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Autore: malecislove    19/07/2022    1 recensioni
"In una città per metà distrutta dalle bombe, era tra le braccia di un criminale ricercato dalla Confederazione Internazionale della Magia, che aveva ucciso centinaia di persone e pianificava di usare un esercito di Inferi. Avrebbe dovuto provare disgusto solo nel guardarlo, eppure non riusciva a vedere in lui quello che vedevano gli altri(...).
Il racconto di ciò che accadde dopo gli scontri del '32 e del '45, con un finale diverso da quello de “I doni della morte”.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Saudade

Sentimento di nostalgico rimpianto, di malinconia, di gusto romantico della solitudine, accompagnato da un intenso desiderio di qualcosa di assente 

 

New York, 1932

In una panetteria nei sobborghi della città si celebrava in segreto un matrimonio tra babbano e maga, e solo passando vicino alla vetrina era possibile avvertire la profonda gioia di coloro i quali erano dentro a celebrare. Albus Silente, però, nonostante i due sposi fossero Queenie e Jacob, non riusciva ad essere felice, seduto al freddo su una panchina di fronte la vetrina principale della panetteria Kowalski. Si immaginava un futuro incerto, non veramente felice; la verità era che di quei due era invidioso, perché avevano quello che lui non avrebbe mai potuto possedere: il suo vero amore al proprio fianco e la certezza di un avvenire insieme. 

Sospirò affranto e, aggiustandosi sciarpa e cappello, s'incamminò in direzione dell'appartamento in cui era alloggiato temporaneamente. Sapeva di dover tornare presto ad Hogwarts per escogitare un piano che prevedesse il rintracciamento di Grindelwald e la sua sconfitta, ma voleva  continuare a illudersi per un altro po'. Solo per un altro giorno, voleva dimenticare di essere uno dei maghi più potenti mai esistiti, e che avrebbe dovuto uccidere o mettere dietro le spalle un Mago Oscuro troppo pericoloso per rimanere a piede libero, ma contro cui non poteva-non riusciva a lottare.

 

Il Patto di Sangue era stato annullato, ma Albus sapeva che avrebbe sempre esitato nel compiere la sua missione. Il Patto era una rappresentazione concreta del legame che teneva insieme lui e Gellert, e di certo non sarebbe scomparso con il dissolvimento dell'incantesimo avanzato che avevano compiuto da adolescenti in un impeto di spavalderia.

Ricordò l'incontro di poche settimane prima a Piccadilly: aveva dimenticato quanto fosse stimolante parlare con il suo unico eguale in tutti i campi, e aveva ricordato l'attrazione magnetica che entrambi provavano quando erano vicini. Si ricordò anche del lieve bacio che Gellert gli aveva posato sul collo in segno di congedo prima di andarsene dal locale, dopo un tentativo da parte di Albus di farlo ragionare. Non era riuscito a convincerlo, e adesso era al punto di partenza. 

 

Arrivato nel vialetto in cui si trovava il suo appartamento, avvertì chiaramente la presenza di qualcuno alle sue spalle. Non tirò fuori la bacchetta, anche se forse avrebbe dovuto. Non aveva paura, lo conosceva troppo bene per averne.

-Ciao, Gellert.-Si sforzò di usare un tono allegro, ma era stanco. Stanco di quella situazione assurda, stanco di dover fingere di essere imperturbabile davanti a tutti.

L'uomo uscì dalla penombra e fece un passo in avanti, le mani dentro le tasche del cappotto e la testa bassa. Stranamente, non aveva risposto al saluto, né aveva stampata in viso quell'espressione perennemente vittoriosa e sicura di sé che lo contraddistingueva. 

-Non dovresti essere qui-continuò Albus. -Gli Auror di mezzo mondo ti stanno cercando, e io dovrei catturarti per conto del Ministero della Magia britannico.-

Gellert continuò a non rispondergli, e fece scivolare fuori dalla tasca una mano per afferrare una manica del cappotto di Albus, come un bambino.

-Gellert?-lo chiamò, confuso da quell'atteggiamento. 

-Il Patto di Sangue non ci lega più-mormorò, tenendo ancora la testa bassa. -Adesso possiamo duellare. É quello che desideravi, non è vero?-

-No, che non lo desidero. Ma devo fare la cosa giusta, non posso lasciarti compiere il piano che hai in mente. Sei un pericolo per il mondo magico.-

Gellert alzò lo sguardo, e Albus capì il perché delle parole tanto cattive che gli aveva urlato nel Bhutan dopo il loro scontro. 

'Chi ti amerà adesso, Silente? Sei rimasto solo.'

Quelle parole erano rivolte a sé stesso, non a lui. La paura più grande di Gellert era rimanere completamente solo, di essere dimenticato. Il Patto di Sangue era la garanzia che qualcuno stesse pensando a lui, che era oggetto di affetto e desiderio. Adesso, senza quella unione magica, si era reso conto di non avere più nessuno a lui caro. 

-Perché non hai voluto unirti a me, quando ti pregavo? Noi eravamo destinati a governare  insieme!-quasi urlò Gellert, gli occhi pericolosamente lucidi. -Non ho mai pensato di sbarazzarmi di te, voglio soltanto averti come alleato nel creare il mondo che sognavamo!-

-Basta.- L'altro cercò di far lasciare la presa sulla sua manica, ma il Mago Oscuro gli si avvicinò ancora di più. -Ho cercato di farti riflettere, ti ho pregato anch'io di tornare dalla mia parte, ma tu hai deciso altro. Non è colpa mia se siamo finiti così, lo capisci?-

-Guardami, Silente.- Sentire pronunciare il suo cognome in un tono tanto gelido faceva star male Albus.  -Tu vorresti ancora essere dalla stessa parte della barricata, ma non puoi, semplicemente perché hai paura di mostrare chi sei veramente.-

-Sono cambiato. Crescendo, mi sono reso conto di come i sentimenti che provavo per te contribuissero ad accrescere la gravità dei discorsi che pronunciavo. Ho fatto nuove esperienze e finalmente capito che da ragazzino non ero abbastanza maturo.-

-Quindi é colpa mia se usavi slogan come "Per il bene superiore"? É colpa mia se sognavi di lasciare la tua famiglia e scappare insieme?-Gellert lo tirò a sé, fino a che i loro nasi non si sfiorarono. -Hai sempre mentito a te stesso per avere la coscienza pulita. Io non ho mai cercato di manipolarti, quello che pensavi era frutto del tuo stesso credo.- D'improvviso, Albus si rese conto di non avere la più pallida idea di come replicare. Grindelwald aveva detto la verità, sarebbe stato stupido tentare di giustificarsi ancora. Doveva smetterla di incolpare qualcun altro per dimenticare le colpe che aveva, e di fingere di essere sempre stato perfetto.

-É meglio chiuderla qui, Gellert-rantolò, complice il freddo e la vicinanza di Grindelwald. 

Se si fosse sporto, le loro labbra si sarebbero toccate.

Gellert sembrò leggergli nella mente, visto che dopo un attimo di esitazione si fiondò sulle sue, di labbra, con tanta aggressività da sembrare una belva tenuta a digiuno per troppo tempo.

Gli cinse il collo con le mani in modo da costringerlo ad approfondire il bacio, senza dargli la possibilità di riprendere fiato. 

 

-Non provi anche tu quello che sto provando io in questo momento?-ansimò Gellert, interrompendo il bacio per via della mancanza d'aria. -Spiritualmente, ci apparteniamo a vicenda. Non puoi dirmi che tutto quello che abbiamo condiviso si conclude così.-

Albus fece un passo indietro, scosso dal bacio e dal sentimento provato. -Puoi smetterla di tentare di sedurmi. Sai cosa provo per te, ma non mi lascerò trascinare nel tuo piano.-

Nonostante la neve, la mano di Gellert che si poggiò sulla sua guancia, solleticata dalla barba, era calda. -Torna da me-lo pregò, il tremolio nella voce prova della genuinità delle sue parole. -Ho sempre avuto bisogno di te. Ho ingannato tante persone affinché mi seguissero, ma a te non ho mai mentito.-

-Allontanati-sibilò Albus, la mascella contratta in un debole tentativo di auto-controllo. Avere di fronte la persona che più amava, ma doverla tenere a debita distanza, era frustrante come nulla al mondo.

-Albus-insistette Gellert, in viso dipinta una maschera di dolore, -Voglio solo parlare.-

Rimase in silenzio, e allora il Mago Oscuro gli passò le dita tra i capelli, beandosi dei ricordi che quel gesto gli riportava alla mente. -Voglio parlare con te, ma non qui, si gela. E se mi ospitassi per qualche ora tu?-

Albus chiuse gli occhi e inspirò profondamente per continuare a resistere, ma gli occhi tristi di Gellert, il tono suadente e il suo tocco lo fecero cedere, e si maledisse. 

Era caduto ancora una volta nella trappola, ma non poteva fare a meno. Così, lo prese delicatamente per mano e si smaterializzò, per poi materializzarsi in una camera del suo temporaneo alloggio. 

-Hai detto che vuoi parlarmi-ricordò Albus, non lasciandogli il tempo di fare commenti sull'appartamento, -Adesso puoi farlo tranquillamente. Accomodati in quella poltrona.- Indicò con un gesto del capo il punto in cui avrebbe dovuto sedersi Gellert, e si affrettò in cucina per prendere delle tazze. -Gradisci del té?-

-Sì, nero.-

Dopo qualche minuto di silenzio, Albus ritornò in salotto con due tazze fumanti in mano e ne porse una a Gellert, per poi sedersi di fronte a lui.

-Ti ringrazio. Posso berlo tranquillamente, o è avvelenato?-

-Sarei un vigliacco se lo fosse. Bevi pure, non ho intenzione di ucciderti.-

Gellert sembrò rilassarsi, mettendo da parte la tristezza di cui era sembrato essere in preda poco prima. Forse aveva capito che Albus non aveva intenzione di andarsene, e la cosa lo aveva tranquillizzato. 

-Perché hai deciso di incontrarmi solo adesso?-domandò, curioso. -Ti ho mandato inviti e passaporte per cinque anni, ma hai sempre rifiutato. Cosa ti ha spinto ad accettare di incontrarmi?-

-I gufi che bussavano alla mia finestra all'alba stavano iniziando a stufarmi-mentì spudoratamente Albus.

-Ma io non cercavo di farti innervosire. Se avessi voluto farlo, ti avrei mandato una quantità spropositata di fiori anche durante le ore scolastiche-scherzò Gellert, gli occhi illuminati da un luccichio giocoso. -Qui siamo soli, non c'è bisogno di raccontarci bugie.-

Albus sorseggiò il suo tè, meditando se rispondere o meno. Alla fine decise di essere sincero, in modo da indurre Gellert a fidarsi di lui. 

-Ho capito di non poter più rimandare il nostro incontro quando mi hanno raccontato cosa stavi escogitando in Germania. Ero convinto di poterti fare cambiare idea.-

Il Mago Oscuro scoppiò a ridere, evidentemente divertito da quella confessione. -Non sei cambiato per niente, ragioni sempre come un manipolatore. Non posso cambiare idea, Albus, semplicemente perché credo realmente in quello che faccio.-

-Le tue intenzioni sono folli, perché fingi di non capirlo?-

-Folli?-Gellert sembrava sorpreso, -Sto tentando di creare un mondo migliore per tutti, Albus. Lo faccio anche per noi due.-

-Quale scusa hai accampato per giustificare le tue azioni, stavolta?-

-Io ho visto quello che faranno i babbani che insisti a proteggere! Useranno degli ordigni capaci di spazzare via una città grande come Londra in meno di tre minuti! Ci saranno milioni di morti, due continenti distrutti. Se vinco la guerra, impedirò che tutto questo accada e farò in modo che le persone come noi non debbano più nascondersi per paura di essere perseguitate.-

Albus alzò lo sguardo, irritato da quelle parole. -Non sarebbero solo i babbani a non accettare la nostra relazione, Gellert, ma anche il mondo magico. Non direbbero nulla esplicitamente, ma ci guarderebbero storto, e lo sai. Tu vuoi assoggettare i babbani perché li ritieni inferiori, non per uno scopo nobile.-

-Hai ragione. Non sarò di certo nobile d'animo, ma neanche tu lo sei.-

-Il Qilin che Newt ha salvato non é d'accordo, pare. Si é inchinato per me.-Menzionò il Qilin di proposito, per causare una reazione di Gellert che non tardò ad arrivare: il suo viso, infatti, si contrasse in una smorfia di stizza. Prese un ultimo sorso di tè e posò la tazza sul tavolino che aveva di fronte, la mano sinistra tremante. 

Stava perdendo il controllo. 

-So cosa dirai adesso-sospirò, gli occhi chiusi. -Questa conversazione non porta a nulla, perché non ti do' ascolto. Cambiamo argomento di conversazione, ti va?-Riaprì gli occhi e gli rivolse un timido sorriso, segno di ritrovata calma. 

-Non...-

-Ho la Bacchetta di Sambuco.-

Albus spalancò gli occhi, e Gellert si soffermò sulla bellezza delle sue iridi. Di un azzurro talmente puro da sembrare di vetro, in cui era possibile specchiarsi. Non erano come le sue pupille eterocrome, che non instillavano fiducia né tantomeno suggerivano benevolenza.

-Come ci sei riuscito?-

 

Il Mago Oscuro tirò fuori la bacchetta e la porse all'altro, che la accettò quasi con riverenza.

-L'ho rubata a Gregorovich, qualche anno dopo essermene andato da Godric's Hollow. Non so se effettivamente la bacchetta mi riconosce come proprietario dato che non ho disarmato Gregorovich né l'ho ucciso, ma a me sembra che funzioni benissimo. Anche il mago più scarso del mondo diventerebbe un minimo potente con questa, lancia incantesimi con una precisione straordinaria.-

Albus preferì non commentare, sapevano entrambi le implicazioni che quelle parole celavano. Non appena avrebbero duellato, probabilmente il potere della Bacchetta avrebbe influenzato l'esito della battaglia nonostante lui e Grindelwald fossero esattamente allo stesso livello.

-É davvero bella. Non mi aspettavo fosse così leggera.-

-Potrei fartela usare-suggerì Gellert. -Potrei dartela per rimediare alle parole che ti ho urlato contro dopo lo scontro di ieri.-Non si stava scusando esplicitamente, ma era chiaramente dispiaciuto, considerando che normalmente non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato, neanche tra le righe.

-Gellert Grindelwald che si scusa?-scosse la testa Albus, ridendo. -É un evento da segnare sul calendario.-

Gellert si accigliò, infastidito dal fatto di non essere preso sul serio. - Non meriti le cattiverie che ho detto. Ero confuso e spaventato dalla rottura del Patto di Sangue, ma questo non mi giustifica.-

Le gambe di Albus si mossero meccanicamente, e nonostante la mente gli urlasse di fermarsi, si sporse ad abbracciare Gellert, il quale parve sciogliersi tra le sue braccia. Era il suo modo per accettare delle scuse, le parole a volte valevano meno di un semplice gesto.

-Invece dimmi, perché il Qilin era morto, alle elezioni?-

-Aveva paura di me, non ho avuto altra scelta che ucciderlo e usare la negromanzia. Il cucciolo era parte integrante del piano, ma non ne voleva sapere di inchinarsi. Non che non lo sapessi, in fondo. Non avrebbe mai potuto scegliermi.-

-Io però ti conosco. So che puoi essere una brava persona, me l'hai dimostrato durante quell'estate.-

-Non sono mai stato un mostro-si lamentò Gellert. -Sto mettendo il mondo magico prima di me stesso.-

Lo sei diventato proprio per questo motivo, pensò Albus, ma evitò di dirlo.

-La violenza non è mai la soluzione-lo rimproverò invece, sciogliendo l'abbraccio. -Il tuo scopo può essere il migliore del mondo, ma se per attuarlo bisogna usare la violenza, non vale la pena perseguirlo. Ti basta fare un passo indietro in politica e tenere un profilo basso per un po', e tutti ti perdoneranno. Non hai ancora fatto nulla di così irreparabile da meritare l'ergastolo. Ti prego, pensaci.-

Il Mago Oscuro gli rivolse un sorriso carico di malinconia. -Per come tu hai detto che non posso convincerti a passare dalla mia parte, così io ti dico che non potrai convincermi a cedere neanche se ti mettessi in ginocchio. Adesso mi sa che si è fatto tardi, non vorrei che qualcuno del Ministero locale riuscisse a rintracciarmi. Grazie per il tè e la compagnia.- Si rimise cappotto e sciarpa e diede un bacio sulla guancia ad Albus. -Mi piace la barba, ti dà un'aria matura.-

Albus tentò di afferrargli un polso per fermarlo, ma lui si scostò. -Stammi bene, mein Liebster*. Se dovessi cambiare idea, sai a che indirizzo mandarmi una lettera. Lasciatelo dire: sei sprecato, in quella scuola.- E si smaterializzò, diretto chissà dove.


*mein Liebster= Amore mio, mio caro
   
 
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