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Autore: ThePosh    17/07/2022    1 recensioni
Steve sbuffò, consapevole che avrebbe detto di sì alla fine. Un po’ perché non riusciva a dire di no a quel ragazzino, e un po’ perché in realtà aveva voglia di andare. Sapeva che gli avrebbe fatto bene una serata fuori. Non era certo, però, di volerla passare con l’Hellfire Club al completo.
“E va bene, hai vinto. A che ora?”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eddie Munson, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE

Steve era stato a casa di Eddie una sola volta, con Robin, per una serata film. Era una casa piccola, due stanzette da letto, un piccolo salotto e un cucinino, e nonostante Eddie e suo zio non fossero esattamente il nucleo familiare ideale, dopo poche settimane sembrava più viva di quanto la villetta di Steve fosse mai stata. La stanza di Eddie sembrava gridare il suo nome a tutto volume: appoggiata al muro c’era la chitarra che il gruppo gli aveva regalato una volta uscito dall’ospedale, in sostituzione a quella che aveva usato nel Sottosopra. Dai poster che ricoprivano le pareti, membri di band a lui sconosciute facevano smorfie e abbracciavano chitarre (ormai Steve riconosceva Ozzy alla prima occhiata, ma tutti gli altri rimanevano emeriti sconosciuti). La stanza dello zio, al contrario, sembrava la stanza di un motel di quart’ordine, spoglia e impersonale. 
Quando Steve era stato in quella casa l’ultima volta il piccolo salotto dava la stessa impressione della camera di Wayne Munson, ma adesso era stata totalmente Eddie-zzata. Il tavolo era coperto da un grande tabellone con pedine e strane carte. Sul mobile e sui fornelli c’erano appunti e schizzi fatti a mano. Lo stereo, che prima era in camera di Eddie, era stato trascinato accanto al frigorifero e liberava nell’aria una musica decisamente bassa per i livelli abituali di Eddie. 
Dal divano Will, Mike e Lucas si voltarono e salutarono Steve e Dustin con un sorriso. Sparsi su varie sedie e poltrone, invece, gli altri membri del club li guardarono con occhi sbarrati. Avevano all’incirca l’età di Steve e sapeva di averli già visti, l’anno precedente, ma non riusciva a ricordare i loro nomi. Visti gli sguardi tesi e poco amichevoli, verosimilmente loro ricordavano bene il suo, invece.
Steve si schiarì la gola mentre Dustin, ignaro, salutava gli amici e blaterava qualcosa rispetto al ritardo e alla campagna precedente. Fortunatamente (e sorprendentemente) Eddie prese in mano la situazione come un perfetto padrone di casa “Credo che tu abbia già incontrato tutti. Garreth…” indicò un ragazzo con i capelli castani e ricci, e una camicia di flanella rossa “Jeff…” aggiunse, facendo un cenno a un diciottenne di colore con una t-shirt dei Black Sabbath “Paul…” continuò, indicando un ragazzo paffuto un po’ più grande di loro, che probabilmente si contendeva con Eddie il ruolo di Studente Più Bocciato di Hawkins “E Reed.” concluse. Il quarto ragazzo, vestito totalmente di nero e con dei pesanti stivali di pelle, fissò Steve da sotto un ciuffo color platino “E voi conoscete Steve.”
Quattro paia di occhi viaggiarono un paio di volte tra Eddie e Steve, come a domandarsi se il loro Master avesse preso un colpo troppo forte durante il suo periodo di fuga. Fu il ragazzo riccio, Garreth, a parlare, in tono tagliente “Certo, come potremmo dimenticare Re Steve.”
Era parecchio tempo che a Steve non capitava di sentirsi così a disagio. Infilò le mani in tasca, accennò un saluto a tutti e andò a sedersi sulla sedia tra il divano e quella che doveva essere la sedia di Eddie. Subito si chinò verso Mike e Will “Dove sono Jonathan e Nancy?” sibilò, guadagnandosi uno sguardo incerto dai due ragazzini “A cena fuori” rispose Mike in un sussurro “Verranno a prenderci a mezzanotte.” 
Dannato Henderson. Robin arriverà a breve però.” si affrettò a rassicurarlo Will che, come sempre, sembrava l’unico a aver notato il disagio dell’amico “Aveva una cena coi genitori, poi ci raggiunge.”
Almeno questo, rimuginò tra sé e sé Steve, muovendosi a disagio sulla sedia mentre Eddie scavalcava le sue gambe per raggiungere la sua sedia a capotavola. Garreth, passami una birra, ho bisogno di un po’ di benzina prima di iniziare. Steve, una birra?” 
Steve si passò una mano tra i capelli, nervoso “Certo… sì, grazie.” annuì, e Eddie si rivolse nuovamente all’amico “Me ne passi due?”
Garreth parve irrigidirsi e passò una birra a Eddie, per poi lanciare la seconda nella vaga direzione di Steve. La afferrò, maldestramente, poco prima che cadesse a terra, maledicendo Dustin per averlo convinto a prendere parte a quella serata e maledicendo sé stesso per essersi fatto coinvolgere, e lanciò un’occhiataccia a Garreth.Chiedo scusa, sua maestà.” sbottò il ragazzo, sarcastico.
Eddie lanciò uno sguardo al compagno di Club mentre uno degli altri ragazzi, Paul, sussurrò incerto “Garreth, piantala.”Perché dovrebbe piantarla?” intervenne il ragazzo biondo, Reed, incrociando le braccia al petto “Per anni siamo stati ignorati e maltrattati da gente come Re Steve. Ora dovremmo stare qui, sederci con lui e passargli una birra?”Ehi!” protestò Dustin in tono acuto “Steve non ha fatto niente di male, è un nostro amico!” Sei totalmente bacato, Henderson, se pensi che uno come Steve Handerson sia tuo amico!” berciò Reed, sostenuto da Garreth che aggiunse “Scommetto che se fosse stato ancora a scuola, sarebbe andato a cercare Eddie proprio come Jason e i suoi stupidi…”
Eddie sbattè le mani sul tavolo, i palmi aperti, facendo sobbalzare tutti. Alzò il viso verso i membri del club e si alzò, lentamente. 
Esageratamente drammatico, come sempre, pensò Steve, anche se doveva ammettere che quando era in quel mood, Eddie aveva un certo carisma.  Non si poteva evitare di guardarlo, con quelle movenze lente e in un certo modo feline. 
Con un sorriso pungente, Eddie osservò i membri del suo gruppo uno a uno, evitando lo sguardo di Steve, e si schiarì la voce “Vi devo chiedere perdono.” sospirò, con il suo tono da Doungeon Master “Perché è evidente che vi manca un pezzo importante di questa storia. Tutti voi sapete che sono tornato dal regno dei morti dopo essermi nascosto per qualche tempo. Quello che non sapete, però…” fece una pausa a effetto, facendo vagare lo sguardo in direzione di Steve “È che Harrington mi ha aiutato a restare nascosto. Nemmeno mi conosceva, ma ha rischiato molto per fare in modo che io fossi al sicuro. In alcuni momenti…” sospirò, mentre gli sguardi dei ragazzi dell’Hellfire si spostavano incerti tra il loro leader e Steve “Non è esagerato affermare che ha rischiato la vita per tenermi al sicuro. E non solo me.” aggiunse, la narrazione seria e costellata da movimenti delle mani che sembravano avere un linguaggio a sé stante “In passato Steve ha protetto Lucas dal razzismo di un bullo, rimettendoci la mascella e un paio di costole. E Dustin…” si interruppe, mentre Steve sentiva il suo volto andare a fuoco. Eddie lo stava facendo passare per un eroe ed era certo che l’imbarazzo avrebbe potuto tranquillamente mangiarlo vivo “...che come sapete ha uno sconsiderato talento nel mettersi nei guai.”
Ci fu un momento di silenzio, tutti gli sguardi erano puntati su Steve, che provò a intervenire “Un po’ es…”Dunque!” lo interruppe Eddie, ritornando al tono di narratore onnisciente che così bene gli si addiceva “Senza dubbio in passato è stato Re Steve. Superbo, arrogante, egoista e prepotente.”
Steve si agitò sulla sedia: detestava ricordare quei momenti. Ora faticava a riconoscersi come quella persona, ma non poteva negare che la descrizione fatta da Eddie corrispondeva perfettamente a quello che era stato fino al penultimo anno di liceo. Ma la persona che avete di fronte adesso, che ha rischiato la vita per me, e per i suoi amici, è diversa. Re Steve è morto!” annunciò, teatrale, allargando le braccia al cielo “Sir Steve ha preso il suo posto.”
Ci fu un attimo teso di silenzio. Steve avrebbe solo voluto alzarsi e andarsene, ma avrebbe dovuto superare i quattro adolescenti seduti alla sua sinistra e sapeva che non sarebbe stato semplice, così si limitò a stare il più immobile possibile, aspettando per una reazione. 
Fu Dustin a reagire per primo, dando una manata alla spalla di Steve “Mi piace Sir Steve!” esclamò “Molto adatto.” commentò, soddisfatto. 
Gareth si alzò, e tutti gli occhi seguirono il suo movimento. Si voltò per un attimo e poi si girò verso Steve, tendendogli una bottiglia di birra che il ragazzo guardò per un istante “Prima ti ho passato una bottiglia calda. Non si può bere la birra calda.” spiegò con un sorriso di scuse, scuotendo le spalle.
Steve non potè fare a meno di sorridere a sua volta, accettando la nuova bottiglia di birra “Giusto. Grazie mille.”
La tensione che fino a un istante prima aveva riempito la stanza calò, lasciando il posto a un’atmosfera decisamente più rilassata e adatta a un sabato sera.
Forse potrei non ammazzare Dustin, dopotutto, rifletté Steve mentre un altro membro del club, Paul, gli passava un pacco di patatine aperto e Jeff gli dava il benvenuto stringendogli la mano. Solo Reed rimase silenzioso, le braccia incrociate strette al petto e lo sguardo che fissava un punto indefinito del tavolo da gioco. 
Robin scelse proprio quel momento per entrare nella stanza “Ehilà! Eddie, la porta d’ingresso è aperta… che succede?” domandò, osservando la strana scena che le si parò davanti. Dustin fece un saltello sul divano “Eddie stava spiegando a tutti quanto è figo Steve.” 
Robin sollevò un sopracciglio con un sorrisetto “Pft. E gli hanno creduto?” 
La risata che seguì sembro sancire definitivamente la chiusura della questione. Steve si appoggiò al divano, portandosi la bottiglia alle labbra e bevendo un lungo sorso di birra. Ora la serata poteva cominciare. 

***

Steve aveva sentito i racconti sovra-eccitati dei ragazzi dopo ogni partita di DnD da quando, nell’ultimo anno, erano entrati a far parte dell’Hellfire Club. Li aveva ascoltati anche prima, ma da quando erano entrati in contatto col gruppo i loro racconti si erano moltiplicati. Adesso che per la prima volta vedeva una partita (“Si chiama Campagna”, l’avrebbe corretto Dustin se avesse potuto sentire i suoi pensieri), poteva capirne il motivo. 
Era come un film, ma mille volte meglio. Eddie sembrava creare un mondo a parte, dando carattere a ogni istante, raccontando scene che sembravano prendere vita davanti agli occhi degli ascoltatori. Steve non capiva come si stesse svolgendo il gioco, sembrava che non ci fossero turni o regole fisse e non credeva che sarebbe mai riuscito a giocarci, ma con sua grande sorpresa non si era annoiato nemmeno per un istante. Aveva scambiato un paio di commenti ogni tanto con Robin, ma fondamentalmente entrambi si erano divertiti a seguire il gioco, tifando e esultando ogni qual volta che riuscivano a superare una delle avversità che Eddie lanciava sulla loro strada. 
La partita durò un’ora e mezza, anche se a quanto gli aveva spiegato Dustin era una campagna che andava avanti da due settimane, visto che da quando Eddie aveva iniziato a lavorare al negozio di dischi ogni fine settimana, il tempo era diventato tiranno (parole di Dustin). 
Garreth alzò il volume della musica e, mentre tutti davano una mano per ritirare cartellone e appunti, Eddie si voltò verso Steve “Pausa?” propose, scuotendo il pacco di sigarette appena estratto dalla tasca della giacca di pelle. Steve annuì e scavalcò Lucas, raggiungendo la porta di uscita. 
Eddie si sedette sullo scalino dell’ingresso, accendendosi una sigaretta e passandone una a Steve, mentre prendeva posto accanto a lui. Steve fece per cercare l’accendino, ma sentì un click e alzando lo sguardo notò che Eddie aveva acceso il suo e glielo stava sporgendo. Accettò e si chinò verso la fiamma, inspirando profondamente per accendere la sigaretta che stringeva tra le labbra. La prima boccata di tabacco gli riempì i polmoni, rilassandolo totalmente, così appoggiò la schiena alla colonnina dell’ingresso. Mi dispiace.” 
Steve si accigliò e si voltò a guardare l’amico, che teneva gli occhi rivolti alla strada di fronte a sé “Di cosa?”
Con un sorrisetto storto, Eddie si passò una mano tra i capelli scuri “Non è stata un’accoglienza esattamente spumeggiante. È che Garreth… Tommy H. ha picchiato Paul una volta, e lui l’ha trovato in bagno. Aveva una mano rotta.” 
Le mani di Steve tremarono leggermente mentre si portava la sigaretta alla bocca per un altro tiro “Non lo sapevo.” scosse il capo “Eravamo dei coglioni. E fanno bene ad avercela con me.”Non sei più così.” ribatté Eddie “E tu non sei mai stato violento. Non che io sappia, almeno.”
Steve sbuffò, sarcastico “La miglior cosa che si possa dire di me durante quel periodo è che non ho mai picchiato nessuno. Non credo di poterlo scrivere sul curriculum.” commentò amaramente “E comunque non ho mai vinto una rissa in vita mia. Non sarei stato chissà quale minaccia.” aggiunse per stemperare la tensione. Funzionò: Eddie ridacchiò tra sé e la sua mano si mosse per dare due pacche amichevoli sulla spalla di Steve “Beh, forse non vincerai mai una rissa, ma posso dire con certezza che hai altre qualità, Handerson.”
Passandosi una mano tra i capelli, Steve sorrise “Ho notato che lo pensi, sì. Sir Steve? Da dove ti è uscita?”Non credi di meritare il titolo?” scherzò Eddie, voltandosi finalmente verso il ragazzo, che ridacchiò “Mi vedi sotto una luce troppo positiva. Credo di dover incolpare Dustin per questo.”
Eddie sbuffò “Tranquillo, vedo bene i tuoi difetti.” ribatté “Anche se stasera possiamo eliminare la voce ‘si veste come un damerino’ dalla lista. Non sapevo che il nero esistesse all’interno del tuo armadio. Povera maglietta, sola e abbandonata in un mare di giallo e verde pisello.” scherzò. Steve non poté evitare di ridere, spintonandolo scherzosamente.
Proprio in quel momento sentirono una porta sbattere alle loro spalle. Steve si voltò e vide Reed uscire dalla porta e lanciare a entrambi un’occhiata fredda. Rimase immobile per un momento, poi scese i due scalini e si rivolse a Eddie “Hai una sigaretta?” domandò, ignorando la presenza di Steve. Eddie gliela passò e, mentre la accendeva, Reed scivolò contro il mancorrente della piccola rampa di scale, sedendosi praticamente attaccato alla gamba di Eddie. 
Cadde un silenzio poco rilassato e Steve fumò rapidamente il resto della sigaretta. Qualcosa gli diceva che non tutto l’Hellfire Club si era lasciato convincere dalla mirabolante storia di Sir Steve.
   
 
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