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Autore: Aru_chan98    27/07/2022    0 recensioni
Era il classico meeting, con le varie nazioni a discutere dei problemi, in attesa della pausa pranzo. Una giornata come tante, non fosse che America osò fare il sacrilegio peggiore per i due Italia: servire una delle sue tipiche ricette di pasta. Sembrava andasse tutto bene ma è abbastanza perchè i due fratelli giurino vendetta
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di giorni passarono ma l’inquietudine non sembrava voler abbandonare la mente di America. Per quanto fosse convinto fosse impossibile avere un intruso in casa, Tony gli aveva messo il tarlo nell’orecchio. Passò tutto il pomeriggio a setacciare la propria casa, non riuscendo a smettere di pensarci.

“As if someone could do it…” mormorò dopo aver finito. Si sentì più tranquillo e decise di tornare alla sua serie tv, optando per uno spuntino. Aveva fatto scorta di hamburger e patatine in vista della nuova stagione di quella serie che, benché fosse dell’orrore, lo aveva catturato; poco importava si spaventasse al punto da dover tenere la luce del corridoio accesa la notte. Si aspettava di passare il miglior giorno di riposo da settimane.

Si affrettò a cucinarsi due hamburger maxi e scaldarsi una teglia di patatine, impaziente di andare avanti con l’episodio, che si era fatto tremendamente interessante. 20 minuti dopo era di nuovo seduto ai piedi del divano, in mezzo a buste di patatine, popcorn e bottiglie di coca-cola vuote. Aveva farcito a oltranza i due panini ma si era portato dietro le due bottiglie di salsa comunque.

Il climax era alle stelle, la musica coinvolgente, America non riusciva a staccare gli occhi dalla tv, dando un grosso morso al panino… che sputò immediatamente.

“What the fuck?!” esclamò, non capendo cosa non andasse nel panino. Diede un altro morso, più piccolo, sperando di aver preso una parte in cui la carne era cotta male, ma quel sapore disgustoso restava. Aprì il panino e assaggiò un pezzetto solo dell’hamburger, disgustato: era un hamburger di ceci e seitan! Disgustato e confuso, provò l’altro panino, costatando con orrore che anche quello era vegano. Si alzò di scatto, dirigendosi allarmato al frigo.

“No no no, it can’t be” si disse, mentre controllava tutte le confezioni di carne che aveva in frigo e in freezer, sempre più inorridito. Era tutto vegano. “Come diavolo è possibile?” pensò, cercando di ricordare se il supermercato aveva spostato i reparti, senza successo. Un po' depresso, decise di tornare alla sua serie, mettendo da parte i panini a malincuore. Gli toccò riportare indietro il programma, evitando per pochissimo un grande spoiler. Nel mentre, prese una manciata di patatine e le pucciò nel ketchup, provando a rincuorarsi un poco.

Ci mancò poco che ci si strozzasse.

“Oh God, please no” ripeté, controllando meglio quello che doveva essere il suo spuntino. Si accorse che la consistenza era diversa e cercò di associare quel sapore disgustoso a qualcosa ma più che le patatine in sé, ad averlo disturbato di più era la combinazione con la salsa. Amaro e acido-dolciastro.

“Ma-magari il ketchup è andato a male e le patatine non le ho cotte abbastanza” tentò di rassicurarsi, immergendo la seguente manciata di patatine nella maionese. Gli venne da piangere, inghiottendo a fatica quel boccone: amaro ed estremamente dolce erano una combinazione letale per lui. Riconobbe subito il sapore del latte condensato però, che lo fece disperare ulteriormente. Improvvisamente una lampadina gli si accese: annusò attentamente quelle che dovevano essere patatine fritte, accorgendosi essere strisce di melanzane fritte.

“Se queste sono melanzane e questo latte condensato, questo cos’è?” si domandò, timoroso, assaggiando il ketchup. Era concentrato di pomodoro, diluito quel tanto che bastava per farlo passare per l’altra salsa. America tornò in cucina per controllare il resto degli alimenti incriminati, ritrovandosi nella stessa situazione degli hamburger. Abbandonata ogni speranza di godersi il pomeriggio, ritornò nuovamente in salotto, solo per sorbirsi l’ennesima sventura: era stato così tanto in cucina che, appena si sedette per riavvolgere la barra del programma, si beccò uno spoiler gigantesco.

“Che vita di merda…” mormorò con gli occhi lucidi, mentre aggiornava il suo stato su twitter. Aveva aspettato settimane per avere il tempo di godersi quello show con calma, salvo esserselo rovinato da solo.
 


Nonostante i suoi tentativi, tutte le volte che provava a ricomprare quegli alimenti, gli bastava allontanarsi di poco perché tornassero a essere vegani od ortaggi amarissimi, facendolo quasi scadere nella paranoia e accamparsi per lunghe ore in cucina, fallendo comunque.

“You know what? ENOUGH” esclamò una sera, seccato da quel mistero. Tirò fuori il cellulare, aprendo la prima app d’asporto che gli capitò sottomano. Inconsciamente si diede dello scemo per non averci pensato prima. Ordinò un sacco di hamburger e cibo spazzatura, ignorando quella vocina nella sua testa che diceva “se mangi così tanto e così male Arthur e Ivan ti sfotteranno di nuovo dandoti del ciccione”. Tuttavia, l’applicazione non gli permetteva di completare l’ordine, bloccandosi ogni volta che provava a confermare l’ordine. All’inizio America pensò fosse un errore dell’applicazione ma non importa cosa facesse, quante ne installasse, disinstallasse, aggiornasse, non riusciva ad ordinare.

“Non ci credo” un orrendo pensiero gli passò per la mente: provò a selezionare l’opzione vegana e quella gliela lasciava ordinare. Fu così per ogni singola app, facendolo disperare come non mai. Provò a contattare l’assistenza clienti della prima app e ottenne come risposta

“Che strano, qui mi segnala che è tutto regolare” dall’operatrice. Disperato e anche abbastanza furioso, America decise di giocarsi il tutto per tutto: tirò fuori il pc e cercò di forzare il codice delle applicazioni. Non sembravano esserci errori ma, dopo un paio d’ore di ricerca e tentativi, si accorse che effettivamente un problema c’era. Qualcuno gli aveva hackerato il cellulare, causandogli quei problemi. Sul momento, America imprecò contro Russia, sicuro ci fosse dietro lui ma, analizzando meglio il codice, nel tentativo di incastrare il colpevole, si accorse che il russo non c’entrava proprio nulla.

“Oh please, tell me I’m wrong…” sospirò, accorgendosi che l’ip dell’hacker era giapponese. Perché mai Giappone avrebbe dovuto giocargli uno scherzo tanto meschino? Provò a chiamarlo, aspettandosi una spiegazione ma continuava a scattare la segreteria. Lo intasò di messaggi e dm ma Giappone continuava a stare in silenzio.

“C’mon, reply, dammit” si spazientì America, una mezzora abbondante dopo. Stava per richiamarlo quando finalmente gli rispose.

- Scusami, Alfred-kun, ma sono impegnato in un meeting di lavoro. Ti richiamerò quando sarò libero –

America brontolò più forte, scontento per quella risposta frettolosa. Non immaginava che il “meeting di lavoro” era una richiesta esplicita di aiuto da parte dei fratelli Italia, che lo avevano minacciato di importare la tarantella nella sua cultura a forza.
 

Nonostante fossero passati due giorni, Giappone non si fece risentire e i problemi continuavano ad andare avanti. Se ne lamentò al telefono con Canada, pregandolo di andare a trovarlo e portargli un panino. Per sua fortuna, Canada ebbe pietà di lui e non tardò ad arrivare, portandogli un intero menù del McDonald

“I love you, bro! I have the best brother evah!” America era commosso da quel gesto, stritolando il fratello non appena vide cosa gli aveva portato. Una volta a tavola, non aveva fatto complimenti, divorando tutto come se non mangiasse nulla da mesi.

“Si può sapere che hai combinato stavolta?” gli chiese Canada, preoccupato per lui: era abbastanza raro che America lo chiamasse con un tono tanto disperato.

“Io? Gnonte bwo” rispose mentre masticava, disturbando un po' il canadese. Fortunatamente per lui, presto finì il cibo, un’espressione di pura soddisfazione sul viso.

“Il fatto è che continuano a succedere cose strane: per esempio, non importa quanta carne trita io compri, appena non sono in cucina per più di 10 minuti mi ritrovo con roba vegana. Stessa cosa per le patatine e le salse. Inoltre-“ proseguì, tirando fuori il cellulare per mostralo a Canada “Non importa cosa, non riesco ad ordinare nulla che non sia vegano o vegetariano. Pensa che nemmeno le mie carte di credito funzionano! Provo ad ordinare a un fast food e magicamente non funzionano più!”.

“Non hai provato a chiamare le compagnie?”

“Of course I did!! Still, continuano a dirmi che i loro sistemi non segnalano alcuna anomalia. Però io l’ho trovata” tutto trionfante, non diede nemmeno il tempo all’altro di rispondergli “Ho passato un pomeriggio a ricercare nel codice delle varie app e ho scoperto che Kiku mi ha hackerato il telefono”

“Kiku? Sei sicuro non sia stato Ivan o Yao?” gli chiese, dubbioso: non gli sembrava proprio una cosa da Giappone.

“I’d bet 5 grands on it! Ho provato a contattarlo un’infinità di volte ma nulla. Mi ha detto che è impegnato ma mi chiedo che razza di meeting possa tenerlo occupato 24 ore al giorno”

“Strano, io l’ho sentito ieri” ammise Canada, pensieroso.

“Really?”

“Yeah, we stayed on the phone for a couple of hours”. Sobbalzò quando America si alzò bruscamente dal tavolo.

“Fuckin’ dipshit”. Fece per bere dal bicchiere del mc, sicuro che il sapore della coca cola avrebbe addolcito il suo umore, ma si accorse che era vuoto.

“Non dondolarti sulla sedia, bro. Se cadi ti fai male” lo rimproverò il canadese, vedendo America sporgersi senza alzarsi per prendere un bottiglia di coca cola dal piano della cucina alle sue spalle.

“Nah, don’t worry, I’m tougher than you think” rispose, cominciando a bere a canna dalla bottiglia. Istantaneamente la sua espressione mutò nel disgusto più assoluto, facendo preoccupare Canada.

“Che succede Alfred?”

“Q-questo è ACETO!!” esclamò il ragazzo, allarmato. Per un secondo Canada si chiese se il fratello non lo stesse prendendo in giro ma si ricredette vedendolo scattare in piedi e correre al frigo, tirando fuori un’altra bottiglia di coca cola. Aprendola sentì la bevanda frizzare, rasserenando il suo cuore. Tornò a sorridere a Canada, sedendosi mentre ritornava a sedersi. Tranquillizzato dal tappo sigillato e dallo sfrigolio all’apertura, si affrettò a bere, deciso a raccontare con calma le cose al fratello.

Sputò la bevanda, sporcando la felpa di Canada che esclamò
“Mais putain, que fais-tu?!” disgustato e innervosito da quell’atto. Normalmente America si sarebbe fermato e avrebbe chiesto a Canada di dargli 5 dollari (i due avevano concordato per un barattolo delle parolacce per Matthew e uno per le stupidaggini e idee inutili per Alfred quando erano ragazzini) ma ora aveva un brutto presentimento che lo fece correre alla sua dispensa segreta, nascosta dietro la libreria di libri sul galateo che Arthur gli aveva imposto. Canada lo raggiunse mentre America era intento a controllare le altre sue bottiglie di bibite dolci, una per una. Le girava, controllava in controluce, guardava se erano chiuse bene.

“Vuoi un cappellino di carta stagnola già che ci siamo?” lo prese in giro il canadese, sicuro fosse una qualche nuova paranoia del fratello.

“Oh, shut the fuck up, brother” gli rispose America, finendo la sua verifica. Sembrava tutto intatto. Pronto a tutto, aprì l’ennesima bottiglia di coca cola, anche se con un po' di difficoltà. Sentì qualcosa cadere dentro la bottiglia, che esplose in una fontana di schiuma. Il tappo divenne come un proiettile che, dopo aver toccato il soffitto e il pavimento, colpì Alfred.

“My stars and stripes!!” mormorò, accasciandosi a terra, tenendosi le sue parti intime che il tappo aveva colpito in pieno. Canada non sapeva se ridere o meno, mettendo una mano davanti alla bocca per coprire una risatina involontaria. Dopo aver vinto la tentazione di fotografarlo e mandare la foto sul loro gruppo di famiglia, gli portò una busta di piselli congelati, stupendosi che il fratello avesse delle verdure per casa che non fossero per le sue ricette assurde. Mentre America si riprendeva, il canadese decise di esaminare la bottiglia incriminata: vedendo come era esplosa, qualcuno doveva averci messo una mentos dentro, forse incastrata proprio sotto il tappo, così da cadere nel momento esatto in cui qualcuno l’avesse aperta. Canada si sentì impressionato e in parte piccato; avrebbe voluto pensarci lui come vendetta una delle tante volte in cui il fratello lo aveva maltrattato. Quando America si fu ripreso, ricominciò a lagnarsi.

“Hai visto? Ora persino le mie bibite diventano aceto. It’s a nightmare, Matt”. Tuttavia, quella situazione non era completamente estranea al ragazzo, che mentre cercava di consolare America si ricordò che una cosa simile era successa anche a lui, qualche anno prima, solo in scala ridotta: si era solo ritrovato con tutto lo sciroppo d’acero cambiato in mostarda. Si chiese se fosse il caso di metterlo a parte ma ci ripensò, certo che America non lo avrebbe ascoltato o avrebbe riportato subito l’attenzione su sé stesso, come l’egocentrico che era.






Piccolo Angolo dell'autore
Finalmente ce l'ho fatta! Ammetto di averci impiegato più di due settimane a scrivere la seconda parte ma credo ne sia valsa la pena. Spero di riuscire a continuare più speditamente...

Anyway, avere un Canada che impreca è un sogno e allo stesso tempo la cosa più irrealistica della vita ahahahah Però, per chi legge le mie storie da un pò, sa benissimo che non poteva essere altrimenti: chi riuscirebbe a passare un vita a tu per tu con America senza diventare un pò sassy?

Spero vi sia piaciuto il capitolo e alla prossimaaaaaa
   
 
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