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Autore: MLR    17/07/2022    0 recensioni
“Sanzo risponde con un verso che lascia intendere di non stare davvero ascoltando mentre sbuffa una nuvola di vapore bianco. La sigaretta elettronica stretta in una mano, era passato da quelle vere a quelle elettriche un paio di mesi dopo avere deciso di vivere insieme. Sanzo diceva perché era da stupidi continuare a spendere così tanto, non perché gli importasse di crepare prima del tempo, queste erano state letteralmente le sue parole.
Goku ripensa alla prima volta in cui l’aveva visto inalare dall’apparecchio elettronico, il soffio bianco che era uscito dalle sue narici gli aveva dato uno strano aspetto, come un drago appena risvegliatosi dal suo eterno dormire. Forse era davvero così. Sanzo da sempre dava l’impressione a tutti di essere questo strano essere millenario che si ripresentava in varie forme ogni cento anni circa. Goku lo sapeva, il loro incontro non era stato per caso; o così amava pensare."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Cinque anni prima

 

"Un giorno cadremo e verseremo lacrime, e perderemo tutto, ogni cosa.Mr O’Brien, The Tree of Life.

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Quella mattina Sanzo non riusciva a stare al passo. Se i primi tempi il divano gli era sembrato comodo e si era mentalmente congratulato per l’ottima scelta, adesso gli sembrava di dormire su una tavola di legno grezzo. 

Continuava a massaggiarsi il collo e le spalle e si chiedeva quando avrebbe potuto lasciare casa. Ne aveva abbastanza della grande città. Ne aveva abbastanza di spendere oltre metà dello stipendio per l’affitto. Voleva soltanto spostarsi da qualche parte al nord, vivere davanti il mare e scrivere il libro su cui lavorava da oltre dieci anni. Voleva una stanza enorme ricoperta di libri. Voleva leggere ogni mattina e ricercare su dottrine indiane, buddiste e taoiste. Sanzo era pronto per la pensione insomma alla sola età di trentotto anni.

Era già Dicembre, il suo compleanno era appena passato e la galleria era stracolma di gente, per lo più turisti, nessuno sembrava interessato a comprare. Si poteva a malapena camminare e per via di quel dolore alla schiena, Sanzo aveva deciso di fare stazione dietro la scrivania, alla ricerca di case in affitto al nord. Non sapeva ancora come avrebbe pagato l’affitto senza avere uno straccio di lavoro ma ci avrebbe pensato dopo.

“Hey bonzo, come va?” Gojyo era sbucato da dietro l’angolo districandosi tra la gente. I due si conoscevano ormai da un paio di anni, non si ritenevano amici nel senso stretto del termine ma sopportavano la compagnia l’uno dell’altro per via di Hakkai, un amico comune che lavorava un paio di negozi dopo. Il motivo per cui lo chiamava bonzo era per via di una conversazione che i tre avevano avuto durante una pausa pranzo. Sanzo aveva - stupidamente - accennato a loro che trovava interessante le pratiche buddiste e che avrebbe voluto visitare il Giappone e soggiornare in un tempio. Da quel momento in poi Gojyo non aveva saputo resistere e l’epiteto di bonzo lo aveva perseguitato da allora. In base alla giornata, ogni tanto diventata persino bonzo corrotto.

“Dolorante.” Commenta il biondo schioccando le labbra. Questo si toglie gli occhiali e lentamente decide di abbandonare la scrivania muovendosi piano in direzione dell’amico dai capelli rossi fermo vicino l’ingresso. Non aveva mai capito se questi fossero naturali o meno. Erano di uno stranissimo colore scarlatto, tenuti in una coda alta, non gli era permesso tenerli sciolti quando era a lavoro. Né tanto meno mostrare alcun tatuaggio. Anche d’estate il tono era sempre giacca, cravatta e camicia. Ma Gojyo e Sanzo erano dei ribelli e spesso avevano deciso di non indossare alcuna cravatta o tanto meno mostrare il name-badge. In questo andavano perfettamente d’accordo: non erano cani e non avrebbero seguito ordini di indossare il proprio nome. Hakkai si stupiva sempre di come riuscissero a non essere licenziati. Gojyo si era beccato un paio di ammonimenti, mentre Sanzo riusciva ad imporre le sue decisioni senza che nessuno si azzardasse a rimproverarlo. La gente percepisce la tua aura, Sanzo, hanno paura! Scherzava spesso Hakkai.

Andiamo a pranzo alle due, vieni con noi?” Chiede Gojyo ma il biondo scuote il capo.

“Nah… ho un paio di fatture da preparare e sono indietro con le email, penso che per oggi salto il pranzo e vado a casa prima.”

“Stai ancora dormendo sul divano?” Chiede il rosso osservando le occhiaie stanche dell’altro. Di certo aveva perso peso nell’ultimo anno e mezzo. Sanzo butta gli occhi al cielo ed annuisce. “Ma cosa aspetti a cambiare casa?” Lo rimprovera.

“Non è cosí semplice.” Borbotta Sanzo, infastidito dal tono saccente dell’altro senza potere negare che quella sarebbe la mossa successiva più giusta. “Sto cercando da mesi, lo sai, ma tutto quello che trovo sono case microscopiche dal costo impossibile o case decenti lontanissime, non ho di certo intenzione di viaggiare per ore.” Il biondo scuote il capo scocciato dalla propria situazione.

Gojyo lo guarda un po’ scettico, come se fosse a conoscenza di altre forze al momento che tengono Sanzo legato a quel posto ma non indaga oltre.

“Va bene, torno di là. Manda un messaggio ad Hakkai se cambi idea per pranzo.” Conclude agitando una mano ed uscendo dalla galleria. Sanzo lo osserva allontanarsi e prende quell’occasione per affacciarsi sulla strada trafficata. L’aria gelida di Dicembre gli ferisce il viso, le canzoni di Natale rimbombano in lontananza, eco di tutti i negozi nel vicinato che ormai tengono quella playlist da Agosto. Sanzo butta un’occhiata oltre le proprie spalle, il negozio è pieno ma gli basta l’esperienza per sapere che nessuno lì dentro avrà intenzione di comprare uno dei pezzi. Un passo in avanti ed é fuori, con alcuni gesti veloci si accende una sigaretta e solleva il mento per sbuffare il fumo grigio mentre il naso si arrossisce immediatamente per via delle temperature.

La gente gli cammina intorno e Sanzo non può fare a meno di pensare alla situazione in cui si trova. Ogni tanto si è chiesto se le scelte prese nella propria vita lo abbiano condotto ad un vicolo cieco. É sicuro di avere fatto innumerevoli errori e per quanto alcuni li rimpianga, la maggior parte di questi sono solo un monito per il futuro o una lezione che ha dovuto imparare. Ha accettato tanto tempo fa chi era e non si è mai voltato indietro. Eppure non si sentiva così da tanto. Bloccato, esausto e senza via di fuga. Ha chiaro nella sua testa cosa vorrebbe fare, dove vorrebbe spostarsi e in che direzione la sua vita vorrebbe che andasse ma qualcosa lo trattiene. Gojyo ha maledettamente ragione. Cosa aspetta a cambiare casa? Cosa aspetta ad andarsene e finire quel libro?

Sanzo butta la sigaretta per terra con un gesto secco e la spegne con la punta della scarpa, improvvisamente risoluto, deciso che entro fine serata avrebbe trovato un nuovo appartamento. Il biondo torna dentro il negozio, direzione computer e scrivania ma prima che possa sedersi una voce alle spalle reclama la sua attenzione.

Hakkai gli sorride con la mano alzata in segno di saluto. Sanzo si blocca e torna indietro all’ingresso infastidito dall’interruzione. Finirà col perdere quel treno di pensieri e si ritroverà a sera con gli stetti dubbi ed impossibilitato a prendere alcuna decisione.

“Hey Sanzo, credo di avere trovato il tuo nuovo collega.” Annuncia l’amico. Sanzo segue il suo volto ed il gesto della sua mano che invita a fare un passo avanti a qualcuno dietro di lui. Un ragazzo dagli capelli castani dal volto sorridente.

“Piacere di conoscerti!” Esclama, la sua voce è squillante ed il ragazzo porge immediatamente la mano in avanti per presentarsi. Sanzo la stringe distratto, troppo concentrato nel tenere a mente quella promessa di trovare casa nuova di qualche minuto prima.

“Piacere…” il biondo annuisce ma non sembra essere davvero concentrato in quella conversazione. Non si stupirebbe se finisse per dimenticarla. “… Genjo Sanzo Hoshi.” Si presenta per intero, intimidendo per un secondo il più giovane dei tre.

“Goku.” Dice soltanto sorridendo. Sanzo lo squadra dall’alto ma senza cattiveria, sta solo cercando di rimanere aggrappato a quella risolutezza di pochi minuti prima che l’aveva spinto a trovare casa entro una nuova prestabilita scadenza.

Di rimando, Goku rimane affascinato dagli occhi color ametista dell’altro e non può fare a meno di rimanere lì ad assordarlo senza aprire bocca. Hakkai sposta lo sguardo dall’uno all’altro, forse dovrebbe introdurre un qualche argomento di conversazione?

“Quando cominci?” Chiede Sanzo finalmente rompendo quel silenzio ancestrale.

“Lunedì prossimo. Alle otto del mattino credo.” Risponde immediatamente Goku, con la foga al pari di un cadetto alle prese con il suo primo giorno di scuola militare.

“Perfetto. Ci vediamo lunedì allora.” Conclude il biondo prima di girare i tacchi e tornare alla scrivania lasciando Hakkai e Goku da soli fuori la porta. Il ragazzo dagli occhi verdi e gli occhialetti scuri sul naso si gratta imbarazzato la nuca, eppure Goku non sembra offeso, al contrario sul viso si espande un sorriso divertito.

“Che tipo!” Commenta cercando la figura del biondo tra la gente che entra ed esce dal negozio, ma questo si riesce a vedere a malapena.

“Un amico comune paragona Sanzo alla sensazione delle unghie sulla lavagna. Ma devo essere sincero, è giusto il primo impatto. Una volta che lo si conosce meglio, ha davvero tanta conoscenza da offrire e se lo si lascia bere un po’ persino un grande senso dell’umorismo.” Hakkai cerca di difenderlo, è pur sempre un amico di vecchia data.

“Ne sono sicuro! Ho inoltre la sensazione di averlo già incontrato per qualche ragione. O non so se fosse lui o qualcuno che gli somiglia. In ogni caso, non mi preoccupa più di tanto, sono sicuro troveremo il modo di lavorare insieme.” Goku è risoluto e convinto delle proprie azioni mentre annuncia quel piano all’altro. Ha una strana sensazione al petto e solleva il capo per guardare l’insegna della galleria. Non può esserne certo, ma qualcosa gli dice che quello potrebbe essere l’inizio di un nuovo capitolo.

“Piacere di averti conosciuto Goku, devo tornare a lavoro ma vieni a salutare quando cominci Lunedì e fammi sapere se vuoi pranzare assieme.” Hakkai gli stringe la mano e i due si salutano. Goku osserva ancora una volta il biondo che adesso parla con un cliente prima di allontanarsi.

Inevitabilmente, i pensieri ricadono sulle decorazioni di Natale e le strade che brulicano di turisti, le vetrine decorate con fiocchi, alberi e nastri d’oro. L’atmosfera è frenetica, tutti che cercano di comprare gli ultimi regali eppure non ricorda l’ultima volta di avere provato quella strana sensazione. Gli sembra di avere tutto il tempo del mondo.

Con le mani nelle tasche e gli occhi puntati verso il cielo, Goku sorride divertito per certi versi dalla vita e da quella strana sensazione che il mondo stesse girando nella direzione giusta. Tutto si stava allineando e non dubitava nemmeno un secondo di essere nel posto giusto al momento giusto.

 

Arrivato alla fine del turno, Sanzo raccatta velocemente un paio di scartoffie ed il portatile sotto il braccio, non si preoccupa nemmeno di salutare la direttrice del negozio e si fionda fuori la porta. Strappa via la cravatta e la getta accartocciata nello zaino insieme al name-badge e qualsiasi cosa trovi nelle tasche. Bastano pochi minuti ed è già in metro, districandosi tra la moltitudine di persone. Salta per miracolo sul primo treno, le spalle schiacciate tra la porta e lo zaino di qualcuno che non si è degnato di toglierlo e metterlo per terra, prendendo dunque tutto lo spazio e l’ossigeno disponibile.

Al secondo cambio di treno deve aspettare una cabina decente che abbia uno straccio di spazio vitale per entrarci dentro. Sanzo guarda l’orologio, sperando di potere arrivare ad un orario decente e potersi fare un bagno ed una lunga dormita.

Quando raggiunge casa sono già le sette e mezza e non ci sono luci accese, solo il tremolio di una candela che s’intravede dalla finestra. Il biondo butta gli occhi al cielo, chiedendosi quale sorpresa oggi possa trovare.

“Koumyou, sono io.” Annuncia la sua presenza chiudendo la porta alle spalle e seguendo la luce della candela accesa. Koumyou è seduto a terra ed è avvolto in una coperta, regge tra le mani un foglio lunghissimo che si ripiega ai lati delle sue gambe incrociate. Sembra estremamente raro ed estremamente antico. Questo non risponde e Sanzo si avvicina alle spalle del genitore per osservare oltre la sua spalla cosa stia leggendo, anche se una parte di sé conosce già la risposta.

Quando l’uomo finalmente si accorge della presenza del figlio, questo si volta a guardarlo con un’aria spaesata sul volto.

“Ho fatto un sogno.” Dice, la sua voce è appena un soffio e Sanzo nota il guizzo di follia che spesso accompagna quelle strane rivelazioni. 

“Ah si? Perché non me lo racconti mentre ti alzi dal pavimento?” Chiede il biondo aiutando l’altro a sollevarsi. Koumyou a malapena si regge in piedi e lascia tutto il peso del proprio corpo sul figlio che lo sorregge acchiappando il suo braccio e ponendolo sulle proprie spalle. “Dove hai lasciato la sedia a rotelle?” Chiede guardandosi intorno, avrebbe dovuto accendere la luce prima di recuperare l’altro dal pavimento.

“C’era il deserto e tanti, tantissimi volti ed il segno delle ruote sulla sabbia…” Koumyou racconta quel sogno con lo sguardo perso nel vuoto. Sanzo lo trascina fino alla sola camera da letto della casa e sospira con una nota di disperazione quando vede tutti i libri sparsi per terra. 

“Sembra la perfetta vacanza.” Commenta il biondo senza ridere ed aiuta il genitore a coricarsi ed abbandonare quello stato delirante. Non che non ci fosse abituato. Era ormai oltre un anno che Sanzo aveva dovuto prendersi cura del padre adottivo, purtroppo gli era stata diagnosticata una grave forma di schizofrenia e paranoia. Dopo avere perso il lavoro e la casa, Sanzo aveva deciso di prendersene cura, la verità è che non ci aveva mai creduto a quella diagnosi ed il biondo era fermamente convinto che fossero prevalentemente gli anti-psicotici ad avere peggiorato la situazione. Ma erano passati i mesi e Koumyou non aveva fatto altro che peggiorare. “Qualcuno è morto nel mio sogno.” 

Sanzo non ascolta davvero, lo aiuta a sedersi sulla sedia e si premura di coprirlo con una vestaglia pesante così che non prenda freddo. Il doversi prendere cura di lui aveva alzato tutti i costi mensili ed il figlio riusciva a malapena a coprire il costo del riscaldamento. Aveva dovuto prendere la triste decisione di riscaldare soltanto la camera da letto.

Koumyou gli afferra il colletto della camicia di colpo e reclama la sua attenzione.

“Cosa?!” Sbotta infastidito il biondo.

“Perché sono vivo?” Il tono della sua voce è serio ed il suo sguardo ha improvvisamente perso quella luce di follia che lo contraddistingue e che probabilmente viene spesso peggiorata dalle medicazioni che lo lasciano debole e confuso.

“Che razza di domanda è?” Chiede Sanzo stringendo il polso dell’altro. “Lasciami.” Ordina sospirando amareggiato.

“Perché sono vivo?” Chiede di nuovo, la voce è quasi uno stridulo adesso ed entrambe le mani si aggrappano alla giacca del figlio. Basta che quella domanda venga posta ancora una volta perché Sanzo sbotti esasperato.

“Smettila!” Urla afferrandogli entrambi i polsi e strattonandolo lontano da sé. Koumyou ricade sulla sua sedia ed il figlio si odia per questo. Odia dovergli urlare contro, odia quella situazione strana in cui sono finiti entrambi ed odia persino il genitore per la sua debolezza. Koumyou non è pazzo, non lo è mai stato. 

“Sei vivo perché lo sei sempre stato, questo è il semplice destino delle cose.” Risponde con rabbia Sanzo prima di lasciare la stanza e chiudersi la porta alle spalle. Ferito ed amareggiato, il biondo torna in salotto ed osserva il disordine lasciato. Anche lì, libri ovunque. La candela ancora accesa trema. Gli occhi ametista cadono sul sutra che il padre adottivo stava leggendo e lentamente lo raccoglie da terra. Koumyou aveva da sempre questa strana passione per sutra buddisti. Aveva speso tutta la sua vita per cercarli e collezionarli, Sanzo aveva ereditato quella peculiarità ed insieme ad essa l’abilità di riconoscere velocemente il vero dal falso. C’erano stati degli anni felici in cui i due avevano girato il mondo per cercarli ma Koumyou si era lentamente isolato nel suo mondo fino al giorno in cui gli era stata diagnosticata quella schizofrenia.

Il biondo siede nello stesso punto in cui il genitore era seduto pochi minuti prima e cerca di leggere le righe contenute nel sutra avvicinando la pergamena alla candela. Non aveva mai imparato a leggere il Giapponese, figuriamoci il sanscrito. Sanzo era nato in Giappone ma cresciuto per quasi tutta la vita in Occidente. 

Esausto, Sanzo arrotola le scritture e le ricolloca in uno dei cassetti della scrivania. Quando si avvicina alla candela per spegnerla, nota il proprio volto riflesso nel vetro della finestra e nota come il lampadario anch’esso riflesso sembra poggiato sulla propria testa. Ad una prima svista, sembra che una piccola corona si sia poggiata sul capo ed una strana sensazione gli aggroviglia lo stomaco.

Sanzo soffia sulla candela ed il riflesso svanisce. 

 

La mattina dopo è un po’ la stessa storia e la sua schiena emette un suono spaventoso quando si solleva dal divano, Sanzo caccia persino un gemito di dolore. La giornata ricomincia alle cinque del mattino, come d’abitudine. Una tazza di caffè, piedi nudi girando per casa ed il suo libro su cui lavora da oltre dieci anni che lo aspetta per metterci mano.

Dopo avere buttato giù oltre seicentomila parole nei primi anni, un continuo lavoro di revisione ha preso il resto del tempo conscio della lunghezza esorbitante di quella prima stesura. Sanzo inforca gli occhiali, apre il file e revisiona per circa due ore. Una seconda sveglia lo avverte che Koumyou è sveglio e dunque lascia il computer e la tazza di caffè vuota per aiutare Koumyou nel prendere tutte le medicazioni, rifare il letto ed avere una parvenza di normalità.

Quella mattina, Koumyou lo sorprende. Sanzo ha la sensazione d’essere tornato indietro a quando era ragazzino. Il padre adottivo è già seduto in poltrona a leggere, il letto rifatto e un sorriso che lo accoglie. La luce di follia presente negli occhi sembra passata. 

“Buongiorno.” La sua voce è pacata e gentile, Sanzo deve massaggiarsi la fronte convinto per un secondo di non essersi mai svegliato.

“Ti senti bene?” Gli domanda avvicinandosi con cautela, per paura che quella visione e quel momento possa infrangersi da un momento all’altro. Koumyou annuisce sorridente. “Mai stato meglio.” Risponde lasciando il libro sul comodino e sollevandosi dalla poltrona spingendo con le mani sui braccioli, le sue gambe tremano e Sanzo si premura immediatamente d’essergli accanto per dirigerlo verso la sedia a rotelle.

Il biondo non sa cosa dire, al contrario Koumyou sembra incredibilmente loquace e la sua voce riempie la casa con racconti di storie e viaggi intrapresi dai due. La mattina scivola con facilità ed una strana allegria che non pensava di poter provare di nuovo. Eppure Sanzo non riesce a goderne completamente, qualcosa lo turba, come un monito di non abbassare la guardia. Prima di lasciare casa per andare a lavoro, osserva Koumyou leggere nuovamente il sutra, questa volta con l’attenzione di chi sembrerebbe sveglio e conscio del presente e dello spazio.

“Chiamami se hai bisogno di qualcosa.” Urla Sanzo dall’uscio della porta prima di chiudersela alle spalle e scendere per le scale.

   
 
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