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Autore: Nao Yoshikawa    27/07/2022    2 recensioni
Dieci nuclei familiari, dieci situazioni diverse tra loro: disfunzionali o complicate o fuori dalla cosiddetta "norma".
Anche se alla fine, si sa, tutti quanti sono all'eterna ricerca di una sola cosa: l'amore.
Byakuya detestava tornare al proprio appartamento, specie a quell’ora. Dopo la morte di Hisana aveva preferito andare a vivere da un’altra parte, in un luogo dove non avrebbe avuto ricordi dolorosi.
A Orihime piaceva molto l’odore di casa sua. Profumo di colori a tempera misto a biscotti appena sfornati.
Ishida era un po’ seccato, non solo per la stanchezza, ma perché odiava quando Tatsuki non rispettava i piani. Anche se comunque non si sarebbe arrabbiato a priori.
Rukia era provata, si poteva capire dal suo tono di voce. Era brava a nascondere i timori dietro una facciata di allegria ed energia, ma Ichigo la conosceva bene.
Naoko era indispettita. Possibile che nessuno capisse il suo dramma?
Ai muoveva le gambe con agitazione. Indossava delle graziose scarpette di vernice nera e molti le dicevano spesso che aveva il visino da bambola, con i capelli scuri e gli occhi di una sfumatura color dell’oro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Gin Ichimaru, Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo trentacinque
 
Grimmjow se n’era tornato al tavolo tutto ringalluzzito e rosso in viso e Nnoitra ebbe ragione di credere che non si trattasse solo dell’alcol. L’aveva visto avvicinarsi a quella donna da capelli biondi. Perché il suo amico, per quanto amasse il divertimento, sognava anche il vero amore. In fondo aveva un animo molto sensibile.
«Mi ha dato il suo numero. Credo che le chiederò di ballare. Ah, ho fatto colpo. Sarà per lo smoking» disse Grimmjow tutto contento, così contento che aveva momentaneamente lasciato da parte gli alcolici.
«Tsk, allora vedi di non rovinare tutto» borbottò Nnoitra. Grimmjow ad un tratto si fece serio e aveva preso ad osservarlo in un modo che a Nnoitra diede fastidio.
«Perché mi guardi così?» domandò infatti.
«Volevo sapere se stai bene» rispose l’amico. Che di certo non si era scordato del suo crollo. Nnoitra arrossì e fece una smorfia. Pensandoci, stava molto meglio. Avrebbe dovuto lavorare su sé stesso ancora a lungo e di ciò ne era consapevole. E se prima avrebbe trovato tale ragionamento stupido, ora pensava semplicemente di averne bisogno. Aveva perfino instaurato un rapporto decente con la sua terapista, e per uno come lui, che era sempre diffidente col prossimo, era un grande traguardo.
«Sto meglio» disse soltanto. «Ma davvero.»
Grimmjow annuì, sollevato. Non era da loro scambiarsi smancerie. Lui, Nnoitra e Ulquiorra si limitavano ad esserci.
Neliel non si era accorta del momento solenne tra i due. Dopo aver bevuto qualche shottino di troppo, aveva raggiunto Nnoitra, sedendosi in braccio a lui.
«Amore mio, non sono bellissimi i matrimoni? Risposiamoci anche noi!»
«Ma sei pazza? Il primo matrimonio è già stato abbastanza stressante. E non sbaciucchiarmi in pubblico, accidenti!» borbottò, arrossendo e mentre sua moglie lo coccolava senza alcun ritegno.
Seduti accanto a loro, Karin era appena saltata su tutta entusiasta.
«Ma… ma… davvero sei incinta? E ce lo dici solo adesso?»
Le guance di Tatsuki si colorarono di un grazioso color pesca. Oramai era il momento di dirlo a tutti, anche perché iniziava a vedersi (nonostante Rukia si ostinasse a dire che fosse magrissima).
«E già. È stato inaspettato? Assolutamente sì, ma credo… credo sia arrivata nel momento opportuno» ammise Tatsuki accarezzandosi il ventre. Avevano così sofferto all’idea di lasciarsi, quando avevano creduto che non ci fosse alternativa. E invece si erano ritrovati nel modo più bello possibile.
«Tu e Uryu dovete amarvi davvero tanto» sospirò Orihime, sorridente e con lo sguardo un po’ perso nel vuoto. E Tatsuki, che sin da ragazzina non si era mai lasciata andare a sentimentalismi, le rispose:
«Non immagini nemmeno quanto.»
Ishida la sentì e le sorrise. Era stato fortunato, ma la sua non era stata solo fortuna. Ci avevano messo tutti e due la loro buona dose d’impegno. Ichigo aveva iniziato a straparlare, anche lui era leggermente brillo.
«Ben fatto, Ishida. Lo sai, sono davvero fiero di te, non ti sei mai arreso. Non mi aspettavo altro eeeh…pff, domani mattina negherò di averlo detto» borbottò.
«Kurosaki, non riuscirai a farmi piangere. E poi non ce l’avrei fatta senza il tuo sostegno» rispose lui, altrettanto e felicemente brillo.
«Come sei sentimentale. Ti voglio bene» disse cercando di abbracciarlo, ma quasi cadendo nel provarci.
«Anche io ti voglio bene!»
Ulquiorra li osservò mentre cercavano di donarsi un abbraccio decente e poi scosse la testa.
«Ma che scemi…»
In realtà avevano un non so che di tenero, quei due.
I due rimasero appiccicati nel loro goffo abbraccio anche quando videro Zaraki Kenpachi avvicinarsi assieme alla dottoressa Retsu Unohana.
«Ma tu guarda, finalmente vi siete decisi a far uscire la vostra storia allo scoperto» li prese in giro Zaraki. Ichigo strabuzzò gli occhi. Finalmente Zaraki aveva avuto una gioia ed era riuscito a conquistare quella donna a cui era andato dietro per anni.
«Dottoressa Unohana. Scusi, ma non siamo presentabili» si scusò Ishida, aggrappato a Ichigo per non cadere. Lei, stretta al braccio di Zaraki, sorrise quasi in modo materno.
«Figuratevi, è una festa, in questi casi sta bene perdere il controllo. Non pensi anche tu, Ken?»
Ichigo e Ishida non riuscirono a trattenere le risate nel sentirlo chiamare così. Accanto a Unohana, Zaraki perdeva la sua aura minacciosa e di questo il diretto interessato ne era consapevole.
«Che avete da ridere voi due?! Guardate che vi ammazzo!» borbottò.
Nnoitra si alzò di scatto nel sentire la voce di Zaraki. L’alcol aveva dato alla testa anche lui.
«T-tuuu! Sei Kenpachi Zaraki, vero? Ti ho visto, sai, mi guardi come se volessi sfidarmi. Bene, io non ho paura!»
«Aaaah? Parli con me? Non hai paura di me, noto, ma bene!» ghignò Zaraki. Neliel si aggrappò a Nnoitra e cercò di farlo sedere. Unohana invece dovette sforzarsi molto meno: a lei bastava uno sguardo per intimare a Zaraki di darsi un contegno e, ora che Ishida e Ichigo se n’erano accorti, gliel’avrebbero rinfacciato a vita.
 
Mayuri si era chiesto perché in un modo o nell’altro la sua famiglia fosse destinata a incontrare la famiglia Urahara. Oramai era chiaro che fossero costretti dal destino ad avere gli uni a che fare con gli altri. A questo si era rassegnato, ma ringraziando il buon senso Yoruichi non era insopportabile come suo marito. Anzi, ci si poteva parlare tranquillamente (o quasi).
«Lo sai, dottore, Nemu mi ha raccontato tutto di te. Di come vi siete conosciuti, del vostro matrimonio. Così sei stato tu a fare la prima mossa con lei, eh? Ma bravo, ti piacciono più giovani!»
La cosa brutta era che Yoruichi non era nemmeno ubriaca. Lo provocava di proposito e ci riusciva anche piuttosto bene.
«Nemu, spero che tu non le abbia detto davvero tutto!» disse rivolgendosi a sua moglie. Per carità. Doveva pur mantenere la sua reputazione, cosa che sarebbe stata difficile se tutto il mondo fosse venuto a conoscenza della sua vita privata. Nemu fece finta di pensarci.
«No, non tutto. Solo quello che riguarda noi due.»
«Tsk, mi prendete in giro? Ma come osate?»
Yoruichi gli diede all’improvviso una pacca sulla spalla, ridendo.
«Suvvia, non ti scaldare, tutti abbiamo un lato tenero» dicendo ciò Yoruichi rivolse la sua attenzione ai bambini. Ai, Hikaru e Yami ridevano, sembravano davvero felici. E sapeva che, se suo figlio era felice, il merito era anche di quella bambina.
«Lo sai, dottore. Tua figlia è proprio brava.»
L’espressione di Mayuri, da che era contratta, si rilassò appena.
«È merito suo» disse indicando Nemu. Quest’ultima arrossì e poggiò una guancia sulla sua spalla.
«Anche tuo.»
Oh, quei due. Di strada ne avevano fatta. E anche lei e Kisuke erano cambiati. Magari avrebbero potuto fare un’uscita a quattro, qualche volte.
Ai si avvicinò correndo, tutta agitata e contenta.
«Papà, mamma! Ho cambiato idea sul matrimonio. Ho deciso che da grande sposerò Hikaru!»
Mayuri assunse un’espressione impagabile. Soprattutto quando scorse dietro di sé la presenza di un brillo, entusiasta e molesto Urahara Kisuke che ora gli aveva portato un braccio intorno alle spalle.
«Oooh, hai sentito Ai? Non è meraviglioso? Mio figlio e tua figlia da grandi si metteranno insieme. Poi si sposeranno. Noi diventeremo consuoceri e poi loro avranno dei figli, potremmo occuparcene insieme, e poi…»
«Urahara!» lo interruppe a lui, rassegnato. «Grazie mille, ci tenevo proprio a non dormire, stanotte. Vedi di non correre. Peggio di un film dell’orrore.»
Ma niente poté intaccare il buon umore del primario, quella sera. Proprio niente. Yoruichi e Nemu si guardarono, ed entrambe concordarono che gli anni seguenti avrebbero potuto assumere una piega interessante.
 
Era davvero un bellissimo matrimonio. La musica era stupenda, i due sposi erano innamoratissimi e amichevoli, il tutto era innaffiato da una buona dose di alcol. Rangiku se ne stava stretta a Gin, sentendosi altrettanto innamorata come se fosse stata la prima volta in cui s’incontravano. La sensazione di malinconia e tristezza l’aveva abbandonata, aveva abbandonato entrambi. Rin era felice e aveva finalmente tanti amici su cui poter contare, addirittura aveva un’amica del cuore. E Gin non aveva più niente da nascondere, né più ansia di inseguire sempre un obiettivo. Oramai aveva capito quanto gli piacesse abbassare la guardia, ogni tanto, e godersi ciò che aveva. Perché se era arrivato fino a lì, magari il merito era anche suo.
«Sei più bella del solito stasera, mia cara» le sussurrò Gin, facendola arrossire.
«Che adulatore che sei. Ma sei tanto bello anche tu» mentre diceva ciò, Rangiku pensò che sarebbe stato divertente imboscarsi da qualche parte e lasciarsi andare a un po’ di passione, forse avrebbe potuto proporglielo per davvero. Ma non davanti a Toshiro, che si stava avvicinando a loro con Momo.
«Ah, finalmente avete finito di far finta di non conoscervi?» domandò Gin allegro. Toshiro arrossì.
«Non facevamo finta di non conoscerci, tanto qui lo sanno tutti che stiamo insieme. E con tutti intendo mezza Tokyo…»
«Oh, Toshi. Non preoccuparti, il gossip si esaurisce in fretta. Piuttosto, sono felice che Aizen non voglia darvi problemi e che ti concederà il divorzio in fretta» commentò Rangiku. E poi disse. «Per te deve essere strano ritrovarti nello stesso posto con l’amante di tuo marito.»
Momo pensò che si, in effetti era strano, ma non era poi così terribile. Anzi, a Shinji poteva anche capirlo, perché aveva amato anche lei Sosuke.
«Un po’. Ma sono riuscita a parlarci. A quanto pare lo ama veramente. Sosuke… penso anche. Ma nel caso mi sbagliassi…»
«Ne soffrirebbe troppo. Stupido Aizen, a me continua a non piacere» borbottò Toshiro. Shinji, che in genere era amichevole con tutti (anche piuttosto casinista) non parlava con nessuno, piuttosto si limitava ad osservare l’esibizione dei Vizard, anche se sembrava un po’ assente. Gin allora si staccò da sua moglie.
«Sapete cosa? Allora vado a parlarci io. Sono la cosa più vicina ad un migliore amico per Aizen, vediamo cosa posso fare.»
Momo avrebbe voluto dirgli che non era necessario, ma Rangiku le poggiò una mano su una spalla e con aria rassegnata disse.
«Lascia perdere. A Gin piacciono gli intrighi d’amore, perché pensi che andiamo così d’accordo?»
 
Shinji pensava che per quella sera le sorprese fossero finite. Dopo una chiacchierata a tu per tu con Momo Hinamori, non si aspettava che Gin Ichimaru venisse a parlare con lui. E quando lo salutò con fare allegro, Shinji lo guardò male e con una certa diffidenza.
«Su, non guardarmi così. Le nostre figlie sono amiche, dovremmo andare d’accordo anche noi!» disse Gin.
«Pff, per questo o perché sei il galoppino di Aizen?» domandò scocciato.
«Ti correggo, io ero il galoppino di Aizen, ora mi limito a fare l’amico che dà buoni consigli» dicendo ciò gli si sedette accanto. «Gli ho detto che se non fa qualcosa rischia di perderti per sempre. Ci ho messo impegno, ma ora sta a lui decidere.»
A braccia conserte, Shinji guardò dritto davanti a sé. Tutti avevano capito. Tutti, solo il diretto interessato sembrava non capire.
«Beh, ti ringrazio, ma non funzionerà. Sosuke la sua decisione l’ha già presa. Idiota io ad innamorarmi, a cedere. Lo sapevo che sarebbe finita così, finisce sempre così. Per me.»
Gin non era mai stato troppo bravo a consolare gli altro, non in modo normale almeno, cercava sempre di buttarla sul ridere quando possibile. Però in quel caso rimase in silenzio. Poi alzò lo sguardo verso Rangiku, Momo e Toshiro e si rese conto che una quarta persona si era unita a loro.
«Umh. Sai, non credo che sia ancora finita. Per te.»
 
«Cosa fai tu qui?» domandò Toshiro d’istinto. Che Momo non stesse più con lui lo sapeva bene, ma il ragazzo continuava a non nutrire simpatia per lui. Ne aveva combinate troppe e ora si presentava lì per fare cosa, esattamente?
«Prenditela con Gin, ha la lingua biforcuta» disse Aizen, perfettamente controllato come al solito. Momo capì in fretta che l’unico motivo per cui poteva essere venuto lì era Shinji e ciò la sorprese non poco: Sosuke non si sbilanciava mai. E poi capì che c’erano tante parti di lui che per anni non aveva conosciuto e che forse avrebbe conosciuto quella sera stessa.
«D’accordo, ma puoi evitare di far soffrire qualcun altro? La lista è già lunga» lo provocò Toshiro e Rangiku gli tirò i capelli sulla nuca per farlo star zitto.
Aizen sospirò e guardò Momo.
«Non sono venuto qui con l’intento di creare problemi, ma per parlare con Shinji» ammise ad alta voce. Poi sentì qualcuno aggrapparsi al suo braccio: si trattava di Yumichika, con al seguito Ikkaku. Anche loro sembravano leggermente brilli, Yumichika se ne andava in giro col suo bellissimo mazzo di tulipani, abbracciando tutti.
«Sosuke Aizen, finalmente sei venuto! Non pensavo, sai. La moglie, il marito e l’amante nello stesso posto, che storia!» commentò, ridendo.
«E daaai, non metterli a disagio, stupido» disse Ikkaku, che sembrava però altrettanto divertito. Aizen riuscì a liberarsi dalla sua presa e finalmente vide Shinji accanto a Gin. E lo chiamò.
«E-ehi!» esclamò Yumichika. «Qualsiasi cosa facciate, non rovinatemi il matrimonio. E soprattutto, non catalizzate l’attenzione su di voi!»
 
Non ci credo, era questo ciò che Shinji aveva detto nel vederlo. Poi si era alzato e come primo istino ebbe quello di dargli un pugno, ma anche quello di stringerlo. Non fece nessuna delle due cose.
«Sosuke, cosa stai facendo qui?» domandò, mentre sentiva il cuore che batteva veloce e una strana sensazione di acido allo stomaco.
«Una persona mi ha aiutato a rinsavire. E inoltre io ottengo sempre quello che voglio. Te, in questo caso.»
Shinji respirò profondamente e lentamente. Si era sempre buttato nelle cose, senza pensare. Ma ora doveva andarci piano.
«Se sei venuto qui a fare false promesse, però, non voglio nemmeno ascoltarti. E poi io non posso stare con una persona che si vergogna anche solo a dire di stare con me. Non è quello a cui miro. Tu ti senti disposto a mettere a rischio il tuo prestigio, la tua popolarità, tutto? Solo per me?»
Per la prima volta Aizen non seppe che dire. Certo, a lui la sua popolarità, il suo prestigio e il rispetto piacevano, gli piaceva essere temuto da molti, adorato d’altrettanti. Ma gli piaceva anche Shinji. Anzi, non gli piaceva soltanto. Ma quegli istanti di silenzio a Shinji non piacquero.
«Pff, lo sapevo, figurarsi. Puoi anche andare» e dicendo ciò gli diede le spalle e iniziò a camminare.
«Vagli dietro! Ora o mai più Aizen, ora o mai più!» disse Gin dietro di lui, divertito ma anche concitato. Voleva vedere come sarebbe andata a finire.
 
Lisa, la cantante dei Vizard, aveva preso a parlare agli invitati. Era ora che gli sposi facessero un discorso di ringraziamento. Ecco perché ora erano tutti attenti, con gli occhi fissi su Yumichika e Ikkaku.
«Allora, cosa volete dire ai vostri invitati?» domandò Lisa. Yumichika prese il microfono in mano, perfettamente a suo agio. E poi aprì la bocca per parlare, ma la voce che si udì poco dopo non fu la sua.
«Shinji, puoi fermarti un attimo?»
Nessuno dei due si era reso conto di essere capitati nel momento più sbagliato, quello in cui tutte le attenzioni sarebbero state inevitabilmente catalizzate su di loro.
«Mi vuoi lasciare in pace?» domandò Shinji, voltandosi a guardarlo. «Il tuo silenzio è stato chiaro.»
Hiyori assunse un’espressione sorpresa. Ma cosa stava succedendo? La stessa espressione fu condivisa dagli invitati, sia grandi che piccini.
«Papà?» domandò Hayato confuso. Miyo si alzò in piedi: non aveva occhi che per loro due in quel momento.
«Shinji, sto cercando di fare la cosa giusta. Per noi due, intendo» disse Aizen, che ora stava iniziando ad accorgersi di essere capitato nel bel mezzo di un discorso importante. Sotto gli occhi di tutti.
«Ehi!» esclamò Yumichila. «Come osate interrompere il mio momen-»
«Lascia perdere» disse Ikkaku. «Voglio capire come va a finire.»
Shinji sospirò di nuovo. A lui non importava di essere al centro dell’attenzione, non ci stava nemmeno facendo caso.
«Ho fatto l’amante per troppo tempo. Ora sono cresciuto, miro ad altro. E se tu quest’altro non puoi darmelo, va bene. Non è una tragedia.»
Aizen poteva sentire chiaramente la voce di Gin che gli diceva è l’ultima occasione. Cos’è che voleva lui? Voleva Shinji. Ma lo voleva ogni giorno della sua vita, anche a costo di rendersi difficile quella stessa vita. Se con Momo fosse andato tutto male perché era lì, in quel momento preciso, a cui doveva arrivare?
E così si lasciò andare.
«Shinji, sposami» disse chiaramente.
Di reazioni ce ne furono tante. Ichigo salto su dicendo non ci posso credere, non è vero. Toshiro si sorprese tanto che per un attimo fu sicuro di star sognando. Miyo si portò le mani davanti la bocca, entusiasta e commossa e Hayato si guardava intorno confuso. E poi c’era Shinji. Che era arrossito così tanto da essere quasi irriconoscibile. Quel maledetto gli aveva detto sposami. E lo aveva fatto davanti a tutti, cogliendolo di sorpresa. Doveva starlo prendendo in giro. Non c’era altra spiegazione. E rise.
«Oh, dai, ma cosa vai dicendo adesso? Non è divertente.»
Sosuke però non stava ridendo, non stava scherzando. Era serio, terribilmente.
«Infatti non è divertente, sono serio. Non scherzo mai su certe cose» allargò le braccia. «Ora lo sanno tutti. Lo sanno tutti che ti amo e che sei l’unico per cui arrivo a tanto. E non intendo passare un altro istante con qualcuno che non sia tu, quindi voglio che mi sposi» disse, tranquillo, come se nulla fosse. Ma dentro di sé fremeva, quasi non si riconosceva. Shinji parve accorgersi solo in quel momento di essere sotto gli occhi di tutti, che lo fissavano con aspettativa e col fiato sospeso.
«Ma… ma io… ma io non posso sposarmi» disse, ora in difficoltà. Il matrimonio non era mai stato nei suoi piani, era vero. Ma questo perché non aveva mai amato così tanto qualcuno da desiderare un legame del genere. E d’altronde Aizen gli aveva appena chiesto di sposarlo. Davanti a tutti, proprio tutti.
«Allora non vuoi?» domandò Sosuke. Miyo non ce la fece più a stare zitta.
«Papà, dì di sì! Dai!» gridò. Hiyori le diede corda.
«Nostra figlia ha ragione, stupido di uno Shinji. Se ora dici di no, giuro che ti lancerò qualcosa!»
Era giusto che lui fosse felice.
Hayato alzò gli occhi al cielo e guardò suo padre.
«Beh! Se sei felice così, allora…»
Shinji si guardò intorno.
«Ma insomma, vi siete accaniti contro di te?»
Yumichika sbuffò e si avvicinò a Shinji. Lui era lo sposo e nessuno lo stava guardando! Però amava le storie d’amore travagliate.
«Lo sai, penso che questi ora serviranno più a te che a me» disse porgendogli il suo mazzo di tulipani. Shinji li prese in mano, confuso e tremante. Stava davvero succedendo a lui, proprio a lui! Guardò Sosuke. Oh, quanto avrebbe voluto ucciderlo. Oh, quanto lo amava. In un modo in cui non credeva possibile.
«… E se va male…?» domandò a Sosuke, che si era avvicinato a lui. Sosuke che ora gli accarezzava una ciocca di capelli e sorrideva.
«E se invece va bene? Perché io sono sicuro che andrà bene»
Shinji sollevò lo sguardo. Lui sposato a Sosuke Aizen. Sembrava assurdo anche solo così, ma d’altronde anche lui voleva passare il resto della sua vita con quell’odioso, assurdo e sorprendente uomo. Sospirò, con la fronte aggrottata.
«Sosuke, dannato. Me la pagherai per tutto questo. Ma ci penserò dopo che ti avrò sposato.»
Miyo si lasciò andare ad un gridolino entusiasta. Sosuke sorrise, scese ad accarezzargli il viso e poi lo baciò. E capì che a volte lasciarsi andare non era poi così male. Poi udirono uno scrocio di applausi.
«Non ci posso credere!» ripeté Ichigo. «Questo non me lo aspettavo di certo.»
E non era l’unico, in realtà. Momo era arrossita. Non sapeva come si sentiva. In parte sicuramente sollevata. Perché ora lei avrebbe avuto la sua vita e Sosuke la propria.
«Stai… stai bene, Momo?» chiese Toshiro, temendo che quella scena potesse far soffrire Momo. Lei annuì.
«Io… sì, sto bene! È solo tutto molto strano. Ma non in senso negativo.»
Rangiku accanto a loro era commossa. E guardò suo marito.
«Ma si può sapere cosa gli hai detto?»
«Gli ho solo detto che forse questa era la sua ultima occasione. Non pensavo arrivasse a tanto. Ah-ah, ben fatto Sosuke!»
Lisa, la cantante dei Vizard (tutti sufficientemente scioccati eccetto Hiyori), si schiarì la voce).
«Amh… Shinji, per la prima notte di nozze è ancora presto»
Shinji si staccò, rosso in viso e sorridendo.
«Emmmh. Scusate. Scusa, Yumichika. Ma grazie per i fiori.»
«Figurati. Immagino ci ritroveremo al tuo matrimonio, allora» disse Yumichika scostandosi i capelli dal viso. Miyo corse incontro a Shinji, abbracciandolo.
«Finalmenteee! Non ci speravo più. Mi avete fatto così penare!»
Aizen sorrise.
«Scusa, piccola Miyo. Ora però ho capito. Ho capito tutto.»
Ci aveva impiegato anni. Ma alla fine tutto era tornato al suo posto.

Nota dell'autrice
BEH, che dire. Shinji si meritava una gioia dopo tutti gli anni di sofferenza. È riuscito a far mettere la testa a posto ad Aizen (e anche Gin ha contribuito). Tra l'altro, una proposta di matrimonio proprio in grande stile. Yumichika lo perdonerà per avergli rubato la scena. Tra qualche giorno posterò l'ultimo capitolo di questa lunga e per me travolgente avventura.
- Nao
   
 
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