sarai votato completamente alla mia causa. –

- Sarebbe più facile per te se lo facessi! - Isobel rimase ad osservarlo per alcuni istanti in attesa che la sua ira scemasse prima di riprendere a parlare

- Non te ne accorgi nemmno ma lo stai già facendo Murtagh. Mi sei stato di grande aiuto l’altro giorno con la tua intuizione su Eleonor. - disse cambiando così argomento.

- Contrariamente a ciò che pensavi Saphira non dovrò deporre altre uova. Il motivo per cui non si sono ancora schiuse è semplicemente che questa terra ne nasconde altre – Murtagh sentì la sorpresa e la meraviglia di Castigo attraverso il loro legame. È come se lo avessi sempre saputo gli disse. Isobel stava dicendo il vero, il drago poteva sentirlo fin dentro le ossa.

Castigo, questo non è qualcosa che Isobel può aver scoperto da sola. Murtagh tornò a guardare la regina.

- Mi sembri molto sicura di questo – un presentimento si insinuò nelle sua mente confermato subito dopo dalle parole di Isobel.

- La visione che Saphira ha condiviso con me non lascia adito a dubbi. Domani quado il sole sarà al suo apice vorrei che venissi con il tuo drago nel luogo dove tengo Saphira. Quello visitato stamattina da Castigo - Murtagh sgrano gli occhi, sgomento. Isobel sorrise.

- Pensavi non sapessi dei vostri movimenti? – aggiunse.

- Siete prevedibili. Ma le vostre resistenze sono inutili. Stare dalla mia parte o soccombere, non ci sono alternative - Senza badare alle proteste di Murtagh Isobel lo congedò. Al ragazzo non rimase altro che annuire e uscire.

                                   ***

La mente di Murtagh vorticava velocemente mentre faceva ritorno nelle sue stanze dove Aglaia e Xavier lo stavano attendendo. Le parole di Isobel ancora risuonavano nella sua testa.

Quando lo vide entrare Aglaia gli andò subito incontro e gli prese il volto tra le mani - Isobel può dire ciò che vuole. Noi crediamo in te - gli disse con un sorriso. Murtagh guardò il suo volto e poi quello che Xavier dietro di lei.

- Grazie – disse profondamente commosso e poggiando una mano al petto.  

- Io e Xavier vogliamo dirti qualcosa di più su l’arma di cui ti ha parlato la regina, così da essere preparato per domani-  

Il capitano si era alzato dalla sedia con sguardo grave.

- È da prima che voi cavalieri arrivaste che la regina lavora su quest’arma. Carichi di zolfo e carbone vengono regolarmente inviati ad Abalon da diverse provincie di Zàkhara al fine di creare la miscela. L’ho vista con i miei occhi esplode in tante piccole fiammelle di fuochi fatui quando viene messa a contatto con una fiamma. Ma le armi alimentate da questa polvere sono state sempre inaffidabili, fino ad ora. - Xavier descrisse con precisione come erano fatte e il loro funzionamento – Non siamo mai stai in grado di provarne l’efficacia. Le canne esplodevano, quando venivano a contatto con il fuoco, provocavano ustioni talmente gravi da uccidere chi malauguratamente veniva colpito –

Mentre l’uomo parlava Murtagh comprese che non di trattava di un semplice capriccio della regina come aveva pensato inizialmente. Non dovevano affatto sottovalutarla.

- Nel nostro ultimo incontro - intervenne Aglaia - Isobel ha parlato di aver risolto questo problemi – Xavier si grattò il mento meditando.

- Questo vuol dire che ha trovato il modo di creare una canna di metallo abbastanza resistente da incanalare l’esplosione. –

- Domani osserverò quest’arma per capire quanto può essere pericolosa. – disse Murtagh tenendo conto di tutto quello avevano appena detto ma avendo in mente il loro principale obbiettivo. Ora che aveva la certezza che Isobel stava torturando il fratello non voleva lasciarlo nelle sue mani un minuto di più - Purtroppo non abbiamo tempo per fare altro a riguardo. Domani sera dovrà essere tutto pronto per la fuga–

– Xavier pensi che Reafly sia pronto a venire con noi? - l’uomo rimase in silenzio profondamente combattuto. Se la decisione fosse dipesa da lui, naturalmente non avrebbe mai acconsentito a coinvolgere il ragazzo, ma le circostanze avevano deciso altrimenti. Lasciarlo indietro adesso significava metterlo ancora più in pericolo - Il ragazzo è proto e determinato a seguirci. Gli ho spiegato cosa dovrà fare domani. Non vi deluderà – gli altri annuirono poi Aglaia prese di nuovo la parola – Tu Murtagh sei il più vicino a Jill. Che cosa pensi di fare con lei? –

Murtagh serrò le labbra prima di parlare soppesando bene le parole – E’ meglio che rimanga ancora all’oscuro di tutto. Isobel me l’ha affidata per potermi sorveglire. Deve continuare a credere che sia così se non vogliamo che sospetti qualcosa - Vederla ogni giorno ritornare al suo fianco era una sofferenza constante ma l’aveva accettato per poterle stare vicino  

- Eragon? – chiese infine Murtagh ponendo la domanda che più lo spaventava. Gli occhi di Aglaia lampeggiarono quando riprese la parola.   

- Lui è tenuto in una delle torri più esterne delle mura della cittadella. Si tratta di un’area isolata del resto degli edifici. –

- Cosa mi dici del collare? –

- L’ho già visto usare da Isobel su un elfo caduto prigioniero. Un ammonimento per tutti coloro che avessero cercato di ribellarsi. C’è un altro particolare, però, che ho scoperto e non ti piacerà. –

Murtagh sospirò - Quale? -  

- Da ieri i Ra’zac si sono insediati nella torre a guardia della sua entrata. A nessuno è più permesso entrare. -

- Ra’zac, che cosa sono? – chiese Xavier guardando il volto sconvolto del cavaliere nell’apprendere la notizia.

- Incubi nati da un’aberrazione della magia. Augurati non di non doverli mai incontrare nella tua vita – gli rispose Murtagh in tono grave. – Come riusciremo a farlo uscire? -

- Userò l’effetto sorpresa, le creature mi conoscono, sanno che sono tra la cerchia intima di Isobel. Quando si accorgeranno dell’inganno noi saremo già lontani. –

I tre continuarono a discutere per stabilire come avrebbe recuperare le uova di drago. Per ciò che riguardava Eleonor, invece, Aglaia avrebbe fatto in modo che la piccola fosse portata con la madre in segreto da alcuni suoi parenti, lontano dalla capitale. Era quasi sera quando ogni cosa fu stabilita.

Fuori la tempesta infuriava e la pioggia aveva iniziato a battere contro le finestre. 

                                   ***
Sdraiato sul pagliericcio Eragon chiuse gli occhi e deglutì a vuoto. Da quando Oliviana lo aveva riportato nella sua cella qualcosa era cambiato. Si era sentito come avvolto da uno strano torpore e ancora adesso delle presenze vagamente familiari aleggiavano in un angolo recondito della sua mente senza che riuscisse ad individuarne l’identità. Sapeva solo che erano presenti, appestando l’aria con un odore nauseabondo che lo disorientava lasciandolo con un senso di inquietudine. Si rese anche conto che da tempo non gli veniva più portato né da mangia né da bere. Fame e sete contribuirono ad aumentare il suo malessere

L’incubo si insinuò lentamente senza che lui se ne rendesse conto. Iniziò con la sensazione opprimente delle mura della cella che si stringevano su di lui. Era una paura irrazionale ma abbastanza reale da fagli accelerare il battito del cuore. Poi i demoni iniziarono a emergere. Uno ad uno le sue paure più recondite lo assalirlo colpendolo in successione senza dargli tregua. L’intensità di quelle emozioni fu tale da lascarlo senza fiato. Con il respiro affannato si costrinse a fare lunghe bucate d’aria per calmare il cuore che gli batteva forte nel petto. Con le dita si tastò una guancia e si accorse, con stupore, che erano bagnate dalle lacrime.

Dietro la porta della cella, in un angolo buio, alcune figure celate da un mantello osservava la scena emettendo sibili di trepidazione.
Gli ordini della loro madre erano stati molto chiari: il prigioniero non poteva essere toccato e le creature si accontentarono di vederlo logorare lentamente nelle sue paure.

***

La pioggia batteva forte sopra i vetri della finestra formando continui rivoli d’acqua che cadevano giù rapidi lungo le pareti. Ogni tanto veniva illuminate da un lampo. La luce esplodeva nel cielo seguita subito dopo dal tuono che squarciava l’aria con il suo rombo.
Un tuono più forte degli altri fece sobbalzare Arya, seduta su una poltrona a contemplando placida il fuoco di un camino.

Era passati dieci giorni da quando era giunta in quella nuova terra e aveva conosciuto il popolo che vi abitava. Nelle loro vene scorreva lo stesso sangue dei loro progenitori, prima che gli Elfi acquistassero l’immortalità attraverso il patto di sangue stipulato alla fine della guerra con i draghi.
Il loro re, Arold, l’aveva accolta come una figlia  In quella terra si stava svolgendo una guerra centenaria, ed Arya aveva accettato di insegnare loro l’antica lingua per contrastare la forza della regina Isobel che voleva tenere per sé quel potere.
I suoi amici su Zàkhara, invece, si erano cacciati senza saperlo in una trappola; attraverso la loro spia a corte, Aglaia, Arya era venuta a sapere che solo Murtagh e Castigo erano apparentemente liberi di muoversi. E in tutto questo la popolazione sembrava non accorgersi di nulla, annebbiata da un qualche incantesimo lanciato dalla stessa Isobel. Arya si domandò che tipo di magia avesse usato e dove avesse trovato l’energia necessaria per mantenere un simile sforzo.

Consapevoli che il sostegno dei Cavalieri dei Draghi rappresentava l’ago della bilancia nella guerra Arold aveva acconsentito a organizzare una spedizione di salvataggio per i suoi amici. Con il cambio di venti più favorevoli una nave con a bordo un manipolo di soldati si stava preparando a salpare ed Arya aveva tutte le intenzioni di partecipare a quella missione. Re Arold si era fermamente opposto alla sua decisione ma lei era stata altrettanto inamovibile. Quando anni fa aveva accettare l’incarico di diventare la portatrice dell’uovo era arrivata a sfidare tutto il suo popolo e l’autorità della madre per tenere fede alla sua decisione. Non sarebbero stato di certo Arold a farle cambiare idea, soprattutto quando ad essere in pericolo erano le persone a cui teneva di più al mondo.
Un altro tuono scoppiò nell’aria facendo vibrare le pareti della stanza e destando Arya dai suoi pensieri.
L’Elfa prese allora la decisione di divinare Eragon. Nessuna delle informazioni fornite da Aglaia lo riguardavano in particolare. Doveva sapere come stava. Andò alla finestra, e con alcune parole dell’antica lingua, fece in modo che un po’ d’acqua dal vetro si raccogliesse nel palmo della mano, poi evocò l’immagine del Cavaliere.
Il volto di Eragon comparve lucente sul piccolo specchio d’acqua, teneva gli occhi chiusi e i suoi lineamenti, di solito dolci, erano ora tirati. Sembrava molto stanco e spaventato; gli occhi di Arya si riempirono di lacrime a quella vista e l'Elfa fece scivolare via subito l’immagine.

                                   ***

Eragon ebbe l’immediata sensazione di due occhi che lo stavano osservando, si tirò su di scatto tastandosi il petto in cerca dell’amuleto donatogli da Gannel. Quando al suo posto le dita toccarono il collare di metallo si ricordò di non averla più con sé. Mi è stata tolta quando sono stato portato qui pensò realizzando amaramente dov’era il qui.  

La cella era avvolta nella semi oscurità e fuori pioveva. Dalla feritoia poteva sentire il rumore della pioggia che cadeva copiosa mentre intravedeva il bagliore dei lampi riflettersi nell’incasso della finestra. Un tuono più vicino degli altri fece vibrare le spesse pareti della torre.
Gli incubi con il loro carico di dolore erano sempre lì ai margini della sua mente pronti a prendersi gioco di lui. Presto o tardi sarebbero tornati all’attacco ma in quel momento Eragon non voleva pensarci. Con cautela provò a mettersi in piedi ma un capogiro lo costrinse ad appoggiarsi alla parete. Quando il mondo smise di girargli intono il suo sguardo andò verso la porta. Solo allora notò che la finestrella da cui solitamente gli veniva passato il cibo era stata lasciata aperta lasciando uno spiraglio sulla sala antistante. Incuriosito Eragon barcollò in quella direzione e si mise ad osservare nell’oscurità. Delle ombre gli passarono davanti e udì un fruscio di vesti accompagnato da sibili indistinti.
Eragon indietreggiò incespicando di un passo. Il terrore gli serrò lo stomaco. Conosceva fin troppo bene quei suoni. Erano Ra’zac.

La sua mente stanca cercò disperatamente di ricordare quello che aveva appreso sulla loro storia, quando era ancora allievo di Oromis.
I Ra’zac erano stati, con molta probabilità, la causa per cui il re Palancar aveva deciso di emigrare dalla sua terra natale. Era fuggito lontano, raggiungendo la terra di Alagaësia ma quegli esseri, proprio come dei segugi che fiutano la preda, lo avevano seguito.
A suo tempo i Cavalieri avevano dato loro la caccia, uccidendoli uno ad uno. No aspetta, non tutti, ricordò alla fine. Due di loro riuscirono a sopravvivere e strinsero un patto con Galbatorix, servendolo in cambio della sua protezione e della possibilità di cibarsi di carne umana.
Era un incubo che ora si ripeteva con Isobel. Eragon si domandò quali promesse avesse fatto la regina per averli assoldati.
Si allontanò rapidamente dalla porta e tornò a sedersi sul suo giaciglio. Ora sapeva da dove venivano gli incubi e la cosa non lo fece sentire meglio. Piegò le ginocchia al petto e iniziò a porre attenzione ad ogni rumore sperando di non aver attirato troppo la loro attenzione.

***

l giorno seguente il sole salutò un cielo limpido e sereno. La pioggia si era dissolta in una sottile patina d’acqua che ricopriva tutto lasciando alla vista un piacevole senso di pulito; la pace e la tranquillità avevano preso il posto del frastuono e il temporale era diventato solo un lontano ricordo.


A mezzogiorno Murtagh era in sella su Castigo. Il drago compì diversi giri intorno allo sperone roccioso mentre osservava i grandi macigni che si trovavano dove il giorno prima c’erano fenditure, crepacci e gole. È come fosse passato un terremoto Qualcuno o qualcosa lo aveva provocato.

Da sotto videro Isobel che li osservava. La donna indossava un’armatura leggera che le copriva il petto e le spalle ed era a comando di una dozzina di uomini armati. Poi le videro. Le armi erano proprio come gliela aveva descritta Xavier. Una lunga canna di metallo cilindrica lunga poco più di quattro iarde posta sopra una pedana fornita di due ruote. Quando Castigo poggiò le sue zampe a terra Murtagh saltò giù dalla sella si guardò intorno circospetto.

- Benvenuto Murtagh e salve a te Castigo -   

Gli uomini non avevano i colori della divisa della guardia reale e al comando non c’era Xavier ma una ragazza che Murtagh non aveva mai visto.  

- Oliviana la squadra è pronta? -

- Sì, mia Signora - disse la ragazza piegando il capo in segno di rispetto. Gli uomini al suo seguito erano posizionati in fila ed ognuno di loro aveva in mano una lunga canna di metallo fornita di manico con in alto una leva e una sorta di grilletto al di sotto di essa.

- Mi permetti? – chiese Isobel tendendo le braccia verso l’arma nelle sue mani. Oliviana gliela consegnò. Isobel impugnò il manico sotto il braccio e guardò Murtagh.

- Adesso osserva bene -

Puntò con non curanza l’arma prima verso i suoi uomini poi verso Castigo e infine verso la parete rocciosa alle sue spalle. Dopo avergli rivolto uno sorriso ferino si girò e premette una levetta due volte, in successione, puntando la canna contro dei bersagli invisibile.
Due schioppi fortissimi partirono da quell’oggetto, ne uscì subito del fumo e un forte odore di zolfo investì le narici di Murtagh.
Due fori delle dimensioni di una noce si erano aperti nei punti dove aveva puntato l’arma mentre a terra delle rocce infiammate crepitavano debolmente.

- Quest’arma è in grado di uccidere un uomo con la stessa velocità dell’antica lingua - gli disse Isobel tornando a guardarlo per osservate la sua reazione.

- Non ha certo la sua eleganza e il suo fascino ma non puoi negarne l’efficacia. – proseguì Isobel – vuoi provarla? - Castigo ringhiò e
Murtagh la fissò per alcuni istanti prima di scuotere la tasta in segno di diniego.

- Non si tratta di fascino o eleganza Isobel. La tua arma è più che efficace, lo vedo, ma non può essere lontanamente paragonata alla magia. - Nonostante Xavier gli avesse parlato del loro funzionamento, nel vedere l’arma in azione Murtagh realizzò qualcosa di allarmante.

- Anche il più giovane dei maghi sa che usarla ha prezzo. Pronunciare un incantesimo chiede sempre un costo, La sua pratica necessita di un costante studio al fine di bilanciare le proprie energie. Se non impari questa lezione in fretta rischi di rimanere ucciso. La tua arma, ha la sua stessa capacità di uccidere e cosa richiede? Solo di premere un grilletto - disse rivolgendole uno sguardo severo.  

- Come vuoi, per adesso posso capire la tua riluttanza. Ma non to ho ancora presentato Oliviana – la regina richiamò a sé la ragazza e Murtagh se la ritrovò di fronte. Poteva sentire il suo sguardo che lo ispezionava da capo a piedi indugiando sul volto – Cosa c’è? – le chiese innervosito da quella sua insistenza. Oliviana non aspettava altro che la sua domanda – Qualche giorno fa ho portato qui il mezz’elfo, Eragon, non sembrate affatto fratelli – Murtagh scattò e le afferrò il braccio guardandola a denti stretti. – La cosa non ti deve riguardare - Oliviana sorrise calma e levò lentamente la mano di Murtagh dal suo braccio – la mi era una semplice curiosità, non c’è bisogno di alterarsi tanto –

Prima che potesse rispondere Isobel intervenne a sedare gli animi

- Oliviana, per piacere, Murtagh è qui in veste di nostro alleato. Lasciamo fuori qualsiasi dissapore. Rispondimi invece, i cannoni sono tutti in posizione -   

- Sì Maestà – le rispose proto il sicario. 

- Come credo avrai notato al tuo arrivo – continuò Isobel rivolgendosi ora a Murtagh - molte delle entrate alle grotte sono state fatte crollare. – Murtagh fece un cenno di si con la tesa – Ho notato ma non ne comprendo il senso. – rispose fremendo di apprensione per Saphira.    

- Lo vedrai presto. Ieri ti ho promesso un’arma capace di competere con il fuoco di un drago. Cos’altro potrebbe distruggere quei massi? - Olivina diede l’ordine di accendere tre torce che vennero avvicinate alle altrettante micce poste all’estremità opposta delle canne.

Un boato ancora più grande di prima esplose nell’aria. Una nuvola di fumo e detriti grandi quanto piccoli ciottoli si espanse nel punto in cui le palle dei cannoni centrarono il loro obiettivi. Quando il fumo si dileguò le rocce che ostruivano il passaggio erano state frantumate e l’interno delle caverne era nuovamente visibile. Il riflesso blu delle scaglie di Saphira brillò alla luce de sole e Murtagh poté infine vederla. Era incatenata al muro ma era viva. A quella vista Castigo emise un basso ringhio minaccioso verso Isobel.
- Di al tuo compagno di calmarsi -
Gli fece lei con voce gelida.
Castigo…come sta? Chiese mentalmente al drago
Passarono alcuni istanti, poi udì la voce del compagno che gli disse:
Sta bene ma vuole parlare con te
Murtagh rivolse nuovamente lo sguardo verso Isobel . La donna gli porgeva delle chiavi – Do a te l’onore di liberarla –  

Murtagh raggiunse la dragonessa e la osservò con attenzione valutando le sue condizioni prima di fare qualsiasi cosa. Non sembrava ferita in maniera grave così con cautela iniziò a toglierle la museruola. Saphira gli porse il muso docilmente mentre con delicatezza sfilava il ferro intorno a mascella e mandibola.

Grazie lo raggiunse improvvisamente la sua voce. Murtagh le annuì con un sorriso mesto Castigo ha detto che vuoi parlarmi…

La bipede-senza-cuore è qui per quello che le ho rivelato l’altro giorno. L’ho fatto perché non facesse del male a Eragon ma Castigo mi ha parlato di torri e Ra’zac. Devi aiutarlo! Murtagh ascoltò le sue parole in silenzio

Lo stiamo già facendo Saphira ma adesso lascia che sia io ad aiutare te

Murtagh non aveva modo di spiegare alla dragonessa il loro piano di fuga, non con Isobel che li osservava da dietro, così si mise al lavoro sulle catene e una per una le aprì sfilando via gli anelli stretti intorno alla coda e alle zampe.

Una volta libera la dragonessa si avvicinò a Isobel, le labbra del muso fremettero e si alzarono a mostrare le zanne. Saphira alzò lentamente la sua zampa anteriore e con l’unghia la toccò al petto, a sinistra, premendo appena contro l’armatura.

Tu disse incidendo quell’unica parola nella mente della Isobel come se fossero scolpite nella roccia.

- Ho dovuto colpirti al cuore, dove fa più male o non ti avrei mai avuta al mio fianco – le disse Isobel abbassando lo sguardo dove l’unghia aveva lasciato un segno. Con una mano face cenno di fermarsi alle guardie che a un comando di Oliviana si erano messe in posizione, puntandole contro le armi. Rimasero a guardarsi così per alcuni interminabili istanti poi Saphira ritirò il suo artiglio e agitando le ali con un balzo superò i detriti e raggiunse Castigo appena fuori dalla grotta.

- Dopo tante incomprensioni alla fine abbiamo trovato un obbiettivo comune trovare le uova di drago. Vorrei che tu, Murtagh, partissi con Saphira alla loro ricerca. Ho già informato Xavier che ti fornirà e carte per raggiugere le terre selvagge e il supporto logistico per il viaggio.

…E lasciare a lei i nostri compagni?... intervenne Saphira con un ringhio mentale. Murtagh abbassò lo sguardo serrò la mascella.

Glielo lasceremo solo credere Saphira…

 

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