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Autore: _ A r i a    21/07/2022    1 recensioni
[ post!canon | what if | possibili spoiler del manga ]
Scendono di nuovo giù per le scale, fino a tornare all’ingresso. A un certo punto, però, Enji sente un gemito di dolore che lo mette subito in allarme, costringendolo a voltarsi.
Trova Keigo piegato su se stesso, le braccia strette attorno al proprio corpo, e questo basta a riempirlo di paura.
«Hawks!», lo chiama, terrorizzato. Lo raggiunge all’istante, stringendolo a sé.
«S-se continui a restarmi così vicino mi fai mancare il respiro, Endeavor-san…», lo provoca Keigo, lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Enji lo fulmina con lo sguardo. «Ti sembra il momento di flirtare, ragazzino?», lo rimprovera, ma la sua voce non suona per niente arrabbiata, piuttosto solo terribilmente preoccupata.
«Ho f-flirtato con te fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati, se non te ne fossi accorto…», gli fa notare il ragazzo. Un sorriso compare sul suo volto nell’osservare lo sbigottimento di Endeavor, ma poco dopo entrambi sono costretti a mutare espressione. Keigo, infatti, sembra essere scosso da una nuova fitta di dolore, il volto che si contrae per la sofferenza, mentre Enji torna a posare su di lui occhi pieni di apprensione.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Enji riapre gli occhi, si accorge che il sole è già sorto.
Sente un peso leggero premere sul proprio petto nudo, e non ha bisogno di abbassare lo sguardo per sapere che si tratta della testa di Hawks. Keigo sta ancora riposando placidamente, le palpebre abbassate, un’espressione beata dipinta sul suo volto.
Enji temeva che, al risveglio, avrebbe potuto sentirsi sbagliato.
Invece quella gli sembra una delle rare volte in vita sua in cui sta facendo la cosa giusta.
È stato bellissimo. È stato pazzesco.
Si rende conto di non aver mai provato così tanto piacere come durante la notte appena trascorsa.
È come se, per tutti quegli anni, avesse vissuto unicamente nell’attesa di incontrare Keigo.
E, ora che l’ha trovato, non ha alcuna intenzione di perderlo.
Passa lentamente una mano tra i capelli arruffati del ragazzo, scompigliando ancora di più quella massa dorata terribilmente disordinata.
Quel gesto fa sfuggire un lungo mugolio a Hawks. Il ragazzo solleva lentamente le palpebre, salvo poi spalancarle per la sorpresa non appena incontra la figura di Endeavor, i suoi occhi azzurri che lo osservano mentre gli sorride.
«È… è successo davvero?», è la prima cosa che Hawks si ritrova a domandargli, ancora incredulo.
C’è qualcosa di così assurdamente dolce in quel ragazzo che ogni volta gli fa venire voglia di sciogliersi. «Già», gli conferma, le dita che lentamente dai capelli scendono ad accarezzargli la fronte.
Keigo si ritrova a domandarsi se non stia ancora dormendo – quello, in effetti, sembra in tutto e per tutto uno dei suoi sogni. «Ero terrorizzato al pensiero che potessi esserti pentito…», confessa, abbassando per un momento lo sguardo sul petto dell’uomo, come se quel pensiero lo avesse travolto veramente solo in quel momento, esprimendolo ad alta voce.
Enji gli afferra il mento tra il pollice e l’indice, facendogli sollevare nuovamente il volto. «Non ho intenzione di rinnegare niente», gli assicura, gustandosi lo stupore che vede attraversare le iridi dorate del ragazzo, per poi lasciargli un bacio leggero sulle labbra. «È stato bello.»
Hawks si lascia sfuggire un leggero sogghigno. «Era da tempo che lo sognavo, lo ammetto», commenta. «Dipendesse da me, ricomincerei in questo preciso istante.»
Gli occhi di Endeavor vengono attraversati da una scintilla che Hawks non riesce a riconoscere. Subito dopo, però, l’uomo gli afferra i fianchi, facendolo rotolare tra le lenzuola almeno finché il ragazzo non si trova nuovamente disteso sul futon, sotto di lui. «Oh, non sei l’unico…», confessa.
Keigo si lecca brevemente le labbra, fremendo di eccitazione e aspettativa – non si aspettava una tale presa di posizione da parte di Endeavor, in effetti, ma non può certo negare a se stesso che gli piaccia da morire. «E così abbiamo entrambi gusti esigenti, eh?», mormora, seducente. «Beh, sarò ben lieto di soddisfare i tuoi…»
Enji lo bacia, e Keigo si ritrova a chiudere gli occhi. Avvolge il collo dell’uomo con le proprie braccia, le dita che si perdono ad accarezzargli i corti capelli ramati alla base della nuca.
«Sfortunatamente, però, i tuoi piani dovranno essere rimandati», gli comunica Endeavor, separandosi appena da lui. «Dobbiamo andare in agenzia. Non ho alcuna intenzione di permettere a quell’uomo di restare impunito.»
Hawks si ritrova a mugugnare il proprio dissenso, mentre mette su un broncio così buffo che l’unica reazione che suscita in Endeavor è sincera ilarità. Il ragazzo affonda meglio la testa tra i cuscini del futon, incrociando le braccia al petto.
«Beh, guardiamo il lato positivo, almeno sappiamo che nello scontro di ieri non ho riportato ferite troppo gravi, visto che non sono morto di emorragia interna», si ritrova a sdrammatizzare Keigo.
Enji lascia le coperte del futon, un implicito invito a seguirlo a breve.


«Burnin!»
Moe è china sulla scrivania di Kido, e apparentemente stanno chiacchierando in tutta tranquillità del più e del meno. Quando sente la voce prorompente del loro capo giungere dalle sue spalle, la ragazza incespica, finendo distesa lungo la scrivania del collega.
Endeavor varca la soglia d’ingresso dell’agenzia mentre le fiamme stanno già vorticandogli intorno. Ha un’espressione terribilmente seria in volto, come se fosse sul punto di incenerire qualcosa. La porta a vetri dell’entrata si richiude poco dopo dietro di lui.
«C-capo!», si ricompone in fretta Moe, tirandosi per bene in piedi.
Enji le passa accanto senza degnarla di troppa considerazione. «Nel mio ufficio. Subito», si limita a comunicarle, continuando a camminare.
Moe sembra accorgersi solo in quel momento che Endeavor non è solo. Alle spalle del suo capo, infatti, c’è Hawks. Il ragazzo agita freneticamente le mani, nel tentativo di rabbonire il numero uno, ma non sembra avere molto effetto. Così, si limita a corrergli dietro.
Poco dopo, i due svaniscono oltre la soglia dell’ufficio di Endeavor.
«Non pensi di essere stato troppo duro con lei?», s’informa Hawks, in tono conciliante.
Enji è già sprofondato nella propria sedia, dietro alla scrivania. «La pago per fare il suo mestiere, mi aspetto che non mi deluda», ribatte semplicemente, stringendosi appena nelle spalle.
Ora che sono rimasti da soli, Enji sembra essersi rasserenato. Keigo abbozza un sorriso scaltro, cominciando ad avvicinarsi a lui. «Non credo che dovresti dannarti troppo per questa storia. Voglio dire, forse potrebbe perfino essersi conclusa così… e poi non vorrei tenerti lontano da casi ben più importanti», ammette.
Enji trova che quella faccenda sia tutt’altro che conclusa, soprattutto a giudicare da quanto gli ha detto il padre di Keigo durante lo scontro, tuttavia decide di evitare di dirglielo, per non turbarlo più del necessario. Il ragazzo, nel frattempo, si è avvicinato a lui, ed Enji lascia che gli avvolga le braccia attorno al collo.
«Credimi, tu in questo momento hai la priorità», gli confessa, con una spontaneità disarmante.
Hawks sorride incantato. Si china appena verso l’uomo, lasciando alcuni baci leggeri e dolcissimi sulle sue labbra.
Poco dopo, però, Ali Possenti percepisce un rumore di passi rincorrersi, a segnalare l’avvicinamento da parte di qualcuno. Keigo si separa in fretta da Enji, soffocando una risatina quando il suo sguardo si posa sull’espressione contrariata che nel mentre s’è formata sul volto dell’uomo.
A rispondere alle perplessità di Enji, però, sono i colpi che poco dopo sente raggiungere la porta, segno che dall’altra parte stanno bussando. Senza attendere l’invito esplicito a fare ingresso nella stanza, l’istante successivo la porta si schiude appena e, da dietro di essa, fa capolino Burnin.
«Posso?», s’informa, quasi intimorita dallo scambio di battute di poco prima. Hawks si ritrova a valutare che è curioso, ha sempre visto quella ragazza così sicura di sé.
Endeavor risponde con un breve grugnito, e Moe si limita ad entrare, chiudendo la porta alle proprie spalle. Probabilmente è abituata da tempo a decifrare il linguaggio non verbale del suo capo.
«Ho saputo dello scontro di ieri», esordisce la ragazza. «Voi state bene?»
«Io a meraviglia, ti ringrazio, Burnin!», esclama Hawks, sollevando un braccio verso il cielo per accentuare un moto di eccitazione.
Enji si lascia sfuggire un breve sospiro. «Non stiamo lavorando bene», commenta, osservando con aria corrucciata la scrivania. «Non è possibile che non riusciamo a ricostruire gli spostamenti di quest’uomo! Avrà pure un covo, un posto in cui torna a rifugiarsi dopo ogni attacco! E poi dobbiamo lavorare di più sul suo passato. Deve pur avere degli agganci, qualcuno a cui si è appoggiato dopo essere uscito di prigione. Voglio più uomini su questo caso, dobbiamo scoprire i luoghi che era solito frequentare prima di essere arrestato, probabilmente sta usando uno di questi come nascondiglio.»
Burnin annota tutto su un blocco di carta. «Okay. Me ne occupo subito!», comunica, come se di colpo fosse tornata al suo consueto mood energico.
Poco dopo la ragazza è già schizzata fuori dall’ufficio, senza attendere di essere congedata dal suo capo.
Enji, in effetti, sembra piuttosto indaffarato al momento. Apre il pc che è poggiato davanti a lui, e nel mentre fruga in uno dei cassetti della scrivania.
«Che combini?», s’informa Keigo, mentre lo osserva divertito, la schiena premuta contro una libreria.
«È arrivato il momento di vederci chiaro in questa storia», gli spiega Endeavor. «Ho intenzione di contattare qualcuno che in passato ha fatto parte dell’HPSC. Credo che abbiano parecchie spiegazioni da darmi in merito.»
Keigo non aggiunge altro. Si limita a restarsene lì, in disparte, gli occhi fissi sul suo eroe – non sembra avere alcuna intenzione di perderlo di vista.
In realtà non è per niente felice di sapere che l’HPSC verrà immischiato nella questione. Keigo ha provato un senso di liberazione nel momento in cui la commissione è stata sciolta. Dopotutto, non è mai stato un piacere per lui occuparsi dell’incarico che gli avevano destinato.
Enji ritrova nel cassetto il foglio con le informazioni sull’HPSC che Burnin gli aveva lasciato. Apre alcune finestre sul suo pc, mentre Hawk si lascia sfuggire un leggero sospiro.
Endeavor ha avviato una videochiamata. Non ha ancora la più pallida idea se dall’altra parte riceverà risposta o meno, ma ritiene che per il bene del suo interlocutore sarà meglio di sì.
Dopo diversi squilli andati a vuoto, qualcuno appare dall’altra parte. Un uomo dall’aria assonnata e i capelli terribilmente in disordine è seduto su una sedia almeno due volte più grande di lui, mentre alle sue spalle a Enji sembra di scorgere la vetrata di un grattacielo. Buona parte degli ex membri dell’HPSC, dopotutto, erano entrati a far parte di organi governativi dirigenziali in seguito allo scioglimento della commissione, nonostante gli errori di valutazione commessi durante la guerra. La persona che aveva contattato, ovviamente, non faceva eccezione.
«Endeavor», lo saluta l’uomo, con la voce di chi sembra essersi svegliato da poco. «Buongiorno.»
«Yokumiru Mera», tuona Enji, impassibile. «Vorrei poter dire di essere felice di rivederti.»
Enji sa di non essere in collera con Mera nello specifico. Recrimina all’HPSC la pessima gestione della questione del fronte di liberazione dal paranormale, che era stata praticamente lasciata tutta sulle sole spalle di Hawks, tuttavia all’epoca Mera non era ancora al vertice della commissione, per cui, di fatto, non ha particolari responsabilità in merito. Resta, tuttavia, il fatto che ne ha pur sempre fatto parte.
Enji si ritrova a domandarsi se l’HPSC abbia responsabilità in merito alla crisi che la società degli heroes si era ritrovata ad affrontare in seguito ai fatti di Jaku e Gunga. La verità è che non riesce a darsi una risposta: sa che, per la maggior parte, a scatenare quell’effetto domino erano state le rivelazioni sul suo conto, tuttavia l’aver abbandonato Hawks in quella situazione, completamente in pasto al nemico in mezzo a una moltitudine di villain continuava a non sembrargli affatto lungimirante.
Gli occhi di Mera sembrano essere sempre sul punto di chiudersi da un momento all’altro. «Cosa posso fare per te?», s’informa, posando una guancia sul palmo della mano, mentre puntella il gomito sopra alla scrivania.
Endeavor, come sempre, evita di perdersi in inutili convenevoli. «All’epoca vi siete occupati voi dell’HPSC di mettere al sicuro Hawks e sua madre, giusto?», domanda, conciso.
Se la domanda l’ha sorpreso, Mera cerca di non darlo a vedere. «Già. Abbiamo cancellato qualsiasi collegamento tra loro e il cognome Takami, ed è stata individuata una casa in cui Tomie potesse vivere in tranquillità con il figlio», risponde, come facendo un grosso sforzo per richiamare alla mente quell’informazione.
Più Mera parla, più Enji sembra essere infastidito da quella conversazione. «E delle misure detentive riguardo al padre di Hawks? Cosa sai dirmi in merito?», lo incalza.
Mera aggrotta visibilmente le sopracciglia. «Beh, in merito ai suoi capi di accusa il carcere era garantito…», commenta, confuso.
Stavolta Enji perde la calma. Le fiamme iniziano a danzare minacciose sul suo volto e tutto attorno al corpo, mentre fissa l’uomo dall’altra parte dello schermo con aria truce. «Tutto qui? Le vostre fantastiche misure di protezione non comprendevano un fine pena mai per un uomo violento che in passato aveva già ucciso?!», sbotta, la voce che si è notevolmente alzata di tono.
Mera lo fissa spaventato, sembra non avere minimamente idea di come rispondere. Prova a balbettare qualcosa, ma senza successo.
Fortunatamente, qualcuno pare avere intenzione di accorrere in suo aiuto.
Una mano piccola e aggraziata si posa sulla spalla di Endeavor, e le fiamme si spengono all’istante. L’uomo sposta lo sguardo di lato, sorpreso.
«Endeavor-san, non c’è bisogno di perdere la calma», gli assicura Keigo, rivolgendogli un sorriso raggiante. Poco dopo, il ragazzo muove un passo in avanti, entrando nell’inquadratura della videochiamata. «Ehi, Mera! È da una vita che non ci vediamo!»
Se possibile, Mera adesso sembra essere ancora più sorpreso. «H-Hawks? Ci sei anche tu?», domanda, senza riuscire a capire.
Keigo decide di ignorare volutamente le parole dell’uomo. «Ascolta, credo che quello che Endeavor-san volesse dire è che gli servirebbero tutte le informazioni sulla detenzione di mio padre e quelle relative al periodo precedente al suo arresto che all’epoca erano in possesso dell’HPSC», spiega, prendendo in mano la situazione. «Sareste in grado di fornircele?»
Mera annuisce vigorosamente, all’apparenza ancora sconvolto e impaurito.
Hawks, invece, gli rivolge un sorriso luminoso. «Ottimo!», conclude, per poi chiudere poco dopo la chiamata, senza congedare Mera o attendere che sia lui a salutarlo, decisamente stufo di tutte quelle chiacchiere.
Non gli è ancora chiaro come sia stato possibile che quell’uomo potesse essere rimesso in libertà, tuttavia inizia a temere che abbia perfino ricevuto qualche sconto di pena per buona condotta o qualcosa del genere. Hawks non riesce a non trovare tutta quella questione assolutamente penosa.
Enji si volta nella sua direzione, nella sguardo una mortificazione profonda. «Grazie», commenta semplicemente, sentendosi terribilmente in colpa per il modo in cui ha perso la calma.
Keigo non sembra affatto arrabbiato con lui per questo. Gli sorride, ed Enji riconosce l’autenticità di quel sorriso, a differenza di quello che il ragazzo ha rivolto a Mera poco prima. Hawks si accomoda sulle sue gambe, i volti a poca distanza l’uno dall’altro, mentre Endeavor non oppone alcuna resistenza.
«Non devi ringraziarmi per questo», gli assicura Keigo, muovendosi in maniera seducente verso di lui. «Ho solo fatto il mio lavoro.»
Poco dopo, Enji sente le labbra del ragazzo raggiungere le proprie, ed è ben lieto di concederle ai suoi baci.


I giorni passano, ma a Hawks sembra di vivere sospeso a mezz’aria.
Ormai è giugno inoltrato, e l’aria è sempre più calda. L’estate sta arrivando, e si sta facendo sentire.
Come se non bastasse, il clima stagnante non è l’unica cosa ad angustiarlo. Tutta la faccenda di suo padre non fa che tenerlo in uno stato costante di ansia: gli sembra ormai che l’unica cosa che gli riesca sia oscillare tra un attacco e l’altro, nell’attesa dello scontro successivo, senza riuscire in alcun modo a mettere un freno a quella situazione. Le indagini stanno andando avanti, per ora però non sono riusciti a individuare un luogo riconducibile a un covo.
A tormentarlo di più, però, è la sensazione di non star riuscendo a fare abbastanza. È lui che ha parlato a Endeavor di quella questione, è lui che ce l’ha tirato in mezzo. Lui che, per ora, sente di non star riuscendo ad apportare alcun contributo utile alle indagini.
Keigo sbuffa sonoramente. È pomeriggio, e si è seduto sul portico di legno che circonda la residenza di Enji. Ha il pc aperto davanti a sé, e sta scorrendo alcuni file per analizzarli, sperando che la sua vista s’imbatta in un dettaglio che finora è sfuggito a tutti. È una speranza vana, lo sa. In realtà, concentrarsi sul documento mostrato nello schermo è tremendamente faticoso, soprattutto con quel caldo. Prova a trovare sollievo nella scarsa aria smossa dal ventilatore poco distante da lui, mentre la mente si perde in una miriade di pensieri.
Hawks prova a ripensare alle circostanze in cui si è imbattuto in suo padre, dopo la fine della sua detenzione in carcere. La prima, quella sera, sotto casa sua, e poi la seconda, a Shibuya, quando con lui c’era anche Endeavor. Hawks non riesce a non sentirsi tremendamente in colpa per averlo trascinato in mezza a quella storia, eppure è stato proprio in seguito a quello scontro che le cose tra loro due hanno cominciato a muoversi più in fretta…
Keigo scuote la testa. Se adesso comincia a riflettere sull’evoluzione che il suo rapporto con Endeavor ha avuto negli ultimi tempi, sa già che non riuscirà a risolvere un bel niente. Deve restare concentrato, se davvero vuole aiutare il procedere delle indagini in qualche modo.
Prova a tornare indietro con la mente al primo scontro, quello davanti a casa sua, a Fukuoka. La prima cosa strana è il fatto che sia riuscito ad arrivare fin lì. La posizione della residenza ha sempre fatto parte dei documenti che l’HPSC aveva classificato top secret, per cui è impossibile che un ex detenuto vi abbia avuto facile accesso. Oltre a questo, la mente di Hawks prova a vagare in particolare su ciascuna delle singole azioni che lui e suo padre avevano compiuto quella sera. Ha provato a scacciarsi dalla testa quei ricordi per tutto il tempo, adesso però inizia a domandarsi se proprio in essi non si nasconda un qualche indizio.
Keigo cerca di ricostruire le proprie azioni di quella sera. Pensarci gli fa un po’ male, ma in quel momento gli sembra la cosa giusta da fare. Ricorda che era sera, e stava rientrando a casa, dopo una giornata di lavoro, esattamente come aveva raccontato a Enji ormai quasi un mese prima. Aveva finito il giro di pattuglia più tardi del solito, e rientrando aveva notato che il cielo si era fatto totalmente scuro.
I lampioni della via erano accesi. Uno, come sempre, sfarfallava un poco – nessuno era ancora passato a ripararlo. C’erano diverse macchine parcheggiate vicino ai marciapiedi, ma dopotutto era normale, quella era una zona residenziale.
La cosa assurda era che non aveva notato niente di strano. Probabilmente in un primo momento l’aveva imputato alla stanchezza, eppure era pur sempre un eroe, avrebbe dovuto percepire che c’era qualcosa di diverso dal solito, una tensione nell’aria, era stato addestrato per questo. Eppure, nulla di nulla. Ali Possenti non si era attivato – non era successo neppure a Shibuya, a dir la verità.
Hawks ricorda di aver salito con calma i gradini di casa. Era esausto, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era l’acqua calda della doccia che non vedeva l’ora di lasciar raggiungere il suo corpo. Poi, più tardi, si sarebbe potuto preparare qualcosa da mangiare al volo per cena, forse un’omelette con verdure, dopodiché si sarebbe buttato sul divano a vedere qualcosa alla tv e, quando il sonno fosse stato sul punto di prendere il sopravvento, sarebbe salito fino in camera da letto, rifugiandosi sotto alle coperte. Gli era sembrato il miglior fine serata del mondo.
Poi, mentre stava per infilare le chiavi nella toppa, aveva sentito una voce giungere dalle sue spalle.
«Alla fine ti ho trovato», aveva sentito qualcuno pronunciare.
Hawks non aveva avuto nemmeno per mezzo secondo il dubbio che quelle parole potessero non essere riferite a lui. Erano passati tanti anni, eppure il suono di quella voce odiosa era ancora impresso in maniera indelebile nella sua memoria. Bassa, roca, così profondamente cattiva.
Non era riuscito a muoversi. Non capiva. Come l’aveva trovato? Perché non l’aveva sentito arrivare?
«Vedo che sei cresciuto», aveva continuato. Adesso lo sentiva, era vicino, stava salendo i gradini di casa sua. Razionalmente, Keigo sapeva che ciò che stava succedendo era reale, eppure si rifiutava di accettare che potesse trovarsi veramente lì. «E di tutto ciò che saresti potuto diventare, ovviamente, hai fatto la fine peggiore. Un eroe. Anche se la tua dose di crimini l’hai commessa pure tu.»
Keigo non riusciva a parlare, come se qualcosa lo bloccasse – paura, o forse disgusto. Continuava a tornargli in mente il modo in cui aveva pronunciato la parola eroe, come se fosse intrisa di fiele. Istintivamente, aveva pensato a Endeavor, che ai suoi occhi continuava a essere l’incarnazione del concetto di eroe. Provava ammirazione sconfinata nei suoi confronti, non riusciva a comprendere come qualcuno potesse covare così tanto disprezzo per quella professione.
«Non dovrei essere sorpreso, dopotutto.» La voce s’era fatta, più bassa, più minacciosa. Keigo avrebbe voluto che tutto ciò stesse accadendo solo nella sua testa, che non fosse nient’altro che il frutto della sua mente esausta – sapeva bene, tuttavia, che non era affatto così. «Sei sempre stato una nullità.»
Era stato allora che l’aveva afferrato per il polso. Ricorda di non aver opposto alcuna resistenza, era sconvolto, terrorizzato. Si era ritrovato scagliato a terra, sul marciapiede, e subito i primi colpi erano cominciati ad arrivare. Soprattutto calci, all’altezza dello stomaco, dove Endeavor l’aveva trovato maggiormente livido. Non era riuscito a evocare il suo quirk per difendersi, forse sempre per quel mix di sconcerto e paura. I colpi erano stati forti fin da subito, ben più di quelli che ricorda di aver ricevuto da piccolo.
Strano, però. Ora che è cresciuto, è diventato un eroe, ha messo su un po’ di muscoli, ricevere dei colpi del genere non sarebbe dovuto essere così insopportabile, a maggior ragione se paragonato con la propria esperienza da bambino. E poi c’era quell’incapacità di reagire, in entrambe le circostanze, sia a Fukuoka che a Shibuya. Possibile che fosse solo sgomento…?
In quel momento, un’idea comincia a farsi strada nella mente di Hawks.
«Endeavor-san!», si ritrova a chiamare Keigo, prima ancora di rendersene conto.
Enji è all’interno della casa. Dopo aver pranzato, quando gli ha detto che si sarebbe seduto sotto al portico per lavorare un po’, a Keigo pare che gli abbia accennato qualcosa sull’intenzione di ripararsi dal caldo in casa, terminando di stilare alcuni rapporti per l’agenzia. Poco dopo che l’ha chiamato, però, Keigo lo sente muoversi in fretta, finché non lo vede comparire sulla soglia della shoji aperta accanto a sé.
«Hawks! Va tutto bene?», gli domanda Endeavor, all’apparenza trafelato.
«Sì», lo rassicura in fretta il ragazzo. «Però credo di aver avuto un’idea su quale potrebbe essere il quirk di mio padre.»
L’argomento sembra suscitare all’istante l’interesse dell’uomo. Enji si siede accanto a lui, osservandolo con aria assorta. «Sul serio?», s’informa, cauto.
«Beh, per il momento è solo un’ipotesi, però così tutto avrebbe senso», spiega Hawks. «Potrebbe trattarsi di un quirk di inibizione?»
Enji sembra perplesso. Keigo lo vede alzare un sopracciglio, in un cipiglio confuso che ha ormai imparato a riconoscere bene – e che non riesce a fare a meno di trovare adorabile. «Cosa intendi?», chiede, cercando di farsi un’idea più precisa. Dopotutto, se vuole proteggere Hawks sa che deve essere preparato al meglio, e vista la fiducia smisurata che ripone nel giovane non dubita nemmeno per un secondo che la sua intuizione potrebbe non rivelarsi corretta.
Mentre cerca di riordinare le idee, Hawks inizia una rapida ricerca online. «Beh, vediamo… finora ci siamo scontrati già due volte, e in nessuno dei due casi Ali Possenti è riuscito a percepire il suo avvicinamento. Pensavo che fosse perché mi ha sempre preso in momenti in cui sono distratto, ma sono un eroe, i miei sensi sono costantemente in azione per recepire il minimo segnale qualora qualcosa non dovesse andare per il verso giusto, mi hanno allenato per questo. Anche tu, a Shibuya, hai fatto fatica a respingerlo, nonostante Hell Flame», riepiloga il ragazzo. «All’inizio pensavo che si trattasse di un quirk di rafforzamento muscolare, ho perfino sospettato che potesse essere per via di una droga di potenziamento del quirk, però questo non avrebbe giustificato il fatto che non fossi riuscito a percepire la sua presenza. Allora mi sono detto: e se il suo quirk funzionasse come uno schermo contro quelli degli altri?»
Keigo si passa una mano tra i capelli. Sul motore di ricerca dell'Hero Network – la principale fonte da cui attingere informazioni sui villain – ha inserito le parole chiave che potessero ricondurre a dei risultati che includano criminali catturati negli ultimi quindici anni con un quirk inibitorio. Fin troppi elementi, però, sembrano coincidere con i criteri che ha selezionato.
Sarà una bella ricerca, ma – se dovesse avere ragione – almeno non sarebbero più totalmente a zero.
Endeavor fissa lo schermo del pc insieme a lui. Sembra avere un’espressione piuttosto pensierosa in volto. «Potrebbe avere senso, in effetti», concede. «Però questo sarebbe un bel problema. Come fai a combattere contro qualcuno che riesce a ridurre l’efficacia del tuo quirk? Senza contare che probabilmente è per questo che non riusciamo a rintracciarlo, starà facendo di tutto ad esempio per depistare gli eroi che hanno quirk di localizzazione.»
Neppure la soddisfazione di aver avuto un’intuizione che agli occhi di Endeavor sembra essere sensata basta a lenire il senso d’inutilità di Hawks. Osservando l’espressione corrucciata di Enji, infatti, gli sembra di non aver fatto altro che procurargli altre grane. Keigo abbassa lo sguardo sullo schermo, lasciandosi sfuggire un lieve sospiro.
Quel piccolo mutamento non sembra passare inosservato agli occhi di Endeavor. Enji inclina appena la testa di lato, per poi affondare le dita di una mano tra i capelli perennemente in disordine di Keigo, arruffandoli appena mentre lo attira piano a sé.
«Ehi, che ti prende?», domanda, apprensivo. «Guarda che questa è una teoria importante, ci permetterebbe di restringere parecchio il campo delle ricerche qualora dovessimo riuscire a confermarla. Sono fiero di te.»
Sono fiero di te. Quelle parole, alle orecchie di Hawks, suonano più dolci di un ti amo. Gli occhi di Keigo tornano ad essere luminosi come sempre, mentre il ragazzo si appoggia con la testa alla spalla di Enji, sorridendo raggiante.
«Vedrai, lo prenderemo», gli assicura Endeavor, fiducioso.


Passata la metà di giugno, è da poco iniziata la seconda decade del mese.
È un pomeriggio afoso ma tranquillo, come ce ne sono stati tanti negli ultimi giorni. Enji è passato in agenzia in mattinata, e Keigo l’ha accompagnato. Si sono tenuti la seconda parte della giornata libera per trascorrerla in piena tranquillità, cosa che di recente gli sembra accadere sempre più spesso, o almeno questo è ciò che Hawks ha notato. Che Endeavor cerchi di avere così tante accortezze nei suoi confronti non può che renderlo felice.
Certo, nessuno dei due riesce ad ignorare quanto la situazione sia tesa. Per il momento, però, oltre ad andare avanti con le indagini e prestare la massima attenzione non possono fare molto altro. È stressante, ma è così.
Keigo è ancora una volta seduto sotto il portico – gli piace da morire quel punto, inutile negarlo – quando sente il telefono di Enji squillare, all’interno della casa. L’uomo dev’essere in soggiorno, forse sta finendo di sistemare nella credenza le ultime stoviglie pulite dopo che hanno lavato i piatti in cui hanno pranzato. Trascorre qualche secondo prima che risponda, Keigo lo immagina osservare lo schermo del cellulare con aria interrogativa.
«Burnin? Che succede?»
La voce di Enji sembra quasi infastidita. Keigo non può biasimarlo, pensavano entrambi di aver risolto tutte le pratiche con il lavoro per quel giorno e di potersi finalmente godere un pomeriggio in santa pace.
Dall’altra parte dell’apparecchio, l’assistente di Endeavor spiega velocemente il motivo di quella telefonata. Da quello che il quirk di Keigo riesce a recepire, sarebbe sorto un problema che richiederebbe necessariamente la presenza di Enji.
«Devo venire per forza io? Non se ne può occupare qualcun altro?» La voce di Enji suona piuttosto amareggiata, oltre che infastidita.
Moe gli conferma che no, purtroppo è un’emergenza e il suo intervento sembrerebbe l’unica possibilità per riuscire a risolvere le cose.
«Va bene. Arrivo», si arrende alla fine Endeavor. L’uomo chiude la chiamata, lasciandosi sfuggire un sospiro pesante.
Keigo fa capolino dalla shoji aperta. «Tutto bene, Endeavor-san?», si informa il ragazzo, i suoi grandi occhi dorati che, come sempre, brillano nell’osservare l’uomo.
Gli occhi azzurri di Endeavor si posano su di lui, e subito l’espressione sul suo volto sembra addolcirsi. «Insomma», ammette. «A quanto pare devo tornare in agenzia. Mi spiace, dovevamo passare un pomeriggio in santa pace…»
«Ehi, non c’è problema», si affretta a confortarlo il ragazzo. «Facciamo lo stesso lavoro, so cosa significa.»
Principalmente richieste di intervento a qualsiasi ora del giorno e della notte e quasi totale assenza di tempo libero, si ritrova a valutare tra sé Hawks. E dire che un tempo si era perfino illuso che la situazione sarebbe potuta migliorare, una volta conclusa la guerra…
«Vai», riprende Hawks, in tono conciliante. «Sbrigati, così finirai in fretta e potrai tornare presto.»
Enji gli rivolge un’espressione corrucciata. «E tu?», domanda, dubbioso.
«Ti aspetto qui», gli assicura il ragazzo. «Cambio l’acqua ai fiori, mi leggo un libro e poi verso sera inizio a organizzare le cose per preparare la cena. Direi che non potrebbe andarmi meglio.»
Enji sembra piuttosto scettico in merito a quel proposito. Ormai ospita Keigo a casa sua da circa un mese, eppure quella sarebbe la prima volta in cui lo perde di vista, anche se per poco tempo.
Endeavor si avvicina a Hawks, posando una mano sulla sua guancia. «Sei sicuro?», gli chiede, fissandolo intensamente negli occhi.
Hawks gli rivolge un sorriso caloroso. «Stai tranquillo», lo rassicura. «Posso sopravvivere alla tua mancanza per un paio d’ore.»

Hawks resta a fissare il punto in cui ha visto Enji sparire per diversi minuti, dopo che se n’è andato.
Un po’ gli dispiace non essere andato con lui, ma l’ultima cosa che desidera è che quella situazione diventi una zavorra, per lui o per Enji. E poi ha veramente voglia di rimanersene per un po’ da solo, tra le imponenti mura dell’ormai ex dimora di famiglia dei Todoroki. Non gli è mai capitato, da ormai un mese a quella parte – ossia da quando Enji gli ha offerto ospitalità lì per proteggerlo –, di restare da solo in casa, e quella gli sembra una buona occasione per prendersi un po’ di tempo per sé e per riflettere.
Da un paio di giorni un vaso di giunchiglie fresche arricchisce di colore la casa. Sono dei fiori stupendi, appena li ha visti Keigo non è riuscito a resistere all’impulso di coglierli.
Hawks ne osserva per qualche secondo i petali candidi, come incantato. Sono affascinanti, hanno una tale consistenza vellutata al tatto…
Le dita di Keigo circondano con delicatezza il vaso beige in cui li hanno immersi. Sta quasi per sollevarlo, quando d’improvviso qualcosa lo colpisce con violenza alla testa.
Keigo si ritrova a cadere al suolo, privo di sensi, mentre il vaso che l’ha tramortito s’infrange a terra in mille pezzi.
Qualcuno afferra il ragazzo per le caviglie, trascinandolo lungo il parquet di casa Todoroki.





notes
mado mi sto sciogliendo. fa un caldo assurdo. almeno keigo se ne sta sotto al portico col ventilatore, invece no, il mio si è rotto. immaginate di dover editare così. una fatica infernale, non c'è che dire.
allora, devo dire ottocento cose e ho il terrore di dimenticarmele. vbb la prima più che altro è per me. ho dimenticato di aggiungere una cosa all'ultima recensione a cui ho risposto, quindi lo dico anche qui: in teoria ci sarebbe dovuta essere una scena di shoto che scopriva da fuyumi che enji sta ospitando hawks a casa sua. in seguito shoto avrebbe chiamato endeavor per avere spiegazioni in merito e una sera si sarebbe perfino presentato al todoroki estate per cercare di capire meglio tutta la faccenda, con gli altri due impanicatissimi perché ovviamente devono cercare di non far trapelare nulla in merito alla loro relazione – non che shoto li trovasse in una situazione compromettente o cose del genere, anzi mi sembra di ricordare che hawks fosse seduto tranquillo e beato sotto al portico rip, solo che lo sapete, questi sono due scemi e allora ~ panico per cose inutili ~. di fatto, però, non sapevo bene neanche come sistemare i discorsi tra i tre, poi ho ripreso la storia dopo essere stata ferma per... boh, forse un mese, quindi a quel punto avevo totalmente rimosso questa scena dalla memoria e così sono andata avanti per la mia strada senza aggiungerla. vbb tutto questo discorso per dire: magari più avanti potrei pensare di scrivere una one shot collegata alla long per parlare di questa scena, ma conoscendomi temo che la pigrizia avrà la meglio su di me e alla fine non succederà mai. sigh.
okay, ora posso parlare del capitolo in sé per sé (e pure di questo c'è un mare da dire aiut). la scena iniziale ci mostra i nostri due cari protagonisti alle prese con l'aftermath di quello che hanno combinato la notte precedente. in realtà qui non ho molto da dire se non che SI AMANO e io a mia volta li amo tantissimo, più della mia stessa vita. sono due sottoni, c'è poco da fare.
anche sulla parte in agenzia in realtà non ho molto da dire. rivediamo burnin (yeah!) e fa la sua comparsa mera – che, in quanto ex membro dell'hpsc, si rivela ancora una volta proprio come l'hpsc stesso ASSOLUTAMENTE INUTIL– okay mi calmo.
già sulle ricerche di hawks qualcosa in più da dire ce l'ho. anzitutto mi ero totalmente dimenticata (mea culpa) dell'hero network, poi ho visto le repliche della quarta stagione e ho realizzato "ehi, ma io nella storia ho messo proprio questa cosa!". quindi, in sintesi, oltre ad aver specificato dove hawks effettua le sue ricerche, ho anche corretto l'accenno alle sostanze in grado di potenziare il quirk: da quello che avevo scritto sembrava che l'unica associazione a spacciarle fosse la shie hassaikai, invece, da quello che mi è parso di capire, non è così (???). vbb questo ve l'ho detto più che altro per completezza. fatto sta che abbiamo avuto anche la retrospettiva di hawks sullo scontro con suo padre (finora l'avevamo vissuto soltanto attraverso le parole con cui keigo lo racconta a enji, nel prologo) e un'ipotesi sul quirk del villain che, loro malgrado, si ritrovano a dover affrontare. la cosa verrà approfondita più avanti? assolutamente no lol
e arriviamo infine all'ultima parte. la scelta dei fiori nel vaso a cui keigo deve cambiare l'acqua non è stata, ovviamente, casuale (smetterò mai di fare riferimento al mio amato linguaggio dei fiori? forse, ma non è oggi il giorno). ero indecisa tra i narcisi (nuovo inizio) e le giunchiglie (desiderio), tuttavia alla fine ho optato per queste ultime semplicemente perché con i primi non rientravo nei limiti del periodo di fioritura (nella storia, infatti, è ormai all'incirca il venti di giugno, e i narcisi sono fiori prevalentemente primaverili). in ogni caso, direi che entrambi i significati dei fiori si sposano bene con questa coppia, non trovate anche voi?~ ~
parlando della parte più croccantella del capitolo, invece... SÌ, VI LASCERÒ COL CLIFFHANGER FINO AD AGOSTO, AH! no, okay, a parte gli scherzi. credo che non sia difficile intuire che cosa sia successo, però posso solo anticiparvi che il prossimo capitolo sarà parecchio movimentato e pieno di colpi di scena. anche perché mancano solo due capitoli alla fine, ad agosto si chiude, bisogna risolvere tutto.
detto questo, direi che ho concluso. mamma mia, stavolta ho parlato parecchio e mi sembra di aver detto tutto, se nonostante questo sono riuscita comunque a dimenticarmi qualcosa giuro che prendo a testate un muro, lol. come al solito ringrazio chiunque stia leggendo/seguendo questa creaturina, non avete idea dell'iniezione di fiducia che mi date!
a presto!
aria
   
 
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