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Autore: Talitha_    26/07/2022    0 recensioni
Da quando lei ed Adrien hanno scoperto le rispettive identità, Marinette ha sempre negato, con ostinazione, ogni possibilità di un futuro insieme. ⁣
Sarebbe sbagliato, pericoloso. ⁣
Tuttavia, dopo ancora quattro anni, i suoi sentimenti per lui e gli errori del passato continuano a tormentarla. ⁣
È davvero esclusa in partenza ogni possibilità di trovare un lieto fine?⁣

« Perché c’è di peggio che non conoscere mai l’amore: trovarlo in un tempo della propria vita che lo rende impossibile. »⁣
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Épilogue 

 

“Sai una cosa?”, le aveva chiesto un giorno Adrien. Erano accoccolati sul letto enorme di lui, avvolti nelle coperte bianche, una mattina presto in cui i raggi del sole avevano iniziato timidamente ad illuminare la stanza. Marinette teneva la testa appoggiata sul suo petto, mentre lui le disegnava sulla schiena piccoli cerchi con le dita. 

“Cosa?”, rispose Marinette, con gli occhi chiusi e un sorriso dolce stampato sulle labbra. 

“Che anche nei periodi più bui, quelli in cui avevi messo bene in chiaro che tra di noi non ci sarebbe mai stato niente, io ho sempre continuato a sperare che un giorno saremmo stati felici, insieme."
“Ah, sì?”, chiese Marinette, che si alzò sui gomiti e lo osservò dritto negli occhi. 

“Mmh”, annuì Adrien, che si sporse un poco per stamparle un bacio sulle labbra. E un altro e un altro ancora. Adrien non poteva fermarsi. Le labbra di Marinette creavano dipendenza. Ed il problema era che lei era diventata talmente esperta in questione di baci - dopotutto, avevano avuto occasione di fare molta pratica - da conoscere tutti i modi per farlo andare fuori di testa. 

Ma adesso Marinette si tirò indietro, e lo guardò dritto in quei suoi occhi brillanti, felini, maliziosi, e pieni d’amore per lei. Lo guardò fisso negli occhi e si chiese come avesse fatto per quattro interminabili anni a negarsi il piacere di perdersi in quel verde sconfinato. 

«Anch’io», sussurrò poi. Adrien la guardò con fare interrogativo, quasi anche lui si fosse perso negli occhi di lei e non ricordasse più quello di cui stessero parlando. 

Marinette sorrise dolcemente: «Anch’io non ho mai perso la speranza. Ho sempre sperato di trovare uno spiraglio nel buio, un modo per stare insieme ed essere felici senza ostacoli. Anche se…» abbassò lo sguardo e si morse un labbro. «Devo ammettere che a volte io stessa mi ponevo ostacoli. Non perché non volessi stare con te» si affrettò ad aggiungere. Adrien alzò le sopracciglia. «È solo che… ero così spaventata dai sentimenti che provavo, che mi chiedevo se, anche nel caso in cui il futuro di Chat Blanc non si fosse realizzato… se fossi stata alla tua altezza. Se…» si fermò un poco, e tornò a guardarlo negli occhi, «se i sentimenti che provavo per te fossero abbastanza per renderti felice». 

Adrien la guardò incredulo. Si girò sul fianco, e prese le mani di Marinette tra le sue: «Ma cosa dici?», sussurrò dolce, sensuale, «Certo che sei alla mia altezza, certo che sei capace di rendermi felice. Ogni giorno mi rendi felice, Marinette. Lo sai questo, vero?»

Lei non riuscì a trattenere una lacrima, che le cadde calda e salata sulla gota. Poi annuì con forza. «Certo, certo che lo so. Solo che… prima di trovare il coraggio di dirti di sì ero terribilmente spaventata. Dalla potenza dei miei sentimenti, dalla paura di non essere degna di te, da…»

«Degna di me?», la interruppe Adrien, stringendole le mani con più decisione. Poi fece scivolare la mano sinistra sulla sua guancia, col pollice le asciugò la lacrima che era appena caduta. Avvicinò il suo volto a quello di lei, e le loro labbra si sfiorarono, si toccarono, e poi Adrien la baciò in un modo che si riproponeva di trasmetterle tutto quello che non sarebbe riuscito a dire a parole. 

Una guizzo della lingua. Ti amo. 

Un sospiro contro le sue labbra. Certo che sei degna di me. 

La carezza di una mano contro il fianco. Certo che mi rendi felice.

Un bacio sull’angolo della bocca. Uno qualche secondo dopo sulla fronte. E io farò del mio meglio per rendere felice te. 

Poi si allontanò dal volto di lei, occhi lucidi ed emozionati, e semplicemente le sorrise. 

Oh, quel sorriso

Marinette non si sarebbe mai stancata di vederlo. Neanche più volte al giorno, per ogni giorno per il resto della sua vita. 

A quel sorriso, Marinette ne rispose con un altro. Poi tuffò la testa contro il suo petto, l’incavo del suo collo, inspirò il suo profumo, circondò le braccia contro il busto di lui, e in quel momento sapeva di non avere più alcun dubbio, alcuna paura. Adrien era lì con lei, per lei, per sempre, e non c’era niente di cui essere spaventati, né timorosi. 

Dopo qualche secondo si mise a ridere. Bisbigliò contro la sua pelle: «Dio, come fai ad essere così perfetto? A sapere sempre cosa dire, e…cosa fare?» aggiunse con un lampo di malizia negli occhi. 

Adrien si tirò un po' indietro, e quando Marinette incrociò di nuovo i suoi occhi non si sorprese nel trovarvi la stessa malizia che era sicura lui poteva leggere nei suoi. «Ah sì? E cos’è che faccio che mi rende così perfetto ai tuoi occhi?»

Marinette si morse il labbro divertita: «Sei proprio impossibile, Chaton». 

«Può darsi, ma non pensare di averla vinta per questo.» 

Oh Dio, in che guai si era cacciata con una singola allusione alle sue… azioni

Adrien non sembrava disposto in effetti allargare la presa. Continuava a guardarla con sguardo interrogativo, in attesa di una risposta. 

Cos’è che faccio che mi rende così perfetto ai tuoi occhi?

Quante cose faceva. Non sapeva neanche da dove cominciare. 

«Mmmh, vediamo un po’», iniziò, e si portò l’indice al mento facendo finta di pensare. Adrien la stava divorando con lo sguardo. «Per esempio», continuò, e spostò il dito dal suo mento al braccio di Adrien, iniziando a percorrerlo lentamente, verso il basso. «Per esempio», ripeté, tornando a guardarlo negli occhi, «mi regali sempre fiori perché sai che mi piace tenerli sul tavolo della cucina. Ti offri sempre per asciugarmi i capelli perché ti piace prenderti cura di me. Capisci quando ho bisogno di un abbraccio, o semplicemente di qualcuno con cui parlare.» Continuò imperterrita ad accarezzare il braccio di Adrien con l’indice, notando con piacere la pelle d’oca che seguiva il percorso del suo dito.  

«Solo questo?», le chiese Adrien dopo qualche secondo di silenzio. 

Marinette continuò a fare finta di pensarci. «No, in effetti, anche i tuoi baci non sono niente male», disse infine, proprio mentre spostava la mano dal suo braccio, infilandola nell’incavo tra questo e il fianco, fino ad arrivare alla sua schiena. Si avvicinò molto a lui, e iniziò ad accarezzare la sua pelle con movimenti circolari delle dita. Non c’era nulla di innocente nel suo gesto, quasi volesse… provocarlo. 

«Ti piacciono i miei baci, quindi?», la voce di Adrien la riscosse dopo qualche secondo, e Marinette alzò la testa per guardarlo negli occhi. «Mmh», replicò, in un mormorio che somigliava molto ad un gemito. 

«E ti piacciono solo i miei baci?», insistette lui. 

«Che intendi dire?», fece finta di niente Marinette. Le unghie gli stuzzicavano la schiena. 

Lui ridacchiò. Una risata bassa, felina, che la scosse tutta. «Sai benissimo cosa voglio dire, Milady. Ti sto chiedendo se ti piace altro oltre ai miei baci». 

Marinette assunse un’espressione di sfida negli occhi. «Sai,» sbatté innocentemente le palpebre, mentre la sua mano - quella ancora intenta ad accarezzargli la schiena - proseguiva giù, sempre più giù, fino a raggiungere i sodi glutei di Adrien. «Sai», ripeté «in questo momento ho proprio un vuoto di memoria, e ti sarei grata se potessi ripetere queste altre cose che tu pensi possano piacermi per darmi una rinfrescata». 

Adrien ghignò. 

«Capisci» riprese Marinette, avvicinando le labbra a quelle di lui «così che possa darti una risposta completa su quali siano esattamente tutte le cose che ti rendono perfetto ai miei occhi». 

Adrien la guardò negli occhi un singolo istante prima di catturare le labbra di Marinette con le sue. E si preoccupò di darle una accurata dimostrazione di tutto quello che era capace di fare, oltre a baciarla molto bene sulle labbra. 

 

***

 

Una volta Émilie le aveva detto che l’amore è come un fiore posto sul bordo di un precipizio. Per coglierlo bisogna attraversare tante avversità, ma se si ha davvero il coraggio di affrontarle tutte, una volta riusciti ad accarezzare con le dita i suoi petali morbidi e profumati ci si sentirà ripagati di tutto. 

Marinette pensò che Émilie avesse perfettamente ragione, ed era infinitamente grata di averla incontrata, perché era quasi certa che senza il suo aiuto non avrebbe mai trovato il coraggio di abbandonarsi alla felicità. 

E fino a quel momento, Marinette non si era mai pentita della decisione che aveva preso. Di aver detto di sì ad Adrien. 

Si meravigliava di come ogni giorno lui fosse capace di renderla più felice, più viva, più innamorata. 

Si meravigliava del modo in cui lui continuava ad amarla, e a farla sentire la ragazza più bella e fortunata del mondo. 

Come quando si risvegliava e il primo colore che distingueva era il verde dei suoi occhi, o quando andava a dormire cullata dal battito regolare del suo cuore. Quando lui le sussurrava dolci parole d’amore contro l’orecchio, o la toccava come fosse la perla più rara e preziosa al mondo. 

Marinette era felice, e non avrebbe mai cambiato questa felicità con nient’altro. E anche se questa comportava altre sofferenze, problemi, avversità, l’amore di Adrien ne valeva la pena. Tutta quanta.  

 

 [fin.]

   
 
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