Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Guido    28/07/2022    0 recensioni
“Voldemort è morto, ma Harry non ha vinto”.
A sei anni di distanza dalla Battaglia di Hogwarts, Bellatrix Lestrange, padrona della Bacchetta di Sambuco, regna sul mondo magico inglese come "la Regina Nera".
"Resistenza" è un nome anche troppo altisonante per un gruppo di maghi fuggiaschi, per lo più senza bacchetta... però ci provano. E Dean Thomas non si sente adatto a fare né il capo, né il padre dei tre orfani di Dirk Cresswell, soprattutto ora che ha scoperto la verità sul proprio... però ci prova.
In Normandia, due sopravvissuti preparano Pozioni e combattono giorno e notte con i propri fantasmi, perché sanno di dover tornare in campo, più prima che poi.
Finché, una sera, un giornale arriva nelle mani di Dean.
Per qualcuno, forse, è arrivato il tempo della libertà. Per qualcun altro, del dovere. E per due anime tormentate, della vendetta.
Tra rifugi segreti nelle foreste, castelli e saloni da ricevimento, tra politica, onore e sangue, il piano per rovesciare la Regina si mette in moto
Genere: Angst, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Thomas, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'La Regina Nera'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scarpette da ballo



“Voldemort è morto, ma Harry non ha vinto”
Un pensiero improvviso, senza causa apparente, ma subito seguito dallo sviluppo: la profezia dice che “nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive”, però non esclude che muoiano entrambi.
Così è nata questa serie.
Nella mia versione dell'ultima battaglia, i rinforzi sono troppo scarsi, o sopraggiungono troppo tardi; la “resurrezione” di Harry blocca tutti gli scontri e lascia spazio al duello con Voldemort, che termina come nel canone; ma, a quel punto, Bellatrix vendica l'Oscuro Signore e trascina i Mangiamorte alla riscossa. Vince, prende il potere e diventa la Regina Nera. (Nera in quanto “Black”, ovviamente, e per la passione smodata per le Arti Oscure).
Pochi sopravvivono alla battaglia; tra questi, Dean Thomas, Draco Malfoy e Hermione Granger, i tre protagonisti della serie.
Al momento della rotta finale, Dean riesce a guadagnare la Stanza delle Necessità (che funziona ancora) e riparare al Testa di Porco. Scopre che Aberforth non ha potuto prendere parte alla battaglia perché, poco prima che iniziasse, si è presentata lì la vedova di Dirk Cresswell, con i tre bambini al seguito, e li ha affidati al vecchio barista, quindi si è gettata nello scontro e non ne è uscita viva. Dean si sente in debito con Cresswell, da cui ha appreso la probabile identità del padre che non ha mai conosciuto; così, d'impulso, si prende in carico Lorcan. Horace (figlioccio di Lumacorno) e Anthony. Trovano rifugio nella Stanza, riforniti di cibo da Aberforth, finché le acque non si calmano; frattanto, i vincitori smantellano Hogwarts, destinata a non riaprire, ma, da una pila di vecchie
Gazzette della biblioteca, destinate al macero, Dean fa in tempo a ricevere conferma del fatto che suo padre era effettivamente il vecchio amico di cui gli aveva parlato Cresswell: Augustus Selwyn, purosangue, ucciso dai Mangiamorte perché, oltre a rifiutare di unirsi a loro, ha avuto la pessima idea di rivelare che la madre di suo figlio era una Babbana. Avendo sempre creduto, non senza rancore, che suo padre li avesse semplicemente abbandonati, Dean resta a dir poco sconvolto; la necessità di prendersi cura dei piccoli Cresswell, però, lo aiuta a mantenere un equilibrio.
Non potendo e non volendo pesare in eterno sulle spalle di Aberforth o restare chiusi nella Stanza per il resto della vita, si danno alla macchia; Dean, ormai, ha acquisito una certa esperienza e, in più, anche Lorcan, il maggiore dei fratelli Cresswell, ha una bacchetta. Un poco alla volta – prima per incontri casuali, poi perché la voce comincia a spargersi – si forma un piccolo gruppo e Dean si trova a esserne il capo. Continuano a vagare per l'Inghilterra, dapprima solo per sfuggire alla cattura; poi (un po' perché i Ghermidori non demordono, un po' perché riescono a sconfiggerli e acquistano fiducia in sé stessi, molto perché mettono le mani su altre bacchette) cominciano a organizzare una resistenza attiva al nuovo regime.
Sotto la Regina Nera, creature magiche non oscure, Mezzosangue, traditori del proprio sangue e quant’altro vengono eliminati in maniera sistematica; paradossalmente, se la cavano meglio i bambini nati Babbani, perché si finge che non esistano neppure (finzione molto agevole, dopo la chiusura di Hogwarts). Chi può lascia il Paese o si unisce all'incipiente resistenza; all'esordio della serie, Bellatrix può contare solo su una cinquantina di fedelissimi. È uno dei motivi per cui non si è lanciata al massacro dei Babbani: troppe violazioni dello Statuto di Segretezza la esporrebbero a ritorsioni da parte della Confederazione Internazionale dei Maghi, nel peggiore dei casi perfino ad una guerra… e sa di non poterla vincere. Non ancora, almeno.
Tra i nuovi acquisti della resistenza, il più illustre è certamente Draco Malfoy. Tuttora disprezzato dalla zia per l'incapacità di uccidere Silente, emarginato dal nuovo corso, rimasto orfano di entrambi i genitori e disgustato da tutta la crudeltà cui deve assistere, decide di cambiare fronte; preso contatto con Dean e vintane la comprensibile diffidenza iniziale, lo aiuta ad elaborare un piano per la liberazione di Hermione.
Ne “
La Prigioniera e il Principe improbabile” ho narrato di come ella fosse tenuta prigioniera nell'ormai ex-Torre di Corvonero, in completo isolamento, e la Regina le facesse visita ad ogni anniversario della battaglia, per torturarla e vendicare così la morte di Voldemort; nonché di come Draco, con l'aiuto della resistenza, l'abbia liberata, trovando poi rifugio con lei nell'antico castello dei Malfoy in Normandia.
Sei mesi dopo, Dean riceve regolarmente le Pozioni che Draco si è impegnato a fornirgli come contributo allo sforzo bellico della resistenza, ma non ha avuto quasi nessuna notizia di Hermione. E adesso si può alzare il sipario...


Cap. I – Una Gazzetta all'accampamento


Però non v'illudete,
non passiamo mai la mano,
nella luce del tramonto
più ne partono e più siamo.
Compañeri si è di dentro
non abbiamo vie d'uscita:
è il sogno d'esser uomo
in questa e non nell'altra vita.


[R. Vecchioni, Compañeros]



Dean Thomas accartocciò la pergamena nel pugno. Parole! Soltanto parole! Anzi, no: belle parole e un piccolo assortimento di Pozioni.
Esattamente come la volta prima... e quella prima ancora... e così via.
Sei mesi dalla loro più grande impresa dopo la battaglia di Hogwarts e non si sentiva di un pollice più vicino a cambiare davvero le cose.
Si mosse appena su una sedia e avvertì una fitta dolorosa alla schiena. Sono messo peggio di un ottantenne!
Imprecò: maledetto Malfoy, il suo castello Indisegnabile e l'ossessione per la segretezza! Come fermo posta per quelle consegne, doveva proprio scegliere un albero cavo in mezzo al nulla?! Avrebbe giurato che si spostasse, perché il posto gli sembrava diverso ogni volta; ma per raggiungerlo doveva scarpinare almeno mezza giornata, Disilluso, tra acquitrini e siepi della Normandia... dopo un po', ogni particolare del paesaggio sfumava in una nebbia di pura fatica. Doppia fatica, eh! Prima all'andata, poi al ritorno. Aggiungiamo anche la paura costante di vedersi piombare addosso il Ministero francese o, peggio, gli uomini della Regina... Tutto questo per cinque fiale e quattro righe?! Cazzo!
Respirò a fondo e si sforzò di essere obiettivo. Malfoy, dopotutto, si era impegnato a fare proprio quello: rifornirli di Pozioni, niente di più e niente di meno. E quelle cinque fiale (grandi) non contenevano robetta semplice o di poco conto: la Polisucco, per la resistenza, costituiva un'arma essenziale. I veleni per il suicidio... anche. Secondo le quattro righe, poi, di lì a poco sarebbe arrivata la Felix Felicis, per le missioni più pericolose.
No, non poteva lamentarsi. Per questo era furibondo.
A parte la spossatezza del momento, il malumore e l'esasperante stillicidio di quelle forniture... dov'era Hermione?
D'accordo, dopo tutti quegli anni di prigionia e torture le serviva un po' di tempo per rimettersi in sesto, nulla da dire. Ma sei mesi non erano pochi. E, in tutto quel tempo, da lei gli erano giunti solo due bigliettini, con qualche parola di incoraggiamento e neppure mezza promessa di passare a combattere in prima linea.
Non ne posso più.
Non ho mai avuto una mente strategica. Se Hermione fosse qui...

Si guardò intorno, muovendo il collo con cautela: una vecchia tenda rimediata in un negozio Babbano, con una lampada a olio che ardeva, alimentata da chissà cosa, un letto disfatto in fondo e il tavolino a cui stava seduto. Nient'altro. Neanche l'ombra di un oggetto personale, a parte la bacchetta in tasca.
Una bacchetta con dodici tacche, ormai.
Nei film Babbani, sembrava qualcosa di cui andare fieri, più o meno. Nella vita, almeno nella sua, era un semplice “O tu o io!”.
Sei anni a cercare di sopravvivere... e di far sopravvivere gli altri. Certo, a Hermione era andata infinitamente peggio, ma neppure per lui era stata una vita rose e fiori. “Resistenza”, si chiamava la sua ottantina di disperati... solo che spendevano il novanta per cento del tempo a resistere alla fame, al freddo, alle intemperie e così via; per le missioni - la lotta attiva contro la Regina – restavano le briciole. Eppure, erano briciole importanti per il morale. E più di un Acchiappatore aveva incontrato il suo destino in qualche angolo sperduto dell'Inghilterra. Però, questo non cambiava il quadro generale.
Subito dopo i bisogni primari, il suo maggior problema era la scarsità di mezzi magici: ottantatré persone in tutto, inclusi i bambini... e soltanto diciotto bacchette. Troppa gente fuggita in fretta e furia, prima; troppi morti in seguito. Nessuno dei loro – nessuno - si era mai fatto catturare vivo.
Grazie all'accordo con Malfoy, avrebbero potuto tentare ben più che semplici azioni di disturbo... e rimediare alla carenza cronica di bacchette. Tuttavia, per sfruttare questo possibile vantaggio, gli serviva qualcuno capace di elaborare piani migliori dei suoi. Gli serviva Hermione, insomma.
Sospirò, sentendosi più frustrato che mai. Per male che stesse, non appena liberata aveva ricostruito gli occhi di Malfoy, cazzo! Possibile che non capisse...? che non volesse...?
Non troppo tempo prima, avrebbe sospettato che Draco la tenesse prigioniera. Ma, del resto, allora non l'avrebbe mai affidata alla sua custodia. No, non pensava che potesse trattarsi di quello. Ma allora di cosa? Gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro, nelle proprie lettere...
Un grido interruppe le sue riflessioni: «Papà, papà!».
Sentirsi chiamare così gli faceva sempre male al cuore, ma, mentre si alzava e voltava, si impose di sorridere comunque: «Dimmi, Tony.»
Davanti a lui, illuminato dalla lampada, il piccolo Anthony Cresswell brandiva una copia della Gazzetta, meno spiegazzata del solito. «Che cos'è il Wiga... Wizga...?»
Dean lo fissò per un momento, incerto. «Fa' vedere.»
Il bambino gli indicò il titolone in corpo settantadue:
 

LA REGINA SOPPRIME IL WIZENGAMOT


«Da dove spunta il giornale?» gli chiese automaticamente, mentre si lambiccava il cervello cercando di ricordare cosa diavolo fosse il Wizengamot.
«La megera della radura. C'erano anche Lorcan e Horace!» si affrettò ad aggiungere, anticipando la sua occhiataccia. «Non ci ha visti, non è successo niente!»
«Un giorno o l'altro vi ritroverete in pentola e...!» Cominciò come un urlo, ma calò quasi subito, fino a terminare in un sospiro, a metà strada tra lo sfinimento e la disperazione: non poteva pretendere che, a otto anni, Tony non fosse il concentrato di incoscienza che era, però non poter contare neppure sui suoi fratelli maggiori...! «Dove sono, adesso, quei due?» domandò cupo.
Il bambino mise il broncio. «Lorcan è ancora a caccia. Mi ha riaccompagnato Horace, ma poi si è chiuso nella tenda dicendomi di andare a farmi i fatti miei.»
Sbuffò, divertito. Horace ha dodici anni, giusto? Se tanto mi dà tanto, starà facendo pratica di pippe. Buon pro'!
Ma poi pensò a Lorcan e ridivenne serio. Mortalmente serio. E non perché fosse ancora a caccia quando il buio doveva essere calato da un pezzo.
A sedici anni, il maggiore dei Cresswell era del tutto ingestibile. Comunque Dean lo trattasse – da bambino, da ragazzo indisciplinato o da adulto - lo fissava sempre con uno sguardo cupo, come a chiedergli senza posa Perché non sei morto tu, invece di mio padre?
Una bella domanda davvero. Una di quelle per cui non esistono risposte. Sarebbe bastato davvero poco perché i Mangiamorte uccidessero lui invece di Dirk Cresswell. Invece...
Deglutì, un nuovo nodo a stringergli la gola.
«Allora, papà?» lo riscosse Tony, insistente. «Che cos'è il Wiz... Wiz-en-ga-mot?» Finì di compitare e si illuminò in viso, fiero di essere venuto a capo di quel parolone. Dean sorrise, intenerito, ma rimpianse – non per la prima volta – di aver deciso di insegnargli a leggere “perché le notizie sono importanti”: eccolo lì, a correre rischi folli pur di arraffare una copia del giornale!
«Papà!» esclamò il bambino, pestando i piedi.
«Scusa, hai ragione... Un momento, che leggo.»
Tony lo osservò, tutto serio, mentre scorreva le sei colonne dell'articolo.
«È una cosa brutta, papà?» gli chiese infine, vedendolo accigliato, mentre richiudeva il quotidiano di due giorni prima.
«Non ne sono sicuro» rispose onestamente. Sapeva poco delle istituzioni del Mondo Magico e ancora meno della situazione politica attuale, tranne ovviamente il fatto che a lui non veniva riconosciuto neppure il diritto di vivere. A detta del giornale, comunque, il Wizengamot era, o era stato, un Tribunale indipendente e un organo di controllo sull'operato del Ministro della Magia... difficile stupirsi che la Regina avesse deciso di sopprimerlo. Ma per loro cosa cambiava, ammesso poi che qualcosa cambiasse?
...Doveva rifletterci sopra. Da solo e con calma.
«Tony? Per favore, lascia qui la Gazzetta e va' ad aspettare Lorcan; quando torna, portalo subito qui da me.» Era tempo di mettere un paio di cose in chiaro, con il Cresswell più grande. Una volta per tutte.
«Sì, papà.»
Dean mangiò un boccone – anche dopo tanti anni, il cibo restava uno dei loro problemi principali – e rifletté sui mille impegni che lo attendevano. Controllare le scorte di cibo, appunto: primissima cosa. Speriamo almeno che Lorcan abbia preso qualcosa. Il ragazzo era piuttosto in gamba, come cacciatore, però gli mancava la pazienza. Siamo troppo pochi, cazzo! Un'ottantina, divisi a volte in due, a volte in tre accampamenti itineranti, con gli elementi più validi spesso in missione... troppe volte, uno solo doveva cacciare per tutti. Fissò il piatto ormai vuoto, chiedendosi da dove fosse mai saltato fuori quel paio di uova. Probabilmente un uovo solo moltiplicato a suon di Incantesimi (che, diversamente dalla Trasfigurazione, per ottenere cibo funzionavano... purché se ne avesse già un po').
Da un lato erano troppo pochi, dall'altro erano troppi: troppe persone a cui gli toccava badare... persone che contavano su Dean Thomas per mangiare, avere almeno una tenda sopra la testa, non essere catturati nell'immediato futuro e un domani, chissà, restituire alla Regina almeno parte dei colpi ricevuti.
E i bambini. Quello era il pensiero peggiore di tutti.
Niente Hogwarts per loro, niente Quidditch, niente di niente. Ciascuno degli adulti insegnava quel che poteva, se e quando poteva. Finora, per qualche miracolo, non erano mai stati attaccati in forze e non avevano avuto difficoltà a sbarazzarsi dell'occasionale Acchiappatore isolato; però il timore bastava a tenerlo sveglio la notte. Ottantatré persone e diciotto bacchette: strage assicurata. Dubitava che archi e frecce potessero fare una gran differenza, se non forse buttando giù un paio di bastardi al primo colpo, grazie all'effetto sorpresa...
«Volevi vedermi?»
Alzò la testa, sorpreso: Lorcan si muoveva in silenzio, bisognava riconoscerglielo. Alto, scuro di capelli e di carnagione, stava in piedi, al centro della tenda, curvo per non urtare la sommità; lo fissava con il solito sguardo azzurro, freddo, fors'anche un poco sprezzante.
Si passò una mano sul viso: di colpo, si sentiva stanco il doppio.
«Sì, Lorcan. Accòmodati.» Offerta stupida, visto che c'era una sedia sola, quella occupata da lui... ma non importava. «Anthony mi ha detto che sei andato a caccia. Hai preso qualcosa?»
«No, ma ho trovato qualche nido di uccelli. Le uova sono meglio di niente.»
Rientri adesso e hai preso solo uova, che magari han pure già fatto il pulcino?! Ma non lo disse, perché il problema era un altro: «Io non ho lasciato a te il compito di cacciare, giusto?»
«Sono più bravo di Caradoc con l'arco!» protestò il ragazzo, facendosi ancor più scuro.
«Non sta a te giudicarlo e non è questo il punto.» La risposta gli uscì anche più secca di quanto avrebbe voluto. «Ti ho detto di badare ai tuoi fratelli: questo non significa portarli con te a caccia, Lorcan. Né di animali, né di giornali.»
«Quel piccolo...!» Si morse le labbra, ma troppo tardi.
Dean si alzò e lo guardò dritto negli occhi. «Fammi capire bene: tu hai chiesto al tuo fratellino di otto anni di coprirti?! Volevi che mi raccontasse una balla perché prima fai di testa tua e poi non hai il coraggio di ammetterlo?! Questo mi stai dicendo? Ti prego, dimmi che ho capito male!»
Lorcan ebbe il buon gusto di abbassare lo sguardo. «No... io... Oh, insomma!» scattò. «Tanto a te non va mai bene un cazzo!»
«A me?!»
«Sì, a te! Sai che so cacciare, sai che so tirare con l'arco, sai che so combattere! Ah, ma per questo mi tieni qui, vero? Perché sai che non sono un vigliacco come te!»
Il ceffone partì più veloce del pensiero, tanto forte che mandò il ragazzo a sbattere contro uno dei pali di sostegno. La tenda resse, per fortuna.
Si guardarono, entrambi egualmente scioccati. In tanti anni di tensione e litigi, Dean non l'aveva mai colpito. Ma neanche si era mai sentito dare del vigliacco.
Poi, l'espressione del ragazzo si fece livida... e ogni pensiero di scuse reciproche svanì dalla mente di Dean.
Lorcan sputò per terra. «Nasconderti... non sai fare altro. Non hai le palle per fare altro. Un topo di fogna, questo sei tu!»
«Davvero?» Di colpo, avvertiva la calma glaciale che lo avvolgeva sempre prima della battaglia. «Secondo te, è tutto qui? Mi nascondo e basta?»
Il ragazzo annuì, con aria di sfida. Bene, benissimo: tempo di sganciare la bomba.
«Sei libero di andar via quando vuoi.»
«Cosa?!»
«Ti ho preso in contropiede? Oh, scusa... è un'espressione Babbana. Be', poco importa...»
«Io non... cioè...» Adesso, alla sorpresa era subentrato lo smarrimento, mentre cercava di fare i conti con quella prospettiva tanto inattesa.
«Pensaci con calma, Lorcan. Io non sto dicendo che devi andartene, sia chiaro. Solo che puoi farlo.» Queste affermazioni pacate parvero accrescere ancora la confusione del ragazzo, così Dean riprese: «Se ti senti un uomo, per me hai il diritto di provare a dimostrare di esserlo... e anche di morire nel tentativo.» Il bluff più clamoroso di tutta la sua vita: pregò che quello stupido non glielo chiamasse. «Ma se stai cominciando a pensare a tutto quello che ti servirebbe per sopravvivere da solo, là fuori, forse inizi anche a capire che, in questi anni, io non ho “cercato un buco dove nascondermi”: io ho cercato, e scusa tanto, di far sopravvivere tutti voiTe e i tuoi fratellini per primi, piccolo stronzetto ingrato. Sai, quei due che lascio nelle tue mani e che tu metti in pericolo?? Si morse la lingua, sforzandosi di mantenere il controllo, e proseguì, con una certa tensione nella voce: «Non so cosa avrei fatto, se non avessi avuto tre bambini a cui badare, e poi via via altra gente. Ma sai bene che in missione vado quanto gli altri.»
«Sì, a far cosa? Una Fattura Gambemolli a qualche vecchietta? Oh no, scusa, scusami tanto... tu ritiri pacchi in Normandia!»
Occorse qualche secondo perché Dean riuscisse a dominarsi e ribattere in tono calmo: «Tu cosa vorresti, Lorcan? Che andassimo a cercare i Mangiamorte?»
«.» Un semplice monosillabo, ma pronunciato con il tono, lo sguardo e l'odio di un adulto.
All'angolo della bocca di Dean, un muscolo si contrasse. «Molto bene.» Indicò il tavolino davanti a sé. «Sai cos'abbiamo qui? Armi, Lorcan. Armi. Quello che ci è sempre mancato.»
Il ragazzo si chinò, incuriosito suo malgrado, e l'occhio di Dean cadde sul giornale, abbandonato accanto alle fiale. Rimase folgorato da un'idea del tutto inattesa.
«Hai mangiato?» Lorcan trasalì al tono secco, ma non gli diede il tempo di rispondere. «Fatti dare un boccone da Martha, riprendi la bacchetta se l'hai posata e partiamo.»
«Come, partiamo?!»
«Per una volta, la caccia al giornale è stata utile. Tanto utile che devo portarlo in Normandia. Subito. E tu vieni con me. No, non sto scherzando» aggiunse, vedendo che l'altro lo fissava come si fissa un pazzo. «Per favore, fa' come ti ho detto. Volevi andare in missione? Bene, questa è una missione. Potresti perfino avere la tua occasione di combattere.»
Lorcan uscì e Dean si accasciò di nuovo sulla sedia. Aveva agito di impulso, ma, in effetti, non conosceva nessuno che fosse in grado di interpretare la notizia sul Wizengamot, a parte Draco e Hermione; non poteva aspettare un mese per la consegna successiva... e a quel ragazzino serviva una lezione prima di subito.
Oh, sì, l'odio nella sua voce l'aveva convinto che avesse il diritto di farsi mettere alla prova. Ma non per questo si sarebbe trattato di una prova facile! In effetti, neppure l'orrenda prospettiva di una nuova traversata della Normandia, per giunta in piena notte, batteva un Lorcan Cresswell ridotto finalmente alla ragione. Cosa credeva, che bastasse saltar fuori da un cespuglio e sfidare a duello il primo Mangiamorte di passaggio? Imparasse sulla sua pelle, una buona volta, la necessità di guardarsi le spalle ad ogni istante, la paura che tiene in vita...
E magari anche le conseguenze di una caccia al giornale!
Mi basterebbe questo. Mi basterebbe che, d'ora in poi, Tony non rischiasse più di finire nella pentola di una megera.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Guido